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Foscolo

Il documento riassume la vita e le opere di Ugo Foscolo, poeta e scrittore italiano. Descrive gli eventi chiave della sua vita e carriera e fornisce brevi analisi delle sue opere più importanti tra cui Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis, le Poesie e A Zacinto.

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Il documento riassume la vita e le opere di Ugo Foscolo, poeta e scrittore italiano. Descrive gli eventi chiave della sua vita e carriera e fornisce brevi analisi delle sue opere più importanti tra cui Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis, le Poesie e A Zacinto.

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Ugo Foscolo

• LA VITA

Niccolò Ugo Foscolo nasce a Zante, nonché l’antica isola greca Zacinto, nel 1778 da Diamantina Spatis, di
origine greca, e Andrea Foscolo, medico di Venezia. Qui trascorre l’infanzia e poi si trasferisce a Spalato.
Nel ‘92 è a Venezia, dove la madre, rimasta vedova, si è trasferita con i figli. Qui frequenta i salotti letterari
del tempo, tra cui quello della contessa Isabella Teotochi Albrizzi, di cui diviene l’amante. Nelle poesie di
questo periodo compaiono riferimenti ai “Canti di Ossian” tradotti da Cesarotti, uno dei suoi maestri. A soli
diciannove anni mette in scena a Venezia il “Tieste”, tragedia di stile alfieriano.
Nel maggio 1797 la Repubblica di Venezia decade e la città viene ceduta ai francesi, così Foscolo scrive l’ode
“A Bonaparte liberatore”, si arruola nell’esercito di Napoleone e prende parte alla Società d’Istruzione
pubblica col fine di educare il popolo secondo princìpi illuministi.
Successivamente l’Austria e Napoleone concordano il Trattato di Campoformio, che cede Venezia all'Austria,
e Foscolo prende amaramente atto di questo tradimento da parte dei francesi, quindi abbandona per sempre
Venezia e si trasferisce a Milano. Qui lavora per “Il monitore italiano”, un giornale politico e, nel 1798, ritorna
per un breve periodo a Bologna dove pubblica la prima edizione delle “Ultime lettere di Jacopo Ortis” ma
interrompe l'edizione per arruolarsi nella Guardia Nazionale di Bologna (tuttavia il libraio Marsigli, a sua
insaputa, fa a portare a termine il libro da un certo Angelo Sassoli).
Di questi stessi anni sono alcuni amori: la nobildonna genovese Luigia Pallavicini, per la quale scrive l’ode “A
Luigia Pallavicini caduta da cavallo”, Antonietta Fagnani Arese, a cui invece è dedicata “All’amica
risanata”: le due odi sono pubblicate nelle Poesie.
Vive per due anni nella Francia del nord, arruolato come capitano nella Divisione italiana dell’esercito
napoleonico. Qui ebbe una figlia da una relazione con una giovane donna inglese, che visse con lui a Londra
negli ultimi anni della sua vita. Dopodiché Foscolo torna a Milano accompagnato da Vincenzo Monti: in questo
periodo scrive il carme Dei Sepolcri e la traduzione del primo libro dell'Iliade; l’anno successivo gli viene
assegnata la cattedra di eloquenza all’Università di Pavia abbandonando così la carriera da militare.
Ben presto l’ambiente milanese diventa scomodo per Foscolo a causa di un litigio con Monti, il quale aveva
numerose conoscenze in quell’ambiente, e inoltre la tragedia Aiace, rappresentata alla Scala di Milano, fu un
vero e proprio fallimento e venne derisa da tutti (girò anche voce che al suo interno fossero presenti allusioni
satiriche verso Napoleone e viene così proibita dall’autorità francese).
Nel 1812 si trasferisce a Firenze dove conosce Quirina Mocenni Magiotti con cui instaura una relazione
amorosa. Qui Foscolo inizia le Grazie, un lungo carme al quale lavorò per molti anni senza mai portarlo a
termine, la cui ultima versione è costituita da tre inni, ciascuno di essi dedicato rispettivamente a Venere, Vesta
e Pallade (dee).
L'anno seguente torna a Milano, ritornando nell’esercito come Capitano aggiunto presso lo Stato Maggiore;
dopo la sconfitta di Napoleone cade il Regno d’Italia e il potere torna così nelle mani degli austriaci. In questa
situazione, per non destar sospetto, Foscolo inizia a scrivere un giornale filoaustriaco (che prende
successivamente il nome di “Biblioteca Italiana”) ma ben presto lui inizia ad esser visto come un traditore
poiché non stava più rispettando quelle che erano le sue idee riguardo gli austriaci. Per questo motivo Foscolo
lascia Milano diretto in Svizzera, perseguitato dalla polizia austriaca, dove scrive una satira (Ipercalisse) e
stampa una nuova edizione dell’Ortis.
Successivamente si reca a Londra dove è ben accolto e dove pubblica in inglese saggi critici sulla letteratura
italiana (su Dante, Petrarca, Boccaccio), però sembra lui abbia perso la passione per la poesia, tanto che inizia
un nuovo progetto (Lettere dall'’Inghilterra) senza portarlo a termine.
Continua i suoi lavori, ma la simpatia con cui è stato accolto inizialmente va via via svanendo e il suo stile di
vita lo mette in numerosi debiti che lo fanno finire in galera.
Muore infine nel 1827 e la salma è successivamente trasferita nella Basilica di Santa Croce a Firenze, affianco
agli autori di cui parla nei Sepolcri.
• LE IDEE, LA POETICA, LA FORTUNA
Il fattore che separa Foscolo dagli altri letterati, è la rivoluzione del 1795 alla quale attribuisce per l'appunto
un’importanza tale da svolgere la funzione di una “barriera” tra le due generazioni.
Egli è coinvolto intellettualmente ed emotivamente nelle vicende dell’Italia e di Venezia e prende spunto dagli
eventi politici e militari che caratterizzavano quel periodo storico travagliato: in particolar modo nelle sue opere
ci tiene a mettere in evidenza la sua partecipazione costante in tali vicende politiche.
Troviamo la politica, ad esempio, nell’Ortis in cui racconta di Jacopo che, oltre ad essere un giovane romantico,
è anche un perseguitato politico; nelle Grazie, dove tratta delle vicende contemporanee che però sono in
contrasto con quel che Foscolo sosteneva, nonché un’illusione d’indipendenza che in realtà non esisteva per via
del periodo tragico in qui si trovava e, proprio per questo motivo, l’opera resta incompiuta.
Un altro fattore che caratterizza le sue opere, sono riferimenti autobiografici che possiamo notare in particolar
modo nell’Ortis:
• all’interno dell’opera son presenti lettere autentiche che Foscolo aveva scritto e di cui aveva fatto una
copia;
• In ciascun'edizione viene rappresentato il ritratto di Jacopo che, di edizione in edizione, invecchia;
• In un’edizione, le lettere vengono modificate a causa di cambiamenti delle idee politiche di Foscolo, e
quindi anche di Jacopo.
La produzione di Foscolo è ridotta ma allo stesso tempo di alta qualità: usa le lingue e le forme della tradizione
aulica italiana e quelle della tradizione greca e latina.

• LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS (romantica)


Si tratta di un romanzo epistolare pubblicato nel 1802 e costituito da lettere scritte da Jacopo al suo amico
Lorenzo Alderani il quale, dopo la morte di Jacopo, le raccoglie e le pubblica col fine di onorare Jacopo. Oltre
alle lettere vengono aggiunte anche delle parti che narrano di elementi non narrati in quest’ultime.
Il romanzo parla di Jacopo Ortis, nonché un giovane veneziano che, dopo la cessione di Venezia all’Austria col
Trattato di Campoformio, scappa e si rifugia sui colli Euganei dove si innamora di Teresa che ricambia il suo
amore ma che è stata già promessa sposa dal padre ad Odoardo. Jacopo decide così di andarsene, per poi
ritornare infine in Veneto dopo un lungo girovagare, ma al suo ritorno scopre che Teresa ed Odoardo si sono
sposati e per questo motivo decide di suicidarsi.
Jacopo è l’alter ego di Foscolo attraverso il quale lui stesso rappresenta tutte le sue follie: rappresenta così il
suo egocentrismo e racconta di Jacopo come un ribelle che vive una vita precaria ma che allo stesso tempo
presenta le caratteristiche del classico eroe romantico, come ad esempio il destino sfavorevole, l’esilio,
l’assenza di affetto da parte dei suoi cari, la liberazione dalle sue sofferenze attraverso il suicidio, ma soprattutto
l’intensità con la quale prova i suoi sentimenti che è sempre elevata.
Sia da un punto di vista politico che da uno personale, Jacopo è sempre in conflitto con la sua epoca: si uccide
infatti per via di un fallimento sia sentimentale, perché sa che non potrà mai realizzare il suo amore per Teresa,
sia politico per via della cessione di Venezia all’Austria che viene vista da lui come un tradimento da parte di
Napoleone.
Nel complesso la lettura dell’opera può essere per noi non molto piacevole data la lontananza delle sue idee
rispetto alle nostre, d’altro canto sono presenti delle riflessioni che al contrario possono interessare anche noi.

• LE POESIE (neoclassica)
Si tratta di un canzoniere costituito da due odi e dodici sonetti: la prima ode con cui si apre il libro è dedicata a
Luigia Ferrari, la seconda invece ad Antonietta Fagnani; queste rientrano tra le poesie settecentesche che
narrano di fatti quotidiani. I sonetti, invece, sono principalmente d’occasione e all’interno di essi racconta dei
suoi sentimenti e pensieri e questo rende il canzoniere del tutto personale, facendo riferimento ad esempio ad
Alfieri che è, assieme a Parini, un modello ispiratore per lui molto importante.
Quando si parla di poesie d’occasione si intendono quelle poesie che nascono per festeggiare o onorare
qualcosa e per questo motivo spesso si tende a sottovalutarle per via del loro contenuto banale, ma Foscolo
riesce a rendere questo genere un genere nobile.
Viene fatto uso della mitologia classica ma la figura del mito costituisce in questo caso un mezzo per
comprendere la realtà.; nel caso delle donne a cui vengono dedicate le due odi, ad esempio, osserviamo che lo
scopo di quest’ultime è quello sottrarre alla morte tutto quel che è ritenuto degno di essere eterno.
Foscolo fa infine uso di un linguaggio ricercato di latinismi e di una sintassi caratterizzata da
enjambements (col fine di rendere lo stile più alto) e figure retoriche di posizione.
• A ZACINTO
Il sonetto ratta il tema dell'esilio rivolgendosi alla sua terra natale, l'isola di Zacinto (Zante); l'autore dichiara che
mai più potrà tornare in quel luogo meraviglioso dove era stato bambino. Foscolo si confronta ad Omero per
come scrive ma allo stesso tempo anche ad Ulisse, sottolineando però che, mentre Ulisse alla fine fece ritorno ad
Itaca, egli è invece certo che verrà sepolto in una terra lontana. Il tema centrale del sonetto è la lontananza dalla
terra natale, simbolo di un mondo di valori e di bellezza da cui l'uomo moderno è per sempre escluso.

DOMANDE P.479
1. Riassumi il testo.

Nel sonetto Foscolo ricorda la patria lontana, che si specchia nel mare dal quale emerse la dea Venere e che fu cantata da
Omero nell’Odissea. Ma il poeta sa che morirà in esilio e che nessuno quindi piangerà sulla sua tomba, al contrario di Ulisse
che dopo tanto girovagare alla fine tornò alla sua isola.

2. Il sonetto è caratterizzato da una struttura circolare. Quali sono gli elementi che mettono in relazione tra
loro l’inizio e la fine del componimento?
Nella prima strofa sottolinea il fatto che non tornerà più a Itaca, dove è nato e ha trascorso la sua infanzia, mentre nella
seconda strofa dice che non tornerà più perché non potrà dedicarle nient’altro che un canto.

3. Una delle parole chiave del testo è acque, richiamata direttamente o indirettamente attraverso soluzioni
foniche o espressioni sinonimiche. Quale valore simbolico attribuisce il poeta all’acqua?
L’acqua assume un ruolo fondamentale poiché, dando vita, viene associata all’ immagine della madre.

4. Nel testo sono frequenti gli enjambements. Metti in rilievo i più significativi, spiegando come essi siano
funzionali a esprimere lo stato d’animo del poeta.
«nacque / Venere» (vv. 4-5); «onde / del greco mar» (vv. 3-4); «tacque /le tue limpide nubi» (vv. 6-7); «l’acque / cantò» (vv.
8-9); «prescrisse / il fato» (vv. 13-14).

5. Sottolinea, nel testo del sonetto, le parole legate ai campi semantici della vita e della morte.

6. I temi dell’esilio, del distacco dalla patria, dell’esclusione hanno una matrice romantica: sono il segnale
dell’individuo sradicato dalla sua realtà. Verifica, tenendo conto di ciò che sai della vita di Foscolo, quanto è
autobiografico e quanto è “finzione letteraria” nel sonetto.
Foscolo parla di sé nel sonetto attraverso il paragone che fa tra lui stesso e Omero: si reputa simile a lui per come scrive. Si
paragona anche a Ulisse perché viaggia senza meta proprio come lui, la differenza è che Ulisse tornerà di per certo in patria
al contrario di Foscolo il cui ritorno è incerto.
• DEI SEPOLCRI (romantica)
Il carme Dei sepolcri è un’epistola in versi scritta nel 1806 quando Foscolo ripensa alle conversazioni avute sul
tema dei sepolcri nel salotto letterario di Isabella Teotochi Albrizzi con Pindemonte, che stava scrivendo un
poemetto sull’argomento. Queste conversazioni avevano preso spunto dall’editto napoleonico di Saint-Cloud,
che imponeva la sepoltura fuori delle mura cittadine e che le rispettive lapidi fossero tutte uguali. I Sepolcri non
invitano ad accettare la morte e la conseguente pace eterna, bensì sono una consolazione terrena per coloro che
sanno di dover morire ma che non credono alla sopravvivenza: affinché i posteri possano essere ricordati, i nomi
di essi devono essere resi eterni attraverso poesie o monumenti funebri.
Sono presenti inoltre delle note che hanno lo scopo di migliorare la comprensione del testo e dimostrare le
conoscenze letterarie di Foscolo, dato che lui a differenza di molti altri letterati non aveva studiato in scuole
prestigiose.
All’interno dell’opera possiamo distinguere quattro grandi parti:
• PRIMA PARTE= Foscolo afferma che dopo la morte non esiste nulla; chi non ha gloria non si cura
della propria tomba; solo chi non ha guadagnato l’affetto di nessuno può sostenere che le tombe non
sono importanti, poiché nessun caro andrà a compiangerlo.
• SECONDA PARTE= si susseguono varie immagini legate al culto dei morti e lontane nel tempo e
nello spazio: afferma che vi dev’essere la cura del rito dei morti perché questo ha permesso all’umanità
di essere civili; trova macabro che nelle chiese medievali siano conservate le lapidi, dimostrando scarsa
igiene mentre trova i cimiteri classici luoghi sereni.
• TERZA PARTE= si celebra il valore delle tombe dei «grandi», con il richiamo agli illustri Italiani
sepolti in Santa Croce a Firenze.
• QUARTA PARTE= gli eroi, seppur morti, saranno ricordati nei versi dei grandi poeti; spera di poterli
rievocare nei suoi canti per mantener vivo il loro ricordo.
Tuttavia le difficoltà, le oscurità dell’opera suscitarono subito critiche tra cui quelle espresse dall’abate francese
Aimé Guillon in un articolo sul «Giornale italiano». A questo articolo Foscolo replicò con la Lettera a Monsieur
Guillon su la sua incompetenza a giudicare i poeti italiani. In questa Lettera, di grande utilità per comprendere le
idee che egli aveva sul poemetto, Foscolo indica come tratto saliente dei Sepolcri l’uso delle «transizioni», cioè
di passaggi da un tema all’altro. Queste continue «transizioni» creano salti di senso che rendono difficile il testo,
e Foscolo ne è consapevole.
Sono presenti riferimenti mitologici, geografici e storici che hanno la funzione di ispirare il poeta; la poesia
inoltre viene considerata come un mezzo per rendere eterni e per vendicare un destino “sfavorevole”.
La sintassi è complessa: Foscolo si ispira a modelli latini e italiani, scrive periodi lunghi scombinati dalle figure
retoriche utilizzate; il lessico è alto.

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