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Diritto Commerciale

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Diritto Commerciale

28/02/2024
Lezione 1
Presentazione del corso.
Fonti del Diritto commerciale.
Su moodle slides e versione estesa del syllabus.

Alcune informazioni sul corso


- Manuale consigliato: AA.VV., Manuale di diritto commerciale, a cura di Marco Cian, Giappichelli,
Torino, nell’ultima edizione disponibile
o È in ogni caso possibile studiare su un qualsiasi altro testo di rango universitario aggiornato
- Lezioni e frequenza caldamente consigliate
- Esame identico per frequentanti e non
Esclusa sezione ottava su crisi d’impresa e sezione 17 su sistema finanziario. Tutto il resto è oggetto
d’esame.
Programma è vasto, a lezione riusciremo a trattare solo alcuni dei temi oggetto d’esame.

Programma d’esame
- L’evoluzione storica e le fonti del diritto commerciale. – L’imprenditore. Le categorie di
imprenditori e la normativa applicabile. – L’azienda. – L’impresa e il mercato: proprietà industriale,
concorrenza e contrattazione. – I consorzi tra imprenditori. – I principi fondamentali in materia di
titoli di credito. – Le società. – Le società in genere. Nozione e tipi di società; società ed altre forme
di esercizio collettivo dell’attività economica. – Le società di persone: società semplice; società in
nome collettivo; società in accomandita semplice. – Le società di capitali: società per azioni; società
a responsabilità limitata; società in accomandita per azioni. – Le società cooperative e le mutue
assicuratrici. – Trasformazione, fusione e scissione. – I gruppi di società.

Incontri di didattica integrativa a fine corso.


A cura dell’avv. Casini e dott. Maffezzoni su parti che non riusciremo a trattare a lezione.
Su S.R.L., società cooperative, gruppi di società, operazione cc.dd. straordinarie (fusione, scissione e
trasformazione).
- Prerequisiti (diritto privato e diritto costituzionale)
- Attività di didattica integrativa
- Esame orale
- Ricevimento studenti: mercoledì h. 14.00 – 15.00

Non bastano le slides per superare esame


Le fonti del Diritto commerciale
È una disciplina privatistica delle attività produttive
Anche il diritto pubblico e quello del lavoro vanno a disciplinare attività produttive.
È un diritto che ha profili di specialità rispetto al diritto civile.
È governato da principi caratteristici del diritto commerciale che si discostano dal diritto civile.
Nei secoli regole diritto commerciale sono state mutuate anche da diritto civile.
Nasce con corporazione di arti e dei mestieri, nasce come diritto speciale, per iscritti alle corporazioni.
Pian piano si va ad estendere tra rapporti commerciante e mercante e chi non lo era.
Fonti poi scritte con statuti e poi fonte statale dello stato moderno.
Ha assunto forma in portante anche in epoca delle codificazioni.
Ante 1942 esistevano 2 codici. Codice del commercio 1882 e poi codice civile per altri rapporti per chi non
poneva in essere rapporti commerciali.
Alcuni paesi presentano ancora 2 codici.
Sistema rivisto con codificazione 1942 in cui rapporti commerciali e civili vengono uniti in un unico codice.
Diritto commerciale alcune regole previste prima solo per codice di commercio vengono estese a regole
generali nel codice civile nel 1942.
Diritto commerciale, libro V del codice civile, titolato del lavoro e non d’impresa (poiché nasce in epoca
fascista).
Collocazione autonoma ma rapporto dialettico tra le due discipline.
Scompare distinzione tra contratto commerciale e civile. Diventa contratto di compravendita.
All’interno del diritto civile vengono predisposte casistiche speciali quando ci si interfaccia col diritto
commerciali e soggetti ad esso legati.
Codice civile 1942 è una fonte del Diritto Commerciale ma non è l’unica. Era la più importante in passato
ma vi erano sempre altre leggi speciali quale ad esempio la legge fallimentare che ora è stata abrogata. Altra
fonte importante è la Costituzione del 1948 che contiene una serie di norme (Costituzione economica) che
parlano della libertà di iniziativa economica degli individue. Art. 41.
Art. 42 Tutela della proprietà
Art. 47 Tutela del risparmio
Art. 45 tutela della cooperazione ed artigianato
Decreto 14 del 2019 legge dell’insolvenza.
Legge 287 del 1990 antitrust per adeguarsi alla direttiva europea.
Legge Draghi nel 1998 disciplina dei mercati e degli intermediari. Parte della disciplina delle società quotate.
Testo unico della finanza.
Testo unico bancario.
Codice della proprietà industriale.
Questi solo alcuni esempi.
Vi sono leggi speciali che regolano degli aspetti dell’impresa, regole speciali.
Poi diritto dell’unione europea. Regolamenti che si applicano direttamente nel nostro ordinamento senza
bisogno di una legge recettizia interna.
Direttive che istruiscono il legislatore a regolare una certa materia. Soprattutto in materia di mercati
finanziari

Normativa secondaria (es. Regolamenti CONSOB), autodisciplina e altre fonti (es. Regolamento dei mercati
organizzati e gestiti da Borsa Italiana).
Altre fonti di soft law, codici di auto disciplina che racchiudono best practices.

La nozione di impresa
Se volessimo distinguere il diritto commerciale in due macroaree:
Diritto d’impresa e Diritto delle società
- Il codice civile non definisce l’impresa ma l’imprenditore (art. 2082 c.c.)
Visione antropocentrica per epoca fascista.
“è imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della
produzione o dello scambio di beni e servizi”
Ricaviamo l’attività d’impresa da questa norma. Si ricava la fattispecie.
(fattispecie, disciplina ed imputazione)
Fattispecie è il fenomeno regolato. Qual è il fenomeno a cui il legislatore si interessa.
Altre norme si occupano della disciplina. Quali regole si applicano a quella fattispecie. si occupano anche
degli obblighi. Es. scritture contabili per l’imprenditore
Altre norme sono di imputazioni. Qual è il soggetto che è imputabile alla fattispecie ed alla disciplina. Qual è
il soggetto che deve tenere le scritture contabili ad es.

L’imprenditore
- Chi esercita (art. 2082 c.c.)
o Persona fisica (impresa individuale)
o Ente o persona giuridica (es. società, fondazione, etc.) (associazione o consorzio, I libro)
(impresa collettiva) (si parla di impresa collettiva poiché ente o società è costituito da
pluralità di soggetti che si mettono assieme per esercitare quell’attività o per soddisfare
bisogni di pluralità di soggetti) (eccezione sono le società unipersonali. Normalmente società
sono esempi di imprese collettive, per classificazione generale)
- Un’attività connotata da particolari requisiti

Requisiti:
1. Professionalità
2. Economicità
3. Organizzazione
4. Attività produttiva

Attività produttiva
- Oggetto dell’attività di impresa
- Serie di atti o comportamenti (teleologicamente orientati al fine di perseguire uno scopo unitario)
- Creazione di nuove utilità (anche attraverso il semplice scambio)
- Non è attività produttiva l’attività di mero godimento
o Beni intrinsecamente produttivi

L’attività di chi usa o scambia qualcosa che ha già non è attività produttiva. Neanche l’attività di chi vende la
propria abitazione non è attività produttiva. Mi sto limitando ad esercitare diritto che ho sul bene.
Per avere attività produttiva serve individuare qualcosa di più, l’utilità.

Distinzione netta nella teoria, un po’ meno netta nella prassi.


Beni intrinsecamente produttivi: es. terra e miniera mettono un po’ in crisi questa distinzione.
Godimento del bene in questi casi intrinsecamente generano nuove utilità.
Rispetto a questi beni si dice che il godimento diretto è attività produttiva.
Mentre invece il godimento indiretto non è attività produttiva.
Se attività svolta direttamente è attività produttiva. Se ho dato il godimento ad altri non è attività produttiva.
Per avere impresa non basta avere attività d’impresa.

I requisiti dell’attività: l’organizzazione


- Mezzi impiegati nell’attività d’impresa
- Fattori produttivi (capitale e lavoro)
- L’imprenditore deve necessariamente partecipare al processo produttivo?
- Necessità di un’organizzazione tangibile e visibile all’esterno?
- Distinzione tra impresa e lavoro autonomo
Capitale sia macchinari, immobili, denaro, materiali o immateriali quale brevetto.
Non importa il titolo con il quale l’imprenditore acquisisce il fattore produttivo.
Lavoro che sia lo stesso imprenditore a partecipare al lavoro o che affidi il lavoro ad altri.
L’imprenditore deve organizzare i fattori produttivi, può organizzare il lavoro non necessariamente anche il
capitale. Ad. Esempio impresa di pulizia, labour intensive. Oppure imprese che organizzano solo il capitale.
L’imprenditore organizza i fattori di produzione
Molte imprese hanno una organizzazione tangibile all’esterno (es. negozio), ma per aver organizzazione in
senso stretto non è necessario che vi sia un organizzazione tangibile (es. vendita online). L’importante è
l’organizzazione
Per avere impresa vi deve essere un minimo di eterorganizzazione, quando l’imprenditore partecipa
all’impresa non può organizzare solo il proprio lavoro, ma deve organizzare anche qualche altro fattore
produttivo.
Nel lavoro autonomo vi è autorganizzazione.
Particolare tipo di lavoro autonomo sono le professioni intellettuali. Spesso sono svolte con organizzazione
del proprio lavoro. Oggi però spesso queste professioni sono svolte con organizzazioni d’impresa. Es. Studio
Avvocato. Queste attività possono essere svolte con tipo diverso.
Possono essere organizzate come imprese oppure come lavoro autonomo.
Non sono considerate imprese.
I professionisti intellettuali non sono considerati imprenditori. Il 2082 c.c. li esonera
A meno che svolgano anche un’altra attività professionale organizzandola.
Azienda è risultato dell’attività di organizzazione. Insieme dei beni utilizzati per svolgere attività produttiva.

I requisiti dell’attività: l’economicità


- Metodo di esercizio dell’attività di impresa
- Distinzione tra metodo lucrativo e metodo economico
o Metodo lucrativo: produzione di lucro/profitto (lucro soggettivo o oggettivo)
o Metodo economico: copertura dei costi con i ricavi
- Valutazione ex ante o ex post?
- Attività di erogazione e perdita programmata
Il metodo può essere lucramente oggettivo quando vi è solo l’obiettivo di perseguire il profitto, mentre
invece è ance lucramente soggettivo quando ci si vuole impadronire di questo profitto.

Per avere impresa basta il metodo economico.


Tutto va valutato ex ante. Ciò che rileva è come l’imprenditore organizza l’attività.
La strutturazione dell’attività.
Non è ex post, poiché il mercato potrebbe non permettermi di coprire i costi con i ricavi perché il prodotto
non ha successo.
Il diritto commerciale non tutela solo le ragioni e le posizioni dell’imprenditore, ma anche tutti quei soggetti
che entrano in contatto con l’impresa.
Al terzo poco importa di come viene organizzata l’attività, vuole essere tutelato.
L’esigenza di tutela del creditore rispetto all’impresa è inalterata anche se si utilizza solo il metodo
economico e non lucrativo.
L’unico metodo che non soddisfa il requisito d’impresa è l’attività di semplice erogazione, che è svolta e
programmata in perdita. Es. attività di volontariato.
Non sono in grado di autosostentarsi nel tempo, dipendono da donazioni.

Diverse attività denominate di perdita programmata.


Il pareggio di bilancio viene consentito da un soggetto ad. Es. soggetto pubblico. Differenza tra prezzo di
vendita e costo sostenuto è colmato da un contributo esterno in maniera stabile nel tempo.

I requisiti dell’attività: la professionalità


- La frequenza di svolgimento dell’attività di impresa
- La professionalità è sinonimo di esclusività?
- L’attività deve essere svolta in modo continuativo?
- Unico affare
Non deve essere occasionale, no una tantum. Non necessariamente ininterrotta e continuativa.
Alcune attività di impresa necessitano di interruzioni date dal ciclo produttivo. Es. attività gestione
stabilimenti balneari, alberghiera.
Non vuol dire nemmeno esclusività, non è detto che questa sia l’unica attività svolta dall’imprenditore.
Possiamo avere soggetto che svolge sia attività di impresa che di lavoro dipendente.
Possiamo avere soggetto che svolge più attività di impresa.
Il risultato dell’attività non è necessariamente una pluralità di risultati. Può essere anche un solo risultato.
Professionalità vuol dire anche attività che non può essere svolta in maniera improvvisata e non può essere
posta in essere da chiunque.

Impresa per conto proprio


- è richiesta la destinazione al mercato dei beni o servizi prodotti?
o Economicità
o Impresa mutualistica pura

L’impresa per conto proprio è impresa?


Chi si limita a consumare risultato della sua attività produttiva è imprenditore?
Autoconsumo.
Due tesi:
- Il requisito dell’economicità impone in un certo senso una destinazione al mercato poiché
presuppone un pareggio tra costi e ricavi.
- Seconda opzione, si considerano ricavi in senso lato, ad esempio risparmi di spesa.
Dal punto di vista sostanziale se uno produce pomodori e fa la salsa e la vende e se uno produce pomodori e
la salsa se la mangia sono situazioni simili.

Il legislatore regola la cosiddetta impresa mutualistica pura.


Tipicamente società cooperative.
Cooperative mutualistiche di consumo. Anziché comprare sul mercato si costituiscono società per produrre e
comprare ad un prezzo di favore.
Finalità di autoconsumo.
Molte cooperative di autoconsumo costruiscono immobili ad es.
Imprese a mutualità pura: scambio solo con i soci.
Probabilmente giusta anche la tesi per cui società cooperative di autoconsumo siano imprese.

Caso 1
Giovanni è proprietario di un ampio terreno in Toscana nel quale ha piantato diversi alberi di ulivo. Ogni
anno Giovanni impiega 5 braccianti per la raccolta delle olive, affidando invece la cura del terreno e delle
piante nell’arco dell’anno a un contadino. Non avendo a disposizione i macchinari necessari per la premitura,
Giovanni si rivolve a un frantoio locale. In cambio del servizio di premitura, Giovanni cede al frantoio la
maggior parte dell’olio prodotto, trattenendo per sé la restante parte, che viene consumata direttamente da
Giovanni e dai suoi familiari.
Giovanni è un imprenditore?
Non c’è una produzione di utile tale da coprire i costi della produzione.
C’è organizzazione e professionalità. Ma l’unico elemento di economicità è quello di dare parte consistente
dell’olio al frantoio. Il risparmio di spesa forse è sufficiente a coprire il costo di olio da non comprare per lui
e la sua famiglia, ma non copre il costo della forza lavoro impiegata.
Non c’è programmazione per coprire tutti i costi.

Caso 2
Luisa eredita un grande casolare nella campagna Umbra. Dopo averlo ristrutturato, decide di andarci a
vivere. Date le ampie dimensioni dell’immobile e la forte attrattività mette in locazione delle stanze.
Luisa ha la qualifica di imprenditrice? No

Segue caso 2
Si immagini ora che Luisa, oltre a concedere in locazione alcune stanze del suo casolare, decida anche di
fornire servizi ulteriori quali: i) la colazione; ii) la pulizia della stanza; iii) cambio asciugamani e lenzuola.
In questo caso, Luisa acquista la qualifica di imprenditrice? Si
Produttività dell’attività, creazione di ricchezza ed utilità ulteriore che va oltre al godimento del bene.
In questo caso attività di bed and breakfast.

Impresa agricola e impresa commerciale


Le categorie di impresa
Disciplina non unitaria del diritto delle imprese.
Alcune regole sono generali, altre si applicano solo ad alcuni tipo di impresa.
1. Oggetto: impresa agricola e impresa commerciale
2. Dimensioni: piccola impresa e impresa medio-grande
3. Soggetto: impresa privata e impresa pubblica; impresa individuale e impresa collettiva.
Importante fare questa distinzione perché disciplina generale dell’impresa si divide in due macro aree.

La disciplina dell’impresa
Statuto generale dell’imprenditore
Si applica a tutte le imprese a prescindere dalle dimensioni, oggetto, etc.

- Azienda
- Segni distintivi
- Concorrenza
- Consorzi
Codice di commercio 1882 regolava solo attività commerciale medio grande.
Non era regolata attività di commercio artigianale, impresa agricola, medio piccola.
Impresa agricola
Nel codice civile tutti i fenomeni produttivi e di natura commerciale vengono riuniti sotto la denominazione
di impresa. Viene mantenuta la distinzione tra le regole precedentemente vigenti e le nuove regole generali

Statuto dell’imprenditore commerciale (medio-grande)


- Pubblicità
- Rappresentanza
- Scritture contabili
- Crisi (es. fallimento/liquidazione giudiziale)
Fallimento sostituito da liquidazione giudiziale.

Tutte discipline a tutela dei terzi, profilo particolarmente accentuato.


Poiché imprese medio grandi fanno ricorso al credito in maniera consistente.
Mentre invece impresa agricola faceva solo ricorso al proprio credito o comunque in maniera limitata.
Il crescere delle dimensioni dell’impresa ha favorito lo sviluppo dell’attenzione per la tutela dei terzi.

Distinzione oggi un po’ sfumata. Vera in termini generali, ma disciplina generale si applica in maniera
differenziata, con commi speciali per le aziende commerciali.
Oggi è previsto regime di pubblicità anche per imprese agricole. Nel 1942 non era così, alcuni rami dello
statuto dell’imprenditore commerciale sono state estese alle imprese agricole.
Es. pubblicità e procedure per sovraindebitamento.
Distinzione meno rigida rispetto a quanto concepito in origine.

L’impresa agricola
- Disciplina di favore
- Rischio di impresa e rischio biologico
- Art. 121 c.c.i.i.: “le disposizioni sulla liquidazione giudiziale si applicano agli imprenditori
commerciali che non dimostrino il possesso congiunto dei requisiti di cui all’articolo 2, comma 1,
lettera d), e che siano in stato di insolvenza”.

Procedura concorsuale interviene in situazioni di crisi per alleviare le situazioni tra imprenditori e creditori e
consentire il superamento della stessa e il proseguimento dell’attività d’impresa oppure verificare la
conclamata esigenza di liquidazione. Processo di parcondicio creditorum.
Eliminazione della corsa ad aggredire il patrimonio del debitore da parte dei vari creditori che potrebbero
tramite ordinaria azione esecutiva anche pregiudicare altri creditori.
Rischio sarebbe enorme.
Legislatore determina che è fondamentale che le imprese abbiano accesso al credito, quindi determina la
procedura concorsuale.
Fallimento oggi liquidazione giudiziale si riservava solo a situazioni di debitori con molti creditori.
Fallimento era disciplina gravosa.
Impresa agricola è esonerata.
Perché questa disciplina di favore?
Poiché originariamente impresa agricola faceva poco ricorso al credito. Si faceva ricorso al fondo.
Era impresa doppiamente rischiosa. Si affiancava accanto al rischio normale d’impresa anche il rischio detto
biologico. L’attività può andare male non solo perché il mercato non la apprezza, ma può essere danneggiata
anche per cause naturali, quali alluvioni, malattie degli animali. È molto più esposta rispetto alle attività
commerciali.
Sulla base di questo ragionamento si basa la disciplina del codice civile del 1942

Art. 2135 c.c. (versione originaria 1942 oggi abrogata):


“è imprenditore agricolo chi esercita un’attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura,
all’allevamento del bestiame e attività connesse. (attività agricole essenziali)
Si reputano connesse le attività dirette alla trasformazione o all’alienazione dei prodotti agricoli, quando
rientrano nell’esercizio normale dell’agricoltura” (attività agricole connesse)
Per normale si intendeva attività dove l’imprenditore agricolo ricavava una parte minima dei ricavi
dell’impresa
Vendite e trasformazioni di prodotti agricoli sono attività intrinsecamente commerciali
Nell’impianto originale del codice civile era elemento fondamentale l’utilizzo del fondo.
Questa disciplina è rimasta in vigore per decenni fino a quando l’agricoltura è iniziata a cambiare.
Si è fatta strada l’agricoltura industrializzata. Allevamenti di massa, in batteria, coltivazioni in serra.
Innovazioni chimiche che vanno a diminuire il rischio biologico. L’innovazione scientifica ha diminuito il
rischio dell’impresa agricola.
Macchinari sempre più sofisticati e costosi. Necessità di ricorso al credito.
- Impresa agricola ed esigenze di tutela del credito
- Progresso chimico/tecnologico e agricoltura industrializzata
- Ampliamento della nozione di impresa agricola?
- D.lgs. n.228/2001
Si è andati nel senso di estensione della disciplina della impresa agricola anche per le imprese che si sono
evolute e si avvicinano sempre più alla forma di imprese commerciali in forma di tutela.
Per combattere spopolamento campagne ed aree rurali.
Quindi oggi abbiamo una nozione di impresa agricola più ampia rispetto a quella originaria del codice civile.

L’impresa agricola: attività essenziali


Art. 2135, c.1 e 2,c.c. (vigente):
“è imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura,
allevamento di animali (anche di compagni e non solo bestiame) e attività connesse.
Per coltivazione del fondo, per selvicoltura e per allevamento di animali si intendono le attività dirette alla
cura ed allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o
animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine”.
Non più solo il fondo. Basta che quell’attività possa essere utilizzata in astratto utilizzando quelle risorse ma
non necessariamente in concreto.

Art. 2135, c.3, c.c. (vigente).


“Si intendono comunque connesse le attività, esercitate dal medesimo imprenditore agricolo, dirette alla
manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad
oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall’allevamento di
animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l’utilizzazione prevalente di
attrezzature o risorse dell’azienda normalmente impiegate nell’attività agricola esercitata, ivi comprese le
attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità
come definite dalla legge”.
- Connessione soggettiva (ma cooperative e consorzio tra imprenditori agricoli)
- Connessione oggettiva (Connessione e prevalenza dell’attività sui prodotti agricoli o
prevalentemente svolta con i mezzi dell’attività agricola essenziale) (se produco olive e vendo vino
non c’è connessione. Ho impresa commerciale. C’è connessione oggettiva se utilizzo
prevalentemente i mezzi dell’impresa agricola ma prodotti no. Es. agriturismo) (o prevalenza mezzi
o prevalenza prodotti)
Consorzio che svolge attività commerciale è consorzio agricolo, si svaluta attività soggettiva. attività
connessa anche se svolta da soggetto diverso dall’imprenditore agricolo.
L’impresa commerciale
Non esiste nozione di impresa commerciale nel codice civile.
Noi la ricaviamo da una norma di disciplina:
Art. 2195c.c.
- Individuazione delle imprese obbligate all’iscrizione nel registro delle imprese (disciplina non
fattispecie)
- Imprese commerciali: imprese “che esercitano
- 1) un’attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi;
- 2) un’attività intermediaria nella circolazione di beni;
- 3) un’attività di trasporto per terra, per acqua o per aria;
- 4) un’attività bancaria o assicurativa;
- 5) altre attività ausiliarie delle precedenti”.
3),4) e 5) sono specificazioni delle attività di cui ai n. 1) e 2)
Cuore di nozione di impresa commerciale si ricava nei n. 1) e 2).
Requisiti: Industrialità e intermediarietà.
2 possibili interpretazioni
Necessaria produzione di massa? Necessaria trasformazione di
Materie prime? Rivendita?
C’è chi dice che i requisiti vanno interpretati in senso stretto.
Chi dice che vanno interpretati in senso ampio

L’impresa civile?
- Quale interpretazione di “industrialità” e intermediarietà”?
- Impresa commerciale: nozione residuale
Agenzia matrimoniale, impresa di pubblici spettacoli.
Imprese ne agricole ne commerciali.
Conseguenza dei fautori di questa tesi. Questa categoria si assoggetta a disciplina solo generale di favore.
Tesi che non ha avuto seguito.
Non esiste una terza categoria di imprese.
Tesi accreditata è che occorre rispettare i requisiti. Impresa commerciale è tutto ciò che non è impresa
agricola.
1033 c.c.
Le fantomatiche imprese civile sono imprese che comunque sono sottoposte al rischio e spesso fanno ricorso
al credito, hanno dimensioni considerevoli, perché non assoggettarle al regime delle imprese commerciali?
Non ci sono valide ragioni per escludere le imprese civili dalla tutela del credito.
06/03/2024
Lezione 2

Piccola impresa. Impresa familiare


Il piccolo imprenditore
Art. 2083 c.c.
“sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli commercianti e coloro che
esercitano un’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della
famiglia”.
Criterio della prevalenza (qualitativa).
Distinzione rispetto a lavoro autonomo e impresa medio grande.
Quindi come per gli altri tipi di impresa non ci è data la definizione del tipo di impresa ma del tipo di
imprenditore. (per redazione in periodo fascista).
Le tre categorie individuate espressamente sono solo esempi del piccolo imprenditore.
Per avere un piccolo imprenditore dobbiamo avere una prevalenza di lavoro professionale organizzato
proprio e della famiglia.
La prevalenza potrebbe essere quantitativa o qualitativa. In questo caso è qualitativa.
Senza il piccolo imprenditore nell’impresa familiare il processo produttivo non si può svolgere.
Organizzazione peculiare dei fattori produttivi. Non solo org. di capitale ma anche di lavoro.
Potrebbe essere svolta come attività di piccola impresa anche l’attività di sartoria.
Se il titolare si occupa di confezionare gli abiti, ad es.
Distinzione tra piccola impresa e lavoro autonomo. (il lavoratore autonomo svolge personalmente l’att.
Lavorativa).
Nel caso del lavoratore autonomo il lavoro e l’org. del suo lavoro unico fattore produttivo. è fattore
essenziale.
Mentre invece nella piccola impresa c’è un minimo di eterorganizzazione. Non c’è solo autoroganizzazione
del fattore produttivo che è il lavoro del piccolo imprenditore.
L’attività lavorativa di sartoria si può svolgere sia come piccola impresa, che come impresa medio grande.
La stessa attività a seconda dei casi può essere o piccola impresa o impresa medio grande.
Se titolare dell’impresa svolge attività di lavoro o i suoi familiari all’interno dell’impresa in modalità
prevalente è piccola impresa.

La piccola impresa
Disciplina di favore: nozione a rilevanza “negativa”
- Art. 2202 c.c. (ma iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese)
- Art. 2214 c.c.
- (Art. 1330 c.c.)
- Art. 2221 c.c. (ora abrogato)
o In base alla disposizione abrogata i “piccoli imprenditori” non erano soggetti a fallimento e
concordato preventivo
Statuto dell’imprenditore commerciale:
-Pubblicità
-Rappresentanza
-Scritture contabili
-Crisi (procedure concorsuali)

Piccola impresa fa poco ricorso al credito. Poca necessità poiché principale fattore produttivo è il lavoro del
piccolo imprenditore e dei suoi familiari. Facile da reperire.
Piccolo imprenditore ha oneri meno gravosi. Pubblicità ma solo per conoscibilità anagrafica. Iscrizione nella
sezione speciale del registro delle imprese.
Non ha l’obbligo di tenere le scritture contabili (2214 c.c.).
Proposta contrattuale o accettazione quando provengono da un imprenditore non perdono di efficacia se
imprenditore muore o perde capacità di intendere o di volere. (art. 1330 c.c.) Salvo che non si tratti di un
piccolo imprenditore. Poiché nella piccola impresa il piccolo imprenditore è figura cruciale. Si giustifica
deroga a regola generale. Forte connotazione personale
Art. 2221 c.c. abrogato nella riforma con il codice crisi d’impresa e dell’insolvenza perché creava problemi.

Il piccolo imprenditore nella legge fallimentare


Art. 1. L. fallimentare (previgente – fino al 2006):
“sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo gli imprenditori che esercitano
un’attività commerciale, esclusi gli enti pubblici ed i piccoli imprenditori.
Sono considerati piccoli imprenditori gli imprenditori esercenti un’attività commerciale, i quali sono stati
riconosciuti, in sede di accertamento ai fini dell’imposta di ricchezza mobile, titolari di un reddito inferiore al
minimo imponibile. Quando è mancato l’accertamento ai fini dell’imposta di ricchezza mobile sono
considerati piccoli imprenditori gli imprenditori esercenti un’attività commerciale nella cui azienda risulta
essere stato investito un capitale non superiore a lire 900.000.
Molti problemi. Doppia definizione. Sia nel 2083 c.c. che nell’art. 1 l. fallimentare. Poi imposta di ricchezza
mobile sostituita da irpef. Poi presenza dell’art. 2221 c.c. (La terza norma fallimentare disponeva poi che “in
nessun caso sono considerati piccoli imprenditori le società commerciali”). A cosa si fa riferimento? Poi
900.000 lire esigue per l’inflazione, oltre poi l’abbandono delle lire per l’entrata in uso dell’euro.

L’impresa minore nel c.c.i.i


Ai sensi dell’art. 121 c.c.i.i. le disposizioni sulla liquidazione giudiziale non si applicano agli imprenditori
commerciali (insolventi) che dimostrino il possesso congiunto dei requisiti di cui all’art. 2, comma1, lettera
d):
- Attivo patrimoniale nei tre esercizi precedenti di ammontare complessivo annuo non superiore a
€300.000
- Ricavi nei tre esercizi precedenti per un ammontare complessivo annuo non superiore a €200.000
- Ammontare di debiti anche non scaduti non superiore a €500.000
Impresa minore nel nuovo c.c.i.i

L’impresa familiare
-Art. 230 – bis c.c. (introdotto dalla riforma del diritto di famiglia del 1975)
- Impresa individuale
- Coniuge, parenti entro il terzo grado e / o affini entro il secondo grado dell’imprenditore (famiglia
nucleare)
- Impresa familiare =! Piccola impresa
- Tutela minima e inderogabile del lavoro dei familiari nell’impresa (o in famiglia)
Potremmo avere piccola impresa che non sia impresa familiare ai sensi dell’art. 230 bis. Oppure impresa
famigliare che non sia piccola impresa poiché fattore produttivo prevalente non è il lavoro ma il capitale.

Diritti patrimoniali: mantenimento; partecipazione agli utili in proporzione alla quantità di lavoro prestato;
diritto sui beni acquistati con gli utili e sugli incrementi di valore dell’azienda; prelazione sull’azienda in
caso di divisione ereditaria o di trasferimento
Diritti amministrativi: partecipazione a gestione straordinaria e a altre decisioni di rilievo (impiego di utili
e incrementi, fissazione degli indiritti produttivi e cessazione dell’impresa) sulla base di una maggioranza
calcolata per teste.

Impresa pubblica e impresa privata. Impresa collettiva

Le categorie di impresa
1. Oggetto: impresa agricola e impresa commerciale
2. Dimensioni piccola impresa e impresa medio-grande
3. Soggetto:
- Impresa privata e impresa pubblica (impresa commerciale)
- Impresa individuale e impresa collettiva (impresa agricola e commerciale)
L’impresa pubblica è sempre collettiva e commerciale.
Per avere un’attività di impresa pubblica deve essere soddisfatto il cosiddetto metodo economico.
Alcune seguono fine di profitto e distribuzione dell’utile ma ciò non è necessario.
Soggetti pubblici spesso non seguono metodo economico.
Nel caso delle imprese pubbliche è molto importante verificare se c’è il metodo economico. Perché solo in
quel caso possiamo applicare lo statuto dell’imprenditore

L’impresa pubblica
1. Ente pubblico economico
- Ente pubblico che ha come oggetto principale o esclusivo quello di esercitare attività di impresa
commerciale (per perseguire interesse comune)
- Privatizzazione formale: passaggio da ente pubblico economico a società o partecipazione pubblica
- Privatizzazione sostanziale
o Cessione del “controllo” pubblico
o L. 474/1994: offerta pubblica di vendita; trattativa privata

Come enti pubblici economici nascono ad es. ENI ed ENEL. Ora S.P.A.
Privatizzazioni si effettuano per ridurre onere economico dello stato, alleggerire finanza pubblica. Attraverso
passaggio a mano privata presupposto di maggiore efficienza e competitività dell’impresa.
A partire dagli anni 90’.
Privatizzazione avviene in due fasi: formale e sostanziale.
Formale: da ente pubblico economico a soggetto regolato da diritto privato (S.P.A. o S.R.L.). Diventa privato
il soggetto ma la sostanza, l’attività di impresa rimane riferibile ad un soggetto pubblico. Maggioranza delle
azioni rimangono al soggetto pubblico. Partecipazione di maggioranza. Di fatto la direzione rimane in mano
pubblica.
Alcuni processi di privatizzazione si sono fermati qua.
In altri casi alla privatizzazione formale è seguita una privatizzazione sostanziale, ovvero la progressiva
cessazione del controllo pubblico. Questa dismissione del controllo pubblico è stata regolata dalla legge
474/1994. Che ha regolato il passaggio del controllo di queste imprese ai privati.
Le due modalità principali individuate dalla 474 sono l’offerta pubblica di vendita e la trattativa privata.
Con l’offerta pubblica di vendita si mettono in vendita pacchetti di quote azionarie ad una determinata soglia
acquistabili da qualsiasi soggetto privato disponibile ad acquistarle.
Modalità non discriminatoria e trasparente. Per favorire la diffusione dell’azionariato. Per passare dal
soggetto unico pubblico di controllo ad una pluralità di azionisti. Non un solo controllante privato.
Questa modalità è stata utilizzata per Telecom, Enel ed ENI.
Modalità della trattativa privata è invece usata per imprese di rilevanza strategica. Ci si assicura che i nuovi
soci siano competenti ed assicurano continuità di attitudine imprenditoriale.
Modalità utilizzata per Alitalia. Qui non vi è offerta al pubblico, ma soggetto pubblico negozia direttamente
con alcuni soggetti privati con alcune caratteristiche.
Per settori strategici alcune volte lo stato si è riservato oltre ad una quota di minoranza dei diritti che non gli
spetterebbero, il cosiddetto golden share. Per preservare alcuni interessi pubblici, ci si riservano poteri di
veto, per impedire l’ingresso di nuovi soci non graditi, o veti per decisioni. O tetti al possesso azionario per il
controllo azionario privato.

2. Società a partecipazione pubblica


- Soggetto di diritto privato (società di capitali, generalmente società per azioni) partecipato dallo
Stato o dagli enti pubblici
3. Ente pubblico non economico (es. comuni)
- Impresa organo: autonomia funzionale.
Esiste testo unico per società a part. Pubblica.
Sono assoggettate a disciplina dell’impresa senza sostanziali variazioni. In base a tipo di impresa si
applicano le regole previste salvo leggi speciali.
Caso particolare delle società in-house. Spesso partecipate interamente da soggetto pubblico, rispetto alle
quali la gestione della società è assoggettata a forme di controllo analoghe a quelle del soggetto pubblico,
come propri uffici.

Ente pubblico non economico gestione dell’impresa diretta.


Disciplina dell’impresa si applica differentemente a seconda della modalità dell’esercizio dell’impresa
pubblica.

La disciplina applicabile all’impresa pubblica


- Art. 2201 c.c.: iscrizione nel registro delle imprese per enti pubblici economici
- Art. 1 c.c.i.i.: esonero dalla liquidazione giudiziale per tutti gli enti pubblici che esercitano attività
di impresa commerciale (in generale, il c.c.i.i. non si applica alla crisi e all’insolvenza dello Stato e
degli enti pubblici)
Si applica liquidazione coatta amministrativa

Nel caso delle società a partecipazione pubblica, si applicano tutte le procedure che si applicano all’impresa
medio grande quindi anche a liquidazione giudiziale.
Invece si applicano procedure in maniera meno marcata per enti pubblici non economici
Es. non si applica iscrizione al registro delle imprese, poiché attività di impresa è secondaria, si applicano
norme di trasparenza del diritto amministrativo.
Norme sul dissesto dei comuni ad es. norme di diritto pubblico.

L’impresa privata
- Impresa individuale
- Impresa collettiva
o Impresa in forma societaria (es. società semplice, società c.d. commerciali, cooperative)
o Impresa in forma non societaria (es. attività di impresa esercitata da consorzio, fondazione,
associazione, etc.)
Pubblicità, scritture contabili.

Impresa societaria
Società non commerciale ------- Società semplice
Società in nome collettivo
Società in accomandita Società di persone
semplice
Società per azioni
Società commerciale Società a responsabilità
limitata Società di capitali
Società in accomandita per
azioni

Società cooperativa, società europea…

Delle obbligazioni sociali risponde esclusivamente la società con il suo patrimonio. In alcuni casi fallimento
in estensione. Es. S.n.c.
In alcune società assoggettate a liquidazione giudiziale essa si estende anche ai singoli soci. Per società con
soci a responsabilità illimitata. Estensione della procedura di liquidazione giudiziale.

Inizio e fine dell’impresa


Prospettiva diacronica

L’inizio dell’impresa
- Principio di effettività
o Art. 2082 c.c. “è imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica
organizzata al fine della produzione o dello scambio di veni o di servizi”
o Sia l’impresa individuale che impresa societaria.
- Distinzione tra atti di organizzazione e atti di esercizio?
o Tutela degli interessi dei terzi (creditori)

Per essere imprenditori l’attività produttiva deve essere iniziata e deve esserci l’esercizio effettivo
dell’impresa. Non basta la volontà. Se cessa l’attività non si è più imprenditori.
L’applicabilità del principio di effettività è indiscussa storicamente per le persone fisiche. Principio pacifico
per le imprese individuali. Però storicamente non è stato così per le imprese fisiche e collettive. Secondo
alcuni per le società non sarebbe tanto valso il principio di effettività poiché non vi sarebbe altro uso della
società se non per l’attività di impresa (ma non vero e opinione ormai non più diffusa. Di più in passato).
Presupposti non corretti poiché società si può costituire e rimanere inattive che non svolgono attività di
impresa.
Sono due cose separate la società e l’esercizio dell’attività di impresa.
La costituzione della società può essere al massimo equiparata alla costituzione del soggetto giuridico che
poi potrà esercitare l’attività di impresa.
La costituzione della società è al più di valenza programmatica e di dichiarazione di intenti. Non corrisponde
all’inizio dell’impresa.
Opinione prevalente e più accreditata e condivisibile è che anche per le società valga il principio di
effettività.
A questo punto se il principio di effettività vale anche per le società, quando inizia l’attività di impresa.
Si distingue tra gli atti di organizzazione dell’impresa (atti prodromici all’org. dell’attività di impresa) e gli
atti di effettivo esercizio dell’attività di impresa.
Si dicono anche atti preparativi e atti dell’organizzazione.
Soltanto con i secondi possiamo dire effettivamente iniziata l’attività di impresa.
Gli atti preparatori sono acquisiti di macchinari, locazione impianto, preventivi per le forniture, contratti
assunzione dipendenti.
Invece gli atti di organizzazione sono i pagamenti di utenze, spese di gestione varie, etc.
Ma perché non dovrebbe applicarsi la disciplina di impresa? Perché non si dovrebbe applicare la disciplina
fallimentare?
Infatti, questa distinzione non ha molto senso ed in concreto è molto labile. Atti organizzativi vengono svolti
anche quando l’impresa è già ben avviata. Distinzione che solo in astratto è fattibile.
Statuto dell’imprenditore commerciale si applica solo anche in fase organizzativa.
Non c’è ragione per non applicare tutele e regole in fase prodromica.
L’attività di impresa può dirsi cominciata nei fatti anche quando vi sono dei semplici atti organizzativi, per
giustificare l’applicazione del diritto d’impresa. Con una particolarità.
Quando gli atti sono tali che siano inequivocabilmente di numero e di importanza significativa e
comunichino all’esterno l’avvio dell’attività di impresa.
Per la società potremmo anche accontentarci del singolo atto organizzativo.
Diverso è il caso della persona fisica, che può fare tante altre cose oltre che l’impresa. In questo caso il
singolo atto organizzativo potrebbe non essere espressivo dell’attività imprenditoriale.
Es. atto di locazione di immobile. Oppure assunzione di un dipendente. Non è detto che siano per svolgere
l’attività di impresa.
Devono esserci una pluralità di atti che considerati insieme dimostrino la volontà di esercizio di attività di
impresa.

La fine dell’impresa
- Sono necessarie la chiusura della liquidazione e la disgregazione dell’azienda? E la chiusura di tutti i
rapporti pendenti?
o Art. 10. L. fallimentare (versione originaria): “l’imprenditore che, per qualunque causa, ha
cessato l’esercizio dell’impresa, può essere dichiarato fallito entro un anno dalla cessazione
dell’impresa, se l’insolvenza si è manifestata anteriormente alla medesima o entro l’anno
successivo”.
o Corte Cost. 21 luglio 2000 n.319
o Riforma dell’art. 10 l. fallimentare

Un manuale molto noto di Campobasso dice che serve la disgregazione dell’impresa. Mentre il nostro
manuale non lo ritiene necessario.
Ma molti sono concordi nel dire che non è necessaria la chiusura dei rapporti pendenti.
Questa conclusione è un risultato di un percorso faticoso poiché non era pacifico pensare ciò in passato. A
seguito anche di sentenze della corte costituzionale si è arrivato a questa soluzione.
Il fallimento nella vecchia disciplina è un meccanismo afflittivo.
La giurisprudenza nell’interpretare la disp. Dell’art. 10 della legge fallimentare, per le imprese societarie
richiedeva la definizione di tutti i rapporti pendenti. Questa interpretazione si giustificava come
interpretazione di riguardo a favore dei creditori ritardatari. Es. INPS e fisco.
Interpretazione rendeva inoperante l’art. 10 della legge fallimentare. Poiché il termine di un anno non
decorreva mai, poiché se si soddisfano tutti i rapporti pendenti non è più utile dichiarare il fallimento.
Quindi intervento della corte cost. che dichiara incostituzionale l’art. 10 per quanto previsto come termine.
Serve periodo più certo utile alla definizione di fallimento.
Dopo questa espressione della corte interviene il legislatore.

Art. 33 c.c.i.i. “1. La liquidazione giudiziale può essere aperta entro un anno dalla cessazione dell’attività del
debitore, se l’insolvenza si è manifestata anteriormente alla medesima o entro l’anno successivo. 2. Per gli
imprenditori la cessazione dell’attività coincide con la cancellazione dal registro delle imprese e, se non
iscritti, dal momento in cui i terzi hanno conoscenza della cessazione stessa. … 3. In caso di impresa
individuale o di cancellazione di ufficio di imprenditori collettivi, è fatta comunque salva la facoltà per il
creditore o per il pubblico ministero di dimostrare il momento dell’effettiva cessazione dell’attività da cui
decorre il termine del comma1.
4. …”

CASO 1
X: data di cancellazione dal registro delle imprese
Effettiva cessazione dell’attività di impresa
X+1 anno: la liquidazione giudiziale non può più essere aperta.
Ma, per l’impresa individuale o in caso di cancellazione d’ufficio di impresa collettiva, è fatta salva la
possibilità per creditori o PM di dimostrare che l’effettiva cessazione dell’attività è successiva.
CASO 2
Effettiva cessazione dell’attività di impresa
X: Data di cancellazione dal registro delle imprese
X+1 anno: la liquidazione giudiziale non può più essere aperta.
L’imprenditore non può dimostrare che l’impresa è cessata prima della cancellazione dal registro delle
imprese

Cosa è la cancellazione d’ufficio?


Normalmente è l’imprenditore che si iscrive al registro delle imprese e chiede liberamente di essere
cancellato. L’ufficio del registro delle imprese verifica.
Per le imprese collettive è prevista la cancellazione di ufficio se si verificano presupposti che possono
significare l’attività di impresa.
Mancato deposito del bilancio per un numero di esercizi pari a 3.
Mancanza di codice fiscale d’impresa.
Non reperibilità di sede fisica.
L’imputazione dell’attività di impresa
- Non è previsto espressamente un criterio di imputazione dell’attività di impresa
- Art. 1705 c.c. (mandato senza rappresentanza): “il mandatario che agisce in proprio nome acquista i
diritti e assume gli obblighi derivanti dagli atti compiuti con i terzi, anche se questi hanno avuto
conoscenza del mandato.
I terzi non hanno alcun rapporto col mandante …”.
Principio della spendita del nome
Spesso il mandato è accompagnato dal potere di rappresentanza, ovvero mandatario non agisce solo per
conto del mandante ma anche per nome. Nel 1705 c.c. non siamo in questo caso. Non si spende il nome. Il
mandatario in questo caso agisce in proprio nome. Gli effetti giuridici si provocano nella sfera giuridica del
mandatario, che poi li dovrà ritrasferire al mandante.
Criterio generale dell’applicazione ed imputazione degli effetti giuridici. Nella rappresentanza è la spendita
del nome.
Alcuni dicono che non ok c’è criterio di imputazione dell’attività di impresa ma essendoci criterio di
imputazione degli effetti giuridici si potrebbe applicarlo all’attività di impresa. Per capire chi è il soggetto
imprenditore. Qual è il nome speso nell’esercizio dell’attività.
Questo criterio in molti casi non pone problemi.
Astrattamente possiamo immaginare diversi scenari

L’imputazione dell’attività di impresa:


- Applicabilità del principio di spendita del nome per l’imputazione dell’attività di impresa? Tre
scenari:
o L’attività di impresa è esercitata in proprio nome e per proprio conto (esercizio diretto.
Spendita del nome e titolarità dell’interesse economico conseguito coincidono)
o L’attività di impresa è esercitata da un rappresentante (volontario o legale) in nome e per
conto del rappresentato (ancora una volta spendita del nome e titolarità dell’interesse
perseguito coincidono)
o L’attività di impresa è esercitata per interposta persona (senza conferimento del potere di
rappresentanza) (PROBLEMA! La spendita del nome e la titolarità dell’interesse economico
perseguito non coincidono. Tizio spende il suo nome ma gli effetti pregiudizievoli
sull’attività ricadono su Caio, che ha la titolarità dell’interesse economico perseguito.
Struttura che si potrebbe prestare ad abusi)

L’imprenditore occulto
- Impresa è esercitata da un prestanome (o da una società di comodo) in nome proprio, ma per conto di
un altro soggetto (dominus/imprenditore occulto)
- Dissociazione tra chi appare titolare dell’impresa all’esterno e chi ne fa i propri i guadagni
o Ma chi ne sopporta i rischi?
o Adozione di un criterio sostanziale per l’imputazione dell’attività di impresa?

Es. Caio nullatenente si mostra come prestanome di Tizio. Problema.


Se attività è svolta con interposizione reale cosa succede?
Se attività va bene ok. Se va male e si chiede la liquidazione giudiziale a Caio invece che a Tizio?
Criterio della spendita del nome qualificherebbe solo Caio come soggetto della liquidazione giudiziale come
imprenditore palese.
Proprio per porre rimedio a questa situazione sono stati elaborati criteri sostanziali dell’imputazione
dell’attività di impresa. Spendita del nome non è l’unico criterio per imputare l’attività di impresa.

Criterio sostanziale di imputazione


- La spendita del nome non sarebbe requisito necessario
- Imputabilità anche al dominus dei debiti dell’impresa (teoria del potere di impresa) o addirittura
assoggettabilità a fallimento/liquidazione giudiziale (teoria dell’imprenditore occulto)
o Inscindibilità del rapporto tra potere di dirigere un’impresa e responsabilità

Teoria dell’imprenditore occulto


Art. 147 l. fallimentare (versione originale): (risale agli anni 50-60 del secolo scorso. Elaborata da Walter
Bigiavi)
“La sentenza che dichiara il fallimento della società con soci a responsabilità illimitata anche il fallimento
dei soci illimitatamente responsabili. (estensione del fallimento ai socie illimitatamente responsabili)
Se dopo la dichiarazione di fallimento della società risulta la esistenza di altri soci illimitatamente
responsabili il tribunale, su domanda del curatore o d’ufficio, dichiara il fallimento dei medesimi, dopo averli
sentiti in camera di consiglio. …” (Fallimento del socio occulto di società palese)

- Se fallisce il socio occulto di società palese dovrebbe fallire anche il socio occulto di società occulta
o Società Alfa, con tre soci: A,B e C (A e C sono soci palesi, B è socio occulto)
o Società Beta, con due socie: A e B (A appare all’esterno come imprenditore individuale, B è
socio occulto)
- Se fallisce la società occulta dovrebbe fallire anche l’imprenditore occulto
Riforma art. 147 l. fallimentare.
Non c’è ragione per distinguere tra impresa collettiva occulta e impresa individuale occulta sostiene Bigiavi.

Art. 256 c.c.i.i:


“1. La sentenza che dichiara l’apertura della procedura di liquidazione giudiziale nei confronti di una società
appartenente ad uno dei tipi regolati nei capi III, IV e VI del titolo V del libro quinto del codice civile
produce l’apertura della procedura di liquidazione giudiziale anche nei confronti dei soci, pur se non persone
fisiche, illimitatamente responsabili. …
4. Se dopo l’apertura della procedura di liquidazione giudiziale della società risulta l’esistenza di altri soci
illimitatamente responsabili, il tribunale, su istanza del curatore, di un creditore, di un socio nei confronti del
quale la procedura è già stata aperta o del pubblico ministero, dispone l’apertura della procedura di
liquidazione giudiziale nei confronti dei medesimi. L’istanza può essere proposta anche dai soci e dai loro
creditori personali.
5. Allo stesso modo si procede quando, dopo l’apertura della procedura di liquidazione giudiziale nei
confronti di un imprenditore individuale o di una società, risulta che l’impresa è riferibile ad una società di
cui l’imprenditore o la società è socio illimitatamente responsabile. …”
Apertura della liquidazione giudiziale nei confronti del socio occulto di società occulta.
Quindi legislatore dà in parte ragione a Bigiavi. Primo passaggio del ragionamento di Bigiavi.
Che cosa ne è dell’imprenditore occulto? La norma si ferma qui.
Il legislatore poteva completare la norma ma non lo ha fatto. Perché? Sosteneva le tesi sostanzialistiche di
Bigiavi, è una decisione o una dimenticanza?

Critiche alla teoria dell’imprenditore occulto


- Non sempre responsabilità illimitata e potere di gestione vanno di pari passo
- Estensione di fallimento/liquidazione giudiziale nei confronti del socio occulto di società palese e del
socio occulto di una società occulta non sono assimilabili al caso dell’imprenditore occulto (nel
quale manca la “società”)
- Vantaggio per i creditori dell’imprenditore palese (oltre il loro affidamento) e pregiudizio per i
creditori dell’imprenditore occulto (contro il loro affidamento)
Diverso, poiché si sanziona abuso dello strumento societario. Criterio strumentale e non sostanziale.
Teoria sostanziale distorce tutela del credito. (Meglio concezione formale. Anche se il nostro manuale adotta
approccio sostanzialistico

13/03/2024
Lezione 3

La pubblicità d’impresa
Il registro delle imprese è lo strumento che il nostro ordinamento prevede per rendere noto ai terzi l’attività
di impresa. Oggi informatizzato. Consente ampia conoscibilità di alcune attività dell’impresa.
È a tutela sia dei terzi che dell’imprenditore, come strumento entra in vigore solo dagli anni 90’. Disciplina
di attuazione di quanto previsto fin dalla nascita del codice civile.

- Obbligo pubblicitario a tutela dell’imprenditore e dei terzi


- Principio di tipicità (art. 2188 c.c., c.1)
- Registro delle imprese quale strumento di pubblicità
o Tenuto presso le camere di commercio di ciascuna provincia a cura del conservatore del
registro
o Giudice delegato

Attività dell’ufficio del registro delle imprese è soggetta al controllo di un giudice, incaricato dal presidente
del tribunale chiamato anche giudice del registro, che si occuperà di risolvere ogni controversia in merito.
Database tenuto a base provinciale, ma consultabile su base nazionale

Il registro delle imprese


- Differenza tra iscrizione e deposito
- Iscrizione di dati dell’imprenditore e di informazioni relative a struttura e organizzazione
dell’impresa (e successive modifiche) (art. 2196 c.c.)
Efficacia dichiarativa (effetto importante della pubblicità da iscrizione)
- Indicazione dell’iscrizione in atti e corrispondenza
- Controllo preventivo all’iscrizione
- Cancellazione (volontaria o d’ufficio)
o Art. 2291 c.c.

Deposito, non c’è efficacia dichiarativa. Tipicamente è soggetto a deposito ad es. bilancio di società di
capitali. Deve essere portato nella sua integrità. Documento molto complesso. Contiene una sintesi della
situazione economico patrimoniale della società. È irragionevole pensare ad un’efficacia dichiarativa, poiché
vi sono voci contabili molto dettagliate. Attraverso il deposito si rendono semplicemente conoscibili ai terzi.
Principio di tipicità: principio in base al quale si possono fare nel registro delle imprese solo atti o fatti
espressamente previsto dalla legge. Non si possono iscrivere o depositare tutte le informazioni che si
vogliono. Ma solo quelle per cui è previsto dalla legge un adempimento pubblicitario.
Delimitazione tassativa.
Ragione principale è legata all’efficacia dichiarativa. Una volta che l’atto o il fatto è iscritto nel registro delle
imprese si presume conoscibile dal terzo.
Sarebbe troppo penalizzante per i terzi permettere all’imprenditore di scrivere quello che vuole sul registro
delle imprese. Proprio per l’efficacia dichiarativa dell’iscrizione.
Delimitare quelle informazioni che i terzi hanno l’onere di apprendere tramite la consultazione del registro
delle imprese. Non può essere onere indeterminato.
Art. 2196 c.c. già ci dice cosa va iscritto nel registro delle imprese.
Se c’è una modifica, serve nuova iscrizione. Iscrizioni vanno aggiornate nel tempo. Entro 30 giorni
dall’insorgenza dell’obbligo (evento o delibera). Vengono chieste da amministratori, cda, o dal notaio.
Ufficio del registro quando riceve richiesta di iscrizione fa controllo preventivo. Ha ad oggetto regolarità
formale della domanda. È in sostanza controllo in cui si va a verificare se l’iscrizione è stata fatta con
regolarità dell’atto o del fatto. Il controllo può anche verificare la veridicità di questi atti e fatti. Un po'
regolarità della forma ed un po’ la veridicità. Non spetta al registro delle imprese verificare la legalità
sostanziale. La forma deve essere o atto pubblico o scrittura privata autenticata. Notaio non può erogare atti
nulli. Controllo sostanziale deve essere fatto dal notaio. Se notaio sbaglia, si può andare davanti ad un
giudice. Sempre davanti al giudice si può andare per l’art. 2291 c.c.
Se ufficio delle imprese si accorge che iscrizione è avvenuta per assenza di presupposti di legge, si procede
con cancellazione d’ufficio, se non si accorge si va davanti al giudice.
Art. 2291 c.c. Nella società in nome collettivo tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le
obbligazioni sociali. Il patto contrario non ha effetto nei confronti dei terzi.
Devono essere iscritte nel registro delle imprese società non piccole, società commerciali, incluse le
cooperative, tranne società semplice anche se in concreto svolgono attività agricola.
Ed anche altri soggetti

SEZIONE ORDINARIA
- Imprenditori commerciali individuali (non piccoli)
- Società commerciali
- Consorzi con attività esterna (più imprenditori mettono in comune una o più fasi di produzione,
entrerà in contatto con il mercato e quindi i terzi. Non solo a beneficio degli imprenditori)
- GEIE con sede in Italia (gruppo europeo di interesse economico. Simile a consorzio ma non
esattamente uguale. Disciplinato da diritto europeo, con almeno due paesi membri)
- Enti pubblici con oggetto commerciale (principale o esclusivo) (enti pubblici economici)
- Società estere con sede amministrativa o oggetto principale in Italia
- Reti di imprese (contratti di collaborazione tra più imprese

SEZIONI “SPECIALI”
- Imprenditori agricoli, società semplici, piccoli imprenditori, imprenditori artigiani (la c.d. sezione
speciale)
- Società tra professionisti
- Società che esercitano o sono assoggettate ad attività di direzione e coordinamento (riguarda il
fenomeno dei gruppi. Partecipazioni societarie o legami contrattuali)
- Imprese sociali (imprese generalmente senza scopo di lucro. In ambito di sanità, istruzione, materie
di interesse generale)
- Atti di società di capitali in lingua straniera (tutto ciò che non è scritto in italiano per conoscibilità
internazionale)
- Start-up innovative (si caratterizzano per il fatto di sviluppare, produrre e commercializzare prodotti
di alto valore tecnologico. Presupposto iscrizione per godere di benefici fiscali)

Originariamente solo una sezione speciale. Quella prevista. Le altre sono dette sezioni apposite.
Convenzionalmente vengono tutte denominate sezioni speciali.
La prima sezione e vera e propria sono Imprenditori agricoli, società semplici, piccoli imprenditori,
imprenditori artigiani (la c.d. sezione speciale).
Molto spesso si parla di società senza impresa. Es. società tra avvocati.

Efficacia dell’iscrizione
Art. 2193 c.c. “I fatti dei quali la legge prescrive l'iscrizione, se non sono stati iscritti, non possono essere
opposti ai terzi da chi è obbligato a richiederne l'iscrizione, a meno che questi provi che i terzi ne abbiano
avuto conoscenza. (EFFICACIA DICHIARATIVA NEGATIVA)
L’ignoranza dei fatti dei quali la legge prescrive l’iscrizione non può essere opposta dai terzi dal momento in
cui l’iscrizione è avvenuta. (presunzione assoluta)
Sono salve le disposizioni particolari della legge” (EFFICACIA DICHIARATIVA POSITIVA)
(es. raccomandata con ricevuta di ritorno con nuova sede)
Lieve eccezione di presunzione assoluta nel
Art. 2448 c.c.:” ((Per le società di capitali).)) ((Gli atti per i quali il codice prescrive l'iscrizione o il deposito
nel registro delle imprese sono opponibili ai terzi soltanto dopo tale pubblicazione, a meno che la società
provi che i terzi ne erano a conoscenza.
Per le operazioni compiute entro il quindicesimo giorno dalla pubblicazione di cui al comma precedente, gli
atti non sono opponibili ai terzi che provino di essere stati nell’impossibilità di averne conoscenza”.

- Sezione ordinaria
o Efficacia dichiarativa
o Efficacia costitutiva (totale o parziale) (subordinata all’iscrizione nel r.d.i.) (totale, senza
iscrizione atto non produce effetti ne tra le parti ne verso i terzi. Parziale, atto produce effetti
tra le parti anche se non iscritto, mentre produrrà effetti tra i terzi solo quando iscritto)
(tipico di S.P.A. Senza iscrizione esiste società per azioni o manca solo acquisto della
persona giuridica?)
o Efficacia normativa (solo se l’impresa è iscritta si applicheranno alcune regole) (società in
nome collettivo e società in accomandita semplice. Solo se sono iscritte si possono applicare
le regole per i profili patrimoniali. Se non iscritte si applicano regole patrimoniale della
società semplice)

- Sezioni speciali
o Pubblicità notizia (conoscibilità ai terzi)
o Ma iscrizione con effetti dichiarativi per le imprese agricole (unica eccezione. Iscrizione
relativa a imprese di imprenditori agricoli hanno effetti dichiarativi. Le altre hanno iscrizione
che ha valenza solo per pubblicità notizia)

Rappresentanza commerciale
L’organizzazione dell’impresa
- Libertà imprenditoriale nell’organizzazione dei fattori di produzione (capitale e lavoro)
- Disciplina della struttura decisionale dell’impresa
o Crescita dimensionale dell’impresa e/o impresa societaria
- Ausiliari interni (institore, procuratori, commessi)
- Collaboratori esterni
Regolazione delle nomine dei ruoli che hanno poteri decisori e che possono incidere nella sfera dei terzi.
Soggetti che aiutano l’imprenditore nell’attuazione delle decisioni all’esterno, detti ausiliari. Distinti in
ausiliari interni, stabilmente inseriti nell’org. aziendale. E collaboratori esterni che possono avere poteri di
rappresentanza se espressamente stabiliti con una procura, regolati dal diritto privato. Contratto di agenzia o
contratto di mandato, non sono stabilmente inseriti nell’org. aziendale. Il diritto commerciale non si occupa
di loro. Ci occuperemo quindi degli ausiliari interni.
Si presuppone org. indipendente dall’imprenditore che è incompatibile con la piccola impresa (art. 2083c.c.).
Anche se non c’è esonero espresso, regole di cui parliamo ora sono incompatibili con piccola impresa

Rappresentanza commerciale
- Differenza tra gestione interna e rappresentanza (o “gestione esterna”)
- Deroga alla disciplina generale della rappresentanza (conferimento della procura; osservanza dei
limiti posti dalla procura; forma prescritta per il contratto che il rappresentante dovrà concludere;
caso del Falsus procurator 1398 c.c.)
o Potere di rappresentare l’imprenditore (in misura coerente con i compiti “interni” affidati) in
virtù del collocamento nell’impresa
o Necessità di atto ad hoc (da rendere pubblico) per limitare il potere di rappresentanza

In generale onere del terzo verificare il contenuto, l’esistenza e regolarità della procura.
Nel caso dell’impresa invece non è così perché si ostacolerebbe l’attività di impresa.
Da un lato il fatto che l’imprenditore non possa sempre intervenire in prima persona è naturale.
Gestione interna: esigenze dell’impresa. Determinazione di esse. Decidere cosa si fa. (spesso decisioni di
natura collegiale)
Gestione esterna: poter compiere l’atto deciso dall’esigenze dell’impresa. Materialmente vado ad acquistare
materie prime ad es. Fare.
I terzi che entreranno in contatto con ausiliari dell’imprenditore non dovranno verificare la procura ma
verificare che essi siano institori dell’imprenditore sul registro delle imprese.
Procura solo per limitare i loro poteri.

L’institore
Art. 2203 c.c. “E' institore colui che è preposto dal titolare all'esercizio di un'impresa commerciale.
La preposizione può essere limitata all'esercizio di una sede secondaria o di un ramo particolare dell'impresa.
Se sono preposti più institori, questi possono agire disgiuntamente, salvo che nella procura sia diversamente
disposto”.
Ausiliario interno di più alto rango gerarchico (viene definito “alter ego dell’imprenditore”. È colui al quale
l’imprenditore affida l’esercizio in generale dell’impresa.
Nel lessico non si sente spesso la parola “institore”, infatti, a spesso a questa figura ci si riferisce come
direttore generale. O direttore sede, filiale o particolare stabilimento.
L’eventuale decisione dell’imprenditore di necessità di una decisione congiunta, siamo al cospetto di una
procura ad hoc che deve essere iscritta nel registro delle imprese. Limitazione potere di rappresentanza.

- Alter ego dell’imprenditore


- Potere di gestione e di rappresentanza generale (dell’intera impresa o della struttura a cui è preposto)
o Atti pertinenti all’esercizio dell’impresa (art. 2204 c.c.)
- Iscrizione del nome dell’institore (non dell’atto di conferimento del potere di rappresentanza)
Criterio di pertinenza va verificato in concreto ed ex post, non in astratto. (es. donazione)
Circostanze del caso concreto. Institore ha potere di decidere ed ha potere di rappresentanza commisurato a
poteri di gestione interna.
Basta preposizione institoria, non serve procura. Potere di rappresentanza qui discende da collocazione
nell’impresa.

- Limiti al potere di rappresentanza:


o Limitazione dei poteri di rappresentanza tramite procura da iscrivere nel registro delle
imprese
o Limiti impliciti
o Limiti espliciti (art. 2203 c.c., c.1)
- Rappresentanza processuale
Es. limiti. Esercizio potere rappresentanza all’estero, che magari l’imprenditore vuole riservarsi a sé.
Limite ammontare quantitativo di contrattazione.
Questi sono limiti espliciti.
Altri sono impliciti che sono connaturati dalla figura dell’institore. Non può disporre dell’impresa, non può
cambiare l’oggetto dell’attività d’impresa. Quello non è atto di esercizio dell’impresa. Esula dai poteri
dell’institore. Non può trasferire l’attività a terzi, non può decidere la cessazione dell’attività.
Altro limite esplicito, espresso dalla legge, è che l’institore non può alienare o ipotecare beni immobili,
relativi all’impresa, a meno che l’esercizio dell’impresa sia connaturata all’attività produttiva dell’impresa.
Può stare in giudizio per conto dell’imprenditore.
Non ha soltanto poteri di rappresentanza sostanziale e processuale
Ma anche obblighi:
- Obblighi pubblicitari e di tenuta delle scritture contabili
- Obbligo di spendere il nome dell’imprenditore (c.d. contemplatio domini) (se non lo fa c’è una
sanzione)
- Art. 2208 c.c. “L'institore è personalmente obbligato se omette di far conoscere al terzo che egli
tratta per il preponente; tuttavia, il terzo può agire anche contro il preponente per gli atti compiuti
dall'institore, che siano pertinenti all'esercizio dell'impresa a cui è preposto.”
Criterio di pertinenza. Principio di spendita del nome.

Il procuratore
C.C. ci dice poco e niente. Disciplinato solo dall’art. 2209 c.c.:” Le disposizioni degli articoli 2206 e 2207 si
applicano anche ai procuratori, i quali, in base a un rapporto continuativo, abbiano il potere di compiere per
l'imprenditore gli atti pertinenti all'esercizio dell'impresa, pur non essendo preposti ad esso.”
i.e. Le regole in materia di pubblicità e su eventuali limiti al potere di rappresentanza.
Tipicamente ruoli dirigenziali, subordinati all’institori e limitati al loro settore.
Potere di gestione o solo di rappresentanza?
Opinione prevalente, ritiene che abbiano anche potere di gestione interna, che con la rappresentanza si
trasformano anche in potere di gestione esterna.
Hanno minori poteri e minori obblighi rispetto agli institori.
Non c’è richiamo all’art. 2208. Cosa succede se procuratore fa atto senza spendere nome dell’imprenditore.
Sarà responsabile nei confronti del terzo personalmente sempre.

Commessi
- Art. 2210 c.c., c.1: “I commessi dell'imprenditore, salve le limitazioni contenute nell'atto di
conferimento della rappresentanza, possono compiere gli atti che ordinariamente comporta la specie
delle operazioni di cui sono incaricati.”
- Pubblicità “di fatto” per le limitazioni al potere di rappresentanza
Limitatissimi poteri decisori. Collaboratori subordinati alle altre figure. Mansioni esecutive, potere di
rappresentanza ad esso commisurate.
Il potere di rappresentanza di regola è proprio necessario per eseguire la stessa attività produttiva. È correlato
e connaturale all’attività dell’ausiliario interno.
Per i commessi non è prevista pubblicità legale. Non è previsto adempimento pubblicitario nel registro delle
imprese del commesso. Se l’imprenditore vuole limitare il potere di rappresentanza del commesso non può
iscrivere nel registro delle imprese l’atto di limitazione. Bisogna portare la limitazione del potere di
rappresentanza a conoscenza di terzi in altro modo. Es. cartello. Affissioni. Etc… Es. divieto di fare sconti.
Regole speciali
- Potere di esigere il prezzo delle merci consegnate
- Potere di concedere (solo) dilazioni o sconti d’uso, salva autorizzazione espressa
- Applicazione di condizioni generali di contratto
- Reclami
- Commessi preposti alla vendita (art. 2213 c.c.)
Il commesso può esigere il pagamento del prezzo della merce / il prezzo delle merci vendute solo all’interno
del locale dell’impresa. A meno che non ci sia una cassa.

Adeguatezza organizzativa e scritture contabili


L’adeguatezza della struttura organizzativa
Art. 2086 c.c.: “L’imprenditore è il capo dell'impresa e da lui dipendono gerarchicamente i suoi collaboratori.
((L'imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto
organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in
funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale,
nonché' di attivarsi senza indugio per l'adozione e l'attuazione di uno degli strumenti previsti
dall'ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale)).”
Non si dice all’imprenditore come organizzare l’attività, ma i suoi doveri.
Struttura deve consentire all’imprenditore di rilevare per tempo segnali di crisi e di intervenire. Norma
introdotta con la disciplina della crisi d’impresa e insolvenza.
- Fattori produttivi adeguati all’iniziativa imprenditoriale (es. congruità della forza lavoro rispetto
all’attività)
- Distribuzione coerente dei poteri decisionali (es. poteri decisionali distribuiti in funzione della
complessità dell’attività)
- Flussi informativi (tali da mettere in condizioni ottimali chi deve assumere le decisioni)
- Rilevazione tempestiva della crisi

Le scritture contabili
Art. 2214 c.c.: “L'imprenditore che esercita un’attività commerciale deve tenere il libro giornale e il libro
degli inventari.
Deve altresì tenere le altre scritture contabili che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni dell’impresa
e conservare ordinatamente per ciascun affare gli originali delle lettere, dei telegrammi e delle fatture
ricevute, nonché' le copie delle lettere, dei telegrammi e delle fatture spedite.
Le disposizioni di questo paragrafo non si applicano ai piccoli imprenditori.”
Fascicolo della corrispondenza
Società commerciali, imprenditori non piccoli, imprese sociali, tutti gli enti pubblici, hanno l’obbligo di
tenere le scritture contabili.
In generale alla domanda quali sono le scritture contabili obbligatorie? La risposta la troviamo nella Clausola
generale 2214 c.c.: tutte le scritture contabili che siano richieste dalla natura e delle dimensioni dell’impresa.
Il libro giornale
- Art. 2216 c.c.: “Il libro giornale deve indicare giorno per giorno le operazioni relative all’esercizio
dell’impresa”
- Rilevazione dei fatti di gestione (es. vendita merce, ottenuto finanziamento, etc.)
- Effetti patrimoniali e reddituali
- Criterio cronologico

Libro degli inventari


- Art. 2217 c.c.
- Attività e passività (patrimonio dell’imprenditore)
o Anche estranee all’esercizio dell’impresa
- Criterio sistematico
- Si chiude ogni anno con il bilancio di esercizio
Attività e passività vanno descritte e valutate se possibile.

Il bilancio di esercizio
Bilancio di esercizio è rappresentazione sintetica di tutta la situazione reddituale, patrimoniale e finanziaria
dell’attività.
- Composto da 4 parti: Stato patrimoniale, conto economico, rendiconto finanziario e nota integrativa.
- Disciplina analitica dettata per le S.p.A.
o Criteri di valutazione
o Struttura/contenuto dei documenti che compongono il bilancio

Rendiconto finanziario guarda solo equilibrio finanziario. Mentre s.p. e c.e. guardano analiticamente tutta
l’attività.
Nella disciplina generale delle scritture contabili non c’è il bilancio di esercizio.
Non c’è disciplina giuridica generale del bilancio nel Codice civile. Previsto solo quello per le S.p.A.
Unica previsione generale che c’è per il bilancio delle imprese è il rinvio ai criteri di valutazione per le
S.p.A.
Es. Immobilizzazioni: fair value o costo storico. Per il codice civile il criterio di valutazione dipende dalle
voci di bilancio.
Non viene invece richiamata la struttura ed il contenuto dei documenti che compongono il bilancio delle
S.p.A. in generale per i bilanci delle altre società.
C’è chi dice che bisogni usare la stessa struttura (opinione prevalente), ma anche chi dice di no.
Per le S.p.A. e anche per le altre società cooperative, il bilancio va depositato nel registro delle imprese.
Struttura fissa serve per conoscibilità del bilancio ai terzi.
Standardizzazione della struttura facilità comparabilità. Rende obbligo pubblicitario efficacie.
Per le altre imprese a cui non è previsto obbligo di deposito nel registro delle imprese del bilancio,
comunque, secondo alcuni bisognerebbe osservare struttura bilancio delle S.p.A.
SCRITTURE CONTABILI
- Formalità (intrinseche ed estrinseche) per la tenuta delle scritture contabili
- Conservazione per 10 anni (perché poi prescrizione)
- Valore probatorio delle scritture contabili
o Sempre se contro l’imprenditore (art. 2709 c.c.)
o Se sono state osservate le formalità di tenuta delle scritture contabili, la controparte è un
imprenditore e la controversia riguarda l’esercizio dell’impresa, anche a favore
dell’imprenditore (art. 2710 c.c.)
o Comunicazione ed esibizione (art. 2711 c.c.)

Formalità intrinseche: no spazi bianchi, no interlinee, no trasposizioni a margine, evitare alterazioni bisogna
vedere se si sono cancellate informazioni. Formalità estrinseche: pagine numerate e firmate
dall’imprenditore. Ottica di bilancio cartaceo che ora sono comunque trasposte al bilancio digitale.

20/03/2024
Lezione 4

L’azienda
La nozione di azienda
Abbiamo una nozione normativa all’art. 2555 c.c. “l’azienda è il complesso di beni organizzati (art. 810 c.c.)
dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa”
Azienda non è sinonimo di:
- Impresa (disciplina specifica a cui si applica il lavoro dell’imprenditore)
- Imprenditore (centro d’imputazione che organizza l’attività di impresa. Soggetto di diritto)
- Società (è un centro d’imputazione di situazioni giuridiche attive e passive a sua volta)
- Ditta (nome che l’imprenditore utilizza per farsi conoscere e distinguere all’esterno, pseudonimo)
Tutte le cose che possono formare oggetto di diritti sono beni organizzabili in azienda. Bene mobile,
immobili, immateriale (es. brevetto, parte dell’azienda).
Apparato organizzativo che è caratterizzato da beni destinati funzionalmente all’attività d’impresa.
Azienda si pone come mezzo a fine per l’attività d’impresa. È il mezzo con cui l’imprenditore esercita
l’attività.
Termine azienda va usato in maniera propria. Dal punto di vista tecnico giuridico e nel suo lessico i termini
sopracitati vogliono dire tutti cose diverse e devono essere usati in modo consono.

Insieme di beni funzionalmente coordinati tra loro per lo svolgimento di una determinata attività produttiva
(destinazione unitaria)
- I beni rimangono autonomi dal punto di vista giuridico
- Non rileva il titolo giuridico in base al quale l’imprenditore ha l’uso di un determinato bene
aziendale
- Beni essenziali all’azienda e beni non essenziali
- Avviamento oggettivo e avviamento soggettivo
L’imprenditore non deve necessariamente essere proprietario dei beni che fanno parte dell’azienda.
Non tutti i beni per il quale l’imprenditore ha un valido titolo giuridico fanno parte dell’azienda.
Perché mancano ad esempio dell’elemento della destinazione funzionale all’attività d’impresa.
Non tutti i beni che fanno parte dell’azienda sono importanti allo stesso modo o uguali tra loro.
Infatti, si distingue tra beni essenziali e non essenziali.
Bene essenziale caratterizza quel particolare processo produttivo. Per un impresa alberghiera ad es.
l’immobile è bene essenziale. Così come il negozio è un bene essenziale per la vendita al dettaglio. Per molte
imprese manifatturiere i macchinari sono beni essenziali. I beni essenziali variano da impresa ad impresa.
Azienda non ha solo ruolo giuridico ma anche economico.
Azienda ha valore economico non solo della somma dei singoli beni riferiti all’azienda. Solitamente ha
anche valore in più. Ciò è detto avviamento, che va a riflettere in sostanza il fatto che i beni aziendali per il
loro coordinamento sono in grado di produrre ricchezza, che trascende l’utilità che il singolo potrebbe trarne.
Distinguiamo il concetto di avviamento in oggettivo e soggettivo.
L’avviamento oggettivo è il maggior valore del complesso aziendale che è destinato a rimanere tale perché
riguarda oggettivamente il complesso aziendale anche se cambia il titolare dell’impresa.
Es. azienda ha brevetto che consente produzione di un determinato bene con estrema efficienza. È elemento
oggettivo.
Mentre con avviamento soggettivo intendiamo il maggior valore aziendale che è dovuto all’abilità
dell’imprenditore nel gestire il complesso aziendale.
Perché parliamo di avviamento? Che solitamente è positivo, ma può essere anche eventualmente negativo.
Perché quando si trasferisce l’azienda da un imprenditore all’altro, si tiene conto della rilevanza economica
dell’azienda. Il prezzo di trasferimento tiene conto dell’avviamento.
Avviamento è diverso da clientela. Il prezzo dipende ed è influenzato da essa, ma sono cose diverse.
Il flusso di domanda su cui l’impresa può contare è la clientela.
Un conto è il maggior valore dell’azienda derivato dalla capacità di produrre ricchezza e un altro è la
circostanza che consente all’imprenditore di produrre ricchezza che è la clientela

La nozione di trasferimento d’azienda


Disciplina del trasferimento d’azienda, inteso come “operazione che, in seguito a cessione contrattuale o
fusione, comporti il mutamento nella titolarità di un’attività economica organizzata, con o senza scopo
di lucro, preesistente al trasferimento e che conserva nel trasferimento la propria identità a prescindere della
tipologia negoziale o dal provvedimento sulla base del quale il trasferimento è attuato ivi compresi
l’usufrutto o l’affitto di azienda” (art. 2112, c.5, c.c.)
- Sostituzione nella conduzione dell’impresa
- Cessione di un insieme di posizioni giuridiche
Azienda è concetto creato dal nostro legislatore per facilitare il trasferimento della titolarità dell’attività di
impresa.
Si realizza il cambiamento del soggetto che esercita l’attività d’impresa, e la titolarità dell’appartato
strumentale e la possibilità di esercitare quella attività.
È un concetto originale, che non esiste in altri ordinamenti. Molto risalente (1942).
Nel disciplinare i contratti di lavoro l’art. 2112, c.5, c.c. ci dice cosa è un trasferimento d’azienda:
Ai fini e per gli effetti di cui al presente articolo si intende per trasferimento d'azienda qualsiasi operazione
che, in seguito a cessione contrattuale o fusione, comporti il mutamento nella titolarità di un'attività
economica organizzata, con o senza scopo di lucro, preesistente al trasferimento e che conserva nel
trasferimento la propria identità a prescindere dalla tipologia negoziale o dal provvedimento sulla base del
quale il trasferimento è attuato ivi compresi l'usufrutto o l'affitto di azienda. Le disposizioni del presente
articolo si applicano altresì al trasferimento di parte dell'azienda, intesa come articolazione funzionalmente
autonoma di un'attività economica organizzata, identificata come tale dal cedente e dal cessionario al
momento del suo trasferimento.

Per trasferimento d’azienda intendiamo una vicenda per la quale trasferendo i beni strumentali per l’esercizio
dell’attività cambia il titolare della conduzione dell’impresa.
Si vuole fare in modo che con il trasferimento dell’attività produttiva non venga perso del valore.
Il trasferimento prevede la cessione in blocco di tutte le posizioni giuridiche dell’azienda. Anche i contratti
passano da un soggetto titolare ad un altro.
Per capire se siamo al cospetto di un trasferimento di azienda oppure no guardiamo a questi elementi.
Solo se l’oggetto del trasferimento è qualificabile come azienda sarà applicabile questa disciplina.
Qua torna in rilievo la distinzione tra beni essenziali e beni non essenziali.
L’imprenditore può disporre dell’azienda nel complesso. Ma resta la possibilità di disporre dei singoli beni.
Può decidere di alienare anche un singolo macchinario o un singolo bene immobile.
Quando si sta disponendo di un bene e quando si sta eseguendo un trasferimento d’azienda vero e proprio?
Per aver trasferimento d’azienda non è detto che devono essere trasferiti tutti i beni di un azienda, ma devono
essere trasferiti tutti i beni essenziali.
L’imprenditore acquirente può integrare il complesso aziendale con beni propri e avere comunque un
trasferimento a meno che i beni integrati non debbano essere essenziali.

La nozione di ramo d’azienda


- Il ramo d’azienda: “articolazione funzionale autonoma di un’attività economica organizzata,
identificata come tale dal cedente e dal cessionario al momento del suo trasferimento” (art. 2112, c.5,
c.c.)
Non è detto che tutti i complessi aziendali abbiano dei rami e siano scindibili.
Però se specialmente un imprenditore opera in più settori o ha più linee produttive si può avere il
trasferimento solo di queste parti.
Importante che i beni essenziali di quel ramo d’azienda vengano trasferiti.
Il trasferimento d’azienda
- Non è un tipo negoziale autonomo
- Disciplina che si applica in aggiunta a quella del tipo negoziale prescelto (es. compravendita,
donazione, etc.)
- Causa del negozio
- Atti di disposizione di singoli beni e oggetto del trasferimento
Il nomen iuris del contratto non è rilevante al fine della qualifica del contratto come trasferimento di azienda
(2555 c.c.) sia che le parti parlino di trasferimento d’azienda o non ne parlino.
Ci sono delle norme che in caso di trasferimento d’azienda impongono all’acquirente una sorta di accollo ex
lege dei debiti dell’imprenditore alienante dell’azienda ceduta.
Le parti potrebbero evitare di parlare di trasferimento d’azienda per far si di accollare all’acquirente i debiti.
C’è una norma che dice che la ditta, segno distintivo dell’imprenditore, si può trasferire solo con l’azienda.
Più imprenditori potrebbero voler chiamare azienda beni non essenziali in un trasferimento per trasferire
anche la ditta, ma non possono. Quello che importa è la sostanza del contratto non il nome.
Non esiste un contratto tipico di trasferimento d’azienda. È solo un nome che si dà ad una particolare
disciplina che si applica a vicende traslative dell’aziende regolate da una pluralità di contratte.
Il trasferimento d’azienda è la disciplina che regola le vicende traslative che provocano il mutamento della
titolarità d’azienda.
Potremmo avere compravendita d’azienda, donazione d’azienda ed avere un trasferimento d’azienda in più
come effetto in entrambi i casi.
Potrebbero essere contratti tipici che conferiscono in modo definitivo titolarità.
O contratti che provocano mutamento temporaneo della titolarità dell’attività come l’usufrutto.
O ad es. anche affitto d’azienda. Mutazione temporanea.
Disciplina del trasferimento d’azienda si applica a tutte le vicende che provocano un mutamento definitivo o
temporaneo della titolarità nella conduzione dell’impresa.

Forma del trasferimento e pubblicità

- Art. 2556 c.c.


- Forma ad substantiam: forma richiesta della natura del contratto o per il trasferimento dei singoli
beni
- Forma scritta ad probationem (aziende commerciali)
- Forma richiesta per l’iscrizione nel registro delle imprese
- Pubblicità
Di regola non è prevista in via generale una particolare forma per il trasferimento d’azienda, atto a forma
libera. Però ci possono essere requisiti di forma ad substantiam a seconda dei beni aziendali trasferiti o tipo
del contratto. Es. beni immobili, qui c’è requisito forma scritta per validità del trasferimento 1350 c.c. per la
natura del bene stesso.
Altro caso ma strano. Azienda composta da soli beni mobili, trasferimento eseguito mediante donazione.
Come tipologia di contratto la donazione richiede atto pubblico con testimone quindi forma ad substantiam.
Conferimento in società per azioni, richiesto atto pubblico.
Questo per la forma di validità.
Ora vediamo la prova. Per azienda commerciale (imprese commerciali, soggette al registro azione), la prova
del trasferimento è prevista solo per iscritto. Requisito di forma ad probationem per le parti. I terzi
potrebbero anche provarlo per testimoni.
Ulteriore requisito di forma per iscrizione nel registro nelle imprese, che si applica a tutte le tipologie di
imprenditore, forma è scrittura privata autenticata o atto pubblico.
In generale anche imprenditori iscritti nella sezione speciale del reg. delle imprese devono dare pubblicità del
trasferimento

Divieto di concorrenza
Art. 2557 c.c.: divieto per il cedente di iniziare un’attività imprenditoriale che per l’oggetto, l’ubicazione o
altre circostanze possa sviare la clientela dell’azienda ceduta
- Azienda commerciale (o attività connesse in relazione ad azienda agricola)
- Durata: 5 anni
- (limiti alla) derogabilità
- Per conto proprio o altrui
- Applicazione a usufrutto e affitto di azienda

Alienante parte da posizione di immenso vantaggio. Divieto di concorrenza si applica sono ad aziende
commerciali o a trasferimento in relazione ad azienda agricole. Divieto che riguarda solo l’inizio di nuove
attività in concorrenza da parte dell’alienante, ad eventuali attività in concorrenza già avviate non si applica
il divieto.
Bisogna guardare all’oggetto dell’attività e all’ubicazione per verificare che due attività siano in
concorrenza. Le parti stabiliscono anche e delimitano cosa è concesso all’imprenditore alienante se vuole
avviare nuove attività che potrebbero essere in concorrenza.
Diritto derogabile in diminuzione o in aumento.
Si potrebbero anche ricomprendere attività non strettamente concorrenziali, o estensione geografica più
ampia. Unico limite è non precludere all’alienante di esercitare qualsiasi attività economica.
Il termine di 5 anni del divieto non può essere esteso.
Questo si applica ai contratti di usufrutto e di affitto di azienda. Particolarità in questo caso.
Nel momento in cui il contratto viene stipulato divieto si applica a nudo proprietario. Al termine
dell’usufrutto o dell’affitto il nudo proprietario riacquista titolarità e vi potrebbe essere problema di
concorrenza al contrario. Al termine del contratto, il vecchio affittuario o usufruttuario si vedranno applicati
il divieto di concorrenza.

Successione nei contratti


Art. 2558 c.c.: subingresso automatico del cessionario nei contratti che non abbiano carattere personale.
- Contratti a prestazioni corrispettive non eseguite
- Deroga all’art. 1406 c.c.
- Eccezione: contratti a carattere personale
- Diritto di recesso del terzo se sussiste giusta causa entro il termine di 3 mesi e (eventuale)
responsabilità dell’alienante
C’è solo eccezione individuata per i contratti a carattere personale.
Che sono quei contratti per i quali le qualità personali del cedente imprenditore alienante sono state contratte
dal terzo proprio perché ha individuato quelle qualità.
Anche se non ci sono particolari lavorazioni da fare ma le parti hanno intrasferibilità del contratto anche quel
contratto si considera a carattere personale.
Art. 1406 c.c. deroga. I contratti passano in titolarità senza richiedere il consenso del terzo contraente ceduto.
A meno che il contratto abbia carattere personale per cui si applicano regole del 1406 c.c.
Ad alcune condizioni può esercitare diritto di recesso dal contratto. Entro 3 mesi il terzo può esercitare il
diritto di recesso per giusta causa. Ragioni oggettive e non soggettive o preferenza.
Es. esistenza di lite pendete.
Questa disciplina si applica solo a contratti di prestazioni corrispettive che al momento di trasferimento
d’azienda almeno in parte non siano stati adempiuti da entrambe le parti.
Es. fornitura del bene o pagamento fornitura.
Se invece una parte ha già adempiuto ed una parte no, si applicano le regole seguenti.

Crediti relativi all’azienda


Art. 2559 c.c., c.1: “la cessione dei crediti relativi all’azienda ceduta, anche in mancanza di notifica al
debitore o di sua accettazione, ha effetto, nei confronti dei terzi, dal momento dell’iscrizione del
trasferimento nel registro delle imprese. Tuttavia, il debitore ceduto è liberato se paga in buona fede
all’alienante”
- Deroga agli artt. 1264 e 1265 c.c.
- Deroga all’art. 2193 c.c.
- Disciplina applicabile a imprese soggette a iscrizione con efficacia dichiarativa
Questa disciplina si applica anche in caso di insorgenze di credito o debito extracontrattuale
Iscrizione nel registro delle imprese vale come notifica collettiva.

Debiti relativi all’azienda


Art. 2560 c.c.: “l’alienante non è liberato dai debiti, inerenti all’esercizio dell’azienda ceduta, anteriori al
trasferimento, se non risulta che i creditori vi hanno consentito.
Nel trasferimento di un’azienda commerciale risponde dei debiti suddetti anche l’acquirente della azienda,
se essi risultano dai libri contabili obbligatori”.
- Ma art. 2112 c.c. per i debiti di lavoro.
Il cedente ed il cessionario sono obbligati, in solido [1292], per tutti i crediti che il lavoratore aveva al tempo
del trasferimento. Con le procedure di cui agli articoli 410 e 411 del codice di procedura civile il lavoratore
può consentire la liberazione del cedente dalle obbligazioni derivanti dal rapporto di lavoro.
Questa disciplina dei crediti e dei debiti riguarda solo i rapporti esterni, al rapporto con il terzo.
Non ci dicono in capo a chi rimane onere o beneficio economico di debito o di credito. Imprenditore
acquirente o alienante?
Le parti lo determinano. Le parti possono stabilire se nei rapporti interni il credito passa oppure no.

I segni distintivi
Sono segni che l’imprenditore utilizza per differenziarsi e farsi riconoscere dal pubblico.
Segni distintivi tipici e atipici
Capacità distintiva (no indicazioni o denominazioni generiche)
Principi comuni:
- Libertà nella formazione dei segni distintivi (salvo eccezioni)
- Diritto all’uso esclusivo (diritto relativo)
- Trasferibilità

Ditta, insegna e marchio. Segni distintivi tipici disciplinati dal legislatore in origine.
Oggi ve ne sono anche altri. Es. nome a dominio. Codice della proprietà industriale.
Segni distintivi atipici, che non sono disciplinati dal legislatore ma che potrebbero essere tutelati.
Principi comuni a questi segni:
Libertà alla formazione dei segni distintivi ma non assoluta, vi sono alcuni vincoli.
Diritto dell’imprenditore di utilizzare i propri segni distintivi in modalità esclusiva. Si può impedire ad altri
imprenditore di utilizzare segni troppo simili al proprio, confondibili.
Ci deve essere rischio di sviamento della clientela. Confondibilità si valuta per tutti i segni distintivi.
Unitarietà dei segni distintivi. Es. imprenditore registra marchio. Può impedire ad altri di usare segno
confondibile, o ditta confondibile, marchio, insegna.
Imprenditore potrebbe voler monetizzare segni distintivi e trasferirli a terzi.
Segni accumunati anche da altro carattere, ovvero capacità distintiva.
Devono essere in grado di individuare un certo imprenditore nella sua interezza. Devono riuscire a
contraddistinguere una determinata attività. Non si possono usare come segni distintivi immagini generiche o
parole descrittive generiche, denominazioni comuni.
non hanno capacità distintiva per due ragioni: non servono a distinguere niente e se ammettessimo di
utilizzarli come segno distintivo dovrei impedire ad altri di utilizzare come segni denominazioni generiche
che tutti usano e sarebbe una follia.
Queste sono regole generali.

La ditta
Nome commerciale dell’imprenditore
Contraddistingue l’organizzazione d’impresa (ovvero il soggetto al quale sono riferibili determinate scelte di
carattere organizzativo)
Ditta =! Nome civile dell’imprenditore (oppure ragione o denominazione sociale per l’impresa in forma
societaria)
Esisteva teoria soggettiva che diceva che la ditta serviva per identificare l’imprenditore individuale in senso
giuridico. Col tempo si sono fatte strada altre teorie, oggi prevalenti come la teoria oggettiva della ditta, che
sostiene che non serva tanto a distinguere chi è l’imprenditore ma serve ad individuare l’organizzazione
d’impresa, che il pubblico ha imparato a conoscere e testarne l’affidabilità. Tesi che fa perno sul dato
normativo per il quale la ditta si può trasferire solo se si trasferisce l’azienda.
Può esistere ditta patronimica ma non è detto che sia così. Vale sia per imprese civile che societarie. Ragione
sociale e denominazione sociale. Possono essere coincidenti con la ditta ma non è detto che lo siano.
Requisiti della ditta
Verità: la ditta deve contenere almeno il cognome o la sigla dell’imprenditore (art. 2563, c. 2, c.c.)
- Verità anche storica (in caso di trasferimento della ditta con l’azienda): ditta derivata
Novità: la ditta non deve creare confusione per l’oggetto o il luogo dell’impresa con quella usata da altro
imprenditore (art. 2564 c.c.)
Verità vale per l’iscrizione nel registro delle imprese. Ai terzi imprenditore si può presentare anche in altro
modo.
Novità è l’aspetto più importante della ditta. Bisogna guardare al concreto ed al rischio di sviamento di
clientela.

Tutela subordinata all’uso effettivo (non importa se sia stata registrata, importa solo che sia stata usata ed
abbia ottenuto segno distintivo)
Inibitoria e/o risarcimento del danno
Trasferibilità esclusivamente assieme all’azienda (art. 2565 c.c.)

Inibitoria si applica anche se imprenditore non è consapevole della confondibilità. Anche se non c’è stato in
concreto un danno. Basta l’utilizzo di segni distintivi confondibili. Se c’è dolo o colpa si può chiedere anche
risarcimento del danno.

L’insegna
Contraddistingue i locali dell’impresa
Art. 2568 c.c. “le disposizioni del primo comma dell’articolo 2464 si applicano all’insegna”
Requisiti: verità, novità (e liceità)
Tutela subordinata all’uso effettivo
Trasferibilità anche a prescindere dall’azienda

Un segno distintivo può essere usato sia come ditta, che come insegna che come marchio. Es. Barilla.
Insegna è cruciale ad es. per attività alberghiera. Per alcune attività d’impresa è fondamentale.
Segno distintivo anche per supermercati. Molto meno importante per Amazon (per cui è invece fondamentale
nome a dominio). È importante per aziende che intrattengono attività di impresa nei propri locali.
Liceità: derivata da disciplina del marchio. Non contraria a ordine pubblico e buon costume.
Rispetto alla ditta particolarità è che insegna si può trasferire anche separatamente dall’azienda. Es. accordo
di franchising tra imprenditori e possibilità di utilizzare insegna.

Il marchio
È il segno distintivo più importante.
- Contraddistingue i prodotti o i servizi dell’imprenditore
- Individuazione di beni con caratteri omogenei
- Individuazione della fonte (unitaria) di produzione
- Valore commerciale/pubblicitario e attrazione della clientela
- Garanzia della (elevata) qualità del prodotto? no
Esiste anche la licenza di marchio. Provenienza non garantita in questo modo. Ma importanza è omogeneità
qualitativa.
Tutela giuridica subordinata alla registrazione (ma limitata tutela anche per il marchio di fatto)
- Marchio nazionale (registrazione presso l’ufficio italiano brevetti e marchi)
- Marchio europeo (registrazione presso lo european union intellectual proprety office)
- Tutela internazionale (world intellectual property organization)
Minor tutela per marchi non registrati.

27/03/2024
Lezione 5

Tutela delle invenzioni


Tutela brevettuale.
Il legislatore deve bilanciare due interessi:
1) stimolare la creazione intellettuale; introdurre regola che favorisca attività creativa / inventiva
2) maggiore fruibilità possibile del frutto del creato, ciò creato da autore / inventore diventi accessibile al
pubblico

Opere dell’ingegno e invenzioni


 Creazioni intellettuali nel campo culturale o della tecnica
 Opere dell’ingegno: diritto d’autore
 Invenzioni: brevetto
 Diritto di privativa e limiti
Si vuole incentivare l’imprenditore all’innovazione.
Invenzioni
Idee creative che contribuiscono, attraverso la soluzione di un problema tecnico di possibile applicazione
industriale, a soddisfare bisogni umani
Esclusioni (es. scoperte, teorie scientifiche, giochi, metodi per lo svolgimento di attività di attività
intellettuali, software, metodi per il trattamento chirurgico o diagnostico, etc.)

 Differenza tra invenzioni e scoperte e possibili ragioni per le esclusioni


 Brevettabilità di composti chimici per nuovi usi
Non c’è un bisogno umano che io soddisfo quando scopro un metodo matematico, così come per una teoria
scientifica, è un osservazione che migliora la comprensione del reale, di qualcosa che esiste già.
Anche i metodi di ragionamento, manca l’applicazione industriale. Non possono essere utilizzati per la
produzione di beni o servizi. Così vale per il gioco.
Il software varrebbe per le invenzioni, ma legislatore ha previsto tutela diversa in diritto d’autore.
Brevettabile è l’hardware.
Via di mezzo per i composti chimici. Si consente il brevetto di composti chimici per uso terapeutico, qui
innovazione è il particolare uso terapeutico. Si brevetta l’uso. Si va ad incentivare l’innovazione d’uso.
Importante concedere diritto di privativa a chi scopre l’uso poiché si incentivi l’attività di ricerca.
Scaduto il brevetto tutti potranno produrre quel farmaco, prevale l’interesse alla concorrenza.
Farmaci generici costano di meno del farmaco brandizzato.

INVENZIONI
Si possono distinguere in varie categorie:
- Invenzioni di prodotto
- Invenzioni di procedimento
- Invenzioni d’uso
- Invenzioni derivate (di combinazione, di perfezionamento, di traslazione)
Come si tutela l’invenzione?
Già anticipato, principalmente con il brevetto (patenti)
- Tutela morale ed economica (tutela morale: diritto dell’inventore di essere riconosciuto autore della
stessa. Potrà rivendicarne la paternità; tutela economica si traduce in sostanza nella privativa, ossia
sfruttare economicamente l’opera).
- Distinzione tra diritto al brevetto (ossia di chiedere la tutela brevettuale, spetta solo all’inventore) e
diritto di brevetto (insieme di prerogative e di diritti che nascono dalla concessione del brevetto)
- Brevetto: diritto di sfruttamento esclusivo dell’invenzione (produzione, commercializzazione e uso
industriale)
o Contenuto della domanda (descrizione (che consenta la replicabilità da un terzo esperto del
settore) e rivendicazioni (individuare la novità rispetto al precedente stato della tecnica))
o Durata: 20 anni non rinnovabile

Tutela sfaccettata, esiste tutela nazionale che consente di sfruttare l’invenzione all’interno del territorio
internazionale; poi esiste quella europea, ed internazionale.
Esistono procedure per ottenere fascio di brevetti (per ogni paese).
La valutazione della novità si fa riferire alla data della prima domanda dell’inventore.

Requisiti di brevettabilità
1. Liceità (rimane solo sulla carte)
2. Novità (non deve essere già compresa nello stato della tecnica. Cruciale il profilo della divulgazione. Non
deve essere già stata divulgata)
3. Originalità (attività inventiva) (cioè invenzione non deve risultare evidente dallo stato della tecnica per
una persona esperta del ramo) (in concreto si utilizzano indizi di non evidenza)
4. industrialità (deve essere utilizzata per produzione di beni e servizi, in un’ impresa, anche impresa
agricola)

La mancanza dei requisiti dà luogo a nullità (+ altre cause di nullità)


Decadenza del brevetto

CATEGORIA GENERALE MODELLI INDUSTRIALI:

Modelli di utilità
- Miglioramento di funzionalità (migliore efficacia o comodità d’uso)
- Distinzione tra innovazione (di prodotto) e modello di utilità
- Brevetto di durata decennale

Sono più simili alle invenzioni derivate (di prodotto, ma in cui però c’è soluzione di problema tecnico in quel
caso. Qua d’uso e di comodità). Sono invenzioni di minore rilievo.

Disegni e modelli
- Innovazioni che riguardano l’aspetto estetico dei prodotti (Design industriale)
- Novità e originalità
- Diversa impressione generale del prodotto (soprattutto al pubblico)
- Registrazione: 5 anni rinnovabile (max 25 anni) (diverso da brevetto, consente sempre privativa, a
differenza del brevetto è rinnovabile)

Concorrenza

Concorrenza sleale e pratiche commerciali scorrette


Concorrenza sleale
Art. 2598 c.c.: “ferme le disposizioni che concernono la tutela dei segni distintivi e dei diritti di brevetto,
compie atti di concorrenza sleale chiunque: …
3) si vale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza
professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda”
- Atti compiuti da un imprenditore nei confronti di altro imprenditore
- Nozione di concorrenza (orizzontale e verticale) e danno (anche potenziale)
- Legittimazione anche ad associazioni professionali o di categoria (art. 2601 c.c.)

Non invocabile da consumatori. Solo da soggetti imprenditori. Argomenti testuale che ci fanno capire che
questo rapporto è regolato solo per imprenditori, soggetti passivi. (titolare di un azienda è imprenditore).
Dal punto di vista del lato attivo ovvero chi compie l’atto, è molto più generale, dice “chiunque”. Ma dottrina
dice che può essere solo un altro imprenditore, soprattutto per ragioni di parità di trattamento. Si hanno
strumenti che non sono disponibili per chi è in ambito privatistico.
Il consumatore in concreto potrebbe compiere atti lesivi verso l’imprenditore.
Ma tutela sarà aquiliana ex art. 2043 c.c. (illecito civile).

Ci deve essere rapporto di concorrenza tra i due imprenditori. Ovvero devono avere clientela comune.
Magari operano nello stesso ambito geografico e producono beni o servizi paragonabili che soddisfano gli
stessi e bisogni. Anche imprenditori che concorrono verticalmente non solo orizzontalmente.
Concorrenza verticale (rivenditore vs. produttore).
Ai fini dell’applicazione della concorrenza sleale vale anche il danno potenziale che non si è ancora
verificato.

Fattispecie
Art. 2598 c.c.:
1) Usa nomi o segni distintivi idonei a produrre confusione con i nomi o con i segni distintivi
legittimamente usati da altri, o imita servilmente i prodotti di un concorrente, o compie con qualsiasi altro
mezzo atti idonei a creare confusione con i prodotti e con l’attività di un concorrente …”
Fattispecie confusorie:
- Confondibilità dei segni distintivi
- Imitazione servile

2) diffonde notizie e apprezzamenti sui prodotti e sull’attività di un concorrente, idonei a determinane il


discredito, o si appropria di pregi dei prodotti o dell’impresa di un concorrente…”

Fattispecie:
- Denigrazione
- Appropriazione di pregi
Pubblicità comparativa?
Non è denigrazione l’affermazione del vero se fatta in maniere non fuorviante e oggettivamente.
Es. non si può fare confronto tra prodotti non omogenei: mele con pere. Biscotti dietetici e biscotti normali.
Mentre invece si può fare su stessa tipologia e target di prodotti.

3) si vale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza
professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda”
- Norma di chiusura
- Esempi: mendacio (appropriazione di pregi che non ha nemmeno il concorrente, nessuno sul mercato e
tantomeno io), spionaggio industriale /sottrazione di segreti; concorrenza parassitaria, boicottaggio, dumping
(vendita sottocosto dei propri prodotti di impresa con grande potere di mercato per eliminare i propri
concorrenti), storno di dipendenti, etc.

RIMEDI
- Inibitoria (art. 2599 c.c.): ordine di far cessare gli atti di concorrenza sleale e rimozione degli effetti.
Tutela rafforzata, non serve dolo o colpa od il verificarsi effettivo del danno. Se danno c’è:
- Risarcimento del danno (art. 2600 c.c.)
o Dolo o colpa (se è accertato di concorrenza sleale, si presume)
o Danno attuale
- Pubblicazione della sentenza

Pratiche commerciali scorrette


Art. 20 c. cons.: “le pratiche commerciali scorrette sono vietate.
Una pratica commerciale è scorretta se è contraria alla diligenza professionale, ed è falsa o idonea a
falsare in una misura apprezzabile il comportamento economico, in relazione al prodotto, del
consumatore medio che essa raggiunge o al quale è diretta o del membro medio di un gruppo qualora la
pratica commerciale sia diretta a un determinato gruppo di consumatori …”
- Disciplina a tutela del consumatore (parte debole)
- Consumatore medio (o membro medio di un gruppo di consumatori particolarmente vulnerabile al
quale è destinata la pratica)
(codice delle imprese si rivolge ai professionisti nei confronti dei consumatori)
A differenza della concorrenza sleale non c’è ricorso ad autorità giudiziaria, ma autorità garante della
concorrenza e del mercato che può anche ricorrere a sanzioni amministrative se l’impresa non cessa la
condotta scorretta.
Molestie che cercano di influire sul consumatore a stipulare contratti non desiderati. Es. chiamate telefoniche
insistenti. Intervento autorità garante in sede amministrativa. Spesso molto più veloce dell’autorità
giudiziaria.

Diritto antitrust
Promuove il corretto funzionamento del mercato concorrenziale
Reprime abusi del potere di mercato delle imprese che incidono sul corretto funzionamento del mercato
stesso e sul benessere dei consumatori
- Creazione artificiosa o sfruttamento abusivo del potere di mercato
- Condotte che incidono negativamente su quantità, prezzo, qualità, varietà dell’offerta e/o sul tasso di
innovazione
- Divieti
Il mercato funziona correttamente se le imprese non pregiudicano la qualità dell’offerta. E non riducono la
varietà dell’offerta, non aumentano indiscriminatamente il prezzo. E il mercato funziona se le imprese
innovano e non la impediscono.
Se queste condizioni sono soddisfatte il mercato funziona ed il consumatore ne trae beneficio (consumer
welfare).
Se una o più condizione non sono rispettate abbiamo un pregiudizio verso il consumatore e verso il corretto
funzionamento del mercato, effetto restrittivo della concorrenza di cui si deve occupare il diritto antitrust.

Maggiori problemi li abbiamo quando la condotta di una impresa ha effetti postivi per il consumatore per un
lato ma effetti negativi per altri.
Es. Aumento qualità ed aumento del consumer welfare ed incide in maniera negativa per il prezzo che è alto.
Se ho effetto positivo su alcuni elementi ed effetto negativo su altri, decisione su condotta dipende da scelte
di policy. Si consente alle autorità chiamate ad applicare il diritto antitrust una valutazione flessibile per
determinare se la condotta dell’impresa restringe la concorrenza nel mercato o meno.
Discrezionalità.
Il diritto antitrust non interviene per migliorare il consumer welfare ma serve soltanto per evitare riduzioni
del benessere dei consumatori.
Per prezzi troppo alti vi sono altre norme che calmierano i prezzi.
Diritto antitrust è fatto di divieti non di norme impositive.
Fonti del diritto antitrust
- Fonti europee (artt. 101 e 102 TFUE; regolamento (CE) n.1/2003; Regolamento (CE) n. 139/2004
sulle concentrazioni)
- Fonti nazionali (l. n. 287/1990) (legge che ricalca in buona sostanza la disciplina europea)
- Autorità chiamate ad applicare il diritto antitrust in sede amministrativa
o Commissione europea
o AGCM
+ enforcement privato davanti all’autorità giudiziaria.

La disciplina europea si applica a tutti i fenomeni che possono restringere la concorrenza a livello europeo,
in più stati membri. Ciò non vuol dire che la condotta vietata venga posta in essere in più stati membri; basta
che una condotta in un singolo paese abbia ripercussioni transfrontaliere.
Disciplina nazionale si occupa di fenomeni di rilevanza locale, non con implicazioni transfrontaliere.
Differenza non troppo significativa poiché la disciplina nazionale in sostanza ricalca quella europea.
Normalmente l’applicazione coincide ma non è detto.
Se legge applicabile è legge nazionale l’autorità competente è l’AGCM. Se diritto applicabile è quello
europeo, situazione più complessa, competenza concorrente tra singole autorità nazionali e commissione
europea.
Nullità dei contratti stipulati in violazione del diritto antitrust, il privato si può rivolgere all’autorità
giudiziaria per risarcimento del danno.
Particolarità, diritto antitrust si applica alle imprese considerate in una accezione più ampia.
- Nozione di impresa diversa da quella dettata dall’art. 2082 c.c. (è impresa tutto ciò che offre un
attività economica di produzione di beni e servizi in cambio di un corrispettivo, presuppone metodo
lucrativo, non economico, include autonomi e professionisti. Poiché discende da normativa europea.)
- Solo imprese con potere di mercato
- Mercato rilevante
o Mercato del prodotto: prodotti o servizi reciprocamente sostituibili (dal lato della domanda)
o Mercato geografico: condizioni di concorrenza omogenee all’interno di un determinato
territorio
Si combina mercato geografico a quello del prodotto. Mercato rilevante è territorialmente limitato a quelle
aree che hanno condizioni di concorrenza omogenee e sono diverse da territori contigui.
Comprende solo prodotti e servizi reciprocamente sostituibili, sostituibilità valutata dal lato della domanda.

Intese
Art. 101 TFUE e art. 2 e 4 l. 287/1990
Accordi, decisioni di associazioni di imprese o pratiche concordate che abbiano per oggetto o per effetto
quello di impedire, restringere o falsare la concorrenza nel mercato rilevante.
Esempi: fissazione dei prezzi; limitazione o controllo della produzione, degli sbocchi, dello sviluppo tecnico
o degli investimenti; ripartizione dei mercati, etc.
Nullità delle intese vietate
Alcune intese sono però permesse: intese minori o intese che migliorano la produzione o la distribuzione o
che comunque promuovono il progresso tecnico o economico (condizioni positive e negative di esenzione:
cfr. ad es. art. 101, par. 3, TFUE)
Intese vanno comunicate all’autorità nazionale. Si chiede per intese tra grandi aziende anche parere a
commissione eu.

Abuso di posizione dominante


Art. 102 TFUE e art. 3 l. 287/1990
Potere di mercato che consente all’impresa di assumere scelte indipendenti dai concorrenti
Sfruttamento abusivo di una posizione dominante sul mercato rilevante
Esempi: imposizione di prezzi o condizioni di transizione non equi; limitazione della produzione;
applicazione di condizioni diverse per prestazioni equivalenti; subordinazione della conclusione di contratti
all’accettazione da parte dei contraenti di prestazioni supplementari che non hanno nesso con l’oggetto dei
contratti, etc.
(simili agli esempi dell’intesa)

Concentrazioni
L’ultima fattispecie, che è regolata e non vietata, è quella delle concentrazioni.
Trattasi di operazioni che comportano cambiamenti duraturi nel controllo di un’impresa, che possono
essere di tipo giuridico (due società che si fondono in un’unica società), di tipo economico
(un’impresa acquista una partecipazione di capitale maggioritaria di un’altra impresa, pur rimanendo
giuridicamente autonome) oppure joined …
Le concentrazioni possono avere effetti positivi, creando una sinergia tra più imprese, quindi non
sono vietate, ma se superano certe soglie viene interpellata l’autorità antitrust (Commissione o
AGCM in Italia) che deve valutare se la concentrazione ostacola in maniera significativa una
concorrenza effettiva sul mercato.
Se la concentrazione è al di sotto della soglia europea ma al di sopra della soglia nazionale, si applica
la disciplina nazionale, altrimenti se supera la soglia europea si applica la disciplina europea. In questi
casi, le autorità possono decidere se vietare la concentrazione o autorizzare la subordinazione di una
impresa a un’altra a condizioni o impieghi.
03/04/2024
Lezione 6

I consorzi
Cooperazione tra imprenditori. Vi sono diverse forme. Alcune di diritto europeo, alcune diritto interno.
Noi parleremo solo dei consorzi.
Art. 2602, c.1, c.c. “Con il contratto di consorzio più imprenditori [2082, 2618] istituiscono
un'organizzazione comune per la disciplina o per lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive imprese.”
- Necessaria qualifica imprenditoriale delle parti
- Coordinamento tra imprese
- Distinzione tra consorzi con attività interna ed esterna
Già da questa definizione riusciamo ad intravedere una distinzione tra due tipi di consorzi. Questa
distinzione è rilevante poiché vi sono una serie di disposizioni che si applicano a tutti i consorzi ed alcune
che si applicano solo a consorzi con attività esterna. Le disposizioni per consorzi con attività esterna servono
a regolare l’aspetto del contatto con i terzi e l’interesse delle imprese consorziate. Responsabilità
patrimoniale del consorzio e effetti con i terzi.
Aspetti condivisi del contratto di consorzio:
- Organizzazione comune.
- Attività accessoria rispetto all’attività d’impresa svolta dagli imprenditori consorziati (diversa tra
consorzi con attività interna ed attività esterna).
Attività interna: serve per gli imprenditori per sottostare in alcuni ambiti dell’attività di impresa a regole
comuni.
Es. accordo di standard qualitativo minimo, organizzazione comune verifica il rispetto di questa condizione
tra gli imprenditori consorziati.
Accordo che può esistere anche tra consorzi con attività esterna ma che assume declinazioni ed aspetti
differenti.
Obiettivo delle imprese consorziate è ottenere un vantaggio diretto imprenditoriale, es. risparmio di spesa.
Il consorzio normalmente:
- Contratto aperto
- Forma scritta (art. 2603, c.1, c.c.)
- Elementi del contratto: oggetto, durata, sede, obblighi e contributi dei consorziati, organi consortili e
relativi poteri (anche per quanto riguarda la rappresentanza processuale), casi di recesso e esclusione,
sanzioni in caso di inadempimento degli obblighi dei consorziati (Art. 2603, c.2, c.c.)
o Durata: 10 anni (se non previsto diversamente) (art. 2604 c.c.)
- Modificazioni e scioglimento del contratto
Se un soggetto cessa l’attività di impresa, cessa di fare parte del consorzio.

Organizzazione consortile
- Organizzazione comune come elemento essenziale
- Organo deliberativo (principio maggioritario e metodo collegiale)
- Organo esecutivo
- Disciplina derogabile dalle parti
Metodo assembleare nel senso proprio si chiama collegiale.

Consorzi con attività esterna


- Soggettività giuridica e iscrizione nel registro delle imprese
- Art. 2614 c.c. “I contributi dei consorziati e i beni acquistati con questi contributi costituiscono
il fondo consortile. Per la durata del consorzio i consorziati non possono chiedere la divisione del
fondo, e i creditori particolari dei consorziati non possono far valere i loro diritti sul fondo medesimo
[2270, 2305, 2472, 2531].” (autonomia patrimoniale)
- Obbligazioni assunte in nome del consorzio (fondo consortile) (Art. 2615 c.1, c.c.) (ne risponde il
fondo consortile)
- Obbligazioni assunte dal consorzio ma per conto dei consorziati (Solidarietà) (Art. 2615 c.2, c.c)
(rispondono i singoli consorziati e solo in via sussidiaria il fondo consortile)
Creditore non può far valere alcuna pretesa sul fondo consortile. Solo sull’impresa.

Introduzione al diritto societario. La nozione di società. I


tipi di società
Già il codice civile regola le società in maniera particolarmente analitica
La nozione di società
Enti pluripersonali che consentono a soggetti di svolgere l’attività produttiva. Su spinta del legislatore
europeo oggi anche unipersonali in alcuni casi.
- Società quale ente pluripersonale (ma s.r.l. e s.p.a. possono essere anche “unipersonali”) destinato
all’esercizio di una attività produttiva (di regola qualificabile come impresa, ma non sempre: es.
società tra professionisti)
- Pluralità di modelli organizzativi o “tipi” di società
- Art. 2247 c.c. “con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per
l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili”
o Definizione del “contratto” di società, non della nozione di società
o Caratteri fondamentali del modello organizzativo societario

Modello organizzativo tipico per esercitare attività di impresa, ma utilizzabile anche per svolgere attività
produttiva diversa dall’impresa.
Struttura organizzativa societaria serve per svolgere attività produttiva con metodo economico.
Modelli organizzativi che la struttura privata può scegliere. Ne esistono diversi tipi.
Nel nostro ordinamento non vi è vera e propria definizione di società, ma solo contratto di società.
Contratto di società è classificabile all’interno di contratti associativi e contratti con comunione di scopo.
(categoria contrapposta e distinta alla categoria dei contratti di scambio. Nel contratto di scambio, abbiamo
contrapposizione di interessi, prestazioni di una parte vanno a soddisfare interesse dell’altra parte; Nei
contratti associativi abbiamo una dinamica differente, prestazioni in capo alle parti, ma si pongono basi per
lo svolgimento dell’attività in interesse comune alle parti che aderiscono all’iniziativa, interessi convergenti
per la realizzazione dello scopo.)
Generalmente contratto con rilevanza esterna. Da luogo ad un organizzazione destinata ad entrare in contatto
con i terzi e che i terzi riconoscono distinta dalle persone soci, che si interfaccia con il mercato.
A questo aspetto si ricollegano problemi di ricollegabilità e riconoscibilità giuridica delle società.
Caratteri essenziali del fenomeno societario, sia per società nata da contratto che da atto unilaterale:
- Atto di autonomia privata: contratto (plurilaterale, a struttura aperta, con comunione di scopo, a
rilevanza esterna) (c.d. contratto associativo) o atto unilaterale
- Elementi del fenomeno societario:
o 1. Conferimenti
o 2. Esercizio di una attività economica (solitamente qualificabile come impresa) – c.d.
scopo mezzo
o 3. Al fine di dividere gli utili (scopo lucrativo) – c.d. scopo fine
 Ma sono previste società con scopo mutualistico o consortile: si tratta comunque di
uno scopo egoistico di natura patrimoniale

Conferimenti
- Insieme delle risorse economiche destinate stabilmente all’esercizio dell’attività
- Prestazioni a cui sono obbligati i soci
- Possono essere oggetto di conferimento tutte le entità suscettibili di valutazione economica:
denaro; beni in natura (a titolo di proprietà, di godimento o comunque a titolo di diritto reale o
personale), incluse le aziende o i rami di azienda e i beni immateriali (es. marchi o brevetti); crediti;
quote di partecipazione in altre società; prestazioni d’opera o servizi; obblighi di non fare, etc.
o Per alcuni tipi sociali vi sono regole particolari: es. nelle S.p.A. non sono conferibili le
prestazioni d’opera o di servizi (cfr. art. 2342, ultimo comma, c.c.)

I conferimenti e il capitale
- I conferimenti vanno a costituire il “capitale sociale”, anche detto capitale “di rischio”: capitale
stabilmente assoggettato al rischio d’impresa
o Art. 2265 c.c.: “è nullo il patto con il quale uno o più soci sono esclusi da ogni
partecipazione agli utili o alle perdite”
o Per taluni tipi di società (es. S.p.A.) o società che hanno particolare oggetto sociale (es.
attività bancaria) sono previsti requisiti di capitale minimo
o Ma s.r.l. a capitale “marginale”
- Inizialmente capitale sociale = patrimonio sociale  successivamente il patrimonio subisce
oscillazioni in aumento o in diminuzione in dipendenza delle vicende societarie
- Capitale sociale nominale: Il valore in denaro dei conferimenti
o Posta ideale: posta contabile che rappresenta il valore monetario iniziale delle risorse della
società; può essere variata solamente modificando l’atto costitutivo delle società
o Funzione produttiva
o Funzione organizzativa
o Funzione vincolistica

Si discute se queste 3 funzioni siano esaustive.


Funzione produttiva, attraverso il capitale, si forniscono risorse senza la quale l’attività non si può
intraprendere.
Funzione organizzativa, attraverso il capitale, posso capire se il patrimonio è superiore o è inferiore al
capitale conferito e se la società sta ottenendo un utile o una perdita, ci consente anche di parametrare i poteri
dei soci ed i loro diritti di voto.
Funzione vincolistica, il socio non può chiedere la restituzione del conferimento fino a quando la società è
stabilmente in attività, quando esercita il diritto di recesso e esce dalla società prima dello scioglimento
ottiene il valore monetario della sua quota e non l’ammontare esatto del conferimento originario. (quota di
liquidazione) Non si può chiedere in ogni momento il valore monetario della sua quota quando vuole. Le
cause di recesso sono tassativamente predeterminate dalla legge (o dallo statuto societario). Altro aspetto è
che il socio non può disporre liberamente dei beni della società.
- Vincolo di destinazione del capitale:
o Il socio non può chiedere la restituzione del conferimento (anche in caso di recesso, non
ottiene la restituzione del bene eventualmente conferito in natura)
o Il socio non può chiedere in ogni momento la liquidazione della sua quota
o I soci non possono servirsi dei beni sociali per scopi individuali/per fini estranei a quelli
della società
o L’attivo patrimoniale costituisce garanzia (principale o esclusiva) per i creditori sociali

Esercizio di una attività economica


- Produttività (e organizzazione) dell’attività
- Ambito/settore di attività: oggetto sociale
- Società senza impresa: es. società occasionali; società tra professionisti (art. 10, l. 183/2011)
- Distinzione tra società e comunione (affine a distinzione tra attività produttiva e attività di mero
godimento)
o Non è ammessa la costituzione di società di “mero godimento” (cfr. art. 2248 c.c.)
o Comunione/comproprietà: a differenza della società, situazione statica caratterizzata da
diritto d’uso individuale (con limiti), diritto di divisione e assenza di autonomia
patrimoniale.
(Serve creazione di nuova utilità per avere società, attività produttiva)
Società è contratto, comunione è situazione giuridica. Società è situazione dinamica

Scopo egoistico
- Art. 2247: scopo di divisione degli utili (scopo lucrativo)
o Lucro oggettivo
o Lucro soggettivo
- Utile: differenza tra il valore del patrimonio netto (attività – passività) e capitale; unica porzione del
patrimonio che può essere oggetto di distribuzione tra i soci
- Società con scopo egoistico non lucrativo (es. cooperative): scopo mutualistico o consortile
- Limitati casi in cui la società può perseguire uno scopo non (strettamente) egoistico: es. imprese
sociali (esercitate in forma societaria); società benefit (beneficio comune nell’oggetto societario oltre
allo scopo egoistico)

L’impresa societaria
Società non commerciale ------- Società semplice
Società in nome collettivo
Società in accomandita Società di persone
semplice
Società per azioni
Società commerciale Società a responsabilità
limitata Società di capitali
Società in accomandita per
azioni

Società cooperativa, società europea…


Libertà di scelta solo tra i tipi previsti (no società “atipiche”)
I soci hanno ampia libertà di scelta del tipo societario e quindi la disciplina che venga applicata al
determinato tipo societario.
Deve sempre esplicarsi tra le scelte dei modelli espressamente previsti dal legislatore.
Le parti possono scegliere solo questi tipi previsti e retti dalla legge.
Importante per la tutela dei terzi.

Società di persone:
- Autonomia patrimoniale imperfetta
- Soggettività giuridica ( differenza che riguarda anche la tassazione)
- Organizzazione non corporativa
- Maggiore spazio per la regola dell’unanimità
- Maggior rilievo per le persone dei soci
- Compagine sociale ristretta
- Potere di gestione affidato ai soci illimitatamente responsabili (rischia e amministra direttamente)
Società di capitali
- Autonomia patrimoniale perfetta
- Personalità giuridica
- Organizzazione corporativa
- Principio maggioritario
- Organizzazione capitalistica
- Compagine sociale ampia
- I soci di regola hanno solo il potere di nominare i soggetti (anche non soci) incaricati della gestione
(non c’è diritto di amministrare per il socio)

Le società di persone. Società semplice e società in nome


collettivo

Società semplice
- Art. 2249 c.c.: solo attività non commerciale
- Applicabilità dello statuto generale dell’imprenditore + pubblicità legale
- Disciplina base delle società di persone, applicabile salvo deroghe o disposizioni speciali anche alle
s.n.c. e alle s.a.s.
- Art. 2251 c.c. “nella società semplice il contratto non è soggetto a forme speciali, salve quelle
richieste dalla natura dei beni conferiti”
o Costituzione anche per fatti concludenti (società di fatto)
o Iscrizione nel registro delle imprese non è condizione di esistenza della società

(Prototipo normativo in materia di società di persone. In linea di principio è applicabile anche alle altre
società di persone)
Se i soci non hanno individuato tipo societario prescelto, si applicano automaticamente regole di società
semplice. (+ relativa disciplina es. attività agricola. Disciplina società semplice diviene residuale per società
non commerciali)
Potrebbe anche non esserci accordo verbale. Basta porre in essere atteggiamento riconducibile a società nei
fatti.

Società in nome collettivo


- Attività commerciale o non commerciale, ma regime di default per lo svolgimento dell’attività
commerciale (in assenza di opzione espressa per altro tipo societario)
- Contenuto dell’atto costitutivo (art. 2295 c.c.): soci; ragione sociale; indicazione dei soci che
hanno poteri di amministrazione e rappresentanza; sede ed eventuali sedi secondarie; oggetto
sociale; conferimenti (ed eventuali prestazioni d’opera dei soci); regole per ripartizione degli utili;
durata
- Contratto a forma libera (ma applicabilità art. 2251 c.c.) e forma richiesta per l’iscrizione nel
registro delle imprese
o Iscrizione quale condizione di regolarità della società
o Differenza tra s.n.c. irregolare e società di fatto

Se atto costitutivo non prevede chi amministra, tutti i soci amministrano. Se atto costitutivo non prevede
come si ripartiscono utili, con regola supplettiva si ripartisce per quota di conferimento, etc.
s.n.c. iscritta si dice regolare, s.n.c. costituita ma non iscritta si dice irregolare. Per alcuni aspetti si applicherà
disciplina della società semplice.

Conferimenti
- Ogni entità suscettibile di valutazione economica
- Art. 2253 c.c. “il socio è obbligato a eseguire i conferimenti determinati nel contratto sociale. Se i
conferimenti non sono determinati, si presume che i soci siano obbligati a conferire, in parti uguali
tra loro, quanto è necessario per il conseguimento dell’oggetto sociale”
- Il valore attribuito ai conferimenti è concordato dalle parti in sede di costituzione o aumento del
capitale
- Chi conferisce opera o servizi diviene socio e partecipa agli utili e alle perdite (ma non è strettamente
necessaria la “capitalizzazione” del conferimento)

Conferimenti e capitale
- Disciplina del capitale assente per la società semplice
- Tutela minima del capitale della s.n.c.:
o Indicazione valore dei conferimenti e modalità di valutazione
o Art. 2306 c.c.: riduzione reale del capitale possibile dopo tre mesi dall’iscrizione della
decisione nel RI, salva opposizione dei creditori
o Divieto di distribuzione di utili fittizi
o Manca una disciplina della riduzione obbligatoria del capitale per perdite

Partecipazione a utili e perdite


- Partecipazione a utili e perdite proporzionale al conferimento, salvo diversa previsione
o Art. 2265 c.c. (divieto di patto leonino): previsto per le s.s., applicabile a s.n.c. e s.a.s., e
ritenuto applicabile anche alle società di capitali (carattere trasntipico del divieto)
- Partecipazione del socio d’opera agli utili secondo equità, se non vi sono pattuizioni espresse
- Art. 2262 c.c.: “Salvo patto contrario ciascun socio ha diritto di percepire la sua parte di utili dopo
l’approvazione del rendiconto”

Creditori particolari dei soci


s.s. e s.n.c. irregolari
• diritto del creditore di soddisfarsi sugli utili spettanti al socio debitore
• atti conservativi sulla quota
• art. 2270, c. 2, c.c.: se gli altri beni del debitore sono insufficienti, il creditore particolare del socio
può chiedere in ogni tempo la liquidazione della quota
s.n.c. regolari
• diritto del creditore di soddisfarsi sugli utili spettanti al socio debitore
• atti conservativi sulla quota
• diritto alla liquidazione della quota solo alla scadenza della società
o § Proroga tacita o non iscritta: liquidazione in ogni tempo (come nelle s.s.)
o § Proroga espressa iscritta in RI: i creditori possono opporsi entro 3 mesi
10/04/2024
Lezione 7

Responsabilità dei soci per le obbligazioni sociali


s.s.
Art. 2267, c.1, c.c. “per le obbligazioni sociali rispondono […] personalmente e solidalmente i soci che
hanno agito in nome e per conto delle società e, salvo patto contrario, gli altri soci”
- Per poter avere effetto nei confronti dei terzi il patto limitativo della responsabilità del socio deve
essere portato a conoscenza dei terzi con mezzi idonei
s.n.c.
Art. 2291 c.c.: “nella società in nome collettivo tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le
obbligazioni sociali.
Il patto contrario non ha effetto nei confronti dei terzi”
- Possibile efficacia interna del patto
- Diritto di rivalsa del socio nei confronti della società

Precedentemente vi era placet del sovrano nel costituire le società, ragioni essenzialmente storiche.

Responsabilità dei soci per le obbligazioni sociali


• Responsabilità del socio per le obbligazioni sociali sorte anteriormente all’ingresso in società
• Lo scioglimento del singolo rapporto sociale (morte, esclusione, recesso) non fa venir meno la
responsabilità per le obbligazioni sociali sorte anteriormente allo scioglimento medesimo
o Scioglimento opponibile se iscritto/portato a conoscenza dei terzi
• Estensione della liquidazione giudiziale (entro un anno dallo scioglimento del rapporto)

Beneficio di preventiva escussione


s.s. e s.n.c. irregolari
• Il beneficio di preventiva escussione del patrimonio sociale opera in via d’eccezione
• art. 2268 c.c.: «[i]l socio richiesto del pagamento di debiti sociali può domandare […] la preventiva
escussione del patrimonio sociale, indicando i beni sui quali il creditore possa agevolmente
soddisfarsi»
Sarà il singolo socio a dover eccepire il beneficio di preventiva escussione nella società semplice.
s.n.c. regolari
• Il beneficio di preventiva escussione del patrimonio sociale opera in via automatica
• art. 2304 c.c.: «[i] creditori sociali […] non possono pretendere il pagamento dai singoli soci, se non
dopo l’escussione del patrimonio sociale»

La disciplina della tenuta della contabilità è molto più articolata e analitica nelle società in nome collettivo in
ragione del fatto che la s.n.c. può svolgere anche attività commerciale, mentre s.s. di regola attività agricola.
La contabilità in entrambe c’è, è riservata, ma è molto più scarna nelle s.s.
Nella s.s. è il singolo socio che è di per sé sfavorito.
Ci dà una idea dell’autonomia patrimoniale imperfetta delle s.s.
Nelle s.n.c. irregolari è un po' più forte l’autonomia patrimoniale, ma resta in via sussidiaria imperfetta.

Amministrazione e rappresentanza
• Distinzione tra potere di gestione e rappresentanza
• art. 2257, c. 1, c.c. «[…] Salvo diversa pattuizione, l'amministrazione della società spetta a ciascuno
dei soci disgiuntamente dagli altri»: c.d. amministrazione disgiuntiva (ma è possibile prevedere
espressamente amministrazione congiuntiva)
• art. 2266, c. 2, c.c.: «[i]n mancanza di diversa disposizione del contratto, la rappresentanza spetta a
ciascun socio amministratore e si estende a tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale»
• I soci (illimitatamente responsabili) sono di diritto amministratori e hanno potere di rappresentanza
della società
Due principi:
• Ogni socio immediatamente responsabile ha di diritto il potere di amministrare e rappresentare la
società.
• Tutte le modifiche dell’accordo originario richiedono l’unanimità, serve il consenso di tutti i soci.
Più aumenta il profilo dell’autonomia patrimoniale, più la società si avvicina al modello corporativo, più ci si
sposta verso il voto di maggioranza. Poiché società sempre più complessa.
Potere di firma disgiunto, ogni amministratore può impegnare la società verso terzi con la propria firma. Ciò
vale per il rapporto fiduciario molto forte delle società di persone. Regole riflettono la persona del socio nelle
società di persone ed il coinvolgimento diretto nell’attività di impresa e nella conduzione degli affari sociali.
Vi possono essere deroghe a questo assetto di interessi. Per il lato costitutivo, possono essere previste
distinzioni tra socie amministratori e socie rappresentanti

Amministrazione disgiuntiva e congiuntiva


• Amministrazione disgiuntiva (art. 2257 c.c.): il potere di amministrare la società spetta
disgiuntamente a tutti i soci, che possono decidere autonomamente gli atti gestori da compiere
o Ogni altro socio amministratore ha diritto di opposizione prima che le singole operazioni
vengano compiute
o Sull’opposizione decide la maggioranza di tutti i soci secondo la partecipazione di ciascuno
agli utili
• Amministrazione congiuntiva (art. 2258 c.c.): il potere di amministrare la società spetta a più soci
congiuntamente salvo urgenza; il compimento delle singole operazioni necessita del consenso di tutti
i soci amministratori (o, se previsto, della maggioranza per partecipazione utili)
N.B. Possibilità di amministrazione congiuntiva per alcuni atti e disgiuntiva per altri
Amministrazione disgiuntiva è modello più snello. Amministrazione congiuntiva è più tutelante ma rischia di
irrigidire l’amministrazione della società

Rappresentanza
• Possibilità di conferire potere di rappresentanza solo ad alcuni amministratori
• Rappresentanza disgiuntiva o congiuntiva
• In assenza di previsioni espresse, il potere di rappresentanza segue il modello di gestione
• Potere di rappresentanza anche processuale

Nomina e revoca degli amministratori


• Nomina nell’atto costitutivo o per atto separato
• Revoca
o § Se nomina nell’atto costitutivo: per giusta causa e all’unanimità, salvo che l’atto
costitutivo non preveda la regola di maggioranza
o § Se atto separato: revoca ammessa secondo quanto previsto in tema di mandato (art. 2259,
c. 2, c.c.), quindi anche senza giusta causa salvo risarcimento del danno; secondo alcuni
interpreti a maggioranza
o § Revoca giudiziale per giusta causa

Doveri degli amministratori e poteri di controllo dei soci non


amministratori
• Doveri degli amministratori
o § Rinvio alle norme sul mandato (scompare nelle società di capitali)
o § Dovere di diligenza ex art. 1710 c.c. (nelle società di capitali più qualificato)
o § Dovere di vigilanza e intervento se amministrazione disgiuntiva
o § Per le s.n.c., art. 2301 c.c.: divieto di concorrenza
o § Responsabilità per i danni arrecati alla società
• Art. 2261 c.c.: i soci non amministratori hanno
o § Diritto di informazione
o § Diritto di ispezione (scritture contabili incluse)
o § Diritto al rendiconto (diritto ad ottenere rendicontazione degli affari societari compiuti =!
da bilancio di esercizio, ma più simile a quello che ha il mandante sul mandatario)

Decisioni dei soci e modifiche atto costitutivo


• Salvo diversa disposizione, le modifiche dell’atto costitutivo, sia di carattere soggettivo che
oggettivo, sono decise all’unanimità (ma regole speciali per decisioni di trasformazione, fusione e
scissione)
o § Possibile introduzione di una clausola di libera trasferibilità delle partecipazioni
o § Opponibilità della modifica dopo iscrizione nel RI o provando la conoscenza dei terzi
• Per alcune altre decisioni dei soci, maggioranza: a seconda dei casi, per quote di partecipazione agli
utili, per teste o per quote di partecipazione al capitale
• Mancanza di una disciplina del procedimento

Decisione a maggioranza per trasformazione da società di persone a società di capitali (disciplina più
complessa, tutelante) Diritto di recesso per il socio che non è d’accordo.
Nelle società di persone se cambiano i soci cambia l’atto costitutivo.
3 regole di maggioranza individuate nel codice civile:
Per partecipazione all’utile, per teste, o meno volte individuate per quote di partecipazione al capitale.

Scioglimento del singolo rapporto sociale


• Rilevanza della persona del socio e legame tra vicende personali del socio e rapporto sociale
• Cause di scioglimento:
1. Morte del socio (att. 2284 c.c.)
2. Recesso (art. 2285 c.c.)
3. Esclusione (artt. 2286-2288 c.c.)

Queste cause danno rilievo a scenari e vicende personali che rendono difficile la prosecuzione del rapporto
sociale. Principio di fondo comune è continuazione della società.

Scioglimento del singolo rapporto sociale (morte del socio)


1. Morte del socio: «[s]alvo contraria disposizione del contratto sociale, in caso di morte di uno dei
soci, gli altri devono liquidare la quota agli eredi, a meno che preferiscano sciogliere la società
ovvero continuarla con gli eredi stessi e questi vi acconsentano» (art. 2284 c.c.)
o Scelta a posteriori tra scioglimento anticipato e continuazione della società con gli eredi
(previo loro consenso)
o Previsioni statutarie per l’eventualità della morte di uno dei soci
 § Clausole di consolidazione (soci si obbligano a liquidare quota ad eredi)
 § Clausole di continuazione: facoltativa o obbligatoria (?) (facoltativa: soci
manifestando disponibilità a continuare società con eredi; obbligatoria: si obbligano
eredi ad entrare in società oppure risarcimento del danno) (dubbi di ammissibilità
per clausole obbligatorie, comprimono scelta del socio defunto)
 § Clausole di successione? (Ancora più dubbi di ammissibilità poiché almeno nelle
clausole di continuazione obbligatoria vi è opzione)

Scioglimento del singolo rapporto sociale (recesso)


2. Recesso
• Società a tempo indeterminato o con durata pari alla vita di uno dei soci: recesso ad nutum, con
preavviso di tre mesi
• Società a tempo determinato: giusta causa o cause di recesso previste nell’atto costitutivo
• Decisioni a maggioranza (di trasformazione in società di capitali, fusione e scissione)
Scioglimento del singolo rapporto sociale (esclusione)
3. Esclusione
• Facoltativa: gravi inadempienze; interdizione; inabilitazione; condanna a una pena che comporta
l’interdizione anche temporanea dai pubblici uffici; sopravvenuta inidoneità del socio d’opera a
prestare l’opera conferita; perimento della cosa conferita in godimento (non imputabile agli
amministratori); perimento del bene conferito in proprietà prima che la società acquisti la proprietà;
ulteriori ipotesi previste dall’atto costitutivo
o § Decisa dagli altri soci a maggioranza per teste (non si computa il socio da escludere); se
due soci, su esclusione chiesta dal socio decide il Tribunale
o § Possibilità di opposizione da parte del socio escluso entro 30 gg
• Obbligatoria: assoggettamento del socio a liquidazione giudiziale/controllata; liquidazione della
quota su richiesta del creditore particolare del socio

Cause di scioglimento della società


Ai sensi dell’art. 2272 c.c. la società si scioglie per:
1. Decorso del termine di durata
2. Conseguimento dell’oggetto sociale o sopravvenuta impossibilità di conseguirlo
3. Volontà di tutti i soci
4. Sopravvenuta mancanza della pluralità di soci (se non ricostituita entro 6 mesi) (aggiunta da riforma
disciplina della crisi e insolvenza)
5. Cause previste dal contratto sociale
6. Apertura liquidazione controllata.
Per la s.n.c. si aggiungono anche le seguenti cause:
7. Provvedimento autorità governativa nei casi stabiliti dalla legge
8. Apertura liquidazione giudiziale

Liquidazione della società


• Art. 2274 c.c.: «[a]vvenuto lo scioglimento della società i soci amministratori conservano il potere di
amministrare, limitatamente agli affari urgenti, fino a che siano presi i provvedimenti necessari per la
liquidazione»
• Nomina dei liquidatori (da parte dei soci; all’unanimità salvo diversa previsione), pagamento delle
passività, ripartizione attivo (anzitutto, rimborso valore conferimenti e poi ripartizione dell’eventuale
residuo) e cancellazione della società dal registro delle imprese
o § Divieto di nuove operazioni (art. 2279 c.c.)
o § Divieto di ripartire i beni sociali tra i soci se non sono stati pagati i creditori sociali o
accantonate le somme necessarie a tal fine (art. 2280, c. 1, c.c.)
(dopo si fa piano di riparto e poi ripartizione eventuale residuo)

Le società di persone. La società in accomandita semplice


La società in accomandita semplice
Due categorie di soci:
1. Soci accomandatari:
- Responsabilità solidale e illimitata per le obbligazioni sociali
- Applicabilità della disciplina prevista per i soci delle s.n.c.
- Potere di amministrare la società (l’atto costitutivo può tuttavia prevedere che il potere di gestione
spetti anche solo ad uno o ad alcuni soci accomandatari
- Il nome di almeno un accomandatario deve essere indicato nella ragione sociale (serve per dire ai
terzi a chi rivolgersi)
- Trasferimento della quota inter vivos e mortis causa regolato secondo le norme in materia di s.n.c.
La società in accomandita ha origini molto risalenti, prima della s.r.l., idea di distinguere soci in società in
accomandita è un istituto antico e previsto anche in altri ordinamenti.
2. Soci accomandanti
- Responsabilità per le obbligazioni sociali limitata alla quota conferita
- Soci “capitalisti” (non amministrano la società)
- Divieto di immistione (divieto di ingerirsi nella gestione della societò)
- La ragione sociale non può comprendere il nome degli accomandanti
- Trasferimento della quota inter vivos a maggioranza; libero se mortis causa (salvo in ogni caso
diverse previsioni dell’atto costitutivo)

Soci accomandanti
Art. 2320 c.c.: “i soci accomandanti non possono compiere atti di amministrazione, né trattare o concludere
affari in nome della società, se non in forza di procura speciali per singoli affari”. (DIVIETO DI
IMMISTIONE) (+ eccezione). Il socio accomandante che contravviene a tale divieto assume responsabilità
illimitata e solidale verso i terzi per tutte le obbligazioni sociali e può essere escluso a norma dell’articolo
2286.
I soci accomandanti possono tuttavia prestare la loro opera sotto la direzione degli amministratori e, se l’atto
costitutivo lo consente, dare autorizzazioni e pareri per determinate operazioni e compiere atti di ispezione e
di sorveglianza.

In ogni caso essi hanno diritto di avere comunicazione annuale del bilancio e del conto dei profitti e delle
perdite, e di controllarne l’esattezza, consultando i libri e gli altri documenti della società. (POTERI DI
CONTROLLO)

Società in accomandita semplice – 2


- Art. 2315 c.c.: “alla società in accomandita semplice si applicano le disposizioni relative alle società
in nome collettivo”, in quanto compatibili con la disciplina speciale del tipo
- In caso di mancata iscrizione nel RI: s.a.s. irregolare
o Applicabilità delle norme della s.s. quanto al regime di autonomia patrimoniale
o Rimane ferma la distinzione tra soci accomandanti e accomandatari
- Si applicano le cause di scioglimento previste per le s.s. e per le s.n.c. dagli art. 2272 e 2308 c.c. In
aggiunta, la s.a.s. si scioglie anche se viene meno una delle due categorie di socie e la categoria
mancante non è ricostituita entro 6 mesi
Le società per azioni. Profili generale e costituzione
Il tipo societario più importante. (non per numero ma perché sono le società di più grandi dimensioni)
Prototipo della società di capitali. Disciplina delle s.p.a. si è andata a differenziare, storicamente si è formata
però attorno ad essa.

La società per azioni


- Autonomia patrimoniale perfetta: “nella società per azioni le obbligazioni sociali risponde
soltanto la società con il suo patrimonio” (art. 2325, c.1, c.c.)
- Personalità giuridica
- Partecipazione rappresentata da azioni
o Libera trasferibilità delle azioni e mercato secondario
o Compagine sociale potenzialmente ampia e attrazione di capitali da investitori “anonimi”
- Principio plutocratico
- Organizzazione corporativa
Struttura organizzativa articolata in diversi organi autonomi tra loro: assemblea dei soci, organo
amministrativo e organo di controllo. Organi insopprimibili.
Specializzazione di funzioni. Tra chi si specializza nella sopportazione del rischio d’impresa (i soci) e chi
amministra la società.

Società per azioni


- Società aperte e società chiuse
- Società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio (art. 2325-bis c.c.)
o Società con azioni diffuse fra il pubblico in misura rilevante
o Società con azioni quotate

Gradazione della disciplina


Evoluzione legislativa
- Codice civile (1942)
- L. 216/1974
- D.lgs. n. 54/1998 (TUF)
- D.lgs. n. 6/2003 (c.d. riforma delle società di capitali)
- Altra legislazione speciale (es. l. 262/2005: c.d. legge per la tutela del risparmio)

Società che fanno ricorso al mercato di capitale di rischio sono società aperte che o hanno azioni quotate
sui mercati regolamentati o azioni diffuse fra il pubblico in misura rilevante.

17/04/2024
Lezione 8

La società per azioni: costituzione


Procedimento di costituzione della s.p.a.:
1. Stipula atto costitutivo Forma dell’atto pubblico a pena di nullità
a. Contratto
i. Costituzione istantanea o simultanea
ii. Per pubblica sottoscrizione Distinzione tra atto costitutivo e statuto
b. atto unilaterale
2. Iscrizione dell’atto costitutivo nel RI

Atto costitutivo contiene i caratteri essenziali della società.


Statuto contiene regole di funzionamento dell’organizzazione societaria.
Debbono avere forma di atto pubblico.

Contenuto dell’atto costitutivo (art. 2328, c.2, c.c.)


1. Generalità dei soci
2. Denominazione sociale (contenente l’indicazione <<S.p.A.>> (o ragione sociale)
3. Sede sociale ed eventuali secondarie
4. Oggetto sociale
5. Capitale sottoscritto e versato
6. Numero, eventuale valore nominale, caratteristiche, modalità di emissione e circolazione delle
azioni Struttura
7. Valutazione dei conferimenti diversi dal denaro (se presenti) finanziaria
8. Norme per la ripartizione degli utili
9. Benefici eventualmente spettanti a promotori e fondatori
10. Sistema di amministrazione adottato, numero e poteri degli amministratori, con indicazione di
quelli che hanno potere di rappresentanza
11. Numero dei componenti del collegio sindacale Struttura
12. Nomina dei primi componenti degli organi amministrativo e di controllo e se previsto dal revisore
amministrativa
13. Importo delle spese di costituzione poste a carico della società
14. Durata della società

Condizioni per la costituzione (art. 2329 c.c.)


1. Sottoscrizione per intero del capitale sociale
a. N.B. ex. art. 2327 c.c., il capitale sociale non può essere inferiore a 50.000 € (salvi requisisti
più stringenti previsti da leggi speciali)
2. Rispetto delle disposizioni in materia di conferimenti
a. Es. Versamento del 25% di conferimenti in denaro
3. Sussistenza di autorizzazioni e altre condizioni richieste per la costituzione da leggi speciali
Per alcune società con interessi speciali, legislazione richiede capitali sociali molto superiore.
Conferimento in natura deve essere integralmente liberato al momento della sottoscrizione delle azioni. Chi
promette bene deve fare trasferimento immediato. In denaro invece parte da un minimo del 25% della
sottoscrizione.
Iscrizione nel registro delle imprese (con efficacia costitutiva)
 Iscrizione dell’atto costitutivo nel R.I.: efficacia costitutiva e acquisto della personalità giuridica (art.
2331, c.1, c.c.)
 “Per le operazioni compiute in nome della società prima dell’iscrizione sono illimitatamente e
solidalmente responsabili verso i terzi coloro che hanno agito. Sono altresì solidalmente e
illimitatamente responsabili il socio unico fondatore e quelli tra i soci che nell’atto costitutivo o con
atto separato hanno deciso, autorizzato o consentito il compimento dell’operazione” (art. 2331, c.2,
c.c.)
 Se successivamente alla costituzione la società ha approvato l’operazione, è responsabile verso i
terzi anche la società stessa ed è tenuta a rilevare coloro che hanno agito (art. 2331, c.3, c.c.)
 Prima dell’iscrizione non è possibile l’emissione di azioni (art. 2331, c.5, c.c.)

La nullità della società per azioni


 Predeterminazione tassativa delle cause di nullità (art. 2332, c.1, c.c.): mancata stipula dell’atto
costitutivo nella forma dell’atto pubblico; illeceità dell’oggetto sociale; mancanza nell’atto
costitutivo di ogni indicazione su denominazione sociale, conferimenti, ammontare del capitale
sociale e/o oggetto sociale
 Dopo l’iscrizione nel RI, irretroattività degli effetti
 I soci non sono liberati dall’obbligo di eseguire i conferimenti ancora dovuti se necessari a
soddisfare i creditori sociali
 Nullità sanabile
 Scioglimento della società e nomina dei liquidatori con la sentenza che dichiarata la nullità
Deroga rispetto alla disciplina dei contratti, solo dopo l’iscrizione nel registro delle imprese. Prima no.
Deroga poiché società interagisce con i terzi, c’è un esigenza di tutela dei terzi che devono potere confidare
nella valida costituzione della s.p.a.
Se non tutelassimo il terzo nessuno vorrebbe avere a che fare con questo strumento di società.
Non si parla più di annullabilità di una s.p.a., nullità di s.p.a. è deroga della disciplina generale dei contratti.
Nullità non più residuale, ma vizio riscontrabile in casi tassativi.
Solo in delle ipotesi precise e determinate dal legislatore.
Unico possibile vizio della S.p.A.
Nullità colpisce solo il futuro. I soci non sono liberati dall’obbligo di eseguire i conferimenti ancora dovuti
per tale motivo. Se sono necessari per soddisfare creditori sociali soprattutto.
Rapporti con i terzi vengono fatti salvi.
Altra deroga: nullità sanabile.
Si potrebbe modificare atto costitutivo con gli elementi mancanti.
Come opera la nullità di una S.p.A.? non è retroattiva, si può sanare e se non è sanata è semplicemente una
delle cause di scioglimento della società.

La società per azioni unipersonale


(capita nei casi di gruppi di società)
 La s.p.a. unipersonale può essere costituita per atto unilaterale o diventare unipersonale a seguito del
venir meno della pluralità dei soci
 Integrale liberazione dei conferimento (anche in denaro) (cfr. art. 2342, c.2 e 4, c.c.)
 Deposito presso RI di una dichiarazione contenente i dati dell’unico azionista (art. 2362, c.1, c.c.) e
indicazione del carattere unipersonale in atti e corrispondenza
 “in caso di insolvenza della società, per le obbligazioni sociali sorte nel periodo in cui le azioni sono
appartenute ad una sola persona, questa risponde illimitatamente quando i conferimenti non siano
stati effettuati secondo quanto previsto dall’articolo 2342 o fin quando non sia stata attuata la
pubblicità prescritta dall’art. 2362” (art. 2325, c.2, c.c.)

La società per azioni - Capitale sociale e conferimenti


Il capitale sociale delle S.p.A.
 Capitale sociale quale destinazione stabile di risorse all’attività produttiva
o Capitale nominale e capitale “reale”
o Capitale minimo: 50.000€ (salvo diversa previsione)
o Capitale sottoscritto e capitale versato
 Principio di effettività del capitale e disciplina dei conferimenti
 La somma del valore dei conferimenti promessi nell’atto costitutivo va a costituire il capitale sociale
di partenza della società (capitale nominale, sottoscritto)
Capitale reale: differenza tra attività e passività.
Può coincidere con il capitale nominale, o essere superiore o inferiore.
Se viene eroso il capitale sociale nominale, vi sono regole per far si che venga fatto ritornare ad un valore
uguale all’effettiva promessa dell’atto costitutivo. O con un altro conferimento, o con un abbassamento del
capitale sociale nominale nell’atto costitutivo. Per dare atto che le risorse destinate all’impresa sono
diminuite.

I conferimenti
 Obiettivi della disciplina:
o Garantire che la società acquisisca i conferimenti promessi
o Garantire che il valore assegnato ai conferimenti nell’atto costituito (ai fini della
determinazione del capitale sociale) sia rispondente al vero
 Sono conferibili il denaro, i beni in natura e i crediti; non sono conferibili le prestazioni d’opera o
servizi
 Assegnazione delle azioni in proporzione ai conferimenti: regola derogabile, ma la somma del valore
dei conferimenti non può esser complessivamente inferiore al valore del capitale sociale (effettività
del capitale)

I conferimenti in denaro
 “Se l’atto costitutivo non stabilisce diversamente, il conferimento deve farsi in danaro” (art. 2342,
c.1, c.c.
 Obbligo di versamento immediato presso una banca di almeno il 25% del conferimento promesso
 gli amministratori possono chiedere in qualsiasi momento il versamento del capitale sottoscritto e
non ancora versato
 Se S.p.A. unipersonale: versamento dell’intero ammontare del conferimento
Il socio moroso
 Oltre al ricorso alle ordinarie azioni giudiziarie per inadempimento, se il socio non effettua i
pagamenti dovuti, previa pubblicazione di una diffida in GU, gli amministratori possono
o Offrire le azioni ancora non liberate agli altri soci per un corrispettivo almeno pari ai
conferimenti ancora dovuti
o In mancanza di offerte far vendere le azioni sul mercato tramite banche o altri intermediari
 In mancanza di compratori, gli amministratori possono dichiarare decaduto il socio trattenendo le
somme già versate (salvo maggior danno). Le azioni non vendute possono essere rimesse in
circolazione entro l’anno successivo (altrimenti annullamento delle azioni e riduzione del capitale)
Al socio moroso è precluso l’esercizio del voto.

I conferimenti in natura
 Art. 2342, c.3, c.c.: le azioni emesse a seguito di conferimenti di beni in natura o crediti devono
essere integralmente liberate al momento della sottoscrizione
 Stima del conferimento da parte di un esperto designato dal Tribunale
o Relazione giurata che attesta che il valore del conferimento è almeno pari a quello ad esso
assegnato ai fini della determinazione del capitale e dell’eventuale sovrapprezzo da allegare
all’atto costitutivo
 Controllo ed eventuale della stima da parte degli amministratori entro 180 gg dall’iscrizione
della società nel RI
Se a seguito della revisione il valore effettivo è < di oltre 1/5 rispetto al valore per cui avvenne il
conferimento:
1) Riduzione proporzionale del capitale e annullamento delle azioni “scoperte”; oppure
2) Versamento della differenza in denaro; oppure
3) Recesso del socio

Non è necessaria la stima dell’esperto in caso di:


1. Conferimenti di valori mobiliari o strumenti del mercato monetario “se il valore ad essi
attribuito ai fini della determinazione del capitale sociale e dell’eventuale sovrapprezzo è pari o
inferiore al prezzo medio ponderato al quale sono stati negoziati su uno o più mercati regolamentati
nei sei mesi precedenti il conferimento”
2. Altri conferimenti in natura, se il valore attribuito al conferimento è pari o inferiore
o Al fair value del bene iscritto nel bilancio di esercizio dell’ente conferente nell’esercizio
precedente, tale bilancio era sottoposto a revisione legale e la revisione non ha evidenziato
rilievi sul punto
o Al valore risultante da una relazione indipendente riferita a una data di non oltre sei mesi
precedente al conferimento, se la relazione è conforme ai principi e criteri generalmente
riconosciuti per la valutazione dei beni oggetto del conferimento
Criterio del fair value per conferimenti di beni da parte di altre società/s.p.a. Il bilancio delle società viene
visionato da un revisore legale.
Relazione indipendente nei sei mesi precedenti, soggetto esperto che ha usato per fare la valutazione del bene
conferito criteri condivisi dalla comunità scientifica di riferimento.
Acquisti cc.dd. “pericolosi”
 Acquisti da parte della società di beni o crediti dei promotori, dei fondatori, dei soci o degli
amministratori, nei due anni dalla iscrizione nel RI per un corrispettivo pari o superiore al
decimo del capitale sociale (art. 2342 bis c.c.
o Autorizzazione assembleare
o Relazione giurata di un esperto designato dal Tribunale (o altra documentazione
richiesta per la valutazione del conferimento con metodi alternativi)
 Esenzione: acquisti effettuati “a condizioni normali nell’ambito delle operazioni correnti
della società” o acquisti “che avvengono nei mercati regolamentati o sotto il controllo
dell’autorità giudiziaria o amministrativa”
(si può configurare ad es. elusione dell’obbligo di stima del conferimento in natura. Disciplina che interviene
è l’autorizzazione assembleare e la relazione giurata di esperti)

La struttura finanziaria delle S.p.A.


Le azioni
 “La partecipazione sociale è rappresentata da azioni” (art. 2346, c.1, c.c.)
 Capitale diviso in frazioni standard e omogenee – le azioni – di egual valore, che attribuiscono ai
loro possessori eguali diritti (art. 2348, c.1, c.c.)
 Azioni con o senza valore nominale
o Valore nominale: è il valore specificato nell’atto costitutivo dato dal rapporto tra la cifra del
capitale sociale nominale e il numero delle azioni
o Il valore nominale è uguale per tutte le azioni e può variare solo con una delibera di modifica
dell’atto costitutivo
o Il valore nominale può essere “inespresso” (non è che non sia possibile risalire al valore
nominale implicito, basta dividere il capitale sociale per il numero di azioni in circolazione,
però è inespresso poiché non specificato nell’atto costituito) (perché la società decide di fare
ciò? Perché facilita le operazioni straordinarie e le operazioni sul capitale)
La società deve fare una scelta, o si opta sempre per il valore nominale o sempre per il valore nominale
inespresso

Esempio:
Capitale sociale: 100.000€
Numero di azioni: 100
Valore nominale: 1000€

Socio è titolare di un pacchetto azionario che gli viene corrisposto per quanto conferito.
 Se il valore nominale è inespresso, la partecipazione del socio è espressa quale percentuale di
partecipazione sul numero complessivo delle azioni
 Non si possono emettere allo stesso tempo azioni fornite e azioni prive del valore nominale
 Differenza tra valore o prezzo di emissione, valore di bilancio o prezzo di mercato
o Valore quale attualizzazione dei flussi di cassa futuri
o Valore del “pacchetto azionario” di controllo

Valore di bilancio = PN/numero delle azioni

Emissione con sovrapprezzo:


Capitale sociale: 100.000€
Numero di azioni: 100
Valore nominale: 1000€
Valore o prezzo di emissione: 1200€
Sovrapprezzo per azione: 200€

Valore/prezzo di emissione: sovrapprezzo sull’acquisto delle azioni, spesso applicato in aumento del capitale
sociale (nuovo socio che vuole entrare far parte della società)
Valore di bilancio: valore dato dal rapporto tra il patrimonio netto della società e il numero delle azioni.
Valore che cambia con il variare del patrimonio della società.
Valore/prezzo di mercato delle azioni: valore di scambio, che si determina sul mercato secondario con
l’incontro di domanda e offerta. Normalmente viene ricondotto all’attualizzazione dei flussi di cassa futuri.
Valore del pacchetto azionario di controllo: ciascun socio potrebbe cedere le sue azioni singolarmente, o
l’intero pacchetto azionario, smettendo di essere socio della società. Normalmente il valore del pacchetto
azionario è dato dal numero di azioni per il valore nominale di ciascuna azione. Ma il pacchetto azionario
potrebbe contenere poteri di controllo sulla società ed essere più influente ed avere più valore di un pacchetto
azionario standard ed essere valutato di più sul mercato.

Altra caratteristica delle azioni

 Indivisibilità (art. 2347, c.1, c.c.)


 Autonomia
 Inscindibilità
 Uguaglianza: ciascuna azione al possessore uguali diritti (art. 2348, c.1, c.c.)
o Categorie di azioni fornite di diritti diversi (art. 2348, c.2, c.c.): differenziazioni sulla base
della categoria di azione
Se ciascuna azione vale 1000€ ad es. non si può dividere l’azione in due da 500€. Il valore nominale deve
rimanere sempre lo stesso.
Se ho due eredi, hanno contitolarità dell’azione. Si nomina rappresentante terzo che eserciti i diritti
dell’azione per entrambi.
Il valore di ciascuna azione si può sempre modificare ma deve essere modificato tramite modifica statutaria,
con efficacia su tutte le azioni in circolazione.
Autonomia: ciascuna azione è considerata autonomamente rispetto alle altre. Le azioni possono essere cedute
individualmente.
Inscindibilità: ogni azione conferisce diritti al titolare dell’azione, non possono essere assegnati ad altri
soggetti. (salvo casi eccezionali in cui è concesso tassativamente dalla legge. Es. pegno di azioni)
Diritti patrimoniali e diritti all’utile e di voto.
Uguaglianza: uguali diritti e uguali poteri, di natura amministrativa, patrimoniale o mista.
Principio di uguaglianza temperato dall’art. 2348 c.2., c.c.

 Le azioni attribuiscono diritti:


1. Di natura amministrativa: diritto di intervento in assemblea, di voto, di chiedere la convocazione di
assemblea, rinvio assemblea, impugnazione di delibere assembleari, esame dei libri sociali, denuncia
al collegio sindacate, denuncia al tribunale.
2. Di natura patrimoniale: diritto agli utili, diritto alla quota di liquidazione.
3. Di natura mista: diritto di opzione (diritto a vedere inalterata la partecipazione complessiva a seguito
di un aumento di capitale), diritto di recesso.

• Uguaglianza dei diritti da intendere in maniera oggettiva (sono quindi possibili disuguaglianze
soggettive in base al «peso» della partecipazione azionaria complessivamente detenuta dal socio) e
relativa
1. Diritti che spettano a ciascun azionista indipendentemente dalla partecipazione posseduta 2. Diritti
proporzionati alla partecipazione
3. Diritti che spettano ai titolari di una partecipazione minima

Le categorie di azioni
• Atipicità (ma alcune categorie di azioni sono espressamente previste dalla legge)
- Divieto di patto leonino
- Il valore delle azioni senza diritto di voto o con diritto di voto limitato o condizionato non può
superare la metà del capitale sociale (art. 2351, c. 2, c.c.)
• Quanto al diritto di voto: azioni senza diritto di voto, azioni con diritto di voto limitato a particolari
argomenti, azioni con voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni, azioni con voto limitato a una
misura massima, azioni con voto scalare, azioni con voto plurimo (max 10 voti per azione)
Le azioni ordinarie normalmente sono fornite di questa gamma di diritti.

È possibile che vi siano categorie di azioni dotate di diritti in più o meno; salvi alcuni vincoli
Inderogabili, l’atto costitutivo può liberamente determinare il contenuto dei diritti delle azioni, ma
alcune categorie di azioni sono però espressamente previste dalla legge.

I vincoli derogabili sono il divieto di patto leonino e che il valore delle azioni senza diritto di voto o
con diritto di voto limitato o condizionato non può superare la metà del capitale sociale (somma di
queste azioni a voto escluso o limitato non può superare la metà del capitale sociale).

Categorie più utilizzate riferite al diritto di voto: azioni senza diritto di voto, con diritto di voto
limitato a particolari argomenti, azioni con voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni,
azioni con voto scalare, azioni con voto plurimo (azione da diritto a pluralità di voti con massimo di
10 voti per azione).

24/04/2024
Lezione 9

Le categorie di azioni
 Azioni privilegiate (quanto alla distribuzione dell’utile o al riparto della quota di liquidazione)
 Azioni di risparmio
 Azioni postergate Azioni con prestazioni accessorie
 Azioni correlate: diritti patrimoniali correlati ai risultati di uno specifico settore (art. 2350, c.2, c.c.)
 Azioni di godimento: (art. 2353 c.c.): emesse in caso di riduzione reale del capitale mediante
sorteggio delle azioni da annullare
 Azioni riscattabili
 Azioni a favore dei prestatori di lavoro

Art. 2376, c.1, c.c.: “Se esistono diverse categorie di azioni o strumenti finanziari che conferiscono diritti
amministrativi, le deliberazioni dell'assemblea, che pregiudicano i diritti di una di esse, devono essere
approvate anche dall'assemblea speciale degli appartenenti alla categoria interessata.”
Non basta la delibera dell’assemblea dei soci, ma ci deve essere un assemblea speciale che decide per la
categoria interessata. (spesso interviene direttamente l’assemblea generale degli azionisti)
No diritto al mantenimento del rango

Azioni privilegiate: quelle che, in seguito ad un'apposita previsione di statuto, attribuiscono ai loro portatori,
particolari vantaggi. Generalmente si tratta di vantaggi patrimoniali. Spesso, però, l'attribuzione di un
vantaggio patrimoniale viene bilanciato dalla limitazione del diritto di voto.
Azioni di risparmio: Una particolare categoria di azioni privilegiate, che sono state create con la L. 216/1974
e trovano oggi la loro disciplina nel T.U.F. (artt. 145 e ss.). Esse possono essere, infatti, emesse solo da
società quotate in mercati regolamentati. Le principali caratteristiche di tali azioni si ravvisano nel fatto che
le stesse possono essere al portatore e sono prive del diritto di voto. Tali azioni sono, inoltre, privilegiate
nella percezione degli utili e postergate nella sopportazione delle perdite. I portatori di esse saranno,
pertanto, i primi a percepire gli utili maturati dalla società, anche qualora questi non siano sufficienti a
soddisfare tutti i soci e beneficeranno, in sede di liquidazione della società, di un diritto al rimborso
prioritario, sull'eventuale residuo attivo, rispetto agli altri soci. Non sono invece qualificabili come azioni
privilegiate, sebbene categoria speciale, altre particolari azioni, quali le azioni di godimento e le azioni
correlate.
Azioni postergate: Sono azioni che hanno diverse modalità di partecipazioni alle perdite. L'azione subisce la
perdita dopo il completo annullamento delle altre azioni. È possibile creare azioni postergate nella
partecipazione alla copertura delle perdite.
Azioni correlate: sono una novità introdotta dal legislatore del 2003 e vengono definite dall'art. 2350 c.2 c.c.
come azioni fornite di diritti patrimoniali correlati ai risultati dell'attività sociale in un determinato settore. Le
azioni correlate possono essere emesse “fuori dai casi di cui all'art. 2447 bis cc.”, riferito ai patrimoni
destinati ad uno specifico affare.
Azioni di godimento: sono azioni emesse solo in sede di riduzione del capitale sociale reale e, in tale
operazione, svolgono una particolare finalità
Azioni riscattabili: assoggettate al potere di riscatto/riacquisto da parte della società o altri soci, al verificarsi
di determinati eventi. Azioni spesso usate per tenere ferma la compagine sociale.
Azioni a favore dei prestatori di lavoro: per favorire il lavoro dei dipendenti.
Una categoria particolare di azioni sono azioni con prestazioni accessorie, emesse a seguito di un
conferimento tradizionale (tra quelli ammessi dalla disciplina delle S.p.A.) che però obbligano il socio a
effettuare una prestazione accessoria oltre al conferimento, molto spesso di opera o servizio. Consente alla
S.p.A. di avvalersi di queste prestazioni senza il bisogno di avvalersi del capitale.

La circolazione delle azioni


 Partecipazione sociale di regola liberamente trasferibile
 Rappresentata da titoli cartacei che circolano secondo le leggi di circolazione dei titoli di
credito
o Titoli al portatore
o Titoli nominativi: doppia annotazione (su titolo e registro dell’emittente)

 Dematerializzata: circolazione scritturale


o Società di gestione accentrata: Monte Titoli S.p.A.

 Lo statuto può escludere l’emissione dei titoli

Regola di massima tutela dell’acquirente per i beni mobili, acquisto la proprietà del bene se sono in buona
fede. L’acquirente non si deve preoccupare come per i beni immobili della disciplina delle trascrizioni. Per
facilitare gli scambi. La disciplina del titolo di credito è assoggettata alla disciplina dei beni mobili. Quando
le azioni sono incorporate in un titolo cartaceo sono titolo di credito e circolano secondo le regole dei titoli di
credito. Possiamo distinguere varie tipologie di titoli di credito.
Titoli al portatore sono emessi senza indicare il beneficiario, solo con la consegna materiale. Basta il
possesso del documento. Circolano con la semplice traditio. Se voglio trasferire la proprietà basta il semplice
consenso.
I titoli all’ordine non basta la semplice consegna materiale ma serve cambiare nominativo con la girata. Era
un annotazione che faceva il trasferente al nuovo beneficiario.
Titoli nominativi, beneficiario non risulta solo dal documento ma anche da un registro tenuto da chi ha
emesso il titolo di credito. Questo trasferimento si può fare in due modi: con la girata, che in questo caso
deve essere autenticata dal notaio, cambiando sul solo documento il nome del beneficiario, che verrà
presentato all’emittente, che cambierà il nome anche sul suo registro.
Oppure c’è il transfert. Può essere chiesto o dall’emittente o dal cessionario. Si va dall’emittente con la prova
della titolarità ed è lui a cambiare entrambe le notazioni. Contestualmente viene cambiato il nome anche sul
registro dell’emittente.
Sono al portatore le azioni di risparmio e azioni di investimento (SICAV) come eccezione.
Normalmente sono nominative tutte le azioni.
Oppure circolazione scritturale, dematerializzata, circolazione interamente contabile, regole affine a quelle
dei titoli di credito semplicemente non più cartacea e obbligatoria per le società quotate e diffuse.
Gestione accentrata. Monte titoli S.p.A. gestisce tutti i titoli dematerializzati delle società italiane e si
appoggia a diversi intermediari (banche e intermediari finanziari che accendono conti su monte titoli S.p.A.
per ogni beneficiario)
Ultima opzione è che lo statuto della società escluda totalmente l’emissione di titoli. L’unica partecipazione
rimane l’iscrizione del socio nel libro dei soci. Per dimostrarlo bisogna essere iscritti nel libro soci.
Trasferimento della partecipazione richiede il cambiamento dell’iscrizione nel libro soci (secondo regole
privatistiche)

Limiti alla circolazione delle azioni


1. Limiti legali (es. per le azioni con prestazioni accessorie)
2. Limiti convenzionali (stabiliti dai soci/dalle parti)
• Limiti introdotti da patti parasociali (es. sindacati di blocco): efficacia obbligatoria
• Limiti statutari: efficacia reale
o Divieto di trasferimento (max 5 anni)
o Clausole di prelazione (offrire prima ai soci attuali la propria partecipazione se si vuole
alienarla e non ai terzi ad es.)
o Clausole di gradimento (subordina il trasferimento ai terzi della partecipazione sociale ad un
placet dell’organo amministrativo o al possesso di determinati requisiti del terzo. Rischio di
ostruzionismo dell’organo amministrativo. Deve essere garantita al socio la possibilità di
recesso)
o Clausola di riscatto (Possibilità di prevedere un obbligo di acquisto delle azioni al verificarsi
di particolari eventi)
Patti parasociali stabiliti con accordo a latere con previsioni che si distinguono da quelle del patto costitutivo.
Perché ci serve sapere se limite alla circolazione delle azioni è introdotto nello statuto o in patto a latere?
Perché ha efficacia diversa. Quello nel patto a latere non può essere opposto ai terzi o alla società. Quello
previsto nello statuto è opponibile alla società ed ai terzi (e futuri nuovi soci).
Nei limiti statutari si possono prevedere clausole e divieti vari.

Le operazioni su azioni proprie


• Divieto assoluto di sottoscrizione di azioni proprie
• Acquisto di azioni proprie consentito a determinate condizioni (art. 2357 c.c.)
1. nei limiti degli utili distribuibili e delle riserve disponibili
2. solo acquisto di azioni interamente liberate
3. autorizzazione assembleare
4. se la società fa ricorso al mercato del capitale di rischio, il valore nominale delle azioni non può
eccedere il 20% del capitale sociale
Esempio: Aumento di capitale a pagamento per complessivi 10.000 € (10 nuove azioni, valore nominale:
1000 €): se la società potesse sottoscrivere l’aumento diventerebbe creditrice di sé stessa (incremento del
capitale sociale nominale al quale non corrisponderebbe aumento del capitale reale)
Diritto di voto sospeso (ma computo delle azioni proprie nei quorum)
Condizioni stringenti servono per tutelare l’effettività capitale sociale, per far si che corrisponda a cifre
coerenti agli impegni in essere.
Si possono impiegare solo utili distribuibili e riserve disponibili. Solo azioni interamente liberate (già
integralmente nel patrimonio sociale). L’acquisto deve essere autorizzato dall’assemblea ordinaria e vengono
stabilite le condizioni.
Si vuole evitare che la società detenga troppo di sé stessa e che si ostacoli la circolazione delle azioni.
Se la società non vende le azioni entro il termine di un anno sanzione è l’annullamento delle azioni e
riduzione del capitale sociale.
Quando la società acquista delle azioni ci si deve preoccupare di chi ha il diritto di voto. Il diritto di voto
delle azioni proprie dovrebbe essere esercitato dagli amministratori che però dovrebbero votare sull’operato
di sé stessi, rischio di abuso. Per evitare ciò si sterilizza il diritto di voto delle azioni proprie.

Incontro Banca & Impresa


Dott. Pierpio Cerfogli – CONSULENTE D’IMPRESA
Trucchi di comunicazione:
Oggi io dirò una sola bugia ed alla fine io vi chiederò qual è.
Ho un master in C6 ma non C6.

Evoluzione del rapporto Banca ed Impresa.


Momenti in cui la consulenza riesce a dare una mano all’impresa.
GOVERNANCE
- Rispetto della legislazione/compliance
- Capacità di visione, strategia e pianificazione
- Apertura al cambiamento e sostenibilità
Tema rilevante della dimensione di impresa. Difficile parlare genericamente di impresa.
In Italia 5.000.000 imprese. Le Pmi sono 4.000.000. (500.000 microimprese)
Da questo punto di vista anche l’imprenditore piccolino incomincia (1 su 20) ad accettare il fatto che un
advisor lo possa affiancare.
Altra attività (le banche sono fuori da questo argomento) è l’utilizzo di temporary manager (per problemi
temporanei) che fino ad oggi non è stata fatta da consulenti veri, ma da commercialisti.
La PMI sta migliorando velocemente. Mentre invece la microimpresa no.
Le grandi imprese invece sono già ben avvezze.
ATTIVITÀ COMMERCIALE
- Aumento ricavi
- Approccio ai mercati internazionali
- Gestione e valorizzazione brand e reputation
Quasi tutte la banche medio grandi aiutano le imprese con il secondo punto con accordi con le varie nazioni.
Questa cosa la stanno facendo anche i grandi studi di consulenza per dare assistenza totale ai clienti che
vogliono approcciarsi al mercato della nazione.
Sul tema dell’aumento dei ricavi non c’è una grandissima consulenza o supporto né da consulenti né da
banche. Soprattutto per le PMI ne consulenti ne banche possono aiutare. Servono persone che conoscano i
segmenti di vendita.
È utile lavorare con capacità previsionale e visione. Il tema di visione è deficitario nella piccola impresa.

GESTIONE INTERNA DEL PERSONALE


- People engagement
- Sviluppo competenze e ingaggio talenti
- Gestione esuberi

5 cose fondamentali per il successo di una impresa:


1. Customer satisfaction
2. People engagement
3. …
4. …
5. …

I primi due fattori possono influenzare il successo o il fallimento di una azienda.


I consulenti stanno elaborando strumenti per supportare le aziende nel rilevare questi indici.
Indice NPS (Net promoter Score) è uno strumento di gestione che consente di rappresentare il grado di
soddisfazione dei clienti in maniera quantificabile.

Per ottenere un feedback dai clienti si indaga sulla probabilità di consigliare il servizio al maggior
numero possibile di touch point ponendo sempre la stessa domanda. Per rispondere il cliente può dare
un punteggio da 0 a 10.

Al momento della valutazione del sondaggio NPS i clienti vengono suddivisi in tre gruppi in base alla
risposta.

 9-10: i clienti che indicano con 9 o 10 la probabilità di consigliare ad altri il vostro prodotto sono
dei promotori.
 7-8: tutte le risposte con un punteggio di 7 o 8 vengono considerate come indifferenti e quindi i
clienti si indicano come passivi.
 0-6: i clienti che danno un punteggio da 0 a 6 vengono visto come detrattori (critici).

Il Net Promoter Score per il segmento di clienti indagato viene calcolato poi servendosi della seguente
formula:

NPS = Percentuale di tutti i promotori - percentuale di tutti i detrattori.

Il risultato è un valore tra +100 % e -100 %.


Sviluppo competenze e ingaggio talenti è poco supportato dai consulenti e anche dalle banche.
Gestione esuberi è invece un po’ gestito dai consulenti e per nulla dalle banche.
Elemento determinante per aumentare la positività sia dalla parte commerciale che in quella della gestione
interna del personale è “l’effetto WOW”.
Es. riconoscimento economico non richiesto a sorpresa o anche solo ricordarsi del compleanno o il nome.

ORGANIZZAZIONE
- Miglioramento organizzativo
- Cambiamento processi e funzioni
- Sviluppo del digitale e gestione dati

Per prima cosa si guarda l’organizzazione sulla carta, l’uso degli ambienti, la suddivisione delle competenze,
scritture contabili e poi si guarda all’effettivo svolgimento dell’attività lavorativa comparato ad altre imprese.
Sono poche le aziende di consulenza che fanno il check-up organizzativo dell’impresa.
Bisogna avere dati di confronto con altre imprese e bisogna contestualizzare. Non sempre nel confronto sono
rilevabili dati qualitativi.
Vi sono ampi spazi di miglioramento.
Anche nella gestione dati vi è ampio spazio per migliorare nelle imprese. Poco utilizzato sia dalle PMI, sia
dalle microimprese. Mentre invece è sempre più usato dalle grandi imprese.
Luciano Floridi. Rapporto umano scarseggiante per le banche. Tema non è o – o, ma e – e.
Trovare collaboratori che ci completino e non uguali a noi.

GESTIONE FINANZIARIA
- Equilibrio finanziario e patrimoniale
- Taglio costi/copertura rischi
- Piani di investimento
Sicuramente sul primo profilo la banca è in grado di dare una grande mano soprattutto per le imprese medio
piccole ed aiutare anche sul previsionale e fare business plan. (pianificazione prospettica)
I consulenti possono aiutare per il taglio costi, mentre le banche per la copertura rischi.
Rispetto alla media europea gli operatori italiani sono poco coperti dai rischi.
Quali sono le attività bancarie che hanno marginalità costante, quelle in calo e quelle in crescita? Una in
crescita è la copertura di rischi.
I piani di investimento sono un area che è cresciuta moltissimo ed è seguita sia da consulenti che da banche.
Area di maggior sviluppo è passare al prospettico e non basarsi solo sul presente o il passato

OPERAZIONI STRAORDINARIE
(Mergers and acquisitions. M&A)
- Ristrutturazione aziendale
- Quotazione e ricerca nuovi soci
- Acquisto/Vendita azienda
Nella ristrutturazione aziendale la maggior parte dell’attività è svolta dalla consulenza, pochissimo dalla
banca (solo ambito finanziario per ora). (alcune banche nordeuropee si rivolgono a consulenti esterni fidati
per offrire il servizio di ristutturazione, mentre si riservano di aiutare loro stesse per finanziamenti. Alcune
banche strutturano filiali come uffici associati per offrire anche altri servizi) Modello hybrid.
La simmetria informativa è l’elemento fondamentale per la lunga durata di una consulenza.
Indovinare già temi di consulenza in cui durerà la simmetria informativa.
Ho bisogno di supporto in temi in cui non sono in grado di fare qualcosa da solo. È anche un tema di costo.
La banca può aiutare nella quotazione e ricerca di nuovi soci (anche su mercati diversi)
Anche nell’acquisto e nella vendita di aziende le banche sono molto cresciute nell’offrire supporto per queste
operazioni

SITUAZIONI DI DISCONTINUITÀ
- Chiusura o perdita di mercati
- Passaggio generazionale/sociale
- Eventi normativi

Nel passaggio generazionale e sociale solitamente funziona così: difficilmente le aziende superano la quarta
generazione. Statisticamente è frequentissimo che chiudano.
La prima generazione fonda l’azienda e prepara poco la seconda generazione. Soprattutto nelle piccole e
medie imprese c’è poca preparazione dei passaggi generazionali.
(la prima fonda, la seconda fa crescere, la terza consolida, la quarta fa chiudere)
Da questo punto di vista solo pochi consulenti aiutano e supportano. Le banche per nulla.

Advisory board affianco al CdA. Perché quasi sempre nelle imprese famigliari il CdA è costituito da amici e
parenti.
3 elementi importanti nella governance delle Banche:
- La BCE è diventata estremamente selettiva per le qualità che bisogna avere per appartenere ad un
CdA di una banca. Ora è rigidissima.
- La BCE pretende che sia i componenti del consiglio e del collegio sindacali non si limitino ad
approvare ciò che il management (amministratore ed esecutivi di alto livello) ha fatto
- La BCE chiede e pretende che chi è stato eletto rappresentante di una delle tre liste che lo hanno
fatto eleggere, è indipendente anche da chi lo ha fatto eleggere. (MASSIMA INDIPENDENZA)

In molte banche italiane nel CdA ci stavano anche imprenditori vicini al territorio, ma ciò è un meccanismo
che non funziona.
Rispetto alla crescita consolidamento, discesa e insolvenza.
Crescita e consolidamento 55%, in leggera difficoltà (15-20%), in declino (25%) e insolvenza 5%.
Nel settore finanziario sono molto frequenti interventi normativi che limitano di entrare in settori vigilati.
Vari interventi che comprimono i settori.
Occorre un cambio di mentalità nell’affrontare il progresso. Serve un impegno nella formazione ed
educazione.
Modello Agnostico, occorre anche fra concorrenti individuare attività differenzianti ma anche attività comuni
di miglioramento del settore.

03/05/2024
Lezione 10
Lezioni integrative
Lezione 1

Aumenti e riduzioni del capitale sociale


Tematica di grande interesse teorico ma anche di pratica operativa.
Esistono varie discipline di aumenti e riduzioni del capitale sociale.
Aumento a pagamento del capitale sociale, aumento gratuito del capitale sociale.
Riduzione reale del capitale sociale, riduzione per perdite del capitale sociale.
Cos’è il capitale sociale. 2267 c.c. devo indicare ammontare versato per costituire una società per azioni. I
soci si impegnano a conferire una quantità di ricchezza almeno pari a 50.000€ e se si tratta di conferimenti in
denaro almeno il 25%, se in natura devono conferire il bene immediatamente. Capitale nominale. Mentre
capitale reale è l’effettiva ricchezza che si rinviene nella disponibilità patrimoniale della società. Attorno al
capitale sociale nominale girano regole normative fondamentali. Quelle regole ad es. che regolano la
partecipazione sociale. Misuro la quantità di diritti partecipativi in funzione del capitale sociale nominale,
non reale. Il capitale sociale nominale è indistribuibile.

Aumenti del capitale sociale


Cosa significa aumentare il capitale sociale?
Esigenza di incrementare la quantità di ricchezza assoggettata a capitale sociale.

Tipi di aumento del capitale sociale


La modifica del capitale sociale può configurarsi come modifica del patrimonio netto (aumento a
pagamento) o della sola regola statutaria senza modifica della dimensione economica del patrimonio netto
(aumento gratuito).
Il capitale sociale corrisponde ad un valore economico, non necessariamente disponibilità liquide della
società.
Percorso dottrinale ha portato ha confermare che i beni conferibili in una necessità sono non solo quelli
prontamente liquidabili o materialmente tangibili, ma possono essere anche valori economici quali
conferimento di azienda, o l’avviamento in conferimento.
Mi rivolgo a terzi e chiedo di conferire ulteriore ricchezza in un aumento a pagamento. Con un cambiamento
del patrimonio netto della società.
Posso invece avere un aumento gratuito del patrimonio netto, prendendo dalla riserva di utili, che si
configura come modifica organizzativa.
L’unico cambiamento è che ora non posso distribuire la riserva di utili ai soci a fine anno.
Gli stakeholders saranno felici, gli shareholders meno.

L’aumento del capitale a pagamento


Decidono i soci in assemblea straordinaria
L’aumento del capitale sociale è il risultato di un procedimento (ovverosia, del succedersi di più atti o fatti)
che possiamo così compendiare:
1) delibera dell’assemblea straordinaria che decide l’aumento e attribuisce agli amministratori il compito di
compere – entro una data fissata dalla stessa delibera – quanto è necessario per “mettere in esecuzione”
l’aumento del capitale (cfr. artt. 2365 e 2436 c.c.)
2) delibera dell’organo amministrativo che dà esecuzioni all’aumento, offrendo le nuove azioni – di norma (e
salvo deroghe di cui si dirà infra) – in opzione ai soci (cfr. artt. 2438 e 2441 c.c.):
3) pubblicazione, nel registro delle imprese e sul sito internet della società (o, in mancanza, mediante
deposito presso la sede sociale), dell’avviso di opzione. Ai soci deve essere concesso un termine non
inferiore ai 14 giorni per l’esercizio dell’opzione (cfr. art. 2441 c.c.);
4) adesione dei soci all’offerta, cioè sottoscrizione delle nuove azioni (l’aumento del capitale non è più solo
“deliberato” ma anche “eseguito”; artt. 2439 e 2441 c.c.);
5) pubblicazione nel registro delle imprese dell’attestazione di esecuzione dell’aumento (art. 2444 c.c.).
Soci non hanno poteri esecutivi. È il cda o l’amministratore che si attiva per fare una serie di altre procedure
che danno esecuzione alla volontà dei soci.
Le su descritta ripartizione per fasi non è tassativa e vincolante: ad esempio, delega all’aumento del capitale
sociale ovvero sottoscrizione di tutte la azioni da parte dei soci già in sede di delibera di aumento.
Ci possono essere variazioni sul tema. Nelle società chiuse (o ristretta) spesso succede che questa scansione
logica delle fasi non viene rispettata. I soci danno immediata esecuzione del capitale sociale versando
integralmente saltando le fasi dalle 2 alla 4.
Si parla di sottoscrizione di azioni. Il socio si impegna a trasferire e versare la ricchezza alla società.
Momenti distintivi e fondamentali l’acquisto d’azioni e la sottoscrizione di azioni. Sono operazioni diverse.
L’acquisto di azioni viene da un socio verso un altro socio.
(ci può essere solo un caso in cui è direttamente l’azienda che vende che è quando ha azioni proprie non
vendute in portafoglio. Caso particolare).

La delibera di aumento e la delega agli amministratori


Quale ufficio della società è competente a deliberare l’aumento del capitale sociale?
- Per regola generale, compete all’assemblea straordinaria, in quanto trattasi di modifica dello statuto
- Tuttavia, lo statuto (anche a seguito di modifica dello stesso) può delegare agli amministratori il
potere di decidere se, quando e per quanto aumentare il capitale (art. 2443 c.c.). In particolare, lo
statuto può delegare agli amministratori:
o Per un periodo massimo di 5 anni (dalla data di costituzione della società o della delibera di
modifica dello statuto);
o La decisione se, quando e per quanto aumentare il capitale, anche in una o più volte,
precisarlo;
 Aumento gratuito o a pagamento;
 Al solo nominale o con sovrapprezzo;
 Azioni delle categorie già esistenti o nuove categorie;
 Conferimenti in denaro o in natura;
 Con o senza esclusione del diritto d’opzione (in quest’ultimo caso, devono essere
determinati i criteri a cui gli amministratori devono attenersi);
o Fissando l’ammontare massimo dell’aumento;
o In questi casi, l’aumento è frutto della manifestazione di volontà degli amministratori,
pertanto, la loro decisione deve risultare da verbale redatto da notaio e iscritto al registro
delle imprese.

Condizioni per l’esecuzione dell’aumento


L’art. 2438 c.c. dispone che “Un aumento di capitale non può essere eseguito fino a che le azioni
precedentemente emesse non siano interamente liberate”
La ratio della norma è quella di evitare che, con successivi aumenti, si formi un elevato capitale nominale,
sottoscritto sì ma versato solo in piccola parte.
Esemplificando: premesso che in sede di aumento del capitale (come in fase di costituzione) occorre che alla
sottoscrizione si accompagni il versamento di almeno 25/100, con il disposto dell’art. 2348 c.c. si vuole
evitare che nel 2023 si aumenti il capitale da 1.000 a 2.000, con versamento da parte dei nuovi soci presso
una banca di soli 250, e che nel 2014 venga deliberato un nuovo aumento del capitale sociale da 2000 a 3000
prima che siano stati versati i 750 necessari per la “integrale liberazione” delle azioni deliberate e sottoscritte
nel 2023.
N.B. Il successivo aumento del capitale non può essere eseguito ma può essere deliberato (e tale delibera
può essere iscritta presso il registro delle imprese ex art. 2436 c.c.); non può essere pubblicato l’avviso di
offerta in opzione atteso che dopo tale formalità la società non potrà rifiutare la sottoscrizione da parte dei
soci.
Le azioni sottoscritte in violazione dell’art. 2438 c.c. sono comunque validamente emesse. Gli
amministratori saranno solidamente responsabili per i danni arrecati ai soci e ai terzi.

Durata dell’autorizzazione – sottoscrizione – aumento scindibile e inscindibile


L’art. 2439 c.c.. dispone che la delibera dell’assemblea deve indicare un termine massimo per l’attuazione
dell’aumento (la legge non prevede un termine massimo; potrebbe essere 1 mese o 10 anni).
La mancata indicazione di tale termine nella delibera è causa di invalidità della stessa. Parimenti,
l’esecuzione oltre il termine fissato dell’assemblea rende la delibera degli amministratori inefficace.
Sottoscrizione
I sottoscrittori di nuove azioni ex. art. 2439 c.c. devono versare:
- Almeno il 25% del nominale (salvo che la delibera prescriva una quota maggiore);
- Deve versare l’intero sovrapprezzo (se è previsto)
Aumento scindibile vs Aumento inscindibile
Se la delibera non stabilisce il contrario, l’aumento è inscindibile.
Se la delibera lo prevede espressamente, l’aumento del capitale può essere scindibile (in tal caso, scaduto il
termine, l’aumento è definitivamente fissato nella cifra che in concreto è stata sottoscritta). In questo caso, da
quando possono esercitarsi i diritti relativi alle azioni di nuova sottoscrizione? Socio Tizio, sottoscrive a
maggio, socio Caio a giugno e socio Sempronio a luglio.
L’opinione prevalente è che si applicano dal punto di vista formale le quote ed il quorum precedente
all’aumento del capitale sociale fino al decorso del termine. Per non creare squilibri. Effetti della
sottoscrizione in presenza di una capitale scindibile. Un professionista valido disciplina già gli effetti nella
sottoscrizione nella delibera di aumento del capitale sociale.
La regola della maggioranza funziona ed ha una logica in caso che l’interesse deciso è collettivo e lo stesso.
Questo principio non vale dove io debba decidere su chi far gravare una obbligazione. Ci vuole il consenso
esplicito dei soci in questo caso.

L’iscrizione nel registro delle imprese dell’eseguito aumento


Ex. art. 2444 c.c. nei 30 giorni successivi alla sottoscrizione delle azioni, gli amministratori devono
depositare per l’iscrizione presso il registro delle imprese un’attestazione che l’aumento di capitale è stato
eseguito. (dall’ultimo socio che ha sottoscritto)
Iscrizione della delibera di aumento vs. Iscrizione dell’attestazione di esecuzione dell’aumento
(inizio e fine)
Solo dopo l’iscrizione della delibera che attesta l’esecuzione dell’aumento, negli atti e della corrispondenza
della società può darsi evidenza del nuovo ammontare del capitale sociale.
Tuttavia, non pare che l’iscrizione in parola sia necessaria per l’esercizio dei diritti da parte dei soci
sottoscrittori.
Ai sensi del 2250 c.c. (indicazione degli atti della corrispondenza) si deve dare conto a quanto capitale
sociale è stato effettivamente versato dai soci. (dicitura i.v. vuol dire integralmente versato)

Il diritto d’opzione
L’aumento del capitale tramite nuovi conferimenti è suscettibile di alterare le percentuali di partecipazione al
capitale sociale, così alterando gli equilibri partecipativi dei soci (diritti amministrativi e diritti patrimoniali).
Tema centrale perché si gioca tutto sul diritto d’opzione in termini economici. Rischia di alterare gli equilibri
partecipativi dei soci. Chi è socio della società e non accetta l’aumento del capitale sociale, rischia di diluire
la sua influenza sulla società (meno diritti amministrativi e patrimoniali).
Valore contabile deriva da patrimonio netto / numero di azioni. Rappresenta la micro-frazione del capitale
sociale.
La ricchezza effettiva non è il capitale sociale ma è il patrimonio netto.
Le azioni hanno sempre tre valori non coincidenti:
- Valore nominale
- Valore contabile
- Valore di mercato (di borsa)
Se una società va bene il valore di mercato è molto più alto del valore nominale.
Al fine di assicurare ai soci la possibilità di non vedere diluita la propria partecipazione sociale, l’art. 2441,
comma I, c.c. dispone che “le azioni di nuova emissione e le obbligazioni convertibili devono essere offerte
in opzione ai soci in proporzione al numero di azioni possedute”.
In tal modo si evita che gli amministratori possano arbitrariamente indirizzare l’offerta in sottoscrizione delle
azioni ad alcuni soci e non altri ovvero a soggetti estranei alla compagine sociale.
Ciascun socio si troverà di fronte alla scelta di:
- Mantenere inalterata la sua precedente posizione corporativa (in termini di diritti amministrativi e
patrimoniali), ma dovrà incrementare il proprio investimento nella società;
- Accettare una diluizione della propria posizione corporativa (non effettuando ulteriori investimenti a
favore della società).
La disciplina del diritto d’opzione presenta alcuni temperamenti:
- Il socio può esercitare il proprio diritto d’opzione parzialmente (n.b. i diritti d’opzione sono
assegnati in funzione del numero di azione detenute: ad esempio, n. 1 nuova azione per n. 2 diritti
d’opzione, con assegnazione
- Il diritto di opzione in alcune circostanze può essere escluso totalmente
Il diritto d’opzione nel vincolare l’azione discrezionale degli organi sociali, può ostacolare il miglior
perseguimento degli scopi comuni. L’obbligo di offrire in opzione ai soci le azioni di nuova emissione
potrebbe impedire di fatto la realizzazione di una specifica operazione qualora i soci rifiutassero di rinunciare
alla prospettiva di mantenimento della propria quota partecipativa.
Il diritto d’opzione può quindi essere escluso in casi specificamente individuati:
1) quando le azioni devono essere liberate mediante conferimenti in natura (art. 2441 c.c., comma 4m primo
periodo, c.c.);
2) nelle società con azioni quotate in mercati regolamentati o negoziati in sistemi multilaterali di
negoziazione lo statuto può altresì escludere il diritto di opzione nei limiti del dieci per cento del capitale
sociale preesistente, a condizione che il prezzo di emissione corrisponda al valore di mercato delle azioni e
ciò sia confermato in apposita relazione da un revisore legale o da una società di revisione legale (art. 2441,
comma 4 secondo periodo, c.c.);
3) quando l’interesse della società lo esige (art. 2441, comma 5, c.c.);
4) quando le azioni sono offerte in opzione ai dipendenti della società o di società che la controllano o sono
da essa controllate (art. 2441, comma 8, c.c.).

Il prezzo di emissione
Nel caso di aumento del capitale con offerta delle nuove azioni in opzione, la società può emettere le azioni
al valore nominale ovvero con sovrapprezzo.
Nel caso di aumento del capitale con esclusione del diritto d’opzione per a) conferimenti in natura o b)
interesse della società, il prezzo delle azioni non è libero: deve essere determinato in base al valore del
patrimonio netto della società, tenendo conto, per le azioni quotate, anche dell’andamento delle quotazioni
nell’ultimo semestre.
In tali casi il sacrificio per i già soci – ineliminabile sotto il profilo della percentuale di partecipazione –
viene evitato almeno sotto il profilo patrimoniale.
L’entità del sovrapprezzo va determinata in base al “valore del patrimonio netto”: ciò significa al valore
effettivo del patrimonio e non solo al valore contabile.
In ipotesi di emissioni di azioni a favore di dipendenti (art. 2441, comma 8, c.c.), non è obbligatorio
prevedere un sovrapprezzo (le azioni servono
Serve il consenso di tutti i soci.
Art. 2441 comma 6.

L’aumento del capitale gratuito


Come si è detto, mentre l’aumento a pagamento comporta un incremento del patrimonio netto della società,
l’aumento gratuito consiste nella semplice sottoposizione di una parte del netto già esistente (cioè delle
riserve) alla disciplina del capitale sociale; si tratta di un aumento solo “nominale” del capitale sociale.
Tutte le riserve possono essere imputate a capitale se disponibili: tali vanno considerate sia le riserve da
accumulazione di utili sia le c.d. riserve di capitale.
È opinione maggioritaria che la riserva legale non possa essere imputata a capitale.
Come può effettuarsi l’aumento del capitale gratuito?
Mediante aumento del valore nominale delle azioni in circolazione ma senza variazione del loro numero;
emettendo nuove azioni e assegnandole agli azionisti in proporzione a quelle già possedute.

08/05/2024
Lezione 11

Strumenti finanziari partecipativi


 Art. 2346, c.6, c.c.: “Resta salva la possibilità che la società, a seguito dell'apporto da parte dei soci o
di terzi anche di opera o servizi, emetta strumenti finanziari forniti di diritti patrimoniali o anche di
diritti amministrativi, escluso il voto nell'assemblea generale degli azionisti (…)” (c.d. strumenti
finanziari partecipativi)
 Art. 2351, c. 5, c.c.: “Gli strumenti finanziari di cui agli articoli 2346, sesto comma, e 2349, secondo
comma, possono essere dotati del diritto di voto su argomenti specificamente indicati e in particolare
può essere ad essi riservata, secondo modalità stabilite dallo statuto, la nomina di un componente
indipendente del consiglio di amministrazione o del consiglio di sorveglianza o di un sindaco. Alle
persone così nominate si applicano le medesime norme previste per gli altri componenti dell'organo
cui partecipano”
Il soggetto che si impegna a fornire strumenti finanziari partecipativi può anche fornire servizi, non vanno
imputati a capitale, non sono conferimenti. Forniscono diritti che assomigliano ad azioni. Sono diritti
patrimoniali. Ma possono essere anche diritti amministrativi con diritti patrimoniali che assomigliano non
alle azioni ma ad opzioni ad es. Non forniscono diritto di voto all’assemblea generale. (si può avere diritto di
nomina di un membro in cda o in collegio sindacale)
Obbligazioni
 Titoli che conferiscono al possessore la qualifica di creditore delle società
 Titoli di massa
 Diritto alla restituzione del capitale oltre a una remunerazione (periodica) sotto forma di interessi
 Obbligazioni a premio, partecipative, indicizzate, subordinate, convertibili, cum warrant, etc.
 Competenza all’emissione: amministratori, salvo diversa disposizione
o Per le obbligazioni convertibili: assemblea straordinaria

Vanno nelle passività. Non parte del capitale. Differenza rispetto alle azioni, è che non conferiscono al
titolare la qualifica di socio, ma solo il rimborso del finanziamento prestato ad una scadenza predeterminata.
Hanno anche diritto ad una remunerazione periodica fissa, sotto forma di interessi.
Questo lo schema delle obbligazioni plain vanilla. Ma esistono anche obbligazioni differenti che possono
conferire anche diritti particolari.
Es. obbligazioni a premio possono conferire utilità aggiuntive aleatorie che possono essere anche
determinate a sorteggio.
Es. obbligazioni partecipative non hanno interessi predeterminati, variano in base all’andamento della società
Es. obbligazioni indicizzate servono a contrastare l’inflazione monetaria. Interessi variano in base agli indici
di riferimento.
Es. obbligazioni subordinate danno si diritto al rimborso, ma è subordinato al soddisfacimento degli altri
creditori (tranne gli azionisti).
Es. obbligazioni convertibili, hanno anche disciplina ad hoc nel codice civile. Danno diritto al titolare di
convertire l’obbligazione in azione. Ad una certa scadenza o entro un certo termine.
Es. obbligazioni cum warrant. Attribuiscono il diritto di opzione. Il diritto di sottoscrivere anche azioni della
società o anche di una società terza. Si rimane creditori e titolari delle obbligazioni a differenza delle
obbligazioni convertibili. È un di più. Si è sia creditore che azionista se si decide di esercitare il diritto di
opzione delle obbligazioni cum warrant.

Competenza dell’emissione è degli amministratori salvo diversa disposizione o per azioni convertibili (dove
bisogna deliberare anche aumento di capitale a servizio della conversione. Competenza dell’assemblea
straordinaria) (aumento scindibile)

 Assemblea e rappresentante comune degli obbligazionisti


 L’assemblea delibera, tra l’altro sulle modifiche di condizioni del prestito
 Limite all’emissione di obbligazioni: doppio della somma di capitale sottoscritto, riserva legale e
riserve disponibili (in sostanza il doppio del patrimonio netto). Deroghe:
o Sottoscrizione da parte di investitori soggetti a vigilanza prudenziale
o Obbligazioni garantite da ipoteca di primo grado su immobili della società fino a 2/3 del loro
valore
o Obbligazioni che danno diritto a sottoscrivere o acquisire azioni (convertibili e cum warrant)
o Obbligazioni destinate alla quotazione o alla negoziazione in sistemi multilaterali di
negoziazione
o Ragioni di economia aziendale previa autorizzazione governativa Art. 2412 c.c.
Limiti diversi per società bancarie.

La società per azioni. L’assemblea


Nel sistema tradizionale il governo societario è distribuito nella necessaria presenza di tre organi.
Assemblea dei soci nomina organo amministrativo e collegio sindacale.

La struttura organizzativa: introduzione


 Struttura corporativa della S.p.A.: Assemblea, organi di controllo interno e organo amministrativo
 Tre sistemi di amministrativo e controllo tra i quali può scegliere l’autonomia statutaria (art. 2380
c.c.=
 Sistema tradizionale: assemblea, amministratori (amministratore unico o Consiglio di
amministrazione), collegio sindacale
Gli altri ordinamenti europei invece prevedono modello monistico o modello dualistico.
Società italiane continuano in larga parte ad adottare il sistema tradizionale

L’assemblea nel sistema tradizionale


 Organo composto dalle persone dei soci
 Funzione deliberativa (funzione di indirizzo dell’attività sociale)
 Principio maggioritario
 Assemblea ordinaria: approvazione del bilancio; nomina e revoca degli amministratori; nomina e
revoca dei sindaci; nomina del revisore (se previsto); determinazione del compenso di
amministratori e sindaci (se non stabilito in statuto); responsabilità amministratori e sindaci; altri
oggetti attribuiti dalla legge all’assemblea; autorizzazioni eventualmente richieste dallo statuto per il
compimento degli atti degli amministratori; approvazione del regolamento assembleare.

 Assemblea straordinaria: modificazione dello statuto; nomina, sostituzione e poteri dei liquidatori;
ogni altra materia attribuita dalla legge alla sua competenza

 Convocazione dell’assemblea

o Pluralità di convocazioni: 2 convocazioni (se in prima convocazione non si raggiunge il


quorum, l’assemblea è nuovamente convocata con quorum ridotti) ed eventuali ulteriori
convocazioni; regola applicabile alle società che fanno ricorso al mercato del capitale di
rischio solo se lo statuto lo prevede (tipico delle società chiuse)
o Convocazione unica: regola di default per le società che fanno ricorso al mercato di capitale
di rischio
 Applicabilità di quorum ridotti

Procedimento assembleare:
1. Convocazione
 L’assemblea è convocata dall’organo amministrativo ogniqualvolta lo ritenga opportuno, ma in ogni
caso almeno una volta all’anno per l’approvazione del bilancio (entro 120 gg dalla chiusura
dell’esercizio, elevabili a 180 gg dallo statuto in alcune ipotesi particolari)
 Altri casi di convocazione obbligatoria (es. perdita del capitale superiore a 1/3)
 Convocazione su richiesta dei soci che rappresentino almeno 1/10 del capitale sociale o 1/20 nelle
società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio (art. 2367 c.c.)
Casi in cui alla convocazione provvede il collegio sindacale

 Convocazione nel comune dove ha sede la società, salvo diversa disposizione statutaria (art. 2363
c.c.)
 Avviso di convocazione “contenente l’indicazione del giorno, dell’ora e del luogo dell’adunanza e
l’elenco delle materie da trattare” (art. 2366, c.1, c.c.)
o Società chiuse: avviso pubblicato almeno 15 gg prima in gazzetta ufficiale o su un
quotidiano indicato nello statuto oppure, se lo statuto lo prevede, avviso comunicato ai soci
con mezzi (pec con ricevuta di ritorno ad es.) che garantiscano la prova dell’avvenuto
ricevimento da comunicarsi almeno 8 gg prima
o Società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio: avviso pubblicato con le forme
previste da leggi speciali: sito della società almeno 30 gg prima (ma in alcuni casi regole
particolari) e altre forme previste da regolamentazione secondaria
2. Riunione

 Differenza tra quorum costitutivo e quorum deliberativo


Assemblea ordinaria:
Prima convocazione: Quorum Costitutivo: 50% capitale sociale; Quorum deliberativo: 50% + 1 del capitale
rappresentato in assemblea (innalzabile)
Seconda convocazione: Quorum Costitutivo: nessuno; Quorum deliberativo: 50%+ 1 del capitale in
assemblea (innalzabile salvo che per approvazione bilancio e nomina revoca cariche sociali)

Per eventuali convocazioni successive alla seconda si applicano i quorum della seconda convocazione
(quorum costitutivo: per convocare l’assemblea effettivamente e per far si che si possano iniziare i lavori. Si
delibera a maggioranza assoluta)
Non si contano soci morosi.

Assemblea straordinaria:
Si introduce differenza tra società chiuse e società aperte
Prima convocazione:

 Per società chiuse: (quorum costitutivo: nessuno; quorum deliberativo: 50% +1 del capitale sociale
(innalzabile) quorum costitutivo implicito)
 Per società aperte: (quorum costitutivo: 50% +1 del capitale sociale (innalzabile); quorum
deliberativo: 2/3 del capitale rappresentato in assemblea)

Seconda convocazione:
 Per società chiuse: (quorum costitutivo: 1/3 + 1 del capitale sociale; quorum deliberativo: 2/3 del
capitale rappresentato in assemblea (ma previsioni di quorum speciali)
 Per società aperte: (quorum costitutivo: 1/3 + 1 del capitale sociale; quorum deliberativo: 2/3 del
capitale rappresentato in assemblea (ma previsioni di quorum speciali)

Convocazioni successive:

 Per società chiuse: (quorum costitutivo: regole seconda convocazione; quorum deliberativo: regole
seconda convocazione)
 Per società aperte: (quorum costitutivo: 1/5 del capitale sociale (innalzabile); quorum deliberativo:
2/3 del capitale rappresentato in assemblea

Società che fanno ricorso al mercato al capitale di rischio: unica convocazione


Quorum costitutivo: (Assemblea ordinaria: nessuno; Assemblea straordinaria: 20% del capitale sociale
(innalzabile))
Quorum deliberativo: (Assemblea ordinaria: 50% + 1 del capitale rappresentato in assemblea (innalzabile
salvo che per approvazione bilancio e nomina o revoca cariche sociali); Assemblea straordinaria: 2/3 del
capitale rappresentato in assemblea (ma quorum speciali))

Assemblea totalitaria: “
(art. 2366, c.4, c.c.)

3. Discussione

 Art. 2370, c.1, c.c. “possono intervenire all’assemblea gli azionisti cui spetta il diritto di voto”
 Hanno diritto di intervento i componenti degli organi di amministrazione e controllo e i
rappresentanti comuni degli azionisti di risparmio e degli obbligazionisti (diverso in caso di azioni in
pegno o in usufrutto)
 Dimostrazione della titolarità del diritto di voto e possibile previsione di un termine per il deposito
delle azioni (società non quotate)
 Ruolo del presidente dell’assemblea (scelto dall’assemblea se non già determinato in statuto. Accerta
l’identità e legittimità dei presenti, regola il dibattito ed indice la votazione ed enuncia i risultati)
4. Deliberazione e verbalizzazione
L’importante è che il voto sia palese. Il socio può votare in un senso o in altro o esercitare il voto solo per
una parte delle proprie azioni. Si discute se sia ammesso il voto divergente (con parte di azioni in un senso e
con altre in un altro senso)
Termine deve rispettare obblighi pubblicitari. Se non ci fossero adempimenti pubblicitari, il verbale deve
essere iscritto in un libro di tenuta delle delibere assembleari e pubblicato entro l’assemblea successiva.

Invalidità delle delibere assembleari


1. Annullabilità (art. 2377 c.c.): delibera presa non in conformità della legge o dell’atto costitutivo

 Impugnazione da parte dei soci assenti, astenuti o dissenzienti (titolari di una quota di partecipazione
minima; 1/1000 del capitale, nelle società che fanno ricorso al mercato di rischio; 5% del capitale, in
tutte le altre.), dagli amministratori o dai componenti dell’organo di controllo entro 90 gg.
 Non è possibile l’annullamento in caso di
a) partecipazione di persone non legittimate, salvo che non sia stata determinante ai fini della
costituzione dell’assembla
b) Errato conteggio dei voti, salvo che il voto invalido o l’errore nel conteggio non fossero
determinati ai fini del quorum deliberativo
c) Incompletezza del verbale, salvo che non sia possibile accertare effetti, validità e
contenuto della delibera
d) sostituzione della delibera con altra presa in conformità della legge o dello statuto

2. Nullità (art. 2379 c.c.):

 3 ipotesi tassative: (i) oggetto impossibile o illecito; (ii) mancata convocazione; (iii) mancanza del
verbale
 Può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse entro 3 anni (o senza limiti di tempo se
l’oggetto della delibera è impossibile o illecito) o rilevata d’ufficio dal giudice
 Sanabile
Disciplina speciale di alcune particolari di invalidità delle delibere che riguardano operazioni sul capitale,
emissione di obbligazioni, approvazione del bilancio e operazioni sul capitale

La società per azioni. Gli amministratori


Gli amministratori di S.p.A.
 Competenze degli amministratori: “La gestione dell'impresa si svolge nel rispetto della
disposizione di cui all'articolo 2086, secondo comma, e spetta esclusivamente agli amministratori, i
quali compiono le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto sociale […]” (art. 2380 bis, c.1,
c.c.)
 Istituzione degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili della società
 Rappresentanza della società (sia sostanziale che in giudizio)
 Fissazione o.d.g. e convocazione dell’assemblea; esecuzione delle delibere assembleari;
Impugnazione eventuali delibere invalide
 Tenuta delle scritture contabili e redazione progetto di bilancio d’esercizio da sottoporre ad
approvazione assembleare
 Adempimenti pubblicitari
Rapporti tra assemblea e amministratori
Vigilanza sulla gestione

Nomina degli amministratori di S.p.A.


 I primi amministratori sono nominati nell’atto costitutivo, i successivi dall’assemblea ordinaria
(nelle società quotate, con voto di lista). Gli amministratori possono essere soci o non soci
 Possibilità di nomina di un amministratore indipendente da parte dei titolari di SFP e di uno o più
amministratori da parte di stato o enti pubblici che detengono una partecipazione in società
 Requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza previsti dallo statuto o da leggi speciali (art.
2387 c.c.)
 Cause di ineleggibilità e decadenza (art. 2382 c.c.): es. interdizione e inabilitazione
 Durata dell’incarico: 3 esercizi (rinnovabile)
Numero degli amministratori spesso fissato dall’atto costitutivo. Previsto anche limite massimo e minimo di
amministratori.

Cessazione e sostituzione degli amministratori


 Cause di cessazione: (i) scadenza del termine; (ii) revoca; (iii) rinuncia; (iv) decadenza; (v) morte
 Iscrizione di nomina e cessazione nel Registro delle Imprese
 Se permane una maggioranza degli amministratori di nomina assembleare: cooptazione con delibera
del Consiglio di amministrazione approvata dal consiglio sindacale (dli amministratori cooptati
rimangono in carica fino alla prossima assemblea)
 Se viene meno la maggioranza degli amministratori di nomina assembleare: convocazione assemblea
 Clausola simul stabunt simul cadent (o gli amministratori continuano tutti assieme oppure decade
l’intero organo)
Se vengono meno tutti gli amministratori o l’amministratore unico: il collegio sindacale convoca con
urgenza l’assemblea e provvede agli atti di gestione ordinaria

Composizione dell’organo amministrativo


 Amministratore unico o Consiglio di amministrazione
o Consiglio di amministrazione obbligatorio per le S.p.A. quotate
 In caso di amministratore pluripersonale, possibilità di delegare funzioni a un comitato esecutivo o a
uno o più amministratori delegati, se lo statuto o l’assemblea lo consentono (art. 2381, c.2, c.c.)
o Gli organi delegati curano gli assetti organizzativi, amministrativi e contabili della società e
riferiscono periodicamente al plenum consiliare circa l’andamento della gestione, la sua
prevedibile evoluzione e le operazioni di maggior rilievo
 Compiti non delegabili: adempimenti relativi alla riduzione del capitale per perdite; aumento
delegato del capitale: emissione delegata di obbligazioni convertibili; redazione del bilancio;
redazione del progetto di fusione o scissione.

Doveri degli amministratori


 Dovere di lealtà
o Art. 2390, c.1, c.c. “li amministratori non possono assumere la qualità di soci illimitatamente
responsabili in società concorrenti, né esercitare un’attività concorrente per conto proprio o
di terzi, salvo autorizzazione dell’assemblea”
o Art. 2391, c.1, c.c.: “L'amministratore deve dare notizia agli altri amministratori e al collegio
sindacale di ogni interesse che, per conto proprio o di terzi, abbia in una determinata
operazione della società, precisandone la natura, i termini, l'origine e la portata; se si tratta di
amministratore delegato, deve altresì astenersi dal compiere l'operazione, investendo della
stessa l'organo collegiale, se si tratta di amministratore unico, deve darne notizia anche alla
prima assemblea utile”

 Dovere di diligenza (art. 2392 c.c.): diligenza richiesta dalla natura dell’incarico e dalle loro
specifiche competenze
Dovere di agire in modo informato

Responsabilità degli amministratori


 Verso la società (art. 2392 c.c.)  Elementi della responsabilità (contrattuale) nei confronti della
società: (i) violazione dei doveri gravanti in capo agli amministratori; (ii) danno; (iii) nesso di
causalità Responsabilità solidale di tutti gli amministratori, salvo quelli esenti da colpa che
abbiano fatto annotare senza ritardo il proprio dissenso e abbiano dato notizia scritta al presidente del
collegio sindacale
o Azione sociale di responsabilità (art. 2393 c.c.)
o Azione sociale di responsabilità promossa dalla minoranza (art. 2393-bis c.c.)
 Verso i creditori sociali per violazione degli obblighi inerenti alla conservazione del patrimonio
sociale (art. 2394 c.c.)
 Verso i singoli soci o terzi direttamente danneggiati (art. 2395 c.c.)

Il controllo interno nel sistema tradizionale


 Nel sistema tradizionale, il controllo interno spetta a un organo collegiale nominato dall’assemblea
(ordinaria): il collegio sindacale
 “Il collegio sindacale vigila sull'osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di
corretta amministrazione ed in particolare sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo
e contabile adottato dalla società e sul suo concreto funzionamento” (art. 2403, c.1, c.c.)

Composizione e nomina del collegio sindacale


Poteri dei sindaci
 Potere di compiere atti di ispezione e di controllo
 Poteri informativi
 Potere di avvalersi di propri dipendenti e ausiliari
 Poteri di reazione: impugnazione delle delibere assembleari e delle delibere dell’organo
amministrativo nei casi previsti dalla legge; convocazione dell’assemblea in presenza di fatti
censurabili di rilevante gravità, qualora vi sia urgenza di provvedere; promozione dell’azione sociale
di responsabilità nei confronti degli amministratori
 Potere di sostituzione degli amministratori nei casi previsti dalla legge

Doveri e responsabilità dei sindaci


 Doveri dei sindaci: “ (art. 2407, c.1, c.c.)
 Responsabilità esclusiva dei sindaci in caso di violazione del dovere di segretezza e di verità: i
sindaci rispondono solidamente tra di loro
 Responsabilità dei sindaci in solido con gli amministratori “ (art. 2407, c.2, c.c.)
 Applicabilità delle norme in materia di responsabilità degli amministratori in quanto compatibili

Sistemi alternativi di amministrazione e controllo


Sistema dualistico di ispirazione tedesca
Sistema monistico di ispirazione anglosassone

Modello dualistico
 Assemblea (competenze ridotte)
 Consiglio di sorveglianza (particolarità di questo sistema)
 Consiglio di gestione:
o funzioni del Consiglio di amministrazione del sistema tradizionale
Modello monistico
 Assemblea (competenze analoghe a quelle dell’assemblea del sistema tradizionale)
 Consiglio di amministrazione
 Comitato per il controllo sulla gestione
o Funzioni analoghe a quelle del collegio sindacale nel sistema tradizionale

Lezione 12
Didattica integrativa, lezione 2.

Bilancio
Tema di società semplici – 2261 c.c. si parla di rendiconto.
Libri obbligatori e altre scritture contabili– 2214 c.c.
Attività della società deve essere tenuta in un complesso di scritture che sono chiamate a tenere traccia ed
evidenza degli aspetti della vita di questo ente. Possono essere divise in varie tipologie di scrittura:
Conti di natura economica.
S.r.l. per tradizione è la società di capitali più scelta dagli imprenditori italiani.
In questo settore fa riferimento il bilancio di esercizio che è il documento di scritture contabili che tiene
conto della situazione patrimoniale a fine esercizio e del risultato economico di questo.
Poi vi sono i cosiddetti libri sociali:
- Libro delle assemblee.
- Delibere del cda
- Libro degli obbligazionisti
Parliamo adesso di quello che è il bilancio.
Perché serve che ci sia questa superfetazione di documenti?
Per la tutela dei terzi e per l’organizzazione societaria.
Importante perché senza approvazione del bilancio non si possono distribuire gli utili e non si possono far
valere i diritti di pubblicità dei terzi. Nelle camere di commercio si trova il registro delle imprese dove vi
sono depositati i bilanci delle società. (per ogni capoluogo di regione).
Bilancio è l’insieme dei documenti redatti dall’organo amministrativo (organo di gestione) (bozza di
bilancio) che viene poi approvato dall’assemblea.
Rappresenta in modo dettagliato la situazione patrimoniale e finanziaria della società ossia il risultato
dell’esercizio (che termina il 31/12 di ogni anno). Durata annuale (a seconda delle complessità e delle
particolarità del bilancio da approvare).
Come si articola?
Stato patrimoniale; conto economico; rendiconto finanziario e nota integrativa.
Documenti contabili sono:
- Stato patrimoniale
- Conto economico
- Rendiconto finanziario
Da art. 2423 in poi vi sono tutte queste poste.
Nota integrativa è documento descrittivo, che illustra e fornisce informazioni ulteriori che ci serve per capire
gli altri documenti.
Art. 2424 c.c. Stato patrimoniale:
Che rappresenta una fotografia statica in quanto enuncia le attività e le passività del patrimonio della società
indicandone il valore. Non è un inventario, perché gli elementi patrimoniali non vengono elencati
singolarmente ma raggruppati nelle sottovoci a cui appartengono (a seconda della loro natura)
Art. 2425 c.c. Conto economico:
Rappresenta un video, in quanto elenca i ricavi ed i costi sostenuti nel corso dell’esercizio ed evidenzia il
risultato positivo o negativo conseguito in quell’esercizio.

Art. 2425 ter c.c. Rendiconto finanziario:


Raffigura le disponibilità liquide e le variazioni prodottasi nell’arco dell’esercizio

Art. 2427 c.c. Nota integrativa:


Ci fornisce una serie di informazioni per poter leggere il bilancio.
Aldilà dei principi contabili che servono per redigere il bilancio IAS, IFRS. Etc.
Vediamo le funzioni del bilancio:
funzione informativa: si rivolge a soci, creditori, finanziatori e dipendenti. Facendo questo tipo di attività
possiamo capire nel tempo com’è avvenuto lo sviluppo della società.
Oltre a questo, ci fornisce anche un altro elemento importante che è l’operato degli amministratori. Funge
anche da rendiconto dell’operato degli amministratori.
Se viene discusso qualcosa che non c’è all’ordine del giorno dell’assemblea si va ad incontro di nullità o
annullabilità.
A fianco alla funzione informativa vi è anche una funzione organizzativa.
Emissione di obbligazioni.
Clausole inderogabili nella redazione del bilancio. Trovano specificazione nelle disposizioni attuative.
Principio di veridicità codicistico è il fulcro della disciplina. Perché la situazione patrimoniale e finanziaria
deve essere vera.
Gli elementi iscritti nel bilancio devono essere reali e concreti.
Ciascun elemento deve essere iscritto secondo il suo valore reale.
Valutazione deve essere tecnicamente corretta, realistica.
Il bilancio deve essere redatto secondo il principio di chiarezza, deve essere trasparente e leggibile stando ai
dati forniti.
Lo scopo del bilancio è anche l’essere comprensibile ai terzi.
La chiarezza del bilancio è data anche dalla sua struttura, dalla legge.
Ordine delle voci; collocazione delle informazioni. Per poter comparare i bilanci tra loro di diverse società.
Principio di correttezza è corollario del principio di veridicità e chiarezza.
Un bilancio è valido e chiaro quando adotta le corrette regole contabili ed aziendalistiche.
Correttezza può equivalere a buona fede oggettiva.
Quali possono essere i principi tecnici di redazione?
Principio di prudenza. Non sovrastimare valori di ricavi ed iscrivere all’attivo ed il passivo valori effettivi.
Non sovrastimare o sottostimare il patrimonio effettivo.
Principio di realizzazione. Indicare esclusivamente gli utili realizzati alla data di chiusura dell’esercizio.
Principio di dissimmetria. Le diminuzioni patrimoniali devono essere inserite non solo nel momento in cui si
realizzano ma anche quando sono temute o probabili. Es. in caso di chiamata in giudizio. Iscrizione al
passivo in apposito fondo rischi.
Principio della competenza. (non per cassa). Relativo all’esercizio in cui sono giuridicamente ed
economicamente imputabili a prescindere dalla data dell’effettivo incasso o pagamento.

Stato patrimoniale
Prospetto contabile della consistenza patrimoniale della società al termine di ogni esercizio.
Indicazione di elementi attivi e di elementi passivi con la precisazione del loro valore.
Dell’attivo, ad esempio, potremmo avere delle immobilizzazioni. Beni utilizzati durevolmente dalla società.
Che siano mobili, immobili, immateriali (quali marchi e brevetti)
Attivo circolante: credito, cassa, ratei, risconti, magazzino. Disponibilità finanziarie non immobilizzate.
Immobilizzazioni devono essere iscritte al costo storico d’acquisto o di produzione.
Crediti devono essere iscritti al presumibile valore di realizzo.
Al passivo vanno iscritti gli elementi patrimoniali negativi: debiti, fondi per rischi e oneri, patrimonio netto
della società.
Di per sé patrimonio netto non costituisce componente negativa. La sua iscrizione al passivo è scelta
puramente contabile per consentire alla fine un pareggio tra attivo o passivo.
Capitale sociale è l’insieme dei conferimenti dei soci, che è l’ammontare ideale indisponibile per consentire
la pacifica attività d’impresa. Vi sono anche le riserve. Riserve legali che sono le riserve previste dalla legge.
riserve statutarie o facoltative. Approvate in assemblea ordinaria di approvazione del bilancio.
Perché il legislatore ha deciso di far approvare il bilancio in assemblea ordinaria e non straordinaria? Perché
è un momento strategico nella vita di ogni società, ed il quorum per l’assemblea straordinaria essendo più
stringente non è agevole per un evento di importanza così stringente.

Conto economico
È un conto a scalare che si forma con la somma algebrica di costi, proventi e altri valori economici della
produzione
Nota integrativa
Raccoglie tutte quelle informazioni illustrative che ci consentono una lettura più compiuta dei documenti e
della condizione societaria.

Redazione degli amministratori sulla gestione – Art. 2428 c.c.


Resoconto narrativo e numerico contenente una analisi della situazione della società, del suo andamento e
della gestione nel complesso nei settori operati. Include anche valutazioni prospettiche sul futuro contenenti
anche indicazioni.

Nel modello dualistico il progetto di bilancio è fatto dal consiglio di gestione.


La bozza preparata dagli amministratori entro 30 gg visionata dal collegio sindacale. Poi depositata ed
approvata dall’assemblea dei soci. Bilancio approvato in assemblea ordinaria, con voto di maggioranza.
Conseguenze importanti. Termini di prescrizione dell’assemblea: 3 anni per quella nulla. 90 gg per quella
annullabile. Convocazione dell’assemblea per approvazione del bilancio entro 4 mesi dalla fine
dell’esercizio. Va ad incidere anche sulla disciplina di impugnazione dello stesso.
2434 bis c.c. Le azioni previste dagli articoli 2377 e 2379 non possono essere proposte nei confronti delle
deliberazioni di approvazione del bilancio dopo che è avvenuta l'approvazione del bilancio dell'esercizio
successivo.
Ho tempo fino a quando non viene approvato il bilancio successivo: circa 1 anno.
Un ultimo argomento è la revisione legale dei conti.
Funzione di mero controllo e poi funzione di controllo contabile. Un tempo era compito del collegio
sindacale. Ora è organo a parte.
Il revisore contabile verifica nel corso dell’esercizio e con periodicità la regolare tenuta della contabilità
sociale e la corretta rilevazione nelle scritture contabili dei fatti di gestione. Art. 2409 ter c.c. Ora d.lgs. 39
del 2010
verifica se il bilancio di esercizio e, ove redatto, il bilancio consolidato corrispondono alle risultanze delle
scritture contabili e degli accertamenti eseguiti e se sono conformi alle norme che li disciplinano;
esprime con apposita relazione un giudizio sul bilancio di esercizio e sul bilancio consolidato, ove redatto.
Anche qui l’attività del revisore legale dei conti, è complessa, deve essere fatta in maniera corretta e precisa.
Ha poteri ispettivi. Ha diritto di ottenere informazioni e documenti dagli amministratori. Se l’attività non è
effettuata in modo corretto va ad incontro a responsabilità solidale con gli amministratori (come per il
collegio sindacale). 1176 c.c. standard di diligenza professionale.
L’azione di responsabilità nei confronti del revisore si prescrive in 5 anni dalla data della pubblicazione della
relazione.

10/05/2024
Lezione 13 (lezione integrativa 3)
Riduzioni del capitale sociale
Quel meccanismo che consiste nel modificare lo statuto riducendo il valore nominale del capitale espresso in
statuto. In altri casi riduzione del capitale sociale per perdite è la necessità di allineare il valore del capitale
sociale al valore effettivo del patrimonio reale della società.
Es. modello di statuto. giovannipanzeranotaio.it/file_studi/69.pdf

“Riduzione reale” del capitale sociale


La società, con deliberazione dell’assemblea straordinaria, può deliberare ex art. 2445 c.c. di ridurre il
capitale sociale:
- Mediante restituzione ai soci di parte dei loro conferimenti (anche mandando a riserva le somme
corrispondenti alla riduzione del capitale);
- Liberandoli dall’obbligo di versare (in tutto o in parte) i centesimi ancora dovuti.
Per poter procedere alla riduzione reale del capitale sociale occorre che nell’avviso di convocazione
dell’assemblea vengano indicate “le ragioni e le modalità della riduzione”: ad esempio, inutilità di tenere
vincolate a capitale risorse eccedenti i bisogni dell’impresa sociale.
La riduzione reale del capitale sociale non può farsi in misura da superare taluni vincoli di legge:
- Capitale minimo fissato dall’art. 2327 c.c.;
- Limiti all’emissione di obbligazioni ex art. 2413 c.c.;
- In caso di emissione di obbligazioni convertibili non può essere deliberata la riduzione se non è data
facoltà agli obbligazionisti convertibili di effettuare la conversione (cfr. art. 2420-bis, comma 4, c.c.).
La delibera di riduzione del capitale sociale non può essere eseguita prima che siano decorsi 90 giorni dalla
sua iscrizione presso il registro delle imprese (art. 2445, comma 3, c.c.).
Entro tale termine, ciascun creditore (che sia tale prima dell’iscrizione della delibera) può fare opposizione,
ciò impedendo l’esecuzione della riduzione fino a quando l’opposizione non sia stata respinta con sentenza
definitiva.
Quali sono le ragioni da porre a fondo dell’opposizione?
L’opposizione deve essere motivata con la dimostrazione di un concreto pericolo derivante dalla riduzione
del capitale, che possa concretizzarsi in un pregiudizio al soddisfacimento del proprio credito.
Come deve essere proposta l’opposizione?
Parte della dottrina, ritiene possa farsi anche in via stragiudiziale. Per dottrina, occorre che l’azione sia
proposta in sede giudiziale, dimostrando il pregiudizio per la propria pretesa creditoria.
N.B. Il tribunale qualora ritenga infondato il pericolo di pregiudizio per i creditori oppure la società abbia
prestato idonee garanzie, può disporre che l’operazione di riduzione abbia luogo nonostante l’opposizione.
Cosa succede se non viene rispettata questa procedura rafforzata?
Il legislatore adotta tutela penale, art. 2626 c.c.: “Gli amministratori che, fuori dei casi di legittima riduzione
del capitale sociale, restituiscono, anche simulatamente, i conferimenti ai soci o li liberano dall'obbligo di
eseguirli, sono puniti con la reclusione fino ad un anno.”
Caso di finanziamenti upstream ai soci. L’amministratore ne risponde personalmente. Se cda, altri
amministratori devono dimostrare di non saperne nulla. Concorso di colpa da valutare.
Commistioni tra soci e amministratori o coincidenza sul piano naturalistico di socio e amministratore porta a
casi come questo.
Sul piano giuridico non rileva.

“Riduzioni per perdite” del capitale sociale


Se la società subisce perdite in misura che il patrimonio netto scenda al di sotto della cifra del capitale
sociale, ciò risulterà dal bilancio annuale.
Per effetto dell’erosione del capitale sociale, ai sensi dell’art. 2250, comma 2, c.c., negli atti e nella
corrispondenza occorrerà indicare il proprio capitale sociale secondo quanto risulta effettivamente versata ed
esistente dall’ultimo bilancio.
L’ordinamento apporta diversi strumenti di reazione in funzione dell’incidenza percentuale delle perdite sul
capitale sociale.
La perdita viene rilevata nel conto economico.
Discrasia tra ricchezza minima dichiarata nello statuto e la ricchezza reale che risulta in bilancio.

1) Perdite inferiori a 1/3 del capitale sociale


- Divieto di distribuire dividendi ex art. 2433, comma 3, c.c.;
- Informativa circa l’effettivo ammontare del capitale negli atti e nella corrispondenza ex. 2250 c.c.
2) Perdite superiori a 1/3 del capitale sociale (art. 2446 c.c.)
- In questo caso si attiva un “meccanismo” che porta, decorso un certo tempo senza che la perdita sia
stata riassorbita da successivi utili, a modificare la cifra del capitale sociale.
- Secondo autorevole dottrina (Spada), il capitale sociale opera quale “circuito d’allarme”, volto a
scongiurare lo scioglimento della società, imponendo l’obbligo all’organo amministrativo di attivare
una complessa procedura (convocazione dell’assemblea, predisposizione di una relazione da
sottoporre all’assemblea art. 2446 c.c.), qualora le perdite abbiano inciso sul cd. capitale reale – la
differenza tra attività e passività – superando il terzo del capitale sociale nominale; se la perdita
persiste – anche nel successivo esercizio ma non giunge a ridurre le attività al di sotto il minimo
legale – bisogna “ritarare” il circuito, riducendo il nominale e, quindi, rendendolo più sensibile alla
perdita (nel senso che basterà una perdita percentualmente minore per far riattivare il “circuito
d’allarme”)
La disciplina della riduzione per perdite del capitale sociale si articola in due fasi
Prima fase
Non appena gli amministratori si avvedono che le perdite hanno intaccato il capitale sociale devono:
a. redigere una relazione sulla situazione patrimoniale della società;
b. Sottoporla al collegio sindacale per sue osservazioni;
c. convocare l’assemblea senza indugio per gli opportuni provvedimento.
- La relazione degli amministratori, unitamente alle note del collegio sindacale, deve essere depositata
presso la sede della società almeno 8gg prima dell’assemblea.
2631 c.c. tutela legislativa prevista.
Tema degli assetti organizzativi (art. 2086 comma 2, c.c.)

Quali sono gli opportuni provvedimenti che l’assemblea può assumere?


- Riduzione del capitale in modo da farlo coincidere con il netto residuo;
- Raccomandazione (non vincolante) agli amministratori circa le modifiche da apportare alla gestione
dell’attività d’impresa e l’opportunità di valutare operazioni di fusione o scissione;
- Trasformazione della società;
- Aumento del capitale sociale;
- Si limita a prendere atto delle perdite e a rinviare a nuovo eventuali decisioni all’esercizio
successivo.

Seconda fase
Se l’assemblea convocata nella prima fase (ex. art. 2446, comma 1, c.c.) non ha coperto le perdite con la
riduzione del capitale sociale, occorre verificare se la perdita, al termine dell’esercizio successivo, è stata o
meno riassorbita a meno di 1/3.
Per esercizio successivo si intende: se l’assemblea ha rinviato a nuovo delle perdite nel settembre 2023, sulla
base di una situazione patrimoniale redatta al 30.6.2023, occorre verificare quale sia la situazione al
31.12.2024.
Se la perdita permane superiore a 1/3 del capitale sociale, la riduzione diviene obbligatoria: ovverosia,
l’assemblea che approva il bilancio al 31.12.2024 e che svolge nei primi 120 (o 180) giorni del 2025 deve
ridurre il capitale sociale.
1) in questi casi la riduzione dovrà essere pari alle perdite che emergono nel bilancio al 31.12.2020
2) se dopo la data di riferimento della situazione patrimoniale dovessero emergere degli utili (può tenersene
conto al fine di limitare la riduzione del capitale sociale)
Situazione particolare in cui il legislatore permette all’assemblea ordinaria di modificare lo statuto poiché è
l’assemblea di bilancio. Quorum diverso in alcuni statuti per aumentare o diminuire il capitale sociale in
assemblea straordinaria. Quorum diversi non sia applicano in questo caso, ma quelli previsti per assemblea di
approvazione bilancio.

3) Perdite superiori a 1/3 e sotto il minimo legale (art. 2447 c.c.)


In questo caso l’ordinamento non prevede un intervento dell’assemblea in “due tempi” e impone che
l’assemblea deliberi:
- Riduzione del capitale in misura da coprire l’intera perdita e contestualmente delibera di aumento
(reintegrazione del capitale sociale) almeno al minimo legale;
- In alternativa, possono trasformare la società (ad esempio, da s.p.a. a s.r.l. o a società di persone);
- Se non adotta alcuna delle predette misure, la società si scioglie e deve essere posta in liquidazione.
In questi casi, il capitale sociale opera quale antidoto al sovraindebitamento (compendiato, nell’espressione
“ricapitalizza o liquida”): ovverosia, cifra (convenzionalmente definita ed il cui valore minimo è fissato dalla
legge per ciascun tipo societario) che, ragguaglia al risultato della somma algebrica tra attività e passività
(cd. reale), deve rimanere positiva. Quindi, nel caso in cui la somma dei valori delle attività non eguagli il
capitale minimo per legge (ex art. 2484, comma 1, n.4 c.c.), la società si scioglie e l’iniziativa programmata
dai socie salvo l’esercizio provvisorio (ex. art. 2487, comma 2, lettera c) deve cessare.
Sebben l’art. 2447 c.c. non lo indica espressamente, si devono applicare le regole poste dall’art. 2446,
comma 1, c.c. (predisposizione di una situazione patrimoniale aggiornata, parere del collegio sindacale,
deposito della relazione presso la società) atteso che si tratta pur sempre di una perdita superiore a 1/3 del
capitale sociale.
In questo caso la reintegra del capital sociale deve essere contestualmente delibera posto che non può
permanere in vita una società con capitale inferiore al minimo legale.
È dibattuto se in questo caso, l’aumento del capitale sociale debba essere immediatamente sottoscritto ovvero
se debba essere rispettato l’iter di offerta in opzione (con conseguente dilatazione dei termini di
sottoscrizione).

Recesso nelle s.p.a.


Diritto dei socie al verificarsi in determinate situazioni. Art. 2437 c.c. e seguenti

Gli antecedenti logici e gli interessi


- Occorre rammentare che ogni deliberazione dell’assemblea (Se legittima) vincola tutti i soci; anche
quelli che non hanno concorso ad adottarla. Storicamente, il recesso delle società di capitali si
connota come contrappeso al potere della maggioranza di modificare, durante societate, i tratti
maggiormente caratterizzanti di quella specifica organizzazione ovvero del relativo programma
imprenditoriale.
o Il recesso può essere altresì connotato quale tecnica di exit dall’investimento (alternativa
all’alienazione della partecipazione sociale)
- Il recesso fa emergere due antitetiche prospettive di interessi:
o L’interesse del socio che recede alla massimizzazione del valore di liquidazione della propria
partecipazione;
o Quello dell’impresa/società alla conservazione del patrimonio in funzione della
prosecuzione dell’attività.
- Il riconoscimento della facoltà di recesso può essere apprezzato come modalità per incoraggiare
l’investimento nell’attività d’impresa in forma societaria.
Ipotesi di recesso variano in funzione del grado di apertura al mercato.
Le ipotesi di recesso sono minori in una società aperta rispetto a quelle maggiori di una società aperta.

Classificazione delle ipotesi di recesso


Le ipotesi di recesso presenti nel nostro ordinamento possono essere così tripartite:
- Previste dalla legge e di natura inderogabili
- Previste dalla legge e derogabili
- Previste dallo statuto

Ipotesi di recesso previste dalla legge e non derogabili


2347 c.c.
a) la modifica della clausola dell’oggetto sociale, quando consente un cambiamento significativo
dell’attività della società;
b) la trasformazione della società;
c) il trasferimento della sede sociale all’estero;
d) la revoca dello stato di liquidazione;
e) l’eliminazione di una o più cause di recesso previste dal successivo comma ovvero dallo statuto;
f) la modifica dei criteri di determinazione del valore dell’azione in caso di recesso;
g) le modificazioni dello statuto concernenti i diritti di voto o di partecipazione.
2497 c.c. e 2343 c.c.
Se la società è costituita a tempo indeterminato e le azioni non sono quotate in un mercato regolamentato il
socio può recedere con il preavviso di almeno centottanta giorni; lo statuto può prevedere un termine
maggiore, non superiore ad un anno.
Restano salve le disposizioni dettate in tema di recesso per le società soggette ad attività di direzione e
coordinamento.
È nullo ogni patto volto ad escludere o rendere più gravoso l’esercizio del diritto di recesso nelle ipotesi
previste dal primo comma del presente articolo.

Ipotesi di recesso previste dalla legge e derogabili


Salvo che lo statuto disponga diversamente, hanno diritto di recedere i soci che non hanno concorso
all’approvazione delle deliberazioni riguardanti:
a) la proroga del termine;
b) l’introduzione o la rimozione di vincoli alla circolazione dei titoli azionari.

Causa statutaria di recesso


Lo statuto delle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio può prevedere ulteriori
cause di recesso.
Possibilità di prevedere recesso ad nuntum:
“è lecita la clausola statutaria di una società per azioni che non fa ricorso al mercato del capitale di rischio, la
quale, ai sensi dell’art. 2437, co. 4, preveda, quale ulteriore causa di recesso, la facoltà dei soci di recedere
dalla società ad nuntum con un termine di congruo preavviso” (cfr. Cass. Civ. n.2629/2024)

Modalità dell’esercizio del recesso


2347 c.c. e 2347 bis c.c.
a) sono legittimati all’esercizio del recesso i soci che non hanno concorso alla relativa deliberazione (assenti,
dissenzienti e astenuti);
b) il diritto di recesso è esercitato mediante invio di lettera raccomandata che deve essere spedita entro 15
giorni dall’iscrizione nel registro delle imprese della delibera che lo legittima, con l'indicazione delle
generalità del socio recedente, del domicilio per le comunicazioni inerenti al procedimento, del numero e
della categoria delle azioni per le quali il diritto di recesso viene esercitato. Se il fatto che legittima il recesso
è diverso da una deliberazione, esso è esercitato entro trenta giorni dalla sua conoscenza da parte del socio.
c) Le azioni per le quali è esercitato il diritto di recesso non possono essere cedute e devono essere depositate
presso la sede sociale.
d) Il recesso non può essere esercitato e, se già esercitato, è privo di efficacia, se, entro novanta giorni, la
società revoca la delibera che lo legittima ovvero se è deliberato lo scioglimento della società.
Determinazione del valore della zioni
2437 ter c.c.
1. Il valore di liquidazione delle azioni è determinato dagli amministratori, sentito il parere del collegio
sindacale e del soggetto incaricato della revisione legale dei conti, tenuto conto della consistenza
patrimoniale della società e delle sue prospettive reddituali, nonché dell'eventuale valore di mercato
delle azioni.

2. Il valore di liquidazione delle azioni quotate in mercati regolamentati è determinato facendo


[esclusivo] riferimento alla media aritmetica dei prezzi di chiusura nei sei mesi che precedono la
pubblicazione ovvero ricezione dell'avviso di convocazione dell'assemblea le cui deliberazioni
legittimano il recesso. Lo statuto della società con azioni quotate in mercati regolamentati può
prevedere che il valore di liquidazione sia determinato secondo i criteri indicati dai commi 2 e 4 del
presente articolo, fermo restando che in ogni caso tale valore non può essere inferiore al valore che
sarebbe dovuto in applicazione del criterio indicato dal primo periodo del presente comma.

3. Lo statuto può stabilire criteri diversi di determinazione del valore di liquidazione, indicando gli
elementi dell'attivo e del passivo del bilancio che possono essere rettificati rispetto ai valori risultanti
dal bilancio, unitamente ai criteri di rettifica, nonché altri elementi suscettibili di valutazione
patrimoniale da tenere in considerazione.

4. I soci hanno diritto di conoscere la determinazione del valore di cui al secondo comma del presente
articolo nei quindici giorni precedenti alla data fissata per l'assemblea; ciascun socio ha diritto di
prenderne visione e di ottenerne copia a proprie spese.

5. In caso di contestazione da proporre contestualmente alla dichiarazione di recesso il valore di


liquidazione è determinato entro novanta giorni dall'esercizio del diritto di recesso tramite relazione
giurata di un esperto nominato dal tribunale, che provvede anche sulle spese, su istanza della parte
più diligente; si applica in tal caso il primo comma dell'articolo 1349.

Procedimento di liquidazione
2347 quater c.c.
1. Gli amministratori offrono in opzione le azioni del socio recedente agli altri soci in proporzione al
numero delle azioni possedute. Se vi sono obbligazioni convertibili, il diritto di opzione spetta anche
ai possessori di queste, in concorso con i soci, sulla base del rapporto di cambio.

2. L'offerta di opzione è depositata presso il registro delle imprese entro quindici giorni dalla
determinazione definitiva del valore di liquidazione. Per l'esercizio del diritto di opzione deve essere
concesso un termine non inferiore a trenta giorni dal deposito dell'offerta.
Coloro che esercitano il diritto di opzione, purché ne facciano contestuale richiesta, hanno diritto di
prelazione nell'acquisto delle azioni che siano rimaste non optate.

3. Qualora i soci non acquistino in tutto o in parte le azioni del recedente, gli amministratori possono
collocarle presso terzi; nel caso di azioni quotate in mercati regolamentati, il loro collocamento
avviene mediante offerta nei mercati medesimi.

4. In caso di mancato collocamento ai sensi delle disposizioni dei commi precedenti entro centottanta
giorni dalla comunicazione del recesso, le azioni del recedente vengono rimborsate mediante
acquisto da parte della società utilizzando riserve disponibili anche in deroga a quanto previsto
dal terzo comma dell'articolo 2357.

5. In assenza di utili e riserve disponibili, deve essere convocata l'assemblea straordinaria per deliberare
la riduzione del capitale sociale, ovvero lo scioglimento della società.
Alla deliberazione di riduzione del capitale sociale si applicano le disposizioni del comma secondo,
terzo e quarto dell'articolo 2445; ove l'opposizione sia accolta la società si scioglie.

I gruppi di società (rectius, d’imprese)


I gruppi di società (rectius, d’imprese) quale tecnica di articolazione del
rischio d’impresa
L’esercizio dell’attività d’impresa comporta strutturalmente l’assunzione di rischi economici in capo
all’imprenditore (individuale) o alla società che la esercita.
Qualora l’imprenditore (individuale) o la società esercitano più attività d’impresa (ad esempio, nel settore
della ristorazione e in quello immobiliare) c’è il rischio che l’insuccesso di una delle attività intraprese possa
affossare l’altra (o le altre).
Sono state quindi ideate tecniche giuridiche che mirano a soddisfare l’esigenza di articolare l’iniziativa
imprenditoriale, in principio unica, in masse patrimoniali distinte:
(A) costituzione di (una o più) società (anche unipersonali);
(B) istituzione di (uno o più) patrimoni destinati (artt. 2447-bis ss. C.c.)
(C) trust [realizza una destinazione di compendi patrimoniali la cui gestione, condotta a favore di un soggetto
determinato – beneficiario – è affidata ad un fiduciario (trustee)].
Nel punto A moltiplicazione delle persone giuridiche, nel punto B moltiplicazione dei patrimoni in capo ad
un unico soggetto giuridico.
Problema dell’imputazione degli effetti nel caso del punto B, poiché tradizione civilistica prevede centralità
del soggetto.

La possibile articolazione di un gruppo di società (rectius, d’imprese)


Es. impero agnelli-elkann.
L’articolazione del rischio d’impresa
La società è uno strumento di articolazione dell’iniziativa economica:
- L’attività d’impresa è riferibile alla società (e non ai soci);
- Con riguardo alla classe delle società di capitali, v’è altresì isolamento della responsabilità ad uno
specifico patrimonio (deroga 2740 c.c.).
Nella realtà, le “iniziative economiche” sono numericamente minori rispetto agli enti giuridici che operano
nel mercato. Nei gruppi di società l’attività d’impresa (ordinariamente in forma collettiva) si presenta come
economicamente unica ma giuridicamente plurima:
- Le imprese risultano (giuridicamente) autonome e indipendenti (società figlie) ma sono assoggettate
ad una unitaria direzione (società madre);
- Si tratta di tecnica organizzativa abituale nelle grandi imprese internazionali o nazionali.
Il fenomeno del gruppo di società può anche riguardarsi sotto altro profilo, e cioè quale esito applicativo
della tecnica di circolazione della ricchezza imprenditoriale.
La dicotomia “unicità economica” vs “pluralità giuridica” rende particolarmente complessa la gestione della
crisi
13/05/2024
Lezione 14 (lezione integrativa 4)

S.r.l.
L’S.r.l. ha autonomia patrimoniale perfetta, come società di capitali. Il bilancio è l’atto principe per la
comunicazione dell’andamento societario. L’S.r.l. sono le società più diffuse in Italia. Permettono grande
libertà d’azione a differenza delle S.p.a. che hanno norme più stringenti.
La S.r.l. è comunque costituita da un forte aspetto personalistico. (è una sorta di trade union tra s.p.a. e
società di persone)
Ha una disciplina nella redazione dello statuto molto libera per le esigenze dei soci.
È uno strumento talmente duttile che ad es. Ikea Italia è un S.r.l. a socio unico.
Nei conferimenti (elementi suscettibili di valore economico) (es. credito, denaro, prestazione d’opera,
immobili, mobili) (nelle s.p.a. è vietato conferire prestazioni d’opera, nelle s.r.l. no ma con limitazioni, devo
garantire una assicurazione, come fideiussione).
La S.r.l. unipersonale deroga al 2247 c.c. il socio unico ha obblighi ulteriori, quali l’informare i terzi
dell’unipersonalità, fare adeguata pubblicità della deroga, citare l’unipersonalità nella corrispondenza e nella
ragione sociale.
Microbilancio fino a 375.000 euro di fatturato e 5 dipendenti.
Bilancio abbreviato fino a 8.800.000 euro di fatturato e fino a 50 dipendenti. 2435 bis c.c.
Chi supera anche questo limite bilancio ordinario.
Lezione pratica, guardiamo un bilancio ordinario di una s.r.l.
I contributi e gli aiuti di stato, in deroga alla normativa europea, vanno indicati in nota integrativa. Se non
elencati lo stato può chiedere la ripetizione del contributo.
Derivati: opzioni, swap, irs. Consentono di modificare i tassi di interesse dei mutui contratti, soprattutto se ad
alto rischio.
I soci e le società devono assumersi una garanzia. Parlando di s.r.l. standard, posso iniziare versando il 25%
del capitale sociale richiesto (€10.000). Fenomeno della sottocapitalizzazione. Risorse di partenza basse o
insufficienti. Per risolvere questo problema ci si rivolge alle banche, potremmo chiedere un locatario, un
garantito, un anticipazione. Il direttore della banca chiede una garanzia. Ecco perché è importare elencare e
specificare queste garanzie. Come iscrizione di ipoteche su immobili, altre cose da mettere a pegno.
Un altro aspetto per avere liquidità potrebbe essere la ricerca di credito ai soci. I finanziamenti soci sono
postergati rispetto a tutti gli altri debiti della società. Vanno elencati in nota integrativa. Per tutela del
mercato e della concorrenza. Informazione sulle operazioni con parti correlate. Nei gruppo di società si
redige un bilancio consolidato.
Impairment test.
Processi e procedure per la revisione dei conti. Articolo modificato: 2086 c.c. l’assetto delle imprese e le
procedure di contabilità sono adesso parametrate alla grandezza e del tipo dell’attività per prevenire i rischi e
la crisi d’impresa.
Attività strutturata per consentire all’amministratore e all’imprenditore di stare sul mercato ed affrontare le
problematiche e per garantire la continuità aziendale.
A seguito del d.lgs. che ha modificato il 2086 c.c. ed ha individuato gli adeguati assetti, si ricollega allo
stanziamento delle imposte. Può essere che si vada da una situazione di crisi conclamata ma guardando
attentamente allo stanziamento delle imposte si possa tenere in vita una impresa in una difficile situazione
transitoria con anticipi d’imposta oppure differiti, tutto ciò stando attenti perché bisogna rispettare i corretti
principi di gestione di crisi d’impresa.
Il collegio sindacale ed il revisore legale sono gli organi di controllo fondamentali in queste operazioni.
Il socio d’opera non percepisce retribuzione mensile, bensì solo gli utili.
Gli amministratori possono di base anche non percepire un compenso, oppure solo retribuzione o compenso
pattuito e approvato dai soci.
Anche in tema di società unipersonali possiamo parlare della materia di tutela dei terzi. Trasparenza
generalizzata per garantire la stabilità del mercato. Interessa sapere con chi mi sto relazionando per fare
affari.
I terzi con società unipersonali possono sapere o meno a cosa vanno incontro.
Tema interessante è la responsabilità degli amministratori, soprattutto per società unipersonali.
In qualità di socio unico ed amministratore rischio tutto il mio patrimonio. La responsabilità gestoria è a capo
degli amministratori. 2392 c.c.
Business judgement rule. Insindacabilità nel merito delle scelte dell’amministratore. Non opera ex tunc.
Opera ex nunc
Il collegio sindacale ed i soci si possono rivolgere per cattiva condotta dell’amministratore al giudice. Se
l’amministratore dimostra di non essere responsabile di una azione foriera di danni, non si è chiamati a
rispondere semplicemente per affari andati male.
Problema di adeguati assetti organizzativi. Es. Società che da un giorno all’altro non ha più liquidità e non
riesce a pagare gli stipendi. Società di trasformazione chimica con 65 dipendenti, ma con molte più persone
che collaborano con essa. Impatto di uno sbagliato assetto organizzativo è altissimo.
Nella S.r.l. può capitare che anche un socio non amministratore partecipi anche nella gestione. Cosa
impossibile nelle S.p.a.
In questo caso il legislatore prevede la responsabilità in solido.
2476 c.c. Responsabilità degli amministratori e controllo dei soci
Impairment test: o test di sostanza/di tenuta.
Bisogna verificare che i valori di bilancio nell’attivo “tengano” e siano verificabili.

14/05/2024
Lezione 15

Scioglimento, liquidazione e cancellazione ed estinzione di


una società
Contratto di società è contratto di durata. Molto spesso il termine esiste (a volte manca), è un termine
piuttosto lungo. Come ogni fenomeno umano, ogni impresa societaria ha un inizio ed una fine.
Come il legislatore disciplina questa fase terminale della società? Cosa è contenuto nel codice relativamente
allo scioglimento della società?
La disciplina del contratto di società è differente rispetto al contratto comune. È funzionale alla tutela del
mercato e dei terzi. I terzi fanno affidamento agli effetti generati dal contratto di società. Una conclusione
che possiamo delineare è che lo scioglimento della società non determina ipso iure la cessazione della stessa
e delle posizioni giuridiche ad essa annessa. Esistono procedure dettagliate per la liquidazione,
soddisfacimento dei creditori sociali e successivamente il rimborso dei soci per il valore residuo delle quote
di partecipazione. Questa prende il nome di fase di liquidazione. Solo successivamente si potrà avere la
cessazione degli effetti del contratto. Poi cancellazione dal registro delle imprese ed estinzione.
Ovviamente lo scioglimento di una società può essere legato all’uscita di un singolo socio, oppure lo
scioglimento dell’intera società.
Una delle cause più comune di scioglimento è l’avveramento della causa di scioglimento come termine.
Scioglimento del singolo rapporto sociale. Di base c’è una disciplina generale, che il legislatore introduce per
la società di persone e la società semplice. Poi invece nelle società di capitale, mentre più limitata per s.r.l. e
cooperative.

Nelle società di persone e società semplici:


2272 c.c. 2283 c.c. scioglimento di società di persone.
2272 c.c. prevede di base 5 cause di scioglimento:
La società si scioglie:
1) per il decorso del termine;
2) per il conseguimento dell'oggetto sociale o per la sopravvenuta impossibilità di conseguirlo;
3) per la volontà di tutti i soci;
4) quando viene a mancare la pluralità dei soci, se nel termine di sei mesi questa non è ricostituita;
5) per le altre cause previste dal contratto sociale.
5-bis) per l'apertura della procedura di liquidazione controllata.
Secondo la giurisprudenza unanime, verificatasi la causa di scioglimento contenuta nello statuto, la società
entra automaticamente in stato di liquidazione. Tuttavia i soci possono espressamente, con decisione
modificativa dello statuto prorogare la durata della società 2252 c.c.
2273 c.c. La società è tacitamente prorogata a tempo indeterminato quando, decorso il tempo per cui fu
contratta, i soci continuano a compiere le operazioni sociali.
2315 c.c. nelle s.n.c. : Alla società in accomandita semplice si applicano le disposizioni relative alla società
in nome collettivo [2291], in quanto siano compatibili con le norme seguenti [2464]
2316 c.c.: L'atto costitutivo [2295] deve indicare i soci accomandatari e i soci accomandanti [1350, n.
9, 2465, 2643, n. 10, 2725]
2307 c.c.: Il creditore particolare del socio può fare opposizione alla proroga della società [2273], entro tre
mesi(1) dall'iscrizione della deliberazione di proroga nel registro delle imprese [2188, 2305, 2531, 2964].
Se l'opposizione è accolta, la società deve, entro tre mesi dalla notificazione della sentenza, liquidare la
quota del socio debitore dell'opponente [2289].
In caso di proroga tacita [2295, n.9] ciascun socio può sempre recedere dalla società [1373], dando preavviso
a norma dell'articolo 2285, e il creditore particolare del socio può chiedere la liquidazione della quota del suo
debitore a norma dell'articolo 2270.

Meno agevole è l’impossibilità di conseguire l’oggetto sociale. Dottrina e giurisprudenza individuano due
tipi di impossibilità
Impossibilità oggettiva: cause inerenti all’oggetto della società. Autorizzazione amministrativa che viene
meno. Nuova legge che impedisce l’attività
Impossibilità soggettiva: Di base si evidenziano alcuni casi relativi al funzionamento della società; l’ipotesi
più semplice di scuola è il contrasto tra i soci. Intuitus personae: in una società di persone ho scelto come in
un matrimonio un socio, rapporto fiduciario, se insorgono dei problemi, il rapporto si scioglie. Io rischio
tutto il mio patrimonio in una società di persone. Se ho problemi con un altro socio, non mi sta più bene
continuare con lui.
La circolazione della quota. Quando un socio muore in una società di persone, la sua quota può essere
sottoposta a vincoli: di spartizione ai soci.
il modello legale è la liquidazione della quota agli eredi.
Terza via: se il socio era così importante, si scioglie la società.

A livello pratico è una modifica della compagine statutaria: unanimità dei soci.
Di base è questo il motivo per la quale vi deve essere accordo fiduciario.
Stallo decisionale in regime di amministrazione congiuntiva.
Le società di persone si amministrano in 2/3 modi:
Amministrazione disgiuntiva: ogni socio è considerato amministratore e può impegnare la società. Ogni
socio è dotato del potere di rappresentanza. Può spendere nei confronti dei terzi il nome della società e
vincolare la società.
Ma si possono fare piccole modifiche. Art. 1322 c.c. Le parti possono liberamente determinare il contenuto
del contratto nei limiti imposti dalla legge e dalle norme corporative.
Le parti possono anche concludere contratti che non appartengano ai tipi aventi una disciplina particolare,
purchè siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico.
Correttivo è il diritto di veto/ di opposizione.
Amministrazione congiuntiva: per fare un determinato atto tutti i soci devono essere d’accordo.
Probabilmente si sceglie voto per maggioranza. Nella pratica diventa un po’ complesso.
Amministrazione mista: un po’ disgiuntiva e un po’ congiuntiva. Per atti straordinari importanti: congiuntiva.
Per atti ordinari: disgiuntiva.
Come si fa a capire per che atti si applica quale tipo di amministrazione? Nell’atto notarile si stabilisce una
soglia di importo per cui per una decisione serve uno o l’altro tipo di amministrazione.
2272 c.c. punto 3, per la volontà di tutti i soci si può sciogliere la società. Inderogabile? Dibattito aperto.
2252 c.c. deroga all’unanimità prevista dal modello. Per abbassare la maggioranza necessaria.
In dottrina c’è chi ritiene che lo scioglimento della società possa essere deliberato dalla maggioranza solo in
un caso particolare: se noi nello statuto indichiamo che per lo scioglimento non è richiesta l’unanimità.
Clausola di gradimento. Clausola di mero gradimento è nulla per l’ingresso di nuovo socio.
Strumenti di exiting stabiliti dal legislatore: recesso.
Altra causa di scioglimento è il venir meno della pluralità dei soci. Il legislatore non contempla società di
persone unipersonali. Non costituisce causa di per sé di scioglimento, il legislatore consente l’esercizio
temporaneo con un unico socio, con termine perentorio per trovare un nuovo socio a pena scioglimento.
Maggioranza assoluta per trasformazione in società di capitali.
Momento in cui devo capire per poter valutare il valore della quota è il momento della morte di un socio per
poter capire la consistenza della quota sulla base delle risultanze del bilancio e le risultanze patrimoniali al
momento dello scioglimento.
Posso rilevare le quote o fare atto di trasformazione.
Ho tempo 6 mesi per ricostituire la pluralità dei soci. Decorso il termine si entra in fase di liquidazione.
Possono essere previste clausole particolari di scioglimento.
2323 c.c. La società si scioglie, oltre che per le cause previste nell’art. 2308, quando rimangono soltanto soci
accomandanti o soci accomandatari, semprechè nel termine di sei mesi non sia stato sostituito il socio che è
venuto meno.
Se vengono a mancare tutti gli accomandatari, per il periodo indicato dal comma precedente gli
accomandanti nominano un amministratore provvisori o per il compimento degli atti di ordinaria
amministrazione. L’amministratore provvisorio non assume la qualità di socio accomandatario.
Diritto industriale: scotch. Fenomeno di volgarizzazione del marchio. (walkman, biro, etc.)
I soci possono agire in giudizio per accertare la causa di scioglimento. Quando la società entra in fase di
liquidazione deve comunicarlo ai terzi.
2250 c.c. comma 3
Dopo lo scioglimento delle società previste dal primo comma deve essere espressamente indicato negli atti e
nella corrispondenza che la società è in liquidazione [2484 ss.].
Nella fase di liquidazione si procede alla consegna dai soci, agli amministratori, ai liquidatori, che devono
soddisfare i creditori ed i soci.
Amministratori restano in carica fino a quando non vengono nominati i liquidatori. Art. 2274 c.c. 2275 c.c.
Vi possono essere previste ulteriori modalità di liquidazione nello statuto.
I liquidatori possono essere revocati. Liquidatori acquistano potere di rappresentanza per compiere gli atti
necessari per la liquidazione, chiedere ai soci i versamenti dovuti, procedere alla dismissione dei beni della
società. Hanno il divieto di compiere nuovi affari. Devono trasformare tutto il possibile in liquido. Prendono
in consegna i documenti ed i beni sociali per ricostruire la situazione patrimoniale della società. Gli
amministratori devono fare un inventario. Bisogna verificare che tutto sia presente.
Se compio un atto che è una nuova operazione posso essere chiamato a rispondere per gli affari intrapresi.
Dopo aver fatto tutto ciò posso iniziare a liquidare, ovvero ripartire tutto ai terzi creditori. Non posso in alcun
modo pagare prima i soci dei terzi. Se avanzerà qualcosa lo distribuirò ai soci. Se non avanza nulla anzi
chiederò ai soci di pagare i debiti mancanti.
Il residuo è destinato al rimborso.
Una volta che faccio questo, nelle società semplici non ho nome dei liquidatori depositato, invece va
depositato per s.n.c.
Adempimento da fare è il bilancio di liquidazione, da sottoporre ai soci per anche convalidare il piano di
riparto.
I soci hanno modo di impugnarlo, etc.
Con l’approvazione di questo bilancio, si ha la fine della fase di liquidazione. Successivamente si può
procedere con la cancellazione dal registro delle imprese della società e la estinzione della stessa e della
soggettività giuridica.
Se vi sono state irregolarità, terzi possono chiedere adempimenti ai soci o in caso di irregolarità da parte dei
liquidatori, citare in giudizio anche loro.

Nelle società di capitali


Causa di scioglimento:
- Impossibilità di funzionamento di un organo: assemblea. 2484 c.c. comma 3. Poiché è un organo di
controllo e senza di esso non si può controllare l’attività degli amministratori. Gli amministratori
possono sempre essere sostituiti.
Di base ci può essere disinteresse dei soci verso la società. Il legislatore decide che se l’assemblea non
funziona gli amministratori rilevano la causa di scioglimento e devono convocare un assemblea straordinaria
per la nomina dei liquidatori. Se non fanno le cose fatte bene rispondono dei danni. Lo stato di liquidazione è
revocabile. I liquidatori fanno le stesse cose che fanno nelle società di persone.
Se gli amministratori non convocano l’assemblea, può essere richiesta dai soci al tribunale o dai sindaci.
Ovviamente se la liquidazione dura più di un anno, i liquidatori sono tenuti a redigere un bilancio di esercizio
e proporlo all’assemblea.
2490 c.c. - 2492 c.c. Bilancio in fase di liquidazione.
2496 c.c. Deposito dei libri sociali.

Cooperative
Di base sono nate come strumento di democratizzazione della struttura societaria e di armonizzazione tra vari
operatori economici.
Art. 45 Cost. La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza
fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne
assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.
La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato.
2511 c.c. e seguenti.
Quello che ci interessa capire è che in questo tipo di società non consiste nella suddivisione degli utili.
Non è ottenere un lucro come nelle società di persone, società semplici, società di capitali.
Quello che interessa ai soci cooperatori è il vantaggio mutualistico che non è un vantaggio patrimoniale in
senso stretto, e non remunerazione di capitale.
In concreto l’interesse mutualistico può consistere in un risparmio di spesa. Una sorta di cooperativa di
consumo o una maggior retribuzione dei servizi ceduti.
Es. coop Soci cooperatori e soci sovventori
2521 c.c. L'atto costitutivo stabilisce le regole per lo svolgimento dell'attività mutualistica e può prevedere
che la società svolga la propria attività anche con terzi.
Lo scopo lucrativo può affiancare lo scopo mutualistico. La parte lucrativa può diventare la più rilevante. La
mutualità è sempre presente. È incompatibile con lo scopo mutualistico l’integrare la distribuzione degli utili.
In deroga allo spirito collaborativo. Il legislatore ha previsto diversi tipi di soci. Accanto a soci collaboratori,
vi sono soci che apportano capitale e sono interessati alla remunerazione dello stesso, detti soci sovventori.
Si distingue tra due tipi di società cooperative:
Società cooperative a mutualità prevalente
Altre società cooperative.
Varia anche in base alla dimensione societaria.
Vi sono vantaggi fiscali in base al tipo di società.
Si applica la disciplina delle s.r.l. o delle s.p.a. in base alle dimensione societaria.
Se facciamo rimando alla dimensione delle società di capitali parliamo di regime di responsabilità per le
obbligazioni sociali. Art. 2518 c.c. Art. 2511 c.c.
Il capitale minimo delle società cooperative non è prestabilito art. 2524 c.c.
“Il capitale sociale non è determinato in un ammontare prestabilito [2521, n. 4, 2545 duodecies].
Nelle società cooperative l'ammissione di nuovi soci, nelle forme previste dall'articolo 2528 non importa
modificazione dell'atto costitutivo.” Commi 1 e 2.
Principio della porta aperta. Qualsiasi soggetto può essere ammesso alla cooperativa e di godere dello scopo
mutualistico, tuttavia, deve possedere tutti i requisiti necessari che ci siamo dati. Ingresso dei nuovi soci è
subordinato alla valutazione di un soggetto, che la fa ai sensi del 2528 c.c.

16/05/2024
Lezione 16

Gruppi di società (rectius, d’impresa) e fattispecie del


“controllo”
Dibattito se 2359 c.c. sia applicabile a s.r.l.
Nel nostro ordinamento sono rinvenibili molteplici definizioni della fattispecie di controllo, tra loro non
sempre coincidenti (legge anti-trust, Testo unico bancario, ecc..).
Limitiamo l’analisi a quella dell’art. 2359 c.c., collocata nel capo relativo alle S.p.A. (la cui transtipicità,
sebbene ammessa, deve essere attentamente verificata). Tale previsione isola nei rapporti tra società, tre
diverse forme di controllo:
1. Controllo di diritto (art. 2359, comma 1, n.1);
2. Controllo di fatto (art. 2359, comma 1, n.2);
3. Controllo contrattuale (art 2359, comma 1, n.3);
Al legislatore non interessa quanto rischio economico c’è nell’iniziativa, ma quanto diritto di voto ha un
soggetto. (ammessi diversi pesi per voti 2351 c.c. Una quota non corrisponde necessariamente ad un diritto
di voto equivalente)
Nella fattispecie di controllo di diritto o di controllo di fatto si considerano anche i voti che spettano alle
società controllante, alle società fiduciarie e ai soggetti interposti: c.d. controllo indiretto. Non si computano
invece i voti che spettano per conto terzi (art. 2359, comma 2, c.c.).
Influenza dominante effettiva o potenziale in assemblea VS influenza effettiva sulla società
Devo computare anche i voti di società controllate e fiduciarie.
Contratto di dominazione (esiste nell’ordinamento Tedesco. Esiste nel nostro ordinamento solo per banche di
credito cooperativo, quindi in maniera assai residuale)
Quasi un rapporto circolare tra holding e controllate (ipotesi nel nostro ordinamento per salvaguardare la
solidità del sistema bancario)
C’è un vincolo giuridico che inerisce le scelte gestionali della società controllata.
In dottrina c’è anche chi sostiene che esiste anche un controllo di influenza di fatto e non solo di influenza
giuridica, es. nei contratti di fornitura.
Ipotesi di articolazione di gruppi di società: vedi slides.
Controllo di diritto totalitario
Controllo totalitario di diritto diretto e indiretto
Controllo indiretto di diritto e di fatto

Strutture partecipative complesse


Partecipazioni reciproca diretta
Partecipazioni reciproca indiretta

Qualora una società eserciti un’influenza dominante trova applicazione una apposita e complessa disciplina:
- Obblighi di vigilanza: artt. 2381, 2403-bis, comma 2, e 2409 c.c. Nel caso di società quotate: artt.
150, 151-bis e 151-ter TUF;
- Informazione al mercato: artt. 2391-bis,2424,2428,2429 c.c.;
- Effettività del capitale: artt. 2359-bis, 2359-ter,2359-quater,2359-quiquies,2360 c.c.
- Tutela sincerità del voto (nella controllante): art. 2359-bis, comma 5, c.c.
2391 bis (si applica dalla riforma di marzo solo alle società quotate).
Bilancio delle società controllate all’interno della società controllante per sapere le operazioni svolte dal
gruppo in dettaglio.
Quando ampliamo la visione al mondo e non ci limitiamo alla dimensione domestica si aggiungono
problemi, poiché le regole non sono le medesime in tutti gli ordinamenti. Che si risolvono con intercompany
agreements, e particolari clausole contrattuali.
Vi sono una serie di presidi per salvaguardare l’effettività del capitale. Attenzione alla differenza tra acquisto
e sottoscrizione di azioni. Limite all’acquisto di azioni da parte delle controllate della società controllante
(limite di diluizione del capitale).
Artt. 2368 comma 3 c.c. per delibera e istituzione quorum assembleare.

Il dibattito sui gruppi di società “ante riforma 2003”


Quando il “governo in potenza” (i.e. controllo) si trasforma in “governo in concreto” (nel linguaggio del
legislatore, “direzione e coordinamento”), il governo effettivo è “fuori” dalla società e si entra nel campo
problematico dei gruppo di società:
- Tutela dei soci della società dominata estranei al gruppo di controllo;
- Tutela dei creditori della società dominata;
- Eventuale responsabilità della società dominante per gli illeciti della società dipendente (posti in
essere in esecuzione del governo della dominante);
- Eventuale coinvolgimento della società dominante per l’adempimento delle obbligazioni della
società dipendente.

La responsabilità per attività di “direzione e coordinamento”


Con la riforma del 2003 è stata introdotta una disciplina volta a regolare la responsabilità per l’”attività” di
“direzione e coordinamento” esercitata dalla società dominante nei confronti delle società dominata (cfr. artt.
2497 ss. c.c.).
Per “direzione e coordinamento” si intende una situazione di fatto che si manifesta come:
- Pianificazione in ordine alle principali scelte imprenditoriali in funzione del complessivo interesse
delle società del gruppo;
- Conseguentemente, attività di indirizzo e allineamento delle attività svolte dalle singole società del
gruppo.
Al fine di agevolare la prova di tale situazione di fatto, è stata introdotta una presunzione relativa (quindi
superabile con prova contraria) in merito all’esistenza dell’attività di direzione e coordinamento:
- Ex art. 2497 sexies c.c.tale attività si presume in capo all’ente (i) tenuto al consolidamento del
bilancio o (ii) che comunque controlla l’ente dipendente ai sensi dell’art. 2359 c.c.
- Ex art. 2497 septies c.c. tale attività si presume, fuori dai casi previsti di cui all’art. 2497 sexies c.c.
in capo all’ente che esercita direzione e coordinamento in forza di un contratto o clausole statutarie.

Un primo appartato di disciplina si occupa degli “aspetti fisiologici” e ha come obiettivo principale quello di
garantire la massima trasparenza ed informazione in merito a:
- Esistenza del gruppo (art. 2497-bis, commi 1,2, e 3, c.c.):
- Operazioni poste in essere nell’ambito del gruppo ed effetti derivanti dal relativo compimento (art.
2497-bis, comma 5, c.c.);
- Motivazione sottesa all’assunzione di determinate decisioni (art. 2497-ter c.c.).
Il legislatore della riforma con il disposto dell’art. 2497 c.c. si è fatto carico di introdurre una disciplina di
tutela risarcitoria/obbligatoria a presidio degli interessi (i) dei soci esterni (ovverosia, diversi dal socio
dominante e) e (ii) dei creditori della società dipendente.
1. Legittimazione passiva: società o ente dominante;
2. Legittimazione attiva: i soci o i creditori della società dominata;
3. Fattispecie della condotta non iure:
a) L’attività di direzione e coordinamento è stata esercitata nell’interesse imprenditoriale della
società/ente capogruppo o di altre società del gruppo, in violazione dei “principi di corretta gestione
societaria ed imprenditoriale;
b) abbia cagionato un danno ai soggetti titolati della legittimazione attiva: (i) per i creditori deve
trattarsi di un danno all’integrità patrimoniale; (ii) per i soci di minoranza di un pregiudizio all
redditività o al valore della quota finale di liquidazione;
c) il danno ingiusto subito dai creditori o dai soci non sia stato (i) altrimenti compensato ovvero (ii)
eliminato con operazioni ad hoc (cc.dd. vantaggi compensativi).

Finanziamenti infragruppo
I finanziamenti infragruppo (art. 2497-ter c.c.)
- Ricorrente è la circostanza che la capogruppo (o altre società del gruppo specificamente dedicate)
eroghino finanziamento a favore delle altre entità del gruppo al fine sostenere finanziariamente
ovviando a situazioni di sottocapitalizzazione di alcune società del gruppo;
- Il legislatore ha quindi ritenuto di ovviare a tale problema, richiamando – per il tramite dell’art.
2497-quinquies c.c. – l’applicabilità anche nei gruppi di società del disposto di cui all’art. 2467 c.c.
Per effetto di tale richiamo, il rimborso dei finanziamenti effettuati a favore di una società ad un
gruppo deve essere postergato rispetto alla soddisfazione degli altri creditori se eseguiti in un
momento in cui sussisteva un eccessivo squilibrio dell’indebitamento rispetto al patrimonio netto
oppure in una situazione della società nella quale sarebbe stato ragionevole un conferimento.
La disciplina in parola è stata affinata dell’art. 292 del C.c.i.i. a mente del quale:
- I crediti che la società o l’ente o la persona fisica esercente l’attività di direzione e coordinamento
vanta nei confronti delle imprese dominante (anche a titolo di credito di regresso per effetto
dell’esecuzione dell’escussione di garanzie) o che le imprese dominate vantano nei confronti dei
primi [anche persona fisica?]. per i finanziamenti che sono stati erogati dopo il deposito della
domanda che ha dato luogo all’apertura della liquidazione giudiziale dell’ente dominate o nell’anno
anteriore, sono postergati rispetto al soddisfacimento degli altri creditori.
- Se tali creditori sono rimborsati nell’anno anteriore alla domanda che ha dato luogo all’apertura della
liquidazione giudiziale, sono inefficaci (art. 164)

Recesso soci di minoranza


Con il precipuo obiettivo di tutelare i soci di minoranza della società soggette ad attività di direzione e
coordinamento dinnanzi ad eventi in grado di modificare le condizioni di rischio dell’investimento, il
legislatore ha introdotto alcune specifiche ipotesi di recesso (art. 2497-quater c.c.):
- Trasformazione della capogruppo con mutamento del suo scopo sociale;
- Delibera di modifica dell’oggetto sociale della capogruppo con alterazione in modo sensibile e
diretto delle condizioni economiche e patrimoniali della società dipendente;
- Quando è stata pronunciata a favore del socio una decisione esecutiva con condanna della società
capogruppo (in tal caso, il diritto di recesso deve essere esercitato soltanto per l’intera
partecipazione);
- All’inizio o alla cessazione dell’attività di direzione e coordinamento: (i) quando le azioni della
società dipendente, non sono quotate, ne deriva un’alterazione delle condizioni di rischio
dell’investimento (il socio deve dimostrare le condizioni in cui si trovava la società prima e quelle in
cui la stessa si troverà dopo il mutamento dell’attività di direzione e coordinamento) e non è
promossa un’offerta al pubblico d’acquisto.

Il sintagma operazioni straordinarie nel codice non lo troviamo. È un’espressione descrittiva.


La nozione viene connotata in termini descrittivi per gli effetti di non ordinarietà di queste operazioni della
società. Comportano modifiche importanti, anche di assetto della società.
Trasformazione, fusione e scissione vanno distinte.
Fusione e scissione sono fenomeni di circolazione della ricchezza.
Trasformazione consiste in modifica di un codice organizzativo di una data persona giuridica.
Mi pongo due domande quando voglio fare un’attività economica. Perché mi associo? e come mi associo?
Trasformazioni omogenee ed eterogenee:
- Omogenee: come ci si organizza
- Eterogenee: perché ci si organizza
Queste due distinzioni si suddividono ulteriormente in:
- Trasformazione omogenea progressiva (da società di persone a società di capitali) 2500-ter c.c
- Trasformazione omogenea regressiva (da società di capitali a società di persone)
- Trasformazione eterogenea da società di capitali (2500-septies)
- Trasformazione eterogenea in società di capitali (2500-octies)
Regole delle trasformazioni consentono all’imprenditore di cambiare il codice organizzativo in funzione
dell’evolversi della società.
A questo punto la caratteristica della disciplina della trasformazione è garantire la continuità di rapporti tra
ente trasformato e trasformante. Senza impattare i terzi. (differenza con liquidazione).
Non ci sono limiti, si possono fare anche in fase di liquidazione. Es. trasformazione da s.p.a. a s.r.l. per
ridurre costi di gestione in fase di liquidazione.
L’approvazione della trasformazione viene deliberata in assemblea straordinaria. Nelle società di capitali
legittima sempre l’atto di recesso.
Il codice non parla mai di trasformazione da s.p.a. ad s.r.l. Sono trasformazioni pacifiche ammesse.
2498 c.c. legittima questo tipo di operazioni.
La modifica del contratto dei soci di società di persone in società di capitali 2500-ter c.c. viene determinata
secondo la quota di ciascun socio alla partecipazione agli utili. In tutti i casi viene occorre fare la stima dei
conferimenti. Molto interessante è la tematica della responsabilità dei soci. Il legislatore si è posto questo
problema ed ha introdotto al 2500-quinques c.c. dove non toglie la responsabilità illimitata pregressa per i
soci. Al secondo comma si introduce un consenso liberativo dei soci se non sorgono contestazioni giudiziali
entro 60 gg.
Per la trasformazione omogenea regressiva serve il consenso espresso personale dei soci davanti al notaio
anche se si decide a maggioranza. Si risponde alle obbligazioni pregresse illimitatamente.
Veloce affresco sulle altre operazioni straordinarie che sono la fusione e la scissione.
Sono di natura estintiva per la fusione e costitutiva per la scissione.
Fusione è uno strumento che consente di riunire la frammentazione del rischio, per cui due enti vengono
uniti l’uno all’altro. Fusione per incorporazione quando un ente incorpora un altro. Fusione pura quando due
enti si fondono e danno vita ad un terzo ente.
Il fenomeno viene riconosciuto dal legislatore per creare aggregazioni economico giuridiche.
La scissione è l’operazione contraria alla fusione. Un unico ente viene scisso in due. La caratteristica della
scissione è che i soci divengono soci anche della nuova società beneficiaria. Vi è anche il caso di scissione
mediante scorporo.
Attraverso la scissione si separa il rischio di impresa.
Tipico caso di scissione è quella di scindere attività operativa e immobili in due società.
Il procedimento di fusione ha due problemi tipici:
tutela dei creditori
e tutela dei soci.
Per il primo: rischio che si possa avere una perdita patrimoniale rilevante rispetto alla situazione iniziale.
Quando una società molto ricca si fonde con una molto indebitata. Possibilità dei creditori di opporsi alla
fusione 2503 c.c.
Per i soci il problema consta nel rapporto di concambio. Viene riconosciuto un valore in funzione a ciò che si
apporta dalla fusione. La partecipazione è in ricchezza invariata nell’operazione di aggregazione.
Processo funzionale al determinare il valore delle realtà soggette a fusione.
Iter inizia con atto che si chiama progetto di fusione
una è fase preliminare che inizia con progetto di fusione, con il quale vengono illustrati il tipo di fusione,
viene indicato il rapporto di concambio tra partecipazioni e quote.
Il progetto viene pubblicato nel registro delle imprese, per scopo pubblicitario.
Nel frattempo, si attivano 3 formalità che possono essere revocabili dalla maggioranza dei soci. Progetto di
fusione è invece adempimento irrinunciabile.
Relazione situazione patrimoniale
Redazione organo amministrativo (su rapporti concambio e decisione)
Relazione degli esperti
Sono volti all’interesse dei soci.
Decisione deliberata dall’assemblea straordinaria.
Delibera viene depositata nel registro delle imprese. Creditori hanno 60gg di tempo per fare opposizione.
Decorsi i 60gg si stipula l’atto di fusione dinnanzi al notaio. Viene iscritto nel registro delle imprese e viene
perfezionata. Non è più annullabile. Processo irreversibile.
Degli effetti della fusione (2504-bis c.c.): la società risultante subentra per tutti i rapporti delle originarie.
Due temi 2505 c.c. e 2505-bis c.c.: società interamente possedute; incorporazione di società possedute al
90%
Cosiddetta fusione mediante indebitamento: quella che viene praticata secondo l’art. 2501-bis c.c.
Società A crea una “Newco” che si indebita, la Newco si fonde con un'altra società B che garantisce la
solvibilità del debito della Newco. Dibattito giurisprudenziale sull’ammissibilità.

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