Diritto Commerciale
Diritto Commerciale
28/02/2024
Lezione 1
Presentazione del corso.
Fonti del Diritto commerciale.
Su moodle slides e versione estesa del syllabus.
Programma d’esame
- L’evoluzione storica e le fonti del diritto commerciale. – L’imprenditore. Le categorie di
imprenditori e la normativa applicabile. – L’azienda. – L’impresa e il mercato: proprietà industriale,
concorrenza e contrattazione. – I consorzi tra imprenditori. – I principi fondamentali in materia di
titoli di credito. – Le società. – Le società in genere. Nozione e tipi di società; società ed altre forme
di esercizio collettivo dell’attività economica. – Le società di persone: società semplice; società in
nome collettivo; società in accomandita semplice. – Le società di capitali: società per azioni; società
a responsabilità limitata; società in accomandita per azioni. – Le società cooperative e le mutue
assicuratrici. – Trasformazione, fusione e scissione. – I gruppi di società.
Normativa secondaria (es. Regolamenti CONSOB), autodisciplina e altre fonti (es. Regolamento dei mercati
organizzati e gestiti da Borsa Italiana).
Altre fonti di soft law, codici di auto disciplina che racchiudono best practices.
La nozione di impresa
Se volessimo distinguere il diritto commerciale in due macroaree:
Diritto d’impresa e Diritto delle società
- Il codice civile non definisce l’impresa ma l’imprenditore (art. 2082 c.c.)
Visione antropocentrica per epoca fascista.
“è imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della
produzione o dello scambio di beni e servizi”
Ricaviamo l’attività d’impresa da questa norma. Si ricava la fattispecie.
(fattispecie, disciplina ed imputazione)
Fattispecie è il fenomeno regolato. Qual è il fenomeno a cui il legislatore si interessa.
Altre norme si occupano della disciplina. Quali regole si applicano a quella fattispecie. si occupano anche
degli obblighi. Es. scritture contabili per l’imprenditore
Altre norme sono di imputazioni. Qual è il soggetto che è imputabile alla fattispecie ed alla disciplina. Qual è
il soggetto che deve tenere le scritture contabili ad es.
L’imprenditore
- Chi esercita (art. 2082 c.c.)
o Persona fisica (impresa individuale)
o Ente o persona giuridica (es. società, fondazione, etc.) (associazione o consorzio, I libro)
(impresa collettiva) (si parla di impresa collettiva poiché ente o società è costituito da
pluralità di soggetti che si mettono assieme per esercitare quell’attività o per soddisfare
bisogni di pluralità di soggetti) (eccezione sono le società unipersonali. Normalmente società
sono esempi di imprese collettive, per classificazione generale)
- Un’attività connotata da particolari requisiti
Requisiti:
1. Professionalità
2. Economicità
3. Organizzazione
4. Attività produttiva
Attività produttiva
- Oggetto dell’attività di impresa
- Serie di atti o comportamenti (teleologicamente orientati al fine di perseguire uno scopo unitario)
- Creazione di nuove utilità (anche attraverso il semplice scambio)
- Non è attività produttiva l’attività di mero godimento
o Beni intrinsecamente produttivi
L’attività di chi usa o scambia qualcosa che ha già non è attività produttiva. Neanche l’attività di chi vende la
propria abitazione non è attività produttiva. Mi sto limitando ad esercitare diritto che ho sul bene.
Per avere attività produttiva serve individuare qualcosa di più, l’utilità.
Caso 1
Giovanni è proprietario di un ampio terreno in Toscana nel quale ha piantato diversi alberi di ulivo. Ogni
anno Giovanni impiega 5 braccianti per la raccolta delle olive, affidando invece la cura del terreno e delle
piante nell’arco dell’anno a un contadino. Non avendo a disposizione i macchinari necessari per la premitura,
Giovanni si rivolve a un frantoio locale. In cambio del servizio di premitura, Giovanni cede al frantoio la
maggior parte dell’olio prodotto, trattenendo per sé la restante parte, che viene consumata direttamente da
Giovanni e dai suoi familiari.
Giovanni è un imprenditore?
Non c’è una produzione di utile tale da coprire i costi della produzione.
C’è organizzazione e professionalità. Ma l’unico elemento di economicità è quello di dare parte consistente
dell’olio al frantoio. Il risparmio di spesa forse è sufficiente a coprire il costo di olio da non comprare per lui
e la sua famiglia, ma non copre il costo della forza lavoro impiegata.
Non c’è programmazione per coprire tutti i costi.
Caso 2
Luisa eredita un grande casolare nella campagna Umbra. Dopo averlo ristrutturato, decide di andarci a
vivere. Date le ampie dimensioni dell’immobile e la forte attrattività mette in locazione delle stanze.
Luisa ha la qualifica di imprenditrice? No
Segue caso 2
Si immagini ora che Luisa, oltre a concedere in locazione alcune stanze del suo casolare, decida anche di
fornire servizi ulteriori quali: i) la colazione; ii) la pulizia della stanza; iii) cambio asciugamani e lenzuola.
In questo caso, Luisa acquista la qualifica di imprenditrice? Si
Produttività dell’attività, creazione di ricchezza ed utilità ulteriore che va oltre al godimento del bene.
In questo caso attività di bed and breakfast.
La disciplina dell’impresa
Statuto generale dell’imprenditore
Si applica a tutte le imprese a prescindere dalle dimensioni, oggetto, etc.
- Azienda
- Segni distintivi
- Concorrenza
- Consorzi
Codice di commercio 1882 regolava solo attività commerciale medio grande.
Non era regolata attività di commercio artigianale, impresa agricola, medio piccola.
Impresa agricola
Nel codice civile tutti i fenomeni produttivi e di natura commerciale vengono riuniti sotto la denominazione
di impresa. Viene mantenuta la distinzione tra le regole precedentemente vigenti e le nuove regole generali
Distinzione oggi un po’ sfumata. Vera in termini generali, ma disciplina generale si applica in maniera
differenziata, con commi speciali per le aziende commerciali.
Oggi è previsto regime di pubblicità anche per imprese agricole. Nel 1942 non era così, alcuni rami dello
statuto dell’imprenditore commerciale sono state estese alle imprese agricole.
Es. pubblicità e procedure per sovraindebitamento.
Distinzione meno rigida rispetto a quanto concepito in origine.
L’impresa agricola
- Disciplina di favore
- Rischio di impresa e rischio biologico
- Art. 121 c.c.i.i.: “le disposizioni sulla liquidazione giudiziale si applicano agli imprenditori
commerciali che non dimostrino il possesso congiunto dei requisiti di cui all’articolo 2, comma 1,
lettera d), e che siano in stato di insolvenza”.
Procedura concorsuale interviene in situazioni di crisi per alleviare le situazioni tra imprenditori e creditori e
consentire il superamento della stessa e il proseguimento dell’attività d’impresa oppure verificare la
conclamata esigenza di liquidazione. Processo di parcondicio creditorum.
Eliminazione della corsa ad aggredire il patrimonio del debitore da parte dei vari creditori che potrebbero
tramite ordinaria azione esecutiva anche pregiudicare altri creditori.
Rischio sarebbe enorme.
Legislatore determina che è fondamentale che le imprese abbiano accesso al credito, quindi determina la
procedura concorsuale.
Fallimento oggi liquidazione giudiziale si riservava solo a situazioni di debitori con molti creditori.
Fallimento era disciplina gravosa.
Impresa agricola è esonerata.
Perché questa disciplina di favore?
Poiché originariamente impresa agricola faceva poco ricorso al credito. Si faceva ricorso al fondo.
Era impresa doppiamente rischiosa. Si affiancava accanto al rischio normale d’impresa anche il rischio detto
biologico. L’attività può andare male non solo perché il mercato non la apprezza, ma può essere danneggiata
anche per cause naturali, quali alluvioni, malattie degli animali. È molto più esposta rispetto alle attività
commerciali.
Sulla base di questo ragionamento si basa la disciplina del codice civile del 1942
L’impresa civile?
- Quale interpretazione di “industrialità” e intermediarietà”?
- Impresa commerciale: nozione residuale
Agenzia matrimoniale, impresa di pubblici spettacoli.
Imprese ne agricole ne commerciali.
Conseguenza dei fautori di questa tesi. Questa categoria si assoggetta a disciplina solo generale di favore.
Tesi che non ha avuto seguito.
Non esiste una terza categoria di imprese.
Tesi accreditata è che occorre rispettare i requisiti. Impresa commerciale è tutto ciò che non è impresa
agricola.
1033 c.c.
Le fantomatiche imprese civile sono imprese che comunque sono sottoposte al rischio e spesso fanno ricorso
al credito, hanno dimensioni considerevoli, perché non assoggettarle al regime delle imprese commerciali?
Non ci sono valide ragioni per escludere le imprese civili dalla tutela del credito.
06/03/2024
Lezione 2
La piccola impresa
Disciplina di favore: nozione a rilevanza “negativa”
- Art. 2202 c.c. (ma iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese)
- Art. 2214 c.c.
- (Art. 1330 c.c.)
- Art. 2221 c.c. (ora abrogato)
o In base alla disposizione abrogata i “piccoli imprenditori” non erano soggetti a fallimento e
concordato preventivo
Statuto dell’imprenditore commerciale:
-Pubblicità
-Rappresentanza
-Scritture contabili
-Crisi (procedure concorsuali)
Piccola impresa fa poco ricorso al credito. Poca necessità poiché principale fattore produttivo è il lavoro del
piccolo imprenditore e dei suoi familiari. Facile da reperire.
Piccolo imprenditore ha oneri meno gravosi. Pubblicità ma solo per conoscibilità anagrafica. Iscrizione nella
sezione speciale del registro delle imprese.
Non ha l’obbligo di tenere le scritture contabili (2214 c.c.).
Proposta contrattuale o accettazione quando provengono da un imprenditore non perdono di efficacia se
imprenditore muore o perde capacità di intendere o di volere. (art. 1330 c.c.) Salvo che non si tratti di un
piccolo imprenditore. Poiché nella piccola impresa il piccolo imprenditore è figura cruciale. Si giustifica
deroga a regola generale. Forte connotazione personale
Art. 2221 c.c. abrogato nella riforma con il codice crisi d’impresa e dell’insolvenza perché creava problemi.
L’impresa familiare
-Art. 230 – bis c.c. (introdotto dalla riforma del diritto di famiglia del 1975)
- Impresa individuale
- Coniuge, parenti entro il terzo grado e / o affini entro il secondo grado dell’imprenditore (famiglia
nucleare)
- Impresa familiare =! Piccola impresa
- Tutela minima e inderogabile del lavoro dei familiari nell’impresa (o in famiglia)
Potremmo avere piccola impresa che non sia impresa familiare ai sensi dell’art. 230 bis. Oppure impresa
famigliare che non sia piccola impresa poiché fattore produttivo prevalente non è il lavoro ma il capitale.
Diritti patrimoniali: mantenimento; partecipazione agli utili in proporzione alla quantità di lavoro prestato;
diritto sui beni acquistati con gli utili e sugli incrementi di valore dell’azienda; prelazione sull’azienda in
caso di divisione ereditaria o di trasferimento
Diritti amministrativi: partecipazione a gestione straordinaria e a altre decisioni di rilievo (impiego di utili
e incrementi, fissazione degli indiritti produttivi e cessazione dell’impresa) sulla base di una maggioranza
calcolata per teste.
Le categorie di impresa
1. Oggetto: impresa agricola e impresa commerciale
2. Dimensioni piccola impresa e impresa medio-grande
3. Soggetto:
- Impresa privata e impresa pubblica (impresa commerciale)
- Impresa individuale e impresa collettiva (impresa agricola e commerciale)
L’impresa pubblica è sempre collettiva e commerciale.
Per avere un’attività di impresa pubblica deve essere soddisfatto il cosiddetto metodo economico.
Alcune seguono fine di profitto e distribuzione dell’utile ma ciò non è necessario.
Soggetti pubblici spesso non seguono metodo economico.
Nel caso delle imprese pubbliche è molto importante verificare se c’è il metodo economico. Perché solo in
quel caso possiamo applicare lo statuto dell’imprenditore
L’impresa pubblica
1. Ente pubblico economico
- Ente pubblico che ha come oggetto principale o esclusivo quello di esercitare attività di impresa
commerciale (per perseguire interesse comune)
- Privatizzazione formale: passaggio da ente pubblico economico a società o partecipazione pubblica
- Privatizzazione sostanziale
o Cessione del “controllo” pubblico
o L. 474/1994: offerta pubblica di vendita; trattativa privata
Come enti pubblici economici nascono ad es. ENI ed ENEL. Ora S.P.A.
Privatizzazioni si effettuano per ridurre onere economico dello stato, alleggerire finanza pubblica. Attraverso
passaggio a mano privata presupposto di maggiore efficienza e competitività dell’impresa.
A partire dagli anni 90’.
Privatizzazione avviene in due fasi: formale e sostanziale.
Formale: da ente pubblico economico a soggetto regolato da diritto privato (S.P.A. o S.R.L.). Diventa privato
il soggetto ma la sostanza, l’attività di impresa rimane riferibile ad un soggetto pubblico. Maggioranza delle
azioni rimangono al soggetto pubblico. Partecipazione di maggioranza. Di fatto la direzione rimane in mano
pubblica.
Alcuni processi di privatizzazione si sono fermati qua.
In altri casi alla privatizzazione formale è seguita una privatizzazione sostanziale, ovvero la progressiva
cessazione del controllo pubblico. Questa dismissione del controllo pubblico è stata regolata dalla legge
474/1994. Che ha regolato il passaggio del controllo di queste imprese ai privati.
Le due modalità principali individuate dalla 474 sono l’offerta pubblica di vendita e la trattativa privata.
Con l’offerta pubblica di vendita si mettono in vendita pacchetti di quote azionarie ad una determinata soglia
acquistabili da qualsiasi soggetto privato disponibile ad acquistarle.
Modalità non discriminatoria e trasparente. Per favorire la diffusione dell’azionariato. Per passare dal
soggetto unico pubblico di controllo ad una pluralità di azionisti. Non un solo controllante privato.
Questa modalità è stata utilizzata per Telecom, Enel ed ENI.
Modalità della trattativa privata è invece usata per imprese di rilevanza strategica. Ci si assicura che i nuovi
soci siano competenti ed assicurano continuità di attitudine imprenditoriale.
Modalità utilizzata per Alitalia. Qui non vi è offerta al pubblico, ma soggetto pubblico negozia direttamente
con alcuni soggetti privati con alcune caratteristiche.
Per settori strategici alcune volte lo stato si è riservato oltre ad una quota di minoranza dei diritti che non gli
spetterebbero, il cosiddetto golden share. Per preservare alcuni interessi pubblici, ci si riservano poteri di
veto, per impedire l’ingresso di nuovi soci non graditi, o veti per decisioni. O tetti al possesso azionario per il
controllo azionario privato.
Nel caso delle società a partecipazione pubblica, si applicano tutte le procedure che si applicano all’impresa
medio grande quindi anche a liquidazione giudiziale.
Invece si applicano procedure in maniera meno marcata per enti pubblici non economici
Es. non si applica iscrizione al registro delle imprese, poiché attività di impresa è secondaria, si applicano
norme di trasparenza del diritto amministrativo.
Norme sul dissesto dei comuni ad es. norme di diritto pubblico.
L’impresa privata
- Impresa individuale
- Impresa collettiva
o Impresa in forma societaria (es. società semplice, società c.d. commerciali, cooperative)
o Impresa in forma non societaria (es. attività di impresa esercitata da consorzio, fondazione,
associazione, etc.)
Pubblicità, scritture contabili.
Impresa societaria
Società non commerciale ------- Società semplice
Società in nome collettivo
Società in accomandita Società di persone
semplice
Società per azioni
Società commerciale Società a responsabilità
limitata Società di capitali
Società in accomandita per
azioni
Delle obbligazioni sociali risponde esclusivamente la società con il suo patrimonio. In alcuni casi fallimento
in estensione. Es. S.n.c.
In alcune società assoggettate a liquidazione giudiziale essa si estende anche ai singoli soci. Per società con
soci a responsabilità illimitata. Estensione della procedura di liquidazione giudiziale.
L’inizio dell’impresa
- Principio di effettività
o Art. 2082 c.c. “è imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica
organizzata al fine della produzione o dello scambio di veni o di servizi”
o Sia l’impresa individuale che impresa societaria.
- Distinzione tra atti di organizzazione e atti di esercizio?
o Tutela degli interessi dei terzi (creditori)
Per essere imprenditori l’attività produttiva deve essere iniziata e deve esserci l’esercizio effettivo
dell’impresa. Non basta la volontà. Se cessa l’attività non si è più imprenditori.
L’applicabilità del principio di effettività è indiscussa storicamente per le persone fisiche. Principio pacifico
per le imprese individuali. Però storicamente non è stato così per le imprese fisiche e collettive. Secondo
alcuni per le società non sarebbe tanto valso il principio di effettività poiché non vi sarebbe altro uso della
società se non per l’attività di impresa (ma non vero e opinione ormai non più diffusa. Di più in passato).
Presupposti non corretti poiché società si può costituire e rimanere inattive che non svolgono attività di
impresa.
Sono due cose separate la società e l’esercizio dell’attività di impresa.
La costituzione della società può essere al massimo equiparata alla costituzione del soggetto giuridico che
poi potrà esercitare l’attività di impresa.
La costituzione della società è al più di valenza programmatica e di dichiarazione di intenti. Non corrisponde
all’inizio dell’impresa.
Opinione prevalente e più accreditata e condivisibile è che anche per le società valga il principio di
effettività.
A questo punto se il principio di effettività vale anche per le società, quando inizia l’attività di impresa.
Si distingue tra gli atti di organizzazione dell’impresa (atti prodromici all’org. dell’attività di impresa) e gli
atti di effettivo esercizio dell’attività di impresa.
Si dicono anche atti preparativi e atti dell’organizzazione.
Soltanto con i secondi possiamo dire effettivamente iniziata l’attività di impresa.
Gli atti preparatori sono acquisiti di macchinari, locazione impianto, preventivi per le forniture, contratti
assunzione dipendenti.
Invece gli atti di organizzazione sono i pagamenti di utenze, spese di gestione varie, etc.
Ma perché non dovrebbe applicarsi la disciplina di impresa? Perché non si dovrebbe applicare la disciplina
fallimentare?
Infatti, questa distinzione non ha molto senso ed in concreto è molto labile. Atti organizzativi vengono svolti
anche quando l’impresa è già ben avviata. Distinzione che solo in astratto è fattibile.
Statuto dell’imprenditore commerciale si applica solo anche in fase organizzativa.
Non c’è ragione per non applicare tutele e regole in fase prodromica.
L’attività di impresa può dirsi cominciata nei fatti anche quando vi sono dei semplici atti organizzativi, per
giustificare l’applicazione del diritto d’impresa. Con una particolarità.
Quando gli atti sono tali che siano inequivocabilmente di numero e di importanza significativa e
comunichino all’esterno l’avvio dell’attività di impresa.
Per la società potremmo anche accontentarci del singolo atto organizzativo.
Diverso è il caso della persona fisica, che può fare tante altre cose oltre che l’impresa. In questo caso il
singolo atto organizzativo potrebbe non essere espressivo dell’attività imprenditoriale.
Es. atto di locazione di immobile. Oppure assunzione di un dipendente. Non è detto che siano per svolgere
l’attività di impresa.
Devono esserci una pluralità di atti che considerati insieme dimostrino la volontà di esercizio di attività di
impresa.
La fine dell’impresa
- Sono necessarie la chiusura della liquidazione e la disgregazione dell’azienda? E la chiusura di tutti i
rapporti pendenti?
o Art. 10. L. fallimentare (versione originaria): “l’imprenditore che, per qualunque causa, ha
cessato l’esercizio dell’impresa, può essere dichiarato fallito entro un anno dalla cessazione
dell’impresa, se l’insolvenza si è manifestata anteriormente alla medesima o entro l’anno
successivo”.
o Corte Cost. 21 luglio 2000 n.319
o Riforma dell’art. 10 l. fallimentare
Un manuale molto noto di Campobasso dice che serve la disgregazione dell’impresa. Mentre il nostro
manuale non lo ritiene necessario.
Ma molti sono concordi nel dire che non è necessaria la chiusura dei rapporti pendenti.
Questa conclusione è un risultato di un percorso faticoso poiché non era pacifico pensare ciò in passato. A
seguito anche di sentenze della corte costituzionale si è arrivato a questa soluzione.
Il fallimento nella vecchia disciplina è un meccanismo afflittivo.
La giurisprudenza nell’interpretare la disp. Dell’art. 10 della legge fallimentare, per le imprese societarie
richiedeva la definizione di tutti i rapporti pendenti. Questa interpretazione si giustificava come
interpretazione di riguardo a favore dei creditori ritardatari. Es. INPS e fisco.
Interpretazione rendeva inoperante l’art. 10 della legge fallimentare. Poiché il termine di un anno non
decorreva mai, poiché se si soddisfano tutti i rapporti pendenti non è più utile dichiarare il fallimento.
Quindi intervento della corte cost. che dichiara incostituzionale l’art. 10 per quanto previsto come termine.
Serve periodo più certo utile alla definizione di fallimento.
Dopo questa espressione della corte interviene il legislatore.
Art. 33 c.c.i.i. “1. La liquidazione giudiziale può essere aperta entro un anno dalla cessazione dell’attività del
debitore, se l’insolvenza si è manifestata anteriormente alla medesima o entro l’anno successivo. 2. Per gli
imprenditori la cessazione dell’attività coincide con la cancellazione dal registro delle imprese e, se non
iscritti, dal momento in cui i terzi hanno conoscenza della cessazione stessa. … 3. In caso di impresa
individuale o di cancellazione di ufficio di imprenditori collettivi, è fatta comunque salva la facoltà per il
creditore o per il pubblico ministero di dimostrare il momento dell’effettiva cessazione dell’attività da cui
decorre il termine del comma1.
4. …”
CASO 1
X: data di cancellazione dal registro delle imprese
Effettiva cessazione dell’attività di impresa
X+1 anno: la liquidazione giudiziale non può più essere aperta.
Ma, per l’impresa individuale o in caso di cancellazione d’ufficio di impresa collettiva, è fatta salva la
possibilità per creditori o PM di dimostrare che l’effettiva cessazione dell’attività è successiva.
CASO 2
Effettiva cessazione dell’attività di impresa
X: Data di cancellazione dal registro delle imprese
X+1 anno: la liquidazione giudiziale non può più essere aperta.
L’imprenditore non può dimostrare che l’impresa è cessata prima della cancellazione dal registro delle
imprese
L’imprenditore occulto
- Impresa è esercitata da un prestanome (o da una società di comodo) in nome proprio, ma per conto di
un altro soggetto (dominus/imprenditore occulto)
- Dissociazione tra chi appare titolare dell’impresa all’esterno e chi ne fa i propri i guadagni
o Ma chi ne sopporta i rischi?
o Adozione di un criterio sostanziale per l’imputazione dell’attività di impresa?
- Se fallisce il socio occulto di società palese dovrebbe fallire anche il socio occulto di società occulta
o Società Alfa, con tre soci: A,B e C (A e C sono soci palesi, B è socio occulto)
o Società Beta, con due socie: A e B (A appare all’esterno come imprenditore individuale, B è
socio occulto)
- Se fallisce la società occulta dovrebbe fallire anche l’imprenditore occulto
Riforma art. 147 l. fallimentare.
Non c’è ragione per distinguere tra impresa collettiva occulta e impresa individuale occulta sostiene Bigiavi.
13/03/2024
Lezione 3
La pubblicità d’impresa
Il registro delle imprese è lo strumento che il nostro ordinamento prevede per rendere noto ai terzi l’attività
di impresa. Oggi informatizzato. Consente ampia conoscibilità di alcune attività dell’impresa.
È a tutela sia dei terzi che dell’imprenditore, come strumento entra in vigore solo dagli anni 90’. Disciplina
di attuazione di quanto previsto fin dalla nascita del codice civile.
Attività dell’ufficio del registro delle imprese è soggetta al controllo di un giudice, incaricato dal presidente
del tribunale chiamato anche giudice del registro, che si occuperà di risolvere ogni controversia in merito.
Database tenuto a base provinciale, ma consultabile su base nazionale
Deposito, non c’è efficacia dichiarativa. Tipicamente è soggetto a deposito ad es. bilancio di società di
capitali. Deve essere portato nella sua integrità. Documento molto complesso. Contiene una sintesi della
situazione economico patrimoniale della società. È irragionevole pensare ad un’efficacia dichiarativa, poiché
vi sono voci contabili molto dettagliate. Attraverso il deposito si rendono semplicemente conoscibili ai terzi.
Principio di tipicità: principio in base al quale si possono fare nel registro delle imprese solo atti o fatti
espressamente previsto dalla legge. Non si possono iscrivere o depositare tutte le informazioni che si
vogliono. Ma solo quelle per cui è previsto dalla legge un adempimento pubblicitario.
Delimitazione tassativa.
Ragione principale è legata all’efficacia dichiarativa. Una volta che l’atto o il fatto è iscritto nel registro delle
imprese si presume conoscibile dal terzo.
Sarebbe troppo penalizzante per i terzi permettere all’imprenditore di scrivere quello che vuole sul registro
delle imprese. Proprio per l’efficacia dichiarativa dell’iscrizione.
Delimitare quelle informazioni che i terzi hanno l’onere di apprendere tramite la consultazione del registro
delle imprese. Non può essere onere indeterminato.
Art. 2196 c.c. già ci dice cosa va iscritto nel registro delle imprese.
Se c’è una modifica, serve nuova iscrizione. Iscrizioni vanno aggiornate nel tempo. Entro 30 giorni
dall’insorgenza dell’obbligo (evento o delibera). Vengono chieste da amministratori, cda, o dal notaio.
Ufficio del registro quando riceve richiesta di iscrizione fa controllo preventivo. Ha ad oggetto regolarità
formale della domanda. È in sostanza controllo in cui si va a verificare se l’iscrizione è stata fatta con
regolarità dell’atto o del fatto. Il controllo può anche verificare la veridicità di questi atti e fatti. Un po'
regolarità della forma ed un po’ la veridicità. Non spetta al registro delle imprese verificare la legalità
sostanziale. La forma deve essere o atto pubblico o scrittura privata autenticata. Notaio non può erogare atti
nulli. Controllo sostanziale deve essere fatto dal notaio. Se notaio sbaglia, si può andare davanti ad un
giudice. Sempre davanti al giudice si può andare per l’art. 2291 c.c.
Se ufficio delle imprese si accorge che iscrizione è avvenuta per assenza di presupposti di legge, si procede
con cancellazione d’ufficio, se non si accorge si va davanti al giudice.
Art. 2291 c.c. Nella società in nome collettivo tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le
obbligazioni sociali. Il patto contrario non ha effetto nei confronti dei terzi.
Devono essere iscritte nel registro delle imprese società non piccole, società commerciali, incluse le
cooperative, tranne società semplice anche se in concreto svolgono attività agricola.
Ed anche altri soggetti
SEZIONE ORDINARIA
- Imprenditori commerciali individuali (non piccoli)
- Società commerciali
- Consorzi con attività esterna (più imprenditori mettono in comune una o più fasi di produzione,
entrerà in contatto con il mercato e quindi i terzi. Non solo a beneficio degli imprenditori)
- GEIE con sede in Italia (gruppo europeo di interesse economico. Simile a consorzio ma non
esattamente uguale. Disciplinato da diritto europeo, con almeno due paesi membri)
- Enti pubblici con oggetto commerciale (principale o esclusivo) (enti pubblici economici)
- Società estere con sede amministrativa o oggetto principale in Italia
- Reti di imprese (contratti di collaborazione tra più imprese
SEZIONI “SPECIALI”
- Imprenditori agricoli, società semplici, piccoli imprenditori, imprenditori artigiani (la c.d. sezione
speciale)
- Società tra professionisti
- Società che esercitano o sono assoggettate ad attività di direzione e coordinamento (riguarda il
fenomeno dei gruppi. Partecipazioni societarie o legami contrattuali)
- Imprese sociali (imprese generalmente senza scopo di lucro. In ambito di sanità, istruzione, materie
di interesse generale)
- Atti di società di capitali in lingua straniera (tutto ciò che non è scritto in italiano per conoscibilità
internazionale)
- Start-up innovative (si caratterizzano per il fatto di sviluppare, produrre e commercializzare prodotti
di alto valore tecnologico. Presupposto iscrizione per godere di benefici fiscali)
Originariamente solo una sezione speciale. Quella prevista. Le altre sono dette sezioni apposite.
Convenzionalmente vengono tutte denominate sezioni speciali.
La prima sezione e vera e propria sono Imprenditori agricoli, società semplici, piccoli imprenditori,
imprenditori artigiani (la c.d. sezione speciale).
Molto spesso si parla di società senza impresa. Es. società tra avvocati.
Efficacia dell’iscrizione
Art. 2193 c.c. “I fatti dei quali la legge prescrive l'iscrizione, se non sono stati iscritti, non possono essere
opposti ai terzi da chi è obbligato a richiederne l'iscrizione, a meno che questi provi che i terzi ne abbiano
avuto conoscenza. (EFFICACIA DICHIARATIVA NEGATIVA)
L’ignoranza dei fatti dei quali la legge prescrive l’iscrizione non può essere opposta dai terzi dal momento in
cui l’iscrizione è avvenuta. (presunzione assoluta)
Sono salve le disposizioni particolari della legge” (EFFICACIA DICHIARATIVA POSITIVA)
(es. raccomandata con ricevuta di ritorno con nuova sede)
Lieve eccezione di presunzione assoluta nel
Art. 2448 c.c.:” ((Per le società di capitali).)) ((Gli atti per i quali il codice prescrive l'iscrizione o il deposito
nel registro delle imprese sono opponibili ai terzi soltanto dopo tale pubblicazione, a meno che la società
provi che i terzi ne erano a conoscenza.
Per le operazioni compiute entro il quindicesimo giorno dalla pubblicazione di cui al comma precedente, gli
atti non sono opponibili ai terzi che provino di essere stati nell’impossibilità di averne conoscenza”.
- Sezione ordinaria
o Efficacia dichiarativa
o Efficacia costitutiva (totale o parziale) (subordinata all’iscrizione nel r.d.i.) (totale, senza
iscrizione atto non produce effetti ne tra le parti ne verso i terzi. Parziale, atto produce effetti
tra le parti anche se non iscritto, mentre produrrà effetti tra i terzi solo quando iscritto)
(tipico di S.P.A. Senza iscrizione esiste società per azioni o manca solo acquisto della
persona giuridica?)
o Efficacia normativa (solo se l’impresa è iscritta si applicheranno alcune regole) (società in
nome collettivo e società in accomandita semplice. Solo se sono iscritte si possono applicare
le regole per i profili patrimoniali. Se non iscritte si applicano regole patrimoniale della
società semplice)
- Sezioni speciali
o Pubblicità notizia (conoscibilità ai terzi)
o Ma iscrizione con effetti dichiarativi per le imprese agricole (unica eccezione. Iscrizione
relativa a imprese di imprenditori agricoli hanno effetti dichiarativi. Le altre hanno iscrizione
che ha valenza solo per pubblicità notizia)
Rappresentanza commerciale
L’organizzazione dell’impresa
- Libertà imprenditoriale nell’organizzazione dei fattori di produzione (capitale e lavoro)
- Disciplina della struttura decisionale dell’impresa
o Crescita dimensionale dell’impresa e/o impresa societaria
- Ausiliari interni (institore, procuratori, commessi)
- Collaboratori esterni
Regolazione delle nomine dei ruoli che hanno poteri decisori e che possono incidere nella sfera dei terzi.
Soggetti che aiutano l’imprenditore nell’attuazione delle decisioni all’esterno, detti ausiliari. Distinti in
ausiliari interni, stabilmente inseriti nell’org. aziendale. E collaboratori esterni che possono avere poteri di
rappresentanza se espressamente stabiliti con una procura, regolati dal diritto privato. Contratto di agenzia o
contratto di mandato, non sono stabilmente inseriti nell’org. aziendale. Il diritto commerciale non si occupa
di loro. Ci occuperemo quindi degli ausiliari interni.
Si presuppone org. indipendente dall’imprenditore che è incompatibile con la piccola impresa (art. 2083c.c.).
Anche se non c’è esonero espresso, regole di cui parliamo ora sono incompatibili con piccola impresa
Rappresentanza commerciale
- Differenza tra gestione interna e rappresentanza (o “gestione esterna”)
- Deroga alla disciplina generale della rappresentanza (conferimento della procura; osservanza dei
limiti posti dalla procura; forma prescritta per il contratto che il rappresentante dovrà concludere;
caso del Falsus procurator 1398 c.c.)
o Potere di rappresentare l’imprenditore (in misura coerente con i compiti “interni” affidati) in
virtù del collocamento nell’impresa
o Necessità di atto ad hoc (da rendere pubblico) per limitare il potere di rappresentanza
In generale onere del terzo verificare il contenuto, l’esistenza e regolarità della procura.
Nel caso dell’impresa invece non è così perché si ostacolerebbe l’attività di impresa.
Da un lato il fatto che l’imprenditore non possa sempre intervenire in prima persona è naturale.
Gestione interna: esigenze dell’impresa. Determinazione di esse. Decidere cosa si fa. (spesso decisioni di
natura collegiale)
Gestione esterna: poter compiere l’atto deciso dall’esigenze dell’impresa. Materialmente vado ad acquistare
materie prime ad es. Fare.
I terzi che entreranno in contatto con ausiliari dell’imprenditore non dovranno verificare la procura ma
verificare che essi siano institori dell’imprenditore sul registro delle imprese.
Procura solo per limitare i loro poteri.
L’institore
Art. 2203 c.c. “E' institore colui che è preposto dal titolare all'esercizio di un'impresa commerciale.
La preposizione può essere limitata all'esercizio di una sede secondaria o di un ramo particolare dell'impresa.
Se sono preposti più institori, questi possono agire disgiuntamente, salvo che nella procura sia diversamente
disposto”.
Ausiliario interno di più alto rango gerarchico (viene definito “alter ego dell’imprenditore”. È colui al quale
l’imprenditore affida l’esercizio in generale dell’impresa.
Nel lessico non si sente spesso la parola “institore”, infatti, a spesso a questa figura ci si riferisce come
direttore generale. O direttore sede, filiale o particolare stabilimento.
L’eventuale decisione dell’imprenditore di necessità di una decisione congiunta, siamo al cospetto di una
procura ad hoc che deve essere iscritta nel registro delle imprese. Limitazione potere di rappresentanza.
Il procuratore
C.C. ci dice poco e niente. Disciplinato solo dall’art. 2209 c.c.:” Le disposizioni degli articoli 2206 e 2207 si
applicano anche ai procuratori, i quali, in base a un rapporto continuativo, abbiano il potere di compiere per
l'imprenditore gli atti pertinenti all'esercizio dell'impresa, pur non essendo preposti ad esso.”
i.e. Le regole in materia di pubblicità e su eventuali limiti al potere di rappresentanza.
Tipicamente ruoli dirigenziali, subordinati all’institori e limitati al loro settore.
Potere di gestione o solo di rappresentanza?
Opinione prevalente, ritiene che abbiano anche potere di gestione interna, che con la rappresentanza si
trasformano anche in potere di gestione esterna.
Hanno minori poteri e minori obblighi rispetto agli institori.
Non c’è richiamo all’art. 2208. Cosa succede se procuratore fa atto senza spendere nome dell’imprenditore.
Sarà responsabile nei confronti del terzo personalmente sempre.
Commessi
- Art. 2210 c.c., c.1: “I commessi dell'imprenditore, salve le limitazioni contenute nell'atto di
conferimento della rappresentanza, possono compiere gli atti che ordinariamente comporta la specie
delle operazioni di cui sono incaricati.”
- Pubblicità “di fatto” per le limitazioni al potere di rappresentanza
Limitatissimi poteri decisori. Collaboratori subordinati alle altre figure. Mansioni esecutive, potere di
rappresentanza ad esso commisurate.
Il potere di rappresentanza di regola è proprio necessario per eseguire la stessa attività produttiva. È correlato
e connaturale all’attività dell’ausiliario interno.
Per i commessi non è prevista pubblicità legale. Non è previsto adempimento pubblicitario nel registro delle
imprese del commesso. Se l’imprenditore vuole limitare il potere di rappresentanza del commesso non può
iscrivere nel registro delle imprese l’atto di limitazione. Bisogna portare la limitazione del potere di
rappresentanza a conoscenza di terzi in altro modo. Es. cartello. Affissioni. Etc… Es. divieto di fare sconti.
Regole speciali
- Potere di esigere il prezzo delle merci consegnate
- Potere di concedere (solo) dilazioni o sconti d’uso, salva autorizzazione espressa
- Applicazione di condizioni generali di contratto
- Reclami
- Commessi preposti alla vendita (art. 2213 c.c.)
Il commesso può esigere il pagamento del prezzo della merce / il prezzo delle merci vendute solo all’interno
del locale dell’impresa. A meno che non ci sia una cassa.
Le scritture contabili
Art. 2214 c.c.: “L'imprenditore che esercita un’attività commerciale deve tenere il libro giornale e il libro
degli inventari.
Deve altresì tenere le altre scritture contabili che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni dell’impresa
e conservare ordinatamente per ciascun affare gli originali delle lettere, dei telegrammi e delle fatture
ricevute, nonché' le copie delle lettere, dei telegrammi e delle fatture spedite.
Le disposizioni di questo paragrafo non si applicano ai piccoli imprenditori.”
Fascicolo della corrispondenza
Società commerciali, imprenditori non piccoli, imprese sociali, tutti gli enti pubblici, hanno l’obbligo di
tenere le scritture contabili.
In generale alla domanda quali sono le scritture contabili obbligatorie? La risposta la troviamo nella Clausola
generale 2214 c.c.: tutte le scritture contabili che siano richieste dalla natura e delle dimensioni dell’impresa.
Il libro giornale
- Art. 2216 c.c.: “Il libro giornale deve indicare giorno per giorno le operazioni relative all’esercizio
dell’impresa”
- Rilevazione dei fatti di gestione (es. vendita merce, ottenuto finanziamento, etc.)
- Effetti patrimoniali e reddituali
- Criterio cronologico
Il bilancio di esercizio
Bilancio di esercizio è rappresentazione sintetica di tutta la situazione reddituale, patrimoniale e finanziaria
dell’attività.
- Composto da 4 parti: Stato patrimoniale, conto economico, rendiconto finanziario e nota integrativa.
- Disciplina analitica dettata per le S.p.A.
o Criteri di valutazione
o Struttura/contenuto dei documenti che compongono il bilancio
Rendiconto finanziario guarda solo equilibrio finanziario. Mentre s.p. e c.e. guardano analiticamente tutta
l’attività.
Nella disciplina generale delle scritture contabili non c’è il bilancio di esercizio.
Non c’è disciplina giuridica generale del bilancio nel Codice civile. Previsto solo quello per le S.p.A.
Unica previsione generale che c’è per il bilancio delle imprese è il rinvio ai criteri di valutazione per le
S.p.A.
Es. Immobilizzazioni: fair value o costo storico. Per il codice civile il criterio di valutazione dipende dalle
voci di bilancio.
Non viene invece richiamata la struttura ed il contenuto dei documenti che compongono il bilancio delle
S.p.A. in generale per i bilanci delle altre società.
C’è chi dice che bisogni usare la stessa struttura (opinione prevalente), ma anche chi dice di no.
Per le S.p.A. e anche per le altre società cooperative, il bilancio va depositato nel registro delle imprese.
Struttura fissa serve per conoscibilità del bilancio ai terzi.
Standardizzazione della struttura facilità comparabilità. Rende obbligo pubblicitario efficacie.
Per le altre imprese a cui non è previsto obbligo di deposito nel registro delle imprese del bilancio,
comunque, secondo alcuni bisognerebbe osservare struttura bilancio delle S.p.A.
SCRITTURE CONTABILI
- Formalità (intrinseche ed estrinseche) per la tenuta delle scritture contabili
- Conservazione per 10 anni (perché poi prescrizione)
- Valore probatorio delle scritture contabili
o Sempre se contro l’imprenditore (art. 2709 c.c.)
o Se sono state osservate le formalità di tenuta delle scritture contabili, la controparte è un
imprenditore e la controversia riguarda l’esercizio dell’impresa, anche a favore
dell’imprenditore (art. 2710 c.c.)
o Comunicazione ed esibizione (art. 2711 c.c.)
Formalità intrinseche: no spazi bianchi, no interlinee, no trasposizioni a margine, evitare alterazioni bisogna
vedere se si sono cancellate informazioni. Formalità estrinseche: pagine numerate e firmate
dall’imprenditore. Ottica di bilancio cartaceo che ora sono comunque trasposte al bilancio digitale.
20/03/2024
Lezione 4
L’azienda
La nozione di azienda
Abbiamo una nozione normativa all’art. 2555 c.c. “l’azienda è il complesso di beni organizzati (art. 810 c.c.)
dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa”
Azienda non è sinonimo di:
- Impresa (disciplina specifica a cui si applica il lavoro dell’imprenditore)
- Imprenditore (centro d’imputazione che organizza l’attività di impresa. Soggetto di diritto)
- Società (è un centro d’imputazione di situazioni giuridiche attive e passive a sua volta)
- Ditta (nome che l’imprenditore utilizza per farsi conoscere e distinguere all’esterno, pseudonimo)
Tutte le cose che possono formare oggetto di diritti sono beni organizzabili in azienda. Bene mobile,
immobili, immateriale (es. brevetto, parte dell’azienda).
Apparato organizzativo che è caratterizzato da beni destinati funzionalmente all’attività d’impresa.
Azienda si pone come mezzo a fine per l’attività d’impresa. È il mezzo con cui l’imprenditore esercita
l’attività.
Termine azienda va usato in maniera propria. Dal punto di vista tecnico giuridico e nel suo lessico i termini
sopracitati vogliono dire tutti cose diverse e devono essere usati in modo consono.
Insieme di beni funzionalmente coordinati tra loro per lo svolgimento di una determinata attività produttiva
(destinazione unitaria)
- I beni rimangono autonomi dal punto di vista giuridico
- Non rileva il titolo giuridico in base al quale l’imprenditore ha l’uso di un determinato bene
aziendale
- Beni essenziali all’azienda e beni non essenziali
- Avviamento oggettivo e avviamento soggettivo
L’imprenditore non deve necessariamente essere proprietario dei beni che fanno parte dell’azienda.
Non tutti i beni per il quale l’imprenditore ha un valido titolo giuridico fanno parte dell’azienda.
Perché mancano ad esempio dell’elemento della destinazione funzionale all’attività d’impresa.
Non tutti i beni che fanno parte dell’azienda sono importanti allo stesso modo o uguali tra loro.
Infatti, si distingue tra beni essenziali e non essenziali.
Bene essenziale caratterizza quel particolare processo produttivo. Per un impresa alberghiera ad es.
l’immobile è bene essenziale. Così come il negozio è un bene essenziale per la vendita al dettaglio. Per molte
imprese manifatturiere i macchinari sono beni essenziali. I beni essenziali variano da impresa ad impresa.
Azienda non ha solo ruolo giuridico ma anche economico.
Azienda ha valore economico non solo della somma dei singoli beni riferiti all’azienda. Solitamente ha
anche valore in più. Ciò è detto avviamento, che va a riflettere in sostanza il fatto che i beni aziendali per il
loro coordinamento sono in grado di produrre ricchezza, che trascende l’utilità che il singolo potrebbe trarne.
Distinguiamo il concetto di avviamento in oggettivo e soggettivo.
L’avviamento oggettivo è il maggior valore del complesso aziendale che è destinato a rimanere tale perché
riguarda oggettivamente il complesso aziendale anche se cambia il titolare dell’impresa.
Es. azienda ha brevetto che consente produzione di un determinato bene con estrema efficienza. È elemento
oggettivo.
Mentre con avviamento soggettivo intendiamo il maggior valore aziendale che è dovuto all’abilità
dell’imprenditore nel gestire il complesso aziendale.
Perché parliamo di avviamento? Che solitamente è positivo, ma può essere anche eventualmente negativo.
Perché quando si trasferisce l’azienda da un imprenditore all’altro, si tiene conto della rilevanza economica
dell’azienda. Il prezzo di trasferimento tiene conto dell’avviamento.
Avviamento è diverso da clientela. Il prezzo dipende ed è influenzato da essa, ma sono cose diverse.
Il flusso di domanda su cui l’impresa può contare è la clientela.
Un conto è il maggior valore dell’azienda derivato dalla capacità di produrre ricchezza e un altro è la
circostanza che consente all’imprenditore di produrre ricchezza che è la clientela
Per trasferimento d’azienda intendiamo una vicenda per la quale trasferendo i beni strumentali per l’esercizio
dell’attività cambia il titolare della conduzione dell’impresa.
Si vuole fare in modo che con il trasferimento dell’attività produttiva non venga perso del valore.
Il trasferimento prevede la cessione in blocco di tutte le posizioni giuridiche dell’azienda. Anche i contratti
passano da un soggetto titolare ad un altro.
Per capire se siamo al cospetto di un trasferimento di azienda oppure no guardiamo a questi elementi.
Solo se l’oggetto del trasferimento è qualificabile come azienda sarà applicabile questa disciplina.
Qua torna in rilievo la distinzione tra beni essenziali e beni non essenziali.
L’imprenditore può disporre dell’azienda nel complesso. Ma resta la possibilità di disporre dei singoli beni.
Può decidere di alienare anche un singolo macchinario o un singolo bene immobile.
Quando si sta disponendo di un bene e quando si sta eseguendo un trasferimento d’azienda vero e proprio?
Per aver trasferimento d’azienda non è detto che devono essere trasferiti tutti i beni di un azienda, ma devono
essere trasferiti tutti i beni essenziali.
L’imprenditore acquirente può integrare il complesso aziendale con beni propri e avere comunque un
trasferimento a meno che i beni integrati non debbano essere essenziali.
Divieto di concorrenza
Art. 2557 c.c.: divieto per il cedente di iniziare un’attività imprenditoriale che per l’oggetto, l’ubicazione o
altre circostanze possa sviare la clientela dell’azienda ceduta
- Azienda commerciale (o attività connesse in relazione ad azienda agricola)
- Durata: 5 anni
- (limiti alla) derogabilità
- Per conto proprio o altrui
- Applicazione a usufrutto e affitto di azienda
Alienante parte da posizione di immenso vantaggio. Divieto di concorrenza si applica sono ad aziende
commerciali o a trasferimento in relazione ad azienda agricole. Divieto che riguarda solo l’inizio di nuove
attività in concorrenza da parte dell’alienante, ad eventuali attività in concorrenza già avviate non si applica
il divieto.
Bisogna guardare all’oggetto dell’attività e all’ubicazione per verificare che due attività siano in
concorrenza. Le parti stabiliscono anche e delimitano cosa è concesso all’imprenditore alienante se vuole
avviare nuove attività che potrebbero essere in concorrenza.
Diritto derogabile in diminuzione o in aumento.
Si potrebbero anche ricomprendere attività non strettamente concorrenziali, o estensione geografica più
ampia. Unico limite è non precludere all’alienante di esercitare qualsiasi attività economica.
Il termine di 5 anni del divieto non può essere esteso.
Questo si applica ai contratti di usufrutto e di affitto di azienda. Particolarità in questo caso.
Nel momento in cui il contratto viene stipulato divieto si applica a nudo proprietario. Al termine
dell’usufrutto o dell’affitto il nudo proprietario riacquista titolarità e vi potrebbe essere problema di
concorrenza al contrario. Al termine del contratto, il vecchio affittuario o usufruttuario si vedranno applicati
il divieto di concorrenza.
I segni distintivi
Sono segni che l’imprenditore utilizza per differenziarsi e farsi riconoscere dal pubblico.
Segni distintivi tipici e atipici
Capacità distintiva (no indicazioni o denominazioni generiche)
Principi comuni:
- Libertà nella formazione dei segni distintivi (salvo eccezioni)
- Diritto all’uso esclusivo (diritto relativo)
- Trasferibilità
Ditta, insegna e marchio. Segni distintivi tipici disciplinati dal legislatore in origine.
Oggi ve ne sono anche altri. Es. nome a dominio. Codice della proprietà industriale.
Segni distintivi atipici, che non sono disciplinati dal legislatore ma che potrebbero essere tutelati.
Principi comuni a questi segni:
Libertà alla formazione dei segni distintivi ma non assoluta, vi sono alcuni vincoli.
Diritto dell’imprenditore di utilizzare i propri segni distintivi in modalità esclusiva. Si può impedire ad altri
imprenditore di utilizzare segni troppo simili al proprio, confondibili.
Ci deve essere rischio di sviamento della clientela. Confondibilità si valuta per tutti i segni distintivi.
Unitarietà dei segni distintivi. Es. imprenditore registra marchio. Può impedire ad altri di usare segno
confondibile, o ditta confondibile, marchio, insegna.
Imprenditore potrebbe voler monetizzare segni distintivi e trasferirli a terzi.
Segni accumunati anche da altro carattere, ovvero capacità distintiva.
Devono essere in grado di individuare un certo imprenditore nella sua interezza. Devono riuscire a
contraddistinguere una determinata attività. Non si possono usare come segni distintivi immagini generiche o
parole descrittive generiche, denominazioni comuni.
non hanno capacità distintiva per due ragioni: non servono a distinguere niente e se ammettessimo di
utilizzarli come segno distintivo dovrei impedire ad altri di utilizzare come segni denominazioni generiche
che tutti usano e sarebbe una follia.
Queste sono regole generali.
La ditta
Nome commerciale dell’imprenditore
Contraddistingue l’organizzazione d’impresa (ovvero il soggetto al quale sono riferibili determinate scelte di
carattere organizzativo)
Ditta =! Nome civile dell’imprenditore (oppure ragione o denominazione sociale per l’impresa in forma
societaria)
Esisteva teoria soggettiva che diceva che la ditta serviva per identificare l’imprenditore individuale in senso
giuridico. Col tempo si sono fatte strada altre teorie, oggi prevalenti come la teoria oggettiva della ditta, che
sostiene che non serva tanto a distinguere chi è l’imprenditore ma serve ad individuare l’organizzazione
d’impresa, che il pubblico ha imparato a conoscere e testarne l’affidabilità. Tesi che fa perno sul dato
normativo per il quale la ditta si può trasferire solo se si trasferisce l’azienda.
Può esistere ditta patronimica ma non è detto che sia così. Vale sia per imprese civile che societarie. Ragione
sociale e denominazione sociale. Possono essere coincidenti con la ditta ma non è detto che lo siano.
Requisiti della ditta
Verità: la ditta deve contenere almeno il cognome o la sigla dell’imprenditore (art. 2563, c. 2, c.c.)
- Verità anche storica (in caso di trasferimento della ditta con l’azienda): ditta derivata
Novità: la ditta non deve creare confusione per l’oggetto o il luogo dell’impresa con quella usata da altro
imprenditore (art. 2564 c.c.)
Verità vale per l’iscrizione nel registro delle imprese. Ai terzi imprenditore si può presentare anche in altro
modo.
Novità è l’aspetto più importante della ditta. Bisogna guardare al concreto ed al rischio di sviamento di
clientela.
Tutela subordinata all’uso effettivo (non importa se sia stata registrata, importa solo che sia stata usata ed
abbia ottenuto segno distintivo)
Inibitoria e/o risarcimento del danno
Trasferibilità esclusivamente assieme all’azienda (art. 2565 c.c.)
Inibitoria si applica anche se imprenditore non è consapevole della confondibilità. Anche se non c’è stato in
concreto un danno. Basta l’utilizzo di segni distintivi confondibili. Se c’è dolo o colpa si può chiedere anche
risarcimento del danno.
L’insegna
Contraddistingue i locali dell’impresa
Art. 2568 c.c. “le disposizioni del primo comma dell’articolo 2464 si applicano all’insegna”
Requisiti: verità, novità (e liceità)
Tutela subordinata all’uso effettivo
Trasferibilità anche a prescindere dall’azienda
Un segno distintivo può essere usato sia come ditta, che come insegna che come marchio. Es. Barilla.
Insegna è cruciale ad es. per attività alberghiera. Per alcune attività d’impresa è fondamentale.
Segno distintivo anche per supermercati. Molto meno importante per Amazon (per cui è invece fondamentale
nome a dominio). È importante per aziende che intrattengono attività di impresa nei propri locali.
Liceità: derivata da disciplina del marchio. Non contraria a ordine pubblico e buon costume.
Rispetto alla ditta particolarità è che insegna si può trasferire anche separatamente dall’azienda. Es. accordo
di franchising tra imprenditori e possibilità di utilizzare insegna.
Il marchio
È il segno distintivo più importante.
- Contraddistingue i prodotti o i servizi dell’imprenditore
- Individuazione di beni con caratteri omogenei
- Individuazione della fonte (unitaria) di produzione
- Valore commerciale/pubblicitario e attrazione della clientela
- Garanzia della (elevata) qualità del prodotto? no
Esiste anche la licenza di marchio. Provenienza non garantita in questo modo. Ma importanza è omogeneità
qualitativa.
Tutela giuridica subordinata alla registrazione (ma limitata tutela anche per il marchio di fatto)
- Marchio nazionale (registrazione presso l’ufficio italiano brevetti e marchi)
- Marchio europeo (registrazione presso lo european union intellectual proprety office)
- Tutela internazionale (world intellectual property organization)
Minor tutela per marchi non registrati.
27/03/2024
Lezione 5
INVENZIONI
Si possono distinguere in varie categorie:
- Invenzioni di prodotto
- Invenzioni di procedimento
- Invenzioni d’uso
- Invenzioni derivate (di combinazione, di perfezionamento, di traslazione)
Come si tutela l’invenzione?
Già anticipato, principalmente con il brevetto (patenti)
- Tutela morale ed economica (tutela morale: diritto dell’inventore di essere riconosciuto autore della
stessa. Potrà rivendicarne la paternità; tutela economica si traduce in sostanza nella privativa, ossia
sfruttare economicamente l’opera).
- Distinzione tra diritto al brevetto (ossia di chiedere la tutela brevettuale, spetta solo all’inventore) e
diritto di brevetto (insieme di prerogative e di diritti che nascono dalla concessione del brevetto)
- Brevetto: diritto di sfruttamento esclusivo dell’invenzione (produzione, commercializzazione e uso
industriale)
o Contenuto della domanda (descrizione (che consenta la replicabilità da un terzo esperto del
settore) e rivendicazioni (individuare la novità rispetto al precedente stato della tecnica))
o Durata: 20 anni non rinnovabile
Tutela sfaccettata, esiste tutela nazionale che consente di sfruttare l’invenzione all’interno del territorio
internazionale; poi esiste quella europea, ed internazionale.
Esistono procedure per ottenere fascio di brevetti (per ogni paese).
La valutazione della novità si fa riferire alla data della prima domanda dell’inventore.
Requisiti di brevettabilità
1. Liceità (rimane solo sulla carte)
2. Novità (non deve essere già compresa nello stato della tecnica. Cruciale il profilo della divulgazione. Non
deve essere già stata divulgata)
3. Originalità (attività inventiva) (cioè invenzione non deve risultare evidente dallo stato della tecnica per
una persona esperta del ramo) (in concreto si utilizzano indizi di non evidenza)
4. industrialità (deve essere utilizzata per produzione di beni e servizi, in un’ impresa, anche impresa
agricola)
Modelli di utilità
- Miglioramento di funzionalità (migliore efficacia o comodità d’uso)
- Distinzione tra innovazione (di prodotto) e modello di utilità
- Brevetto di durata decennale
Sono più simili alle invenzioni derivate (di prodotto, ma in cui però c’è soluzione di problema tecnico in quel
caso. Qua d’uso e di comodità). Sono invenzioni di minore rilievo.
Disegni e modelli
- Innovazioni che riguardano l’aspetto estetico dei prodotti (Design industriale)
- Novità e originalità
- Diversa impressione generale del prodotto (soprattutto al pubblico)
- Registrazione: 5 anni rinnovabile (max 25 anni) (diverso da brevetto, consente sempre privativa, a
differenza del brevetto è rinnovabile)
Concorrenza
Non invocabile da consumatori. Solo da soggetti imprenditori. Argomenti testuale che ci fanno capire che
questo rapporto è regolato solo per imprenditori, soggetti passivi. (titolare di un azienda è imprenditore).
Dal punto di vista del lato attivo ovvero chi compie l’atto, è molto più generale, dice “chiunque”. Ma dottrina
dice che può essere solo un altro imprenditore, soprattutto per ragioni di parità di trattamento. Si hanno
strumenti che non sono disponibili per chi è in ambito privatistico.
Il consumatore in concreto potrebbe compiere atti lesivi verso l’imprenditore.
Ma tutela sarà aquiliana ex art. 2043 c.c. (illecito civile).
Ci deve essere rapporto di concorrenza tra i due imprenditori. Ovvero devono avere clientela comune.
Magari operano nello stesso ambito geografico e producono beni o servizi paragonabili che soddisfano gli
stessi e bisogni. Anche imprenditori che concorrono verticalmente non solo orizzontalmente.
Concorrenza verticale (rivenditore vs. produttore).
Ai fini dell’applicazione della concorrenza sleale vale anche il danno potenziale che non si è ancora
verificato.
Fattispecie
Art. 2598 c.c.:
1) Usa nomi o segni distintivi idonei a produrre confusione con i nomi o con i segni distintivi
legittimamente usati da altri, o imita servilmente i prodotti di un concorrente, o compie con qualsiasi altro
mezzo atti idonei a creare confusione con i prodotti e con l’attività di un concorrente …”
Fattispecie confusorie:
- Confondibilità dei segni distintivi
- Imitazione servile
Fattispecie:
- Denigrazione
- Appropriazione di pregi
Pubblicità comparativa?
Non è denigrazione l’affermazione del vero se fatta in maniere non fuorviante e oggettivamente.
Es. non si può fare confronto tra prodotti non omogenei: mele con pere. Biscotti dietetici e biscotti normali.
Mentre invece si può fare su stessa tipologia e target di prodotti.
3) si vale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza
professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda”
- Norma di chiusura
- Esempi: mendacio (appropriazione di pregi che non ha nemmeno il concorrente, nessuno sul mercato e
tantomeno io), spionaggio industriale /sottrazione di segreti; concorrenza parassitaria, boicottaggio, dumping
(vendita sottocosto dei propri prodotti di impresa con grande potere di mercato per eliminare i propri
concorrenti), storno di dipendenti, etc.
RIMEDI
- Inibitoria (art. 2599 c.c.): ordine di far cessare gli atti di concorrenza sleale e rimozione degli effetti.
Tutela rafforzata, non serve dolo o colpa od il verificarsi effettivo del danno. Se danno c’è:
- Risarcimento del danno (art. 2600 c.c.)
o Dolo o colpa (se è accertato di concorrenza sleale, si presume)
o Danno attuale
- Pubblicazione della sentenza
Diritto antitrust
Promuove il corretto funzionamento del mercato concorrenziale
Reprime abusi del potere di mercato delle imprese che incidono sul corretto funzionamento del mercato
stesso e sul benessere dei consumatori
- Creazione artificiosa o sfruttamento abusivo del potere di mercato
- Condotte che incidono negativamente su quantità, prezzo, qualità, varietà dell’offerta e/o sul tasso di
innovazione
- Divieti
Il mercato funziona correttamente se le imprese non pregiudicano la qualità dell’offerta. E non riducono la
varietà dell’offerta, non aumentano indiscriminatamente il prezzo. E il mercato funziona se le imprese
innovano e non la impediscono.
Se queste condizioni sono soddisfatte il mercato funziona ed il consumatore ne trae beneficio (consumer
welfare).
Se una o più condizione non sono rispettate abbiamo un pregiudizio verso il consumatore e verso il corretto
funzionamento del mercato, effetto restrittivo della concorrenza di cui si deve occupare il diritto antitrust.
Maggiori problemi li abbiamo quando la condotta di una impresa ha effetti postivi per il consumatore per un
lato ma effetti negativi per altri.
Es. Aumento qualità ed aumento del consumer welfare ed incide in maniera negativa per il prezzo che è alto.
Se ho effetto positivo su alcuni elementi ed effetto negativo su altri, decisione su condotta dipende da scelte
di policy. Si consente alle autorità chiamate ad applicare il diritto antitrust una valutazione flessibile per
determinare se la condotta dell’impresa restringe la concorrenza nel mercato o meno.
Discrezionalità.
Il diritto antitrust non interviene per migliorare il consumer welfare ma serve soltanto per evitare riduzioni
del benessere dei consumatori.
Per prezzi troppo alti vi sono altre norme che calmierano i prezzi.
Diritto antitrust è fatto di divieti non di norme impositive.
Fonti del diritto antitrust
- Fonti europee (artt. 101 e 102 TFUE; regolamento (CE) n.1/2003; Regolamento (CE) n. 139/2004
sulle concentrazioni)
- Fonti nazionali (l. n. 287/1990) (legge che ricalca in buona sostanza la disciplina europea)
- Autorità chiamate ad applicare il diritto antitrust in sede amministrativa
o Commissione europea
o AGCM
+ enforcement privato davanti all’autorità giudiziaria.
La disciplina europea si applica a tutti i fenomeni che possono restringere la concorrenza a livello europeo,
in più stati membri. Ciò non vuol dire che la condotta vietata venga posta in essere in più stati membri; basta
che una condotta in un singolo paese abbia ripercussioni transfrontaliere.
Disciplina nazionale si occupa di fenomeni di rilevanza locale, non con implicazioni transfrontaliere.
Differenza non troppo significativa poiché la disciplina nazionale in sostanza ricalca quella europea.
Normalmente l’applicazione coincide ma non è detto.
Se legge applicabile è legge nazionale l’autorità competente è l’AGCM. Se diritto applicabile è quello
europeo, situazione più complessa, competenza concorrente tra singole autorità nazionali e commissione
europea.
Nullità dei contratti stipulati in violazione del diritto antitrust, il privato si può rivolgere all’autorità
giudiziaria per risarcimento del danno.
Particolarità, diritto antitrust si applica alle imprese considerate in una accezione più ampia.
- Nozione di impresa diversa da quella dettata dall’art. 2082 c.c. (è impresa tutto ciò che offre un
attività economica di produzione di beni e servizi in cambio di un corrispettivo, presuppone metodo
lucrativo, non economico, include autonomi e professionisti. Poiché discende da normativa europea.)
- Solo imprese con potere di mercato
- Mercato rilevante
o Mercato del prodotto: prodotti o servizi reciprocamente sostituibili (dal lato della domanda)
o Mercato geografico: condizioni di concorrenza omogenee all’interno di un determinato
territorio
Si combina mercato geografico a quello del prodotto. Mercato rilevante è territorialmente limitato a quelle
aree che hanno condizioni di concorrenza omogenee e sono diverse da territori contigui.
Comprende solo prodotti e servizi reciprocamente sostituibili, sostituibilità valutata dal lato della domanda.
Intese
Art. 101 TFUE e art. 2 e 4 l. 287/1990
Accordi, decisioni di associazioni di imprese o pratiche concordate che abbiano per oggetto o per effetto
quello di impedire, restringere o falsare la concorrenza nel mercato rilevante.
Esempi: fissazione dei prezzi; limitazione o controllo della produzione, degli sbocchi, dello sviluppo tecnico
o degli investimenti; ripartizione dei mercati, etc.
Nullità delle intese vietate
Alcune intese sono però permesse: intese minori o intese che migliorano la produzione o la distribuzione o
che comunque promuovono il progresso tecnico o economico (condizioni positive e negative di esenzione:
cfr. ad es. art. 101, par. 3, TFUE)
Intese vanno comunicate all’autorità nazionale. Si chiede per intese tra grandi aziende anche parere a
commissione eu.
Concentrazioni
L’ultima fattispecie, che è regolata e non vietata, è quella delle concentrazioni.
Trattasi di operazioni che comportano cambiamenti duraturi nel controllo di un’impresa, che possono
essere di tipo giuridico (due società che si fondono in un’unica società), di tipo economico
(un’impresa acquista una partecipazione di capitale maggioritaria di un’altra impresa, pur rimanendo
giuridicamente autonome) oppure joined …
Le concentrazioni possono avere effetti positivi, creando una sinergia tra più imprese, quindi non
sono vietate, ma se superano certe soglie viene interpellata l’autorità antitrust (Commissione o
AGCM in Italia) che deve valutare se la concentrazione ostacola in maniera significativa una
concorrenza effettiva sul mercato.
Se la concentrazione è al di sotto della soglia europea ma al di sopra della soglia nazionale, si applica
la disciplina nazionale, altrimenti se supera la soglia europea si applica la disciplina europea. In questi
casi, le autorità possono decidere se vietare la concentrazione o autorizzare la subordinazione di una
impresa a un’altra a condizioni o impieghi.
03/04/2024
Lezione 6
I consorzi
Cooperazione tra imprenditori. Vi sono diverse forme. Alcune di diritto europeo, alcune diritto interno.
Noi parleremo solo dei consorzi.
Art. 2602, c.1, c.c. “Con il contratto di consorzio più imprenditori [2082, 2618] istituiscono
un'organizzazione comune per la disciplina o per lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive imprese.”
- Necessaria qualifica imprenditoriale delle parti
- Coordinamento tra imprese
- Distinzione tra consorzi con attività interna ed esterna
Già da questa definizione riusciamo ad intravedere una distinzione tra due tipi di consorzi. Questa
distinzione è rilevante poiché vi sono una serie di disposizioni che si applicano a tutti i consorzi ed alcune
che si applicano solo a consorzi con attività esterna. Le disposizioni per consorzi con attività esterna servono
a regolare l’aspetto del contatto con i terzi e l’interesse delle imprese consorziate. Responsabilità
patrimoniale del consorzio e effetti con i terzi.
Aspetti condivisi del contratto di consorzio:
- Organizzazione comune.
- Attività accessoria rispetto all’attività d’impresa svolta dagli imprenditori consorziati (diversa tra
consorzi con attività interna ed attività esterna).
Attività interna: serve per gli imprenditori per sottostare in alcuni ambiti dell’attività di impresa a regole
comuni.
Es. accordo di standard qualitativo minimo, organizzazione comune verifica il rispetto di questa condizione
tra gli imprenditori consorziati.
Accordo che può esistere anche tra consorzi con attività esterna ma che assume declinazioni ed aspetti
differenti.
Obiettivo delle imprese consorziate è ottenere un vantaggio diretto imprenditoriale, es. risparmio di spesa.
Il consorzio normalmente:
- Contratto aperto
- Forma scritta (art. 2603, c.1, c.c.)
- Elementi del contratto: oggetto, durata, sede, obblighi e contributi dei consorziati, organi consortili e
relativi poteri (anche per quanto riguarda la rappresentanza processuale), casi di recesso e esclusione,
sanzioni in caso di inadempimento degli obblighi dei consorziati (Art. 2603, c.2, c.c.)
o Durata: 10 anni (se non previsto diversamente) (art. 2604 c.c.)
- Modificazioni e scioglimento del contratto
Se un soggetto cessa l’attività di impresa, cessa di fare parte del consorzio.
Organizzazione consortile
- Organizzazione comune come elemento essenziale
- Organo deliberativo (principio maggioritario e metodo collegiale)
- Organo esecutivo
- Disciplina derogabile dalle parti
Metodo assembleare nel senso proprio si chiama collegiale.
Modello organizzativo tipico per esercitare attività di impresa, ma utilizzabile anche per svolgere attività
produttiva diversa dall’impresa.
Struttura organizzativa societaria serve per svolgere attività produttiva con metodo economico.
Modelli organizzativi che la struttura privata può scegliere. Ne esistono diversi tipi.
Nel nostro ordinamento non vi è vera e propria definizione di società, ma solo contratto di società.
Contratto di società è classificabile all’interno di contratti associativi e contratti con comunione di scopo.
(categoria contrapposta e distinta alla categoria dei contratti di scambio. Nel contratto di scambio, abbiamo
contrapposizione di interessi, prestazioni di una parte vanno a soddisfare interesse dell’altra parte; Nei
contratti associativi abbiamo una dinamica differente, prestazioni in capo alle parti, ma si pongono basi per
lo svolgimento dell’attività in interesse comune alle parti che aderiscono all’iniziativa, interessi convergenti
per la realizzazione dello scopo.)
Generalmente contratto con rilevanza esterna. Da luogo ad un organizzazione destinata ad entrare in contatto
con i terzi e che i terzi riconoscono distinta dalle persone soci, che si interfaccia con il mercato.
A questo aspetto si ricollegano problemi di ricollegabilità e riconoscibilità giuridica delle società.
Caratteri essenziali del fenomeno societario, sia per società nata da contratto che da atto unilaterale:
- Atto di autonomia privata: contratto (plurilaterale, a struttura aperta, con comunione di scopo, a
rilevanza esterna) (c.d. contratto associativo) o atto unilaterale
- Elementi del fenomeno societario:
o 1. Conferimenti
o 2. Esercizio di una attività economica (solitamente qualificabile come impresa) – c.d.
scopo mezzo
o 3. Al fine di dividere gli utili (scopo lucrativo) – c.d. scopo fine
Ma sono previste società con scopo mutualistico o consortile: si tratta comunque di
uno scopo egoistico di natura patrimoniale
Conferimenti
- Insieme delle risorse economiche destinate stabilmente all’esercizio dell’attività
- Prestazioni a cui sono obbligati i soci
- Possono essere oggetto di conferimento tutte le entità suscettibili di valutazione economica:
denaro; beni in natura (a titolo di proprietà, di godimento o comunque a titolo di diritto reale o
personale), incluse le aziende o i rami di azienda e i beni immateriali (es. marchi o brevetti); crediti;
quote di partecipazione in altre società; prestazioni d’opera o servizi; obblighi di non fare, etc.
o Per alcuni tipi sociali vi sono regole particolari: es. nelle S.p.A. non sono conferibili le
prestazioni d’opera o di servizi (cfr. art. 2342, ultimo comma, c.c.)
I conferimenti e il capitale
- I conferimenti vanno a costituire il “capitale sociale”, anche detto capitale “di rischio”: capitale
stabilmente assoggettato al rischio d’impresa
o Art. 2265 c.c.: “è nullo il patto con il quale uno o più soci sono esclusi da ogni
partecipazione agli utili o alle perdite”
o Per taluni tipi di società (es. S.p.A.) o società che hanno particolare oggetto sociale (es.
attività bancaria) sono previsti requisiti di capitale minimo
o Ma s.r.l. a capitale “marginale”
- Inizialmente capitale sociale = patrimonio sociale successivamente il patrimonio subisce
oscillazioni in aumento o in diminuzione in dipendenza delle vicende societarie
- Capitale sociale nominale: Il valore in denaro dei conferimenti
o Posta ideale: posta contabile che rappresenta il valore monetario iniziale delle risorse della
società; può essere variata solamente modificando l’atto costitutivo delle società
o Funzione produttiva
o Funzione organizzativa
o Funzione vincolistica
Scopo egoistico
- Art. 2247: scopo di divisione degli utili (scopo lucrativo)
o Lucro oggettivo
o Lucro soggettivo
- Utile: differenza tra il valore del patrimonio netto (attività – passività) e capitale; unica porzione del
patrimonio che può essere oggetto di distribuzione tra i soci
- Società con scopo egoistico non lucrativo (es. cooperative): scopo mutualistico o consortile
- Limitati casi in cui la società può perseguire uno scopo non (strettamente) egoistico: es. imprese
sociali (esercitate in forma societaria); società benefit (beneficio comune nell’oggetto societario oltre
allo scopo egoistico)
L’impresa societaria
Società non commerciale ------- Società semplice
Società in nome collettivo
Società in accomandita Società di persone
semplice
Società per azioni
Società commerciale Società a responsabilità
limitata Società di capitali
Società in accomandita per
azioni
Società di persone:
- Autonomia patrimoniale imperfetta
- Soggettività giuridica ( differenza che riguarda anche la tassazione)
- Organizzazione non corporativa
- Maggiore spazio per la regola dell’unanimità
- Maggior rilievo per le persone dei soci
- Compagine sociale ristretta
- Potere di gestione affidato ai soci illimitatamente responsabili (rischia e amministra direttamente)
Società di capitali
- Autonomia patrimoniale perfetta
- Personalità giuridica
- Organizzazione corporativa
- Principio maggioritario
- Organizzazione capitalistica
- Compagine sociale ampia
- I soci di regola hanno solo il potere di nominare i soggetti (anche non soci) incaricati della gestione
(non c’è diritto di amministrare per il socio)
Società semplice
- Art. 2249 c.c.: solo attività non commerciale
- Applicabilità dello statuto generale dell’imprenditore + pubblicità legale
- Disciplina base delle società di persone, applicabile salvo deroghe o disposizioni speciali anche alle
s.n.c. e alle s.a.s.
- Art. 2251 c.c. “nella società semplice il contratto non è soggetto a forme speciali, salve quelle
richieste dalla natura dei beni conferiti”
o Costituzione anche per fatti concludenti (società di fatto)
o Iscrizione nel registro delle imprese non è condizione di esistenza della società
(Prototipo normativo in materia di società di persone. In linea di principio è applicabile anche alle altre
società di persone)
Se i soci non hanno individuato tipo societario prescelto, si applicano automaticamente regole di società
semplice. (+ relativa disciplina es. attività agricola. Disciplina società semplice diviene residuale per società
non commerciali)
Potrebbe anche non esserci accordo verbale. Basta porre in essere atteggiamento riconducibile a società nei
fatti.
Se atto costitutivo non prevede chi amministra, tutti i soci amministrano. Se atto costitutivo non prevede
come si ripartiscono utili, con regola supplettiva si ripartisce per quota di conferimento, etc.
s.n.c. iscritta si dice regolare, s.n.c. costituita ma non iscritta si dice irregolare. Per alcuni aspetti si applicherà
disciplina della società semplice.
Conferimenti
- Ogni entità suscettibile di valutazione economica
- Art. 2253 c.c. “il socio è obbligato a eseguire i conferimenti determinati nel contratto sociale. Se i
conferimenti non sono determinati, si presume che i soci siano obbligati a conferire, in parti uguali
tra loro, quanto è necessario per il conseguimento dell’oggetto sociale”
- Il valore attribuito ai conferimenti è concordato dalle parti in sede di costituzione o aumento del
capitale
- Chi conferisce opera o servizi diviene socio e partecipa agli utili e alle perdite (ma non è strettamente
necessaria la “capitalizzazione” del conferimento)
Conferimenti e capitale
- Disciplina del capitale assente per la società semplice
- Tutela minima del capitale della s.n.c.:
o Indicazione valore dei conferimenti e modalità di valutazione
o Art. 2306 c.c.: riduzione reale del capitale possibile dopo tre mesi dall’iscrizione della
decisione nel RI, salva opposizione dei creditori
o Divieto di distribuzione di utili fittizi
o Manca una disciplina della riduzione obbligatoria del capitale per perdite
Precedentemente vi era placet del sovrano nel costituire le società, ragioni essenzialmente storiche.
La disciplina della tenuta della contabilità è molto più articolata e analitica nelle società in nome collettivo in
ragione del fatto che la s.n.c. può svolgere anche attività commerciale, mentre s.s. di regola attività agricola.
La contabilità in entrambe c’è, è riservata, ma è molto più scarna nelle s.s.
Nella s.s. è il singolo socio che è di per sé sfavorito.
Ci dà una idea dell’autonomia patrimoniale imperfetta delle s.s.
Nelle s.n.c. irregolari è un po' più forte l’autonomia patrimoniale, ma resta in via sussidiaria imperfetta.
Amministrazione e rappresentanza
• Distinzione tra potere di gestione e rappresentanza
• art. 2257, c. 1, c.c. «[…] Salvo diversa pattuizione, l'amministrazione della società spetta a ciascuno
dei soci disgiuntamente dagli altri»: c.d. amministrazione disgiuntiva (ma è possibile prevedere
espressamente amministrazione congiuntiva)
• art. 2266, c. 2, c.c.: «[i]n mancanza di diversa disposizione del contratto, la rappresentanza spetta a
ciascun socio amministratore e si estende a tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale»
• I soci (illimitatamente responsabili) sono di diritto amministratori e hanno potere di rappresentanza
della società
Due principi:
• Ogni socio immediatamente responsabile ha di diritto il potere di amministrare e rappresentare la
società.
• Tutte le modifiche dell’accordo originario richiedono l’unanimità, serve il consenso di tutti i soci.
Più aumenta il profilo dell’autonomia patrimoniale, più la società si avvicina al modello corporativo, più ci si
sposta verso il voto di maggioranza. Poiché società sempre più complessa.
Potere di firma disgiunto, ogni amministratore può impegnare la società verso terzi con la propria firma. Ciò
vale per il rapporto fiduciario molto forte delle società di persone. Regole riflettono la persona del socio nelle
società di persone ed il coinvolgimento diretto nell’attività di impresa e nella conduzione degli affari sociali.
Vi possono essere deroghe a questo assetto di interessi. Per il lato costitutivo, possono essere previste
distinzioni tra socie amministratori e socie rappresentanti
Rappresentanza
• Possibilità di conferire potere di rappresentanza solo ad alcuni amministratori
• Rappresentanza disgiuntiva o congiuntiva
• In assenza di previsioni espresse, il potere di rappresentanza segue il modello di gestione
• Potere di rappresentanza anche processuale
Decisione a maggioranza per trasformazione da società di persone a società di capitali (disciplina più
complessa, tutelante) Diritto di recesso per il socio che non è d’accordo.
Nelle società di persone se cambiano i soci cambia l’atto costitutivo.
3 regole di maggioranza individuate nel codice civile:
Per partecipazione all’utile, per teste, o meno volte individuate per quote di partecipazione al capitale.
Queste cause danno rilievo a scenari e vicende personali che rendono difficile la prosecuzione del rapporto
sociale. Principio di fondo comune è continuazione della società.
Soci accomandanti
Art. 2320 c.c.: “i soci accomandanti non possono compiere atti di amministrazione, né trattare o concludere
affari in nome della società, se non in forza di procura speciali per singoli affari”. (DIVIETO DI
IMMISTIONE) (+ eccezione). Il socio accomandante che contravviene a tale divieto assume responsabilità
illimitata e solidale verso i terzi per tutte le obbligazioni sociali e può essere escluso a norma dell’articolo
2286.
I soci accomandanti possono tuttavia prestare la loro opera sotto la direzione degli amministratori e, se l’atto
costitutivo lo consente, dare autorizzazioni e pareri per determinate operazioni e compiere atti di ispezione e
di sorveglianza.
In ogni caso essi hanno diritto di avere comunicazione annuale del bilancio e del conto dei profitti e delle
perdite, e di controllarne l’esattezza, consultando i libri e gli altri documenti della società. (POTERI DI
CONTROLLO)
Società che fanno ricorso al mercato di capitale di rischio sono società aperte che o hanno azioni quotate
sui mercati regolamentati o azioni diffuse fra il pubblico in misura rilevante.
17/04/2024
Lezione 8
I conferimenti
Obiettivi della disciplina:
o Garantire che la società acquisisca i conferimenti promessi
o Garantire che il valore assegnato ai conferimenti nell’atto costituito (ai fini della
determinazione del capitale sociale) sia rispondente al vero
Sono conferibili il denaro, i beni in natura e i crediti; non sono conferibili le prestazioni d’opera o
servizi
Assegnazione delle azioni in proporzione ai conferimenti: regola derogabile, ma la somma del valore
dei conferimenti non può esser complessivamente inferiore al valore del capitale sociale (effettività
del capitale)
I conferimenti in denaro
“Se l’atto costitutivo non stabilisce diversamente, il conferimento deve farsi in danaro” (art. 2342,
c.1, c.c.
Obbligo di versamento immediato presso una banca di almeno il 25% del conferimento promesso
gli amministratori possono chiedere in qualsiasi momento il versamento del capitale sottoscritto e
non ancora versato
Se S.p.A. unipersonale: versamento dell’intero ammontare del conferimento
Il socio moroso
Oltre al ricorso alle ordinarie azioni giudiziarie per inadempimento, se il socio non effettua i
pagamenti dovuti, previa pubblicazione di una diffida in GU, gli amministratori possono
o Offrire le azioni ancora non liberate agli altri soci per un corrispettivo almeno pari ai
conferimenti ancora dovuti
o In mancanza di offerte far vendere le azioni sul mercato tramite banche o altri intermediari
In mancanza di compratori, gli amministratori possono dichiarare decaduto il socio trattenendo le
somme già versate (salvo maggior danno). Le azioni non vendute possono essere rimesse in
circolazione entro l’anno successivo (altrimenti annullamento delle azioni e riduzione del capitale)
Al socio moroso è precluso l’esercizio del voto.
I conferimenti in natura
Art. 2342, c.3, c.c.: le azioni emesse a seguito di conferimenti di beni in natura o crediti devono
essere integralmente liberate al momento della sottoscrizione
Stima del conferimento da parte di un esperto designato dal Tribunale
o Relazione giurata che attesta che il valore del conferimento è almeno pari a quello ad esso
assegnato ai fini della determinazione del capitale e dell’eventuale sovrapprezzo da allegare
all’atto costitutivo
Controllo ed eventuale della stima da parte degli amministratori entro 180 gg dall’iscrizione
della società nel RI
Se a seguito della revisione il valore effettivo è < di oltre 1/5 rispetto al valore per cui avvenne il
conferimento:
1) Riduzione proporzionale del capitale e annullamento delle azioni “scoperte”; oppure
2) Versamento della differenza in denaro; oppure
3) Recesso del socio
Esempio:
Capitale sociale: 100.000€
Numero di azioni: 100
Valore nominale: 1000€
Socio è titolare di un pacchetto azionario che gli viene corrisposto per quanto conferito.
Se il valore nominale è inespresso, la partecipazione del socio è espressa quale percentuale di
partecipazione sul numero complessivo delle azioni
Non si possono emettere allo stesso tempo azioni fornite e azioni prive del valore nominale
Differenza tra valore o prezzo di emissione, valore di bilancio o prezzo di mercato
o Valore quale attualizzazione dei flussi di cassa futuri
o Valore del “pacchetto azionario” di controllo
Valore/prezzo di emissione: sovrapprezzo sull’acquisto delle azioni, spesso applicato in aumento del capitale
sociale (nuovo socio che vuole entrare far parte della società)
Valore di bilancio: valore dato dal rapporto tra il patrimonio netto della società e il numero delle azioni.
Valore che cambia con il variare del patrimonio della società.
Valore/prezzo di mercato delle azioni: valore di scambio, che si determina sul mercato secondario con
l’incontro di domanda e offerta. Normalmente viene ricondotto all’attualizzazione dei flussi di cassa futuri.
Valore del pacchetto azionario di controllo: ciascun socio potrebbe cedere le sue azioni singolarmente, o
l’intero pacchetto azionario, smettendo di essere socio della società. Normalmente il valore del pacchetto
azionario è dato dal numero di azioni per il valore nominale di ciascuna azione. Ma il pacchetto azionario
potrebbe contenere poteri di controllo sulla società ed essere più influente ed avere più valore di un pacchetto
azionario standard ed essere valutato di più sul mercato.
• Uguaglianza dei diritti da intendere in maniera oggettiva (sono quindi possibili disuguaglianze
soggettive in base al «peso» della partecipazione azionaria complessivamente detenuta dal socio) e
relativa
1. Diritti che spettano a ciascun azionista indipendentemente dalla partecipazione posseduta 2. Diritti
proporzionati alla partecipazione
3. Diritti che spettano ai titolari di una partecipazione minima
Le categorie di azioni
• Atipicità (ma alcune categorie di azioni sono espressamente previste dalla legge)
- Divieto di patto leonino
- Il valore delle azioni senza diritto di voto o con diritto di voto limitato o condizionato non può
superare la metà del capitale sociale (art. 2351, c. 2, c.c.)
• Quanto al diritto di voto: azioni senza diritto di voto, azioni con diritto di voto limitato a particolari
argomenti, azioni con voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni, azioni con voto limitato a una
misura massima, azioni con voto scalare, azioni con voto plurimo (max 10 voti per azione)
Le azioni ordinarie normalmente sono fornite di questa gamma di diritti.
È possibile che vi siano categorie di azioni dotate di diritti in più o meno; salvi alcuni vincoli
Inderogabili, l’atto costitutivo può liberamente determinare il contenuto dei diritti delle azioni, ma
alcune categorie di azioni sono però espressamente previste dalla legge.
I vincoli derogabili sono il divieto di patto leonino e che il valore delle azioni senza diritto di voto o
con diritto di voto limitato o condizionato non può superare la metà del capitale sociale (somma di
queste azioni a voto escluso o limitato non può superare la metà del capitale sociale).
Categorie più utilizzate riferite al diritto di voto: azioni senza diritto di voto, con diritto di voto
limitato a particolari argomenti, azioni con voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni,
azioni con voto scalare, azioni con voto plurimo (azione da diritto a pluralità di voti con massimo di
10 voti per azione).
24/04/2024
Lezione 9
Le categorie di azioni
Azioni privilegiate (quanto alla distribuzione dell’utile o al riparto della quota di liquidazione)
Azioni di risparmio
Azioni postergate Azioni con prestazioni accessorie
Azioni correlate: diritti patrimoniali correlati ai risultati di uno specifico settore (art. 2350, c.2, c.c.)
Azioni di godimento: (art. 2353 c.c.): emesse in caso di riduzione reale del capitale mediante
sorteggio delle azioni da annullare
Azioni riscattabili
Azioni a favore dei prestatori di lavoro
Art. 2376, c.1, c.c.: “Se esistono diverse categorie di azioni o strumenti finanziari che conferiscono diritti
amministrativi, le deliberazioni dell'assemblea, che pregiudicano i diritti di una di esse, devono essere
approvate anche dall'assemblea speciale degli appartenenti alla categoria interessata.”
Non basta la delibera dell’assemblea dei soci, ma ci deve essere un assemblea speciale che decide per la
categoria interessata. (spesso interviene direttamente l’assemblea generale degli azionisti)
No diritto al mantenimento del rango
Azioni privilegiate: quelle che, in seguito ad un'apposita previsione di statuto, attribuiscono ai loro portatori,
particolari vantaggi. Generalmente si tratta di vantaggi patrimoniali. Spesso, però, l'attribuzione di un
vantaggio patrimoniale viene bilanciato dalla limitazione del diritto di voto.
Azioni di risparmio: Una particolare categoria di azioni privilegiate, che sono state create con la L. 216/1974
e trovano oggi la loro disciplina nel T.U.F. (artt. 145 e ss.). Esse possono essere, infatti, emesse solo da
società quotate in mercati regolamentati. Le principali caratteristiche di tali azioni si ravvisano nel fatto che
le stesse possono essere al portatore e sono prive del diritto di voto. Tali azioni sono, inoltre, privilegiate
nella percezione degli utili e postergate nella sopportazione delle perdite. I portatori di esse saranno,
pertanto, i primi a percepire gli utili maturati dalla società, anche qualora questi non siano sufficienti a
soddisfare tutti i soci e beneficeranno, in sede di liquidazione della società, di un diritto al rimborso
prioritario, sull'eventuale residuo attivo, rispetto agli altri soci. Non sono invece qualificabili come azioni
privilegiate, sebbene categoria speciale, altre particolari azioni, quali le azioni di godimento e le azioni
correlate.
Azioni postergate: Sono azioni che hanno diverse modalità di partecipazioni alle perdite. L'azione subisce la
perdita dopo il completo annullamento delle altre azioni. È possibile creare azioni postergate nella
partecipazione alla copertura delle perdite.
Azioni correlate: sono una novità introdotta dal legislatore del 2003 e vengono definite dall'art. 2350 c.2 c.c.
come azioni fornite di diritti patrimoniali correlati ai risultati dell'attività sociale in un determinato settore. Le
azioni correlate possono essere emesse “fuori dai casi di cui all'art. 2447 bis cc.”, riferito ai patrimoni
destinati ad uno specifico affare.
Azioni di godimento: sono azioni emesse solo in sede di riduzione del capitale sociale reale e, in tale
operazione, svolgono una particolare finalità
Azioni riscattabili: assoggettate al potere di riscatto/riacquisto da parte della società o altri soci, al verificarsi
di determinati eventi. Azioni spesso usate per tenere ferma la compagine sociale.
Azioni a favore dei prestatori di lavoro: per favorire il lavoro dei dipendenti.
Una categoria particolare di azioni sono azioni con prestazioni accessorie, emesse a seguito di un
conferimento tradizionale (tra quelli ammessi dalla disciplina delle S.p.A.) che però obbligano il socio a
effettuare una prestazione accessoria oltre al conferimento, molto spesso di opera o servizio. Consente alla
S.p.A. di avvalersi di queste prestazioni senza il bisogno di avvalersi del capitale.
Regola di massima tutela dell’acquirente per i beni mobili, acquisto la proprietà del bene se sono in buona
fede. L’acquirente non si deve preoccupare come per i beni immobili della disciplina delle trascrizioni. Per
facilitare gli scambi. La disciplina del titolo di credito è assoggettata alla disciplina dei beni mobili. Quando
le azioni sono incorporate in un titolo cartaceo sono titolo di credito e circolano secondo le regole dei titoli di
credito. Possiamo distinguere varie tipologie di titoli di credito.
Titoli al portatore sono emessi senza indicare il beneficiario, solo con la consegna materiale. Basta il
possesso del documento. Circolano con la semplice traditio. Se voglio trasferire la proprietà basta il semplice
consenso.
I titoli all’ordine non basta la semplice consegna materiale ma serve cambiare nominativo con la girata. Era
un annotazione che faceva il trasferente al nuovo beneficiario.
Titoli nominativi, beneficiario non risulta solo dal documento ma anche da un registro tenuto da chi ha
emesso il titolo di credito. Questo trasferimento si può fare in due modi: con la girata, che in questo caso
deve essere autenticata dal notaio, cambiando sul solo documento il nome del beneficiario, che verrà
presentato all’emittente, che cambierà il nome anche sul suo registro.
Oppure c’è il transfert. Può essere chiesto o dall’emittente o dal cessionario. Si va dall’emittente con la prova
della titolarità ed è lui a cambiare entrambe le notazioni. Contestualmente viene cambiato il nome anche sul
registro dell’emittente.
Sono al portatore le azioni di risparmio e azioni di investimento (SICAV) come eccezione.
Normalmente sono nominative tutte le azioni.
Oppure circolazione scritturale, dematerializzata, circolazione interamente contabile, regole affine a quelle
dei titoli di credito semplicemente non più cartacea e obbligatoria per le società quotate e diffuse.
Gestione accentrata. Monte titoli S.p.A. gestisce tutti i titoli dematerializzati delle società italiane e si
appoggia a diversi intermediari (banche e intermediari finanziari che accendono conti su monte titoli S.p.A.
per ogni beneficiario)
Ultima opzione è che lo statuto della società escluda totalmente l’emissione di titoli. L’unica partecipazione
rimane l’iscrizione del socio nel libro dei soci. Per dimostrarlo bisogna essere iscritti nel libro soci.
Trasferimento della partecipazione richiede il cambiamento dell’iscrizione nel libro soci (secondo regole
privatistiche)
Per ottenere un feedback dai clienti si indaga sulla probabilità di consigliare il servizio al maggior
numero possibile di touch point ponendo sempre la stessa domanda. Per rispondere il cliente può dare
un punteggio da 0 a 10.
Al momento della valutazione del sondaggio NPS i clienti vengono suddivisi in tre gruppi in base alla
risposta.
9-10: i clienti che indicano con 9 o 10 la probabilità di consigliare ad altri il vostro prodotto sono
dei promotori.
7-8: tutte le risposte con un punteggio di 7 o 8 vengono considerate come indifferenti e quindi i
clienti si indicano come passivi.
0-6: i clienti che danno un punteggio da 0 a 6 vengono visto come detrattori (critici).
Il Net Promoter Score per il segmento di clienti indagato viene calcolato poi servendosi della seguente
formula:
ORGANIZZAZIONE
- Miglioramento organizzativo
- Cambiamento processi e funzioni
- Sviluppo del digitale e gestione dati
Per prima cosa si guarda l’organizzazione sulla carta, l’uso degli ambienti, la suddivisione delle competenze,
scritture contabili e poi si guarda all’effettivo svolgimento dell’attività lavorativa comparato ad altre imprese.
Sono poche le aziende di consulenza che fanno il check-up organizzativo dell’impresa.
Bisogna avere dati di confronto con altre imprese e bisogna contestualizzare. Non sempre nel confronto sono
rilevabili dati qualitativi.
Vi sono ampi spazi di miglioramento.
Anche nella gestione dati vi è ampio spazio per migliorare nelle imprese. Poco utilizzato sia dalle PMI, sia
dalle microimprese. Mentre invece è sempre più usato dalle grandi imprese.
Luciano Floridi. Rapporto umano scarseggiante per le banche. Tema non è o – o, ma e – e.
Trovare collaboratori che ci completino e non uguali a noi.
GESTIONE FINANZIARIA
- Equilibrio finanziario e patrimoniale
- Taglio costi/copertura rischi
- Piani di investimento
Sicuramente sul primo profilo la banca è in grado di dare una grande mano soprattutto per le imprese medio
piccole ed aiutare anche sul previsionale e fare business plan. (pianificazione prospettica)
I consulenti possono aiutare per il taglio costi, mentre le banche per la copertura rischi.
Rispetto alla media europea gli operatori italiani sono poco coperti dai rischi.
Quali sono le attività bancarie che hanno marginalità costante, quelle in calo e quelle in crescita? Una in
crescita è la copertura di rischi.
I piani di investimento sono un area che è cresciuta moltissimo ed è seguita sia da consulenti che da banche.
Area di maggior sviluppo è passare al prospettico e non basarsi solo sul presente o il passato
OPERAZIONI STRAORDINARIE
(Mergers and acquisitions. M&A)
- Ristrutturazione aziendale
- Quotazione e ricerca nuovi soci
- Acquisto/Vendita azienda
Nella ristrutturazione aziendale la maggior parte dell’attività è svolta dalla consulenza, pochissimo dalla
banca (solo ambito finanziario per ora). (alcune banche nordeuropee si rivolgono a consulenti esterni fidati
per offrire il servizio di ristutturazione, mentre si riservano di aiutare loro stesse per finanziamenti. Alcune
banche strutturano filiali come uffici associati per offrire anche altri servizi) Modello hybrid.
La simmetria informativa è l’elemento fondamentale per la lunga durata di una consulenza.
Indovinare già temi di consulenza in cui durerà la simmetria informativa.
Ho bisogno di supporto in temi in cui non sono in grado di fare qualcosa da solo. È anche un tema di costo.
La banca può aiutare nella quotazione e ricerca di nuovi soci (anche su mercati diversi)
Anche nell’acquisto e nella vendita di aziende le banche sono molto cresciute nell’offrire supporto per queste
operazioni
SITUAZIONI DI DISCONTINUITÀ
- Chiusura o perdita di mercati
- Passaggio generazionale/sociale
- Eventi normativi
Nel passaggio generazionale e sociale solitamente funziona così: difficilmente le aziende superano la quarta
generazione. Statisticamente è frequentissimo che chiudano.
La prima generazione fonda l’azienda e prepara poco la seconda generazione. Soprattutto nelle piccole e
medie imprese c’è poca preparazione dei passaggi generazionali.
(la prima fonda, la seconda fa crescere, la terza consolida, la quarta fa chiudere)
Da questo punto di vista solo pochi consulenti aiutano e supportano. Le banche per nulla.
Advisory board affianco al CdA. Perché quasi sempre nelle imprese famigliari il CdA è costituito da amici e
parenti.
3 elementi importanti nella governance delle Banche:
- La BCE è diventata estremamente selettiva per le qualità che bisogna avere per appartenere ad un
CdA di una banca. Ora è rigidissima.
- La BCE pretende che sia i componenti del consiglio e del collegio sindacali non si limitino ad
approvare ciò che il management (amministratore ed esecutivi di alto livello) ha fatto
- La BCE chiede e pretende che chi è stato eletto rappresentante di una delle tre liste che lo hanno
fatto eleggere, è indipendente anche da chi lo ha fatto eleggere. (MASSIMA INDIPENDENZA)
In molte banche italiane nel CdA ci stavano anche imprenditori vicini al territorio, ma ciò è un meccanismo
che non funziona.
Rispetto alla crescita consolidamento, discesa e insolvenza.
Crescita e consolidamento 55%, in leggera difficoltà (15-20%), in declino (25%) e insolvenza 5%.
Nel settore finanziario sono molto frequenti interventi normativi che limitano di entrare in settori vigilati.
Vari interventi che comprimono i settori.
Occorre un cambio di mentalità nell’affrontare il progresso. Serve un impegno nella formazione ed
educazione.
Modello Agnostico, occorre anche fra concorrenti individuare attività differenzianti ma anche attività comuni
di miglioramento del settore.
03/05/2024
Lezione 10
Lezioni integrative
Lezione 1
Il diritto d’opzione
L’aumento del capitale tramite nuovi conferimenti è suscettibile di alterare le percentuali di partecipazione al
capitale sociale, così alterando gli equilibri partecipativi dei soci (diritti amministrativi e diritti patrimoniali).
Tema centrale perché si gioca tutto sul diritto d’opzione in termini economici. Rischia di alterare gli equilibri
partecipativi dei soci. Chi è socio della società e non accetta l’aumento del capitale sociale, rischia di diluire
la sua influenza sulla società (meno diritti amministrativi e patrimoniali).
Valore contabile deriva da patrimonio netto / numero di azioni. Rappresenta la micro-frazione del capitale
sociale.
La ricchezza effettiva non è il capitale sociale ma è il patrimonio netto.
Le azioni hanno sempre tre valori non coincidenti:
- Valore nominale
- Valore contabile
- Valore di mercato (di borsa)
Se una società va bene il valore di mercato è molto più alto del valore nominale.
Al fine di assicurare ai soci la possibilità di non vedere diluita la propria partecipazione sociale, l’art. 2441,
comma I, c.c. dispone che “le azioni di nuova emissione e le obbligazioni convertibili devono essere offerte
in opzione ai soci in proporzione al numero di azioni possedute”.
In tal modo si evita che gli amministratori possano arbitrariamente indirizzare l’offerta in sottoscrizione delle
azioni ad alcuni soci e non altri ovvero a soggetti estranei alla compagine sociale.
Ciascun socio si troverà di fronte alla scelta di:
- Mantenere inalterata la sua precedente posizione corporativa (in termini di diritti amministrativi e
patrimoniali), ma dovrà incrementare il proprio investimento nella società;
- Accettare una diluizione della propria posizione corporativa (non effettuando ulteriori investimenti a
favore della società).
La disciplina del diritto d’opzione presenta alcuni temperamenti:
- Il socio può esercitare il proprio diritto d’opzione parzialmente (n.b. i diritti d’opzione sono
assegnati in funzione del numero di azione detenute: ad esempio, n. 1 nuova azione per n. 2 diritti
d’opzione, con assegnazione
- Il diritto di opzione in alcune circostanze può essere escluso totalmente
Il diritto d’opzione nel vincolare l’azione discrezionale degli organi sociali, può ostacolare il miglior
perseguimento degli scopi comuni. L’obbligo di offrire in opzione ai soci le azioni di nuova emissione
potrebbe impedire di fatto la realizzazione di una specifica operazione qualora i soci rifiutassero di rinunciare
alla prospettiva di mantenimento della propria quota partecipativa.
Il diritto d’opzione può quindi essere escluso in casi specificamente individuati:
1) quando le azioni devono essere liberate mediante conferimenti in natura (art. 2441 c.c., comma 4m primo
periodo, c.c.);
2) nelle società con azioni quotate in mercati regolamentati o negoziati in sistemi multilaterali di
negoziazione lo statuto può altresì escludere il diritto di opzione nei limiti del dieci per cento del capitale
sociale preesistente, a condizione che il prezzo di emissione corrisponda al valore di mercato delle azioni e
ciò sia confermato in apposita relazione da un revisore legale o da una società di revisione legale (art. 2441,
comma 4 secondo periodo, c.c.);
3) quando l’interesse della società lo esige (art. 2441, comma 5, c.c.);
4) quando le azioni sono offerte in opzione ai dipendenti della società o di società che la controllano o sono
da essa controllate (art. 2441, comma 8, c.c.).
Il prezzo di emissione
Nel caso di aumento del capitale con offerta delle nuove azioni in opzione, la società può emettere le azioni
al valore nominale ovvero con sovrapprezzo.
Nel caso di aumento del capitale con esclusione del diritto d’opzione per a) conferimenti in natura o b)
interesse della società, il prezzo delle azioni non è libero: deve essere determinato in base al valore del
patrimonio netto della società, tenendo conto, per le azioni quotate, anche dell’andamento delle quotazioni
nell’ultimo semestre.
In tali casi il sacrificio per i già soci – ineliminabile sotto il profilo della percentuale di partecipazione –
viene evitato almeno sotto il profilo patrimoniale.
L’entità del sovrapprezzo va determinata in base al “valore del patrimonio netto”: ciò significa al valore
effettivo del patrimonio e non solo al valore contabile.
In ipotesi di emissioni di azioni a favore di dipendenti (art. 2441, comma 8, c.c.), non è obbligatorio
prevedere un sovrapprezzo (le azioni servono
Serve il consenso di tutti i soci.
Art. 2441 comma 6.
08/05/2024
Lezione 11
Vanno nelle passività. Non parte del capitale. Differenza rispetto alle azioni, è che non conferiscono al
titolare la qualifica di socio, ma solo il rimborso del finanziamento prestato ad una scadenza predeterminata.
Hanno anche diritto ad una remunerazione periodica fissa, sotto forma di interessi.
Questo lo schema delle obbligazioni plain vanilla. Ma esistono anche obbligazioni differenti che possono
conferire anche diritti particolari.
Es. obbligazioni a premio possono conferire utilità aggiuntive aleatorie che possono essere anche
determinate a sorteggio.
Es. obbligazioni partecipative non hanno interessi predeterminati, variano in base all’andamento della società
Es. obbligazioni indicizzate servono a contrastare l’inflazione monetaria. Interessi variano in base agli indici
di riferimento.
Es. obbligazioni subordinate danno si diritto al rimborso, ma è subordinato al soddisfacimento degli altri
creditori (tranne gli azionisti).
Es. obbligazioni convertibili, hanno anche disciplina ad hoc nel codice civile. Danno diritto al titolare di
convertire l’obbligazione in azione. Ad una certa scadenza o entro un certo termine.
Es. obbligazioni cum warrant. Attribuiscono il diritto di opzione. Il diritto di sottoscrivere anche azioni della
società o anche di una società terza. Si rimane creditori e titolari delle obbligazioni a differenza delle
obbligazioni convertibili. È un di più. Si è sia creditore che azionista se si decide di esercitare il diritto di
opzione delle obbligazioni cum warrant.
Competenza dell’emissione è degli amministratori salvo diversa disposizione o per azioni convertibili (dove
bisogna deliberare anche aumento di capitale a servizio della conversione. Competenza dell’assemblea
straordinaria) (aumento scindibile)
Assemblea straordinaria: modificazione dello statuto; nomina, sostituzione e poteri dei liquidatori;
ogni altra materia attribuita dalla legge alla sua competenza
Convocazione dell’assemblea
Procedimento assembleare:
1. Convocazione
L’assemblea è convocata dall’organo amministrativo ogniqualvolta lo ritenga opportuno, ma in ogni
caso almeno una volta all’anno per l’approvazione del bilancio (entro 120 gg dalla chiusura
dell’esercizio, elevabili a 180 gg dallo statuto in alcune ipotesi particolari)
Altri casi di convocazione obbligatoria (es. perdita del capitale superiore a 1/3)
Convocazione su richiesta dei soci che rappresentino almeno 1/10 del capitale sociale o 1/20 nelle
società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio (art. 2367 c.c.)
Casi in cui alla convocazione provvede il collegio sindacale
Convocazione nel comune dove ha sede la società, salvo diversa disposizione statutaria (art. 2363
c.c.)
Avviso di convocazione “contenente l’indicazione del giorno, dell’ora e del luogo dell’adunanza e
l’elenco delle materie da trattare” (art. 2366, c.1, c.c.)
o Società chiuse: avviso pubblicato almeno 15 gg prima in gazzetta ufficiale o su un
quotidiano indicato nello statuto oppure, se lo statuto lo prevede, avviso comunicato ai soci
con mezzi (pec con ricevuta di ritorno ad es.) che garantiscano la prova dell’avvenuto
ricevimento da comunicarsi almeno 8 gg prima
o Società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio: avviso pubblicato con le forme
previste da leggi speciali: sito della società almeno 30 gg prima (ma in alcuni casi regole
particolari) e altre forme previste da regolamentazione secondaria
2. Riunione
Per eventuali convocazioni successive alla seconda si applicano i quorum della seconda convocazione
(quorum costitutivo: per convocare l’assemblea effettivamente e per far si che si possano iniziare i lavori. Si
delibera a maggioranza assoluta)
Non si contano soci morosi.
Assemblea straordinaria:
Si introduce differenza tra società chiuse e società aperte
Prima convocazione:
Per società chiuse: (quorum costitutivo: nessuno; quorum deliberativo: 50% +1 del capitale sociale
(innalzabile) quorum costitutivo implicito)
Per società aperte: (quorum costitutivo: 50% +1 del capitale sociale (innalzabile); quorum
deliberativo: 2/3 del capitale rappresentato in assemblea)
Seconda convocazione:
Per società chiuse: (quorum costitutivo: 1/3 + 1 del capitale sociale; quorum deliberativo: 2/3 del
capitale rappresentato in assemblea (ma previsioni di quorum speciali)
Per società aperte: (quorum costitutivo: 1/3 + 1 del capitale sociale; quorum deliberativo: 2/3 del
capitale rappresentato in assemblea (ma previsioni di quorum speciali)
Convocazioni successive:
Per società chiuse: (quorum costitutivo: regole seconda convocazione; quorum deliberativo: regole
seconda convocazione)
Per società aperte: (quorum costitutivo: 1/5 del capitale sociale (innalzabile); quorum deliberativo:
2/3 del capitale rappresentato in assemblea
Assemblea totalitaria: “
(art. 2366, c.4, c.c.)
3. Discussione
Art. 2370, c.1, c.c. “possono intervenire all’assemblea gli azionisti cui spetta il diritto di voto”
Hanno diritto di intervento i componenti degli organi di amministrazione e controllo e i
rappresentanti comuni degli azionisti di risparmio e degli obbligazionisti (diverso in caso di azioni in
pegno o in usufrutto)
Dimostrazione della titolarità del diritto di voto e possibile previsione di un termine per il deposito
delle azioni (società non quotate)
Ruolo del presidente dell’assemblea (scelto dall’assemblea se non già determinato in statuto. Accerta
l’identità e legittimità dei presenti, regola il dibattito ed indice la votazione ed enuncia i risultati)
4. Deliberazione e verbalizzazione
L’importante è che il voto sia palese. Il socio può votare in un senso o in altro o esercitare il voto solo per
una parte delle proprie azioni. Si discute se sia ammesso il voto divergente (con parte di azioni in un senso e
con altre in un altro senso)
Termine deve rispettare obblighi pubblicitari. Se non ci fossero adempimenti pubblicitari, il verbale deve
essere iscritto in un libro di tenuta delle delibere assembleari e pubblicato entro l’assemblea successiva.
Impugnazione da parte dei soci assenti, astenuti o dissenzienti (titolari di una quota di partecipazione
minima; 1/1000 del capitale, nelle società che fanno ricorso al mercato di rischio; 5% del capitale, in
tutte le altre.), dagli amministratori o dai componenti dell’organo di controllo entro 90 gg.
Non è possibile l’annullamento in caso di
a) partecipazione di persone non legittimate, salvo che non sia stata determinante ai fini della
costituzione dell’assembla
b) Errato conteggio dei voti, salvo che il voto invalido o l’errore nel conteggio non fossero
determinati ai fini del quorum deliberativo
c) Incompletezza del verbale, salvo che non sia possibile accertare effetti, validità e
contenuto della delibera
d) sostituzione della delibera con altra presa in conformità della legge o dello statuto
3 ipotesi tassative: (i) oggetto impossibile o illecito; (ii) mancata convocazione; (iii) mancanza del
verbale
Può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse entro 3 anni (o senza limiti di tempo se
l’oggetto della delibera è impossibile o illecito) o rilevata d’ufficio dal giudice
Sanabile
Disciplina speciale di alcune particolari di invalidità delle delibere che riguardano operazioni sul capitale,
emissione di obbligazioni, approvazione del bilancio e operazioni sul capitale
Dovere di diligenza (art. 2392 c.c.): diligenza richiesta dalla natura dell’incarico e dalle loro
specifiche competenze
Dovere di agire in modo informato
Modello dualistico
Assemblea (competenze ridotte)
Consiglio di sorveglianza (particolarità di questo sistema)
Consiglio di gestione:
o funzioni del Consiglio di amministrazione del sistema tradizionale
Modello monistico
Assemblea (competenze analoghe a quelle dell’assemblea del sistema tradizionale)
Consiglio di amministrazione
Comitato per il controllo sulla gestione
o Funzioni analoghe a quelle del collegio sindacale nel sistema tradizionale
Lezione 12
Didattica integrativa, lezione 2.
Bilancio
Tema di società semplici – 2261 c.c. si parla di rendiconto.
Libri obbligatori e altre scritture contabili– 2214 c.c.
Attività della società deve essere tenuta in un complesso di scritture che sono chiamate a tenere traccia ed
evidenza degli aspetti della vita di questo ente. Possono essere divise in varie tipologie di scrittura:
Conti di natura economica.
S.r.l. per tradizione è la società di capitali più scelta dagli imprenditori italiani.
In questo settore fa riferimento il bilancio di esercizio che è il documento di scritture contabili che tiene
conto della situazione patrimoniale a fine esercizio e del risultato economico di questo.
Poi vi sono i cosiddetti libri sociali:
- Libro delle assemblee.
- Delibere del cda
- Libro degli obbligazionisti
Parliamo adesso di quello che è il bilancio.
Perché serve che ci sia questa superfetazione di documenti?
Per la tutela dei terzi e per l’organizzazione societaria.
Importante perché senza approvazione del bilancio non si possono distribuire gli utili e non si possono far
valere i diritti di pubblicità dei terzi. Nelle camere di commercio si trova il registro delle imprese dove vi
sono depositati i bilanci delle società. (per ogni capoluogo di regione).
Bilancio è l’insieme dei documenti redatti dall’organo amministrativo (organo di gestione) (bozza di
bilancio) che viene poi approvato dall’assemblea.
Rappresenta in modo dettagliato la situazione patrimoniale e finanziaria della società ossia il risultato
dell’esercizio (che termina il 31/12 di ogni anno). Durata annuale (a seconda delle complessità e delle
particolarità del bilancio da approvare).
Come si articola?
Stato patrimoniale; conto economico; rendiconto finanziario e nota integrativa.
Documenti contabili sono:
- Stato patrimoniale
- Conto economico
- Rendiconto finanziario
Da art. 2423 in poi vi sono tutte queste poste.
Nota integrativa è documento descrittivo, che illustra e fornisce informazioni ulteriori che ci serve per capire
gli altri documenti.
Art. 2424 c.c. Stato patrimoniale:
Che rappresenta una fotografia statica in quanto enuncia le attività e le passività del patrimonio della società
indicandone il valore. Non è un inventario, perché gli elementi patrimoniali non vengono elencati
singolarmente ma raggruppati nelle sottovoci a cui appartengono (a seconda della loro natura)
Art. 2425 c.c. Conto economico:
Rappresenta un video, in quanto elenca i ricavi ed i costi sostenuti nel corso dell’esercizio ed evidenzia il
risultato positivo o negativo conseguito in quell’esercizio.
Stato patrimoniale
Prospetto contabile della consistenza patrimoniale della società al termine di ogni esercizio.
Indicazione di elementi attivi e di elementi passivi con la precisazione del loro valore.
Dell’attivo, ad esempio, potremmo avere delle immobilizzazioni. Beni utilizzati durevolmente dalla società.
Che siano mobili, immobili, immateriali (quali marchi e brevetti)
Attivo circolante: credito, cassa, ratei, risconti, magazzino. Disponibilità finanziarie non immobilizzate.
Immobilizzazioni devono essere iscritte al costo storico d’acquisto o di produzione.
Crediti devono essere iscritti al presumibile valore di realizzo.
Al passivo vanno iscritti gli elementi patrimoniali negativi: debiti, fondi per rischi e oneri, patrimonio netto
della società.
Di per sé patrimonio netto non costituisce componente negativa. La sua iscrizione al passivo è scelta
puramente contabile per consentire alla fine un pareggio tra attivo o passivo.
Capitale sociale è l’insieme dei conferimenti dei soci, che è l’ammontare ideale indisponibile per consentire
la pacifica attività d’impresa. Vi sono anche le riserve. Riserve legali che sono le riserve previste dalla legge.
riserve statutarie o facoltative. Approvate in assemblea ordinaria di approvazione del bilancio.
Perché il legislatore ha deciso di far approvare il bilancio in assemblea ordinaria e non straordinaria? Perché
è un momento strategico nella vita di ogni società, ed il quorum per l’assemblea straordinaria essendo più
stringente non è agevole per un evento di importanza così stringente.
Conto economico
È un conto a scalare che si forma con la somma algebrica di costi, proventi e altri valori economici della
produzione
Nota integrativa
Raccoglie tutte quelle informazioni illustrative che ci consentono una lettura più compiuta dei documenti e
della condizione societaria.
10/05/2024
Lezione 13 (lezione integrativa 3)
Riduzioni del capitale sociale
Quel meccanismo che consiste nel modificare lo statuto riducendo il valore nominale del capitale espresso in
statuto. In altri casi riduzione del capitale sociale per perdite è la necessità di allineare il valore del capitale
sociale al valore effettivo del patrimonio reale della società.
Es. modello di statuto. giovannipanzeranotaio.it/file_studi/69.pdf
Seconda fase
Se l’assemblea convocata nella prima fase (ex. art. 2446, comma 1, c.c.) non ha coperto le perdite con la
riduzione del capitale sociale, occorre verificare se la perdita, al termine dell’esercizio successivo, è stata o
meno riassorbita a meno di 1/3.
Per esercizio successivo si intende: se l’assemblea ha rinviato a nuovo delle perdite nel settembre 2023, sulla
base di una situazione patrimoniale redatta al 30.6.2023, occorre verificare quale sia la situazione al
31.12.2024.
Se la perdita permane superiore a 1/3 del capitale sociale, la riduzione diviene obbligatoria: ovverosia,
l’assemblea che approva il bilancio al 31.12.2024 e che svolge nei primi 120 (o 180) giorni del 2025 deve
ridurre il capitale sociale.
1) in questi casi la riduzione dovrà essere pari alle perdite che emergono nel bilancio al 31.12.2020
2) se dopo la data di riferimento della situazione patrimoniale dovessero emergere degli utili (può tenersene
conto al fine di limitare la riduzione del capitale sociale)
Situazione particolare in cui il legislatore permette all’assemblea ordinaria di modificare lo statuto poiché è
l’assemblea di bilancio. Quorum diverso in alcuni statuti per aumentare o diminuire il capitale sociale in
assemblea straordinaria. Quorum diversi non sia applicano in questo caso, ma quelli previsti per assemblea di
approvazione bilancio.
3. Lo statuto può stabilire criteri diversi di determinazione del valore di liquidazione, indicando gli
elementi dell'attivo e del passivo del bilancio che possono essere rettificati rispetto ai valori risultanti
dal bilancio, unitamente ai criteri di rettifica, nonché altri elementi suscettibili di valutazione
patrimoniale da tenere in considerazione.
4. I soci hanno diritto di conoscere la determinazione del valore di cui al secondo comma del presente
articolo nei quindici giorni precedenti alla data fissata per l'assemblea; ciascun socio ha diritto di
prenderne visione e di ottenerne copia a proprie spese.
Procedimento di liquidazione
2347 quater c.c.
1. Gli amministratori offrono in opzione le azioni del socio recedente agli altri soci in proporzione al
numero delle azioni possedute. Se vi sono obbligazioni convertibili, il diritto di opzione spetta anche
ai possessori di queste, in concorso con i soci, sulla base del rapporto di cambio.
2. L'offerta di opzione è depositata presso il registro delle imprese entro quindici giorni dalla
determinazione definitiva del valore di liquidazione. Per l'esercizio del diritto di opzione deve essere
concesso un termine non inferiore a trenta giorni dal deposito dell'offerta.
Coloro che esercitano il diritto di opzione, purché ne facciano contestuale richiesta, hanno diritto di
prelazione nell'acquisto delle azioni che siano rimaste non optate.
3. Qualora i soci non acquistino in tutto o in parte le azioni del recedente, gli amministratori possono
collocarle presso terzi; nel caso di azioni quotate in mercati regolamentati, il loro collocamento
avviene mediante offerta nei mercati medesimi.
4. In caso di mancato collocamento ai sensi delle disposizioni dei commi precedenti entro centottanta
giorni dalla comunicazione del recesso, le azioni del recedente vengono rimborsate mediante
acquisto da parte della società utilizzando riserve disponibili anche in deroga a quanto previsto
dal terzo comma dell'articolo 2357.
5. In assenza di utili e riserve disponibili, deve essere convocata l'assemblea straordinaria per deliberare
la riduzione del capitale sociale, ovvero lo scioglimento della società.
Alla deliberazione di riduzione del capitale sociale si applicano le disposizioni del comma secondo,
terzo e quarto dell'articolo 2445; ove l'opposizione sia accolta la società si scioglie.
S.r.l.
L’S.r.l. ha autonomia patrimoniale perfetta, come società di capitali. Il bilancio è l’atto principe per la
comunicazione dell’andamento societario. L’S.r.l. sono le società più diffuse in Italia. Permettono grande
libertà d’azione a differenza delle S.p.a. che hanno norme più stringenti.
La S.r.l. è comunque costituita da un forte aspetto personalistico. (è una sorta di trade union tra s.p.a. e
società di persone)
Ha una disciplina nella redazione dello statuto molto libera per le esigenze dei soci.
È uno strumento talmente duttile che ad es. Ikea Italia è un S.r.l. a socio unico.
Nei conferimenti (elementi suscettibili di valore economico) (es. credito, denaro, prestazione d’opera,
immobili, mobili) (nelle s.p.a. è vietato conferire prestazioni d’opera, nelle s.r.l. no ma con limitazioni, devo
garantire una assicurazione, come fideiussione).
La S.r.l. unipersonale deroga al 2247 c.c. il socio unico ha obblighi ulteriori, quali l’informare i terzi
dell’unipersonalità, fare adeguata pubblicità della deroga, citare l’unipersonalità nella corrispondenza e nella
ragione sociale.
Microbilancio fino a 375.000 euro di fatturato e 5 dipendenti.
Bilancio abbreviato fino a 8.800.000 euro di fatturato e fino a 50 dipendenti. 2435 bis c.c.
Chi supera anche questo limite bilancio ordinario.
Lezione pratica, guardiamo un bilancio ordinario di una s.r.l.
I contributi e gli aiuti di stato, in deroga alla normativa europea, vanno indicati in nota integrativa. Se non
elencati lo stato può chiedere la ripetizione del contributo.
Derivati: opzioni, swap, irs. Consentono di modificare i tassi di interesse dei mutui contratti, soprattutto se ad
alto rischio.
I soci e le società devono assumersi una garanzia. Parlando di s.r.l. standard, posso iniziare versando il 25%
del capitale sociale richiesto (€10.000). Fenomeno della sottocapitalizzazione. Risorse di partenza basse o
insufficienti. Per risolvere questo problema ci si rivolge alle banche, potremmo chiedere un locatario, un
garantito, un anticipazione. Il direttore della banca chiede una garanzia. Ecco perché è importare elencare e
specificare queste garanzie. Come iscrizione di ipoteche su immobili, altre cose da mettere a pegno.
Un altro aspetto per avere liquidità potrebbe essere la ricerca di credito ai soci. I finanziamenti soci sono
postergati rispetto a tutti gli altri debiti della società. Vanno elencati in nota integrativa. Per tutela del
mercato e della concorrenza. Informazione sulle operazioni con parti correlate. Nei gruppo di società si
redige un bilancio consolidato.
Impairment test.
Processi e procedure per la revisione dei conti. Articolo modificato: 2086 c.c. l’assetto delle imprese e le
procedure di contabilità sono adesso parametrate alla grandezza e del tipo dell’attività per prevenire i rischi e
la crisi d’impresa.
Attività strutturata per consentire all’amministratore e all’imprenditore di stare sul mercato ed affrontare le
problematiche e per garantire la continuità aziendale.
A seguito del d.lgs. che ha modificato il 2086 c.c. ed ha individuato gli adeguati assetti, si ricollega allo
stanziamento delle imposte. Può essere che si vada da una situazione di crisi conclamata ma guardando
attentamente allo stanziamento delle imposte si possa tenere in vita una impresa in una difficile situazione
transitoria con anticipi d’imposta oppure differiti, tutto ciò stando attenti perché bisogna rispettare i corretti
principi di gestione di crisi d’impresa.
Il collegio sindacale ed il revisore legale sono gli organi di controllo fondamentali in queste operazioni.
Il socio d’opera non percepisce retribuzione mensile, bensì solo gli utili.
Gli amministratori possono di base anche non percepire un compenso, oppure solo retribuzione o compenso
pattuito e approvato dai soci.
Anche in tema di società unipersonali possiamo parlare della materia di tutela dei terzi. Trasparenza
generalizzata per garantire la stabilità del mercato. Interessa sapere con chi mi sto relazionando per fare
affari.
I terzi con società unipersonali possono sapere o meno a cosa vanno incontro.
Tema interessante è la responsabilità degli amministratori, soprattutto per società unipersonali.
In qualità di socio unico ed amministratore rischio tutto il mio patrimonio. La responsabilità gestoria è a capo
degli amministratori. 2392 c.c.
Business judgement rule. Insindacabilità nel merito delle scelte dell’amministratore. Non opera ex tunc.
Opera ex nunc
Il collegio sindacale ed i soci si possono rivolgere per cattiva condotta dell’amministratore al giudice. Se
l’amministratore dimostra di non essere responsabile di una azione foriera di danni, non si è chiamati a
rispondere semplicemente per affari andati male.
Problema di adeguati assetti organizzativi. Es. Società che da un giorno all’altro non ha più liquidità e non
riesce a pagare gli stipendi. Società di trasformazione chimica con 65 dipendenti, ma con molte più persone
che collaborano con essa. Impatto di uno sbagliato assetto organizzativo è altissimo.
Nella S.r.l. può capitare che anche un socio non amministratore partecipi anche nella gestione. Cosa
impossibile nelle S.p.a.
In questo caso il legislatore prevede la responsabilità in solido.
2476 c.c. Responsabilità degli amministratori e controllo dei soci
Impairment test: o test di sostanza/di tenuta.
Bisogna verificare che i valori di bilancio nell’attivo “tengano” e siano verificabili.
14/05/2024
Lezione 15
Meno agevole è l’impossibilità di conseguire l’oggetto sociale. Dottrina e giurisprudenza individuano due
tipi di impossibilità
Impossibilità oggettiva: cause inerenti all’oggetto della società. Autorizzazione amministrativa che viene
meno. Nuova legge che impedisce l’attività
Impossibilità soggettiva: Di base si evidenziano alcuni casi relativi al funzionamento della società; l’ipotesi
più semplice di scuola è il contrasto tra i soci. Intuitus personae: in una società di persone ho scelto come in
un matrimonio un socio, rapporto fiduciario, se insorgono dei problemi, il rapporto si scioglie. Io rischio
tutto il mio patrimonio in una società di persone. Se ho problemi con un altro socio, non mi sta più bene
continuare con lui.
La circolazione della quota. Quando un socio muore in una società di persone, la sua quota può essere
sottoposta a vincoli: di spartizione ai soci.
il modello legale è la liquidazione della quota agli eredi.
Terza via: se il socio era così importante, si scioglie la società.
A livello pratico è una modifica della compagine statutaria: unanimità dei soci.
Di base è questo il motivo per la quale vi deve essere accordo fiduciario.
Stallo decisionale in regime di amministrazione congiuntiva.
Le società di persone si amministrano in 2/3 modi:
Amministrazione disgiuntiva: ogni socio è considerato amministratore e può impegnare la società. Ogni
socio è dotato del potere di rappresentanza. Può spendere nei confronti dei terzi il nome della società e
vincolare la società.
Ma si possono fare piccole modifiche. Art. 1322 c.c. Le parti possono liberamente determinare il contenuto
del contratto nei limiti imposti dalla legge e dalle norme corporative.
Le parti possono anche concludere contratti che non appartengano ai tipi aventi una disciplina particolare,
purchè siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico.
Correttivo è il diritto di veto/ di opposizione.
Amministrazione congiuntiva: per fare un determinato atto tutti i soci devono essere d’accordo.
Probabilmente si sceglie voto per maggioranza. Nella pratica diventa un po’ complesso.
Amministrazione mista: un po’ disgiuntiva e un po’ congiuntiva. Per atti straordinari importanti: congiuntiva.
Per atti ordinari: disgiuntiva.
Come si fa a capire per che atti si applica quale tipo di amministrazione? Nell’atto notarile si stabilisce una
soglia di importo per cui per una decisione serve uno o l’altro tipo di amministrazione.
2272 c.c. punto 3, per la volontà di tutti i soci si può sciogliere la società. Inderogabile? Dibattito aperto.
2252 c.c. deroga all’unanimità prevista dal modello. Per abbassare la maggioranza necessaria.
In dottrina c’è chi ritiene che lo scioglimento della società possa essere deliberato dalla maggioranza solo in
un caso particolare: se noi nello statuto indichiamo che per lo scioglimento non è richiesta l’unanimità.
Clausola di gradimento. Clausola di mero gradimento è nulla per l’ingresso di nuovo socio.
Strumenti di exiting stabiliti dal legislatore: recesso.
Altra causa di scioglimento è il venir meno della pluralità dei soci. Il legislatore non contempla società di
persone unipersonali. Non costituisce causa di per sé di scioglimento, il legislatore consente l’esercizio
temporaneo con un unico socio, con termine perentorio per trovare un nuovo socio a pena scioglimento.
Maggioranza assoluta per trasformazione in società di capitali.
Momento in cui devo capire per poter valutare il valore della quota è il momento della morte di un socio per
poter capire la consistenza della quota sulla base delle risultanze del bilancio e le risultanze patrimoniali al
momento dello scioglimento.
Posso rilevare le quote o fare atto di trasformazione.
Ho tempo 6 mesi per ricostituire la pluralità dei soci. Decorso il termine si entra in fase di liquidazione.
Possono essere previste clausole particolari di scioglimento.
2323 c.c. La società si scioglie, oltre che per le cause previste nell’art. 2308, quando rimangono soltanto soci
accomandanti o soci accomandatari, semprechè nel termine di sei mesi non sia stato sostituito il socio che è
venuto meno.
Se vengono a mancare tutti gli accomandatari, per il periodo indicato dal comma precedente gli
accomandanti nominano un amministratore provvisori o per il compimento degli atti di ordinaria
amministrazione. L’amministratore provvisorio non assume la qualità di socio accomandatario.
Diritto industriale: scotch. Fenomeno di volgarizzazione del marchio. (walkman, biro, etc.)
I soci possono agire in giudizio per accertare la causa di scioglimento. Quando la società entra in fase di
liquidazione deve comunicarlo ai terzi.
2250 c.c. comma 3
Dopo lo scioglimento delle società previste dal primo comma deve essere espressamente indicato negli atti e
nella corrispondenza che la società è in liquidazione [2484 ss.].
Nella fase di liquidazione si procede alla consegna dai soci, agli amministratori, ai liquidatori, che devono
soddisfare i creditori ed i soci.
Amministratori restano in carica fino a quando non vengono nominati i liquidatori. Art. 2274 c.c. 2275 c.c.
Vi possono essere previste ulteriori modalità di liquidazione nello statuto.
I liquidatori possono essere revocati. Liquidatori acquistano potere di rappresentanza per compiere gli atti
necessari per la liquidazione, chiedere ai soci i versamenti dovuti, procedere alla dismissione dei beni della
società. Hanno il divieto di compiere nuovi affari. Devono trasformare tutto il possibile in liquido. Prendono
in consegna i documenti ed i beni sociali per ricostruire la situazione patrimoniale della società. Gli
amministratori devono fare un inventario. Bisogna verificare che tutto sia presente.
Se compio un atto che è una nuova operazione posso essere chiamato a rispondere per gli affari intrapresi.
Dopo aver fatto tutto ciò posso iniziare a liquidare, ovvero ripartire tutto ai terzi creditori. Non posso in alcun
modo pagare prima i soci dei terzi. Se avanzerà qualcosa lo distribuirò ai soci. Se non avanza nulla anzi
chiederò ai soci di pagare i debiti mancanti.
Il residuo è destinato al rimborso.
Una volta che faccio questo, nelle società semplici non ho nome dei liquidatori depositato, invece va
depositato per s.n.c.
Adempimento da fare è il bilancio di liquidazione, da sottoporre ai soci per anche convalidare il piano di
riparto.
I soci hanno modo di impugnarlo, etc.
Con l’approvazione di questo bilancio, si ha la fine della fase di liquidazione. Successivamente si può
procedere con la cancellazione dal registro delle imprese della società e la estinzione della stessa e della
soggettività giuridica.
Se vi sono state irregolarità, terzi possono chiedere adempimenti ai soci o in caso di irregolarità da parte dei
liquidatori, citare in giudizio anche loro.
Cooperative
Di base sono nate come strumento di democratizzazione della struttura societaria e di armonizzazione tra vari
operatori economici.
Art. 45 Cost. La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza
fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne
assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.
La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato.
2511 c.c. e seguenti.
Quello che ci interessa capire è che in questo tipo di società non consiste nella suddivisione degli utili.
Non è ottenere un lucro come nelle società di persone, società semplici, società di capitali.
Quello che interessa ai soci cooperatori è il vantaggio mutualistico che non è un vantaggio patrimoniale in
senso stretto, e non remunerazione di capitale.
In concreto l’interesse mutualistico può consistere in un risparmio di spesa. Una sorta di cooperativa di
consumo o una maggior retribuzione dei servizi ceduti.
Es. coop Soci cooperatori e soci sovventori
2521 c.c. L'atto costitutivo stabilisce le regole per lo svolgimento dell'attività mutualistica e può prevedere
che la società svolga la propria attività anche con terzi.
Lo scopo lucrativo può affiancare lo scopo mutualistico. La parte lucrativa può diventare la più rilevante. La
mutualità è sempre presente. È incompatibile con lo scopo mutualistico l’integrare la distribuzione degli utili.
In deroga allo spirito collaborativo. Il legislatore ha previsto diversi tipi di soci. Accanto a soci collaboratori,
vi sono soci che apportano capitale e sono interessati alla remunerazione dello stesso, detti soci sovventori.
Si distingue tra due tipi di società cooperative:
Società cooperative a mutualità prevalente
Altre società cooperative.
Varia anche in base alla dimensione societaria.
Vi sono vantaggi fiscali in base al tipo di società.
Si applica la disciplina delle s.r.l. o delle s.p.a. in base alle dimensione societaria.
Se facciamo rimando alla dimensione delle società di capitali parliamo di regime di responsabilità per le
obbligazioni sociali. Art. 2518 c.c. Art. 2511 c.c.
Il capitale minimo delle società cooperative non è prestabilito art. 2524 c.c.
“Il capitale sociale non è determinato in un ammontare prestabilito [2521, n. 4, 2545 duodecies].
Nelle società cooperative l'ammissione di nuovi soci, nelle forme previste dall'articolo 2528 non importa
modificazione dell'atto costitutivo.” Commi 1 e 2.
Principio della porta aperta. Qualsiasi soggetto può essere ammesso alla cooperativa e di godere dello scopo
mutualistico, tuttavia, deve possedere tutti i requisiti necessari che ci siamo dati. Ingresso dei nuovi soci è
subordinato alla valutazione di un soggetto, che la fa ai sensi del 2528 c.c.
16/05/2024
Lezione 16
Qualora una società eserciti un’influenza dominante trova applicazione una apposita e complessa disciplina:
- Obblighi di vigilanza: artt. 2381, 2403-bis, comma 2, e 2409 c.c. Nel caso di società quotate: artt.
150, 151-bis e 151-ter TUF;
- Informazione al mercato: artt. 2391-bis,2424,2428,2429 c.c.;
- Effettività del capitale: artt. 2359-bis, 2359-ter,2359-quater,2359-quiquies,2360 c.c.
- Tutela sincerità del voto (nella controllante): art. 2359-bis, comma 5, c.c.
2391 bis (si applica dalla riforma di marzo solo alle società quotate).
Bilancio delle società controllate all’interno della società controllante per sapere le operazioni svolte dal
gruppo in dettaglio.
Quando ampliamo la visione al mondo e non ci limitiamo alla dimensione domestica si aggiungono
problemi, poiché le regole non sono le medesime in tutti gli ordinamenti. Che si risolvono con intercompany
agreements, e particolari clausole contrattuali.
Vi sono una serie di presidi per salvaguardare l’effettività del capitale. Attenzione alla differenza tra acquisto
e sottoscrizione di azioni. Limite all’acquisto di azioni da parte delle controllate della società controllante
(limite di diluizione del capitale).
Artt. 2368 comma 3 c.c. per delibera e istituzione quorum assembleare.
Un primo appartato di disciplina si occupa degli “aspetti fisiologici” e ha come obiettivo principale quello di
garantire la massima trasparenza ed informazione in merito a:
- Esistenza del gruppo (art. 2497-bis, commi 1,2, e 3, c.c.):
- Operazioni poste in essere nell’ambito del gruppo ed effetti derivanti dal relativo compimento (art.
2497-bis, comma 5, c.c.);
- Motivazione sottesa all’assunzione di determinate decisioni (art. 2497-ter c.c.).
Il legislatore della riforma con il disposto dell’art. 2497 c.c. si è fatto carico di introdurre una disciplina di
tutela risarcitoria/obbligatoria a presidio degli interessi (i) dei soci esterni (ovverosia, diversi dal socio
dominante e) e (ii) dei creditori della società dipendente.
1. Legittimazione passiva: società o ente dominante;
2. Legittimazione attiva: i soci o i creditori della società dominata;
3. Fattispecie della condotta non iure:
a) L’attività di direzione e coordinamento è stata esercitata nell’interesse imprenditoriale della
società/ente capogruppo o di altre società del gruppo, in violazione dei “principi di corretta gestione
societaria ed imprenditoriale;
b) abbia cagionato un danno ai soggetti titolati della legittimazione attiva: (i) per i creditori deve
trattarsi di un danno all’integrità patrimoniale; (ii) per i soci di minoranza di un pregiudizio all
redditività o al valore della quota finale di liquidazione;
c) il danno ingiusto subito dai creditori o dai soci non sia stato (i) altrimenti compensato ovvero (ii)
eliminato con operazioni ad hoc (cc.dd. vantaggi compensativi).
Finanziamenti infragruppo
I finanziamenti infragruppo (art. 2497-ter c.c.)
- Ricorrente è la circostanza che la capogruppo (o altre società del gruppo specificamente dedicate)
eroghino finanziamento a favore delle altre entità del gruppo al fine sostenere finanziariamente
ovviando a situazioni di sottocapitalizzazione di alcune società del gruppo;
- Il legislatore ha quindi ritenuto di ovviare a tale problema, richiamando – per il tramite dell’art.
2497-quinquies c.c. – l’applicabilità anche nei gruppi di società del disposto di cui all’art. 2467 c.c.
Per effetto di tale richiamo, il rimborso dei finanziamenti effettuati a favore di una società ad un
gruppo deve essere postergato rispetto alla soddisfazione degli altri creditori se eseguiti in un
momento in cui sussisteva un eccessivo squilibrio dell’indebitamento rispetto al patrimonio netto
oppure in una situazione della società nella quale sarebbe stato ragionevole un conferimento.
La disciplina in parola è stata affinata dell’art. 292 del C.c.i.i. a mente del quale:
- I crediti che la società o l’ente o la persona fisica esercente l’attività di direzione e coordinamento
vanta nei confronti delle imprese dominante (anche a titolo di credito di regresso per effetto
dell’esecuzione dell’escussione di garanzie) o che le imprese dominate vantano nei confronti dei
primi [anche persona fisica?]. per i finanziamenti che sono stati erogati dopo il deposito della
domanda che ha dato luogo all’apertura della liquidazione giudiziale dell’ente dominate o nell’anno
anteriore, sono postergati rispetto al soddisfacimento degli altri creditori.
- Se tali creditori sono rimborsati nell’anno anteriore alla domanda che ha dato luogo all’apertura della
liquidazione giudiziale, sono inefficaci (art. 164)