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Fascismo Riassunti

Il discorso del 3 gennaio 1925 segna l'inizio della dittatura fascista in Italia, con l'approvazione delle Leggi Fascistissime che abolirono i partiti politici e la libertà di stampa, concentrando il potere nelle mani di Mussolini. La propaganda fascista mirava a coinvolgere le masse attraverso organizzazioni di massa e il controllo dei mezzi di comunicazione, mentre i Patti Lateranensi del 1929 consolidarono il consenso del regime. Nonostante il totalitarismo imperfetto e i progetti economici come il corporativismo e l'autarchia, il regime cercò di espandere il suo potere attraverso conquiste coloniali e alleanze, culminando in leggi razziali che suscitarono indifferenza e dissenso tra la popolazione.

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Fascismo Riassunti

Il discorso del 3 gennaio 1925 segna l'inizio della dittatura fascista in Italia, con l'approvazione delle Leggi Fascistissime che abolirono i partiti politici e la libertà di stampa, concentrando il potere nelle mani di Mussolini. La propaganda fascista mirava a coinvolgere le masse attraverso organizzazioni di massa e il controllo dei mezzi di comunicazione, mentre i Patti Lateranensi del 1929 consolidarono il consenso del regime. Nonostante il totalitarismo imperfetto e i progetti economici come il corporativismo e l'autarchia, il regime cercò di espandere il suo potere attraverso conquiste coloniali e alleanze, culminando in leggi razziali che suscitarono indifferenza e dissenso tra la popolazione.

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Il discorso del 3 gennaio 1925 segna l'inizio della "DITTATURA A VISO APERTO", ovvero del regime

fascista in Italia. Nel 1926 vennero approvate una serie di leggi che cancellarono le ul?me tracce di
vita democra?ca e sancirono la trasformazione da stato liberale a stato totalitario.

Si tratta delle cosiddette LEGGI FASCISTISSIME


⁃ furono aboliti tutti i partiti politici, così che il PNF fosse l'unico partito legale;
⁃ fu abolita la libertà di stampa;
⁃ venne istituito un Tribunale speciale per gli oppositori, composto non da giudici ordinari, ma da
ufficiali della Polizia di Stato e della Milizia, e venne introdotta la pena di morte;
⁃ venne abolita la separazione dei poteri, così che tutte le decisioni importanti erano concentrate nelle
mani di un solo uomo, il capo del governo e duce del fascismo;
⁃ venne abolita la figura del sindaco, che venne sostituita dal prefetto, funzionario pubblico che
rappresentava in ogni provincia il governo.
Inoltre, l'iscrizione al partito fascista cessò di essere un segno dell'appartenenza a un'élite e divenne una
pratica di massa, ormai necessaria per ottenere un lavoro negli uffici pubblici.

LA POLITICA DI PROPAGANDA
Per coinvolgere le masse popolari negli obiettivi del regime e ottenerne il consenso, il partito promuoveva
delle organizzazioni di massa, come i Fasci Giovanili e i Fasci Femminili. Inoltre, vennero organizzati
appuntamenti collettivi per la creazione di un apparato rituale, come per esempio marce militari o i
cosiddetti Sabati Fascisti, nei quali erano organizzati giochi, gare e occasioni di istruzione il sabato
pomeriggio.
Un altro aspetto era l'importanza attribuita ai simboli del partito, come la divisa e il saluto romano.
Inoltre, si ebbe anche la fascistizzazione della scuola, già iniziata con la Riforma Gentile del 1923: veniva
così accentuata la severità degli studi, veniva sancito il primato delle discipline umanistiche, considerate il
principale strumento di formazione della classe dirigente, venivano controllati severamente i libri scolastici
e adottati testi unici approvati dal partito.
Ancora più diretto e capillare fu il controllo esercitato dal regime sull'informazione e sui mezzi di
comunicazione di massa. Ad esempio, la stampa politica non era semplicemente limitata dalla censura, ma
anche da precise direttive su articoli da scrivere, e questa sorveglianza sulla stampa era esercitata
personalmente da Mussolini, che era stato in passato giornalista. I fascisti inoltre utilizzarono come
canale di propaganda la radio e il cinema, con programmi di intrattenimento di propaganda fascista (es:
l'Istituto Luce, destinato alla diffusione cinematografica).

I RAPPORTI CON LA CHIESA


Il progetto di rifondare la società in senso fascista si scontrava però con la presenza radicata della
Chiesa. Per questo Mussolini firmò nel 1929 i PATTI LATERANENSI per conciliarsi. Essi prevedevano:

1
⁃ lo Stato Italiano e lo Stato Vaticano si riconoscevano reciprocamente come Stati indipendenti;
⁃ lo Stato Italiano si impegnava a pagare una somma alla Chiesa (es: stipendio degli ecclesiastici);
⁃ un concordato che regolava i rapporti interni fra la Chiesa e il Regno d'Italia, che prevedeva ad
esempio che la religione cattolica diventasse religione di Stato e dovesse essere obbligatoriamente
insegnata nelle scuole, che i preti fossero esenti dal servizio militare e che il matrimonio in chiesa
assumesse anche un valore civile.
Oltre ai chiari vantaggi per la Chiesa, i Patti Lateranensi rappresentarono anche un notevole successo per
il regime fascista, in quanto contribuirono alla crescita del consenso: infatti, nelle elezioni plebiscitarie
(plebiscito=inventato da Napoleone) del 1929 il PNF ricevette il 98% dei voti.

UN TOTALITARISMO IMPERFETTO
Il totalitarismo fascista è detto "imperfetto", in quanto il regime fascista non fu mai l'unico organo di
potere in Italia e il suo potere rimase sempre limitato dalla Monarchia, infatti il re seppur appoggiasse
Mussolini rimaneva a capo delle forze armate e la più alta carica dello Stato, e dalla Chiesa, che aveva
un'importanza fortemente radicata nella popolazione.

LA POLITICA ECONOMICA
Il progetto economico del fascismo italiano era quello del CORPORATIVISMO, un'idea che affondava le
sue radici addirittura nel Medioevo nell'esperienza delle corporazioni di arti e mestieri. Il corporativismo
avrebbe dovuto significare gestione diretta dell'economia da parte delle categorie produttive, organizzate
appunto in corporazioni distinte per settori di attività e comprendenti sia gli imprenditori sia i lavoratori
dipendenti. Cosi il corporativismo avrebbe dovuto incarnare una terza via fra socialismo e capitalismo, ma
in realtà questo progetto rimase più teorico che pratico.
La politica economica fascista in un primo momento seguiva una politica liberista, di forte incoraggiamento
all'iniziativa privata; questa politica però provocò il fenomeno dell'inflazione, e cosi nel 1925 si ebbe una
brusca svolta, un PROGETTO AUTARCHICO: la nuova politica economica era basata sul protezionismo
e sull'intervento statale.
L'autarchia aveva come obiettivo l'autosufficienza, in particolare nel settore dei cereali. Venne infatti
aumentato il dazio sui cereali e venne attuata una forte campagna propagandistica, la "BATTAGLIA DEL
GRANO". L'obiettivo era appunto il raggiungimento dell'autosufficienza nella produzione dei cereali, da
conseguire sia attraverso l'aumento della superficie coltivata a frumento, sia mediante l'impiego di tecniche
più avanzate. Questo scopo fu in buona parte raggiunto, ma sfavori altri settori, come quello
dell'allevamento.
Un altro obiettivo economico era quello della rivalutazione della lira: nel 1926 il duce annunciò di voler
riportare il cambio internazionale della moneta ai livelli precedenti il conflitto mondiale, e fisso l'obiettivo di
"QUOTA 90", ossia 90 lire per 1 sterlina (che all'epoca era ancora la moneta di riferimento, che poi

2
diventerà il dollaro). Alla base di questa scelta c'era soprattutto il desiderio di dare al mondo un'immagine di
stabilità monetaria oltre che politica, e il raggiungimento della deflazione.
Anche questo obiettivo fu raggiunto, grazie a una forte restrizione del credito, così che i prezzi
diminuirono e la lira riuscì a recuperare il potere d'acquisto perduto. Tuttavia, la rivalutazione della lira
favorì per lo più le grandi imprese, ma colpì i lavoratori e molte piccole e medie aziende (diminuzione dei
prezzi e dei salari); inoltre, furono danneggiate le aziende esportatrici.
Successivamente, anche l'Italia senti le gravi conseguenze della crisi del '29, in particolare a causa del calo
delle esportazioni e dell'ulteriore tracollo dei prezzi: tutto ciò portò a un forte tasso di disoccupazione. Per
superare queste difficoltà il regime promosse lo sviluppo dei lavori pubblici come strumento per rilanciare la
produzione, in particolare tramite il progetto di bonifica integrale che avrebbe dovuto portare al recupero e
alla valorizzazione delle terre incolte (es: Bonifica dell'Agro
Pontino, un vaso territorio paludoso vicino Roma); questo comportò inoltre un grande successo
propagandistico per il regime.

LA POLITICA ESTERA
Il fascismo era caratterizzato da una forte ideologia nazionalista, basata sul voler rivivere la gloria
dell'Antica Roma e riscattare il paese dalla penalizzazione del Trattato di Versailles.
Nel 1935 Mussolini decise di conquistare l'ETIOPIA: questa scelta venne fatta sia per la vocazione
imperiale del fascismo, ma anche per creare una nuova occasione di mobilitazione popolare che facesse
passare in secondo piano i problemi economici e sociali del paese.
La Francia e la Gran Bretagna condannarono però l'invasione dell'Etiopia, in quanto si trattava di uno
Stato indipendente e membro della Società delle Nazioni: la Società delle Nazioni decise perciò di imporre
sanzioni economiche all'Italia. In realtà, queste sanzioni non indebolirono più di tanto l'economia italiana;
tuttavia l'atteggiamento di Francia e Gran Bretagna fornì a Mussolini l'opportunità di assumere
atteggiamenti vittimistici, presentando così l'Italia come vittima di una congiura internazionale: questa
campagna propagandistica portò a un notevole aumento del consenso
dell'opinione pubblica nazionale.
Sul piano militare, l'impresa fu più difficile del previsto, ma nel 1936 Mussolini riuscì a conquistare l'Etiopia
e offrì a Vittorio Emanuele III la corona di imperatore d'Etiopia. Tuttavia, l'Etiopia non rispose all'attesa
degli italiani, poiché in realtà era un Paese povero di risorse. Da un punto di vista politico, invece,
l'operazione fu un successo, anche perché le sanzioni della Società delle Nazioni furono ritirate nel 1936, e
Mussolini riuscì a dare a molti la sensazione, illusoria, di aver conquistato per l'Italia una posizione di
grande potenza.

3
I RAPPORTI CON LA GERMANIA
Conseguenza della guerra in Etiopia fu l'avvicinamento di Mussolini a Hitler, che lo appoggiò nella
conquista coloniale. Questo avvicinamento fu sancito nel 1936 tramite la firma di un patto di amicizia cui
fu dato il nome di ASSE ROMA-BERLINO. Questo patto fu rafforzato dal comune impegno nella guerra
civile spagnola e dall'adesione italiana al cosiddetto "Patto Anti Comintern", un accordo stipulato l'anno
prima da Germania e Giappone che impegnava i due Paesi a lottare contro il comunismo internazionale.
Tuttavia, l'Asse Roma-Berlino non era ancora una vera alleanza militare:
Mussolini pensava inizialmente che questo patto potesse servire per ottenere vantaggi in campo coloniale,
ma in realtà il duce fu sempre più condizionato da Hitler, al punto da dover accettare passivamente tutte
le sue iniziative, comprese quelle più sgradite come l'annessione dell'Austria. Ciò fino a quando nel 1939
venne firmato un formale patto di alleanza, il cosiddetto PATTO D'ACCIAIO Un esempio calzante di ciò
fu l'emanazione nel 1938 di una serie di LEGGI RAZZIALI discriminatorie nei confronti degli ebrei, leggi
che ricalcavano le leggi di Norimberga naziste del 1935. In realtà, in Italia non vi era mai stata una forte
tradizione antisemita, e perciò queste leggi, invece di suscitare consenso, furono accolte con indifferenza
o con dissenso da parte dell'opinione pubblica, e inoltre fu la stessa Chiesa a condannarle.

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