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Udo Ulfkotte Giornalisti Comprati Come I Politici I Servizi

Udo Ulfkotte, giornalista tedesco, ha rivelato nel suo libro 'Gekaufte Journalisten' come la CIA e altre agenzie di intelligence influenzino i media occidentali, ammettendo di essere stato un 'giornalista comprato' per 17 anni. Nonostante il successo in Germania, il libro ha incontrato resistenza nella sua pubblicazione in Italia e in altri paesi, sollevando sospetti su tentativi di soppressione. La morte di Ulfkotte, avvenuta nel 2017, ha alimentato ulteriori speculazioni riguardo a possibili manovre per silenziarlo.

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Udo Ulfkotte Giornalisti Comprati Come I Politici I Servizi

Udo Ulfkotte, giornalista tedesco, ha rivelato nel suo libro 'Gekaufte Journalisten' come la CIA e altre agenzie di intelligence influenzino i media occidentali, ammettendo di essere stato un 'giornalista comprato' per 17 anni. Nonostante il successo in Germania, il libro ha incontrato resistenza nella sua pubblicazione in Italia e in altri paesi, sollevando sospetti su tentativi di soppressione. La morte di Ulfkotte, avvenuta nel 2017, ha alimentato ulteriori speculazioni riguardo a possibili manovre per silenziarlo.

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Udo Ulfkotte (1960 - 2017) giornalista tedesco.

Ha lavorato per il
quotidiano la Frankfurter Allgemeine Zeitung. È diventato celebre nel 2014
con il libro Gekaufte Journalisten, «Giornalisti comprati» in cui ha rivelato
di essere stato per 17 anni al soldo della CIA e quindi degli USA e come la
CIA stessa ed altre agenzie di servizi segreti (tra cui quelli tedeschi)
paghino soldi ai giornalisti occidentali per porre certe notizie a loro
favorevole e apertamente a favore della NATO.

Diego Siragusa, scrittore, saggista e traduttore. Tra le sue opere più


importanti: Cercate l'Angkar, in collaborazione con Bovannrith Tho Nguon,
Jaca Book (Premio Tiziano Terzani nel 2007), Il terrorismo Impunito e
Papa Francesco marxista?, entrambi pubblicati da Zambon.

L'editore tedesco, Kopp Verlag, avverte:


Le informazioni pubblicate sono state compilate e controllate con la
massima cura dall'autore e dall'editore. Tuttavia, non è possibile fornire
alcuna garanzia. Allo stesso modo, è esclusa qualsiasi responsabilità
dell'autore o dell'editore e dei loro agenti per lesioni personali, danni
materiali o perdite finanziarie.
IL LIBRO - DENUNCIA CHE NESSUNO IN ITALIA E IN
EUROPA HA VOLUTO PUBBLICARE

ISBN: 978 88 98582 75


L'editore tedesco, Kopp Verlag, avverte:

Le informazioni pubblicate sono state compilate e controllate con la


massima cura dall'autore e dall'editore. Tuttavia, non è possibile fornire
alcuna garanzia. Allo stesso modo, è esclusa qualsiasi responsabilità
dell'autore o dell'editore e dei loro agenti per lesioni personali, danni
materiali o perdite finanziarie.

Titolo originale: GEKAUFTE JOURNALISTEN - Wie Politiker,


Geheimdienste und Hochfinanz Deutschlands Massenmedien lenken, Kopp
Verlag, Rottenburg 2014
Traduzione dal tedesco di Diego Siragusa © Febbraio 2020 Zambon
Editore, tutti i diritti riservati
[email protected]
www.zambon.net
ISBN 978 88 98582 75 4
Note all'epilogo

1. http://www.rollingstone.com/music/pictures/rolling-stones-biggest-
scoopsexposes-and-controversies-2-aa-624/journalists-exposed-as-secret-
cia-operatives 81185346 und
http://www.carlbernstein.com/magazine_cia_and_media.php und
http://cryptocomb.org/wp-content/uploads/2014/01/THE-CIA-AND-THE-
MEDIA.pdf
2. http://cryptocomb.org/?p=279#more-279
3. Vedi http://sutherlandsalute.blogspot.de/2008/12/robert-crowley-
former-ciaclandestine.html
4. http://cryptome.org/cia-2619.htm
5. http://www.arte.tv/de/244,em=033674-000.html und
https://www.youtube.com/ watch?v=5KxbQGQHjPo
6. http://www.heise.de/tp/artikel/24/24027/1.html
7. http://de.wikipedia.org/wiki/Der_Monat und http://www.heise.de/tp/
artikel/24/24027/l.html
8. http://www.welt.de/print-welt/article655495/CIA-will-in-
NotfaellenJournalisten-rekrutieren.html
9. Tra i molti esempi https://www.cia.gov/news-
information/speechestesti-mony/2014-speeches-testimony/a-conversation-
with-john-o-brennan.html
10. Che l'associazione DGAP sia un'organizzazione di lobby è già stato
illustrato in un'altra nota.
11. http://www.tpnonline.org/organisation/business-members
12. http://www.tpnonline.org/organisation/cooperating-institutions/
13. Vedi pag. 33 all'indirizzo: www.atlantik-bruecke.org/w/
…/ab_4250_interview-broschuere_final.pdf
14. https://www.reporter-ohne-
grenzen.de/pressemitteilungen/meldung/rogbericht-zur-lage-der-
pressefreiheit-in-der-kurdischen-region-kaum-
unabhaengigeberichterstattun/
15. http://www.heute.de/ZDF/zdfportal/blob/32482080/1/data.pdf
16. http://derstandard.at/1331207267450/Kurt-Gritsch-Gut-inszeniert-
dieMainstre-am-Meinung
17. http://www.horizont.net/aktuell/medien/pages/protected/Steingart-
vs-FAZKIein-krieg-um-die-grosse-Krise_121899.html
18. https://www.freitag.de/autoren/vorabmeldung/deutsche-gegen-
militaer-einsaetze-im-ausland
19. http://www.bundespraesident.de/SharedDocs/Reden/DE/Joachim-
Gauck/lnter-views/2014/140614-Deutschlandfunk-lnterview.html
20. http://www.cicero.de/berliner-republik/ein-praesident-fuer-die-
eliten/48408
21. http://www.cicero.de/berliner-republik/ein-praesident-fuer-die-
eliten/48408
22. vedi http://ru-facts.com/news/view/37094.html
23. Vedi http://www.linkedin.com/pub/ralph-goff/b/779/279
24. Vedi http://ru-facts.com/news/view/37094.html und
http://cryptocomb.org/?s=jennifer+goff
25. http://www.neues-deutschland.de/artikel/935167.ein-buch-wie-der-
nsaskandal.html
UDO ULFKOTTE
GIORNALISTI COMPRATI
Come i politici, i servizi segreti e l'alta finanza dirigono i mass media
tedeschi
“Se tutti i giornalisti, in quanto tali, fossero in carcere, non ci sarebbero
certo tanti innocenti rinchiusi più di quelli che già ci sono”.
Christian Friedrich Hebbel (1813-1863), Drammaturgo e poeta tedesco

AVVERTENZA
Tutte le note a pie’ di pagina contrassegnate con asterischi sono dei
traduttore.
Il 16 agosto 2014, il mio amico paterno Peter Scholl-Latour morì. Già
molto tempo fa, nel 2010, mi aveva esortato a scrivere questo libro. Lo
ringrazio per la sua amicizia e per i suoi consigli. E mi inchino davanti al
lavoro della sua vita. Senza di lui questo libro non sarebbe mai stato scritto.
È dedicato con profonda gratitudine a mia moglie Doris, alla sua famiglia e
al dottor Thomas Urbach, che mi ha salvato la vita in una situazione quasi
senza speranza. Senza il loro aiuto, sacrificale e disinteressato, non avrei
potuto completare questo libro.

Tutte le persone citate per nome in questo libro negano di avere una
vicinanza appiccicosa alle organizzazioni d'élite. Negano anche di essere
lobbisti. Negano anche di essere “corrotti” dallo stretto rapporto con
l'élite. E negano, come giornalisti vicini ai gruppi di cui sopra, di aver
perso il mordente giornalistico. Negano che la vicinanza descritta abbia un
impatto sulle loro relazioni. Tutte le organizzazioni menzionate in questo
libro negano di essere organizzazioni di lobby e/o di giornalisti e di voler
influenzare l'opinione pubblica e/o i giornalisti. Negano anche contatti coi
servizi segreti.
Prefazione

Nessuno in Italia ha voluto tradurre questo libro. Nessun editore, anche


contro il proprio interesse, si è preoccupato di pubblicarlo nonostante in
Germania sia stato accolto dal successo di ben sette edizioni. Molti lettori
italiani lo aspettavano, ma invano. Avevo suggerito al mio editore di
acquistare i diritti del libro ma la trattativa era fallita.
Nel mese di ottobre del 2018, mentre ero alla Fiera del Libro di
Francoforte, insistetti per l'acquisto dei diritti. Questa volta l'editore tedesco
Kopp, di fronte al boicottaggio planetario del libro, concluse un accordo col
mio editore che affidò a me la traduzione.
Perché questo libro di Udo Ulfkotte è così temuto dalle redazioni di
giornali, televisioni e mezzi di comunicazione di mezzo mondo? Perché
molti governi lo temono, soprattutto quello degli Stati Uniti d'America, e i
servizi segreti? Tutti costoro sono terrorizzati dalla diffusione e dal
successo di questo libro.
Il 31 luglio 2017 su Global Research apparve un articolo firmato da
James F. Tracy*1 (Globalresearch.ca/english). Tracy raccontava che la
traduzione in inglese del libro di Ulfkotte (Journalists for Hire: How the
CIA Buys the News) - pubblicata nel maggio 2017 da ”Next Revelation
Press” della casa editrice americana-canadese Tayen Lane - sia stata fatta
sparire misteriosamente in tutto il Nord America e in Europa senza che
l'editore abbia fornito alcuna spiegazione.
Da allora Tayen Lane ha rimosso ogni riferimento al titolo dal suo sito
web. Amazon.com indica che il titolo è “attualmente non disponibile”, con
la possibilità di acquistare da venditori indipendenti che offrono copie usate
per non meno di $1309,09. L'argomento del libro e l'inspiegabile scomparsa
dal mercato ci dicono che vi sono potenti centri di potere internazionale
decisi a impedirne la diffusione.
Ho provato a cercare la pagina del sito di Tayen Lane dedicata al libro
(http://www.tayenlane.com/bought-journalists) ma la pagina è vuota. Il
libro, dunque, è diventato introvabile e può essere acquistato solo in
Germania presso l'editore Kopp. Ma di questa storia il grande pubblico sa
poco o niente. In Italia nessuno finora ha svolto una inchiesta, anche
qualcuno di quei giornalisti sedicenti “di sinistra” che vanno in giro
ostentando un discutibile blasone di “indipendenza”. Eppure sono questioni
di vitale importanza per il nostro presente e per il nostro futuro, quelli
denunciati da Ulfkotte.
Mentre dura in Inghilterra la detenzione illegale e criminale di Julian
Assange, colpevole di aver rivelato con WikiLeaks le trame, i complotti e le
guerre ordite dagli Stati Uniti e dai suoi alleati della Nato contro governi
“non amici”, attuale e sconvolgente diventa la denuncia di Ulfkotte contro
coloro che hanno costruito, dal dopoguerra ad oggi, un sistema totalitario,
coloniale, di controllo dell'informazione e di destabilizzazione violenta di
tutti quei governi colpevoli di difendere la propria sovranità nazionale
contro le ingerenze degli Stati Uniti d'America e della Nato.
Ulfkotte rivela, come nessuno prima di lui, che tutto il sistema
mediatico occidentale, tranne alcune encomiabili eccezioni, è sotto il ferreo
controllo della CIA e dei governi degli Stati Uniti, dell'alta finanza e dei
servizi segreti. La forza e la credibilità del libro stanno nell'autodenuncia
del suo autore, il quale, con eroico coraggio, accusa se stesso di essere stato
un “giornalista comprato”, prima di accusare i suoi colleghi. E si vergogna
pubblicamente.
Il libro fu pubblicato nel 2014 e fu accolto da attacchi e da indifferenza.
L'editore del Frankfurter Allgemeine Zeitung, Nonnenmacher lo trattò con
distacco e irrisione adducendo che il cambiamento di fronte di Ulfkotte
fosse la conseguenza di una grave malattia. Chi fu attaccato direttamente
reagì e minacciò azioni legali, altri preferirono rispondere con l'indifferenza
e lo scherno. Ciò nonostante il colpo inflitto da Ulfkotte andò a segno. Il
libro fu letto e contribuì a ridurre la fiducia del pubblico tedesco in tanti
giornali e mezzi di comunicazione che erano stati considerati i santuari
istituzionali dell'informazione.
Perché Ulfkotte scrisse il libro autodenunciandosi? Vi sono diverse
ipotesi: alcune lo presentano come un narcisista in cerca di pubblicità e di
protagonismo planetario, l'eroico salvatore del mondo; altre mettono in
rilievo il fatto che egli fu vittima del “suo lavoro” ammalandosi di tumore
per aver inalato, mentre era inviato nei campi di battaglia in Iraq, il gas
tossico di fabbricazione tedesca venduto a Saddam Hussein che lo usò nella
guerra contro gli iraniani. Doveva, quindi, vendicarsi di qualcuno o di
qualcosa. Si pensa anche che questo libro sia stato il suo testamento, il dono
ultimo da lasciare in eredità ai buoni giornalisti, consapevole che non
sarebbe vissuto a lungo a causa della sua patologia cardiaca.
Come morì Ulfkotte? Fu trovato morto il 13 gennaio 2017, a 56 anni, a
causa di un infarto. Il sistema mediatico, che ormai lo disprezzava, non si
fece domande circa la “stranezza” della sua morte. Cosa colpì molti
osservatori? L'assenza di una autopsia e la rapidità con cui il suo corpo fu
cremato.*2 Ogni giorno della vita di Ulfkotte era una spina nel fianco per i
suoi ex colleghi “venduti” e per i servizi segreti come la CIA le cui
nefandezze aveva denunciato. Quindi, Ulfkotte doveva tacere per sempre.
Causare un infarto con una scossa elettrica è un'operazione semplicissima,
soprattutto per i sicari della CIA esperti del mestiere. Considerata la
rilevanza pubblica di Ulfkotte, l'autopsia era obbligatoria, e questa
circostanza autorizza ogni legittimo sospetto sulle cause della sua morte.
“Ridotto in cenere, bisogna attendere che di lui si perda la memoria” -
immagino si sia detto così nel quartier generale della CIA o del Pentagono o
degli altri santuari del potere globale che egli aveva denunciato. Il lavorio
sotterraneo per impedire la diffusione di questo libro è la prova che la
denuncia di Ulfkotte è credibile, disinteressata e capace di infliggere colpi
micidiali all'apparato informativo dell'Occidente interamente controllato e
colonizzato dagli Stati Uniti.
GIORNALISTI COMPRATI è diventato uno strumento indispensabile
per il movimento antimperialista e per tutti coloro che si battono per
l'inveramento sostanziale della democrazia. Il sistema totalitario del
capitalismo finanziario, che ha il suo braccio armato negli Stati Uniti e nella
NATO, confida in due strumenti per realizzare i suoi piani: l'acquiescenza
delle masse, disorientate ed etero dirette dal complesso mediatico, pur
essendo in crisi, e dalla naturale tendenza all'oblio a cui l'opinione pubblica
si abitua.
Pur essendo il libro centrato sul sistema mediatico tedesco, Ulfkotte ci
avvisa che a quel modello tutto l'Occidente si è omologato. L'Italia non fa
eccezione. Forse c'è una lacuna nel libro: Ulfkotte non ci ha fornito, in un
apposito capitolo, il ruolo degli ebrei sionisti nel sistema mediatico in
Germania. In Italia questo lavoro di infiltrazione è capillare. Consideriamo
il “Caso Moro”. Ora sappiamo con certezza che la morte dello statista
democristiano fu voluta dal governo degli Stati Uniti*3 che infiltrò propri
agenti tra le Brigate Rosse che tali non erano. L'ingresso del Partito
Comunista di Enrico Berlinguer nell'area di governo avrebbe avuto effetti
sulla politica estera dell'Italia in Medio Oriente e in altre parti del mondo.
La presenza del PCI, sostenitore della causa palestinese, non era tollerabile
per chi dal dopoguerra aveva colonizzato l'Italia. La dichiarazione, mai
smentita, del dirigente democristiano Giovanni Galloni, a cui Moro aveva
confidato, qualche giorno prima del suo rapimento, di “sapere per certo”
che il MOSSAD stava complottando contro di lui, ci dice che tutti i paesi
membri della NATO non sono padroni del proprio destino e che il centro di
comando di tutto sta a Washington. La sua dichiarazione pubblica, con cui
si accusa e accusa coloro che, per mezzo della propaganda, preparano le
condizioni per un attacco alla Russia, ricreando le stesse condizioni che
precedettero l'inizio della II Guerra Mondiale, ha un tono lapidario e
solenne che parla ai governi e alla coscienza di ognuno di noi:
Sono stato un giornalista per circa 25 anni, e sono stato educato a mentire, tradire e a non dire
la verità al pubblico. I media tedeschi e americani cercano di portare alla guerra le persone in
Europa, per fare la guerra alla Russia. Questo è un punto di non ritorno e ho intenzione di
alzarmi e dire che non è giusto quello che ho fatto in passato: manipolare le persone per fare
propaganda contro la Russia e non è giusto quello che i miei colleghi fanno e hanno fatto in
passato, perché sono corrotti e tradiscono il popolo non solo quello della Germania ma tutto il
popolo europeo.

In questa campagna contro la Russia e Vladimir Putin in persona, è


schierata, con l'elmetto in testa e la baionetta in pugno, la rivista Der
Spiegel che impiega plotoni di giornalisti dediti a scrivere articoli
infiammatori e guerrafondai. Questi i titoli più frequenti: “Il regime di Putin
sta diventando una dittatura perfetta”, “I piani di Putin: la Costituzione sono
io”, “Un vicino pericoloso: Vladimir Putin e l'impotenza dell'Occidente”, “I
critici di Putin apparentemente rapiti in una base militare nell'Artico”. Agli
Stati Uniti e all'Occidente non è bastato vincere sul socialismo burocratico
dell'est Europa, ora puntano alla conquista della Russia e alle sue risorse e
poi al suo più potente vicino: la Cina. Il disegno è chiaro e solo la codardia
dei governi europei e le brigate di giornalisti comprati assecondano questo
piano di egemonia globale che, inevitabilmente, determinerà una Terza
Guerra Mondiale che non sarà combattuta coi carri armati ma coi missili
nucleari.
E il monito di Ulfkotte arriva alle sue più logiche conseguenze:
Ho molto paura per una nuova guerra in Europa e non mi piace avere di nuovo questo pericolo,
perché la guerra non è mai venuta da sé, c'è sempre gente che spinge per la guerra e a spingere
non sono solo i politici ma anche i giornalisti. Noi giornalisti abbiamo tradito i nostri lettori,
spingiamo per la guerra. Non voglio più questo, sono stufo di questa propaganda. Viviamo in
una repubblica delle banane e non in un paese democratico dove c'è la libertà di stampa.

Quanti crimini furono commessi nella storia tramite l'inganno? Se


esaminiamo solo i crimini degli ultimi 50 anni, scopriremo che i governi
occidentali sono in prima linea nell'organizzazione di complotti e guerre di
sterminio, anche le potenze ex coloniali che, in realtà, hanno aggiornato il
loro modo di essere colonizzatori stabilendo rapporti stretti con le élites al
potere più corrotte dei paesi falsamente decolonizzati. La Francia è in primo
piano in questo processo di neocolonialismo. E i giornalisti, in gran parte
corrivi, tra la verità e l'inganno hanno scelto l'inganno e i vantaggi personali
che ad essi il potere politico ed economico è disposto a concedere. L'eterna
ricerca della verità, che ha sempre impegnato i filosofi e gli scienziati, ha
dovuto subire l'oltraggio permanente da parte di eserciti di giornalisti. Il
caso della guerra contro il Vietnam, le false accuse a Saddam Hussein
indiziato di avere armi di distruzione di massa con la conseguente
aggressione all'Iraq o il complotto sotto falsa bandiera contro Gheddafi,
sono capitoli di un copione ormai ben collaudato che molti non sono più
disposti a seguire.*4 In questo buco nero dell'informazione, qua e là
spuntano delle luci, delle eccezioni che tengono viva la speranza che un
qualche avvenimento inatteso possa cambiare le sorti del mondo: i
giornalisti eticamente strutturati e incorruttibili. Daniel Ellsberg, come
membro del gruppo di studio incaricato dal Segretario di Stato Robert
McNamara di ricostruire la storia del coinvolgimento degli Stati Uniti nella
guerra contro il Vietnam, quando scoprì che le decisioni presidenziali erano
condizionate da gruppi di pressione interne agli Stati Uniti e dal cosiddetto
Complesso Militare Industriale, decise di passare i famosi Documenti del
Pentagono*5 al New York Times e denunciare “la sporca guerra” che vari
governi americani avevano ordito contro un paese sovrano determinando
massacri e devastazioni senza precedenti nella storia. In questo caso
giornalisti non comprati rivelarono la VERITÀ accelerando la fine di quella
aggressione che era costata quasi un milione di morti tra i vietnamiti e
68.000 soldati americani uccisi in combattimento o morti per le
conseguenze dell'uso di armi chimiche e batteriologiche. La stessa storia si
ripete col caso “Watergate”, lo scandalo rivelato dai cronisti del Washington
Post, Bob Woodward e Carl Bernstein, che abbiamo visto nel film
interpretato da Robert Redford e Dustin Hoffman, che determinò nel mese
di agosto del 1974 le dimissioni del presidente repubblicano Nixon; oppure
“Il Caso Spotlight”, il gruppo di giornalisti del The Boston Globe che, nella
metà del 2001, si occupò di un'indagine riguardante abusi sessuali su minori
da parte di autorità ecclesiastiche con la copertura dell'arcivescovo Bernard
Francis Law. Il giornale vinse il Premio Pulitzer nel 2003 per aver svolto un
servizio pubblico di rilevanza sociale e quella nobile esperienza di corretta
informazione fu portata sugli schermi con un film pluripremiato. Ecco un
esempio di giornalismo autentico che raramente compare nella pletora dei
mezzi d'informazione controllati ed eterodiretti.
Questa traduzione in lingua italiana dell'opera di Ulfkotte, quindi, è una
risposta dovuta a coloro che, dietro le quinte, manovrano ogni giorno
l'informazione per il lavaggio del cervello (Gehirnwäsche) di miliardi di
persone che, spesso inconsapevoli, sono manipolate e arruolate come
marionette agli ordini di comitati segreti, come il Gruppo Bilderberg,
l'Atlantik-Brücke o l'Aspen Institute per rovesciare governi ostili,
danneggiare l'economia di intere nazioni*6 sovrane, ordire colpi di stato,
come recentemente in Bolivia, e scatenare guerre sanguinose per procura a
vantaggio dell'alta finanza, del neocolonialismo, di Israele e del sionismo,
sotto la falsa bandiera della “Democrazia” e della difesa dei “diritti umani”.

Diego Siragusa
Gennaio 2020
https://diegosiragusa.blogspot.com/
LSD? Crack? Tè all'alga? Cocaina? Metanfetamina? Vista la copertura dei
nostri media di qualità, ci si chiede sempre più spesso quali farmaci
vengono consumati nelle redazioni. Non sembrano più essere molto
genuini. Cosa mescolano nel loro muesli la mattina? Molti giornalisti hanno
ovviamente perso il legame con la realtà. Mentre milioni di persone là fuori
sono così preoccupati che non sanno come affrontare l'aumento degli affitti
e dei prezzi dei generi alimentari, alcuni giornalisti sono alla ricerca di una
vicinanza alle élite che sono responsabili della sofferenza di un numero
sempre maggiore di persone. E mentre l'Unione europea può ritardare i
fallimenti nazionali solo stampando denaro senza interruzione, i nostri
principali media, nello spirito dell'élite finanziaria, chiedono l'ammissione
di ulteriori fallimenti.
Stati in crisi nell'UE. Troppa droga? Troppo LSD? O c'è la cocaina in
redazione? Mentre i cittadini sono stufi dei morti delle missioni straniere,
alcuni rappresentanti dei media indossano i loro elmetti e aiutano
allegramente gli americani a pianificare nuove missioni di guerra. Sono
queste le conseguenze della metanfetamina? Allo stesso tempo, i nostri
giornalisti di serie A hanno un oscuramento totale.
In qualche modo non possono o non vogliono più ricordare le parole
gloriose che hanno scritto sulla guerra in Iraq o sulla missione in
Afghanistan. Si sono accorti della crisi finanziaria e dell'eurocrazia solo
quando i cittadini ne stavano già soffrendo gli effetti. E quando un aereo di
passeggeri si è schiantato sull'Ucraina nel 2014, hanno voluto mandare
immediatamente i nostri soldati in guerra contro la Russia, ancor prima che
fosse chiaro chi fosse il responsabile dell'incidente. Prevenire gli
spargimenti di sangue incoraggiando altri spargimenti di sangue - un
principio criminale. Solo in Iraq, più di 100.000 civili hanno perso la vita
mentre i nostri media - con pochissime eccezioni - avevano freneticamente
applaudito la guerra in Iraq in un delirio allucinatorio. Allora, chi o cosa
controlla i pazzi dei nostri principali media? Si drogano davvero? O la follia
sistematica ha ragioni completamente diverse? In piedi, sullo sfondo, forse
ci sono specialisti della propaganda? In passato, questo sarebbe stato
certamente respinto come teoria della cospirazione. Ma oggi sappiamo che i
giornalisti di media rinomati sono il bersaglio principale degli “spin
doctors” che vogliono controllare il potere d'interpretazione delle nostre
notizie. Soprattutto i governi degli Stati Uniti e gli israeliani lavorano in
questo senso. Ci sono anche manuali su come bisogna influenzare i media
di qualità.1
Una cosa è chiara: chiunque lavori al servizio dei media rinomati
dovrebbe essere estremamente cauto nei confronti dei gruppi di pressione,
compresi quelli americani e israeliani. Come vedremo, alcuni giornalisti
fanno esattamente il contrario. Si sentono maledettamente bene nella
ragnatela dei gruppi di pressione dei giornalisti americani e israeliani in
particolare. E si vantano anche di stare lì dentro, riferendosi con orgoglio
alla loro “appartenenza” nei circoli più controversi.
Se conoscessimo sempre di più tali contesti evidenti, allora vedremmo
le nostre “notizie” all'improvviso con occhi completamente diversi. È
meglio non parlarne. I rappresentanti dei media non capiscono il
divertimento, nemmeno con le trasmissioni satiriche. Lo scrittore Josef
Joffe, un “grande giornalista”2 , come il condannato per evasione fiscale
Theo Sommer,3 un boss del settimanale Zeit, si è rivelato un guastafeste e
ha persino citato in giudizio un programma satirico della ZDF*7 con cavilli
giuridici dopo che aveva brevemente riferito in modo satirico sui suoi
controversi contatti in strane reti.4 Sarebbe ancora più bello se i cittadini
potessero intravedere dietro le quinte del potere, vero? L'esperto di media
Thomas Stadler scrive al riguardo: “Per una nave ammiraglia come Die Zeit
l'azione legale di Joffe (…) contro la "ZDF equivale a un giuramento di
trasparenza giornalistica”5 . Non solo, con giornalisti come Josef Joffe,
ovviamente bisogna stare molto attenti.6
Avete anche voi la sensazione di essere stati frequentemente manipolati
e ingannati dai media? Allora vi sentite come la maggior parte delle
persone. E come Karl Albrecht. Quando il tedesco più ricco morì nel luglio
del 2014 con una fortuna stimata di oltre 18 miliardi di euro all'età di 94
anni, i nostri media non sapevano dire nulla della sua vita. C'era solo una
foto e nessun dettaglio della sua vita. Il fondatore di ALDI*8 pensava che la
politica fosse un'attività sporca, non volle incontrare un cancelliere in tutta
la sua vita, invece delle reti elitarie si affidava solo alla sua famiglia, a
banche disprezzate e a operazioni di credito. Ha rifiutato tutte le
onorificenze e i premi, compresa la Croce Federale al Merito. E non ha mai
rilasciato un'intervista. Perché? Una cosa è chiara: l'ambizioso uomo di
famiglia non voleva essere maltrattato da altri. E non voleva manipolare.
Era convinto che fosse una bella cosa stare lontano da molte tentazioni.
Perché oggi un numero sempre più vasto di persone pensa come Karl
Albrecht?
Già nel 1991, il professor Hans-Jürgen Bücher, studioso dei media di
Tubinga, scrisse nel suo lavoro di ricerca “Mediensprache” (Il linguaggio
dei Media), che non va trascurato, “l'interazione tra la stampa e la politica
oggi segue regole più complesse: attraverso eventi di informazione
inscenate come conferenze stampa, le cosiddette discussioni di fondo o con
forme sottili di controllo della stampa”. Forme sottili di controllo della
stampa? Come, scusi? Abbiamo una “stampa controllata”? Sembra
oltraggioso per il cittadino medio. Ma, come vedremo, è la realtà.7
Finora, è stata considerata una “teoria del complotto” quando ci
chiediamo perché i nostri media spesso sembrano essere collegati
all'unisono. Presumibilmente abbiamo la democrazia e la diversità di
opinioni. Ma dalla presunta “teoria del complotto” ora deriva un'amara
realtà. Perché questo libro espone una rete elitaria di lobbisti.
E nei nostri media. Forse il miliardario Karl Albrecht lo sapeva ed è per
questo che si è tenuto lontano?
I giornalisti non dovrebbero certamente essere attivi in organizzazioni di
lobby o reti di élite nascoste. Ma molti lo fanno. E odiano essere
smascherati.8 È possibile smascherarli passo dopo passo. Dopo tutto, ci
sono molti sondaggi accessibili al pubblico per il loro potere interpretativo,
basato sulla loro presenza nei più importanti giornali e riviste. Tutto quello
che dovete fare è passarli al setaccio in banche dati elettroniche per la
frequenza di riferimento.9 In un secondo passo, i nomi trovati in questo
modo vengono confrontati con la lista ufficiale della lobby del Bundestag
tedesco.10 E con le liste di Lobbypedia11 , un progetto di controllo delle
lobby.
Se poi si guarda alle organizzazioni di lobby in cui i rappresentanti dei
media così esposti sono rappresentati con il loro potere di dare indicazioni,
alla fine emerge una piccola cerchia di organizzazioni d'élite segreta. Alcuni
giornalisti, poi, all'improvviso non hanno più l'aspetto di giornalisti, ma di
attori. Sembrano essere imparziali e indipendenti ma simulano solo per il
pubblico. In altre parole, se a un giornalista è stato concesso l'accesso
esclusivo a circoli di potere d'élite, non significa anche che si è avvicinato
troppo a coloro che gli hanno dato tale accesso? Un giornalista non è già
“corrotto” da allora?
Questo non significa che hai già una sorta di inibizione della tua grinta,
che potresti non notare nemmeno tu stesso? Tutti i giornalisti citati in
questo libro negano che la loro mancanza di grinta sia causata da una troppo
grande vicinanza alle reti elitarie e/o di essere stati “corrotti”. Ma come
faranno i lettori a vederlo? Soprattutto, quando i nomi delle organizzazioni
o dei giornalisti qui citati, si trovano forse anche nei Documenti WikiLeaks
usciti dai rapporti segreti delle ambasciate americane? Perché affondano
solo e sempre di più i nomi di certi media tedeschi di qualità? Questo libro
chiarisce una cosa: un intero esercito di agenti che, a prima vista, appaiono
seri, guadagnano soldi influenzando i media tedeschi con incarichi
all'estero, per esempio in presunte “organizzazioni di amicizia transatlantica
senza scopo di lucro.”. Il loro compito è anche quello di allontanare le élite
tedesche in politica e nei media dalla formazione di un blocco mentale con
la Russia e di mantenerli in un corso filoamericano. Infine, Washington sta
perseguendo in Europa obiettivi chiari, compresa una nuova guerra
fredda.13 E per questo abbiamo bisogno ora dei nostri principali media
come alleati. Un primo esempio: il solo Dipartimento della Difesa
americano spende miliardi da molti anni a questo scopo, per ridurre la
copertura mediatica e per influenzare volutamente il mondo attraverso la
propaganda.14
Le conseguenze di questa manipolazione delle opinioni, anche nell'area
di lingua tedesca, sono facilmente verificabili.15 Negli ultimi mesi,
l'ambasciata americana di Berlino ha persino potuto fare appello ai
finanziamenti se vuole guidare in modo sovversivo l'opinione pubblica
tedesca nell'interesse di Washington - lo dimostrerò.
Lo storico e studioso dei media, Andreas Elter, ha dimostrato già nel
2005 in un saggio dal titolo I mercanti di guerra: Storia della propaganda
americana -1917-2005, come gli americani influenzano i nostri giornalisti.
Sorprendentemente, il suo lavoro è stato (purtroppo) in gran parte perso. Ma
in seguito, i documenti di WikiLeaks sono stati pubblicati. E da allora tutti
possono facilmente, anche su internet utilizzare un motore di ricerca
WikiLeaks per scoprire quante volte alcuni media più importanti sono
menzionati per nome nei dispacci segreti dell'ambasciata, quindi come
conseguenza della comunicazione pro-americana. Si nota che coloro che
sono ovviamente vicini nello spirito alla precedente potenza occupante, gli
Stati Uniti, sfuma la critica verso di loro. Nell'interesse di Washington?
Cosa sta succedendo lì?
Gli operatori della piattaforma internet WikiLeaks si dedicano al
compito di rendere accessibili al pubblico documenti segreti di ogni tipo.
Tra le altre cose, un memorandum classificato come
“CONFIDENTIAL/NOFORN (US)” del 2010, vale a dire riservato e
accessibile solo ai giornalisti statunitensi, era disponibile per essere
scaricato. Il suo autore è nominato “CIA Red Cell”, un gruppo di agenti dei
servizi segreti, incaricato dal direttore della CIA di “pensare fuori dagli
schemi”, “stimolare il pensiero” e “offrire prospettive alternative”. E lì ho
trovato un documento dell'intelligence statunitense intitolato “Afghanistan:
Sostenere il consenso dell'Europa occidentale alla missione guidata dalla
NATO - Perché contare sull'apatia potrebbe non essere sufficiente”.17 Lo
scopo del documento segreto era quello di assicurare il sostegno tra le fila
degli alleati dell'Europa occidentale per la guerra della NATO nell'Hindu
Kush in Afghanistan. L'opinione pubblica dell'Europa occidentale doveva
essere influenzata a tollerare il crescente numero di vittime previste per la
primavera e l'estate 2010, sia tra i propri soldati che tra la popolazione
civile afghana. A tal fine, fu detto che ciò avrebbe richiesto un “programma
di comunicazione strategica” su misura per gli Stati che partecipavano alla
formazione delle truppe della NATO. E la Germania era uno di questi. Il
documento segreto citato non è altro che una ricetta per influenzare
l'opinione pubblica nel mondo di lingua tedesca - pubblicato dalla CIA.
Sorprendentemente, la CIA ha fatto riferimento alla ricerca di
un'organizzazione transatlantica, il German Marshall Fund of the United
States, per il necessario condizionamento del pubblico tedesco delineato nel
documento segreto. Nei sondaggi si era scoperto che solo l'1% circa dei
tedeschi considerava la stabilizzazione dell'Afghanistan come il loro
obiettivo nazionale più importante.18 Ed era proprio questo che doveva
essere cambiato. Il pubblico tedesco è stato poi coperto di propaganda di
guerra americana attraverso i principali media.
Tali documenti segreti, come quelli pubblicati da WikiLeaks, non sono
una ragione sufficiente per i principali media tedeschi per evitare qualsiasi
sospetto di influenza e propaganda da parte di organizzazioni statunitensi?
Se la CIA già elabora “programmi di comunicazione strategica” per i media
in lingua tedesca, i nostri “media di qualità” dovrebbero stare alla larga da
quelle organizzazioni che appaiono nell'ambito di questi servizi statunitensi.
Ma è vero esattamente il contrario. I nostri principali media quasi sbavano
di far parte di organizzazioni d'élite transatlantiche, di tollerarle o,
addirittura, di esserne ammessi. Il risultato è spaventoso dal mio punto di
vista: propaganda intercambiabile, unilaterale e arbitraria. Oggi questo si
trova sempre più spesso nei media tedeschi.
In passato le persone intelligenti leggevano diversi giornali al giorno se
volevano farsi un'idea degli sviluppi della situazione. Oggi non ne vale più
la pena, perché i contenuti editoriali sono intercambiabili a piacimento e
quasi identici. Un esempio: in un giorno di luglio del 2014, tutti i principali
media pubblicano in prima pagina una foto della cucina di Angela
Merkel.19 Che fare? Se Angela Merkel cucina, è importante per il cittadino
medio come se un sacco di riso cadesse in Cina. Se metti i giornali uno
accanto all'altro, si vede che la poltiglia è uniforme. Quello che una volta
era riservato a Bunte, Gala, Goldene Blatt e Bild der Frau* (Popolari riviste
tedesche.)- la Cancelliera in cucina - ora abbaglia il lettore sulle prime
pagine di presunti “media di qualità”. Allo stesso tempo, è evidente che
oggi i giornali sovraregionali forniscono costantemente relazioni e
commenti che contraddicono la percezione e l'opinione di una netta
maggioranza della popolazione. Lo studioso di giornali di Colonia, il
professor Andreas Vogel, afferma: “I consumatori oggi possono
generalmente scegliere tra diverse caratteristiche quando acquistano
prodotti e servizi, solo gli editori di quotidiani ritengono di poter servire
tutti i lettori con un unico prodotto standard”.20
A suo avviso, la colpa del rapido declino della circolazione dei
quotidiani in lingua tedesca, è da imputare agli stessi editori, non a
internet.21 Per esempio: presso il gruppo editoriale Madsack (Leipziger
Volkszeitung e Ostsee-Zeitung), i contenuti di diverse pagine sono spesso
identici; un articolo appare poi su un massimo di 18 giornali.22
La perdita di diversità di opinioni, l'uniformità del prodotto e la sempre
più estrema unilateralità possono essere comprese solo da chi sa come i
“flussi di informazioni” vengono canalizzati nel contesto. La rete dei media,
lobbisti e politici è stata finora ben camuffata. Nei capitoli seguenti sarà
identificata e chiediamo: Chi è influenzato da chi? E soprattutto: Chi
corrompe chi per cosa? E come siamo manipolati dai media noi cittadini?
Iniziamo un'eccitante ricerca investigativa.
La prima cosa che attira l'attenzione: nelle università di oggi, gli
studenti imparano presto che i nostri “principali media” non li informano
veramente. La rivista universitaria uni.de generalmente scrive su questa
manipolazione quotidiana dei media:
I media manipolano la nostra percezione solo attraverso il linguaggio. Questo vale anche per i
sondaggi d'opinione, che hanno lo scopo di scoprire cosa pensa la maggioranza delle persone.
Il Politbarometro della ZDF ne è un triste esempio. Ma laddove l'opinione è sempre più fatta
dai media e viene accolta solo dai suoi utenti, la democrazia è in pericolo. (…) La
manipolazione della formazione dell'opinione inizia con un linguaggio tendenzioso, così come
viene utilizzato anche in articoli di generi oggettivi nei cosiddetti media di qualità come
Süddeutsche Zeitung o Frankfurter Allgemeine Zeitung.23

Come, scusa? Gli studenti delle università di oggi sono avvertiti che
emittenti pubbliche come la ZDF o presunti giornali rinomati manipolano le
persone? Questo ci dà una visione profonda. La ZDF, secondo un rapporto
del 2014 della rivista politica Cicero, è responsabile con le sue
pubblicazioni di un sondaggio contenuto in uno studio dell'Università di
Magonza, addirittura dell'esclusione del FDP*9 dal parlamento federale.24
Solo il quattro (!) per cento degli spettatori crede che sia meglio vedere il
secondo canale. E solo il cinque per cento di tutte le persone sotto i 30 anni
guardano ARD*10- ma per questo le emittenti pubbliche raccolgono più di
7,7 miliardi di euro di tasse obbligatorie all'anno.25
Come vedremo nel capitolo “Casi di studio della propaganda”, essi
manipolano deliberatamente anche le opinioni nell'interesse dei partiti di
governo.
Io stesso lavoravo per rinomati “media di qualità” come il Frankfurter
Allgemeine Zeitung (FAZ). Detto onestamente: oggi me ne vergogno.
Perché il rapporto era, come vedremo, di fatto non indipendente. Non era
imparziale. Ed era e non è neutrale. La verità, a mio parere, è che, a volte, la
comunicazione era addirittura imbrattata. E in altri casi, coincideva con gli
interessi di una rete.26 Come vedremo, durante il mio lavoro alla
Frankfurter Allgemeine Zeitung, fui addirittura nominato da un governatore
degli Stati Uniti ufficialmente cittadino onorario dello stato americano
dell'Oklahoma. E infatti, in un articolo per il mio giornale, feci un servizio a
favore degli americani. Lo descriverò in modo più dettagliato. Il
Frankfurter si rallegrò per la mia nomina a cittadino onorario. Molte cose si
davano per scontate, cosa che oggi trovo più che problematica. In
prospettiva, vedo tutto questo soggettivamente come frode verso i cittadini,
che per le “informazioni” nel Frankfurter, alla fine hanno pagato. Per
questo non posso infischiarmene. Ma posso raccontare ai lettori la verità di
ciò che accade nei media: più grande è la merda che i media di qualità
producono, ancora più grandi sono gli slogan che devono coprire l'intera
faccenda. Oggi troviamo nei piani direzionali una mentalità da
megalomane, in cui, dal mio punto di vista, nulla è più messo in
discussione, ma dove contano solo i soldi e i vantaggi.
Molti anni fa pubblicai il bestseller Così mentono i giornalisti sul
business dei media. Ma chiunque abbia letto i capitoli seguenti otterrà un
quadro completamente nuovo dei nostri media d'alto livello.
Dopo tutto, negli ultimi anni, i principali mezzi di comunicazione hanno
causato sofferenze infinite a noi cittadini. Per esempio, le sofferenze
finanziarie. Poiché molti di loro ci hanno venduto l'euro, ne parleremo di
nuovo, come una moneta gloriosa e stabile per il futuro. Ed, effettivamente,
contro la volontà di una popolazione che voleva tenere il marco tedesco e lo
scellino. Il conto lo paga oggi il cittadino della strada, i cui risparmi si
dissolvono sotto i suoi occhi. Oggi tutti noi dobbiamo pagare per le
devastanti conseguenze finanziarie di questa manipolazione dell'opinione
pubblica e per il crollo finanziario che i nostri principali media, in un
costante stato d'ebbrezza da champagne, non volevano prevedere sulle loro
pagine economiche. Solo l'allora caporedattore del Financial Times
Deutschland, Lionel Barber, si scusò pubblicamente con i suoi lettori
perché il suo giornale non aveva a lungo né compreso né visto la crisi
finanziaria e aveva disinformato i suoi cittadini - finché ogni comune
cittadino di strada non ha vissuto da vicino la crisi finanziaria.27 Tuttavia, il
Financial Times Deutschland, che si è scusato pubblicamente per la sua
cattiva condotta, è stato sospeso.
Ma ora noi cittadini non paghiamo solo un alto prezzo finanziario per la
manipolazione da parte dei principali media. Anche il tributo di sangue è
devastante. Perché i nostri principali media hanno una chiara immagine
nemica: la Russia. Il russo cattivo, il buon americano, questa è l'opinione
prevalente. Questo fa parte di una guerra psicologica (Psy-Op). In passato le
guerre erano combattute dai soldati, oggi principalmente attraverso i media.
Molte persone hanno riconosciuto l'immagine del nemico trasportata dai
media nel nostro cervello. I rispettati redattori di giornali di una volta, come
la FAZ, ottengono ora regolarmente commenti come “stampa sovversiva” e
“ripugnanti guerrafondai”.28 Dopo approfonditi studi, lo studioso austriaco
dei conflitti Dr. Kurt Gritsch accusa anche i nostri “giornali di qualità”
borghesi di essere oggi “guerrafondai”. Scrive:
Ti piace leggere i giornali? E se è così, sei anche tu una di quelle persone che danno man forte
ai giornali di qualità borghese come FAZ, Neue Zürcher Zeitung, Süddeutscher Zeitung o Die
Zeit? Confesso: non sono uno di loro. Non più, da quando dovetti rendermi conto lungo molti
anni, che la preparazione giornalistica della guerra ha un metodo. (…) Questo si chiama
bellicismo e dovrebbe anche essere definito come tale.29

Questa agitazione bellica si è dimostrata con una chiarezza senza precedenti


nella storia dopo lo schianto di un aereo passeggeri civile della Malaysia
Airlines (volo MH-17), a metà luglio del 2014 nell'Ucraina orientale. Il
relitto aveva a malapena toccato il suolo, quando un cartello di opinione già
diffondeva la “notizia” che la Russia ne era responsabile. Nella
manipolazione psicologica delle persone c’era già in prima linea: Bild.
“L'Unione Europea sta tuttora oltraggiosamente inerte?” Chiese il Blatt
Tage dopo l'incidente e sostenne che un razzo di Mosca aveva ucciso 298
persone, anche se a quel tempo non era certo chiaro chi possedeva l'arma o
chi l'aveva sparata.30 Persino i servizi segreti americani hanno dichiarato, il
giorno in cui Bild (e altri media tedeschi) lamentavano l'“inerzia”
dell'Unione Europea nei confronti della Russia, che non avevano alcuna
prova del “coinvolgimento della Russia” nell'incidente aereo.31 Ben presto
divenne chiaro che gli americani, a differenza dei nostri media, non erano
così reticenti senza ragione.32
In questo libro, completamente indipendente dall'incidente aereo,
esploriamo la questione del perché i nostri principali media, in una sorta di
obbedienza precipitosa, hanno usato una propaganda e una disinformazione
(PsyOp) paurosamente unilaterale, che a volte porta direttamente alla
guerra. Lo studioso dei media di Lipsia, Uwe Krüger, al cui lavoro ci
avvicineremo ancora di più, ha scoperto nei suoi studi sui media tedeschi,
con crescente stupore, come i nostri “media di qualità” siano stati occupati
dall'U.E., dall'industria degli armamenti, dalla NATO e dagli Stati Uniti.33
Se si guardano gli articoli di oggi, si possono capire le affermazioni degli
studiosi Krüger e Gritsch. Molti anni fa, il FAZ pubblicò sotto il titolo
“Vigliaccheria davanti al cittadino”, frasi come: “La Germania non può più
permettersi il ruolo di spettatore politico globale”.34 Ho capito il messaggio
dell'articolo in questo modo: ancora più soldati tedeschi in Afghanistan. Per
la gioia dell'industria degli armamenti, della NATO, della politica e
dell'élite finanziaria, i nostri principali media non accompagnano solo le
missioni di combattimento in Afghanistan. Gli opinion-maker hanno anche
assecondato la nostra élite politica filoamericana con l'invasione americana
dell'Iraq. E hanno anche scritto volentieri delle “rivoluzioni” volute dagli
Stati Uniti in Nord Africa e in Medio Oriente, che ci hanno promesso la
pace e la democrazia da quelle parti, anche se noi cittadini ci siano uniti al
coro di Washington solo ad alta voce. Tuttavia, ciò che abbiamo ottenuto da
allora è sempre più terrore e odio. E morti e i nostri soldati gravemente
feriti per missioni all'estero. Dopo che i nostri giornalisti guerrafondai
avevano alimentato una conflagrazione in Medio Oriente, hanno poi ruggito
disinibiti “guerra” in Ucraina e in Crimea, volevano inoltre “apporre
segnalazioni militari” al confine orientale della NATO con la Russia. Sullo
sfondo c'erano, lo vedremo, a volte, organizzazioni di propaganda
americana. A causa delle loro interdipendenze, i nostri principali media
collaborano con organizzazioni di lobbying negli Stati Uniti come il braccio
esteso dell'ufficio stampa della NATO, dell'industria delle armi e di una
piccola cricca di politici di spicco.35 Lo mostreremo in dettaglio.
Per ogni cittadino medio oggi è chiaro che le rivoluzioni in Medio
Oriente, ad esempio, non hanno portato assolutamente nulla. Sorprendente è
anche ciò che i principali media proamericani di lingua tedesca ci
nascondono da allora in questa regione: la situazione sotto il Presidente
egiziano Al-Sisi, ad esempio, è molto più devastante di quanto non lo fosse
sotto il Presidente Mubarak. Ora il clima è così antiamericano che anche il
Segretario di Stato americano John Kerry, nel luglio del 2014, dovette
subire un imbarazzante controllo di sicurezza, farsi palpare e passare
attraverso un metal detector prima di essere ricevuto dal capo egiziano.36 I
nostri media filo-americani preferiscono nascondere qualcosa del genere nei
paesi di lingua tedesca. Nascondono questo come molto altro, perché
semplicemente non possono spiegarlo al popolo dopo i loro articoli
esultanti sull'ondata di pace e di democratizzazione occidentale che, si
suppone, stia avvenendo in Medio Oriente.
Chi vuole sapere perché il nostro volume di notizie è così infinito, deve
conoscere le reti nel contesto, in cui, coloro che sono i giornalisti di prima
classe, sono incorporati, i quali, ovviamente, non vedono l'ora di mandare
subito i nostri soldati nella prossima guerra degli americani. Più di 100
soldati tedeschi hanno perso la vita in missioni all'estero preparate dai nostri
principali media. Che cosa dicono quei giornalisti tedeschi, che hanno
chiesto a gran voce la fine della “codardia davanti al cittadino”, ai genitori
del soldato tedesco Georg Kurat, ucciso in Afghanistan all'età di 21 anni, ai
genitori di Konstantin Alexander Menz (22 anni) e ai parenti di più di
cinquanta altri soldati tedeschi che hanno perso la vita solo in Afghanistan?
E, infatti, per un assoluto niente. Perché né i miliardi di sussidi, né il nostro
tributo di sangue hanno cambiato qualcosa laggiù. I nostri principali media
si sono mai scusati pubblicamente per quanta sofferenza e spargimento di
sangue, di cui sono responsabili, hanno causato coi loro rapporti
tendenziosi, non solo in Afghanistan?
I nostri giornalisti di prima classe preferiscono rimanere in silenzio.
Come scrive giustamente Markus Wiegand, caporedattore di
Wirtschaftsjournalist, a proposito di questi colleghi: “L'élite dell'industria
vive in una bolla in cui non ci si fa del male a vicenda ma si accarezzano a
vicenda sulle spalle”.37
Da Alessandro Magno (356-323 a.C.) attraverso l'Impero Romano e
l'Impero Britannico fino alla Seconda Guerra Mondiale, la storia ci ha
insegnato una cosa: il mondo non può essere comandato, governato o
pacificato da una persona o da un gruppo. Proprio come Alessandro Magno,
che sognava la pace tra i popoli, non poteva portare la pace nel territorio
dell'Afghanistan di oggi con le sue truppe europee provenienti dalla
Macedonia, così i soldati americani o tedeschi non potevano cambiare nulla
lì quasi 2500 anni dopo. Anche i soldati tedeschi hanno tentato invano,
dove Alessandro Magno aveva fallito.38 Non sarebbero mai stati mandati in
guerra dai nostri politici, se i nostri principali media con la loro retorica
psicologicamente abile non avessero preparato volentieri il terreno per
questo scopo. L'ho sperimentato a distanza ravvicinata per molti anni.
Molte persone, intanto, si sono stancate di questa informazione tendenziosa
da parte dei nostri principali media. E non mi stupirei se i parenti delle
vittime di guerra tedesche, dopo aver letto questo libro, ritenessero
responsabili i media principali e i loro amici della rete. Perché nei capitoli
successivi le strutture di fondo diventeranno più chiare.
“Fuoco amico”, così si chiama quando si cade vittima delle proprie
armi. In questo libro mostro come gli opinionisti del mondo di lingua
tedesca possano promuovere l'“amicizia transatlantica” e, allo stesso tempo,
sparare alla loro stessa gente indifesa. Le armi mediali sono molto più
pericolose delle fortissime munizioni dei soldati. Le loro bugie sono
silenziose e s’insinuano nel nostro cervello. Lo abbiamo già indicato in
alcuni paragrafi prima a proposito degli articoli giubilanti sulle rivoluzioni
in Nord Africa e sulle operazioni di guerra in Afghanistan e in Iraq.
È incredibile in questa battaglia di opinioni che cosa nascondono
sempre di più i nostri principali media anche all'importante informazione di
base. Un esempio: nell'estate del 2014, Human Rights Watch pubblicò un
lungo rapporto sulla restrizione della libertà di stampa nelle democrazie
occidentali a causa delle crescenti misure di sorveglianza dei servizi segreti
americani. Il rapporto documentava come i giornalisti devono cambiare il
loro metodo di lavoro per ottenere informazioni indipendenti.39 Non una
parola su questo argomento nei principali media di lingua tedesca, che sono
estremamente vicini alle organizzazioni di propaganda americana. Se lo
stesso rapporto di accusa fosse stato sulla restrizione del lavoro dei
giornalisti russi a causa della sorveglianza statale a Mosca, l'argomento
sarebbe comparso su tutte le prime pagine. In parole povere: invece di
messaggi neutri, riceviamo sempre più informazioni selettive in anticipo. In
questo modo il nostro pensiero è canalizzato. E questo di certo non è un
caso.
Non so cosa succederà dopo la prima edizione di questo libro. Alla fine,
espongo le reti che preferiscono lavorare in segreto. E citerò i nomi di
centinaia di giornalisti.40 La denominazione o l'identificazione completa di
persone, organizzazioni o società non può essere interpretata come
diffamazione o denigrazione rivolte a loro. Piuttosto, è necessario
nell'interesse pubblico perché i devastanti danni consequenziali, descritti in
dettaglio in questo libro, ci riguardano tutti. I danni possono essere evitati
solo attraverso la pubblicità. A differenza dei politici corrotti, i giornalisti
corrotti non possono essere perseguiti nel nostro paese se manipolano la
verità - in parte anche la sporcano - o la sopprimono. Ho scritto a singole
persone citate per nome e ho chiesto le loro osservazioni. Come risposta, ho
ricevuto posta di avvocati, minacce di azioni legali e di possibili azioni
penali. In questo quadro non ho disturbato ulteriormente le grandi case
mediatiche con le mie domande. Quindi sono curioso di sapere cosa
succederà. Markus Wiegand, caporedattore di Wirtschaftsjournalist, dice
che l'élite dei media tedeschi, se si esamina attentamente, è un “club di
femminucce”.41 Quando sono criticati, cominciano a urlare selvaggiamente
come vecchie mogli in cause legali.
Molto importante: prima di smascherare gli altri giornalisti, mi
autoaccuso. Scrivo di quanto io stesso fossi corrotto pubblicando i miei
articoli e quali reti hanno influenzato il mio modo di comunicare. Sempre
approvato dai miei datori di lavoro. E dopo sarà davvero emozionante. Il
mio obiettivo? Con la verità concentrata dei capitoli seguenti, che sono
documentati paragrafo per paragrafo da riferimenti alla fonte,42 non solo
voglio informare, ma insieme ai lettori di questo libro e ai loro amici anche
cambiare qualcosa. Riusciremo a raggiungerlo insieme? La maggior parte
delle volte, alla fine, non si ottiene mai esattamente quello che si voleva.
Verso la fine degli anni '80, a Lipsia, gli oppositori della RDT (Repubblica
Democratica Tedesca) non sognavano mai che il Muro sarebbe caduto e che
la Germania si sarebbe riunita. Volevano solo rimediare alle lamentele
all'interno del sistema. Invece, hanno fatto crollare il sistema. E nel 1906 il
reporter statunitense Upton Sinclair voleva solo migliorare la situazione
lavorativa dei dipendenti con le sue relazioni socialmente critiche
provenienti dai macelli di Chicago. Invece, furono emanate leggi per una
maggiore igiene alimentare. In seguito, disse: “Volevo incontrare i cuori
delle persone e incontrai il loro stomaco”. In questo contesto, auguro a tutti
noi che i capitoli successivi colpiscano anche i cuori. E che la crescente
delusione di molte persone per i giornalisti e i media disonesti possa
finalmente finire.
“Chi non compra, non sarà ingannato”. Con questo motto, gli attivisti
della lontana Malesia hanno lanciato un appello a livello nazionale al
boicottaggio dei giornali, perché sempre più persone sono insoddisfatte
delle notizie riportate e volevano dare una lezione all'élite al potere. Questa
diffusa insoddisfazione esiste anche nel nostro paese. Abbiamo davvero dei
media indipendenti? O è pura finzione? Chi decide la selezione delle
notizie? Perché ogni aspetto di una campagna presidenziale americana è
oggi più importante delle notizie più vicine al nostro ambiente? Il lettore già
sospetta: nella zona d'ombra della democrazia, l'informazione nel catalogo
delle opinioni è modellata da una mano invisibile. Sullo sfondo:
organizzazioni d'élite legate ai servizi segreti. Sono attive nell'ambiente
degli “specialisti” e delle fondazioni. Si è accettati in questa onorevole
società di una quinta colonna di potenti solo su raccomandazione. Non puoi
comprare un biglietto d'ingresso del genere. Perché c'è così tanto denaro
accumulato che non basta pagare per avere un biglietto d'ingresso.
Quando ci sentiamo davvero bene informati? Quando sappiamo che
Angela Merkel a volte si mastica le unghie?43 È vero.44 Ma la notizia è
davvero importante? Dobbiamo sapere che l'ex primo ministro sassone Kurt
Biedenkopf ama giocare con il suo trenino? E che l'ex capo della Deutsche
Bank, Hilmar Kopper, raccoglie “la carta sottilissima stampata con la
garanzia d'origine in cui un tempo erano avvolte le arance”, la stira e la
incolla in un album?45 Nella nostra moderna società dell'informazione c’è
un numero infinito di flussi di notizie. È importante ordinare le
informazioni. E sapere a cosa puoi credere. In passato, abbiamo avuto
“media di qualità”, le emittenti pubbliche, rinomati giornali e radio. Oggi è
tutto diverso.
L'attrice Hildegard Knef una volta mi disse: “È incredibile quanto i
media possano mentire. Oggi non sai più a cosa credere”. Ci eravamo
incontrati nell'agosto 1997 al talk show di Brema III dopo le nove.46 E dopo
lo spettacolo abbiamo bevuto un bicchiere di vino in un hotel a Brema.
Hildegard Knef era indignata quando mi ha raccontato tutte le storie
avventurose che i giornalisti avevano inventato sulla sua vita. Ha detto:
“C’è solo una cosa vera dei giornalisti: le bugie fanno parte dei loro affari”.
Qualche mese prima, avevo sentito cose simili a circa 5600 chilometri di
distanza durante un viaggio in Etiopia dall'attore Karlheinz Böhm,
l'imperatore Francesco Giuseppe al fianco di Romy Schneider della trilogia
di Sissi, che sono andato a trovare negli altopiani etiopi. Hildegard Knef e
Karlheinz Böhm - due delle figure più importanti del cinema tedesco - non
si fidavano più dei media tedeschi. Questo mi ha fatto pensare. Eppure
“Non mentire” era uno dei più alti comandamenti morali. Ma oggi
colleghiamo soprattutto giornalisti e bugiardi. Anche Udo Lindenberg non
ha avuto la migliore opinione dei media. Ne abbiamo parlato in attesa della
nostra performance in un programma televisivo. E il giornalista Peter
Scholl-Latour, che morì nell'agosto 2014 e che avevo incontrato sempre di
nuovo in zone di guerra dalla fine degli anni Ottanta, una volta mi disse:
“La prima cosa che in guerra cade sulla strada è la verità”. Quindi, le
dichiarazioni di Hildegard Knef, Karlheinz Böhm, Udo Lindenberg e Peter
Scholl-Latour per me suonano come teorie del complotto. Ma lo erano
davvero? Più tardi ho sentito queste cose più spesso, ad esempio dal mio
amico paterno professor Wilhelm Hankel, l'inventore delle
Bundesschatzbriefe (sono obbligazioni pubbliche emesse dalla Repubblica
federale di Germania). Era particolarmente infastidito dal fatto che i nostri
media stanno diventando sempre più acritici, diffondendo spesso
propaganda unilaterale e sono completamente intercambiabili in termini di
“offerta informativa”.
Come lettori, come potete essere sicuri che le spiegazioni che darò più
avanti non siano bugie? Per prima cosa, vi darò nomi, aziende, orari e
luoghi. E ho centinaia di note a piè di pagina con ulteriori riferimenti. Se
anche solo una piccola cosa non è giusta, mi citeranno in giudizio. In
secondo luogo, posso vantarmi del riconoscimento giornalistico che si
ottiene solo se in passato ho certamente raccontato la verità: si facciano
perquisizioni domiciliari per sospetto di tradimento di segreti. Non li ottieni
se menti. Li ottieni quando comunichi qualcosa che la popolazione non
deve sapere. E io sono probabilmente (purtroppo) l'autore tedesco che ha
avuto finora il maggior numero di perquisizioni domiciliari a causa della
sua attività professionale. Ripetutamente nobilitato dallo Stato, per così
dire, per aver fatto resoconti veri.
Premetto un'altra importante osservazione: nei capitoli successivi si
parla spesso dei “giornalisti”. Ma questo non riguarda in alcun modo i molti
redattori decenti e seri, mal retribuiti e spesso lavoratori autonomi o
dipendenti che si attengono con grande dedizione agli ideali e ai valori della
libertà di stampa, ricercando e scoprendo continuamente le lamentele e
volendo riferirle in modo veritiero. Nonostante i loro sforzi, perderanno
gran parte del loro lavoro poco a poco.47 Questo libro riguarda
principalmente coloro che si librano un gradino sopra e si sollevano da noi
cittadini per accompagnarsi alle élite, a volte sono anche corrotti e si
lasciano abbindolare per rapporti di cortesia. Ma, di fatto, come funziona
questa manipolazione?

Note per la ricerca delle fonti

Tutti i collegamenti sotto riportati sono disponibili anche su internet


all'indirizzo www.gekaufte-journalisten.de alla voce “Fonti”. A volte i
collegamenti internet sono cancellati o modificati. Tuttavia, è possibile
trovare collegamenti con contenuti originali nell'archivio internet in
qualsiasi momento e con effetto retroattivo all'indirizzo
https://archive.org/web/, se si inserisce il collegamento che si sta cercando.
Commenti alla prefazione

1. http://www.independent.co.uk/voices/comment/israelgaza-conflict-
thesecret-report-that-helps-israelis-to-hide-facts-9630765.html
2. http://meedia.de/2014/07/29/einstweilige-verfuegung-gegen-die-
anstalt-zdfwehrt-sich-gegen-zeit-journalisten-joffe-und-bittner/
3. http://www.focus.de/politik/experten/wolffsohn/steuerhinterzieher-
theosommer-von-wegen-vorbild-wieder-ein-unmoralischer-
moralist_id_3572472.html
4. http://www.internet-law.de/2014/07/zeit-journalisten-gehen-
gerichtlichgegen-das-z-df-und-die-anstalt-vor.html
5. Citato dopo http://www.internet-law.de/2014/07/zeit-journalisten-
gehengerichtlich-gegen-das-zdf-und-die-anstalt-vor.html
6.
https://dl.dropboxusercontent.com/u/64910762/Manoscritti/Kr%C3%BCger
-Meinungsmacht_356-362.pdf per i collegamenti Nerzwerk di Joffe
7. Hans-Jürgen Bücher, linguaggio dei media, comunicazione mediatica,
critica mediatica, Tubinga 1991
8. Si veda ad esempio http://www.internet-law.de/2014/07/zeit-
journalisten-gehenge-richtlich-gegen-das-zdf-und-die-anstalt-vor.html
9. http://www.cicero.de/berliner-republik/die-liste-der-500/38015 e
http://www.cicero.de/bilder/die-liste-der-500-wichtigsten-intellektuellen
10. http://www.bundestag.de/dokumente/lobbyliste/
11. https://lobbypedia.de/wiki/Hauptseite
12. https://cablegatesearch.wikileaks.org/searchphp?
q=&qo=0&qc=0&qto=2010-02-28
13. https://www.freitag.de/autoren/soenke-paulsen/wie-man-den-
neuenkalten-krieg-gewinnen-kann
14. http://www.huffingtonpost.com/2009/02/06/ap-ceo-bush-
turnedmilita_n_164812.html
15. Vedi la tesi di dottorato “Meinungsmacht” di Uwe Krüger, Colonia
2013
16. https://cablegatesearch.wikileaks.org/searchphp?
q=&qo=0&qc=0&qto=2010-02-28
17. Il documento della CIA può essere trovato qui:
http://file.wikileaks.org/file/cia-afghanistan.pdf
18. Cfr. http://file.wikileaks.org/file/cia-afghanistan.pdf und
http://www.globalrese-arch.ca/the-cia-s-strategy-to-manipulate-european-
public-opinion-onthe-afghanistan-war/18376
19. http://www.coffeeandtv.de/2014/07/07/sack-reis-in-china/
20. Citato dopo http://kress.de/tagesdienst/detail/beitrag/126900-
zeitungsforschervogel-zur-talfahrt-der-tagespresse-produktdifferenzierung-
ist-die-letzte-chance.html
21. Cfr. http://library.fes.de/pdf-files/akademie/10790.pdf e
http://katharinabrunner.en/2014/07/studio-andreas-bird-fes-edition-recoil-
giornaliero-press/
22. Si veda ad esempio http://kreuzer-leipzig.de/2014/07/22/ab-und-zu-
kommt-mal-einpraktikant/
23. Citato dopo http://uni.de/redaktion/wie-medien-uns-sprachlich-
manipulieren
24. http://meedia.de/2014/07/25/warum-das-zdf-schuld-daran-ist-dass-
die-fdpaus-dem-bundestag-flog/
25.
http://www.newsroom.de/news/detail/$IWCOHRFNMSFJ/kommentar_stef
an_laurin_ber_den_derzeit_wohl_gefhrlichsten_mediepolitiker_und_seinen
_griffJn_die_kasse
26. Oltre alle spiegazioni in questo libro, raccomando la dissertazione
"Meinungsmacht” di Uwe come ulteriori studi scientifici. Krüger, Colonia
2103; così come Stephan Weichert e Christian Zabel: Die Alpha-
Journalisten, Köln 2007, sowie Philip Baugut: Politische (Nicht)
Öffentlichkeit in der Mediendemokratie - Eine Analyse der Beziehungen
zwischen Politik und Journalisten in Berlin, Baden-Baden 2009
27. Financial Times, 23. April 2009. Die Blindheit der Journalisten,
http://www.ftd.de/meinung/kommentare/:Kommentar-Die-Blindheit-der-
Journalisten/504082.html?p=1, im Webarchiv unter
http://web.archive.org/web/20111129183355/http://www.ftd.de/meinung/ko
mmentare/:kommentar-die-blindheit-derjournali-sten/504082.html
28. Per i commenti che il Frankfurter Allgemeine Zeitung riceve, vedere
http://www.faz.net/aktuell/feuilleton/media/review-comment-my-days-in-
hass-13038925.html?printPagedArticle=true#pagelndex_2
29. Cfr. http://derstandard.at/1331207267450/Kurt-Gritsch-Gut-
inszeniert-dieMainstream-Meinung, cfr. anche il rapporto “Medien als
Weichensteller zum”.War”, su Internet all'indirizzo http://www.ag-
friedensforschung.de/rat/2003/loquai.html
30. Vedi http://www.bild.de/politik/ausland/europaeische-union/eu-
chefs-kuschen-vor-putin-36938114.bild.html
31. http://diepresse.com/home/3842902/USA_Keine-Beweise-fur-
russischeMitwirkung-an-MH17Absturz?
_vl_backlink=/home/3840315/mdexdo&direct=3840315
32. http://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/2014/07/25/amerikaner-
werdennervoes-hat-die-ukraine-den-abschuss-von-mh17-ausgeloest/
33. Si veda la tesi “Meinungsmacht” di Uwe Krüger, Colonia 2013.
34. http://www.faz.net/aktuell/politik/bundeswehr-in-afghanistan-
feigheit-vordem-buerger-1510966.html
35. Cfr. il rapporto “The Odessa Media GAU” sul sito
https://www.freitag.it/autori/nlicherlinker/il-media-gau-von-Odessa
36. http://washington.cbslocal.com/2014/07/23/kerry-defies-faa-ban-
flies-intotel-aviv/
37. Citato dopo
http://www.newsroom.de/news/detail/$IWCOISLTIOKO/
38. http://derstandard.at/1259281033038/Pressestimmen-Obama-
versuchtworan-Alexander-der-Grosse-scheiterte
39.
http://www.hrw.org/sites/default/files/reports/usnsa0714_ForUPIoad_0.pdf
e http://www.hrw.org/news/2014/07/28/us-surveillance-harming-
journalismlaw-de-mocracy e http://www.asiantribune.com/node/83887 e
http://www.asiantribune.com/node/83887
40. Per coloro che sono menzionati, ma non sono scritti o interrogati,
chiedo la vostra comprensione. Con molte centinaia di persone nominate
per nome, è impossibile per me chiedere a qualcuno una dichiarazione.
41. Citato dopo
http://www.newsroom.de/news/detail/$IWCOISLTIOKO/
42. I collegamenti Internet sono talvolta cancellati o modificati.
Tuttavia, è possibile utilizzare il metodo, più di 500 link elencati nelle note
a piè di pagina di questo libro con contenuti originali dopo un'eventuale
cancellazione da parte di terzi nell'archivio Internet in qualsiasi momento
retroattivamente all'indirizzo https://archive.org/web
43. http://www.sprengsatz.de/?p=2986
44. http://www.stem.de/gesundheit/naegelkauen-knabbern-bis-das-
blutkommt-647394.html
45. http://www.sprengsatz.de/?p=3025
46.
http://www.hildegardknef.de/filmografie%20TV%201997%20B.htm
47. Cfr. ad esempio http://www.wiwo.de/erfolg/beruf/kein-bedarf-diese-
jobs-sind-vomaussterben-bedroht/10208452.html?slp=false=7=false#image
Capitolo 1 - Libertà di stampa simulata: esperienze con gli
editori

Tutte le persone menzionate per nome in questo libro negano una vicinanza
appiccicosa alle organizzazioni d'élite. Negano anche di essere lobbisti.
Negano anche di essere “corrotti” dalla loro vicinanza all'élite. E negano
di aver perso la grinta giornalistica come giornalisti vicini ai suddetti
gruppi. Negano che tale vicinanza si ripercuota sulla loro attività di
comunicazione.

La verità - esclusivamente per i giornalisti?

Come può essere che i nostri principali media celebrino l'Unione europea e
l'euro come un progetto per il futuro, anche se milioni di persone in tutta
Europa sono critici nei confronti dell'UE e dell'euro? Jean-Claude Juncker,
a lungo capo del governo lussemburghese e ora capo della Commissione
europea, ci dice come funziona:
“Decidiamo qualcosa, poi la depositiamo nella stanza e aspettiamo un
po' di tempo per vedere cosa succede. Se non ci sono grandi grida e
disordini, perché la maggior parte delle persone non capisce ciò che è stato
deciso, allora continueremo - passo dopo passo fino a quando non ci sarà
la possibilità di tornare indietro.1
Perché i nostri principali media incoraggiano questi politici invece di
denunciarli? La risposta: sono meschini come loro. Sono incollati a queste
élite. Come possibile che i nostri principali mezzi di comunicazione di tutto
il mondo richiedano costantemente nuovi dispiegamenti militari stranieri
dei nostri soldati, anche se la maggioranza della popolazione è chiaramente
contraria? La risposta: i nostri giornalisti di prima classe non sono altro che
la longa manus dell'ufficio stampa della NATO. Anche su questo punto
saremo molto chiari in questo libro. Come è possibile che i nostri principali
media continuino a elogiare l'immigrazione di massa da ogni tipo di paesi
come ulteriore “arricchimento”, anche se la massa della popolazione
preferirebbe chiudere le frontiere per alcuni migranti oggi piuttosto che
domani? La risposta: l'industria e l'élite finanziaria la vogliono così, perché
masse di lavoratori a basso costo servono i loro interessi.
L'elenco delle domande d'indagine potrebbe continuare a tempo
indeterminato. Ma la domanda più importante sullo sfondo è: chi governa
veramente l'Europa? Non sono certo i cittadini dell'Unione europea. Perché
tutto questo ha poco in comune con la democrazia. È piuttosto un'illusione
di democrazia, un'allucinazione ben fatta. Ma se i cittadini non hanno voce
in capitolo, chi decide al loro posto? Si tratta forse di un gruppo di
pressione, un gruppo dei più importanti e influenti pesi massimi
dell'industria, del mondo finanziario e della politica, che tira le fila dietro le
quinte e controlla il nostro pensiero attraverso i principali media?
Tutto questo somiglia molto alla teoria del complotto. Ma si trovano
dichiarazioni sorprendenti su giornali rinomati che ti fanno pensare. L'euro,
ad esempio, come riferisce il Frankfurter Rundschau (FR), torna alla rete
segreta dell'élite del gruppo Bilderberg.2 Questa dichiarazione, che secondo
FR è confermata da un presidente onorario del Bilderberg, è, però, solo un
esempio tra tanti per come le reti d'élite ovviamente dirigono le nostre vite
dietro le quinte. In questo libro vedremo, in un capitolo a parte, prendendo
ad esempio l'euro, come questa rete fa propaganda per affermare gli
interessi della politica e dell'élite finanziaria contro la popolazione. Tutto
questo, però, non è possibile senza la supremazia sul flusso di informazioni
che è influenzato da alcuni gruppi di pressione.
Un interessante studio di laurea, svolto a Monaco di Baviera, ha
elaborato, per gli anni 2000-2012, 80 articoli selezionati del Frankfurter
Allgemeine Zeitung (FAZ) sugli aggettivi e gli avverbi usati dai capi di stato
Obama (USA) e Putin (Russia), quindi parole in connessione con Obama o
Putin, che si avvicinano negli articoli a una descrizione valutativa. Nel caso
di Putin, gli aggettivi e gli avverbi usati dalla FAZ sono chiaramente
negativi, come: minaccioso, duro, aggressivo, conflittuale, antioccidentale,
politico potente, non veritiero, freddo, calcolato, calcolatore, cinico, aspro,
inattendibile e non coerente (negli argomenti). Il tono è completamente
diverso verso Obama: impegnato, accolto freneticamente, entusiasta,
conciliante, lodato, speranzoso e determinato.3 Detto in un linguaggio
semplice: il Frankfurter Allgemeine Zeitung, una volta così rinomato per
essere neutrale, indipendente, imparziale nei suoi articoli, certamente oggi
non è più obiettivo. Che cosa è accaduto? Questo modo di fare
informazione ha forse qualcosa a che fare con gli scrittori del FAZ vicini a
certe élite e al potere? Risponderemo a questa domanda nei capitoli
seguenti, non solo in relazione al FAZ. E perché i principali media non
vogliono che si adombri anche solo una vicinanza alle élite?
Cambiamo scena. Qualche anno fa il giornalista Thomas Leif ha
realizzato un quadro cospirativo con il documentario televisivo
Strippenzieher und Hinterzimmer (Burattinai e retroscena): giornalisti,
ministri e funzionari di partito si siedono in una barca, s’isolano dalla
popolazione e vanno d'accordo splendidamente. Lo spettatore ha visto come
si fa politica durante le conversazioni in circoli segreti. Il film parlava di un
mondo cospiratoriale del malaffare.4 Quello che si mostrava non era una
teoria della cospirazione. La pellicola era esplosiva perché si vedeva che
c'erano dei colpevoli. Solo che hanno trovato il malaffare completamente
normale. La sola questione di queste reti segrete dietro le quinte è percepita
come un affronto dai giornalisti interessati. Quando la rivista NDR Zapp
intervistò un membro di un tale gruppo, la risposta fu: “Trattiamo cose
segrete. E quindi: vogliamo capire la politica e uno spettatore o ascoltatore
o lettore non deve saperlo. Devono solo capire quello che diciamo”. Quindi
lo spettatore e il lettore devono solo capire cosa dicono i giornalisti? Non
dovrebbe nemmeno sapere chi vuole diffondere quali notizie e quali
messaggi? La NDR ha citato una giornalista che ha detto a proposito di tali
conversazioni segrete: “Quello che si fa lì è il nostro segreto professionale.
Lo stesso vale per il lobbismo. Un lobbista non dice mai apertamente con
chi parla, quali documenti riceve, dove li inoltra e che fine fanno. È la
stessa cosa”. E una ex redattrice di ZDF (Zweites Deutsches Fernsehen -
Seconda Televisione Tedesca) ha detto: “Il valore aggiunto sta
semplicemente nel fatto che sperimentiamo la verità e che poi - per quanto
amara possa essere per alcuni - non possiamo scriverla o diffonderla”.5 Può
essere? La verità solo per i giornalisti? E poi non sono autorizzati a
diffonderla? Che sta succedendo davvero? Chiunque creda che le notizie
siano equilibrate, affidabili e vere sarà privato di tutte le illusioni grazie a
questo libro.
Io stesso persi le illusioni sul giornalismo e sull'informazione veritiera
già alcuni decenni fa. Ricordo bene quel giorno: l'esercito iracheno aveva
marciato verso il Kuwait il 2 agosto 1990. Fino ad allora, Saddam Hussein
era sempre stato ritratto positivamente nei nostri media. Durante la notte è
bastato un racconto per ritrarre gli iracheni come l'epitome del male. Fu
fatto dall'agenzia di stampa Hill & Knowlton specializzata in bugie. Lì
hanno inventato la storia, secondo la quale i soldati iracheni negli ospedali
kuwaitiani avevano strappato i bambini indifesi dalle incubatrici e li hanno
fracassati sul pavimento di cemento per poter trasportare le incubatrici dal
Kuwait a Baghdad. La storia della menzogna doveva giustificare l'ingresso
degli USA nella guerra per la “liberazione” del Kuwait. Anche Amnesty
International contribuì a diffondere la menzogna dell'incubatrice.6 Nel
dicembre 1990, Amnesty International pubblicò un rapporto sulla
violazione dei diritti umani in Kuwait, dove anche la bugia dell'incubatrice
apparve come una presunta realtà[2]. Il 12 gennaio 1991, il Congresso degli
Stati Uniti votò a favore della guerra contro l'Iraq.
In un'udienza del Congresso degli Stati Uniti del 10 ottobre 1990, una
giovane ragazza di nome “Nayirah” aveva precedentemente dichiarato di
aver visto con i propri occhi come i soldati di Saddam Hussein avessero
lasciato morire i bambini sul freddo pavimento di cemento degli ospedali
del Kuwait e rubato le incubatrici. Questa straziante dichiarazione su come
Saddam Hussein e i suoi scagnozzi fossero diabolici fu trasmessa in tutti i
salotti americani e, naturalmente, anche i tedeschi furono coinvolti ed ebbe
come effetto l'auspicata mobilitazione del pubblico per la guerra. Qualche
tempo dopo venne fuori che tutta la storia era falsa. A proposito, la ragazza
era la figlia dell'ambasciatore kuwaitiano a Washington, Saud bin Nasir Al-
Sabah. Ed era stata appositamente addestrata dall'agenzia di stampa Hill &
Knowlton per recitare ad arte la sua dichiarazione piangendo. Il governo
kuwaitiano aveva pagato un totale di 12 milioni di dollari ai media e alle
agenzie per questa campagna di propaganda. All'epoca ero redattore di un
giornale. Avevo visto da vicino come la menzogna fosse stata riportata in
molti giornali tedeschi per condurre l'umore della popolazione tedesca al
suo punto di ebollizione: Saddam Hussein, che fino ad allora era stato un
“buon governante” per noi tedeschi, doveva essere degradato a una specie
di insetto durante la notte insieme agli iracheni. I nostri media riuscirono in
questo intento.
Qualche mese prima, tra l'altro, poco dopo un'operazione di gas tossici
da parte degli iracheni, mi trovavo su un fronte di guerra dove i soldati di
Saddam Hussein avevano ucciso gli iraniani con gas velenoso di
fabbricazione tedesca. Accadde presso Zubaidat nel luglio del 1988. Lo
descriverò più avanti in modo ancora più dettagliato.7 Ho fotografato le
orribili vittime iraniane di gas velenosi, il cui cervello è uscito dagli occhi,
dal naso e dalla bocca. Non pensate che in Germania ci sarebbe stata
un'ondata di indignazione come reazione. Vi fu, piuttosto, un silenzio nel
giornalismo tedesco. In contrasto con la menzogna delle incubatrici qui
descritta poche righe prima, la gassazione delle persone fu una realtà
brutale. Ma siccome l'onda propagandistica si era intromessa nelle
incubatrici, accadde come se le interfacce dei cervelli di masse di persone
fossero state manipolate. Improvvisamente tutti gridarono insieme: Guerra!
Guerra! Guerra! Questo non sarebbe stato possibile se i nostri giornalisti di
prima classe, anzitutto, non si fossero messi in marcia per la campagna di
disinformazione. E io facevo parte di quella squadra di disinformazione del
gruppo di pressione.
Questo libro è la prima parte di tre pubblicazioni esplosive sull'industria
dei media. Nei capitoli successivi scoprirete quali reti segrete controllano
realmente il nostro flusso d'informazioni. Riguarda l'appiccicosa vicinanza
dei nostri media alle élite. E le conseguenze difficili da credere. In un altro
libro, impareremo quali sono i trucchi usati dagli editori di lingua tedesca
per imbrogliare sistematicamente i loro clienti pubblicitari. Questo libro ve
ne darà un piccolo assaggio. E in un terzo volume riferirò quali giornalisti
sono presenti in quali elenchi interni dell'industria dei comunicati stampa.
Sarà devastante anche quello. Perché la maggior parte dei nostri resoconti
giornalistici è stata acquistata nel frattempo. Ma ho già rivelato alcuni dei
nomi in questo libro. In questo libro, dedichiamoci prima di tutto alla libertà
di stampa simulata, in particolare al lavoro delle lobby, alle reti segrete dei
nostri opinionisti e alle conseguenze sull'informazione.
Verità comprate: reti d'élite e servizi segreti

Io stesso, l'autore di questo libro, ero un carnefice. Retrospettivamente,


sono stato corrotto, manipolato e disinformato. Esattamente mi mancava la
distanza, che nei seguenti capitoli rimprovero ad altri giornalisti e che
anch’io l'avevo data per scontata per molto tempo. Ho anch’io usato gli
sconti per la stampa, ho accettato inviti gratuiti in hotel a 5 stelle o viaggi
amicali con politici di spicco per conto dei miei capi, ho occupato posizioni
in fondazioni o ho tenuto conferenze presso organizzazioni collegate ai
servizi segreti. Per come la vedo oggi, a volte sono stato comprato come
dipendente della Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) per articoli positivi.
E mi sono lasciato comprare. Con l'appoggio del mio datore di lavoro che si
aspettava che lo facessi naturalmente. Oggi posso parlarne, ma questo non
rende le cose più giuste. Alcune cose sono cambiate da allora. E oggi anche
l'informazione comprata è una cosa ovvia. Ad esempio, l'Unione Europea
paga ora i giornalisti “indipendenti” per migliorare l'immagine dell'UE in
presunti mezzi di comunicazione “indipendenti”. Sia le aziende mediatiche
private che quelle pubbliche competono per ottenere fondi per i comunicati
stampa stanziati dall'UE. Si chiama giornalismo comprato.8 E funziona al
contrario: due reporter britannici hanno offerto con successo ai deputati
europei i soldi per cambiamenti legislativi.9 In Svizzera, i giornalisti
ricevono oggi buste con 500 franchi in contanti (circa 410 euro) se
partecipano a “conferenze stampa”.10 E anche in Svizzera, una casa editrice
offre ai politici ritratti con i colori più belli, anche se questi acquistano poi
una inserzione sul loro giornale.11 Ma dove si fa il giornalismo, dovrebbe
esserci anche il giornalismo. Günther Jauch, già presentatore della rivista
critica Stern TV e uno dei giornalisti più noti, ad esempio, ha pubblicizzato
“in una striscia di 20 minuti l'azienda statunitense Amway”, “che vende
prodotti per il lavaggio e la cura del corpo con il metodo delle palle di
neve”.12 È possibile fare una cosa del genere per un giornalista critico?
Dove sono i limiti? Un giornalista tedesco può fare pubblicità? In ogni caso,
nulla è rimasto per l'inattaccabile uomo Jauch. A posteriori, probabilmente
è estremamente imbarazzante. E come è imbarazzante, quando in una tesi
universitaria sulla informazione tendenziosa nei media tedeschi
(“Tendenziöse Attributierung in deutschen Printmedien”13 ) a proposito di
un articolo del giornalista della FAZ Horst Bacia, si legge:
L'analisi di questo articolo in vista dello sviluppo del tema, si traduce
quindi al meglio in un'argomentazione che, nella sua realizzazione,
assomiglia a quella di un testo pubblicitario.14
Come, scusi? Un documento universitario certifica il livello di un testo
pubblicitario a uno dei famosi autori del FAZ dopo un'analisi approfondita?
Ci sono evidenti confini sfumati che non dovrebbero essere sfumati. Come
scrive lo studioso della comunicazione Wolfgang Donsbach sul rapporto
generale tra verità e giornalismo in Germania:
In Germania, questa tendenza a valutare e selezionare le informazioni secondo la propria
opinione è più pronunciata che in altri paesi.15

La manipolazione del lettore è stata evidente al FAZ per anni. Il Dr. Heinz
Loquai tenne un famoso discorso sull'argomento nel 2003, in cui scrisse sul
FAZ:
Dal corrispondente del FAZ di Washington apprendiamo, tra l'altro, che Bush studia ogni
giorno la Bibbia, prega regolarmente e giudica le sue azioni in base alla domanda: “Cosa
farebbe Gesù?” Il presidente era un “esempio di modestia e solidarietà popolare”, c’era
davvero una “fibra arrogante[!] nell'essere di Bush”, ma era “un uomo d'amore”. La sua
“porzione dì zelo missionario” è stata attenuata dalla “prudenza dello statista”, e la “paziente
attesa” era espressione della “decisione del talento politico naturale”. Anche se Bush sapeva di
non essere un intellettuale, poteva contare “sul suo istinto politico, sulla sua saggezza e sul suo
spirito materno”. Così (…) avvertiti, possiamo continuare ad affidarci all'obiettività e al
giudizio dei corrispondenti americani dei principali quotidiani e settimanali tedeschi! Arruolati
nelle truppe alleate, incorporati nella rete politico-mediale di Washington - qual è la differenza?
16

L'allora corrispondente da Washington del FAZ, Matthias Rüb, aveva scritto


la citata adulazione del Presidente Bush poco prima della guerra in Iraq nel
2003, che era contraria al diritto internazionale. Un anno dopo gli fu
assegnato il Premio Arthur-F.-Burns per un altro articolo. Il premio Arthur-
F.-Burns viene assegnato dal ministro degli Esteri tedesco. E chi sceglie i
vincitori oggi? La giuria comprende, ad esempio, i giornalisti Sabine
Christiansen e Stefan Kornelius (Süddeutsche Zeitung).17 Tenete a mente
questi nomi. Li incontreremo più spesso per interessanti valutazioni.
In Germania, i corrispondenti commerciali di autorevoli quotidiani
scrivono anche sotto pseudonimi per riviste di aziende dove compaiono
anche come dipendenti del proprio giornale. E i redattori pubblici si fanno
pagare dai partiti politici per insegnare nei corsi ai politici come tenere a
bada i giornalisti mordaci. Tutto questo oggi è dato per scontato.
Presentatori, che ci mostrano le notizie commerciali delle banche in
televisione, in un secondo tempo moderano eventi delle banche e per questo
sono pagati principescamente. La Germania è la repubblica acquistata e allo
stesso tempo venduta. In ogni caso, siamo coperti 24 ore su 24 con verità
comprate. Soprattutto dalla politica e dagli affari.
Come giornalista in alcune reti, si impara a creare o rafforzare lo stato
d'animo della popolazione. Si tratta di un rapporto piacevole nell'interesse
dei politici e dei partiti, associazioni o istituzioni. Ne sono stato
consapevole per decenni e vi ho partecipato attivamente - per esempio come
un vanesio del FAZ. Lo descriverò meglio che posso. Diventa abbastanza
devastante quando i politici, i padroni dell'informazione privilegiata, i
giornalisti prescrivono l'uso o il non uso delle notizie. Si chiama
eufemisticamente “autorizzare”. Un politico può approvare ciò che gli è
stato chiesto e ciò che ha detto. Tutto quello che è sgradevole sarà
cancellato. Nel 2012, il SpiegelBlog lo ha detto:
E a volte, quando un giornalista tedesco si siede di fronte a un interlocutore americano e gli dà
l'opportunità di rivedere le proprie citazioni alla fine dell'intervista, quello lo guarda come se
fosse un alieno in costume jihadista. Non è stupido anche questo? Concedere alla tua
controparte così tanto controllo? In Germania l'autorizzazione è coltivata da decenni. DER
SPIEGEL non l'ha inventata negli anni '50 (…) del secolo passato. Ma l'ha coltivata in modo
così coerente che ora è lo standard del settore qui in Germania, almeno per le interviste.18

A un esame più attento, autorizzare significa sottomettersi a un'autorità. I


giornalisti poi si sottomettono ai potenti. I politici possono sempre
cancellare le notizie spiacevoli perché si trattava di un'intervista “non
autorizzata”.19 In Germania, i signori dell'informazione privilegiata
prescrivono quindi l'uso o il non uso di notizie da parte dei giornalisti. E
pensiamo che questo sia completamente “normale”. Proprio come la gente
trovava “normale” nel Medioevo il rapporto della corte per denunciare i
tribunali aristocratici. Come nel Medioevo, alcuni dei servitori di corte sono
anche oggi particolarmente vicini ai potenti e si dilettano ascoltando le loro
parole. Il personale e i costumi di questo dramma, potrebbero essere
cambiati nel corso dei secoli. Il regista, tuttavia, è sempre lo stesso: la rete
dei potenti.
I principali giornalisti sono circondati da reti d'élite in cui i comuni
cittadini sono semplicemente esclusi. I giornalisti asseriscono volentieri di
avere un'importante funzione di critica e di controllo. Dicono che vogliono
ostinatamente perseguire e scoprire le irregolarità. Soprattutto, vogliono
“guardare il potente negli occhi”. I giornalisti si definiscono quindi “il
quarto potere”. La funzione d'informazione è la funzione centrale dei media
e del giornalismo. Ciò significa comunicare al destinatario
dell'informazione ciò che non conosceva prima, in modo completo,
oggettivo e comprensibile. E questo in una forma che non deve ricordarci il
giornalismo in una dittatura. Cosa c'è da pensare quando anche il
telegiornale tedesco di ZDF, condotto da Claus Kleber, è paragonabile al
telegiornale governativo nordcoreano?20 E come sei tollerato se sei membro
della controversa organizzazione Atlantik-Brücke, come Kai Diekmann,
caporedattore della rivista “indipendente” Bild-Zeitung?
Sei davvero ancora neutrale quando, come l'editore del settimanale DIE
ZEIT\ Josef Joffe, sei allo stesso tempo membro del filo-americano Aspen
Institute “molto vicino alla CIA“?21 Josef Joffe stesso dice del suo lavoro di
lobbying a favore degli USA in Germania: “Siccome la maggioranza del
paese non pensa molto amichevolmente agli USA, io scrivo contro questa
maggioranza”.22 Quindi Josef Joffe, un litigioso guastafeste,23 non sapeva
che l'Aspen Institute di Berlino era sospettato di essere anche l'ufficio
operativo di agenti dei servizi segreti americani?24 Si dice in uno studio
sulle relazioni transatlantiche con Shepard Stone, primo direttore dell'Aspen
Institute di Berlino:
Questa “natura morta armoniosa” non è facilmente disturbata dal sospetto che Stone fosse un
ufficiale responsabile di uno o più servizi segreti americani. Il suo “ufficio di lavoro”: l'Aspen
Institute di Berlino.25

È possibile - come fa Stefan Kornelius, un collega simpatico e cosmopolita


della Süddeutsche Zeitung - intrecciarsi con un intero gruppo di
organizzazioni di lobby politiche e poi riferire in modo indipendente sui
processi politici? Io dico: no, di certo non si può fare. Lo scrive anche la
Süddeutsche Zeitung. Quando il corrispondente della rete televisiva ZDF,
Udo van Kämpen, batterista diplomato di 26 anni, nell'estate del 2014
canticchiò in conferenza stampa una serenata di compleanno per Angela
Merkel, il giornale di Monaco di Baviera era indignato: “I giornalisti non
fanno queste cose. Sono osservatori, non partecipanti. (…) Chiunque sta
troppo vicino a un politico, non dovrebbe più riferire su di lui o sul suo
argomento specialistico, altrimenti la credibilità e l'indipendenza di un
politico va fuoribordo. (…) La reputazione dei giornalisti non è la migliore,
comunque”.27 I giornalisti non devono avere questa vicinanza ai politici o
alle loro organizzazioni, anche dal punto di vista della Süddeutsche Zeitung.
Ma come si coniugano queste parole con i legami di lunga data del
giornalista Stefan Kornelius col suo giornale? Nel frattempo Stefan
Kornelius è stato duramente messo alle corde. Gli Stati Uniti, che egli
aveva difeso vigorosamente da anni contro tutti gli attacchi nei suoi articoli
più importanti, hanno pugnalato i tedeschi alle spalle spiando i cittadini.
Ovviamente, questo ha portato anche a un cambiamento di tono
nell'atteggiamento di Kornelius nei confronti degli Stati Uniti. Un giornale
ora scrive di questo nuovo tono ovviamente purificato di Kornelius:
Gli ultimi commenti di Kornelius danno l'impressione di un autore fantasma offeso che si rende
conto che potrebbe aver scommesso sul cavallo sbagliato. Con le crescenti tensioni di politica
estera tra la Germania e gli Stati Uniti, non sono solo i cocktail e le cerimonie di premiazione
dall'altra parte dell'Atlantico che diminuiranno, anche l'élite tedesca le apprezzerà meno.28

Ma a volte la gente scommette solo sul cavallo sbagliato. Non interferisce


con l'indipendenza? Come può il direttore della rinomata Wirtschaftswoche,
Roland Tichy, essere anche presidente del consiglio di amministrazione
della Fondazione Ludwig Erhard,29 membro del consiglio di
amministrazione della Fondazione Johanna Quandt30 (fondata dalla
miliardaria Johanna Quandt) e nel consiglio di amministrazione della
Fondazione del radicale liberista Friedrich-August-von-Hayek?31 Holger
Steltzner, redattore responsabile della prestigiosa sezione commerciale
dell'allora rinomato Frankfurter Allgemeine Zeitung, è anche membro del
consiglio di amministrazione della Fondazione Friedrich August von
Hayek.32 Nel curriculum vitae ufficiale del suo giornale, Steltzner tace
questo incarico.33 Friedrich August von Hayek (1899-1992) disprezzava la
democrazia come “un sistema prodotto dal ricatto e dalla corruzione della
politica”, un “feticcio di parole”.34 Cicero scrive di Hayek: “Un'altra parte
dei dogmi di Hayek è che le decisioni democratiche dovrebbero essere
prese solo da coloro che sono essi stessi interessati. In altre parole, solo i
ricchi dovrebbero essere autorizzati a decidere quante tasse i ricchi devono
pagare allo Stato, cioè al pubblico in generale. Anche così si permette
l'abolizione della democrazia”.35 Può un prestigioso giornalista tedesco
sostenere simili idee? Per quale lobby, allora, state lavorando? È questo
l'aspetto del giornalismo indipendente? È ancora possibile fare
informazione liberamente?
Ancora più devastante: le organizzazioni transatlantiche con sede in
Germania hanno potuto richiedere i finanziamenti statunitensi nel 2014, se
influenzano i tedeschi in modo tale da rappresentare gli interessi
filoamericani, ad esempio, nell'accordo di libero scambio richiesto dagli
Stati Uniti. Considerate questa una confusa teoria del complotto? Allora
non si può più credere a un giornale famoso come il Washington Post o
all'ambasciata degli Stati Uniti. Perché ne hanno riferito nel 2014.36 Per
ogni manipolazione ben preparata degli opinionisti tedeschi nel nostro
paese, arrivavano tra i 5000 dollari (circa 3670 euro) e i 20.000 dollari
(circa 14.700 euro) dall'ambasciata americana, a seconda dell'importanza
delle élite influenzate. All'epoca in cui fu scritto il mio manoscritto,
l'ambasciata americana a Berlino aveva dei moduli in internet su cui le
organizzazioni collegate agli Stati Uniti in Germania potevano richiedere
fondi se si trattava di propaganda tra i tedeschi per gli obiettivi di
Washington. L'ambasciata americana a Berlino ha persino espresso la sua
gratitudine per i numerosi partecipanti a questo progetto di
manipolazione.37 I nostri giornalisti di prima classe, che mostrano o hanno
mostrato una vicinanza appiccicosa a tali organizzazioni filo-americane,
affermano di non aver saputo tutto questo?
E che dire del sostegno ai giornalisti fornito dai partiti politici? I
semplici cittadini realmente credono che un laureato dell'accademia di
giornalismo vicina alla CDU*11 della Fondazione38 Konrad Adenauer o
dell'accademia di giornalismo vicina alla SPD*12 della Fondazione
Friedrich Ebert39 capovolgerà l'interruttore nel suo cervello dopo questo
addestramento e dopo la formazione di partito in futuro scriverà articoli
solo in modo neutrale?
Sostengo, dopo molti anni di esperienza personale: no, niente di tutto
questo è possibile. Anch’io sono stato costruito e sostenuto dalla rete d'élite
che da tempo ha abbracciato impercettibilmente i giornalisti influenti come
una piovra e ha guidato la loro penna. Come, naturalmente, allo stesso
tempo ero anche un presunto giornalista indipendente del Frankfurter
Allgemeine Leitung e facevo parte del personale addetto alla pianificazione
della Fondazione Konrad Adenauer, che è vicina alla CDU.
Guardando indietro, ero un lobbista. Ad esempio, un lobbista cerca di
influenzare l'opinione pubblica sui mass media per i gruppi di interesse. È
quello che ho fatto. Ad esempio, per il servizio segreto tedesco per l'estero.
Il Frankfurter Allgemeine Zeitung mi ha esplicitamente incoraggiato a
rafforzare i contatti con i servizi segreti occidentali, e si rallegrava quando
da là fornivo il mio nome agli articoli, a volte pre-formulati, almeno nelle
parole chiave. Uno dei tanti esempi, che ricordo bene: il rapporto
rivelazione “Le aziende europee aiutano la Libia a costruire una seconda
fabbrica di gas velenosi” del 16 marzo 1993, che, come molti dei miei
articoli relativi ai servizi segreti, aveva causato una scossa mondiale, era
stato redatto da due dipendenti della BDN,*13 alla mia presenza, in una sala
visitatori del Frankfurter Allgemeine Zeitung in Hellerhofstrasse 2 a
Francoforte. In altre parole: mi hanno preparato l'articolo, pubblicato poi in
gran parte nella sezione Redazione del FAZ, paragrafo per paragrafo. Uno
dei compiti di questi due dipendenti della BND era quello di scrivere
articoli per rinomati giornali tedeschi. La BND, con la conoscenza delle
case mediatiche tedesche, lo ha fatto per molti giornali, secondo i suoi
dipendenti. In seguito, la BND ebbe anche un piccolo ufficio ben
mimetizzato nella Mainzer Landstrasse a Francoforte, a soli due isolati dalla
sede del FAZ, sopra un negozio. C’era del materiale riservato, comunque,
che veniva dalla BND.
Se un gruppo è stato “ben collaudato” nella formulazione degli articoli,
a un certo punto c’era il successivo livello superiore di “cooperazione”: ti
davano pile di documenti segreti che potevi valutare a tuo piacimento.
Ricordo che avevamo acquistato un apposito armadio in acciaio dal FAZ,
soprattutto per i molti rapporti segreti. (Durante una visita di colleghi nella
redazione di una rivista di Amburgo, ho visto che lì stavano facendo la
stessa cosa.)
In quel momento non sapevo ancora quanto i servizi segreti parlassero
in modo sprezzante dei giornalisti. “Per qualche centinaio di dollari al mese,
puoi avere un giornalista a basso costo come una buona puttana”. Con
queste parole l'editore Philip Graham del Washington Post ha citato un
agente della CIA circa la disponibilità e il prezzo di quei giornalisti che
erano disposti a distribuire servizi di propaganda in articoli per la CIA. Con
il sostegno, ovviamente, dei datori di lavoro che sapevano e sostenevano
tutto questo. E la BND era l'emanazione dei servizi segreti americani, una
sorta di organizzazione sussidiaria. La BND non mi ha mai offerto dei soldi.
Ma io e molti colleghi tedeschi non ne abbiamo avuto bisogno. Ci
sentivamo così bene quando eravamo scrittori a contratto per un servizio
segreto o ci era permesso di lavorare per esso in qualche modo.40
Ho imparato alcune cose, ma non mi è stato permesso di segnalarle.
Queste erano probabilmente prove della mia affidabilità come portatore
d'acqua e come lacchè dei servizi segreti. Anche i servizi segreti stranieri
hanno finanziato i miei viaggi. Ad esempio, i servizi britannici alle
conferenze dei servizi segreti a Wilton Park.41 Dopo la Seconda Guerra
Mondiale, quella residenza di campagna britannica fu inizialmente un
campo di rieducazione42 per tedeschi selezionati e, in seguito, fu usata per
dirigere, per esempio, giornalisti tedeschi come me. È stato finanziato dai
servizi britannici. Di questo non si parla nelle rivelazioni della talpa dei
servizi segreti, Edward Snowden. Non sembra esserci nei suoi documenti.
Nell'estate del 2005, ero allora “corrispondente principale” della rivista
patinata Park Avenue, telefonai dal mio ufficio della casa editrice Grüner +
Jahr di Amburgo per più di un'ora con James Woolsey, boss di lunga data
della CIA, la cui moglie è nell'organizzazione di propaganda transatlantica
German Marshall Fund (ci arriveremo più avanti). Durante la
conversazione ero rimasto sorpreso che il collegamento non si fosse
interrotto, perché Woolsey era seduto durante la nostra conversazione
telefonica prima nel suo ufficio in Virginia, poi in limousine e poi in
elicottero. E la comunicazione era davvero buona come se lui fosse seduto
proprio di fronte a me. Parlammo di spionaggio industriale e Woolsey mi
chiese di presentare una relazione a Grüner + Jahr che desse l'impressione
che gli Stati Uniti non avessero praticato lo spionaggio industriale in
Germania attraverso i suoi servizi segreti. Per me, l'assurdo non era solo il
contenuto della conversazione che, grazie a Dio, non fu mai stampato. Dal
mio punto di vista era davvero assurdo che la casa editrice Grüner + Jahr
inviasse un mazzo di fiori alla segretaria del tuttofare della CIA, Woolsey,
in Virginia, naturalmente dopo la conversazione, perché un dipendente di
Grüner + Jahr voleva mantenere caldo il contatto con la CIA.
Sì, in retrospettiva anch’io ero uno di quegli autori, che era stato
strumentalizzato e riceveva materiale dall'esterno. Ero un lobbista che
avrebbe dovuto influenzare l'opinione pubblica attraverso i mass media.
Solo che, all'epoca, non volevo ammetterlo. Per questo motivo capisco
perfettamente quando gli ex colleghi, che si comportano ancora allo stesso
modo e, ad esempio, sono membri di lobby proamericane o vicini a loro,
ancora oggi non vogliono ammetterlo. Ma distogliere lo sguardo non lo
rende più corretto. Un lobbista riferisce tendenziosamente. E l'informazione
tendenziosa dei nostri principali media conferma (sulla base di diversi
esempi, anche da parte del FAZ) la tesi universitaria di Monaco di Baviera
“Tendenziöse Attributierung in deutschen Printmedien”, pubblicata nel
2012.43 Qualche tempo fa ho trovato il titolo: “Studio: Frankfurter
Allgemeine Zeitung è in cima alle liste di lettura dei lobbisti”.44 L'articolo
diceva: “La pubblicazione più frequentemente letta dai lobbisti tedeschi è il
Frankfurter Allgemeine Zeitung. Si trova in cima alla lista di lettura per
l'88% di loro”. Mi chiedo perché? Diamo un'occhiata più da vicino.

Come fui corrotto da una compagnia petrolifera

L'ex presidente federale Johannes Rau (SPD) una volta dichiarò: “Diventa
pericoloso quando i giornalisti condizionano processi politici o addirittura
le decisioni elettorali attraverso un'azione attiva guidata da altri interessi.
Diventa pericoloso quando con l'inasprimento o con le mezze verità, gli
stati d'animo sono volutamente rinforzati o addirittura ampliati. Guardando
indietro, ero uno di quelli che avrebbero dovuto influenzare i processi
politici attraverso i loro articoli. Quando, per esempio, i rispettivi residenti
della BND mi fornivano “informazioni” per il mio “resoconto” nel
Frankfurter Allgemeine Zeitung durante i miei innumerevoli viaggi
all'estero, trovavo tutto questo “ovvio”. Tuttavia, non ho quasi mai potuto
verificare se le informazioni fossero corrette. Ma all'epoca le ho diffuse con
la copertura dei miei capi. Il testo che avrei dovuto usare era per lo più
“secondo le informazioni fornite dai circoli dei servizi segreti”. Al
Frankfurter Allgemeine Zeitung si era davvero orgogliosi di avere buoni
contatti con i “circoli dei servizi segreti”. Ma nessuno poteva controllare le
“informazioni” che provenivano da lì. Le abbiamo semplicemente
pubblicate.
Guardando indietro, mi vergogno. In effetti vi avevo lavorato, ma mi fu
anche detto che avrei potuto essere esonerato se non avessi partecipato. Sì,
esiste davvero una cosa del genere. All'epoca avevo studiato legge e chiesi,
per precauzione, ai colleghi che erano diventati avvocati. Mi hanno
confermato l'affermazione che un datore di lavoro potrebbe licenziare un
dipendente se rifiutasse di collaborare con la BND. In seguito ci sono state
anche sentenze apertamente consultabili, ad esempio: un pilota che non
voleva lavorare sotto copertura per la BND, presso la controllata
dell'ADAC Aero-Flugdienst, fu licenziato perché “metteva in pericolo la
sicurezza dello Stato”. E il Tribunale del Lavoro approvò il
licenziamento.45 Molti lettori non considereranno una cosa del genere
possibile in una democrazia, ma la associeranno a paesi come la RDT*14.
Ma era la realtà. Anche la grande rete dei corrispondenti tedeschi esteri
erano interessanti dal punto di vista della BND. Era il camuffamento
perfetto per far portare a termine a insospettabili “giornalisti” ricerche
scabrose. I colleghi che l'avevano fatto me ne hanno parlato all'estero,
perché anch’io ero coinvolto in questa rete. Ci siamo promessi il silenzio. Si
tenga a mente, tuttavia, che la BND ha 6.000 dipendenti a tempo
indeterminato e circa 17.000 dipendenti “informali”. Hanno professioni del
tutto normali e non ammetterebbero mai apertamente di lavorare anche per
la BND. In tutto il mondo è così. Come ho inevitabilmente notato nel corso
dei decenni all'estero, quasi tutti i giornalisti stranieri di un giornale
americano o britannico lavoravano anche per i servizi segreti nazionali.
Devi solo tenerlo a mente se pensi di avere una informazione mediatica
“neutrale” di fronte a te.
Quando, sollecitato dal mio datore di lavoro, stavo lavorando per la
Bundesakademie für Sicherheitspolitik, vicina ai servizi segreti, fui esentato
dal mio orario di lavoro, alla fine dell'estate del 1993, per un invito di sei
settimane da parte della lobby transatlantica German Marshall Fund degli
Stati Uniti. Questo sicuramente ebbe un effetto sulla mia attività di
giornalista. Il German Marshall Fund mi mandò a New York per un turno
di notte con i poliziotti del Bronx. Nel Frankfurter scrissi l'articolo con
questo titolo: “I poliziotti più duri del mondo attraversano queste porte”. Fu
uno dei tanti articoli positivi sugli Stati Uniti - discretamente organizzato
dal German Marshall Fund. Col senno di poi, non riuscivo a credere di
avere persino ricevuto una precisa arma da fuoco. Ho ancora una foto che
mi fu consegnata dalla polizia di New York. Il lettore non sapeva nulla sui
retroscena di questo benevolo articolo nel Frankfurter. Non sapeva quali
contatti mi furono dati discretamente durante questo soggiorno. Ad esempio
un incontro con Reza Cyrus Pahlavi, figlio dello Scià di Persia, che ancora
sperava di tornare al trono di Teheran per la sua famiglia con l'aiuto della
CIA. Reza Cyrus Pahlavi aveva bisogno soprattutto di una cosa: l'attenzione
dei media. E il Frankfurter, come uno dei tanti giornali rinomati, avrebbe
dovuto sostenere i piani dei media al momento giusto. Questo ho imparato
al nostro incontro.
Questo German Marshall Fund è un'organizzazione di propaganda della
nostra ex potenza occupante USA, fondata da Guido Goldman, figlio di
Nahum Goldman, il fondatore del German Marshall Fund e Presidente del
Congresso Ebraico Mondiale. Il Marshall Fund, secondo la sua
autopresentazione, mira a “promuovere i dirigenti impegnati nelle relazioni
transatlantiche”. Sembra bello e positivo, ma in parole povere significa:
voler attrarre e promuovere i lobbisti filoamericani.
Non riuscite a immaginare niente di concreto? Un esempio: il 22 luglio
1993, l'allora governatore e primo ministro dello Stato americano
dell'Oklahoma, mi nominò ufficialmente cittadino onorario dell'Oklahoma.
Il governatore David Walters firmò quel giorno il mio certificato di
cittadinanza onoraria, che fu prima incorniciato e poi presentato a me in una
cerimonia solenne (“Cittadino Onorario dello Stato dell'Oklahoma”). Il
German Marshall Fund, che mi aveva sorpreso con la cerimonia, me lo
aveva comunicato a mia insaputa. Il documento, con sigillo del paese,
stemma e firma sulla carta ufficiale dello Stato federale, è appeso oggi nel
mio ufficio. E come promemoria dei perfidi trucchi usati per attirare i
giornalisti dei principali media. Naturalmente, non sono diventato cittadino
americano onorario perché il mio nome è Udo Ulfkotte e collezionavo
vecchi calamai per hobby, ma perché il transatlantico German Marshall
Fund voleva abbracciarmi a tal punto che la mia attività di giornalista e
cittadino onorario non aveva altra scelta se non quella di lavorare a favore
degli americani. Sono stato testimone di questo perfido lavoro di lobbying a
distanza ravvicinata negli Stati Uniti per sei settimane e, nel frattempo, ho
interrotto tutti i contatti. Abbastanza diverso per il mio ex collega e attuale
capo della politica estera del Frankfurter, Klaus-Dieter Frankenberger, il
cui nome oggi appare di tanto in tanto al German Marshall Fund.46
Naturalmente, durante i viaggi d'affari che ho fatto con i politici, c'erano
anche le loro agende di lavoro contenenti le “informazioni di base”.
Naturalmente, avrei dovuto riportare quelle “informazioni” sul giornale
nello stesso modo. Tutto questo era lobbying nella sua forma più pura. Solo
che i lettori non lo sanno. Il mio datore di lavoro di lunga data, il
Frankfurter, mi aveva ancora esortato a credere che un giornalista non si
“prostituisce” e nemmeno è in vendita se ha accettato costosi inviti a
viaggiare all'estero da aziende come ha fatto la Shell col Frankfurter e poi il
giornale sarà anche estremamente benevolo pubblicando articoli nei suoi
confronti.
Quando, dopo un tale viaggio, un giornalista mi accusò di corruzione
(“lubrificato dalla Shell”), il Frankfurter condusse un processo per me al
tribunale distrettuale di Colonia (caso n. 28 0 19/97). E persi. Era il 1997.
Da allora si può giustamente affermare che sono stato “corrotto” dalla Shell.
Questo perché in uno dei miei articoli sulla Shell dalla Nigeria non era
riconoscibile al lettore che l'intero lussuoso viaggio d'indagine nell'area di
produzione del petrolio, compreso l'elicottero, fosse stato finanziato dalla
Shell per il Frankfurter. Anche se l'accenno che Shell aveva pagato per il
viaggio era originariamente nel mio testo e poi fu abbreviato da un collega
della redazione in modo che l'articolo si adattasse alla pagina, avrei dovuto
farlo attribuire sia a me che al Frankfurter.47 I giudici ritennero: “La
necessaria considerazione tra la tutela dell'onore dell'attore”, cioè io, “e la
libertà di opinione dell'imputato porta all'ipotesi che le dichiarazioni
denunciate siano ammissibili. A parere del Collegio, non c'è il caso di una
critica calunniosa”.
Chiunque ora crede che il viaggio pagato da Shell per il Frankfurter sia
stata una bella esperienza a 5 stelle per me, dopo di che posso essere
descritto come “lubrificato”, si riferisce a un articolo dell'altrettanto collega
di viaggio Klaus Podak del Süddeutsche Zeitung sulle nostre esperienze
comuni durante il viaggio della Shell in Nigeria. Il suo rapporto diceva:
“C’è un giovane che salta in giro con abiti militari perfettamente stirati,
apparentemente sul punto di impazzire. Muove la sua mitragliatrice, il suo
dito sul grilletto. Pochi secondi prima, al finestrino laterale del minibus,
aveva tenuto quella cosa alla testa di un collega col dito sul grilletto”. Il
collega che è stato minacciato di morte in questo modo, durante le sue
ricerche in loco, si chiamava Udo Ulfkotte. Provate a immaginare come vi
sentite quando, dopo tali esperienze sulla via di una finta esecuzione, dovete
anche accettare di essere chiamato “lubrificato”. Eppure, col senno di poi,
sono d'accordo con coloro che mi hanno chiamato così.
Alcuni dei miei primi viaggi all'estero per conto del Frankfurter mi
portarono negli anni '80 nella parte meridionale dell'Africa - naturalmente
interamente pagato dall'allora regime sudafricano dell'apartheid, dalla
compagnia aerea sudafricana, dalle compagnie minerarie sudafricane e/o
dall'industria turistica locale. Firmato e approvato dai miei superiori del
Frankfurter. Non c'è una parola di questo nei miei articoli. E siccome era
davvero “bello”, mi fu permesso di girare alcuni film televisivi nel paese
con la squadra dell'allora stazione televisiva privata del Frankfurter (“Tele-
FAZ”). Positivo per i finanziatori del viaggio, ovviamente, e anche pagato
dai sostenitori del regime dell'apartheid. In Sud Africa abbiamo viaggiato
attraverso il paese su un aereo privato. Noi, dipendenti del Frankfurter,
siamo stati corteggiati e, finalmente, comprati. Lo spettatore (alcuni
reportage furono trasmessi su RTL dopo il mio avvertimento) non ne fu
informato. Probabilmente RTL non sapeva nemmeno quale robaccia
propagandistica, finanziata dai sudafricani, si divulgava tramite il
Frankfurter.

Frankfurter Allgemeine Zeitung: dietro le sue quinte c'è a volte


una testa corrotta
Informazione lubrificata alla apparentemente seriosa Frankfurter
Allgemeine Zeitung? Non ci credete? Il giornalista del Frankfurter, Werner
Sturbeck, uno dei corrispondenti da Düsseldorf, si era fatto corrompere
dalla Thyssen-Krupp nel 2012; almeno così la vedo secondo la già citata
sentenza del Tribunale di Colonia (Caso n. 28 0 19/97). Neanche una parola
su questa sentenza nel suo curriculum ufficiale al Frankfurter.48 Il 3 agosto
2012 Sturbeck scrisse l'articolo di cortesia “L'altro lato della Thyssen-
Krupp” nella sezione Economia del Frankfurter. E così il giornale si
prostituì per il gruppo Thyssen-Krupp. Prima dell'articolo di cortesia del
luglio 2012, Werner Sturbeck volò con il jet della compagnia Thyssen-
Krupp a Monaco di Baviera e da lì, in prima classe, con Lufthansa a
Pechino per cinque giorni. Ha soggiornato negli hotel a cinque stelle:
“China World” a Pechino, “Ritz-Carlton Pudong” a Shanghai e “Sofitel” a
Nanchino, senza pagare un solo centesimo. Tutto fu finanziato dalla
Thyssen-Krupp che si aspettava una benevola copertura dal giornale. Il
Frankfurter risparmiò circa 15.000 euro solo per le spese di viaggio.
Nemmeno una parola su questo episodio nell'articolo benevolo che Werner
Sturbeck scrisse successivamente, anche se il codice del Consiglio della
stampa tedesco lo prescrive per tali inviti.49 Al Frankfurter si erano
oltrepassati chiaramente dei limiti, come spesso accadeva. La cosa
principale è che i lettori paganti non se ne accorgono. Nel capitolo “Favori
in cambio di favori: Così si sottomettono i media”, riporto altri fatti
spiacevoli. A ritroso, il Frankfurter dice del viaggio di lusso di Sturbeck,
con coscienza di colpa: “I viaggi con la Thyssen-Krupp in prima classe non
sono usuali né regolari”.
Non sono usuali? Ho dovuto ridere ad alta voce quando l'ho sentito.
Diamo un'occhiata più da vicino a uno degli sponsor dei tipici viaggi di
lusso, di cui il Frankfurter, naturalmente, ha sempre scritto benevolmente in
passato. Guardando indietro, non riesco a ricordare esattamente quanti
viaggi di lusso ha finanziato per i giornalisti del Frankfurter uno degli
uomini più ricchi del mondo, il fiabesco sultano Qabus dall'Oman.50 È un
miliardario e un dittatore esperto come lo chiama il canale americano CBS
News.51 Il Guardian di Londra lo chiama “autocrate”.52 Il quotidiano Welt
lo definisce il “dittatore più simpatico” del mondo. È uno dei pochi dittatori
che ancora sostengono ufficialmente gli Stati Uniti.53 Ma un dittatore è e
rimane un dittatore. Un rinomato giornale può essere invitato da un
dittatore? Al piano dirigenziale, il Frankfurter ha sempre accolto molto
volentieri gli inviti di lusso del dittatore per i propri dipendenti. Lo
descriverò in dettaglio. Il Frankfurter ha sempre colpito quando c'erano
inviti gratuiti dal regno del dittatore. E non solo da lì. Perché il lettore non
se n'è accorto.
Un lettore medio ora avrà un'impressione completamente sbagliata.
Penserà: “Ah, basta pagare un uomo, un reporter, un viaggio. Tuttavia, alla
luce del suddetto paese dell'Oman, che prendiamo qui a nome di altri, si
tratterebbe di un eufemismo che non può essere sottovalutato. La realtà: con
gli inviti dall'Oman, il VIP Frankfurter viaggiava in classe business o in
prima classe a spese del capo di stato. All'aeroporto, il personale del sultano
aspettava per scortare l'ospite - un semplice giornalista - in modo
estremamente discreto e veloce attraverso i controlli, superando i “normali
mortali”. Poco dopo non ci si sentiva più come un semplice giornalista, ma
come un VIP e, in qualche modo, estremamente importante. Tra l'altro,
deve essere detto che questo trattamento speciale non si vale solo per
l'esotico Sultanato dell'Oman, ma accade spesso ai giornalisti. Soprattutto ai
giornalisti dei “principali media”.
Ritorno in Oman: una limousine di lusso climatizzata con autista e
interprete attendeva davanti all'aeroporto per il resto del viaggio.
Quest’ultimo, allo stesso tempo era sempre una sorta di portafoglio vivente,
comunque non mi permetteva quasi mai di pagare dovunque fossi durante i
miei viaggi. Bastava guardare gli occhi dell'ospite per leggere ogni suo
desiderio. E infine finanziato dal miliardario e dittatore Sultano Qabus, che
si trovava in Germania per un trattamento del cancro mentre scrivevo
questo manoscritto.54
Una volta incontrai al bar dell'hotel di lusso a 5 stelle Al Bustan Palace,
dove ho vissuto per il Frankfurter a spese dell'Oman gratuitamente in
un'ampia suite con vista sul mare, l'attore Diether Krebs (morto nel 2000).
Ci siamo messi a parlare. E Krebs fu sorpreso che un giornalista tedesco
potesse permettersi un hotel di lusso così costoso. Si lamentava di quanto
fosse estremamente caro il corso di immersione PADI, a cui i suoi figli,
Moritz e Tifi, avevano appena partecipato, riconosciuto a livello
internazionale, in hotel presso il greco Jason Erodottu. Non gli ho detto che
le mie immersioni erano semplicemente prenotate in camera. E il sultano
poi le ha pagate. Sì, il Sultano ha persino pagato per il mio addestramento
come subacqueo di salvataggio certificato PADI, con Jason Erodottu come
istruttore subacqueo privato. Ha pagato per tutto quello che era
magicamente prenotato nella stanza. La biancheria sporca, che era stata
lavata di nuovo prima della partenza, le cartoline del negozio di souvenir, le
costose telefonate dall'hotel alla redazione, le visite ai raffinati ristoranti.
Questa era l'usanza del paese per gli ospiti del Sultano, così dicevano gli
accompagnatori statali. Ero stato ingenuo e stupido ad accettarlo perché
ovviamente ero corrotto. Quindi si rimane attirati e intrappolati. Ammettere
tutto questo, oggi, non significa che sia più giusto. Potrebbe essere, però, un
avvertimento per gli altri.
Perché tutto questo aveva un solo scopo: chi accettava la limousine
climatizzata, l'autista e l'interprete, chi mimava i super ricchi e si lasciava
guidare e invitare era, naturalmente, sotto costante controllo. I servizi di
sicurezza del paese (la dittatura omanita ha una vasta rete di sicurezza) e il
Ministro dell'Informazione, che era allo stesso tempo capo dei servizi
segreti, sono stati costantemente informati di ogni passo del giornalista. E
controllavano anche le persone con cui abbiamo parlato e le impressioni che
abbiamo ricavato dal paese. Sapevano con chi parlavamo al telefono.
Naturalmente non c'erano persone insoddisfatte o addirittura “membri
dell'opposizione” come interlocutori in tali viaggi. Come potevano? Si era
costantemente circondati da “guide” del capo dei servizi segreti, che ogni
cittadino normale del paese ha riconosciuto immediatamente anche come
collaboratori degli stessi servizi. Se ti capitava tra le mani un giornale
locale, c’erano solo lodi e inni al Sultano. I media appartengono al Sultano,
ovviamente, e tutto deve essere rivelato alla Corte. Con l'ambasciata tedesca
non era diverso. Dopo tutto, i diplomatici non volevano rischiare di
comparire nel Frankfurter con una frase critica e poi essere buttati fuori dal
paese dove era così paradisiaco vivere se si chiudevano gli occhi abbastanza
stretti. Naturalmente, avete capito che gli Omaniti erano serviti per primi
nei negozi. Gli stranieri, non solo i lavoratori ospiti del subcontinente
indiano, erano ovviamente persone di seconda classe dal punto di vista
dell'Omanita. E, naturalmente, ci sono violazioni dei diritti umani in questo
paese dittatoriale, che sono stati “abbelliti” da me e da molti altri giornalisti.
Limousine di lusso a 5 stelle con aria condizionata, suite a 5 stelle, cielo
azzurro, mare e atmosfera di vacanza: questa è stata la bella realtà che ho
percepito. È stato meglio ignorare tutto il resto. Questo è quello che hanno
fatto anche gli altri, che all'epoca viaggiavano dai paesi di lingua tedesca su
invito del Sultano e facevano comunicati stampa per lui. Ma questo non
migliora le cose.
Immaginate un giovane di una famiglia molto povera che, a causa della
morte precoce del padre, abbia dovuto lavorare duramente. Consegnare
giornali, lavorare in cantiere, stare in piedi alla catena di montaggio, solo
per poter studiare e avere una buona prospettiva professionale. E poi il
jackpot. Gratis. Senza puntate. Fermo: senza puntate? Dovevi ignorare solo
quello che non volevi vedere. Gli articoli reverenziali sulla Corte erano il
premio per il jackpot. Dopo il mio primo viaggio in Oman, naturalmente ho
condiviso le mie esperienze con i miei colleghi. Non solo nel Frankfurter. E
c'erano anche altri colleghi che volevano vincere una volta il jackpot.
Non dimenticherò mai il mio amico Klaus Bering, allora corrispondente
diplomatico dell'Agenzia di Stampa Tedesca. Era anche in Oman per
l'Agenzia su invito del Sultano e si è goduto il seducente trattamento a 5
stelle che gli era stato offerto. Mentre facevano insieme il volo di ritorno dal
Muskat, la capitale dell'Oman, verso la Germania, l'autorevole giornalista si
versò addosso nella classe business dell'alcool, in modo così disinvolto che
vomitò più volte davanti ai suoi compagni di viaggio. Bering diede poi per
scontato che le hostess lo pulissero dal vomito come un piccolo sceicco,
perché tutte le fatture erano pagate dal sultano. L'ex ministro degli Esteri
Klaus Kinkel potrebbe aver avuto un ricordo particolarmente sgradevole del
corrispondente dell'Agenzia di Stampa Tedesca. Quando Kinkel, Bering ed
io facemmo una breve visita in Medio Oriente in un piccolo aereo
dell'Aeronautica Militare Tedesca, il fumatore a catena Bering imperterrito
mise mano alla sigaretta, anche se Kinkel gli chiese ripetutamente e
cortesemente, ma anche energicamente, di mostrare considerazione per i
non fumatori sull'aereo. Kinkel probabilmente lo ricorderà bene oggi,
perché l'aria nel piccolo aereo era semplicemente insopportabile. Alcuni
giornalisti, quando ricevono questi inviti, non conoscono limiti.
Tra i beneficiari che, dopo i viaggi su invito, hanno scritto con
benevolenza e, dal mio personale punto di vista, non neutrale sull'Oman,
ricordo che c’era, oltre a me, tra gli altri, Klaus-Dieter Frankenberger. Ma
c'erano anche molti altri, soprattutto al di fuori del Frankfurter, che,
improvvisamente, volevano andare in Oman in quel momento. Voglio
essere chiaro: non lo so e non sostengo che il mio ex collega del
Frankfurter Frankenberger abbia accettato regali in Oman. Tuttavia, come
ne abbiamo spesso parlato, ha anche ricevuto un piacevole trattamento di
lusso a 5 stelle in loco, proprio come l'ho sperimentato più e più volte in
Oman come ospite del Sultano. Con Frankenberger ne abbiano discusso
nella redazione, e, a quell'epoca, non mi sentivo indecente o “corrotto”. In
questi viaggi su invito così lussuosi, eravamo come bambini in un negozio
di caramelle che non sapevano in quale bicchiere mettere le mani per primi.
Certamente ne abbiamo approfittato. Era anche un lavoro. E non ci
facevamo domande. Dopo tutto, nel calcio l'attaccante centrale non dice:
voglio guadagnare meno del difensore, penso che sia ingiusto. Anche allora
vivevamo col Frankfurter in una società che, a mio avviso, aveva perso la
bussola e il cui canone di valori era stato corrotto. Cose il bene? Cose il
male? Però abbiamo dato ad altre persone un tale canone di valori negli
editoriali. Col senno di poi, era pazzesco. Frankenberger oggi, dopo le
rivelazioni su di lui, è piuttosto contestato,55 ma almeno è capo del
dipartimento di politica estera del Frankfurter. Abbiamo iniziato a lavorare
nel FAZ circa nello stesso periodo, nel 1986. Frankenberger, utilizzando uno
dei suoi articoli come esempio, scrive in modo tendenzioso, come lo illustra
anche la tesi di laurea di Monaco di Baviera del 2012 in un altro contesto.56
L'ho fatto anch’io. La verità è che Frankenberger ed io abbiamo accettato
inviti di lusso pagati dall'Oman a cominciare dagli anni '90. E senza che i
nostri lettori sapessero chi pagava il pacchetto completo e spensierato per il
Frankfurter, il miliardario Qabus del Sultanato dell'Oman. Cosa possiamo
dire oggi se vogliamo essere critici verso persone come me e l'attuale capo
della politica estera del Frankfurter? Ad esempio, in conformità con la
suddetta sentenza del Tribunale Regionale di Colonia (Caso n. 28 0
19/97)57 che ci siamo fatti “ungere” per le nostre relazioni nell'Oman in
passato? Comunque, guardando indietro, devo dire: sono stato comprato.
Questa vicinanza al potere mi ha corrotto. Il Sultano aveva una sua
orchestra sinfonica.58 Aveva tutto quello che un uomo poteva desiderare.
Nel suo enorme parcheggio sotterraneo, tutte le auto più lussuose del
mondo stavano su soffici tappeti. E all'improvviso uno si sedeva accanto a
lui, nel palazzo, sul suo divano. In realtà, non si era nient’altro che uno dei
suoi tanti lacchè pagati. Ma non ti sentivi come una comparsa, ma in
qualche modo parte di una rete potente. Anche perché il sultano miliardario
ti ha dedicato il suo tempo.
Tuttavia, a volte le cose si sviluppavano in modo completamente
diverso da quanto ci si aspettava. Quando incontrai per la prima volta il
sultano Qabus per il mio giornale, non sapevo che egli era gay ed era stato
sposato solo per un breve periodo di tempo per mantenere le apparenze nel
suo paese islamico.59 Fu Anthony Ashworth,60 il consulente britannico e
ufficiale dei servizi segreti dell'MI6 nell'anticamera di Qabus, che mi
preparò per la prima conversazione con il sultano, in cui io e lui
rimanemmo da soli per ore. Ashworth mi disse qualcosa di strano, che non
dimenticherò mai: “Se lui le offre una Ferrari e lei non la vuole, allora
rifiuti semplicemente con gratitudine. Tutto quello che deve fare è dirglielo
educatamente, ma molto chiaramente”. Ho trovato questo assurdo e ho
pensato che fosse un umorismo britannico particolarmente noioso, ma non
conoscevo ancora l'ambiente. Perché il sultano avrebbe dovuto regalarmi
una Ferrari? Soprattutto perché la Ferrari non è il mio mondo. Sono più
interessato ai vecchi trattori Deutz degli anni '60 con velocità massima di 18
km/h. Come ho detto, non sospettavo che il miliardario con la sua orchestra
sinfonica, nel cui palazzo non ho mai visto una donna, ma molti ragazzi
giovani, potesse fidarsi molto degli uomini quando ci si siede sul divano da
soli con lui. Voglio evitare di dare qui un'impressione sbagliata: il sultano
ha avuto verso di me un comportamento perfettamente corretto. Non mi ha
nemmeno offerto una Ferrari. Ma l'uomo dei servizi segreti Anthony
Ashworth e, soprattutto, l'ambasciata tedesca erano terribilmente nervosi
perché temevano che il sultano potesse avermi eccitato durante la nostra
lunga conversazione a quattr’occhi (cosa che non era il caso). Al contrario,
il sultano mi aveva detto quanto fosse solo nei suoi palazzi e quanto si
sentisse a suo agio in un pub vicino a Garmisch-Partenkirchen, che aveva
acquistato lì per potersi sentire una persona completamente normale in ore
molto rare con i suoi amici maschi e con la birra tedesca. È importante per
me sottolineare che questa vicinanza corrompe. Quando il sultano
finanziava i viaggi del Frankfurter e sul divano raccontava le altalene della
sua vita, allora era tutto freddo e composto. E io o noi del Frankfurter ci
siamo cascati. Naturalmente, tutto questo ha influenzato i nostri reportage
pubblicati sul Frankfurter. Sicuramente.
Perché il sultano Qabus non è altro che un despota nonostante tutta la
cordialità ingannevole. Quasi tutte le relazioni sui diritti umani del
Dipartimento di Stato americano lo confermano. Il rapporto osserva che
qualsiasi forma di critica al sultano è proibita dalla legge e che gli omaniti
non hanno il diritto di sostituire il governo. Dopo tutto, solo il sultano ha il
potere di disporre di tutti gli affari nazionali e internazionali. In parole
povere, è un dittatore. I funzionari statali, secondo la relazione del
Dipartimento di Stato, non sono tenuti a rivelare le loro finanze. E gli agenti
di polizia non avrebbero bisogno di un mandato di perquisizione per entrare
negli appartamenti. Si dice inoltre che le leggi del paese sarebbero state
snaturate per mettere a tacere i critici del governo o i sostenitori di opinioni
sgradevoli. Anche la pubblicazione e l'importazione di libri e di altri
prodotti mediatici sarebbe limitata.61 E ora state cercando tutto questo negli
articoli che abbiamo scritto nel Frankfurter Allgemeine Zeitung in
occasione degli inviti di lusso ricevuti dall'Oman. Ovviamente, da questo
punto di vista, poco è cambiato rispetto ai giorni nostri. Nei giornali come il
Frankfurter, c'è quasi solo il sorridente, gentile Super Sultano, che quasi
tutti, apparentemente, amano così tanto. Guardando indietro devo dire: si
tratta di lobbysmo, propaganda e disinformazione in forma pura. Che pena!
Abbiamo appoggiato un dittatore brutale in modo freddo. Se fossimo stati
onesti, avremmo riferito nel Frankfurter le numerose violazioni dei diritti
umani in Oman. Ma poiché il sultano ha comprato giornalisti stranieri come
noi con viaggi di lusso, ha potuto continuare così per molti anni.
Permettetemi di farvi un esempio: nel luglio 2014, due giovani blogger
omaniti sono stati arrestati per aver avuto il coraggio di pubblicare in
internet notizie sulle violazioni dei diritti umani in Oman. Ai giovani non è
stato permesso di contattare un avvocato. Furono semplicemente
imprigionati. E uno di loro è finito in un reparto di psichiatria perché aveva
osato criticare il sultano.62 La cosa va avanti da anni: chi apre la bocca
viene arrestato.63
Guardando indietro, ora che sapete come lettori chi ha finanziato una
parte dei nostri viaggi a 5 stelle in Oman con successivi reportage di
cortesia già negli anni '90, potete leggere gli articoli che abbiamo scritto
sull'Oman con occhi completamente nuovi. Si può anche oggi dire ancora,
in analogia con il predetto giudizio del tribunale di Colonia, che il
Frankfurter si è “prostituito” non solo con le storie della Shell, ma anche
con le sue corrispondenze amichevoli sull'Oman?
Per chiarezza: il mio collega Klaus-Dieter Frankenberger è una persona
del tutto simpatica, un fumatore di sigaro accogliente che apprezza un buon
goccetto. Vogliamo solo restare dalla parte della verità. E anche io mi sono
lasciato “corrompere” dall'Oman negli anni '90. Dal punto di vista del
lettore di oggi, la domanda più interessante in questo contesto sarebbe: chi
ha organizzato i viaggi verso il Sultanato dell'Oman negli ultimi anni?
Funziona sempre tutto tramite Renate Komes e l'ufficio stampa tedesco per
l'Oman?64
Nei primi viaggi di Frankenberger in Oman negli anni '90 (“L'Oman è
sulla buona strada per diventare un gioiello arabo”65 ), sulla “improbabile
storia di successo dell'Oman”66 fino alla “voce dell'equilibrio e della
ragione”67 e sulla “Cerimonia di apertura della seconda sessione” del
“Consiglio dell'Oman”, io stesso, così lo vedo a posteriori, ho notato a
causa della vicinanza redazionale nel Frankfurter, come il mio ex collega
con ogni viaggio di lusso nel paese del dittatore miliardario, attraversava un
altro pezzo in più di un confine invisibile. E io pure. Oman, permettetemi di
sottolinearlo qui, è solo un sinonimo di una moltitudine di esperienze di
questo tipo nei media tedeschi. Non l'ho mai provato con Spiegel. Per
quanto ne so, i giornalisti di Spiegel non sono mai stati invitati da dittatori a
viaggi di lusso di questo tipo. Era una questione d'onore. E tutti vi si sono
attenuti. Molto diverso col Frankfurter. Guardando indietro, vedo che
eravamo corrotti da cima a fondo.
Se persone come Frankenberger, salgono nella gerarchia dei media, oggi
tutto questo è completamente chiaro? Forse è così. Perché, si diceva, dopo
uno scandalo sui viaggi di lusso del Frankfurter pagati in un altro contesto e
sulla venalità dei giornalisti dello stesso giornale, d'ora in poi volevano
creare “trasparenza” al Frankfurter,69 “In futuro, creeremo trasparenza nei
viaggi a cui siamo stati invitati”, ha detto Carsten Knop, responsabile della
reportistica aziendale del Frankfurter, a una rivista nel 2012. Dopo le
rivelazioni sui viaggi a spese dell'azienda in prima classe Lufthansa e negli
hotel a cinque stelle, Knop, a nome del Frankfurter ha detto della nuova
trasparenza: “Questo non è niente di temporaneo, ma un nuovo standard. E
così rimane ora”.70 Si dovrebbe prestare attenzione, come lettori, se tale
trasparenza sia praticata solo nella parte commerciale o anche nella parte
politica con viaggi retribuiti o inviti.
Michael Spreng, un consulente politico che era caporedattore del Kölner
Express e di Bild am Sonntag, conosce molto bene gli inviti così generosi
per i giornalisti e il trattamento speciale. Scrive a riguardo:
L'ultima tappa del mio viaggio sudamericano con Helmut Schmidt fu la Repubblica
Dominicana, poi governata da un partito che si autodefiniva socialdemocratico. (…) L'ultima
sera della visita di stato, Schmidt mi invitò a un ricevimento sulla nave scuola "Deutschland"
della Marina tedesca, dove incontrai il segretario generale del partito al potere. Mi invitò a
restare un paio di giorni ancora per conoscere meglio il paese. Rimasi e la mattina seguente un
veicolo dell'esercito mi prese a bordo e mi portò all'aeroporto. Una persona molto simpatica del
Ministero degli Esteri stette assieme a me per i tre giorni di proroga. Mi disse che l'elicottero
presidenziale era a mia disposizione per tutto il tempo. Per tre giorni abbiamo volato in tutto il
paese e ovunque mi piacesse. Quando l'elicottero, decorato con lo stemma del presidente,
atterrava centinaia di persone accorrevano insieme perché pensavano che c’era "El
Presidente''.71

Lo dico perché il trattamento preferenziale di lusso per i giornalisti dei


principali media non si limita certamente al Frankfurter. Tutti coloro che
finora hanno creduto che gli eventi in Oman, che ho descritto in modo
esemplare, sono del tutto atipici per i giornalisti dei principali media, si
sbagliano enormemente. E anche i capi dei giornalisti lo sanno. Nel capitolo
“Comprati un giornalista” tratterò questo argomento in dettaglio. Perché: o
questi capi ricevono personalmente gli inviti e li inoltrano ai loro redattori
che poi conoscono i retroscena, oppure i redattori ricevono gli inviti e
devono farli approvare dai loro capi. In ogni caso, tali viaggi sono
preventivamente autorizzati dai superiori solo a causa delle assicurazioni. E
si deve indicare sulle richieste di viaggi, approssimativamente, quanto
costerà alla casa editrice. Se la domanda di viaggio per servizio contiene
solo i costi del viaggio da e per l'aeroporto, allora il capo sa esattamente
cosa sta approvando. E al Frankfurter, i miei superiori di allora
approvarono molti di questi viaggi. Non solo per me.
In questo contesto, dimenticate l'Oman. Potremmo sostituire il sultano
anche con una impresa industriale di un altro paese. Oman in questo libro è
semplicemente sinonimo di corruzione, di informazione comprata. Ma
all'epoca questa era una situazione vantaggiosa per tutte le parti in causa.
L'invitante non riceveva un testo promozionale per i suoi soldi, chiaramente
contrassegnato con “annuncio” o “pubblicità”. No, riceveva un testo
asseritamente autentico nella sezione redazionale del giornale, che, in effetti
oggi, a mio parere, non era altro che un articolo lubrificato, ma non
contrassegnato come pubblicità. E il finanziatore riceveva non solo uno, ma
soprattutto tutta una serie di testi pubblicitari di questo tipo. Questo valeva
la pena per l'invitante, solo dal punto di vista commerciale. In ogni caso era
più economico che acquistare una pagina pubblicitaria in un “giornale di
qualità” in lingua tedesca. Per il giornalista, era comunque il jackpot. E
l'editore riempiva, quasi gratuitamente, alcune pagine di storie esotiche.
Perché ho scritto tutto questo in modo così dettagliato e ho anche
menzionato più volte il nome Frankenberger? Perché questo ex collega ora,
in qualità di responsabile della politica estera, firma lui stesso le domande
di viaggio dei colleghi più giovani. E perché si sa che la situazione del
Frankfurter è estremamente grave. Quali perdite sta registrando l'azienda,
una volta così fiorente, (secondo la dichiarazione della direzione alla
riunione di lavoro nel giugno 2014, ufficialmente 8,3 milioni nel 2013) e
che i dipendenti non hanno ricevuto un aumento salariale dal 2014 (86,7
milioni di euro in costi del personale nel 2013).72 Tuttavia, avverto lui e
altri ex colleghi di non firmare richieste di inviti di viaggio che a prima
vista sembrano così allettanti e convenienti. Guardando indietro, sappiamo
tutti quali saranno i risultati e cosa significherà per quei lettori che pagano
per le informazioni e credono di sperimentare la verità non truccata.
A proposito, c'è ancora una discreta forma di profitto, che ho spesso
sperimentato con i giornalisti dei media di lingua tedesca.
Si prende, quindi, la moglie o l'amante e a volte anche i loro figli come
fosse ovvio per tali inviti di lusso a pagamento. Si chiarisce in anticipo che
anche l'invitante pagherà per intero i costi. Se solo il Sultano si guardasse
indietro e raccontasse a chi ha finanziato tali viaggi, si potrebbe
probabilmente riempire una nuova scandalosa serie televisiva.

Come i giornalisti finanziano le loro ville in Toscana


Il trucco: con un certo comportamento è possibile - indipendentemente dai
nomi e dagli editori finora citati - raggiungere una notevole prosperità come
giornalista. Questo non ha nulla di rilevante in comune con una particolare
azienda mediatica, ma con l'ufficio delle imposte. Il contribuente tedesco
sostiene finanziariamente tutto questo. No, non intendo solo i crediti
chilometrici che un giornalista che vola spesso può scambiare con un
numero infinito di prodotti che possono poi essere venduti in case d'asta
come E-Bay. Alla fine ha pagato per il viaggio il datore di lavoro o un altro
finanziatore, che viene truffato in questo modo. Ma non puoi permetterti
una villa.
Vi siete mai chiesti perché così tanti giornalisti di prima classe dei nostri
principali media hanno case in Toscana, in altre ambite regioni d'Italia, nel
sud della Francia o in Spagna? Finora, forse avete intuito le caratteristiche
di come i giornalisti possono vendere le loro anime al diavolo per poter
viaggiare in paesi esotici a spese di terzi. Ma non sapete ancora tutta la
verità. Se riuscite a trovare sponsor come il ricco Sultano (e ce ne sono
parecchi là fuori dietro le mura delle agenzie di pubbliche relazioni), allora
la pensione completa a 5 stelle è disponibile sul posto per il viaggio di un
giornalista sempre incluso. Quindi non ci sono costi per il vitto. Al
contrario: ci sono menù gourmet a sazietà. Ma nel diritto fiscale tedesco c'è
una tariffa giornaliera per i viaggi all'estero. Ed è indecente nei confronti
del contribuente richiedere questa aliquota all'ufficio delle imposte dopo il
ritorno a casa se un giornalista è stato nutrito al completo durante un
viaggio. Ho incontrato ripetutamente giornalisti all'estero che non hanno
rifiutato la generosa offerta delle autorità fiscali. Per ogni giorno in Oman,
per esempio, nel 2014 c'erano 48 euro, per un giorno in una città americana
come Houston o Miami 57 euro, per un giorno in Norvegia 64 euro, un
giorno in Svezia 70 euro e un giorno in Angola 77 euro. Il contribuente
sponsorizza quindi viaggi giornalistici paese per paese. In realtà, il
giornalista riceve un viaggio gratuito con un pacchetto completo e
spensierato, riceve il sussidio dall'ufficio delle imposte e riceve anche una
tassa o uno stipendio dal datore di lavoro per la storia che ha raccontato.
Così, a un certo punto, ho imparato come i più abili e senza scrupoli
giornalisti di prima classe dei principali media hanno finanziato le loro
villette in Toscana.
C’erano molti altri trucchi senza scrupoli. Indimenticabile per me è un
reporter e fotografo, mise in conto al suo datore di lavoro ad Amburgo
migliaia di euro per presunte “foto esclusive” di cui avrebbe acquistato i
diritti d'autore per molti soldi durante un viaggio a Baghdad, in Iraq. Poi
fatturò all'editore una “ricevuta personale” per spese che, in realtà, non
aveva avuto. Sfortunatamente, queste erano foto distribuite gratuitamente
dall'ufficio stampa del dittatore iracheno Saddam Hussein presso il centro
stampa di Baghdad. Il suo capo ad Amburgo ad un certo punto se n'è
accorto e il giornalista ha dovuto andarsene. Da allora, l'uomo ha diffuso la
notizia che è stato licenziato per “aver riferito in modo troppo critico nei
confronti degli Stati Uniti”. E oggi è considerato uno dei più rinomati
giornalisti sotto copertura, tiene conferenze sul buon giornalismo e
controlla le affermazioni dei comunicati stampa per conto dei media per
assicurarsi che siano corretti. In breve: l'uomo è oggi il cortigiano per
eccellenza nell'area di lingua tedesca, il modello per chi vuole fare
“giornalismo serio”. Un brutto scherzo per la storia del mondo. Ed è un
bene che l'editore dell'epoca gli abbia mostrato il cartellino rosso e che ora
stia discretamente silenzioso nell'ombra. Anni fa incontrai di nuovo l'uomo
ad Amburgo: nessuna traccia di rimorso. Non capiva davvero perché
l'avevano licenziato. Mi disse a cena, in un vecchio e pittoresco ristorante
dove si mangia pesce, vicino al mercato ittico di Amburgo, che non si era
comportato diversamente dai suoi colleghi. Probabilmente aveva addirittura
ragione. Ma era stato acciuffato. In molti altri casi, le redazioni non si sono
accorte, ad esempio quando sono state rilasciate le ricevute delle tangenti
presumibilmente pagate agli informatori. Le tangenti che i giornalisti
pagavano erano deducibili dalle tasse. La corruzione è stata incoraggiata
anche dal contribuente. Era una realtà quotidiana. I giornalisti corrotti
hanno esibito le proprie ricevute truffando l'ufficio delle imposte e i loro
datori di lavoro.
Tutto questo, coi viaggi pagati e sovvenzionati anche dal contribuente,
era solo la punta dell'iceberg. Bisogna riconoscere che i regali erano frutto
di corruzione e assolutamente imperdonabili. Quando, ad esempio, il
Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar,
Oman, Bahrain e Kuwait) si riuniva proprio ogni anno in un paese
rigorosamente islamico durante il periodo prenatalizio, quando c'erano
poche notizie, molti giornalisti occidentali non venivano perché volevano
sfuggire il malsano arrosto di Natale o l'alcool. Per ogni partecipante che
resisteva fino alla fine delle noiose e puzzolenti riunioni di più giorni e che
aveva anche coraggiosamente sottoposto alla redazione locale i rapporti del
centro stampa (che era sempre più un centro di propaganda), alla fine
c'erano regali preziosi: a volte un Rolex d'oro, a volte penne stilografiche
d'oro, a volte un set di monete di valore o qualsiasi cosa il cuore
desiderasse. I regali (ogni anno uno diverso, ma per tutti i giornalisti di una
riunione annuale sempre lo stesso) erano collocati discretamente nella
camera d'albergo. Oppure si poteva ritirarli l'ultimo giorno al “Centro
Stampa”. Lo sapevano tutti. Nessuno li ha rifiutati. In ogni caso, non ho mai
incontrato un collega giornalista che abbia lasciato i regali. Eravamo tutti
completamente corrotti.
Quando la prossima volta leggerete, sentirete o vedrete un resoconto
della riunione annuale del Consiglio di cooperazione del Golfo, allora
sappiate che c'è una probabilità che rasenta la certezza di un comunicato
stampa acquistato, che è accettato dalle nostre aziende mediatiche con
gratitudine e con entusiasmo in tempi di scarsità di notizie per riempire i
programmi televisivi o le pagine gratuitamente. E tenete a mente: nel
Centro di Propaganda, pardon, Centro Stampa del paese arabo c'è un buffet
tutto il giorno. Quindi il cibo non costa niente ai giornalisti. Ma per ogni
giorno in Arabia Saudita i giornalisti reclameranno poi altri 48 euro dalle
autorità fiscali tedesche, per ogni giorno negli Emirati 42 euro, per l'Oman
48, per il Bahrain 36, per il Kuwait 42 e per il Qatar 56 euro. E in cambio,
gli spettatori, i lettori e gli ascoltatori di lingua tedesca riceveranno un
carico accumulato di informazione comprata. Si tratta di una pura beffa. La
derisione dei cittadini.

Ben lubrificato: il famigerato sistema dei premi giornalistici

E non solo. Perché i giornalisti sono premiati anche per il loro servizio - con
“premi giornalistici”. Il modo migliore per spiegare questo famigerato
sistema è quello della premiazione dei nostri prodotti alimentari.
Sicuramente conoscete i sigilli di qualità DLG in oro,*15 argento o bronzo
sugli alimenti di cui si può conservare ciò che si vuole. Si dovrebbe
conoscere il vero retroscena: circa 27.000 di questi prodotti, ad esempio,
annualmente sono “esaminati” dalla Associazione Società Agricola
Tedesca, un'organizzazione dell'industria alimentare, per l'aspetto, l'odore e
il gusto. Le prove chimiche o microbiologiche, invece, sono eseguite solo in
casi eccezionali. E tutto ciò che “non si discosta dalle aspettative di qualità”
riceve il marchio più alto, un sigillo di qualità doro.73 La procedura di prova
non dice molto sugli ingredienti e sulla qualità effettiva.74 Ciò che dà valore
a un tale marchio di qualità DLG è ciò che il consumatore vede quando si
verificano scandali di prodotti alimentari premiati da DLG e resi noti al
pubblico. Ad esempio, nello scandalo dell'igiene nel panificio Müller-Brot,
dove c'erano75 escrementi di topi e parassiti negli ingredienti e nelle
macchine da forno - e i prodotti erano stati premiati da DLG.76 Il marchio
DLG è probabilmente una delle onorificenze alquanto discutibili nei paesi
di lingua tedesca. Quindi anche gli alimenti che ottengono il loro sapore
attraverso l'aggiunta di aromi artificiali, ricevono il sigillo di qualità. Tra
questi c'è anche la crema di yogurt alla fragola della Zott. Il colore dello
yogurt non si ottiene solo dalle fragole, ma anche dall'aggiunta del colore
della barbabietola. La protettrice dei consumatori, Silke Schwartau, lo trova
incredibile: “Non può essere che un prodotto, artificialmente aromatizzato,
sia premiato per il buon gusto”.77 Ma nel passato, gli esami di gusto DLG
non erano interessati agli aromi artificiali e agli additivi. Anche gli Haribo-
Gummibärchen (orsi gommosi Haribo), in cui sono presenti anche additivi
(ad es. E903 e cera di carnauba), sono stati premiati dalla DLG. Un altro
esempio: i panini “Meister Krüstchen” di “Harry” - premiati con l'oro dalla
DLG. Alla Stiftung Warentest, gli stessi panini hanno ricevuto solo la
valutazione “insoddisfacente”. I motivi addotti dalla Stiftung Warentest: i
panini sono “vecchi, insipidi, solo leggermente aromatici…” nel gusto. La
DLG non sapeva spiegarsi queste gravi differenze nei risultati degli esami.
Si può capire tutto questo solo se si sa come funziona il sistema: la DLG è
un'organizzazione di lobbisti dell'industria agroalimentare. Non è affatto
un'organizzazione di tutela dei consumatori. L'associazione conta più di
20.000 membri ed è finanziata da entrate provenienti da servizi. E questo
include anche i sigilli di qualità DLG prodotti in serie. Quasi tutti i prodotti
“controllati”, fino a oltre il 90 per cento, ricevono un tale “marchio di
qualità”. E per poterlo registrare, si paga una tassa di licenza. Ed è proprio
questo famigerato sistema che esiste anche per i “premi giornalistici”.
Pensate che i lettori di giornali, gli ascoltatori radiofonici o i
telespettatori - cioè i consumatori neutrali - decidono chi riceve un premio
giornalistico? No, il sistema si auto-premia semplicemente come il marchio
di qualità DLG. Le commissioni che decidono l'assegnazione dei premi
giornalistici sono quasi sempre costituite da giornalisti di gruppi mediatici
che poi “premiano” i giornalisti. Non si tratta d'imparzialità, indipendenza e
veridicità, come con il premio DLG, si tratta di qualità media e
provvedimenti di promozione delle vendite. Proprio come il cibo con
additivi artificiali riceve sigilli di qualità d'oro, i giornalisti che forniscono
una qualità media e si comportano politicamente corretti e corteggiano le
élite, da loro ricevono (presumibilmente) rinomati premi mediatici come
ringraziamento. In molti casi, il sistema funziona come un puro inganno del
consumatore quando si tratta di giornalisti. Perché le aziende mediatiche, i
giornali, ad esempio, pubblicizzano poi nelle informazioni biografiche le
onorificenze dei loro giornalisti, che spesso sono state finanziate e attribuite
da loro stesse. Così gli egregi giornalisti tengono la bocca chiusa. Dopo
tutto, ricevono anche “premi in denaro”. Perché il premio è spesso dotato di
migliaia di euro. Ero spesso presente a tali cerimonie di premiazione.
Quando le organizzazioni di partito hanno assegnato premi ai giornalisti dei
media, che alla fine appartenevano al proprio partito attraverso una
complessa rete di aziende, l'inganno dei consumatori era a portata di mano
anche per i più stupidi. Così si partecipa al sistema. Ci facciamo
corrompere. Guardate quante aziende finanziano oggi i premi giornalistici.
Ritenete che le aziende vogliano promuovere una informazione critica nei
loro confronti e dei loro prodotti?
È un sistema ben lubrificato e molti consumatori credono ancora che sia
un sistema “indipendente”. Il giornalismo. La verità è questa: quando i
gruppi di esperti e le fondazioni tedesco-americane assegnano premi per un
presunto eccellente giornalismo, in realtà, selezionano coloro che hanno
diffuso il proprio punto di vista in modo particolarmente positivo tra le
persone ignare. Eccoli di nuovo, i nostri giornalisti di prima classe vicini
all'élite. Perché i giornalisti di prima classe, di cui conosceremo molto di
più in questo libro, accettano volentieri questi premi e li apprezzano. Lo so
fin troppo bene. Dopotutto, io stesso aiutavo a decidere queste cerimonie di
premiazione e mi riferisco a ciò che non dovrebbe essere reso pubblico a
nessun costo.
Un esempio tipico della svalutazione dei premi giornalistici è il premio
Hanns-Joachim-Friedrichs-Preise, un tempo ambito premio giornalistico.
Oggi è un premio per i propagandisti.78
Lo sapevate che molte grandi aziende elettriche assegnano anche premi
giornalistici? Molti dei principali media hanno riferito felicemente di come
il “progresso” attragga le famiglie tedesche: i vecchi contatori elettrici
analogici con i dischi rotanti vengono sostituiti da presunti moderni
apparecchi digitali. Entro l'estate 2015, cinque milioni di questi nuovi
contatori digitali erano stati, nel frattempo, installati solo in Germania. Non
pochi giornalisti che hanno descritto in modo elogiativo questo “progresso”
sono stati, successivamente, insigniti di premi per la stampa dalle
compagnie elettriche. Stupidamente, nessuno di questi giornalisti di qualità
ha menzionato il modello di affare che sta dietro al “progresso”. Perché il
“progresso” digitale piace ai produttori, perché i dispositivi digitali devono
essere scartati e sostituiti ogni otto anni a causa delle specifiche di taratura
(a differenza di quelli vecchi). In parole povere: installiamo rifiuti elettrici
nelle nostre case. Tuttavia, le nuove apparecchiature installate,
probabilmente, non potranno nemmeno funzionare per otto anni e dovranno
essere smaltite più velocemente dei rifiuti elettrici, come previsto, in quanto
l'UE è attualmente in fase di realizzazione di nuovi contatori digitali, per i
quali fino ad oggi non esistono specifiche che regolano il consumo interno
di energia elettrica. Ciò che è chiaro, tuttavia, è che i nuovi dispositivi
digitali con i loro moduli di comunicazione interattiva e sistemi di
misurazione, che fanno il consumatore trasparente per le aziende,
consumano molta elettricità e non saranno in nessun caso conformi alle
normative comunitarie. In un linguaggio semplice: presto dovranno essere
sostituiti di nuovo. La base per questo è l'eco-studio europeo per le reti
elettriche intelligenti con il lotto numero 33 ENER. E il consumatore paga
alla fine tutto questo. Nel frattempo, le aziende pubblicizzano i nuovi
dispositivi con grandi pubblicità sui media e finanziano così i posti di
lavoro di quei giornalisti che riportano gioiosamente questo “progresso”
tipico dei burloni. Chi lavora diligentemente in questo sistema ben
lubrificato sarà ricompensato per i suoi articoli con “premi giornalistici”.
Tra questi, il “Liberty Award”, assegnato ogni anno dal 2007 dal produttore
di sigarette Reemtsma. Il premio intende onorare i giornalisti “che danno
voce alla lotta quotidiana per la libertà”. Il “Liberty Award” dell'azienda
produttrice di tabacco Reemtsma per i giornalisti è dotato di 15.000 euro.
Questo premio giornalistico è estremamente controverso, non solo perché
completamente finanziato dalla lobby del tabacco. C'è una forte critica
diffusa in lungo e in largo. Hans Leyendecker della Süddeutsche Zeitung ha
quindi respinto una candidatura: “Quando arrivò l'offerta, mi fu chiaro: io
non mi faccio nominare. Un giornalista deve sapere dove sta andando, da
chi si fa invitare, da chi si fa pagare. Non importa se è un premio, un
discorso, o un lavoro come moderatore. Un giornalista non si fa comprare,
un giornalista non va a tali eventi”.78a Altri non hanno avuto problemi ad
accettare il prezzo dell'industria del tabacco, come il giornalista di ARD
Thomas Roth (2009) e il reporter del Frankfurter Konrad Schuller (2012).
La giuria è quindi composta da persone come il giornalista di Zeit, Theo
Sommer,79 un evasore fiscale condannato legalmente e per questo motivo
non è certo un modello di riferimento per cittadini rispettabili (un
predicatore morale condannato80 ), a cui ci riferiremo anche in relazione ad
organizzazioni controverse come Atlantik- Brücke, i membri del Gruppo
Bilderberg, la Commissione Trilaterale e la Società Tedesca per la Politica
Estera. Questo Theo Sommer è un esperto in articoli positivi sulle missioni
di guerra. Poiché il giornalista mediatico Uwe Krüger descrive nel suo libro
“Meinungsmacht” un esempio di aggiustamento, dal suo punto di vista, dei
risultati sgraditi della ricerca giornalistica, che non sono stati accettati dalla
politica, come gli effetti dannosi delle munizioni all'uranio utilizzate dalla
NATO nelle guerre balcaniche. Quando, all'inizio del 2001, i primi rapporti
sull'argomento avevano posto l'allora ministro della Difesa Rudolf
Scharping (SPD) sulla difensiva, aveva reagito come amano fare i politici in
situazioni rischiose: istituì una commissione di esperti per indagare sulle
accuse. Affidò la guida del comitato al suddetto Theo Sommer, l'ex capo di
Zeit. L'uomo godeva la fiducia del ministro perché aveva guidato uno staff
di pianificazione a Hardthöhe ed era stato, in seguito, membro della
Commissione della Struttura di Difesa del governo federale. Mezzo anno
dopo, la commissione di Theo Sommer diede un segnale di cessato allarme:
le munizioni all'uranio erano classificate come innocue e nel Zeit di Theo
Sommer apparve una notizia in prima pagina col titolo “L'imbarazzo degli
allarmisti”.81 Così l'argomento uscì dalla discussione e Theo Sommer
ricevette, secondo Uwe Krüger, da Scharping, la croce d'onore delle forze
armate tedesche in oro.82 Theo Sommer abbrevia la storia sulla sua pagina
internet e vi scrive solo nella categoria “Riconoscimenti”: “2002 Croce
d'Onore delle Forze Armate tedesche in oro”.83
Imbarazzante: i membri del Bundestag Ulla Jelpke, Christine Buchholz
e Jan van Aken hanno fatto con il materiale stampato 18/2307 nell'anno
2014 una piccola interrogazione al governo federale, in cui si dice che, in
una lettera del 21 luglio 1999 alle Forze armate tedesche (Bundeswehr), in
relazione alla missione in Kosovo, il ministero della Difesa aveva
ammonito prima del contatto fisico con la polvere contaminata da uranio.
Nella lettera delle Forze armate del 1999, è stato sottolineato che
“l'assorbimento di particelle DU nel corpo a causa degli effetti radiologici e
tossici della polvere, sia da evitare indossando una maschera antipolvere e
lavandosi le mani prima di mangiare”. Inoltre, quando si sale a bordo di un
veicolo militare, “la polvere di terra dai vestiti e dai dispositivi di
protezione deve essere eliminata, le scarpe lavate”. Quindi, l'amico di
Scharping, Theo Sommer, fu lavato, e le forze armate tedesche, già dal
1999, internamente avevano messo in guardia da questo rischio. Nella
“Commissione di lavoro del dr. Sommer” c'era un altro giornalista di prima
classe oltre a Theo Sommer e 13 militari: Nikolas Busse del Frankfurter
Allgemeine Zeitung. In un primo tempo diviene corrispondente della NATO
nel Frankfurter, poi vice responsabile del giornale stesso per la politica
estera. Parleremo di lui in relazione alle controverse reti transatlantiche,
dove Busse ha fatto perfino una professione di fedeltà agli Stati Uniti prima
della guerra in Iraq del 2003, che ha violato il diritto internazionale (si veda
il capitolo “I nomi: rapporti controversi”).
Vergogna: sebbene le munizioni all'uranio, con il cessato allarme
ufficiale della relazione della “Commissione di lavoro del Dr. Sommer”,
fossero dichiarate in apparenza non pericolose, la Bundeswehr aveva
emanato, anche dopo la relazione della “Commissione Sommer” del 2003,
un'altra direttiva interna che avvertiva del pericolo rappresentato dalle
munizioni e richiamava l'attenzione sulle misure di protezione. Nel
documento della Bundeswehr classificato “Pericolo derivante da munizioni
DU” (pagina 25), sono menzionati i danni radiologici che possono essere
causati dall'uso di munizioni da fuoco perforanti con nucleo in DU durante
l'operazione “Enduring Freedom” (da aerei da combattimento statunitensi).
Si consiglia ai soldati di indossare indumenti protettivi NBC,*16 evitare di
toccare le munizioni, distribuire i dosimetri a pellicola, fare rapporto
immediatamente e chiamare subito il medico della truppa.84 Tutto questo
significa in parole povere: i soldati che sono stati danneggiati dalle suddette
munizioni non possono più sperare in un risarcimento finanziario per i
danni alla salute da parte della “Commissione di lavoro del Dr. Sommer”.
Allo stesso tempo, tuttavia, la Bundeswehr avverte internamente dei
pericoli delle munizioni. Una situazione assurda.

Copia di un documento segreto delle Forze armate tedesche sulla


pericolosità dell'uranio impoverito. Classificazione “VS • SOLO PER IL
SERVIZIO” significa che le informazioni del contenuto da parte di persone
non autorizzate (anche chi legge) possono danneggiare gli interessi della
Repubblica Federale di Germania.

La situazione in Gran Bretagna è ben diversa: nel 2004, un tribunale ha


confermato ufficialmente, per la prima volta, a un veterano di guerra
britannico che le sue malattie e le sue deformità erano causate da munizioni
all'uranio. Theo Sommer, che, secondo quanto abbiamo sopra descritto,
aveva ripulito nei media le munizioni all'uranio per il Ministero della
Difesa85 , oggi seleziona i giornalisti adatti per i premi dell'industria del
tabacco.86 Ma qui non vogliamo soffermarci oltre su più che controversi
premi giornalistici, dove c'è una ben specifica élite.
Solo un altro suggerimento: l'appropriazione del concetto di libertà per
la lobby del tabacco non è una nuova invenzione del Gruppo Reemtsma. La
LobbyControl, un'iniziativa per la trasparenza e la democrazia, spiega: “Nei
paesi anglosassoni, l'industria del tabacco ha anche specificamente
sostenuto o aiutato a costruire organizzazioni che, nel nome della libertà,
hanno guidato e creato uno stato d'animo contro i divieti di fumo e i divieti
di fumare in generale. Z. B. il Center for Consumer Freedom (USA, cfr.
SourceWatch) o la Freedom Organisation for the Right to Enjoy Smoking
Tobacco (FOREST) in Inghilterra. Secondo l'Action on Smoking and
Health, riceve oltre il 90% dei finanziamenti dall'industria del tabacco”.
Da non dimenticare: la pubblicità del tabacco sulla stampa è vietata
dall'inizio del 2007. Il divieto di pubblicità di cui alla direttiva 2003/33/CE
riguarda anche la pubblicità d'immagine dell'industria del tabacco, come
confermato dal Tribunale regionale superiore di Amburgo nell'agosto 2009
in due sentenze. Secondo la Commissione europea, qualsiasi forma di
pubblicità di immagine da parte dei produttori di tabacco rientra nel campo
di applicazione del divieto di pubblicità del tabacco. Nella sua relazione del
maggio 2008, la Commissione ha descritto qualsiasi lavoro di pubbliche
relazioni che i produttori di tabacco definiscono “responsabile” come “un
mezzo di marketing dell'immagine e dei prodotti dell'azienda”. Ma
l'informazione su premi dell'industria del tabacco non rientra sotto il divieto
di pubblicità della direttiva EU del 2007. E ora arriva l'interessante
domanda: da quando esiste il “Reemtsma Liberty Award” per “i coraggiosi
giornalisti”? Lo sospettate già: dal 2007. È tutto chiaro?
Ora sapete come le aziende produttrici di tabacco si assicurano una
buona stampa attraverso i premi giornalistici. E siccome sto per togliervi
tutte le illusioni su un mondo dignitoso, vorrei anche richiamare l'attenzione
su come i produttori di tabacco lubrificano i nostri partiti. Perché i nostri
partiti ricevono donazioni che non sono riconoscibili come donazioni a noi
cittadini. Ed effettivamente i media di partito sono lubrificati. Tutti i partiti
hanno riviste per i loro membri. L'Unione dei Giovani della CDU ha la
rivista Entscheidung, la CDU ha la rivista Union - e la SPD ha un intero
vassoio di giornali (si veda il capitolo relativo in questo libro). Le aziende
produttrici di tabacco pagano prezzi fantastici per gli annunci pubblicitari
sulle riviste di settore e quindi sponsorizzano i partiti. E in tutti i congressi
di partito regionali e federali affittano gli stand. Solo con gli affitti degli
stand ogni anno in media affluisce segretamente un importo di un milione di
euro di sponsorizzazione nelle casse del partito.87 E i cittadini non hanno
idea di come i partiti vengono corrotti. Non c'è, ovviamente, una grande
differenza tra gli articoli compiacenti che vengono comprati e la
lubrificazione dei politici.

Interviste compiacenti, viaggi come inviato speciale e frode


fiscale

È stato particolarmente macabro per me ricordare i miei viaggi in zone di


guerra finanziati da un partito guerrafondaio o dai suoi sostenitori. Molti di
questi viaggi non sarebbero stati possibili senza questo “sostegno”, perché
non si sarebbe potuto ottenere un visto d'ingresso o una protezione. Erano
semplicemente considerati puri viaggi per scrivere reportage a favore di
partiti guerrafondai. Gli inviti erano per lo più inviati ai miei superiori, che
li distribuivano ai redattori e firmavano le domande di viaggio. In questi
viaggi, la vicinanza al potere, a chi decideva sulla vita e sulla morte delle
persone, era in qualche modo affascinante.
Non so più quante interviste di cortesia ho fatto ai capi di Stato
mediorientali o africani o ai loro ministri in questi viaggi. So solo che due
terzi delle dichiarazioni di queste presunte persone tanto importanti erano
inventate da loro di sana pianta, ma anche desiderate sul posto
dall'ambasciata tedesca o dai rappresentanti di imprese che vi avevano
interessi commerciali. E il Frankfurter le stampava con entusiasmo. A
Khartoum, la capitale del Sudan, le cose andavano male. A sud della
capitale, alla confluenza dei fiumi Nilo Blu e Bianco, a Omdurman, il
Mossad israeliano aveva affittato una tenuta mascherata da “impresa
agricola”. Il gruppo di Bin Laden aveva vissuto nella proprietà confinante e
che, in seguito, divenne famosa in tutto il mondo. Su richiesta
dell'ambasciata tedesca, mi fu chiesto di scrivere nel Frankfurter un articolo
descrittivo su (l'israeliano) Ronny S., che vendeva il latte di mucche
tedesche munte in stalle climatizzate a una piccola élite dominante in
Sudan. Quello che non avrei dovuto scrivere è questo: l'uomo del Mossad
Ronny S. ha usato il latte per avvicinare le élite del Sudan che altrimenti lo
avrebbero respinto. E stava seduto proprio accanto a Bin Laden e si poteva
osservare tutto ciò che si trovava nella proprietà vicina attraverso una
piccola torre di osservazione sulla “proprietà agricola". Nella FAZ, su
richiesta dell'ambasciata tedesca, ho scritto del latte delle felici mucche
tedesche sul Nilo e ho sbiadito parte della realtà. Come spesso accade. Ai
miei superiori del FAZ è sempre piaciuto quando ho lavorato a stretto
contatto con le rispettive ambasciate tedesche in questi viaggi.
Fu ancora peggio in Iran. L'ambasciata tedesca a Teheran voleva
promuovere costantemente il commercio tedesco-iraniano. E poiché i
mullah in Iran possiedono le aziende più grandi, l'ambasciata mi aveva
esortato a fare interviste compiacenti con il ministro degli esteri, con
qualche ayatollah o con qualsiasi altro dignitario iraniano o almeno di
menzionarlo in un articolo. Se gli iraniani erano molto interessati a tali
interviste, allora pagavano anche i viaggi (come ho già descritto parlando
dell'Oman). In poche parole: il Frankfurter accettava gli inviti e poi
pubblicava interviste di cortesia. Gli archivi del Frankfurter sono pieni di
interviste simili che dovevo fare. Così si faceva dall'Afghanistan all'Algeria
e dal Sud Africa al Corno d'Africa. Come reporter di un rinomato giornale,
l'ambasciata tedesca era sempre sullo sfondo.
Naturalmente esercitava una certa influenza. Specialmente con le storie
che non dovevano essere riportate in modo veritiero. Ricordo bene una cena
con i diplomatici tedeschi a Baghdad. Non so più se fu in casa
dell'ambasciatore o di un altro diplomatico d'alto livello. Dalla proprietà
vicina provenivano voci orribili, un lamento straziante. Volevo sapere che
cos’era e avevo scoperto che un diplomatico asiatico viveva dietro il muro
della proprietà vicina, che amava mangiare cani che stavano dietro il muro
che separava la proprietà, facendoli, a volte, macellare vivi lentamente.
Prima tagliavano le zampe, poi la coda e, infine, la testa. Si presume che la
carne avesse un sapore migliore a causa dell'agonia, almeno gli asiatici così
credevano. I diplomatici tedeschi mi avevano pregato di non menzionarlo
nei miei articoli da Baghdad per non danneggiare le relazioni con quel
paese. Chiudere un occhio sulla crudeltà verso gli animali? È stato orribile.
È stato altrettanto negativo quando si doveva accompagnare i politici
tedeschi in viaggio all'estero. C’erano cartelle con le regole linguistiche per
ogni situazione immaginabile. Coloro che erano pigri dovevano solo
copiare frasi preformulate e rinfrescarle con alcune impressioni
atmosferiche. E poi tutti erano felici. Questo non ha niente a che fare con il
giornalismo onesto. Piuttosto con le cazzate della gente. E per questo, in
prospettiva, erano stati promessi premi giornalistici.
Non importa se ho lavorato 17 anni della mia vita al Frankfurter o
successivamente come corrispondente per Grüner + Jahr, per l'agenzia ddp,
per l'Axel-Springer-Verlag, per le stazioni televisive e molte altre rinomate
aziende mediatiche - ho spesso sperimentato lo stesso modo di pensare a
livello gestionale: solo gli altri sono corrotti e indecenti. Ancora una volta:
l'ammissione dei miei errori non migliora la situazione. Ma una generazione
più giovane potrebbe imparare da questi errori.
Naturalmente, in un piccolo jet di lusso del governo federale, ad
esempio, ho accompagnato l'ex capo della BND (Servizio Informazioni
Federale), Klaus Kinkel, nella sua precedente funzione di ministro degli
Esteri, solo insieme a un collega dell'agenzia di stampa tedesca e, orgogliosi
di questa vicinanza, ne abbiamo successivamente riferito positivamente. Ho
anche fatto cronaca giudiziaria riferendo su Helmut Kohl e molti altri
politici. Guardando indietro, mi vergogno e mi scuso per questo. Non posso
disfarmene, ma posso confessarlo mostrando la mia faccia.
Quando vedevo in Africa, alle volte, l'attore Karlheinz Böhm
(l'imperatore Francesco Giuseppe dei film “Sissi”) alla presenza di un
politico tedesco di alto livello, allora avrei dovuto scrivere in modo sincero
che Böhm e i suoi progetti di aiuto erano solo una “gag di pubbliche
relazioni” dal punto di vista dei tedeschi che lo andavano a trovare. Ai
visitatori interessava esclusivamente una foto di gruppo ad effetto elettorale
con loro e l'attore stimato, circondato da bambini neri. Non appena le foto
erano state scattate, Karlheinz Böhm e i bambini africani diventavano del
tutto irrilevanti. Per i visitatori era solo una comparsa, come tanti altri.
Come in molti altri casi, non feci una descrizione veritiera. Sono stato,
come spesso, corrotto dalla vicinanza al potere. Soprattutto: come può uno
essere onesto, quando poi nella capitale etiope, Addis Abeba, da un hotel a
5 stelle comodamente si volava in un elicottero con aria condizionata, su un
caldo altopiano, si faceva brevemente una intervista a Böhm sulla povertà e
poi si scriveva un articolo sulla misera Etiopia al buffet di lusso in un hotel
a 5 stelle climatizzato, mentre la gente in giro moriva di fame?
Quando viaggiavo con i presidenti federali, i cancellieri o i ministri, non
ero controllato alle frontiere. Quando arrivavamo alla parte militare
dell'aeroporto di Colonia/Bonn, evitavamo anche la dogana. Lo sapevamo
tutti, ce lo aspettavamo persino. E molti ne hanno approfittato. Anche i
politici, anche i ministri. La gente della strada ha una mentalità, ad esempio,
simile all'“affare del tappeto” di un ministro.88 Molti, troppi hanno trovato
normale o non dichiarare articoli di lusso riportati dai viaggi o farli
consegnare discretamente a bordo di altre macchine governative. Mi ricordo
di un collega di un giornale ad alta tiratura che ha portato con sé anche una
Harley Davidson usata completa in singole parti da un viaggio di lavoro con
l'Aeronautica Militare Tedesca dagli USA. Poi ha venduto i pezzi di
ricambio qui e ha realizzato qualche migliaio di euro di profitto. Questa si
chiama evasione fiscale. E i costi di trasporto sono stati finanziati dai
contribuenti tedeschi attraverso l'aviazione militare tedesca. Molti di noi
erano criminali. La cosa peggiore: conoscere tutto questo ha stabilito un
legame invisibile tra politici e giornalisti.
Un giornalista descrive retroattivamente nel suo blog quello che si
poteva fare quando si viaggiava con un politico tedesco di spicco e si
sapeva che in questi viaggi non si era controllati persino coi cancellieri
tedeschi.
Il peruviano ci diede anche un suggerimento per l'acquisto di corredi tombali della cultura inca.
L'archeologo spiegò che provenivano da saccheggi di tombe e che erano molto preziosi. Un
collega ed io siamo entrati in una casa ai margini della città e abbiamo acquistato
(illecitamente) un copricapo (250 dollari) e un pezzo di sudario. L'esportazione fu facile perché
il bagaglio degli accompagnatori del cancelliere non fu controllato.89

Accadde più di dieci anni fa. Ma posso citare i nomi di molti colleghi che
ancora oggi si comportano in questo modo. Non li biasimo. Dopo tutto, io
stesso partecipavo a questo sistema degenerato. Ma, forse, posso ispirarli a
riflettere e incoraggiarli a pentirsi. Forse non lo ammetteranno mai
apertamente, ecco perché lo dico qui chiaramente: l'orientamento dei
commenti giornalistici o dei rapporti è certamente influenzato dallo stretto
contatto con le élite come qui descritto. Questo non ha più nulla a che fare
con il giornalismo indipendente e apartitico.
Un altro esempio: quando l'ex cancelliere federale Helmut Kohl visitò
gli allora direttori politici Johann Georg Reißmüller e Fritz Ullrich Fack
nella redazione del Frankfurter per colloqui intimi, noi redattori eravamo
orgogliosi di avere un “ospite così alto” in casa. Noi giornalisti non
abbiamo avuto l'idea che la vicinanza può anche corrompere. Al contrario,
in futuro volevamo essere notati dalle élite. Alcuni di loro, come l'uomo
della FAZ Frankenberger, sono riusciti a farlo, ma a che prezzo? Ne
parleremo più in dettaglio.
L'ex caporedattore e consulente per i media Michael Spreng, scrive di
Kohl e del suo rapporto con i giornalisti:
Di Helmut Kohl è noto che conosceva solo due tipi di esseri umani: quelli che erano con lui e
quelli che erano contro di lui. Così classificava i giornalisti. Il suo rapporto con la libertà di
stampa era puramente strumentale: era un buon giornalista quello che si lasciava
strumentalizzare da lui. Chi - come me — aveva una particolare simpatia di base per lui, fu
rapidamente associato come "kohliano”, e dovette seguirlo incondizionatamente.90

Non ci avrei creduto allora quando Kohl venne da noi in redazione e visitò
Reißmüller e Fack. Stentavo a crederci quando Kohl venne da noi in
redazione e visitò Reißmüller e Fack. Ma immagino che fosse proprio
questo il caso. I capi del Frankfurter, Fack e Reißmüller, furono,
probabilmente, strumentalizzati per gli obiettivi di Kohl. E oggi altri sono
strumentalizzati da altri politici - e forse non se ne accorgono o non
vogliono ammetterlo.
A proposito, persone come i redattori del Frankfurter di cui sopra hanno
stabilito in parte il nostro modo di pensare attraverso il linguaggio che
dovremmo usare. Non dimenticherò mai come l'editore politico Johann
Georg Reißmüller si precipitò in redazione con un testo stampato e gridò:
“Chi ha scritto questo?” Il testo diceva “Sinti e Rom” da qualche parte. E
Reißmüller disse forte, chiaro e inequivocabilmente: “Questi sono gli
zingari! Ricordate questo: zingari!” Noi, redattori politici del Frankfurter
non dovremmo scrivere “Sinti e Rom”. Era proprio all'inizio della mia
formazione giornalistica. Il collega professor Reinhard Olt, un germanista,
ed io ci siamo guardati a lungo nella redazione del Frankfurter. “Zingaro”,
qualcosa del genere si memorizza da solo. Il pensiero è guidato in certe
direzioni in modo che una persona quando è giovane, in fase di formazione,
è influenzato dalla lingua.
Finora ho parlato troppo del Frankfurter Allgemeine Zeitung e, forse, ho
creato l'impressione errata che tutto questo era tipico solo del Frankfurter e
lì anche solo per la redazione politica, almeno finché vi ho lavorato io. Per
dir la verità, non è vero. Ed è per questo che non si tratta di un attacco al
Frankfurter, ma di un suggerimento a tutte le aziende mediatiche di mettere
ordine in casa propria. Nel Frankfurter, vorrei dirlo qui, l'informazione
“lubrificata” non era da nessuna parte così chiaramente riconoscibile ai miei
tempi come nell'inserto culturale. Almeno la sezione turismo e viaggi
appartenente all'inserto ha sempre avuto un mucchio di inviti per viaggi (di
lusso) in paesi lontani finanziati con fondi presi in prestito. Viaggi gratuiti,
dove gli sponsor paganti sicuramente si aspettavano un certo contenuto
negli argomenti, vale a dire gli articoli conseguenti. Il finanziamento di un
viaggio finalizzato a un immediato reportage, da parte, ad esempio, di una
compagnia aerea o di un'azienda turistica, non era vietato a noi redattori.
Tali viaggi erano distribuiti piuttosto attivamente tra di noi. E negli articoli
che sono usciti, spesso, non indicavamo chi finanziava i viaggi. Ma, se ben
ricordo, anche questo era completamente “normale” nelle aziende
mediatiche. Nel luglio del 1987, non ero nemmeno da un anno al
Frankfurter, fu pubblicato un mio lungo articolo sotto il titolo “All'ombra
dell'albero del Qat". Invito e finanziamento a carico di Yemenia, la
compagnia aerea yemenita. Era un puro rapporto giornalistico. L'invito era
arrivato attraverso la sezione viaggi dell'inserto culturale. E gli yemeniti
erano così entusiasti della mia relazione editoriale che mi hanno chiesto
cosa mi piacerebbe, oltre alla possibilità di poter fare una vacanza gratuita
in Yemen in futuro. Scherzando, ho detto che non avevo mai mangiato
prima d'ora gamberi giganti come nella piccola città di Mokka nello Yemen
(il caffè moka prende anche il nome da questa città). Pochi giorni dopo, ci
hanno inviato nella redazione del Frankfurter, con un volo aereo, una
scatola con gamberi grigliati poche ore prima. I miei colleghi l'hanno presa
come una cosa ovvia e completamente “normale”. Non si ebbe nemmeno
l'idea di fare pensieri eticamente e moralmente determinati.
Nell'inserto del Frankfurter c’era anche un book bar con libri che
venivano inviati all'editore per la discussione senza essere richiesti. E più le
copie per la recensione di una casa editrice erano accolte positivamente nel
giornale, più l'editore inviava nuove pubblicazioni per l'inserto culturale. A
volte ho portato una scatola piena di libri nuovi di zecca dalla sezione
inserto culturale ai miei colleghi della redazione politica per il loro uso
personale. Non c’era nessuno che lo trovasse offensivo. Ricordo il mio
primo bestseller pubblicato da una casa editrice del Frankfurter classificato
Servizio Informazioni Federale (BND), per il quale gli editori del
Frankfurter, in occasione di una conferenza stampa nei locali del giornale,
fecero ovviamente pubblicità.
Ricordo ancora di essere stato classificato dall'Ufficio Federale di
Polizia Criminale come “a rischio di attacco” per diversi anni a causa delle
mie critiche all'ideologia dell'Islam. Sono stato, probabilmente l'unico
giornalista tedesco che entrava legalmente nella conferenza redazionale del
Frankfurter con un'arma da fuoco sulla cintura. Per molti mesi la casa
automobilistica BMW mi aveva fornito una limousine blindata con TV e
tutto il lusso senza farmi pagare. Il Frankfurter non solo lo sapeva, ma mi
permetteva anche di fatturare tutti i costi del veicolo tramite il giornale.
Perché il Frankfurter era contento che la mia auto aziendale non fosse
gravata da chilometri. Tutto questo era in qualche modo evidente. In sintesi,
forse si trattava sempre e solo di una cosa: non di una informazione vera. Si
trattava di soldi e vantaggi personali. Così si perseguivano gli obiettivi.

Ignobili compagni di sbornie. Sguardo nel lavoro sporco dei


giornalisti
Posso descrivere esattamente al secondo quando ho smesso personalmente
di fare lavori sporchi e mi sono sentito improvvisamente disgustato di me
stesso. Fu il giorno in cui chiamai l'avvocato penalista di Francoforte Hans
Wolfgang Euler e gli chiesi consiglio perché uno dei più rinomati politici
tedeschi della CDU, in presenza di testimoni nel suo studio, volle darmi
l'incarico di spiare il presidente socialdemocratico (SPD) della Renania-
Palatinato, Kurt Beck. Uno di questi testimoni era un ex amministratore
delegato della CDU della Renania. L'uomo era stato coinvolto in molti
affari per la CDU e aveva tenuto la bocca chiusa per molto tempo. Decida
ora, se vuole o no, a fare in pubblico i nomi dei finanziatori. Rimango
fedele alla mia offerta di testimoniare con lui pubblicamente o in tribunale,
in qualsiasi momento. Il noto amministratore delegato della CDU non era -
come ho detto - un committente, ma era presente come testimone oculare
quando un noto politico della CDU mi offrì 5.000 euro in un primo
momento chiedendomi di spiare, camuffato da giornalista, la vita
matrimoniale della moglie di Kurt Beck. Per proteggere la famiglia Beck,
non voglio e non voglio dare qui dettagli, solo questo: gli estratti conto
della famiglia Beck erano già a disposizione della CDU. Si dice che un
impiegato della banca vicino alla CDU era già stato arruolato. Ovviamente
non c’era quasi nulla che il presidente potesse fare, che avvenisse a insaputa
della CDU. Tranne un dettaglio della vita privata della famiglia. E io avrei
dovuto documentarlo. Il politico, uno piuttosto senza scrupoli e seduto di
fronte a me, apparteneva a una nota Commissione della CDU. Ho ascoltato
i suoi desideri per circa due ore e interiormente ero agitato e silenzioso.
Sono stati quei minuti in cui mi sono chiesto quanto devo essere caduto in
basso se un politico ha pensato che avrei fatto il lavoro sporco per lui e per
il suo partito in cambio di un pagamento fittizio (sotto forma di compenso
per una conferenza). Andai nel parlamento di Magonza come se avessi
accettato l'offerta e in quel caldo giorno chiamai immediatamente l'avvocato
penalista Hans Wolfgang Euler dalla mia auto. Questi poi organizzò un
incontro con il direttore dell'ufficio di Kurt Beck. E abbiamo scoperto che
sapevano già dell'incarico affidatomi perché non ero l'unico giornalista che
la CDU aveva assegnato a Kurt Beck. Niente di tutto questo sarebbe
successo se, come giornalista, non avessi avuto questa appiccicosa
vicinanza a molti politici. Ci si aspettava da me una tale bassezza come una
cosa ovvia.
A quel tempo avevo molti vantaggi in cambio: andai alla casa vacanza
di Konrad Adenauer, una villa con piscina e parco nel cuore della città
italiana di Cadenabbia, sul lago di Como. La Villa La Collina apparteneva
(e appartiene) alla Fondazione Konrad Adenauer, che era vicina alla CDU e
con la quale avevo intrecciato un rapporto.91 E fu lì che incontrai
ripetutamente i capi della politica tedesca. Perché in quegli anni, ad
esempio, facevo parte dello staff di pianificazione della Fondazione
Adenauer. E la CDU mi foraggiava con incarichi ben retribuiti per le
conferenze. Soprattutto alla Villa La Collina, dove allora non c'erano
estranei che vi avevano accesso, si divenne pericolosamente vicini. Si
mangiava e si beveva fin troppo. Io e mia moglie non dimenticheremo mai
quando uno dei principali politici della CDU della Renania-Palatinato, che
aveva già usato la casa Adenauer come suo domicilio, venne ubriaco nella
nostra stanza all'ultimo piano di notte pensando che fosse un bagno dove
avrebbe potuto vomitare. Poi ha svuotato il contenuto del suo stomaco sul
nostro letto ubriaco fradicio. Questa vicinanza ai politici era, a volte,
davvero ambigua nel vero senso della parola. Uno se ne stava da solo nella
tenuta della vecchia Villa La Collina, dimenticando di chiudere la porta a
chiave, e poi è arrivato questo pezzo grosso della CDU ubriaco. Avevo
accettato questa disdicevole vicinanza a quel tempo, stringendo ancora i
denti. Ma in quel giorno successivo nel parlamento di Magonza, quando mi
fu dato l'incarico contro l'allora presidente della Renania-Palatinato, Beck,
dovevo solo tracciare una linea di demarcazione. Sapevo che ci sarebbero
stati problemi e pressioni se non avessi accettato. Ma non m’importava.
Volevo finalmente essere in grado di guardarmi allo specchio di nuovo.
La Villa La Collina di Konrad Adenauer custodisce ancora un segreto,
tra l'altro. Si trova su una collina sopra il lago di Como con vista sul paese
di Bellagio dall'altra parte del lago,92 che si trova a pochi minuti di
traghetto. E la Rockefeller Foundation, che come una piovra unisce le élite
del potere con una rete di organizzazioni segrete, ha un centro di
formazione appartato lì a Bellagio.93 Quando le élite della politica
dovevano incontrarsi con le élite americane in modo veramente
confidenziale e discutere le decisioni politiche, allora scendevano a Villa La
Collina, prendevano il traghetto per Bellagio, e andavano al Grand Hotel
Villa Serbelloni e lì erano discretamente accompagnati da un autista della
Rockefeller Foundation. La procedura discreta mi ha ricordato l'ambasciata
tedesca a Teheran in via Ferdowsi 324. Proprio accanto, in via Ferdowsi, c'è
l'ambasciata turca. Entrambi sono, segretamente, collegati sottoterra da un
corridoio, in modo che gli ambasciatori e i loro colleghi più vicini possano
fuggire nella zona circostante in caso di emergenza. Quando il
rappresentante dei servizi segreti federali volle farmi entrare di
contrabbando nell'ambasciata tedesca in modo tale che il personale
dell'ambasciata non se ne accorgesse, allora dovetti andare all'ambasciata
turca e fui prelevato lì attraverso il corridoio sotterraneo. C’erano tali
passaggi sotterranei in molte ambasciate tedesche (specialmente nei paesi
arabi e africani, a volte utilizzavano i servizi americani per l'espulsione di
persone, ma questo non è importante in questo caso). Tutto questo era
eccitante e misterioso per me, ma a ben guardare, piuttosto folle. Proprio
come gli incontri segreti dei politici tedeschi di primo piano che avevano
preso il traghetto da Villa La Collina a Bellagio per raccogliere istruzioni
sul loro comportamento politico presso la Rockefeller Foundation. Solo più
tardi appresi che la Rockefeller Foundation, attraverso organizzazioni
sussidiarie come la Trilateral Commission, stava conquistando anche i
migliori giornalisti tedeschi; come il ragno predatore in un bozzolo tesse la
sua rete finché non c'è più via di fuga. Ma parleremo di questo in un altro
capitolo.

Un pessimo trucco: come si truffano gli inserzionisti

Nel tipo di giornalismo finora descritto, spettatori e lettori sono ingannati.


Questo è già chiaro al lettore. Ma abbiamo dimenticato chi fa pubblicità e
spera in una risposta per il denaro investito. Ma gli inserzionisti che pagano
prezzi orrendi per gli annunci pubblicitari sui giornali si sentiranno traditi.
Le grandi case editrici sono da tempo in competizione tra loro in termini di
diffusione. E i prezzi della pubblicità si basano sulla tiratura effettivamente
venduta. La lotta per questa diffusione effettivamente venduta è stata
combattuta tra i vari editori con metodi che mi hanno stupito all'inizio della
mia attività giornalistica, ma che erano ovviamente “normali” nell'industria
di allora (e ancora oggi!). L'ho visto nell'industria per un po’ di tempo: non
appena i giornali sono stati stampati la sera presso le case editrici, una parte
dell'edizione, che era stata acquistata con molti trucchi tramite il proprio
reparto di marketing, è stata caricata su un camion e poi trasportata 24 ore
su 24 attraverso la Germania sull'autostrada. Il giorno successivo, quando
sono tornati indietro i “rimessi” (cioè ciò che non è stato venduto nei negozi
e che è stato ritirato di nuovo), allora i “rimessi”, insieme alla parte di carta
che viaggia continuamente su un camion attraverso l'autostrada, viene
portata al macero.
All'epoca si diceva che gli introiti pubblicitari di un'unica edizione del
sabato, potevano essere utilizzati per pagare gli stipendi dei dipendenti di
una casa editrice per quattro settimane (oggi questo non vale più). Erano
tempi di successo finanziario, ma nessuno aveva idea del retroterra. Ricordo
ancora, all'incirca, quanto fossero orgogliosi gli amministratori delegati
degli editori dei giornali ad aver imbrogliato gli “stupidi” inserzionisti
perché avevano pagato per i loro annunci in una “tiratura a pagamento” che
in realtà non esisteva. Negli anni ’90, un dipendente dirigente si era
trasferito da una casa editrice della Germania meridionale a una casa
editrice nello stato dell'Assia. E presentò all'amministratore delegato la
prova che l'editore bavarese aveva aumentato la tiratura di un importante
quotidiano tedesco, giorno per giorno, nel modo sopra descritto. Il transfuga
si aspettava che il suo nuovo datore di lavoro lo lodasse e rendesse pubblica
la truffa. Quello che l'uomo non sapeva era che la casa editrice dell'Assia
faceva lo stesso. E così le prove compromettenti sono scomparse fino ad
oggi in un armadio blindato.
Avevo un brutto ricordo di tutto questo, volevo rinfrescarlo, e il 9
giugno 2014, feci una richiesta a uno di quegli ex direttori di marketing che
lavorava per una delle case editrici dell'epoca e doveva essere ben
informato. La risposta scritta: “Caro Udo, siccome mi sono sempre fidato di
te: esatto! 3 anni fa [X (nome di un amministratore delegato di una casa
editrice)] Tod ha persino ricevuto la visita di un transfuga del [giornale
XY], che voleva che il suo vecchio datore di lavoro fosse licenziato con
prove rilevanti. [L'amministratore delegato X] non si è fatto coinvolgere. La
famosa casa di vetro in cui tu stesso eri seduto … Indipendentemente da
questo, so da una buona fonte che la casa editrice XY ha ancora circa
20.000 copie riciclate quotidianamente nel modo che hai descritto”.
Perché non citare i nomi e le aziende di questo capitolo, cosa del tutto
insolita per questo libro? La risposta è abbastanza semplice: sto lavorando
con un infiltrato in pensione su un libro che parla dei trucchi sporchi
dell'industria editoriale. E non ha senso attirare l'attenzione delle persone
interessate anche prima della pubblicazione su vasta scala e sprecare tempo
prezioso per le nomine di avvocati e tribunali. I grandi clienti pubblicitari
comunque, da anni, sono sistematicamente ingannati da rinomati editori. E,
dopo la pubblicazione di questo libro, saranno in grado di recuperare
ingenti somme di denaro per molti anni.
Ma la frode nei media non riguarda solo gli editori. La frode si
nascondeva e si nasconde ovunque nel settore dei media - come ho dovuto
imparare molte volte. Ad ogni angolo. E in luoghi insoliti. Quando la prima
volta andai in Namibia alloggiai in un famoso hotel della capitale,
Windhoek, dove una donna, che non conoscevo, era a letto quando mi sono
trasferito nella mia stanza. Mi sorrideva in modo sfacciato. Dopo il lungo
volo sono andato subito alla reception, stanco e infastidito, supponendo che
la stanza fosse stata raddoppiata per errore. E ottenni un'altra stanza senza
problemi. Solo quando i miei colleghi mi chiesero la mattina seguente
durante il viaggio dei giornalisti: “E? Com’era la tua”, sospettavo che la
donna nel “mio letto” non fosse una coincidenza. Ero giovane. Sono stato
ingenuo. E dovevo ancora imparare come i giornalisti venivano corrotti e
comprati e quali trucchi c'erano nel settore. Era un viaggio su invito pagato
al quale il Frankfurter mi aveva mandato. Per quanto mi ricordo, era stato
finanziato da qualche ufficio del turismo sudafricano. A posteriori, lo
schema è sempre stato in qualche modo identico.

La spirale del silenzio: cosa non c'è nei giornali

Ci volle un quarto di secolo prima che la verità venisse alla luce e fosse
ufficialmente confermata. Dopo più di 25 anni, la Berufsgenossenschaft
(Associazione per la responsabilità civile dei datori di lavoro) riconobbe nel
giugno del 2014 che, come ex corrispondente di guerra del Frankfurter,
sono stato vittima di gas tossici a causa del mio lavoro. Sono,
verosimilmente, l'ultimo testimone occidentale vivente di una gassazione di
massa in cui, nel luglio 1988, in poche ore, diverse centinaia di persone
furono uccise con gas velenoso tedesco. Probabilmente c'erano molte più
vite umane. E certamente nessuna maschera antigas ha aiutato contro il gas
velenoso “Schwefellost”. Nel frattempo, la CIA ha anche pubblicato
documenti interni sull'uso di gas tossici rilasciati dopo 25 anni.94 Perché
comincio questo capitolo di un libro sui media tedeschi e sulla veridicità
della pubblicazione di queste informazioni? Perché è un tipico esempio di
come funzionano la politica e i media in Germania. Se andate in profondità
negli archivi del Frankfurter Allgemeine Zeitung, di cui avevo riferito
all'epoca, troverete un mio articolo con il titolo “A Zubaidat si rimuovono le
tracce della battaglia”.95 Un ulteriore riferimento a quanto avvenne in un
campo di battaglia iracheno, con la partecipazione tedesca, si trova negli
archivi della CIA.96 C’è una piccola foto con una didascalia. Proprio così.
Se le persone, in qualche parte del mondo, vengono gasate con gas velenoso
tedesco in modo straziante, allora si potrebbe pensare che, come cittadino
ben informato, si debba sapere qualcosa a riguardo.
La realtà, tuttavia, è completamente diversa. Ho ancora molte foto a
colori della gassazione di massa che non sono mai state pubblicate prima.
Detto meglio: non dovrebbero essere pubblicate, ad eccezione di una
piccola fotografia. Il mio superiore dell'epoca, il direttore del Frankfurter,
Fritz Ullrich Fack, responsabile della politica estera, non voleva pubblicarle
comunque. Al mio ritorno dal campo di battaglia con le foto, m’inviò
all'Associazione Federale dell'Industria Chimica. Un piccolo, piuttosto
casuale articolo su un'applicazione del gas, con una singola piccola foto nel
Frankfurter, che era lì. Su istruzioni dell'editore del giornale, non dovevo
trasmettere le foto di cui avevo i diritti d'immagine ad altre imprese
mediatiche. Stern, in quel momento, voleva la serie di foto. Ma,
probabilmente, questo mi sarebbe costato il posto di lavoro. La mia
impressione soggettiva era che l'opinione pubblica dovesse sapere il meno
possibile.
L'avevo già intuito quando stavo ancora lottando con le conseguenze
fisiche del gas velenoso ed ero ancora in Iraq. Con difficoltà avevo descritto
in dettaglio ciò che era successo in modo inconcepibile. C’erano persone
distese sul campo di battaglia, i cui cervelli sgorgavano dalla bocca, dagli
occhi e dal naso dopo l'uso di gas velenoso nel caldo cocente. Con i
bulldozer, ovviamente anche di produzione tedesca, gli iracheni spingevano
le montagne di cadaveri e li ricoprivano con la sabbia del deserto. A quel
tempo non c'erano telefoni cellulari, non c’era internet e non avevo la
connessione satellitare. La mia salute era gravemente danneggiata. E la via
del ritorno dal campo di battaglia a Baghdad era stata un supplizio.
Nonostante tutto, ero riuscito ancora, da lì, a trasmettere col telefono il mio
articolo con tutti i dettagli. Quando oggi leggo quello che fu poi pubblicato
dal Frankfurter, mi metto le mani nei capelli. L'allora collega Klaus-Dieter
Frankenberger mi disse, dopo il mio ritorno in redazione, che aveva curato
il pezzo e rimosso tutti i dettagli crudeli. La fuoriuscita di cervelli di
persone gasate non interessava il Frankfurter. Ovviamente, il lettore del
giornale non doveva essere informato di dettagli poco appetibili. Solo
nell'autunno del 1990, circa due anni dopo il mio articolo comparso nel
Frankfurter, furono arrestati quei mandanti tedeschi, che avevano aiutato
gli iracheni a produrre gas velenosi.97
Il 19 dicembre 2013, circa 25 anni dopo la campagna di gassazione,
scrissi di nuovo all'ex redattore Fack, in pensione da tempo, e chiesi una
spiegazione per il suo comportamento in quel momento.
La mia lettera dice, tra le altre cose:
Su vostra richiesta, ho dovuto presentare le numerose fotografie che avevo scattato durante le
gassazioni all'Associazione dell'Industria Chimica di Francoforte subito dopo il mio ritorno,
alcuni membri della quale avevano precedentemente fornito — secondo quello che ricordo - i
pre-componenti per il gas di senape agli iracheni per la gassificazione degli iraniani. A quel
tempo, il Frankfurter poteva pubblicare solo una foto, la più innocua possibile, della macabra
serie di foto che avevo scattato sugli iraniani gasati sul campo di battaglia, perché le foto erano
irragionevoli per i lettori dal punto di vista del Frankfurter.

L'ex editore del Frankfurter non è stato in grado o disposto a spiegarmi


tutto questo fino ad oggi. Mezzo secolo dopo la gassazione degli ebrei
ancora una volta altra gente è stata gassata e, a mia conoscenza, con
partecipazione tedesca. E l'intero argomento è stato, in gran parte, soppresso
dai media.
I cancellieri tedeschi hanno chiesto perdono in Israele perché i nazisti
hanno gassificato gli ebrei generazioni fa. I cancellieri tedeschi si sono
inginocchiati a Parigi e a Varsavia e hanno chiesto perdono ai nostri vicini
per guerre che risalgono a generazioni. Come può essere che i politici e i
media tedeschi si siano attualmente defilati quando gli iraniani vengono
gasati con gas velenoso tedesco? O avete mai sentito che il Cancelliere
Kohl, Schröder o Merkel abbiano chiesto perdono al popolo iraniano? Le
macchine per la fluotornitura delle granate per granate a gas in Iraq sono
state prodotte in Germania, così come i componenti chimici utilizzati per
produrre i gas velenosi Lost, Tabun e Sarin. Abbiamo consegnato tutto
questo sotto la copertura di “prodotti fitosanitari” proprio nel bel mezzo
della zona di guerra. Abbiamo fatto finta che gli iracheni volessero
spruzzare migliaia di tonnellate di pesticidi nel deserto. Siamo bugiardi.
Certe cose, è la mia impressione personale ancora oggi, il pubblico non
dovrebbe sperimentarle, se possibile. Ebbi questa impressione più tardi
anche con Grüner + Jahr. Nel novembre 2005 avevo scritto per la casa
editrice il reportage “La nobiltà degli inferi di Berlino”. Il re della malavita
di Berlino, Steffen Jacob, raccontava come era iniziata la sua “carriera”
quando Willy Brandt, allora sindaco di Berlino, fu uno dei suoi primi clienti
di “donne rivelatrici” di un certo commercio. Steffen Jacob, morto molti
anni dopo nell'agosto 201498, voleva convincermi a scrivere le sue memorie
come ghostwriter. Era un appassionato lettore dei miei libri di saggistica e
sperava di poter lasciare la storia della sua “ascesa” ai posteri in tutte le
sfaccettature sotto forma di libro accanto al mio reportage pubblicato da
Grüner + Jahr. L'uomo, che guadagnava molti soldi con le ragazze allegre,
aveva una valigia piena di lettere di ringraziamento. Un tesoro
imbarazzante. Una proveniva da un Segretario della Difesa. Il noto ministro
lo ringraziava per la “bella serata”. Steffen Jacob mi disse quello che non
c’era nella lettera: sosteneva che il ministro si occupava di torturare
sessualmente le donne con le bottiglie. Non sapevo se crederci o no. I
dettagli mi erano sembrati incomprensibili. Sono stati gli eccessi di cui mi
sono ricordato dopo gli anni di scappatelle a luci rosse e accuse di stupro di
Dominique Strauss-Kahn, capo del Fondo Monetario Internazionale,
diventate di dominio pubblico. Era chiaro che Steffen Jacob aveva un sacco
di gente nelle sue mani. Poiché le scappatelle del ministro tedesco non
erano finanziate dal ministro stesso o dal contribuente, ma dall'ufficio di
Berlino del lobbista di una società di armi tedesca, Steffen Jacob mi aveva
mostrato gli estratti conto corrispondenti. E insisteva sul fatto che tali
“servizi” erano spesso ufficialmente tassati. Steffen Jacob raccontò di un
segretario generale di un partito, del capo della CIA di Berlino e di un
ministro della difesa tedesco, che si erano divertiti con queste signore. E mi
mostrò le corrispondenti “lettere di ringraziamento”. Per alcuni non c'era
niente di troppo imbarazzante. Quando scrissi il mio reportage, Steffen
Jacob disse che riforniva anche il Ministero degli Esteri Federale, la Polizia
Criminale Federale e i loro ospiti. Un altro informatore mi ha mostrato un
parco giochi per bambini in Fuggerstrasse a Berlino, dove si supponeva che
gli uomini fossero in grado di individuare i bambini mentre passavano
lentamente, che erano poi consegnati a una “casa libera” per il sesso
infantile. Il fotografo berlinese Ali Kepenek ottenne alcuni dettagli perché
doveva illustrare le dichiarazioni di Steffen Jacob e di altri grandi della
malavita berlinese.99 Non so quali ammissioni abbia oggi Ali Kepenek.
Un importatore polacco di legname da costruzione ha spiegato ai lettori
come funziona il commercio illegale di armi a Berlino e chi sono i clienti.
Frank Warneck, detto anche “Wanne”, membro di Hells Angels, tirato in
ballo nel reportage. Le sue ultime parole durante quell'incontro sono state:
“La coscienza può essere solo dove c'è la conoscenza. Ma i vostri lettori
vogliono davvero sapere tutto questo? Sono curioso di sapere se sarà
effettivamente pubblicato”.
Beh, tutto quello non è stato ancora pubblicato. La ricerca era costata un
sacco di soldi, ma i testimoni dell'epoca che hanno parlato di Willy Brandt e
delle prostitute o dei politici famosi dediti alla prostituzione minorile,
probabilmente avrebbero determinato un terremoto politico. E così la storia
è scomparsa negli archivi. Posso sbagliarmi, ma la mia impressione
soggettiva è questa: Grüner + Jahr non riteneva importanti quegli
argomenti. Queste poche esperienze personali mi hanno almeno dimostrato
che alle case mediatiche non piace “affrontare” certi argomenti. Le ragioni
possono essere diverse. Quello che vediamo, sentiamo o leggiamo, però non
è un riflesso completo della realtà.
La fondatrice dell'istituto di ricerca Allensbach, Elisabeth Noelle-
Neumann, mi disse una volta durante una visita alla redazione del
Frankfurter. “Ciò che si trova nella mente delle persone oggi non è sempre
più spesso la realtà dei fatti, ma una situazione costruita e prodotta dai
media”. Negli anni fu spesso ospite della nostra redazione del Frankfurter.
Morta nel 2010 all'età di 94 anni, era professoressa di scienze della
comunicazione e opinionista di fama mondiale, e all'epoca non aveva molti
amici nei media tedeschi. Molti giornalisti l'hanno disprezzata perché ha
osato dire qualcosa che in Germania era considerato tabù: l'influenza
sistematica e il controllo delle folle da parte di una piccola minoranza di
giornalisti. Noelle-Neumann l'ha chiamata “la Spirale del silenzio”, quando
i mass media, come la televisione, rappresentavano pubblicamente le
opinioni minoritarie come fossero maggioritarie, e la gente non si
opponeva, ma semplicemente rimaneva in silenzio per paura dell'isolamento
sociale. La spirale del silenzio, come teoria scientifica nella ricerca sulla
comunicazione di Noelle-Neumann, già formulata negli anni ’70, negli
ultimi decenni è diventata un demone ancora più potente e feroce, che oggi
controlla noi cittadini saldamente 24 ore su 24. Ci manipola. E questo
demone mente. Specialmente nelle guerre. Fin dalla guerra civile libanese
(1975-1990), quando gli spettatori televisivi volevano vedere l'ultimo
filmato delle guerre urbane a Beirut sera dopo sera, questo modo di fare
comunicazione era diventato piacevole e popolare tra i giornalisti televisivi
di tutte le nazioni: bastava fare amicizia come giornalisti con una fazione
della guerra civile, si dava la telecamera che veniva consegnata
gratuitamente a casa con le ultime registrazioni a pagamento. In seguito
alcuni combattenti dall'aspetto marziale con il fragore di una mitragliatrice
sullo sfondo, pensarono, di fronte allo scenario di una rovina bruciata, che
poteva essere rapidamente riportata ad una nuova vita piena di fumo con un
po’ di benzina, e così accogliere anche il corrispondente in lingua tedesca
“nel bel mezzo della guerra”. Quindi tutti erano soddisfatti: le emittenti
tedesche avevano ricevuto filmati di prima classe, gli spettatori hanno
rabbrividito alla vista dell'audacia, i corrispondenti si sono dimostrati degni
della loro orrenda paga di guerra, e le comparse delle milizie della guerra
civile avevano di nuovo abbastanza soldi per potersi comprare un giorno
sigarette e alcolici.
L'autore di questo libro ha visitato molti campi di battaglia in tutto il
mondo, dall'Afghanistan attraverso l'Angola e gli Stati del Congo fino
all'Iraq e all'Iran. Sempre più spesso s’imbatteva in troupe televisive che, a
caccia di immagini, portavano con sé taniche di benzina, lontano da
qualsiasi azione di combattimento, bruciavano di nuovo i veicoli militari ed
eseguivano un particolare spettacolo davanti a quello scenario:
corrispondenti esperti si piegavano regolarmente, agivano frenetici e
tremanti, il che sembra piuttosto divertente a pochi metri di distanza e
diventa comprensibile solo se si guarda il servizio definitivamente montato.
Ci sono simili “eroi” anche tra i corrispondenti tedeschi. Oggi, a causa dei
loro meriti straordinari, sono da tempo saliti sulla linea di trasmissione,
quindi non è più appropriato menzionare i loro nomi. Altri hanno dovuto
accettare battute d'arresto, perché sono stati smascherati come plagiatori.
Io stesso ho preferito non descrivere molte esperienze di simili
situazioni. Anche se mi preoccupavano. Probabilmente non sarebbe stato
bello se avessi detto sinceramente ai lettori del Frankfurter che ero armato
pesantemente con un kalashnikov e con sufficienti munizioni in una cintura
di cartucce attraverso l'Afghanistan, quando ero là come corrispondente. Ho
ancora delle foto. Il lettore di lingua tedesca, che in un mondo di pace sta
comodamente seduto davanti a un caffè mattutino, non l'avrebbe capito
bene in quel momento, che si era nella zona di combattimento afghano
(molto prima dell'arrivo dei primi soldati occidentali) come “incredule”
persone indifese straniere, su cui i mujaheddin sparavano a piacimento. Con
dei salvataggi mirati si poteva tenere queste persone a distanza di sicurezza.
Coi batuffoli di cotone nel vostro bagaglio non sareste certamente
sopravvissuti un giorno da soli. Mi sono persino convertito all'Islam pro
forma con il capo dei mujaheddin Ismail Khan nella città di Herat,
nell'Afghanistan occidentale. Era una zona di battaglia ma riuscivo a
muovermi relativamente in fretta tra i mujaheddin. Quelli, che non se
n'erano accorti e mi sparavano per divertimento, sono riuscito a tenerli a
distanza con la pistola. C’erano altri giornalisti, che assolutamente non
avevano alcuna comprensione per il fatto che ci si difendeva con le armi in
una regione islamica di disordini, in cui ci si muoveva completamente soli e
senza protezione. Il giornalista americano Daniel Pearl, ad esempio, non ha
mai capito perché non mi sono mai fidato delle parti in lotta nelle zone di
guerra civile. Ha sempre avuto piena fiducia in queste persone. I
musulmani, in seguito, gli tagliarono la testa in piena coscienza, la
filmarono e la misero su internet.100 Anche il giornalista svedese Nils
Horner non si è mai protetto. Era sempre disarmato e non voleva compagni
armati. Fu ucciso a Kabul da seguaci dell'ideologia islamica.101 Lo stesso
accadde a due giornalisti francesi in Mali.102 E anche la fotografa tedesca
Anja Niedringhaus, che come me viene dalla Westfalia Orientale, fu, come
tante altre, uccisa così in Afghanistan.103 Questa è la realtà quotidiana in
questi paesi. Ma i nostri media preferiscono diffondere un'immagine
diversa. Io stesso ho imparato nel 1987 a non fidarmi di nessun altro nelle
zone di guerra. A quel tempo ero nella guerriglia angolana in un campo di
combattenti filoccidentali di Jonas Savimbi. Un giornalista tedesco della
rivista Quick, per gioco, mi lanciò una delle bombe a mano diffuse in giro
per il campo e, in precedenza, aveva tirato fuori lo spinotto di sicurezza. Era
convinto che in un accampamento di guerriglieri, le vere e proprie granate a
mano non si sarebbero mai trovate in giro facilmente. Ma la granata era
innescata. Esplose in pochi secondi. L'avevo appena gettata via prima e mi
sono buttato a terra dietro ai sacchi di sabbia. Il giornalista di Quick scattò
una foto in bianco e nero proprio in quel secondo, di cui ancora oggi ho una
copia. Mi ricorderà per tutta la vita di non fidarmi mai di uno sconosciuto in
una zona di guerra.

Oggi su, domani giù: esecuzioni mediatiche

Come vedremo, giornalisti e media ci manipolano 24 ore su 24. E ovunque.


Intanto i nostri cervelli li possono aggirare. Sappiamo che i media spesso ci
raccontano bugie e diventa un disastro quando anche le manipolazioni
dovrebbero muoverci e influenzarci emotivamente. Questo accade tutte le
volte che lo Stato, nel retroscena, si serve dei giornalisti per diffondere voci.
Io stesso l'ho sperimentato nel momento in cui i servizi segreti che mi
hanno fornito informazioni quando lavoravo al Frankfurter “mi hanno
spento”. Alla fine del 2003 abbandonai il Frankfurter, e all'inizio del 2004
stavo tenendo una conferenza a Dresda quando fui informato che la polizia
e la procura stavano perquisendo il mio appartamento a centinaia di
chilometri di distanza. E questo a causa del “sospetto di tradimento di
segreti”. La notizia passò ovunque dal Tagesschau fino allo Spiegel.104 Il
Frankfurter riportò così la notizia: “Perquisito l'appartamento di un esperto
del terrorismo” e fece il mio nome in relazione all'indagine. In un solo
colpo, non ero soltanto un criminale dal punto di vista dei miei vicini. Mi ha
sorpreso che ciò che ieri era stato promosso dallo Stato (il ricevimento e la
valutazione di documenti riservati) doveva diventare improvvisamente un
reato penale. Solo lentamente capii che dovevo semplicemente essere
screditato pubblicamente e “spento”. Il segnale a tutti quelli che mi avevano
fornito il materiale era: da questo momento, Ulfkotte è finito. Guardando
indietro, ho capito tutto questo. Tranne una cosa: finora né Tagesschau né
Spiegel né il Frankfurter hanno riferito che il procedimento penale è stato
di nuovo archiviato. Non c'era né tradimento di segreti, né qualche altro
reato. In questo modo puoi giustiziare una persona in pubblico, almeno così
ho sentito i rapporti di allora, e dopo non dovrebbe più succedere. I lettori
dovrebbero semplicemente saperlo a prescindere dal mio caso
insignificante. Ora almeno devo sempre sorridere quando ricevo rivelazioni
sui politici nei media oppure tutti i media riportano notizie relative a una
perquisizione di un appartamento a causa di qualche sospetto su una
persona. A volte le ragioni sono altre, come ho sperimentato io stesso. E i
giornalisti non sono obbligati in seguito a riferire la verità e a riabilitare
coloro che li hanno condannati. Trovo imbarazzante che il Frankfurter, che
nel 2004, aveva riferito correttamente la notizia della perquisizione della
mia casa, non mi abbia in seguito riabilitato quando il procedimento penale
era stato chiuso, e non si sia scusato per questo comportamento fino ad
oggi. Ciononostante, mi sono sforzato di essere oggettivo per i fatti che
riguardano il Frankfurter in questo libro. Ma non mi ha sorpreso che il
giornalista mediatico Stefan Niggemeier scriva in un altro caso che il
“Frankfurter nasconde ai suoi lettori critiche rilevanti”.105 E riferisce che
un presidente distrettuale della Jungen Union abbia disdetto il suo
abbonamento al Frankfurter a causa di un articolo unilaterale.106 Oggi lo
capisco bene.
Ah, già: ero solito in quegli anni, in cui dalle élite di allora ero davvero
ricoperto di materiale segreto, avere una speciale vicinanza a Bernd
Schmidbauer (CDU) che fu fino al 1998 coordinatore dei servizi segreti
della cancelleria. Avevo già descritto in altri articoli come mi avesse
rinchiuso in una stanza della Cancelleria per poter valutare con calma i
documenti classificati come segreti e copiare i punti più importanti. In
seguito ricevetti tali documenti, consegnati a mano o addirittura recapitati.
Molti dei documenti che erano stati confiscati durante la perquisizione
della casa provenivano dall'ufficio di Schmidbauer, portavano la sua firma e
potevano essere ricondotti direttamente a lui. L'ufficio del pubblico
ministero, che a quel tempo mi stava indagando sul sospetto di “tradimento
di segreti”, non era interessato. Schmidbauer era probabilmente un traditore
dal punto di vista giuridico.
Ricordo ancora bene quando, durante un talk show, presi i documenti
dalla mia valigetta di fronte a una telecamera, perché durante un giro di
discussione si dubitava che avessi davvero le dichiarazioni degli ambienti
dei servizi segreti. Li avevo messi arbitrariamente nella valigetta e tenevo
questa pila di documenti nella macchina fotografica. Oltre a questo
materiale fotografico, in seguito ingrandito nello schermo televisivo, c’era
una cartella dell'ufficio di Schmidbauer con le sue abbreviazioni personali.
C’era evidente eccitazione nella Cancelleria. Si temeva che l'opposizione
avrebbe avviato un procedimento contro Schmidbauer, titolare della Croce
Federale di Merito di prima classe, con conseguente revoca della sua
immunità parlamentare. Sorprendentemente, questo non accadde. Uno dei
miei più alti informatori dell'epoca, Bernd Schmidbauer, era ovviamente
immune. Oggi riscuote la pensione ed è presidente onorario
dell'Associazione Federale per la protezione della natura e delle specie
biologiche (BNA), associata a livello nazionale alla confederazione dei
detentori di animali e piante. Il risultato è che certe persone possono
commettere crimini e ricevere la Croce Federale di Merito di prima classe. I
loro complici sono come pezzi su una scacchiera. I nostri “media di qualità”
sono pronti a fare la loro parte. È una delle tante prove che la democrazia e
lo Stato di diritto sono solo simulati e sono una pura illusione. Nel capitolo
“Nella morsa dei servizi segreti” descriverò come fui reclutato quando ero
studente (inizialmente a mia insaputa) negli anni ’80 dalla BND (Il
Bundesnachrichtendienst — BND - Servizio Informazioni Federale) in
un'università attraverso un professore. Dal 1999 sono stato docente anch’io
in un'università. E precisamente a Lüneburg. Lì ho insegnato per molti anni
Gestione della Sicurezza nel Dipartimento di Amministrazione Aziendale.
E io ero presente all'università insieme ad altri relatori (come Rolf-Wilhelm
Dau, l'ex responsabile della sicurezza della Philips) tutti studenti
segretamente selezionati che, per la struttura della loro personalità, le loro
attitudini politiche e la loro capacità, interessavano il BND. Questo era
facile da capire nei seminari che organizzavo. Abbiamo parlato molto di
politica. Abbiamo fatto giochi di ruolo. E nei seminari avevo anche
interrogato scherzosamente gli studenti sui loro hobby e attitudini personali.
Molti dei miei studenti ricorderanno ancora bene che ogni tanto vedevamo
un film di James Bond e poi chiedevo loro chi avrebbe immaginato di
lavorare per i servizi segreti in seguito. Tutti ridevano. Gli studenti lo
trovavano infinitamente divertente. Nessuno sospettava la verità. La BND
voleva che fosse così. E l'università era d'accordo. Dopo molti anni tutto
questo si concluse bruscamente con un chiaro segnale: le perquisizioni
sopra descritte ebbero luogo anche presso l'Università di Lüneburg. Gli
agenti segreti di stato che avrebbero dovuto “spegnermi” apparvero
nell'ufficio del presidente dell'università e annunciarono che mi stavano
indagando per “tradimento di segreti”. Da quel momento in poi, tutto ciò
che mi colpì nel campus fu il disprezzo. Il mio incarico di insegnante fu
ritirato. Altri docenti universitari avranno da tempo assunto il mio
precedente compito di esaminare gli studenti per la loro idoneità alla BND
senza che ne fossero a conoscenza. È così che funziona in Germania. Si
dovrebbe solo non parlarne.
Note al capitolo 1 - Libertà di stampa simulata: esperienze con
gli editori

1. Citato da http://www.tt.com/home/8573752-91/zitate-von-jean-claude-
juncker.csp
2. http://www.fr-online.de/politik/bilderberg-konferenz-geheimes-
treffen-dereli-te,1472596,4471506.html
3. Vedi anche: “Tendenziöse Attributierung in deutschen Printmedien:
Putin vs. Obama
- eine linguistische Analyse”, Bachelor-Arbeit vorgelegt von Mirjam
Zwingli, Hochschule für angewandte Sprachen, Fachhochschule des
Sprachen & Dolmetscher Instituts München, 2012; S. 62ff.
4. http://programm.ard.de/TV/bralpha/strippenzieher-und-
hinterzimmereid_28487603838998330
5. http://www.youtube.com/watch?v=vo_ApLgdlSM
6. John R. MacArthur: Die Schlacht der Lügen. Wie die USA den
Golfkrieg verkauften. DTV, München 1993
7. Per chiarezza: questo non si riferisce all'uso di gas velenosi da parte
dell'Iraq contro i curdi in Halabscha nel marzo 1988, ma in realtà si tratta di
un fatto completamente separato in seguito all'uso di gas velenosi nel luglio
1988, che oggi quasi nessuno conosce perché è stato sminuito dai nostri
media o non è stato nemmeno menzionato. Ho ancora molte foto a colori
degli iraniani gassati, che ho scattato io stesso sul campo di battaglia.
8. http://www.faz.net/aktuell/feuilleton/kino/gekaufte-berichte-die-eu-
bezahltjournalisten-um-ihr-image-zu-pflegen-1330793.html
9. http://www.deutschlandfunk.de/gekaufte-stimmen.795.de.html?
dram:article_id=119300
10. http://www.schweizamsonntag.ch/ressort/medien/2484/
11. http://www.aargauerzeitung.ch/aargau/kanton-aargau/artikel-
125129229
12. Citato dopo http://www.spiegel.de/spiegel/spiegelspecial/d-
9157545.html vedi anche http://www.sueddeutsche.de/wirtschaft/werbung-
klammheimliche seduehrer-1.474417-2 e il filmato pubblicitario su
http://www.youtube.com/orolo-gio?v=I005GEYY10Uw
13. Vedi anche: »Tendenziöse Attributierung in deutschen Printmedien:
Putin vs. Obama - eine linguistische Analyse«, Bachelor-Arbeit vorgelegt
von Mirjam Zwingli, Hochschule für angewandte Sprachen,
Fachhochschule des Sprachen & Dolmetscher Instituts München, 2012;
14. Vedi anche: »Tendenziöse Attributierung in deutschen Printmedien;
Putin vs. Obama - eine linguistische Analyse«, Bachelor-Arbeit vorgelegt
von Mirjam Zwingli, Hochschule für angewandte Sprachen,
Fachhochschule des Sprachen & Dolmetscher Instituts München, 2012; dort
S. 40
15. Wolfgang Donsbach; »Wahrheit in den Medien«, in: Die politische
Meinung, August 2001, S. 72
16. Citato da http:/www.ag-friedensforschung.de/rat/2003/loquai.html
17. http://archive.today/RPOF#selection-255.0-255.306
18. Citato dopo http://www.spiegel.de/spiegel/spiegelblog/ein-
plaedoyer-dafuerinterviews-autorisieren-zu-lassen-a-859433.html
19. Si vedano ad esempio
http://www.haz.de/Nachrichten/Politik/Niedersachsen/Wirbelum-
McAllisters-Sommerinterview und http://www.taz.de/l39718/ und
http://www.vergabeblog.de/2011-01-20/kurioses-ramsauer-nennt-interview-
uber-zusatzlichemittel-fur-erhaltung-der-bundesfernstrasen-nicht-
autorisiert/ und http://www.abendblatt.de/politik/articlell9858929/Philipp-
Roesler-gibt-lnterview-mit-der-taz-nicht-frei.html
20. Cfr. http://www.sueddeutsche.de/medien/heute-journal-moderator-
claus-kleberzu-kopf-gestiegen-1.1691417 e
http://www.focus.de/kultur/kino_tv/kritik-a-nard-sendung-zdf-mann-kleber-
vergleicht-tagesschau-mit-nordkorea_aid_1007092. html e
http://www.bild.de/politik/inland/claus-kleber/claus-kleber-vergleichttages-
schau-mit-korea-30728574.bild.html, citazione di Claus Kleber:
21. “Grüne und Linke auf der Atlantik-Brücke”,
http://www.heise.de/tp/artikel/41/41551/1.html sowie
http://www.taz.de/1/archiv/print-archiv/printressorts/digi-artikel/?
ressort=me&dig=2003%2F05%2F06%2Fa0139&cHash=30ef25c225
22. Citato dopo Stefan Weichert: Die Alpha-Journalisten, S. 191;
23. Vedere ad esempio http://meedia.de/2014/07/29/einstweilige-
verfuegung-ge-gen-die-anstalt-zdf-wehrt-sich-gegen-zeit-journalisten-joffe-
und-bittner/
24. Si veda anche Friederike Beck: Das Guttenberg-Dossier, p. 132ss.
25. Citato dopo Friederike Beck: Das Guttenberg-Dossier, Das Wirken
transatlantischer-Netzwerke, S. 132.; vedi anche
http://www.taz.de/1/archiv/print-archiv/printressorts/digi-artikel/?
ressort=me&dig=2003%2F05%2F06%2Fa0139&cHash=30ef25c225 und
das Buch Transatlantische Kulturkriege: Shephard Stone von Volker Rolf
Berghahn, in cui viene descritto in dettaglio il coinvolgimento dei servizi
segreti di Stone.
26. http://www.taz.de/Pressekonferenz-mit-Angela-Merkel/ll42597/
27. Citato dopo http://www.sueddeutsche.de/medien/zdf-mann-singt-
fuer-merkelzwischen-naehe-und-distanz-1.2050806
28. Citato dopo https://www.wsws.org/de/articles/2014/07/15/korn-
jl5.html
29. Vedi http://www.ludwig-erhard-stiftung.de/index.php?seite=8
30. http://www.johanna-quandt-stiftung.de/index2.html#kuratorium
31. http://www.hayek-stiftung.de/115.html
32. cfr. http://www.hayek-stiftung.de/115.html, recuperato l'11 luglio
2014.
33. Vedi http://www.faz.net/redaktion/holger-steltzner-11104375.html
34. Citato da http://www.cicero.de/kapital/warum-man-die-
marktradikalen-zumteufel-jagen-muss/54265/seite/3
35. citato da http://www.cicero.de/kapital/warum-man-die-
marktradikalen-zumteufel-ja-gen-muss/54265/seite/3
36. http://www.washingtonpost.com/blogs/in-the-
loop/wp/2014/06/17/supportus-eu-free-trade-the-embassy-in-berlin-wants-
you
37.
https://docs.google.com/document/d/1oLBKsA_4pmdzSrVlebl6buH6CFvE
S4JqqKqKqfRwliANIE/edit?pli=1
38. https://es-la.facebook.com/kas.jona
39. https://de-de.facebook.com/pages/FES-
Journalistenakademie/173356906150424
40. Si veda anche il Untersuchungsbericht des Bundestages mit einigen
Namen unter
http://webarchiv.bundestag.de/archive/2010/0304/bundestag/ausschuesse/gr
emien/pkg/bnd_bericht.pdf
41. https://www.wiltonpark.org.uk/
42. Cfr. http://de.wikipedia.org/wiki/Wilton_Park
43. Vedi anche: “Tendenziöse Attributierung in deutschen Printmedien:
Putin vs. Obama
- eine linguistische Analyse", Bachelor-Arbeit vorgelegt von Mirjam
Zwingli, Hochschule für angewandte Sprachen, Fachhochschule des
Sprachen & Dolmetscher Instituts München, 2012
44. Citato dopo http://www.presseportal.de/pm/65649/2112879/studie-
faz-steht-bei-lobbyisten-ganz-oben-auf-der-lektuereliste
45. Cfr. http://www.nordbayern.de/nuernberger-
nachrichten/nuernberg/pilot-alsrisiko-1.1172849 e
http://www.heise.de/tp/artikel/34/34655/Lhtml
46. Cfr. ad es. http://www.gmfus.org/?s=frankenberger, poi
Frankenberger scrive per il GMF http://www.gmfus.org/archives/the-
atlantic-imperative-in-an-eraof-a-global-power-shift/, tiene conferenze per i
borsisti del GMF e partecipa agli eventi del GMF - cfr. ad es.
http://www.bu.edu/european/tag/klaus-dieterfrankenberger/
47. Cfr. taz vom 23. Mai 1997: »Die Folgen einer Dienstreise« und taz
vom 3. Juli 1997: »Zuhälter und Prostituierte«
48. http://www.faz.net/redaktion/werner-sturbeck-11104391.html
49. Si veda anche
http://www.welt.de/wirtschaft/article110891981/Luxusreisen-desThyssen-
Managers-auf-Firmenkosten.html
50. Sull'ufficio giornalistico di Renate Komes, finanziato dal Sultanato
dell'Oman
51. vedere su http://www.cbsnews.com/news/the-worlds-enduring-
dictators-qaboo-sbin-saìd-oman-19-06-2011/
52. http://www.theguardian.com/commentisfree/2011/jun/15/oman-
middle-eastuprising
53. http://theweek.com/article/index/211722/5-dictators-the-us-still-
supports
54. http://www.middle-east-online.com/english/?id=67681
55. Si veda ad esempio la tesi di Uwe Krüger: “Meinungsmacht”,
Colonia 2013.
56. Vedi anche: “Tendenziose Attributierung in deutschen Printmedien:
Putin vs. Obama
- eine linguistische Analyse", Bachelor-Arbeit vorgelegt von Mirjam
Zwingli, Hochschule für angewandte Sprachen, Fachhochschule des
Sprachen & Dolmetscher Instituts München, 2012, etwa auf S. 37: Dort
heißt es anhand eines Beispieles, dass er den Leser »in seiner psychischen
Einstellung zu beeinflussen« versuche.
57. La sentenza del luglio 1997 riguardava me e il Frankfurter in una
situazione analoga; essa ha ricevuto molta attenzione da parte dei media.
Può essere trovata anche in pubblicazioni come la Christian Krüger,
Matthias Müller-Hennig: Greenpeace auf dem Wahrnehmungsmarkt, Lit-
Verlag, Berlin-Hamburg-Münster 2000, pag. 224 ss.; si veda anche il
seguente estratto dell'Ufficio dei giornalisti renani su http://www.rjb-
koeln.de/zensur.html#miere,
58. http://www.oman.de/oman-landeskunde/kultur-oman-handwerk-
architektur/musica-dance/royal-oman-symphony-orchestra/ e
http://www.spiegel.de/spiegel/stampa/d-8130303008.html
59. https://uk.answers.yahoo.com/question/indice?
qid=201012211621162251AjFPPg
60. Anthony Ashworth vedi John Beasant: Oman - The True-Life
Drama, Edinburgh 2002; und Marc Valeri: Oman: Politics and Society,
London 2009, S. 178; und Christopher Ling: Sultan in Arabia, Edinburgh
2004
61. http://www.state.gov/j/drl/rls/hrrpt/
62. Cfr. http://en.rsf.org/oman-two-omani-bloggers-freed-after-18-08-
2014.46810.html e http://muawiyal983.blogspot.fr/ e http://fr.rsf.org/oman-
deuxblogueu-rs-dans-le-collimateur-17-07-2014,46648.html e
http://fr.rsf.org/oman-deuxblogueurs-dans-le-collimateur-17-07-
2014.46648.html e http://en.rsf.org/oman-two-bloggers-detained-in-oman-
for-18-07-2014.46652.html e http://en.rsf.org/omantwo-bloggers-detained-
in-oman-for-18-07-2014,46652.html
63. http://www.hrw.org/world-report/2013/country-chapters/oman e
http://www.amne-styusa.org/our-work/countries/middle-east-and-north-
africa/oman
64. Nota: Renate Komes fa un normale (buon) lavoro di pubbliche
relazioni per l'Oman, non ha niente a che fare con la corruzione che
riguarda i giornalisti in Oman, per quanto ne so. Ne avrà fatto molta
esperienza nel corso degli anni, ma non è certamente né responsabile né la
forza trainante.
65. Frankfurter Allgemeine Zeitung, giugno 1995, articolo di pubbliche
relazioni finanziato dall'Oman nella sezione politica del giornale.
66. Frankfurter Allgemeine Zeitung, aprile 1997, articolo di pubbliche
relazioni finanziato dall'Oman nella sezione politica del giornale.
67. Frankfurter Allgemeine Zeitung, ottobre 1998, articolo di pubbliche
relazioni finanziato daH’Oman nella sezione politica del giornale.
68. Frankfurter Allgemeine Zeitung, novembre 2000, articolo di
pubbliche relazioni finanziato dall'Oman nella sezione politica del giornale.
69. http://www.mediummagazin.de/aktuelles/pressereisen-affare-faz-
schafftfortan-transparenz/
70. Citato dopo http://www.mediummagazin.de/aktuelles/pressereisen-
affare-fazschafft-fortan-transparenz/
71. http://www.sprengsatz.de/?p=3523
72. Il Frankfurter spiega così la propria situazione di crisi: “Allo stesso
modo, i costi per le casse pensioni aziendali sono aumentati di 2,2 milioni
di euro rispetto all'anno precedente, raggiungendo i 13,6 milioni di euro nel
2013. A causa del calo dei tassi d'interesse sui mercati dei capitali, le
disposizioni di legge hanno reso necessario un corrispondente adeguamento
degli accantonamenti per la previdenza professionale…per aumentare la
quantità di denaro”. Altrove si dice: ”… ma purtroppo il nostro risultato
complessivo è ancora piuttosto in rosso. In questo contesto, la direzione e
gli editori hanno deciso di non aumentare gli stipendi quest’anno. Questo è
fastidioso per tutti, ma inevitabile. Un aumento del genere sarebbe… un
ulteriore onere di milioni di euro oltre alle perdite già esistenti”.
73.
http://www.dlg.org/fileadmin/downloads/food/DLG_Pruefbestimmungen_2
012.pdf e http://www.dlg-verbraucher.info/
74.
http://www.haz.de/Nachrichten/Wissen/Uebersicht/DiesenGuetesiegeln-
koen-nen-Sie-trauen
75. Cfr. ad esempio http://www.augsburger-
allgemeine.de/bayern/Mueller-Brot-DieErmittlungen-werden-langwierig-
idl8938661.html
76. http://www.augsburger-allgemeine.de/wirtschaft/Das-sind-
Guetesiegel-wer-tidl9071936.html
77. www.ndr.de/markt, trasmissione 2. 4. 2012
78. Vedi su questo premio giornalistico http://www.hanns-joachim-
friedrichs.de/
78a Citata dopo Karin Busch: Der Einfluss der Tabaklobby auf das
Bundesnichtraucherschutzgesetz - Analyse einer geheimen Strategie, S. 56
Karin Busch: Der Einfluss der Tabaklobby auf das
Bundesnichtraucherschutzgesetz - Analyse einer geheimen Strategie, pag.
56
79. http://www.liberty-award.de/index.php/liberty-award/43-jury/372-
theosommer
80. http://www.focus.de/politik/experten/wolffsohn/steuerhinterzieher-
theosom-mer-von-wegen-vorbild-wieder-ein-unmoralischer-
moralist_id_3572472.html e http://www.spiegel.de/kultur/gesellschaft/ex-
zeit-chef-theo-sommer-wegensteuerhinter-ziehung-verurteilt-a-944935.html
81.
http://www.zeit.de/2001/26/Uransyndrom_Die_Blamage_der_Alarmisten
82. Cfr. Uwe Krüger: Opinion Power, pag. 21.
83. http://www.theosommer.de/index.php?seite=7ang=d
84. Si veda anche http://www.derblindefleck.de/top-themen/top-themen-
2008-2/top-6/
85. La letteratura sulle possibili conseguenze dell'uranio impoverito è
incoerente. C’è disaccordo sull'effettiva portata della minaccia. Dagli
oppositori di queste armi, come l'organizzazione Medici per la prevenzione
della guerra nucleare, danno la colpa alle munizioni all'uranio per tumori,
malformazioni e danni secondari come la Sindrome della Guerra del Golfo.
Essi sostengono che le statistiche mostrano un aumento incalcolabile del
cancro alla pelle e ai polmoni nelle zone di guerra. Secondo gli studi
dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dell'Agenzia
Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) non c'è nessun pericolo
particolare. I critici criticano la metodologia e la presunta mancanza di
indipendenza degli studi. Il cosiddetto Lloyd Report sui danni alla salute dei
veterani britannici della Guerra del Golfo hanno rivelato l'esistenza della
Sindrome del Golfo ed esaminato una serie di potenziali fattori scatenanti.
Le munizioni all'uranio sono state identificate come un potenziale innesco,
ma lo studio ha anche chiaramente evidenziato la mancanza di prove sui
rischi. Particolare enfasi è stata posta su un precedente rapporto della Royal
Society, secondo il quale le munizioni all'uranio rappresentano un rischio
maggiore per i soldati rispetto a quanto attualmente noto, ma ha anche
richiesto studi a lungo termine e ulteriori indagini. Lo studio del 2010
Cancro, mortalità infantile e cambiamento di nascita nelle relazioni di
genere di Chris Busby, Malak Hamdan e Entesar Ariabi mostra un aumento
del cancro e delle malformazioni a Fallujah/lraq.
86. http://www.liberty-award.de/index.php/liberty-award/43-jury/372-
theosommer
87. Si veda ad esempio http://deutsche-wirtschafts-
nachrichten.de/2014/07/24/tabakkonzern-phillip-morris-spuelt-geld-in-die-
parteikassen/
88. http://www.focus.de/politik/deutschland/wende-in-der-teppich-
affaereniebel-muss-seinen-teppich-verzollen_aid_769237.html e
http://www.tagesschau.de/inland/niebel212.html e
http://www.zeit.de/politik/deutschland/2012-06/niottone-affare-moquette
89. http://www.sprengsatz.de/?p=3512
90. http://www.sprengsatz.de/?cat=3aged=5
91. http://www.kas.de/villalacollina/
92. http://www.kas.de/villalacollina/de/about/
93. http://www.rockefellerfoundation.org/bellagio-center
94. Anche il servizio segreto americano per gli affari esteri CIA ha nel
frattempo pubblicato un rapporto sul suo sito ufficiale, in cui il
dispiegamento delle armi C in quei momento (dove fui informato da un
inviato del Frankfurter) con gas mostarda nel luglio 1988, fonte:
https://www.cia.gov/library/reports/general-reports-
l/iraq_wmd_2004/chap5.html. Il rapporto porta il titolo: “La guerra chimica
in Iraq - Programma” ed elenchi per il luglio 1988, citazione: “Luglio 1988
Confine centro-sud - Senape e agente nervino, 100 o 1000 vittime iraniane.
Questo nel luglio 1988 (e i fu solo la Battaglia di Zubaidat, di cui ho
riferito) il veleno menzionato è quindi “senape & agente nervino”, in
tedesco senape gas. Anche il Los Angeles Times ha menzionato in una
clausola subordinata, alla fine dell'agosto 1988, l'uso di gas velenoso contro
gli iraniani a Zubaidat, vedi http://articles.latimes.com/1988-08-
28/news/mn-1725_l_poison-gas
95. Frankfurter Allgemeine Zeitung dei 19 luglio 1988.
96. Vi si legge: “July 1988 South-central border - Mustard & nerve
agent, 100s or 1,000s Iranian casualties”, Quelle:
https://www.cia.gov/library/reports/generalre-ports-
l/iraq_wmd_2004/chap5.html
97. Vedi Hans Leyendecker: “Die Giftgaslieferungen an den Irak waren
kein Zufall", unter library.fes.de/gmh/main/pdf-files/gmh/1991/1991-03-a-
200.pdf
98. http://www.berliner-kurier.de/kiez-stadt/steffen-jacob-der-leise-tod-
des-puffprinzen-vom-stutti.7169128,28124090.html
99. http://www.alikepenek.com/
100. Vedere ad esempio http://www.liveleak.com/view?
i=01e_1175818014
101. http://www.theguardian.com/world/2014/mar/11/journalist-shot-
deadafghanistan-kabul
102. http://www.aljazeera.com/news/africa/2013/11/two-french-
journalistsexecu-ted-mali-2013112174124558898.html
103. http://edition.cnn.com/2014/04/04/world/asia/afghanistan-
journalists-shot/
104. Cfr. ad esempio http://www.spiegel.de/panorama/verdacht-auf-
geheimnisverrat-razziabeim-terrorexperten-ulfkotte-a-293459.html
105. Citato da http://www.stefan-niggemeier.de/blog/faz-was-wissen-
professoren-schon-vom-geldverdienen/
106. Cfr. http://www.stefan-niggemeier.de/blog/faz-was-wissen-
professoren-schon-vom-geldverdienen/
Capitolo 2 - I nostri media: omologati, obbedienti all'autorità e
riluttanti a fare ricerche

Tutte le persone, menzionate per nome in questo libro, negano una


vicinanza viscido-felpata alle organizzazioni d'élite. Negano anche di
essere lobbysti. Negano anche di essersi fatti “corrompere” dalla vicinanza
all'élite. E negano di aver perso la grinta giornalistica come professionisti
vicini ai suddetti gruppi. Essi negano che la vicinanza descritta abbia un
effetto sui loro articoli.

Thilo Sarrazin: un eroe popolare è stato condannato

Si può facilmente smascherare il demone malvagio dei giornalisti nelle


redazioni famose. Prendiamo come esempio le tesi di Thilo Sarrazin. Più di
due terzi (70 per cento) dei tedeschi concordano, in linea di principio, con
Sarrazin secondo sondaggi seri.1 Equilibrato nei risultati del suo sondaggio,
Thilo Sarrazin è una specie di eroe popolare. Nei nostri media, di solito è
esattamente il contrario - l'incarnazione di un “malvagio”. E questo solo
perché osa dire quello che pensa la maggioranza. Il Frankfurter chiama
Sarrazin “demagogo”,2 così come il Kölner Stadt-Anzeiger.3
Deutschlandradio lo bolla come un “populista di destra”.4 E la giornalista
Mely Kiyak ha definito Sarrazin, la cui metà destra del volto è parzialmente
paralizzata, come una “caricatura umana balbuziente, balbettante,
tremolante”.5 Una persona che esprime apertamente ciò che la maggioranza
pensa viene presentato nei nostri media come una “caricatura umana
balbuziente, balbettante, tremolante”. È ancora possibile? Un essere umano,
considerato nei sondaggi un eroe popolare, è stato mostrato a livello
nazionale nei nostri mass media. Il demone maligno della manipolazione
che sta dietro a tutto questo è ora in quasi tutte le redazioni. Il settimanale
Zeit chiese con tutta serietà se ci si debba occupare di Thilo Sarrazin nei
media, e si è detto: “Non stiamo innanzi tutto diffondendo i pensieri che
quasi tutti i giornalisti e i politici oggi condannano così tanto? Sì, stiamo
facendo un favore a Thilo Sarrazin (….) che sta per diventare un eroe
popolare…”.6 È ovviamente inaccettabile che, in Germania l'opinione
maggioritaria del popolo sia espressa e rappresentata anche nei media.
Si dice che nei paesi di lingua tedesca abbiamo un'ampia gamma di
giornali, stazioni televisive e altri mezzi di comunicazione con le opinioni
più diverse. Dall'estrema sinistra all'estrema destra. Oggi si dice che i
giornalisti sono completamente indipendenti dalle persone e dalle cose di
cui parlano. A quanto pare si sono impegnati solo per la verità oggettiva.
Come vedremo presto, tuttavia, questa è solo pura illusione.
Un'illusione è un inganno dei sensi; una percezione diversa da quella
che esiste nella realtà. I nostri “media di qualità” padroneggiano
perfettamente quest’arte dell'illusione sensoriale. Essi simulano la diversità
di opinione, l'indipendenza e non ci resta che la vera informazione. La
verità è che noi cittadini siamo manipolati, disinformati e diretti dai media
nel modo in cui i politici ci vogliono.

Propaganda: i prussiani dei Balcani stanno arrivando

Il 1° gennaio 2014 il mercato del lavoro tedesco è stato completamente


aperto agli immigrati provenienti dalla Bulgaria e dalla Romania. Era un
argomento molto controverso, e così ci furono voci di avvertimento che
mettevano in guardia contro la “immigrazione della povertà” nei sistemi
sociali tedeschi. Tuttavia, la Cancelliera non fu molto entusiasta di questa
discussione. I media capirono il suggerimento. Vi fu un'immediata ondata di
notizie secondo cui i rumeni e i bulgari erano persone estremamente
intelligenti che sicuramente avrebbero riempito e non svuotati i nostri fondi
sociali. La rivista di attualità Das heute-journal superò tutti gli altri
cortigiani della cronaca politicamente corretta e parlò dei rumeni e bulgari
come i “prussiani dei Balcani”. Si fece sapere agli spettatori stupiti: “Se si
guardano le statistiche del mercato del lavoro, questo è confermato. Il tasso
di disoccupazione degli immigrati bulgari e rumeni è addirittura inferiore
alla popolazione totale”.7 Sarebbero state suscitate solo paure infondate su
un attacco al sistema sociale tedesco da parte di cittadini bulgari e rumeni.
Das heute-journal fece persino questo commento: “La maggior parte di loro
colma le lacune nel mercato del lavoro tedesco, in cui domina una carenza
di lavoratori qualificati”.8 ZDF, il canale televisivo di propaganda statale si
fece precursore di un'ondata di disinformazione, per dire ai tedeschi che la
paura per i nuovi concittadini doveva essere eliminata. Si diceva che rumeni
e i bulgari sono estremamente diligenti e che si trattava di un nuovo gruppo
di popolazione che, rispetto alla totalità della popolazione tedesca, molto
raramente era disoccupato.9 Tutti, davvero tutti i principali media tedeschi
presero in mano la notizia e la diffusero senza controllo. Dopo tutto, le cifre
pubblicate in Das heute-journal a sostegno delle dichiarazioni, provenivano
direttamente dal governo federale. Questo accadeva pochi mesi prima delle
elezioni locali ed europee del 2014. I cittadini dovevano essere tenuti di
buon umore. In quei giorni, famosi e rinomati giornali economici come
Handelsblatt sostenevano anche: “Bulgari e rumeni: la migrazione dei
popoli non esiste”.10 E poiché non ci doveva essere alcuna discussione su
questo argomento, furono costruite anche barriere linguistiche:
“immigrazione della povertà”11 e “turismo sociale”12 dovevano diventare
“le parole proibite dell'anno”. Nel Tagesschau in prima serata, i poliziotti
della lingua spiegarono perché non dovevamo più usare tali parole.
Tutto ciò discrimina le persone che cercano un futuro migliore in
Germania per pura necessità e nasconde il loro diritto fondamentale a
farlo. Secondo la giuria, il termine “turismo sociale”fa parte di una rete di
altre parole che insieme servono a promuovere questo stato d'animo:
“l'immigrazione della povertà” nel senso di “immigrazione nei sistemi
sociali” era in origine diffamatoria e ora è usata sempre più indifferenziata
come espressione apparentemente oggettiva e neutrale. Il termine “turismo
sociale”, tuttavia, porta all'estremo l'accusa di dolo.13
Le elezioni europee e locali del maggio 2014 erano passate da appena
sei giorni, quando la verità fu presentata ai cittadini: “Gli abbonati a Hartz
IV: sempre più immigrati dalla Bulgaria e dalla Romania” era il titolo di
Bild. Le prime due frasi dell'articolo dicono che il numero di migranti
poveri provenienti dai paesi dell'UE dell'Est e dai paesi dell'eurodebito che
ricevono Hartz IV in Germania, continua a crescere in modo significativo.
Secondo gli ultimi dati dell'Agenzia federale del lavoro (BA), alla fine di
febbraio, 290.760 persone provenienti dai 10 paesi dell'est e dai 4 paesi
indebitati hanno ricevuto un sostegno. Si tratta del 21% (50.226) in più
rispetto a febbraio 2013, secondo il quale il numero di bulgari e rumeni con
un collegamento Hartz ha superato per la prima volta i 50.000 esemplari a
febbraio. Alla fine di febbraio, BA contava 28.705 beneficiari dalla
Bulgaria e 24.098 dalla Romania”.14
E nel giugno 2014 i media tedeschi avevano riportato: Il numero di
beneficiari Hartz IV provenienti da Bulgaria e Romania è aumentato
significativamente rispetto all'anno precedente, di circa il 60%.15 Questo
secondo i dati attuali dell'Istituto per la ricerca sull'occupazione. Secondo lo
studio, molti dei nuovi cittadini che dipendono dal sostegno al reddito di
base vivono in poche grandi città, soprattutto a Dortmund, Duisburg,
Stoccarda e Amburgo. Di nuovo: il 60% di beneficiari Hartz IV in più dalla
Bulgaria e dalla Romania. E poco prima, era stato affermato l'esatto
contrario. Lì c'erano i presunti “Prussiani dei Balcani”particolarmente
diligenti.
In parole povere: coloro che avevano lanciato l'allarme prima delle
importanti elezioni avevano avuto ragione. E ci sono masse di migranti
poveri. Ma la politica e i media ce li hanno venduti prima delle elezioni
come “Prussiani dei Balcani” e hanno sottolineato l'audace dichiarazione
con statistiche che probabilmente erano state falsificate soprattutto per
questa campagna di disinformazione. È stata una tipica simulazione di un
resoconto vero e indipendente. Una pura illusione.
Perché si stava facendo tutto questo? Un accenno era stato dato anni
prima da Marco Arndt della Fondazione Konrad Adenauer di Sofia, in una
conversazione con la Deutschland-Radio. Alla domanda se la Bulgaria non
sia stata ammessa troppo presto nell'UE, Arndt ha risposto: “Se prendete i
criteri formali come base, allora è sicuramente vero che Bulgaria e Romania
non soddisfano del tutto questi criteri, che la decisione politica di accettare
entrambi gli stati era stata adottata dall'Unione Europea”, e aggiunge: “La
Bulgaria è ai confini dell'Europa. Quando penso all'influenza russa, che nel
paese sarebbe molto più forte di quanto è già, se la Bulgaria non fosse
nell'UE, sto solo dicendo la parola chiave: politica energetica”.16 Sono state
quindi considerazioni puramente di natura politica e geo-strategica che
hanno portato la Bulgaria ad essere ammessa nell'UE nel 2007. Dopo che
Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia
e Ungheria avevano aderito all'UE nel 2004, un tempo sotto l'influenza
dell'ex Unione Sovietica, la Russia è stata isolata dall'Europa occidentale
nel 2007 con l'ammissione di Bulgaria e Romania. Sullo scenario, si trattava
di politica di potere.

I trucchi per l'inganno verbale della politica e dei media

Non solo le nostre trasmissioni delle principali notizie sono intanto una
allucinazione permanente. Mentre ogni giorno le strade intorno a noi sono
in cattive condizioni, nelle scuole l’intonaco dalle pareti cade, il crimine
domina sempre più nei quartieri delle città, il divario tra ricchi e poveri si è
allargato all'infinito e la rabbia tra la popolazione ha raggiunto proporzioni
senza precedenti, i “media di qualità” ci cullano con giochetti di parole
intercambiabili alla maniera dei politici. Mentre tutto sta lentamente e
sicuramente decadendo e collassando, i “media di qualità” giorno dopo
giorno, con perseveranza, ci presentano l'illusione della stabilità, prosperità
e sicurezza finanziaria.
Siamo grati all'esperto di diritto costituzionale, Hans Herbert von
Arnim, l'approfondimento del fatto che i partiti esistenti considerano lo
Stato come una preda e sono impazienti di rapinare come ladri noi cittadini.
I “media di qualità” sono i loro aiutanti compiacenti. Assistono e
consigliano per mantenere le vittime calme e persino di buon umore quando
sono rapinate. Ciò che la maggior parte dei media produce in modo
coerente nel mondo di lingua tedesca non ha assolutamente nulla in comune
oggi con la verità, l'obiettività e l'indipendenza. Piuttosto ha tutto in comune
con una specie di omologazione.
I trucchetti verbali ingannevoli della politica e dei media in questa
omologazione sono facili da osservare da vicino: quando ci dicono cosa
pensare, lo chiamano “educazione per diventare un cittadino responsabile”.
Se gli immigrati non hanno rispetto per la gente del posto, dovremmo
rispettare la loro condotta come una “peculiarità culturale”. Se tutti i
principali media, come una dittatura, su tutti i canali e su tutti i giornali 24
ore su 24, riportano le stesse notizie, dovremmo capirlo come “diversità”
del mondo dei media. Non diversamente con l'euro: quando i politici di tutti
i partiti mettono in pericolo i nostri risparmi sempre di più coi “salvataggi
dell'euro”, allora parlano di Stabilità (ad esempio: Patto di stabilità). In tutti
questi concetti si vede già la bugia sottostante al primo ragionamento. Tutti
conoscono questa truffa vissuta quotidianamente e le distorsioni concettuali
che ci sono servite nella più familiare concordia dalla politica e dai media.
Se tutti i principali partiti e le società di media rappresentano quasi la stessa
posizione su questioni importanti come il cambiamento climatico, le quote
delle donne o il salvataggio dell'euro, allora i nostri media oggi chiamano
tutto questo “democrazia vissuta”. Per la verità, siamo presi per il naso da
“giornalisti di qualità”. Se il nostro approvvigionamento energetico
attraverso “il sistema di energia rinnovabile” è costantemente sull'orlo del
collasso, i media chiamano semplicemente l'approvvigionamento di energia
insicura “sostenibile”. Nessuno protesta contro questo omologato e idiota
rovesciamento concettuale. E a un certo punto ci crediamo persino, anche se
sappiamo che è corretto il contrario. Troviamo la truffa, che i giornalisti
commettono quotidianamente contro di noi cittadini, perfettamente
normale. Molti si sono rassegnati a essere mentiti e ingannati dai politici e
dai loro aiutanti compiacenti nei “media di qualità”. La conseguenza? Non
ci fidiamo più dei giornalisti, e giustamente.

La perdita della credibilità

Per molti motivi, i giornalisti nel mondo di lingua tedesca appartengono


ormai alla fascia di popolazione con la reputazione più bassa. Non è una
coincidenza, poiché hanno lavorato duramente per decenni per guadagnarsi
alla fine questa miserabile reputazione. Nella lotta per le quote e le tirature,
hanno mentito e piegato la verità così spesso che quasi non ci si crede più.
Medici, infermieri e poliziotti sono popolari, ma i giornalisti dei “media di
qualità”?17 Ammettiamolo: la reputazione dei giornalisti di qualità è sotto i
piedi.18 Nella scala di prestigio dei comuni cittadini, si colloca tra i politici
e le prostitute. Non c'è da stupirsi che le imprese che operano nei media, un
tempo rispettate, oggi in internet sempre più spesso sono identificate come
“puttane dei media” e che alla ex rivista di attualità Der Spiegel, ad
esempio, è stato dato l'inglorioso soprannome di “Der Speichel” (La
Saliva)?
In uno studio condotto dall'istituto di ricerca d'opinione Allensbach nel
2013, i presentatori televisivi e i banchieri hanno occupato l'ultimo posto
nella scala di popolarità. Gli stessi presentatori televisivi, tuttavia, si
considerano i più grandi. C'è Johannes B. Kerner, per esempio. Nel marzo
del 2014 ha brillato con questa dichiarazione riferita a Bild der Frau: “Il
mio quoziente d'intelligenza è pressappoco intorno a 130”. E
l'autoreferenziato presentatore Michel Friedman, scoperto dopo una
relazione con prostitute ucraine schiavizzate, in tutta serietà ha detto: “Non
mi amavo abbastanza.”19 Anche i giornalisti stranieri non hanno una buona
opinione dei loro colleghi tedeschi. Roger Boyles, corrispondente dalla
Germania del Londoner Times disse già due decenni fa: “I giornalisti
tedeschi della carta stampata sembrano essere molto indipendenti dalle
agenzie di stampa. Molti articoli, che compaiono sotto il loro nome, sono
identici a quelli dell'Agenzia di Stampa Tedesca o ai tedeschi AP-Reports
del giorno prima. Se c'è una distinzione, allora vuol dire che il giornalista ha
aggiunto la sua opinione senza una propria indagine”.20 E Brandon
Mitchener del famoso International Herald Tribune ha criticato altrettanto i
giornalisti tedeschi con queste parole: “Moltissimi articoli di giornale non
contengono alcuna ricerca personale, ma sono ampiamente acritici. Con
poche eccezioni, considero i giornalisti troppo passivi e un po’ pigri. Sono
sempre ben informati ma succubi delle autorità”.21 Pigri, succubi delle
autorità, restii a fare le loro ricerche, cosi i colleghi vedono i giornalisti
tedeschi. E i cittadini? Il professor Wolfgang Donsbach, studioso della
comunicazione di Dresda, ha analizzato questo tema in uno studio col titolo
“Il disincanto di una professione”.
Facciamo un esempio:
La maggioranza dei cittadini riconosce ai giornalisti una enorme influenza in molte sfere della
loro vita. Di cosa si parla tutti i giorni? Cosa pensano i politici, per quale partito bisogna
votare e quali prodotti comprare. Per più della metà, infatti, i giornalisti sono più potenti dei
politici. E quasi tutti pensano che non sia un bene. L'informazione che riguarda i politici è
inoltre criticata da quasi due terzi dei cittadini come troppo poco obiettiva, sebbene una
corretta obiettività è attesa in ogni caso da due terzi. Per i cittadini i giornalisti non sono onesti
mediatori. Quasi due terzi credono che i giornalisti si nascondano succubi delle prese di
posizione degli esperti che hanno un'opinione diversa dalla loro.
Note al capitolo 2 - I nostri media: omologati, obbedienti
all'autorità e riluttanti a fare ricerche

1. Si veda ad esempio http://www.n-tv.de/politik/21-Prozent-fuer-die-


Gruenenarti-clel440946.html
2. http://www.taz.de/!57865/
3. http://www.ksta.de/debatte/kommentar-zu-sarrazin-der-
zwanghaftedemagoge,15188012.12644874.html
4. http://www.deutschlandradiokultur.de/rechtspopulismus-sarrazin-
will-antabus-ruehren-die-in.954.de.html?dram:article_id=278802
5. http://www.tagesspiegel.de/weltspiegel/verstoss-
gegenpersoenlichkeitsrechte-thi-lo-sarrazin-gegen-die-taz/8653894.html
6. http://www.zeit.de/2010/36/01-Sarrazin
7. http://www.heute.de/diskussion-um-armutszuwanderung-
vielebulgaren-fuehlen-sich-von-der-csu-offen-angegriffen-31602446.html
8. http://www.heute.de/diskussion-um-armutszuwanderung-
vielebulgaren-fuehlen-si-ch-von-der-csu-offen-angegriffen-31602446.html
9. http://www.zdf.de/ZDFmediathek/beitrag/video/2060066/Rumaenen-
undBulgaren-in-Deutschland#/beitrag/video/2060066/Rumaenen-und-
Bulgaren-inDeutschland
10. http://www.handelsblatt.com/politik/international/bulgaren-und-
rumaenendie-voelkerwanderung-faellt-aus/9272340.html
11. http://www.fnp.de/rhein-main/Begriff-Armutszuwanderung-als-
Unwort-desJahres-vorgeschlagen;art1491.726636
12. http://www.sueddeutsche.de/kultur/sprache-sozialtourismus-ist-das-
unwortdes-jahres-1.1862368
13. http://www.tagesschau.de/inland/unwortdesjahres114.html
14. http://www.bild.de/politik/inland/hartz-4/bezieher-aus-
rumaenienbulgarien-36201208.bild.html
15. http://www.derwesten.de/politik/zahl-bulgarischer-und-
rumaenischerhartz-iv-bezieher-steigt-id9457712.html
16. http://www.deutschlandfunk.de/es-entwickelt-sich-
einezivilgesellschaft.694.de.html?-dram:article_id=255262
17. http://meedia.de/2013/08/20/berufe-ranking-journalisten-weit-
hinten/
18. http://www.kontextwochenzeitung.de/macht-markt/152/streiken-im-
keller2051.html e http://www.derwesten.de/panorama/politiker-sind-
dieberufsgruppe-mit-dem-niedrigsten-ansehen-id3445294.html
19. http://www.sueddeutsche.de/wirtschaft/reden-wir-ueber-geld-
michelfriedman-ich-habe-mich-zu-wenig-selbst-geliebt-1.1079939-3
20. http://medien-
news.blog.de/2005/06/09/journalisten_haben_einen_schlechten_ruf/
21. http://medien-
news.blog.de/2005/06/09/journalisten_haben_einen_schlechten_ruf/
22. http://www.google.de/url?
sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=36&cad=rja-
&uact=8&ved=OCEYQFjAFOB4&url=https%3A%2F%2Fsiteproxy.ruqli.workers.dev%3A443%2Fhttp%2Fdenkreiz.de%2F
wp-
content%2Fuploads%2FKrise_des_Journalismus.pdf&ei=n0mEUyALMa0
O6jggNAK&u-sg=AFQjCNFjCoY-pOLO-
wwhsUEGcUGr85ruNA&bvm=bv.67720277.d.d2k
Capitolo 3 - La verità sotto copertura: Giornalisti di prima classe
in linea con le élite

Tutte le persone menzionate per nome in questo libro negano una vicinanza
appiccicosa e vellutata alle organizzazioni d'élite. Negano anche di essere
lobbysti. Negano anche di essersi fatti “corrompere” stando vicini alle élite. E
negano, nel loro ruolo di giornalisti vicini ai suddetti gruppi, di aver perso il
mordente giornalistico. Essi negano che la vicinanza descritta abbia
un'influenza sulle loro cronache. Se ti trovi nell'ambiente delle molte
organizzazioni di propaganda proamericane, che hanno cercato di stabilire l'ex
potenza occupante degli Stati Uniti sul suolo tedesco, allora si può
rapidamente entrare in conflitti bizzarri sia come politico che come
giornalista. Permettetemi di farvi un esempio: lo scrittore di Die Zeit Jochen
Bittner e un collega scrissero un articolo sulla politica estera tedesca nel
2014.1 Nell'articolo si tratta della Conferenza sulla sicurezza svoltasi a
Monaco di Baviera e di un discorso del presidente tedesco Gauck, che sostiene
le missioni tedesche all'estero. Il discorso di Gauck è lodato nell'articolo di
Die Zeit. C’è qualcosa che il lettore non apprende: il discorso di Gauck si
riferisce in parte a un progetto dell'organizzazione transatlantica German
Marshall Fund che aveva sviluppato in collaborazione con Stiftung
Wissenschaft und Politik (Istituto di Scienza e Politica), un progetto promosso
dal Ministero Federale degli Affari Esteri. Il giornalista di Die Zeit Bittner fu
direttamente coinvolto nel documento di progetto e vi lavorò.2 Lo stesso
Bittner lo chiama “documento di idee aperto” - una sorta di tesi di laurea.3 In
un articolo si dice:
secondo Bittner, tuttavia, è vero che nel corso del 2013 ha "partecipato ad un gruppo di discussione
organizzato dalla Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) e dalla German Marshall Fund (GMF)".
Scopo del gruppo era quello di redigere un lavoro di tesi su una nuova strategia di sicurezza
tedesca. Tuttavia, secondo Bittner, si è trattato soltanto di un “documento di idee aperto”.4

Un avvocato osserva inoltre:


Bittner non solo ha partecipato a una conferenza o a un giro di discussione di GMF e SWP (…). Si
è trattato piuttosto di un progetto della durata di un anno che è sfociato in un documento sulla
politica estera e della sicurezza della Germania. Questo progetto aveva, quindi, il carattere di una
consulenza, che formula anche raccomandazioni concrete su vari aspetti.5

Bittner ha scritto anche in Zeit su un discorso elaborato in parte


dall'organizzazione lobbysta German Marshall Fund e SWP insieme a lui.
Questo discorso è stato tenuto in occasione di un evento lobbistico filo-
americano, la Conferenza sulla sicurezza svoltasi a Monaco di Baviera. E il
lettore non aveva idea che Bittner stava chiaramente elogiando sulle pagine di
Die Zeit quello che lui stesso aveva precedentemente descritto, almeno in
parte, come un “documento di idee aperto”. Tutto questo è così assurdo che il
programma satirico Die Anstalt des Thema (L'istituzione del tema) se n'è
occupato. Solo allora Die Zeit ha pubblicato il seguente avviso sotto l'articolo
online:
Nota dell'editore: In questo articolo il ZEIT No. 7/14, gli autori citano, tra l'altro, un progetto di
studio della fondazione Wissenschaft und Politik e del German Marshall Fund sugli elementi
costitutivi di una strategia di sicurezza tedesca. Uno degli autori dell'articolo, Jochen Bittner; ha
partecipato a questo progetto.6

Il già citato programma Die Anstalt del 29 aprile 2014 ha trattato in dettaglio
anche la propaganda, con cui i media tedeschi lodano Washington e
denunciano Mosca. Una scena mostrava un grafico con i nomi di cinque
giornalisti tedeschi di primo piano: Stefan Kornelius del Süddeutsche Zeitung,
Josef Joffe e Jochen Bittner di Die Zeit, così come Günther Nonnenmacher e
Klaus-Dieter Frankenberger del Frankfurter. Sopra di loro c'erano i nomi di
dodici gruppi di esperti transatlantici, tra cui: l'Aspen Institute, la
Commissione Trilaterale, la Società tedesca per la politica estera e
l'Accademia federale per la politica di sicurezza - in cui “militari, capi
economici e politici in un'atmosfera discreta”, come mi è stato detto,
sviluppano strategie di politica estera. Le linee del grafico indicavano i
precedenti legami tra i cinque giornalisti e i gruppi di consulenti vicini al
governo. Il risultato era una fitta rete.7 “Allora tutti questi giornali sono
proprio come le edizioni locali dell'ufficio stampa della NATO”, si diceva in
televisione. Ciò ha scatenato violente proteste da parte dei media citati. Lo
scienziato dei media, Uwe Krüger, ha dichiarato in seguito: “Presumo che la
pressione, dopo un programma televisivo con milioni di telespettatori, sia
diventata piuttosto alta. Comunque, le tempeste di merda sono certamente
visibili tra gli articoli online e, sembra evidente che vi siano stati anche
annullamenti di abbonamenti”.
Il New York Times vieterebbe gli intrecci che si sono verificati a Die Zeit.
Da noi è diverso. Per noi questo significa “giornalismo di qualità”. E si
potrebbe avere l'impressione che gli altri giornali tedeschi, che si comportano
in modo simile nei confronti delle numerose organizzazioni di lobby
statunitensi, siano in realtà solo qualcosa di simile alle edizioni locali
dell'ufficio stampa della NATO.
Ma come reagì Die Zeit al programma satirico Die Anstalt?
Josef Joffe, redattore di ZEIT, si è lamentato con Peter Frey, capo-
redattore della rete televisiva ZDF, per presunte false dichiarazioni nel
programma satirico. Lo staff editoriale di “Anstalt” poteva occuparsi delle
lettere di cessate il fuoco che l'editore e un redattore del giornale liberale
avevano inviato loro. E Stefan Kornelius, editorialista della Süddeutsche
Zeitung, respinse le critiche sulla sua vicinanza all'élite nella rivista mediatica
della NDR Zapp.8
Josef Joffe, che è diventato estremamente controverso tra i suoi colleghi e,
secondo me, ha rovinato, con la sua sfacciataggine, la reputazione dell'ex noto
settimanale Die Zeit, attribuisce importanza, come gli altri giornalisti citati nel
programma ZDF, alla constatazione che le organizzazioni a cui appartengono
o di cui hanno fatto parte non sono organizzazioni di lobby. Joffe ora non è
più, secondo le sue stesse dichiarazioni, membro del Aspen Institute, dell'ACG
(American Council on Germany) e del Atlantik-Brücke. Joffe sostiene che il
gruppo di ZDF “si è fatto imbrogliare” dalla tesi di dottorato di Uwe Krüger,
uno studioso spesso citato in questo libro, che ha indagato le relazioni di rete
del passato.9 Al posto di Josef Joffe sarei stato attento con la parola “fatto
imbrogliare”. Perché Joffe, che si considera serio, è stato recentemente
contestato dal giornalista Stefan Niggemeier per aver diffuso nel 2014
sciocchezze sotto forma di una bufala, perché in uno dei suoi articoli “si è
fatto imbrogliare da un'agenzia fittizia che diffonde cazzate”.10 Secondo
quanto riportato dai media, i giornalisti della Zeit hanno addirittura ottenuto
un'ingiunzione temporanea contro il programma satirico, in modo che
l'articolo citato nel programma Die Anstalt non sia più trasmesso. In un
articolo si legge: “Per una nave ammiraglia come Die Zeit, l'azione legale
intrapresa da Joffe e Bittner contro ZDF equivale a una ammissione
giornalistica di fallimento. Purtroppo i grandi giornali come Süddeutsche
Zeitung., Frankfurter Allgemeine Zeitung o Spiegel non riferiscono della
disputa tra Joffe e Bittner con la ZDF. Un birbante malpensante.”11
Avete letto bene: Un giornale che si presume “indipendente” e si presume
“democratico” procede in giudizio contro la satira. La stampa “libera” contro
la satira! Chiunque finora non abbia avuto la minima idea di come sono i
nostri media di qualità ha avuto, al più tardi, la risposta qui. Strano: anche
dopo che Josef Joffe ha scritto in una lettera del 2 maggio 2014 che non era un
“membro dell'Aspen Institute, di ACG e di Atlantik-Brücke", è stato ancora
citato per nome sulla propria homepage della US Stanford University, dove
insegna, anche mesi dopo. Lì si raccontavano (ne ho salvato uno screenshot)
le molte funzioni di Joffe: i consigli di amministrazione: American Academy a
Berlino, International University a Brema, Ben Gurion University, Israele;
Goldman Sachs Foundation, New York; Aspen Institute, Berlino, Leo Baeck
Institute, New York; German Children And Youth Foundation, Berlino;
European Advisory Board, Hypovereinsbank, Monaco (2001-2005). Editorial
Board: The American Interest, (Washington); International Security
(Harvard), e Prospect (Londra), The National Interest, Washington (1995-
2000). Membro fiduciario: Atlantik-Brücke (Berlino), Deutsches Museum
(Monaco di Baviera), Abraham Geiger College (Berlino). Membro: American
Council on Germany, Intl. Institute for Strategie Studies.12
Nell'imbroglio di tutte queste reti, qualcuno probabilmente ha perso la
cognizione. Oppure quello che cura la homepage citata non è più in grado di
vedere oltre. E solo dopo aver letto due volte l'autoritratto di Josef Joffe ho
notato cosa c’era da leggere tra le tante altre dichiarazioni: siedeva nel
consiglio dell' Hypovereinsbank e faceva parte della Goldman Sachs
Foundation. Cosa ci fa un giornalista tedesco nella oscura Goldman Sachs
Foundation? L'Handelsblatt ha messo in guardia i suoi lettori contro questa
situazione con le seguenti parole:
(L'Agenzia di notizie) Reuters dubita delle attività della Goldman Sachs Foundation, una
fondazione di beneficenza globale creata dal Goldman Sachs Group. Il fatto che la dichiarazione
dei redditi della fondazione comprende oltre 200 pagine di una riga dimostra quanto Goldman
stessa investe e agisce con la propria beneficenza. Ciò che è strano è che Goldman abbia investito
501 milioni di dollari nella fondazione dal 1999, ma abbia distribuito solo una frazione del 5%
circa e l'abbia investito in progetti, il minimo richiesto per ottenere lo status di organizzazione non
lucrativa di pubblica utilità. Alla fine, Goldman stesso beneficia della maggior parte delle attività
della fondazione. Come esempio, Reuters cita L'Asia Society in Park Avenue a New York: un
“talking shop” in cui i banchieri della Goldman "spalmano miele sulla bocca” dei loro clienti
stranieri.13
Goldman Sachs è la quintessenza di quell'avida élite finanziaria statunitense
che ha realizzato miliardi di profitti quando la gente comune ha perso la casa e
i risparmi al culmine della crisi economica e finanziaria. E l'oscura fondazione
degli avidi banchieri Goldman serve a dare lustro all'avida reputazione dei
profittatori. Cosa ci faceva un giornalista tedesco nella Fondazione Goldman
Sachs? Non c'è modo peggiore! È così?

Forma la tua opinione (Bild Dir Deine Meinung)

(In questo paragrafo, con un gioco di parole, Ulfkotte riproduce lo slogan


della rivista Bild)

Ricordate ancora il capo comunista cinese Mao Tse-tung? Quell'uomo


amava il culto della personalità. I media hanno dovuto rendergli un costante
omaggio. Se Mao avesse potuto osservare il sessantesimo compleanno di
Angela Merkel, probabilmente sarebbe impallidito per l'invidia. Mao aveva
costretto i media del suo paese a lodarlo sotto la minaccia di punizioni
draconiane. E oggi una cosa del genere sta ovviamente accadendo in modo del
tutto automatico nei media tedeschi. Tutti amano “La Mammina”. In prima
linea nel culto della personalità moderna c'è il Bild-Zeitung.14
La professoressa Brigitte Witzer sostiene che viviamo in una “dittatura
degli stupidi”, in una “stupidocrazia”.15 La nostra società è diventata stupida.
Anche quando si tratta di stupidaggini, chi c'è sempre in primo piano? Il Bild-
Zeitung. La professoressa Witzer ha osservato come i nostri principali media
si lasciano “informare” da questo giornale, scrive:
Naturalmente ci sono differenze tra il Bild e altri giornali, prendiamo i nostri ex media di qualità il
Frankfurter Allgemeine Zeitung o il Süddeutsche Zeitung, che preparano informazioni per i loro
gruppi di lettori a livello sovraregionale e con standard elevati. Sono anche guidati da Bild quando
si tratta del dibattito pubblico all'ordine del giorno. Questo è quello che mi dice la mia esperienza
personale in un caffè a Prenzlauer Berg, dove per tre anni ho potuto seguire fisicamente le
abitudini di lettura di un noto editore del Frankfurter. Lui con il Bild, io senza parole. Può darsi
che questa sia un'eccezione, ma sono circondata da persone che si guadagnano il pane nei media e,
onestamente, non sento nient'altro. È per questo che voglio restarci: Bild stabilisce l'ordine del
giorno. Intellettualizzato e arricchito di conoscenze, viene ampliato anche nel Frankfurter e nel
Süddeutscher (….). Questo porta l'informazione a un livello diverso. Ma ha un obiettivo diverso?

Allora qual è lo “scopo” del giornale Bild? E cosa sta succedendo sullo
scenario? L'ex cancelliere Gerhard Schröder una volta disse che tutto ciò di
cui aveva bisogno per governare era “Bild, BamS e Glotze". Il potere su un
paio di giornali di massa e si può facilmente guidare masse di persone. La
cosa principale è che alcuni opinion maker sono disposti a fare la loro parte
nella manipolazione delle masse. Se leggerete i capitoli seguenti, allora
vedrete i media come Bild, Süddeutsche Zeitung, Frankfurter Allgemeine,
Zeit, ZDF e ARD, probabilmente con occhi completamente diversi. Heinz
Oskar Vetter, ex presidente della Federazione Sindacale Tedesca (DGB), ha
dichiarato: “Chi si avventura in Bild, ci muore”. Ma oggi Bild è arrivata nel
bel mezzo della società. Non è più malfamato essere associato a questo
giornale. E anche i giornalisti seri lo accettano come fonte di informazione.
Artisti come Marius Müller-Westernhagen o Veronika Ferres hanno fatto
pubblicità per Bild. Ricordiamo ancora i grandi manifesti dove hanno espresso
la loro opinione su Bild anche celebrità come Til Schweiger, Armin Rohde,
Thomas Gottschalk, David Garrett, Udo Lindenberg, Michelle Hunziker, Peter
Scholl-Latour, Katharina Witt o Bill Kaulitz. L'obiettivo della campagna era
quello di offrire a “celebrità di alto livello un palcoscenico” per “condividere
le loro opinioni aperte, oneste e non abbellite da BILD”. L'ex presidente
federale Richard von Weizsäcker promosse Bild con le parole: “Bild: politica
avvincente, stile (multi) colore”. Sul manifesto con Alice Schwarzer, attivista
per i diritti delle donne ed evasore fiscale, si diceva: “Ogni verità ha bisogno
di una persona coraggiosa per dirlo”. Peter Scholl-Latour è stato citato con le
parole: “Il mio interesse principale per Bild è che riflette le grandi tendenze
dell'opinione pubblica e, talvolta, le mette addirittura in moto”. Il giocatore di
pallamano Stefan Kretzschmar ha affermato con coraggio: “Bild può fare
notizia, ma Bild non ha mai un'opinione”. L'ex ministro degli Esteri Hans-
Dietrich Genscher: “Quando leggo Bild - ogni giorno - non so ancora cosa
pensa la Germania, cosa sente, ma poi so già che segue l'opinione di Bild” 16
Il Bild-Zeitung è il giornale tedesco a più alta tiratura. Ha una diffusione
giornaliera a pagamento di circa 2,4 milioni di copie. Il gruppo obiettivo di
Bild non è né il professore universitario né il lavoratore non qualificato, ma il
consumatore medio. Il 63% dei lettori sono uomini, il 43 per cento di tutti i
lettori ha un diploma di scuola secondaria di primo grado con un
apprendistato, il 35 per cento ha un diploma di maturità e il quattro per cento
il titolo di studio superiore. Il sette per cento dei lettori sono lavoratori
autonomi, il 34 per cento sono dipendenti o dipendenti pubblici e il 37% sono
lavoratori qualificati. Complessivamente, Bild raggiunge circa il 18% dei
tedeschi - quasi uno su cinque. 4,3 milioni di donne e 7,3 milioni di uomini
leggono Bild ogni giorno, per una media di 45 minuti.
Per gli studenti ribelli del 1968, Bild era ancora il foglio di “istigazione
all'odio” alle cui parole d'ordine l'attentatore di Dutschke*17 poteva fare
riferimento. In seguito, i camion dell'editore Springer furono bruciati. Il
romanzo di Heinrich Böll “L'onore perduto di Katharina Blum” è un
monumento letterario al conflitto. Oggi è tutto dimenticato e Bild è il giornale
alla moda. Il giornale lo deve a una persona in particolare: Kai Diekmann. Al
più tardi il titolo “Wir sind Papst” (Siamo Papa), creato sotto di lui, lo ha
catapultato nell'Olimpo dei creatori linguistici.
Nell'auto-pubblicità, Bild si definisce ancora “indipendente” e “apartitico”.
Ma Bild è stato davvero così o non lo è mai stato? Quando gli editori di Bild
mi chiedevano testi, un'intervista o una collaborazione, le risposte o i “risultati
della ricerca” sono sempre stati dati almeno nella giusta direzione. Questo è in
linea con i dati di uno studio condotto dalla Fondazione Otto Brenner nel
2011. I redattori di Bild affermano:
I redattori sviluppano le loro storie meno in base alla realtà che in base alla loro efficacia. Tutto
ciò che non corrisponde al modello viene adattato. I redattori chiedono coraggiosamente ai
potenziali interlocutori se sono disposti a esprimere l'opinione desiderata, e molti stanno al
gioco.17

Si riceve la stessa impressione manipolativa se si analizza la sezione “vincitori


e vinti”, che è stata stampata per decenni. Statisticamente parlando, i politici
di destra, nel corso degli anni, sono visti chiaramente più spesso come i
vincitori che i politici di sinistra.18 Michael H. Spreng, ex caporedattore di
Bild am Sonntag, ha fatto esperienze molto diverse con questa rubrica:
Io e Bild abbiamo un rapporto chiaro dal 1° gennaio 2001: il giornale non mi sopporta e io non
sopporto lui. Davanti a me, si esprime in volgarità occasionali diffuse in milioni di copie. Nel 2002,
quando lavoravo per Edmund Stoiber, ero nella rubrica di Oskar Lafontaine “Fumando un
Cohiba”*18 perché occasionalmente avevo fumato buoni sigari con Gerhard Schröder. L'ultima
volta che ho fatto parte dei “30 ospiti più fastidiosi” dei talk show e nel 2004, quando ero
consigliere di Jürgen Rüttgers, sono stato il “perdente del giorno”. È andata così: Rüttgers entrò in
campagna elettorale con il suo slogan “Rüttgers - molto personale” attraversando la Renania
Settentrionale e la Vestfalia. A Bielefeld, l'applauso fu limitato, questo mi ha portato, di fronte a
due o tre persone, all'osservazione - certamente imprudente - che si sa quanto sia basso
l'entusiasmo della Westfalia. Quando un cittadino di Bielefeld annuisce, è come se facesse un
applauso estatico. C’è una cosa che non sapevo: il capo della Bild, Kai Diekmann, è cresciuto a
Bielefeld e così il giorno dopo a pagina 1 sono diventato il perdente del giorno”19

Lo studio pubblicato nel 2007 dal titolo “Bild: indipendente, apartitico?” Il


resoconto elettorale del giornale tabloid di maggior successo in Germania
dipinge un quadro spiacevole di Bild, dove si dice:
La sera delle elezioni del parlamento federale nel 2005, Gerhard Schröder si presentò al dibattito
coi massimi esponenti politici dei partiti presenti nel parlamento nel programma della rete ZDF
"Berliner Runde” (Girone berlinese), per rispondere alle domande dei rappresentanti della stampa.
Il Cancelliere, che una volta affermò di aver bisogno solo di “Bild, BamS e Glotze”per governare
(…), si era lamentato in tono aggressivo per le macchinazioni dei media. Sosteneva che aveva
dovuto fare campagna contro “ciò che era stato scritto e trasmesso” (nel programma “Berliner
Runde”, ZDF). Che senso hanno queste accuse? I media volevano agevolare un cambio di
governo? La domanda è particolarmente interessante per quanto riguarda i media di Springer,
poiché questi giornali, e in particolare la Bild-Zeitung, sono stati sempre più spesso accusati
durante il regno di Schröder di favorire i partiti dell'Unione (….).*19 Dopo l'elezione, la
solidarietà dell'editore nei confronti dell'Unione fu evidente quando Friede Springer, vedova di
Axel Springer, fondatore della casa editrice, e azionista di maggioranza dell'azienda, si è seduta
nella galleria dei visitatori del parlamento durante l'elezione di Angela Merkel a Cancelliere.
Quindi Schröder ha dovuto pronunciarsi contro il Bild-Zeitung o condurre una campagna
elettorale invece con l'aiuto di questo giornale? E la Merkel poteva già contare sul sostegno del
giornale tabloid durante la campagna elettorale?20

Molti studi di studiosi della comunicazione dipingono lo stesso quadro. Nelle


elezioni del parlamento c'è stata una pubblicità elettorale diretta per i partiti
dell'Unione, anche se il Bild-Zeitung si definisce “apartitico” e in passato ha
condannato esplicitamente una raccomandazione elettorale del Financial
Times Deutschland. Non solo nel 2002, ma anche nelle elezioni parlamentari
del 2005,21 e del 2009, il giornale fece pubblicità per i partiti dell'Unione e per
Angela Merkel, che era stata un tempo funzionario del FDJ per la propaganda
nella RDT.22
La mia esperienza soggettiva è che l'obiettivo di Bild non è affatto un
giornalismo indipendente. L'obiettivo è massimizzare i profitti per Springer-
Verlag. E per questo, Bild utilizza tutti i metodi di pubblicazione,
indipendentemente dalle regole, che si tratti di giornalismo, pubblicità o
pubbliche relazioni classiche. Se il pubblicato è un'informazione accurata su
notizie importanti non è deciso in base ad un'esigenza democratica o a una
regola giornalistica, ma in conformità con il bilancio dell'azienda. Con Bild, il
giornalismo non è un mestiere rispettabile le cui regole impongono limiti agli
affari. Qui il giornalismo è carne da cannone per la rendita. E il giornalismo di
Bild è manipolazione delle masse in quanto complice dell'élite politica.23

Giornalisti testimoni di nozze: come formare il proprio potere

L'esempio più impressionante dell'insuperabile vicinanza tra giornalisti ed


élite è quando i giornalisti diventano testimoni del matrimonio dei politici o
viceversa. Quando Helmut Kohl sposò la sua compagna Maike Richter nel
2008, Bild gli fu molto vicino. Daniel Biskup, il fotografo preferito di Kohl,
fece le foto. E il caporedattore di Bild, Kai Diekmann, scrisse la cronaca del
matrimonio. Diekmann era, insieme a Leo Kirch, testimone al matrimonio di
Kohl.24 Proprio come Kohl fu il testimone al matrimonio di Diekmann nel
2002.25 La separazione tra politica e giornalismo non è così precisa.26 Quindi
Bild significa “forma il tuo potere”? I molti articoli positivi del passato su
Kohl appaiono in una luce completamente diversa a posteriori. Anche nella
vicina Francia, il giornalismo testimoniale non è una quantità sconosciuta. Il
giornalista francese Augustin Scalbert scrisse a volte, quando Sarkozy era
ancora il presidente francese, su un testimone di nozze proprietario dei media
francesi:
il miliardario Bernard Arnault, ad esempio, proprietario del più importante quotidiano economico
francese (Les Echos) e del più grande gruppo di beni di lusso del mondo (LVMH), è solo un amico
di Sarkozy. Questa amicizia va in profondità - anche lui era testimone al matrimonio di Sarkozy - e
quando era “solo” il proprietario de La Tribune (concorrente di Les Echos), il giornale sosteneva
Sarkozy incondizionatamente e, di tanto in tanto, a scapito di Ségolène Royal, concorrente per la
presidenza.27

In un impressionante rapporto del 2010, la Süddeutsche Zeitung aveva


descritto come funziona in Francia questo giornalismo dei testimoni di nozze:
Quando l'estate scorsa, nel mezzo di una campagna elettorale in piena espansione, sulla prima
pagina di Paris Match, la controparte francese di Stern, apparve la foto della moglie di Sarkozy
con un altro uomo, il politico conservatore alzò il telefono. Ha chiamato l'editore di Paris Match -
un certo Arnaud Lagardère, che possiede anche il più grande impero di riviste del mondo. Proprio
in quel momento il caporedattore di Paris Match era alla ricerca di un nuovo lavoretto
occasionale. Praticamente a Lagardère appartiene anche Europa 1, una delle stazioni radio più
ascoltate del paese, dove Sarkozy recentemente è stato spesso subito invitato per una intervista in
prima serata, quando era in difficoltà. L'imprenditore ed erede è anche azionista di minoranza
dell'apprezzato quotidiano Le Monde, che si fa notare appena. Possiede inoltre riviste (Elle), il
giornale domenicale Journal du Dimanche e vari giornali regionali. (…) Il programma
privatizzato, un tempo pubblico, appartiene a uno dei testimoni di Sarkozy, Martin Bouygues che
possiede anche la terza più grande rete di telefonia mobile francese. Bouygues era il padrino di un
figlio di Sarkozy. (…) È un dato di fatto che il secondo testimone di Sarkozy è Bernard Arnault, che,
oltre al gruppo del lusso LVMH, non possiede solo marchi illustri come Louis Vuitton, Kenzo e
Givenchy, ma anche i giornali commerciali La Tribune e Investir.28

Ma non c'è solo il giornalismo dei testimoni di nozze. Bild coinvolge anche i
politici in un modo completamente diverso. Molto astutamente. Si parla del
politico della SPD Rudolf Scharping:
Ce stata una particolare vicinanza tra il politico della SPD Rudi Scharping e “Bild am Sonntag”.
In una pagina di BamS ha presentato la sua nuova ragazza, e per BamS si è rasato esclusivamente
la barba. E per questo giornale ha scritto, come capo corrente della SPD, sulla sua più grande
passione, oltre alla politica, il Tour de France. Ogni sabato pomeriggio “Reporter Rudi”, come è
stato soprannominato in redazione, ha consegnato il suo articolo, che è stato riportato in forma
giornalisticamente piacevole dal capo sportivo Bodo Müller. In cambio Scharping ha ricevuto
anche un compenso decente, per lo più in contanti.29

Come spunta Kai Diekmann?

La ricetta del successo di Bild è semplice: il giornale stampa tutti gli aspetti
della vita umana in poche pagine giorno dopo giorno. E questo in uno stile
narrativo che, come un romanzetto da quattro soldi, non richiede molto al
lettore. Amore e odio, fedeltà e tradimento, felicità e disperazione, malattie
mortali, crimine e politica come lotta di potere e prova di forza - e tutto questo
presentato in modo emozionale, personalizzato, semplificato ed estremamente
conflittuale. Per i lettori di Bild, ciò che è importante non è ciò che è
oggettivamente importante, ma ciò che allo stesso tempo induce anche alla
commozione. In Bild la notizia giornalistica classica ha al massimo una
funzione di alibi. Quando si riportano noiose date politiche come le
convenzioni di partito o le dichiarazioni del governo, si ricercano elementi
emotivi e si personalizzano notizie complesse. L'attenzione del lettore è
distolta da ciò che è oggettivamente importante e, per esempio, viene deviata
attraverso pseudorivelazioni su questioni banali. Il lettore è così distratto dai
problemi reali della politica e della società. Il Bild-Zeitung è come un sacco
delle meraviglie da cui ogni giorno il mondo intero esce sotto forma di
bocconcini facilmente comprensibili. Quando lo Spiegel parla in modo
asciutto di un colpo di stato militare in Thailandia, delle dimissioni del re
spagnolo e dei giochi di simulazione NATO contro la Russia, allora Bild
chiede ai lettori con caratteri cubitali: “Chi altro ha il numero di cellulare di
Angela Merkel?”30 E poi Bild chiarisce, in modo che ogni lettore sappia in
futuro, chi ha il numero di cellulare della Merkel:
Lei può essere raggiunta direttamente dalla capufficio Beate Baumann (50), dalla consulente Eva
Christiansen (44), dal portavoce del governo Steffen Seibert (53), dal ministro della cancelleria
Peter Altmaier (55) e da alcuni consulenti come Christoph Heusgen (59, Politica estera), Lars-
Hendrik Roller (55, Economia) e Nikolaus Meyer-Landrut (54, Europa), che possono inviarle
informazioni via SMS durante importanti negoziati. Importante: La Cancelliera non apprezza
affatto se il numero viene trasmesso o se i familiari indicano di avere il numero della Merkel Il 7
maggio ha addirittura cambiato il numero, ha inviato un messaggio bilingue (tedesco e inglese)
con il nuovo interno (“Ho un nuovo numero di cellulare”…) - anche perché voleva restringere di
nuovo la cerchia degli amici del cellulare.

Naturalmente, Bild ha anche un numero di telefono della Cancelliera. Ovvio,


il caporedattore potrebbe raggiungerla velocemente.
Però il lettore non lo viene a sapere. Dal gennaio 2001, Kai Diekmann è
caporedattore di Bild ed editore di Bild e Bild am Sonntag. Durante la ricerca
per questo libro ho trovato una didascalia interessante. Sotto una foto, che
mostra il caporedattore di Bild e Angela Merkel, si dice
Bild significa potere. Val a dire che anche Angela Merkel viene alla festa estiva del giornale (siamo
nel 2008) …31

Diekmann e Merkel si conoscono bene. Molto bene. Entrambi sono membri


dell'Atlantik-Brücke, Diekmann è anche membro del consiglio di
amministrazione. L'Associazione dei giornalisti tedeschi ha fatto una chiara
dichiarazione su tali attività. Nell'estate 2014 l'associazione ha fatto
quest’annuncio:
Nell'attuale dibattito sull'appartenenza dei giornalisti alle organizzazioni di lobby, l'Associazione
dei giornalisti e delle giornaliste tedeschi ha sottolineato il ruolo dei giornalisti in qualità di
osservatori. “L'indipendenza e la credibilità del giornalismo richiedono che i giornalisti non
svolgano un ruolo attivo nelle organizzazioni sulle quali scrivono le loro cronache”, ha detto il
Presidente federale della DJV, Michael Konkend.32

Diekmann apprezza la Merkel. E la Merkel apprezza Diekmann. E Bild scrive


tutto su Angela Merkel sotto Diekmann, ma niente di negativo. Per esempio, il
fatto che Angela Merkel sia la più potente mangiatrice di unghie della
Germania. Sì, la cancelliera si mangia le unghie. Proprio come faceva l'ex
primo ministro britannico Gordon Brown. O come il direttore del Frankfurter
Frank Schirrmacher, scomparso nel 2014, durante le grandi conferenze
editoriali. Sarebbe stato l'argomento ideale per il Bild-Zeitung, ma su questo
ha taciuto.33
Merkel, verosimilmente, apprese da un uomo di potere come Helmut Kohl
quanto il Bild-Zeitung sia importante per un cancelliere. Kohl, che fu
cancelliere federale dal 1982 al 1998, imparò a conoscere Diekmann quando
questi era corrispondente parlamentare di Bild nella seconda metà degli anni
’80 nell'allora capitale federale Bonn. All'inizio Diekmann a Kohl non piaceva
perché aveva i capelli lunghi e portava una treccia. Quando Kohl volle a quel
tempo un'intervista per Bild-Zeitung, poi fece un'allusione diretta a Diekmann:
“Ma non mandare quello coi capelli lunghi!”.34 Michael H. Spreng,
consulente mediatico e capo redattore capo del talkshow Menschen bei
Maischberger (Gente a Maischberger) scrive nel suo blog ciò che accadde
dopo:
Nel corso degli anni Diekmann si è infiltrato profondamente nella fiducia di Kohl ed è ora più
vicino all'ex cancelliere che ai suoi figli, almeno per quanto riguarda la partecipazione alle feste di
famiglia. E Diekmann ha talmente tanto tatto da non affrontare l'assenza dei figli di Kohl in
occasione di matrimoni o compleanni, o solo in modo discreto.35

Sotto Kai Diekmann molti politici sono stati innalzati e poi abbattuti. Ne è un
esempio Theodor zu Guttenberg, che alcune volte fu ministro della Difesa. Si
è fatto fotografare in posa da top gun per la prima pagina del Bild-Zeitung.
Sua moglie è stata ambasciatrice per la campagna fotografica “Ein Herz für
Kinder” (Un cuore per i bambini). Non c'è stato quasi mai un giorno di Bild
senza Gutti. Anche quando sua moglie fu criticata per un viaggio in
Afganistan, Bild scrisse: “Secondo noi ha fatto bene”. Una redattrice di Bild
am Sonntag, Anna von Bayern, ha scritto una biografia di Guttenberg. Questi
ha presentato il nuovo libro di Nikolaus Blome, capo dell'ufficio parlamentare
di Bild. Uno dei parenti di Guttenberg, Karl Ludwig von Guttenberg, era a
quel tempo vice capo del servizio di edizione federale di Bild. Molti lettori
non sanno che Guttenberg ha completato uno stage presso l'editore Springer (il
proprietario di Die Welt). Non c'è dubbio: Guttenberg era estremamente vicino
al Bild di Springer e Bild era estremamente vicino a Guttenberg. Come
estranei, ci si poteva solo chiedere chi lo dirigeva effettivamente. Come
estranei, potevamo solo chiederci chi era effettivamente il regista. Fu un dare e
avere: Guttenberg si congratulò con Bild per una campagna pubblicitaria di
milioni di euro in cui il Ministero della Difesa aveva chiesto volontari per
l'esercito,36 anche se Bild non ha molti giovani lettori. Tali contratti esclusivi,
in cui scorreva il denaro dei contribuenti, esistevano solo con Springer. Nelle
altre pagine Bild copriva Guttenberg con inni di lode. Guttenberg fu spinto da
Bild al vertice della politica. La vicinanza tra lui e Bild è difficilmente
descrivibile. Un esempio è stato il caso Gorch-Fock, che riguardava le
irregolarità sulla nave tedesca di scuola a vela. Guttenberg in primo luogo ha
messo in guardia sulla “presunzione d'innocenza” e ha sospeso dal servizio il
comandante dopo la telefonata di un redattore di Bild. Nel 2013 il giornalista
Michael H. Spreng parlò di “corruzione un po’ diversa” tra politica e Bild:
Ci sono anche forme di corruzione nei rapporti tra politici e giornalisti, ma nessuna che abbia a
che fare con il denaro. E nessuna che sia penalmente rilevante. La situazione è diversa: il politico
permette la vicinanza e fornisce informazioni riservate o si mette a disposizione come figura di
spicco per i progetti di un giornale o di una casa editrice. In cambio, il giornale lo gratifica con
articoli positivi, gli conferisce significato e importanza. Normalmente, tali relazioni d'affari
rimangono segrete, ma solo le conseguenze possono essere osservate pubblicamente. A volte,
tuttavia, un'azione sconsiderata strappa una tale rete di relazioni - in questo caso la foto
imbarazzante del capo di Bild Kai Diekmann e del ministro dell'economia del FDP*20Philipp
Rösler. Mostra un abbraccio esuberante, un politico e un giornalista come due amanti che
finalmente si sono ritrovati dopo una lunga separazione. Anche in questo caso vale il detto: una
foto dice più di mille parole. E subito un pubblico critico si occupa della storia che ne sta dietro.
BILD ha elogiato da settimane il presidente del partito col quattro per cento di voti chiamandolo
“Mr. Cool” o “Minister Cool”, mentre Rösler ha fatto il burlone pubblicitario e l'apriporta per i
tentativi di Springer di legare più strettamente la scena dell'incontro alla casa editrice. Una
situazione vantaggiosa, si potrebbe pensare. Ma la foto la trasforma in una situazione di
svantaggio. Due uomini che avrebbero dovuto affrontarsi a una distanza professionale critica
cadono l'uno tra le braccia dell'altro. Con la foto, cade la credibilità professionale di entrambi. La
foto perseguiterà entrambi per molto tempo e riemergerà sempre di nuovo. In occasione del
prossimo giubileo di Bild su Rösler o alla prossima apparizione di Rösler presso o a favore
dell'editore Springer. Proprio come Karl Theodor zu Guttenberg fu raggiunto dalla sua arrogante
foto a Times Square. Aveva anche usato BILD come acceleratore di carriera - e BILD l'aveva
usato. La fine è nota.37

Nel 2011 il Frankfurter Rundschau cercò di chiarire la questione del


funzionamento di questa vicinanza, e ridusse tutto, dopo molti tentativi di
spiegazione, in poche frasi:
A differenza di altri giornali, in cui i caporedattori e i responsabili di redazione sono liberi, Bild
lavora secondo il principio del collo di bottiglia: tutto deve passare attraverso l'ufficio del
caporedattore, Bild è il prodotto di Kai Diekmann. Bild è Diekmann.38

Allora, come fa a spuntare questo Kai Diekmann? Io stesso l'ho conosciuto


sempre durante conversazioni personali nella redazione di Bild come persona
simpatica e assolutamente affidabile. Ma anche come uomo di potere
completamente simile ai conservatori. Diekmann è membro della fraternità
Franconia di Münster.39 Diekmann è diventato francone nel 1983, è uscito nel
1985 ed è rientrato in Franconia più tardi.40 Anche se volesse, Diekmann non
potrebbe aderire alla SPD. Perché c'è una decisione di incompatibilità:
chiunque sia membro di una fraternità non può essere membro della SPD.41
Chiunque sia membro di una fraternità fa automaticamente parte di una
gigantesca rete. Molti politici e dirigenti d'azienda sono o sono stati in tali
confraternite: il politico della CSU Markus Söder è con i Teutoni di
Norimberga, il politico della CDU Bernhard Vogel con Arminia a Magonza, il
politico austriaco FPO Heinz-Christian Strache con Vandalia a Vienna, il
politico della CSU Hans-Peter Uhl all'Arminia-Rhenania di Monaco, il verde
Rezzo Schlauch alla Saxo-Silesia di Friburgo, il politico della CSU Peter
Ramsauer alla Franco-Baviera di Monaco, il politico della CSU Edmund
Stoiber è membro della confraternita studentesca cattolica K.D.St.V. Trifels a
Monaco di Baviera, l'ex capo della BND e il ministro degli esteri Klaus
Kinkel è membro della confraternita studentesca cattolica A.V. Guestfalia di
Tübingen, l'ex primo ministro del Baden-Württemberg e attuale politico
dell'UE Günther Oettinger è con la Landsmannschaft Ulmia di Tübingen e l'ex
presidente del consiglio di vigilanza di Allianz Henning Schulte-Noelle ha la
sua grande cicatrice sui volto ricevuta da una violenta confraternita
studentesca.
Lo studioso delle élite Stephan Peters dice che nessuno va di casa in casa
dicendo che egli faccia parte di una confraternita studentesca. Ma è solo una
rete ben funzionante, con decine di migliaia di membri.42
Le associazioni sono importanti. Ma quali sono quelle che il giornalista
Diekmann ha accanto alla sua vecchia confraternita studentesca? Dal 2004 fa
parte del comitato consultivo del quotidiano turco Hürriyet.43 Dovete
conoscere il suo amore per la Turchia per sapere perché la Bild-Zeitung
pubblica a volte interi articoli in turco. Diekmann vuole che la Turchia diventi
membro dell'UE. E dice:
Trascorro regolarmente le mie vacanze in Turchia con amici turchi. La mia assistente personale ha
radici turche. (…..) Potrei dire tranquillamente di essere il caporedattore più turco della storia di
Bild.44

Springer, il datore di lavoro di Diekmann, ha interessi finanziari in Turchia.


Queste sono tutte informazioni che possono essere ricercate ovunque e in
qualsiasi modo. Molto più interessanti, però, dovrebbero essere quelle
informazioni che mostrano come i fili di una rete d'élite siano messi in
secondo piano e ci siano spesso nascosti. A questo proposito, leggiamo un
articolo del Frankfurter Allgemeine Zeitung del 24 febbraio 2011 con il titolo:
Zu Guttenberg, “Bild" e l'Atlantik-Brücke45

Il capo del dipartimento di politica estera del Frankfurter, Klaus-Dieter


Frankenberger, ha riferito sul suo giornale in merito alla confusione su una
telefonata alla associazione “Giovani leader”, alunni della rete d'élite
dell'Atlantik-Brücke. (Tra l'altro, Atlantik-Brücke fa pubblicità con Klaus-
Dieter Frankenberger, che non lo comunica al lettore nella sua
autorappresentazione nel Frankfurter46 .) Una ex amministratrice delegata
dell'associazione, Beate Lindemann, aveva chiesto di partecipare all'appello
della Bild-Zeitung e di esprimersi a favore del “giovane leader”, l'alunno Karl-
Theodor zu Guttenberg nel suo ruolo di Ministro della Difesa. Bild aveva
precedentemente richiamato la “decisione di Guttenberg” sul titolo di testa. Il
consiglio di amministrazione dell'Atlantik-Brücke ha poi preso di nuovo le
distanze da questo appello. La notizia qui delineata è del tutto priva d'interesse
per noi e per la storia. Ciò che è davvero interessante è che il lettore non ha
ricevuto informazioni interessanti nell'articolo: lo stesso Kai Diekmann è
membro di Atlantik-Brücke, Come Guttenberg, nel 1995 ha partecipato al
programma “Giovani leader”.47
Questa associazione Atlantik-Brücke, di cui Diekmann è membro, è anche
chiamato “rifugio segreto”48 ed è considerata “vicina alla Cia”. In un articolo
di Markus Kompa si dice:
La vicinanza alla CIA non è nemmeno nascosta, poiché Atlantik-Brücke conferisce ufficialmente il
Vernon Walters Award - dedicato a un vice direttore della CIA coinvolto nei più sporchi colpi di
stato in Iran (1954), Brasile (1964) e Cile (1973) ed aveva praticato la sovversione contro i
sindacati in Italia negli anni '60. I servizi segreti dell'Est consideravano l'odiatore giurato di
comunisti Walters come il burattinaio per eccellenza.49

Nello stesso articolo si discute anche se la vicinanza di alcuni giornalisti ad


Atlantik-Brücke possa avere un influsso sulle notizie. Si dice:
Chiunque si chieda perché Bild-Zeitung e Spiegel scrivano così volentieri contro la Russia e
identifichino riflessivamente opinioni devianti come "antiamericanismo”, troverà probabilmente le
risposte guardando la lista dei membri. Poiché si tratta dell'onore di prestigiosi giornalisti, non
sorprende che i comunicati stampa critici su Atlantik-Brücke siano quasi assenti.50

È una pura teoria del complotto credere che persone come Kai Diekmann,
siano intrappolati in una particolare rete di élite che influenza anche i loro
articoli? Diamo uno sguardo ancora una volta più da vicino alla rete di élite in
cui giornalisti, politica e affari si incontrano discretamente e spesso a porte
chiuse. C'è “corruzione per prossimità”? A questo punto, non voglio
nascondere il fatto che io stesso in passato ho fatto parte di questa rete - e ne
sono stato corrotto.

L'Atlantik-Brücke

Tina Hassel, direttrice del ARD-Studios di Washington, è stata nominata nel


2014 per succedere a Ulrich Deppendorf a metà del 2015 e per essere la prima
donna a dirigere la redazione centrale del ARD-Studios della capitale.51 Il
presidente di ARD ha detto: “Tina Hassel ha esattamente il profilo che
dovrebbe avere il capo della principale stazione televisiva di ARD".52 Egli ha
citato molte ragioni per la decisione di cambiare i loro precedenti posti di
corrispondente e le loro qualifiche dirigenziali. Anche altri noti giornalisti si
sono espressi e fatto riferimento alle qualità di Tina Hassel. Stranamente, i
suoi collegamenti con Atlantik-Brücke non sono mai stati menzionati.
Compare nei documenti ufficiali di una riunione del gruppo regionale
Reno/Ruhr nella relazione annuale di Atlantik-Brücke 2011/2012 e nel gruppo
di lavoro USA nella relazione annuale 2010/2011.53
Karl-Theodor zu Guttenberg, Kai Diekmann, Tina Hassel e molti nomi
famosi sono connessi a un'organizzazione praticamente sconosciuta al
pubblico. Un'organizzazione che è anche conosciuta come “rifugio segreto” e
“vicino alla CIA”.54 Più si cerca, maggiore è lo stupore. Claus Kleber,
direttore dal 2003-2009, presentatore della televisione ZDF (Zweites
Deutsches Fernsehen) dal 2003, è membro del consiglio di amministrazione
della Fondazione Atlantik-Brücke.55 Il giornalista Stefan Kornelius,
responsabile della politica estera del Süddeutsche Zeitung, ha ammesso in
un'intervista alla Norddeutscher Rundfunk di essere membro dell'Atlantik-
Brücke.56 Il giornale era interessato ad averlo nell'organizzazione per la quale
aveva anche pagato. Egli definisce tale vicinanza come “parte dei miei
affari”.57 Lo studioso della comunicazione, Uwe Krüger, aveva rimproverato
persone come Kornelius di essere vicine ad Atlantik-Brücke e sosteneva che i
giornalisti che ne facevano parte adottavano il modo di pensare
dell'organizzazione. Kornelius respinge l'accusa. Il corrispondente statunitense
della Süddeutsche Zeitung, Christian Wernicke, era presente al viaggio dei
membri dell'organizzazione a Washington nel 2012.58 Anche il noto
presentatore di ZDF Cherno Jobatey compare nell'elenco.59 La influente
giornalista Constanze Stelzenmüller60 appare in Atlantik-Brücke,61 così come
Theo Koll,62 uomo di ZDF.
Allora, chi si nasconde dietro questo strano circolo? E chi esercita
un'influenza su chi? Si potrebbe, fin qui, secondo l'elencazione precedente,
essere del parere che si tratta solo di un'associazione di o per i giornalisti. È
ben lungi dall'esserlo. Perché è una cosa che riguarda il potere d'opinione. Si
tratta di sovranità di opinione.
La “Atlantik-Brücke Associazione registrata” è stata descritta nel numero
di Spiegel del 29 gennaio 1958 come “Società degli ex funzionari
dell'occupazione nella Germania del dopoguerra”. Non sorprende, quindi, che
la “Atlantik-Brücke” dal 1957 al 1970 avesse pubblicato un opuscolo
informativo, “Meet Germany”, in lingua inglese per i soldati americani di
stanza in Germania. In fondo si tratta un'organizzazione propagandistica della
precedente potenza occupante. Perché vi appartengono persone come il capo
di Bild Kai Diekmann?
Atlantik-Brücke è un'associazione.63 In Germania ce ne sono circa
600.000.64 Uno sguardo alla lista di coloro che sono vicini all'organizzazione,
o addirittura vi appartengono, mostra che Atlantik-Brücke è qualcosa di molto
speciale tra gli allevatori di fucili e conigli, i club di canottaggio e di
giardinaggio.
L'ex tesoriere della CDU, Walther Leisler Kiep, fa parte del consiglio di
amministrazione dell'illustre associazione in qualità di presidente onorario. È
stato anche membro del Consiglio di sorveglianza di Volkswagen e Presidente
del Consiglio di gestione di Atlantik-Brücke dal 1984 al 2000. Presidente di
Atlantik-Brücke è il politico della CDU Friedrich Merz, che è anche membro
della Trilateral Commission,65 una lobby fondata da David Rockefeller. Alla
vice-presidenza c'è Edelgard Bulmahn (SPD), vicepresidente del Parlamento
tedesco, che è anche membro della Commissione trilaterale di Rockefeller,
una organizzazione con interessi privati negli affari finanziari. Anche il
consulente aziendale Burkhard Schwenker è vicepresidente di Atlantik-
Brücke. Il tesoriere è Andreas R. Dombret, un direttore di banca tedesco-
americano, che fu partner di Rothschild e dirigente della Bank of America, e
ora è membro del Consiglio di amministrazione della Deutsche Bundesbank.66
Richard von Weizsäcker, presidente federale dal 1984 al 1994, è membro
onorario. Il sito internet di Atlantik-Brücke cita altri membri del consiglio di
amministrazione: Kai Diekmann, Axel Springer, Berlino; Jürgen Fitschen,
Deutsche Bank AG, Francoforte sul Meno; Angelika Gifford, Hewlett-
Packard GmbH, Böblingen; Dr. Ing. Jürgen R. Großmann, Georgsmarienhütte
Holding GmbH, Amburgo; Dr. Ing. Ingrid Hengster, KfW Bankengruppe,
Francoforte sul Meno; Professor Dr. Michael Hüther, Institut der deutschen
Wirtschaft, Colonia; Wolfgang Ischinger, Allianz SE, Monaco di Baviera;
Eckart von Klaeden, Daimler AG, Berlino; Alexander Graf Lambsdorff,
deputato europeo (ALDE),*21 Parlamento europeo, Bruxelles; Christian
Lange, Segretario di Stato, MdB (SPD), Ministero federale della giustizia e
della protezione dei consumatori, Berlino; Philipp Mißfelder, MdB
(CDU/CSU), Parlamento tedesco, Berlino; Omid Nouripour, MdB (Bündnis
90/ Die Grünen), Parlamento tedesco, Berlino; Lawrence A. Rosen, Deutsche
Post AG, Bonn; Karsten Uhlmann, Frankfurter Brauhaus GmbH, Francoforte
(Oder); Michael Zissis Vassiliadis, Industriegewerkschaft Bergbau, Chimica,
Energia, Hannover e Max M. Warburg, M.M. Warburg & CO, Hamburg.67
Prima di addentrarci ulteriormente sui membri illustri, una breve
panoramica di Atlantik-Brücke serve a stimolare una riflessione su ciò che vi
sta accadendo. Atlantik-Brücke fu fondata nel 1952 su suggerimento di John
McCloy, ex presidente della Banca Mondiale, come una organizzazione
privata. McCloy era allora presidente del consiglio di amministrazione della
Chase Manhattan Bank di Rockefeller. McCloy era stato in precedenza Alto
Commissario per la Repubblica Federale Tedesca, il principale capo della
potenza occupante americana nella Germania (occidentale). La giornalista
Marion Gräfin Dönhoff, coeditore del settimanale Die Zeit, fu uno dei membri
fondatori di Atlantik-Brücke, che consideravano ovvio influenzare l'opinione
pubblica, con tutte le possibilità a loro disposizione, attraverso i media.
Secondo il suo statuto, l'associazione si proponeva ufficialmente lo scopo di
“perseguire propositi educativi, scientifici, culturali e di beneficenza, nonché
la promozione della comprensione internazionale”. In realtà, però, fin
dall'inizio si trattava di una rete personale di dirigenti che intendeva formare e
influenzare l'opinione pubblica. Nel 1981 il Frankfurter Allgemeine Zeitung
chiamò Atlantik-Brücke un “gruppo di co-gestione elitario” e definì il suo
lavoro per la democrazia preoccupante dal punto di vista di un purista.68
Oggi il Frankfurter sembra non avere più timori di contatto con il gruppo
elitario. Il responsabile della politica estera del Frankfurter, Klaus-Dieter
Frankenberger, è citato in questo contesto nel rapporto annuale 2009/2010 di
Atlantik-Brücke a pagina 129 in data 10 giugno 2010. C'è scritto:
79. Riunione del gruppo di lavoro USA: “Partenariato per la sicurezza con gli Stati Uniti: effetti e
conseguenze per la Germania e l'UE”, introduzioni: Hans-Ulrich Klose, membro del Parlamento,
coordinatore per la cooperazione tedesco-americana presso il Ministero federale degli affari esteri,
Berlino, Stéphane Beemelmans, capo del dipartimento per le questioni fondamentali UE e affari
internazionali; nuovi Länder; Ministero federale dell'interno, Berlino, e Klaus-Dieter
Frankenberger; capo della politica estera, FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG,
Francoforte sul Meno; “Rapporto da Washington”, ex ambasciatore John C. Kornblum, Magnus-
Haus, Berlino.69

Nella relazione annuale 2006/2007, la foto di un evento di Frankenberger è a


pagina 98.70 E l'Atlantik-Brücke pubblicizza con Klaus-Dieter Frankenberger
ciò che non comunica al lettore nel suo autoritratto pubblicato nel
Frankfurter:71 La vicinanza di giornalisti rinomati a questa controversa
istituzione non è un caso isolato: solo negli anni dal 2006 al 2012, 88
giornalisti sono citati nei rapporti annuali, 26 dei quali provenienti dal solo
settore dei media pubblici. In altre parole: la distanza non sembra necessaria
per i giornalisti. Aspetta. L'organizzazione filo-americana e, certamente, non
neutrale scorre sempre più avanti nella copertura mediatica.
Beh, “filoamericano” non è necessariamente una parolaccia. Ma non si
tratta di cose buone o cattive, ma soprattutto di un sistema di valori. Con chi la
Germania e i media tedeschi hanno una comunità di valori? Certamente con i
paesi come i Paesi Bassi, l'Austria, la Svizzera e la Spagna. Certamente non
con la NATO. Con la Turchia di Erdogan la Germania non ha certamente una
comunità di valori. E con gli Stati Uniti? Anche qui la risposta è chiara.
Tedeschi e americani condividono molti valori, come la democrazia, la libertà
di espressione e di stampa. Ma ci sono già grandi differenze quando si tratta di
questioni relative allo Stato di diritto e al diritto internazionale. La guerra
contro l'Iraq, Guantanamo o l'impiego di droni sono assolutamente
inaccettabili per la concezione tedesca della legge. Il fatto che non
condividiamo valori con gli Stati Uniti, e certamente non siamo alla pari con
Washington, dimostra molto chiaramente quanto ristretta sia la nostra libertà
da parte dello spionaggio americano, che ignora quotidianamente la vita
privata dei nostri cittadini. Quando i giornalisti tedeschi collaborano con
organizzazioni filo-americane come l'Atlantik-Brücke, per apparirvi o
addirittura per promuoverle, allora non stanno più nel bel mezzo del nostro
sistema di valori tedesco. Diventano, quindi, sostenitori e/o lobbisti di un altro
sistema di valori.
Il 12 marzo 2010, in collaborazione con l'emittente televisiva Phoenix, si è
tenuto per la prima volta un evento dell'Atlantik-Brücke alla televisione
pubblica. Il 10 marzo 2010 Atlantik-Brücke aveva ospitato una discussione
all'Università delle Forze Armate ad Amburgo con l'ex cancelliere Helmut
Schmidt e l'allora ministro della difesa Karl-Theodor zu Guttenberg sul tema
“Le Forze Armate in missione: Afghanistan zona di crisi”. La discussione fu
moderata da Friedrich Merz, presidente di Atlantik-Brücke. Bisogna sapere
che Helmut Schmidt è membro dell'Atlantik-Brücke e Guttenberg ne è un
“giovane leader”. Vi fu una bella discussione nel circolo dell'associazione e
alla televisione pubblica.72 E il Bild-Zeitung, il cui capo Diekmann è anche
membro di Atlantik-Brücke, diede il titolo di testa: “L'ex cancelliere e il
ministro della Difesa discutono in Amburgo - Cosa Guttenberg può imparare
da Schmidt”.73 Va ricordato che anche Diekmann e Guttenberg, a quel tempo,
erano amiconi. I telespettatori e i lettori di giornali sapevano tutto questo?
Probabilmente no. Ed è così che funziona l'influenza sull'opinione pubblica.
Alcuni opinionisti, che la pensano allo stesso modo, si incontrano,
“discutono”, e i media a cui sono legati ne parlano.
La vicinanza di Atlantik-Brücke alla politica è evidente anche per la sua
posizione attuale, che si trova nella casa vicina all'appartamento privato della
cancelliera Angela Merkel. Lo conferma un'intervista rilasciata da un
amministratore delegato di Atlantik-Brücke - e anche Angela Merkel ne è
membro.74 Perché stupirsi se Angela Merkel elogia costantemente Atlantik-
Brücke?
Allora, cosa vuole l'associazione? Un suo ex presidente, Arend Oetker, ha
dichiarato: “Gli Stati Uniti sono governati da 200 famiglie e noi vogliamo
avere buone relazioni con loro”.75 È tutto questo, oltre alla già menzionata
influenza dei media?
L'Atlantik-Brücke, come già detto, assegna il premio Vernon-A.-Walters-
A.-Walters-Award. Questo premio viene assegnato “a personalità che hanno
reso eccellenti servizi alle relazioni tedesco-americane. Il premio prende il
nome dall'ex ambasciatore americano in Germania (1989-1991) Vernon A.
Walters, che ha accompagnato la riunificazione tedesca da parte americana.
Precedenti vincitori: Liz Mohn (Bertelsmann Stiftung, 2008), Dr. Jürgen R.
Großmann (Georgsmarienhütte Holding GmbH, 2007), Dr. Dieter Zetsche
(Daimler-Chrysler AG, 2006), Dr. Michael Otto (Gruppo Otto, 2005),
Wolfgang Mayrhuber (Lufthansa AG, 2004), Dr. Bernd Pischetsrieder
(Volkswagen AG, 2002), Dr. Manfred Schneider (Bayer AG, 2000), Dr.
Henning Schulte-Noelle (Allianz AG), 1999), Dr. Thomas Middelhoff
(Bertelsmann AG, 1998), Dr. Rolf-E. Breuer (Deutsche Bank AG, 1997),
Jürgen E. Schrempp (Daimler Benz AG, 1996), Jürgen Dormann (Aventis
Hoechst AG, 1995), Eberduro von Kuenheim (BMW AG, 1994), Louis R.
Hughes (direttore generale della BMW AG, 1994), Louis R. Hughes (General
Motors, 1993)”.76
L'Atlantik-Brücke dimentica un piccolo dettaglio in questa
rappresentazione: Vernon A. Walters (1917-2002) era un ufficiale dei servizi
segreti, coordinatore degli Stati Uniti all'estero e direttore operativo della CIA.
Descrisse la guerra del Vietnam, nonostante i suoi milioni di vittime, come
“una delle guerre più nobili e disinteressate” che gli Stati Uniti abbiano mai
combattuto.77 Ed è stato proprio quest’uomo, Vernon A. Walters, che in
Europa ha costruito le basi per la rete segreta di Gladio. Vernon Walters ha
prestato servizio dal 1941 nelle forze armate degli Stati Uniti, fin dall'inizio
nelle posizioni ufficiali dei servizi segreti. Nella seconda metà del XX secolo
è stato coinvolto in modo significativo in tutti i punti caldi della politica con
azioni sovversive, come nella guerra di Corea (1950-1953), il colpo di stato
contro il primo ministro democraticamente eletto Mohammad Mossadegh in
Iran (1953), in azioni dei servizi segreti per impedire ai comunisti di vincere le
elezioni in Italia (1960-1962) e nel sanguinoso colpo di stato militare in
Brasile (1964). Fu ufficiale operativo della CIA, e in tale veste, ha avuto la
responsabilità dell'operazione “Centauro”, anch'essa della CIA, per l'appoggio
completo al colpo di stato militare in Cile (1973) e le attività per stroncare la
Rivoluzione dei garofani in Portogallo (1974). Le sue tracce si ritrovano in
azioni sacrificali contro gli sviluppi democratici in Angola, Guatemala,
Nicaragua e gli anni di violazioni dei diritti umani da parte dei regimi militari
in Sudamerica (Operazione “Condor”), in cui centinaia di migliaia di persone
sono state uccise, deportate o torturate. E in onore di quest’uomo della CIA,
l'Atlantik-Brücke, che nasconde tutto questo, oggi nomina un premio.78 E
persone come la Cancelliera Angela Merkel o il capo di Bild Kai Diekmann
sono membri di questa organizzazione. E il Frankfurter sembra anche sentirsi
a proprio agio lì dentro.
Per quanto riguarda le suddette organizzazioni transatlantiche, di cui fanno
parte anche i giornalisti, è importante sapere che le stesse parole d'ordine sono
utilizzate sempre più volte nei numerosi incontri transatlantici. La più
importante è quella dei presunti valori comuni, la comunità transatlantica di
valori, il fondamento comune di quei valori che non hanno più bisogno di
essere discussi perché sono evidenti. Questa affermazione ha da tempo
sviluppato una vita propria attraverso la ripetizione costante. È come il
lavaggio del cervello. Tuttavia, i partecipanti tedeschi di solito non si
accorgono di essere stati sottoposti a un lavaggio del cervello proamericano. A
un esame più attento, naturalmente, abbiamo molti valori diversi, che vanno
dalla pena di morte negli Stati Uniti alle esecuzioni extragiudiziali da parte di
droni in paesi lontani, alle operazioni di guerra all'estero, che la maggioranza
dei tedeschi respinge. Ma tutti quei media di qualità proamericani che
presentiamo in questo libro, sostengono le operazioni belliche straniere a
fianco degli Stati Uniti ed esecuzioni extragiudiziali per mezzo di droni. Per
esempio, quando nei loro articoli illustrano la Conferenza sulla sicurezza di
Monaco di Baviera dalla parte della lobby degli armamenti. Solo questo
dimostra l'effetto del lavaggio del cervello. Sullo sfondo è sempre così: la
presenza dei servizi segreti.
La verità è che tutte le organizzazioni transatlantiche si occupano solo di
misure di sostegno alla NATO. E questa è guidata dagli Stati Uniti. I tedeschi
sono solo dei vassalli. Lo storico ed esperto della NATO Daniele Ganser è,
comunque, dell'opinione che, grazie alla sua integrazione nell'alleanza
militare, non è altro che uno “stato vassallo degli Stati Uniti”. E dice:
La NATO ha gli ambasciatori della NATO in tutti i paesi membri della NATO. Questi sono gli
ambasciatori che ogni paese invia per essere informato su cosa vuole la NATO la prossima volta. I
canali funzionano in modo tale che la NATO - e prevalentemente gli USA - dice: “Le cose stanno
così e ora dovete farlo (…) Gli europei poi spesso obbediscono semplicemente.79

Ora si deve sapere che l'Atlantik-Brücke organizza ogni anno colloqui di


esperti riservati con il Comando europeo degli Stati Uniti.80 L'obiettivo è
quello di creare un quadro riservato (!) in cui i comandanti di stanza in Europa
possano sostituire le forze americane in servizio: Esercito, Aeronautica, Flotta
e Corpo dei Marines - e l'ispettore generale delle forze armate con i suoi
generali e ammiragli e con altri esperti su questioni attuali di politica di
sicurezza. “I colloqui con la USEUCOM (Comando europeo degli Stati Uniti)
mettono insieme rappresentanti di alto livello del Comando europeo degli
Stati Uniti e delle Forze Armate, con esperti della difesa del governo,
dell'industria e dei media”.81 Questa è una citazione tratta dalla relazione
annuale 2013/2014 di Atlantik-Brücke. Non c'è nulla dì trasparente. Si tratta di
eventi isolati ai quali i cittadini comuni non hanno accesso. Oppure cercano di
accedere a qualche evento presso l'Atlantik-Brücke dove i nostri giornalisti di
prima classe prendono ovviamente posto. Tutto questo è uno scandalo di
prim’ordine poiché la USEUCOM (U.S. European Command) sta
pianificando guerre in Europa, e i media devono fiancheggiare con la
propaganda questi progetti bellici. Questo è stato visto bene dopo
l'abbattimento di un aereo malese nell'estate del 2014 in Ucraina. Il Comando
Europeo degli Stati Uniti aveva pianificato un'importante esercitazione NATO
in Ucraina nel settembre del 2014. In un articolo di giornale si diceva:
L'esercito americano in Europa e l'esercito ucraino guidano la manovra, alla quale parteciperanno
circa 1300 soldati di 16 nazioni. Si svolgerà su un'area di quasi 400 chilometri quadrati per
l'addestramento militare nei pressi di Javoriv, non lontano da Lviv. Assieme ad Armenia,
Azerbaigian, Bulgaria, Canada, Georgia, Gran Bretagna, Lettonia, Lituania, Repubblica di
Moldavia, Norvegia, Polonia, Romania, Spagna, Ucraina e Stati Uniti, la Germania invierà anche
personale militare.82

Ora capite perché i nostri “media di qualità”, che discutono le guerre insieme
al Comando Europeo degli Stati Uniti in “colloqui di esperti” (che chiamano
in modo banale “Architettura della sicurezza”), ad un esame più attento
probabilmente non sono nient’altro che influenzati propagandisti della NATO?
Probabilmente non c'è più niente in comune con la “indipendenza”
giornalistica se un giornalista partecipa ai “colloqui di esperti” del Comando
Europeo degli Stati Uniti e poi scrive nello spirito della NATO.
Nella morsa dei servizi segreti

Recentemente, dalle rivelazioni di Edward Snowden, segnalatore di attività


illegali, sappiamo che: là fuori, con gli Stati Uniti, c'è un fratello maggiore che
sa tutto di noi. Su ognuno di noi. Finché facciamo quello che vuole, è un caro
fratello maggiore. Ma se non siamo d'accordo con lui, accadono cose che un
tempo erano considerate teorie di cospirazione. Il professor Werner
Weidenfeld conosce questo fratellone meglio di molti altri. Per molti anni è
stato coordinatore del governo federale per la Cooperazione tedesco-
americana.
Al talk show Beckmann, ci ha raccontato come questa “amicizia” tra la
Germania e gli Stati Uniti funziona praticamente:
Posso dirvi che, nei miei 12 anni come coordinatore per l'America ho sperimentato tre
comportamenti del governo americano. Quando si è d'accordo con loro, noi siamo i migliori amici,
ci abbracciamo e uno ha paura per le costole, perché gli abbracci sono molto intensi. Se non
abbiamo lo stesso parere in questioni secondarie, allora il governo americano dice regolarmente, e
questo succede a noi, dov'è la gratitudine nella storia, abbiamo conquistato e preservato la libertà
e la sicurezza di voi tedeschi. Se abbiano una opinione diversa su una questione seria, allora arriva
sul tavolo il materiale dei servizi segreti che rappresenta un onere per la Germania e o fate come
diciamo noi o è la vostra ora. (…) Gli americani hanno un'idea molto chiara dei loro interessi. (…)
e questo viene attuato di conseguenza. Questa è la realtà.83

Una cosa è chiara: a partire dagli anni ’50, i servizi segreti americani hanno
istituito e finanziato in Germania tutta una serie di fondazioni private di
beneficenza con un obiettivo primario in mente: istituire avamposti dei servizi
segreti, accogliervi ufficiali di alto livello come presunti dipendenti delle
fondazioni e influenzare una futura élite tedesca filo-americana e, ove
possibile, renderla ricattabile.
Vorremmo esaminare più da vicino la prossimità delle fondazioni
americane ai servizi segreti americani. Potrebbe essere che la CIA, o altri
servizi statunitensi, in occasione di ogni importante incontro di giornalisti,
politici e dirigenti d'impresa, sotto il patrocinio degli istituti di consulenza
americani siedano insieme allo stesso tavolo. Ho partecipato a eventi di
organizzazioni come un collega. E ho ricevuto, per esempio, per un viaggio di
sei settimane su invito del German Marshall Fund (ufficialmente approvato
dal Frankfurter), gli inviti dal residente del servizio segreto tedesco e,
ovviamente, sono stato presentato durante questi viaggi ai dipendenti dei
servizi americani. Non è un mistero che il German Marshall Fund mantiene i
migliori rapporti con i servizi segreti. Quando l'ex capo dei servizi segreti
militari sauditi ed ex capo dei servizi segreti israeliani si incontrarono nel
giugno 2014, ciò avvenne naturalmente presso il German Marshall Fund.84 E
Karen Donfried, che dirige il Marshall Fund, in precedenza era responsabile
per l'Europa nel Consiglio di sicurezza nazionale di Obama.85 Anche gli ex
dipendenti dirigenti dell'organizzazione sono raffigurati come vicini ai servizi
segreti.86 Suzanne Woolsey, moglie dell'ex capo della CIA James Woolsey, è
membro del consiglio di amministrazione e direttrice del German Marshall
Fund.87 Oh sì: ho avuto il contatto con suo marito, il capo della CIA James
Woolsey, attraverso il German Marshall Fund.
Questo German Marshall Fund si è comportato nei nostri confronti in un
modo simile al sultano dell'Oman, il miliardario, descritto in alcuni capitoli
precedenti. Il German Marshall Fund ha dato a ciascuno di noi una busta con i
soldi contanti per il nostro soggiorno negli Stati Uniti. Mi fu permesso di
scegliere un'auto a noleggio con aria condizionata col carburante,
naturalmente, pagato, compresi gli alberghi, le lavanderie e i pasti. E c'erano,
come il lettore ha già saputo dal simpatico miliardario dell'Oman, dei regali.
Forse ricorderete che il Sultano mi aveva finanziato un istruttore subacqueo
privato e l'addestramento come subacqueo di salvataggio Padi. Durante il
viaggio dell'élite transatlantica del German Marshall Fund sono rimasto
stupito di ricevere durante la visita di una ditta americana le parti più
importanti di un equipaggiamento subacqueo. Gli americani ovviamente
sapevano esattamente con quali regali, che avevo accettato qualche tempo
prima in Oman, mi ero fatto corrompere. E dopo mi fu permesso di provare la
nuova attrezzatura con una squadra di US-Seals vicino a San Diego fino a
quasi 60 metri di profondità. Fu il viaggio in cui il German Marshall Fund (ho
già descritto questo episodio) mi aveva sorpreso con il Certificato di
cittadinanza onoraria dello stato dell'Oklahoma. Ad un certo punto del mio
viaggio negli Stati Uniti non riuscivo più a capire chi era veramente il German
Marshall Fund e chi, invece, faceva parte dei servizi segreti americani. Era del
tutto chiaro che non era un mistero che avessero stretti legami. Sospetto che
oggi sia ancora così in molte organizzazioni transatlantiche, molte delle quali
sono state fondate con o con l'aiuto dei servizi segreti americani.
Quando ero in Medio Oriente in missione per il Frankfurter Allgemeine
Zeitung, avevo fatto resoconti in situazioni speciali sullo sfondo degli
“accordi” presi in precedenza in “colloqui puramente casuali legati ai servizi
segreti”, prima per i servizi segreti e solo dopo per il Frankfurter. All'inizio,
durante i miei viaggi all'estero, una nuova importante informazione andava
all'“addetto militare” dell'ambasciata tedesca (di solito un uomo del servizio
segreto tedesco) e agli americani locali, e solo in seguito anche al Frankfurter.
Non so se ai margini degli inviti di Atlantik-Brücke, ad esempio come
“giovane leader”, che hanno uno scopo simile agli inviti che ho ricevuto, siano
o sarebbero stati stipulati accordi di questo tipo (magari anche all'insaputa di
Atlantik-Brücke?) Tuttavia, come negli Stati Uniti, in generale, si cerca di
strumentalizzare i giovani politici tedeschi per i propri scopi, lo spiega Jutta
Ditfurth a pagina 145 del suo libro Krieg, Atom, Armut. Was sie reden, was sie
tun: Die Grünen (Guerra, Atomo, Miseria. Cosa dicono e cosa fanno i Verdi):
Anche se la serata si è conclusa con una baruffa aperta, il nostro ospite dell'American Institute for
Contemporary German Studies rimase sorprendentemente calmo e mi chiese se ero disposta a
scrivere uno studio sul mio partito. Rifiutai. Per convincermi, mi diede i nomi dei Verdi che erano
più disposti a collaborare. Uno si chiamava Lukas Beckmann, l'altro Otto Schily. Petra Kelly era
ben nota. Rimase un no. In questi giorni ho imparato molto sulla “formazione supplementare”
offerta ai politici tedeschi che sono considerati capi utili. Ho dovuto pensarci quando ho letto
undici anni dopo che Fischer è ben conosciuto. Questa è la regola linguistica abituale, come si può
trovare oggi nei documenti di Wikileaks, ad esempio, sul ministro della difesa zu Guttenberg.88

Ho avuto esperienze simili, come quella descritta da Jutta Ditfurth, sia negli
USA che in Germania. Posso, quindi, dire per esperienza personale che non si
avverte all'inizio l'abbraccio dei servizi segreti per anni. Mi piacerebbe fare
questo di tanto in tanto con un flashback sulle mie esperienze con i primi
teneri tentativi di iniziazione da parte del BND. A quel tempo non avevo idea
che un giorno sarei diventato giornalista.
All'inizio degli anni Ottanta avevo studiato giurisprudenza e politica a
Friburgo in Brisgovia. Il semestre invernale 1979/80 era quasi finito e le
vacanze si stavano avvicinando. Era previsto un viaggio in Italia. E poiché
avevo bisogno di soldi per il semestre successivo, dopo le vacanze c'erano dei
lavori da fare in cantiere o come cameriere temporaneo. Guadagnare soldi
faceva parte della pausa del semestre, quindi volevo che rimanesse così.
All'epoca, conoscevo i Servizi Segreti Federali tanto quanto chiunque altro.
Non hanno avuto alcun ruolo nei miei studi, e io non ho avuto un maggiore
interesse per il modo in cui i suoi agenti lavoravano. Questo cambiò molto più
tardi. A quel tempo i professori erano ancora persone di rispetto alle quali non
si doveva rifiutare precipitosamente un desiderio come studente. Così fu anche
naturale che io abbia ascoltato attentamente e cortesemente le parole di una di
queste persone stimate quando mi consegnò un volantino poco prima della
pausa del semestre, dopo una lezione. In superficie sembrava almeno un
volantino. Era un invito. “Lei dovrebbe assolutamente prendervi parte. E poi
mi riferisca se le è piaciuto”, disse il giurista. Un uomo rispettato. Un uomo
ben noto. E un uomo con una doppia vita. Se ha invitato o si è rivolto ad altri
studenti è al di là delle mie conoscenze, ma è probabile. Non c’era nulla di
insolito nell'invito alla formazione continua di per sé. I professori
conoscevano i loro studenti e coloro che si erano distinti sono stati
incoraggiati. Succede ancora oggi. Quindi non c'era motivo di stupirmi.
Guardando indietro, so che l'onorevole professore fu un pioniere della
BND. Fino a che punto fosse impigliato nella rete, non so dirlo. Non ricordo
nemmeno di aver discusso con lui in seguito di queste riunioni preparatorie. Il
suo opuscolo era l'invito per un “Seminario sulla ricerca del conflitto”, tema
principale: “Introduzione ai problemi del conflitto Est-Ovest”. Non avrei
potuto immaginare niente di più noioso in quei giorni. Mi chiedevo ancora
come si potesse spiegare al professore, in modo plausibile, la mancanza di
interesse, quando parole melodiose raggiunsero il mio orecchio: “Ci sono 20
marchi di indennità giornaliera; il viaggio in treno per la sede della conferenza
di Bonn sarà rimborsato. E lì, naturalmente, vi aspetta una camera d'albergo.
Per chiudere i conti 150 marchi per i soldi dei libri”. Il professore aveva
improvvisamente suscitato un enorme interesse. Otto ore di lavoro in cantiere
mi portavano un massimo di 50 marchi. D’altra parte, la prospettiva di una
camera d'albergo, pasti caldi e un po’ di soldini - perché non avevo mai sentito
prima questo forte desiderio interiore di partecipare ad un “seminario sulla
ricerca del conflitto?” Ora, non potevo semplicemente sopprimere questo
desiderio. Il professore era visibilmente soddisfatto della mia conferma. La
“Studiengesellschaft für Zeitprobleme" (Società di Studi per i Problemi del
nostro Tempo) - ora non più esistente - aveva sede a Bad Godesberg, un
quartiere dell'allora capitale federale Bonn, in Ubierstraße 88. Era finanziata
dal Ministero della Difesa. E oggi è da tempo noto che era in contatto con la
BND. Il critico della BND Erich Schmidt-Eenboom ha descritto tali seminari
e la pratica di reclutamento degli studenti molti anni dopo nel suo libro Sotto
copertura - Il BND e i giornalisti tedeschi, pubblicato nel 1998. Il 25 febbraio
1980 avevo incontrato per la prima volta circa 20 altri studenti in Ubierstraße
88 in un vecchio edificio borghese a due piani. Erano arrivati studenti del
primo anno come me da tutti gli stati federali per conoscere finalmente il vero
contesto del conflitto Est-Ovest. Durante lezioni noiose abbiamo imparato
molto sull'Unione Sovietica e sulla RDT. Giocavamo scambiandoci i ruoli e
difendendo o criticando il comunismo. Nelle conversazioni avevo appreso che
altri partecipanti avevano trovato la loro strada per la capitale federale di
allora, Bonn, in modo simile: erano stati raccomandati per una riunione di
formazione avanzata. Forse era un po’ strano che non dovevamo mai andare al
primo piano del vecchio edificio. Le scale che portano al misterioso piano
superiore erano tabù. Non avevamo idea allora che ci stavano osservando. Al
primo piano stava seduto un uomo che abbiamo incontrato di tanto in tanto
nell'edificio, ma il cui ruolo nel gioco non conoscevamo. Si chiamava Schulte;
non so se quello era il suo vero nome. Come si scoprì più tardi, il signor
Schulte conosceva abbastanza bene ognuno di noi. I giochi dei ruoli e le
discussioni senza fine non erano altro che un test di principi ben mimetizzato
dai servizi segreti tedeschi. Non ci siamo accorti di niente. E secondo
Schmidt-Eenboom, l'allora amministratore delegato della Studiengesellschaft,
Rudolf Rothe, in seguito aveva anche dichiarato di non sapere nulla del lavoro
del signor Schulte.
Questo è esattamente quello che sperimentai più tardi durante i miei viaggi
negli Stati Uniti, quando grandi organizzazioni di donatori avevano finanziato
il viaggio e avevano scrutato attentamente noi partecipanti ogni secondo in
situazioni diverse. Quando Jutta Ditfurth parla di una “formazione
supplementare” offerta da questi viaggi negli Stati Uniti, allora posso
confermarlo. Ed è esattamente per questo che si doveva evitare la vicinanza a
tali organizzazioni. Si perde proprio lì la propria spina dorsale.
Allora perché l'Atlantik-Brücke è considerato vicino alla CIA? Ci sono
anche delle cose che accadono in segreto? Proprio come sperimentai in altri
paesi, sotto una forma diversa, con la Studiengesellschaft für Zeitprobleme? E
ci sono persone che hanno cambiato idea e hanno voltato le spalle all'Atlantik-
Brücke. Come Katrin Göring-Eckardt, del partito dei Verdi. All'inizio era
piuttosto ingenua e disse:
Sono, come alcuni altri VERDI, membro dell'associazione Atlantik-Brücke. L'Atlantik-Brücke è
un'associazione che - come è previsto nel suo statuto - è al servizio del progresso della
comprensione tra i popoli. Si tratta di un'associazione registrata che opera sulla base del diritto
associativo (quindi è altrettanto democratica come un associazione sportiva o simile) e propone
conferenze, discussioni al centro dei temi di politica estera, in particolare per le relazioni
transatlantiche. Questi sono temi che per noi VERDI sono importanti, ai quali noi dobbiamo dare
la nostra disponibilità al dialogo con giornalisti, persone che provengono dal mondo degli affari e
concorrenti politici, in questo o in un altro ambito.89
Lei vi partecipò persino come membro del comitato esecutivo dal 2009 al
2010.90 Anche Claudia Roth, che dal 2005 al 2010 fu nell'Atlantik-Brücke,
aveva dichiarato nel frattempo le sue dimissioni.91 Anche Cem Özdemir dice
di non avere più nulla in comune con quell'organizzazione.92 In una recente
brochure di Atlantik-Brücke Cem Özdemir è nominato come uno dei più
importanti diplomati del programma “Giovani leader”. Özdemir dichiarò a un
intervistatore, che gli aveva fatto una domanda sull'Atlantik-Brücke e sui
“Giovani leader”, come doveva essere trattato un teorico della cospirazione.94
Özdemir dice nell'intervista in tutta serietà: “Le teorie della cospirazione, per
esempio, sono quella cosa che deve essere curata con la medicina. Sono la
persona sbagliata con cui parlare di politica. (…) M’interesserebbe piuttosto
che cosa ne pensa un terapeuta.” Alla pagina 47 del rapporto annuale
2010/2011 dell'Atlantik-Brücke, però, Cem Özdemir è raffigurato e citato con
immagine e nome in relazione al programma “Giovani leader”. Forse per
questo Cem Özdemir dovrebbe querelare l'Atlantik-Brücke, poiché questa lo
ha elencato come una delle più importanti promesse delle nuove leve del
programma “Giovani leader”.95
Il Berliner Zeitung una volta scrisse delle stranezze e della segretezza
dell'Atlantik-Brücke:
Il fatto che si sappia poco delle attività dell'Atlantik-Brücke è intenzionale. Non è un associazione
che vuole avere un impatto esterno. Piuttosto, agisce in silenzio, il che a volte dà all'associazione
l'immagine di una società segreta - e la reputazione di un club d'élite. Non si fa domanda di
adesione all'Atlantik-Brücke, si invita a farne parte. La sua influenza è considerata significativa.
L'Atlantik-Brücke è sostenuta da tutte le principali aziende tedesche. La lista dei nomi del comitato
esecutivo (…..) si legge come un Who's Who’s (chi è chi) della politica e dell'economia. E dall'altra
parte dell'Atlantico non sono coinvolti interlocutori meno influenti.96

Oggi l'Atlantik-Brücke conta circa 500 membri, metà dei quali provenienti
dall'industria, circa 100 dalla politica, il resto dalla scienza, dalle associazioni,
dai sindacati e, soprattutto, dai media.

I nomi: contatti controversi

I giornalisti disinformano e fanno opinione. E così facendo, hanno certamente


un'influenza sulla politica. Ma chi influenza i nostri giornalisti, chi forma la
loro opinione? Certamente l'Atlantik-Brücke. I suoi membri assicurano che
l'opinione pubblica sia influenzata nel senso filo-americano dell'associazione.
A questo proposito si può osservare che a eventi o discussioni, organizzati
dall'Atlantik-Brücke con i propri membri, sono spesso invitati famosi
giornalisti. Se si valuta il parametro delle Relazioni annuali dal 2006 al 2012,
allora potete trovare i nomi di 88 giornalisti. Tra questi ci sono anche molti
che lavorano per le emittenti pubbliche e sono ben noti. Di seguito è riportato
l'elenco di questi giornalisti. Non si afferma qui che sono o erano membri o
“Giovani leader” dell'organizzazione. Solo il contatto dichiarato da Atlantik-
Brücke è documentato con questo elenco sulla base delle relazioni annuali da
2006/2007 al 2011/2012 di Atlantik-Brücke e di altri suoi documenti:97
Cognome Nome Funzione
ARD - Redattore
Schönenborn Jörg capo WDR-
Fernsehen
ARD - Studio
Deiß Matthias
Centrale
ARD -
Roth Thomas Corrispondente -
New York
ARD - Conduttrice
del gruppo di
Mikich Sonia programma
nazionale del
WDR - Monitor
ARD - Moderatore
Wabnitz, Dr. Bernhard
di Weltspiegel
ARD - Studio a
Hassel Tina Washington dal
01.07.2012
ARD -
Zamperoni Ingo Tagesthemen,
Nachtmagazin
ARD - WDR
Fernsehen -
Conduttrice del
Ehni Ellen gruppo di
programma
Wirtschaft und
Recht
ARD -
Jahn Frank Corrispondente -
Londra
Bayerischer
Wilhelm Ulrich Rundfunk -
Intendant
Berliner Zeitung,
Frankfurter
Rundschau -
Conduttrice
Schoeller Olivia
Ressort Panorama,
precedentemente
corrispondente
negli USA
Bild-Zeitung -
Diekmann Kai
Redattore capo
Burda Media -
Paul- Presidente del
Kallen, Dr.
Bernhard Consiglio di
Amministrazione
CNN, prima di
Pleitgen Frederik
ZDF, RTL, n-tv
Corriere della Sera
Feo de, Dr. Marika - Corrispondente
dalla Germania
Deutsche Welle
Aslan Ali
TV
Deutschlandradio -
Meurer Friedbert Capo del reparto
editoriale Zeitfunk
Die Welt -
Corrispondente
capo,
Stürmer, Prof. Dr. Michael
Deutschlandfunk,
Deutschlandradio
Deutschlandradio
Kultur - Autore
Die Zeit - Editore,
Sommer Theo dal 2000 Editore in
generale
Joffe Josef Die Zeit - Editore
Die Zeit -
Naß Matthias Corrispondente
Internationale
Die Zeit -
Responsabile
Brost Marc
dell'Ufficio della
capitale
Die Zeit -
Ross Jan
Redattore
Die Zeit -
Redattrice,
Direzione della
sede di Berlino del
Stelzenmüller, Dr. Constanze German Marshall
Fund, dal 2009
Senior
Transatlantic
Fellow
Die Zeit -
Klingst Martin Corrispondente
dagli USA
Die Zeit -
Consulente
McLaughlin Catriona
gestionale, Zeit
online
Welt - Welt am
Sonntag - Financial
Times Deutschland
Margaret
Heckel Politikchefin, dal
ehem.
2009 giornalista
freelance e autrice
di libri
Frankfurter
Busse Dr. Nikolas Allgemeine
Zeitung
Frankfurter
Klaus-
Frankenberger Allgemeine
Dieter
Zeitung - Redattore
Frankfurter
Allgemeine
Wrangel, von Cornelia
Zeitung -
Redattrice
Giornalista
freelance, scrive
per Stern,
Kämmerer Steffi Süddeutsche
Zeitung, Spiegel,
Spiegel online,
Park Avenue
Giornalista
freelance -
pubblica in
Spiegel, B.Z.,
Welt, Bild,
Seligmann Rafael Frankfurter
Allgemeine
Sonntagszeitung,
Jüdische
Allgemeine,
Atlantic Times
Grüner und Jahr -
Schulte-Hillen Gerd Bertelsmann fino
al 2003
Handelsblatt -
Inacker, Dr. Michael J. Assistente capo
redattore
Handelsblattgruppe
Steingart Gabor - Direzione
gestionale
Klasen-Bouvatier Korinna Jungle World
Klasen-Bouvatier Korinna Jungle World
NDR - Consulente
personale
Marohn Anna
dell'Intendente
Lutz Marmor
NDR - Redattrice
in Bremer Heiner
n-tv - Moderatrice
Diehl Julia
in “Das Duell",
Redattrice capo di
Stern
Phoenix - Capo
Ufficio Editoriale
Kolz Michael Evento 2 - Vice
Direttore del
Programma
Rappresentanza
permanente della
Repubblica
federale di
Germania presso
l'Unione europea,
Augter, Dr. Stefanie
Brüssel, Portavoce
della stampa per il
Ministero della
Famiglia,
Wirtschaftswoche,
Handelsblatt
ProSiebenSat1 -
Vicepresidente
Arnold Tim senior Strategia
politica del gruppo
ProSiebenSat1
ProSiebenSat1 -
Schremper, Dr. Ralf CFO Digital &
Adjacent
ProSiebenSat1 -
Presidente del
Ebeling Thomas
Consiglio di
g
Consiglio di
Amministrazione
Respekt, rivista
Procházková Bara della Repubblica
Ceca
Rheinischer
Thorsten Merkur - Capo
Krauel
Wilhelm Dipartimento
Politica interna
Scrive da Atlanta
per Welt,
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European
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Hujer Marc Spiegel online
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Direttore
Trautmann, Dr. Clemens
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Springer Verlag -
Capo delle
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relazioni con il
governo
Springer Verlag -
Presidente del
Döpfner, Dr. Mathias
Consiglio di
Amministrazione
Stern -
Corrispondente,
Washington -
Gloger Katja Moglie di Georg
Mascolo, ex
caporedattore di
Spiegel
Süddeutsche
Zeitung -
Wernicke Christian
Corrispondente
dagli USA
Süddeutsche
Zeitung -
Klüver Reymer
Corrispondente
dagli USA
Süddeutsche
Zeitung - Capo del
Kornelius Stefan
Dipartimento di
politica estera
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Schäuble Juliane Tagesspiegel
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Corrispondente da
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Commentatore
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Times
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delegato, Bonner
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Forschung und
Lehre Praktischer
Politik (BAPP)
ZDF - Redazione
centrale per la
Koll Theo politica estera,
nazionale, sociale
ed educativa
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Jan
Burgard, Dr. capitale,
Philipp
Morgenmagazin
ZDF -
Kämpen van Udo Responsabile dello
Studio di Bruxelles
Claus- ZDF - Moderatore
Kleber, Dr.
Detlev Heute Journal
ZDF - Moderatore
Schmiese, Dr. Wulf
Morgenmagazin
ZDF -
Jobatey Cherno
Morgenmagazin
ZDF - Vice
caporedattore -
capo della
Theveßen Elmar
redazione
principale di
Aktuelles
Vedere anche: http://spiegelkabinett-
blog.blogspot.de/2013/03/journalisten-
der-atlantikbrucke-in.html
Ogni lettore dovrebbe formarsi la propria opinione e decidere se i giornalisti
sopra citati sono realmente indipendenti e non partigiani su argomenti
transatlantici, o se, forse, comunicano un certo punto di vista, soprattutto
proamericano, in uno o in un altro resoconto. L'Atlantik-Brücke lo
accoglierebbe certamente con favore e, probabilmente, lo troverebbe del tutto
normale.
Ma diamo un'occhiata più da vicino a questi contatti con l'Atlantik-Brücke
usando un esempio molto concreto. Il giornalista del Frankfurter Nikolas
Busse, ad esempio, appare nella tabella qui sopra. I lettori conoscono già il
suo nome dalla storia imbarazzante nel capitolo “Ben lubrificato: Il famigerato
sistema dei premi giornalistici”, dove sono state ripulite le munizioni
all'uranio per il Dipartimento della Difesa.
Nel suo autoritratto disponibile presso il Frankfurter, il giornalista Busse
scrive di se stesso: “Nel novembre 1998, è entrato a far parte della redazione
politica del Frankfurter Allgemeine Zeitung. 2007 Inviato a Bruxelles come
corrispondente della NATO e dell'UE. Dal settembre 2014 vicedirettore
responsabile della politica estera presso la sede centrale di Francoforte”.98 Il
giornalista ha quindi un compito di responsabilità e deve fare molta attenzione
a essere completamente neutrale.
Ma era lungi dal farlo. Il giornalista Busse ha mostrato quello che il suo
curriculum ufficiale presso il Frankfurter nasconde: nel febbraio 2003, in un
grande annuncio pubblicato dall'Atlantik-Brücke sul New York Times, ha
giurato fedeltà agli Stati Uniti. Così ho letto il contenuto di un enorme
annuncio “Un messaggio al popolo degli Stati Uniti d'America” di amici e
membri dell'Atlantik-Brücke, sotto il quale si trova anche il suo nome.99
Prima di passare ai dettagli della richiesta di Busse e dell'Atlantik-Brücke,
ecco un promemoria: l'annuncio sul giornale fu pubblicato pochi giorni prima
dell'invasione dell'Iraq da parte delle truppe americane nel marzo 2003, in
violazione del diritto internazionale. L'allora segretario alla Difesa degli Stati
Uniti, Colin Powell, aveva appena presentato al Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite false “prove” secondo cui l'Iraq possedeva presumibilmente
armi di distruzione di massa. E non solo il governo federale tedesco era contro
la guerra in Iraq degli americani. Milioni di manifestanti erano scesi in strada,
per dimostrare, insieme ai politici tedeschi al di là delle linee di partito, contro
la minaccia di una guerra di aggressione. E proprio in questa situazione, il
membro del Frankfurter, Busse, responsabile della politica di sicurezza, aveva
inviato un “messaggio” agli americani, tramite l'Atlantik-Brücke, pubblicato
sul New York Times. Se si legge l'annuncio nella sua interezza, allora dal mio
punto di vista soggettivo non è altro che una dichiarazione di impegno a
favore della fedeltà all'alleanza transatlantica. E questo nell'eventualità
prevedibile che gli Stati Uniti avessero iniziato la guerra di aggressione contro
l'Iraq in violazione del diritto internazionale (come in realtà poi fecero).
Proprio in quel marzo 2003, tra l'altro, apparve nel Frankfurter l'ultimo mio
articolo dopo 17 anni. Trovai mostruosa la corsa alla guerra filo-americana del
Frankfurter in vista dei molti morti prevedibili a quel tempo. E poiché ebbi
comunque un grave incidente, in cui i nervi della gamba destra erano stati
tagliati, mi ha dato un accordo di risoluzione. Ma ci arriveremo più tardi
secondo le mie esperienze personali.
Seguendo il “messaggio” dell'annuncio, anche l'ambasciata si rivolse al
popolo americano. Era chiaro: Nikolas Busse, uno dei numerosi firmatari
prima della guerra in Iraq, vi annunciò per nome che “non risparmierà alcuno
sforzo” per “preservare il legame tra Germania e America per le generazioni
future”. L'uomo sottolineava il suo “attaccamento agli Stati Uniti”. E aveva
annunciato la sua volontà di “difendere” la comunità di valori con gli Stati
Uniti. Non so se Busse volesse dire con l'espressione “comunità di valori”
l'eccessivo spionaggio degli americani in Germania, che è noto da molti anni e
che è stato attuato su ordine dei presidenti degli Stati Uniti, eseguendo senza
processo esecuzioni extragiudiziali di persone o esecuzioni crudeli nelle
prigioni americane. Come autore di questo libro sono convinto che questa
presunta “comunità di valori” sia in gran parte solo un prodotto di propaganda
degli americani. Come hanno testimoniato milioni di manifestanti per le strade
nel 2003, non tutti condividono l'impeto guerrafondaio degli Stati Uniti
quando si tratta di affermare gli interessi delle materie prime e del potere. In
questo contesto, trovo vergognoso che un dipendente del Frankfurter sia
diventato corrispondente della NATO dopo aver prestato un bel giuramento di
fedeltà prima di una guerra di aggressione contraria al diritto internazionale.
Giuramento che, nel febbraio 2003, su iniziativa di Atlantik-Brücke, fu
stampato non solo sul New York Times, ma anche sui principali media tedeschi
come il Frankfurter e il Welt, quindi non solo era conosciuto negli Stati Uniti,
ma lo conosceva anche il datore di lavoro di Busse.100 Nel frattempo Busse
era già responsabile della “politica di sicurezza” nel Frankfurter.
Naturalmente, come giornalista, puoi firmare gli appelli. Ma chiesi al
dipartimento stampa delle ambasciate russa e cinese a Berlino se Busse avesse
fatto appelli simili (ad esempio per la crisi di Crimea) anche a favore di Mosca
o dei paesi asiatici a favore di Pechino. Non l'aveva fatto. Quindi si era
impegnato unilateralmente solo per Washington. E i lettori del Frankfurter
dovrebbero sapere tutto su Busse relatore della NATO. Se si conosce il
precitato giuramento atlantico di fedeltà agli Stati Uniti prima della guerra di
aggressione contro l'Iraq, allora si leggono finalmente i rapporti dalla NATO
di Busse con occhi completamente diversi da allora. In ogni caso, da quel
momento considero personalmente Busse come una longa manus dell'ufficio
stampa della NATO.
Di Busse si deve anche sapere che, alla fine del 2013, fu pubblicato il
discusso e controverso studio “Nuovo potere - Nuova responsabilità”,
un'iniziativa congiunta della lobby americana German Marshall Fund of the
United States e della fondazione Scienza e politica, finanziata dal personale di
pianificazione del Ministero federale degli affari esteri, alla quale anche il
grande giornalista Nikolas Busse prese parte.101 I critici considerano lo studio
come un sostegno al ritorno del militarismo tedesco sotto la pressione di
Washington.102 Busse scrive, da questo punto di vista, con soddisfazione degli
americani.103
È disastroso quando una tale persona appare pubblicamente in televisione
come un presunto neutrale e modera anche delle trasmissioni. Ed è
esattamente quello che fa Busse, sia alla Deutsche Nationalstiftung sul tema
“Di quali riforme ha bisogno l'Europa?” o alla ARD. Lì, tra l'altro, sono felici
di essere nel club della ARD-Presse insieme a Tina Hassel, della quale ho già
parlato ai lettori di questo libro a proposito dell'Atlantik-Brücke.104 Poi due
amici dell'associazione della lobby dell'Atlantik-Brücke discutono in
televisione, che, come abbiamo appena visto dalla pubblicità di cui sopra,
sostiene anche propagandisticamente le guerre di Washington - e lo spettatore
non lo sa.
A proposito, prima che me ne dimentichi: il giuramento di fedeltà agli
Stati Uniti è stato fatto da Busse, uomo della Frankfurter - Nato e dall'uomo
della ZDF, Theo Koll, nella suddetta pubblicità da amici e membri
dell'Atlantik-Brücke. Così quando vedete Auslandsjournal o un'altra
trasmissione moderata da Theo Koll, sapete da che parte sta. Secondo
Atlantik-Brücke, “difende” la presunta comunità di valori con gli Stati Uniti.
E questo vale anche quando gli Stati Uniti entrano in guerra per ragioni di
potere e di materie prime in violazione del diritto internazionale. Con Theo
Koll si vedono le cose forse in modo un po’ più unilateralmente, giusto? Il
turco Akif Pirinçci ha formulato la qui accennata possibile parzialità
dell'emittente pubblica ZDF in modo molto più drastico. Disse nel 2014 alla
ZDF in diretta alla telecamera: “Con il buco del culo si vede meglio”.
Naturalmente, ZDF ha immediatamente censurato e tagliato l'intervista
politicamente scorretta.105
Per l'uomo della ZDF Theo Koll e per l'uomo del Frankfurter Nikolas
Busse, la dichiarazione di profonda fedeltà alle relazioni transatlantiche non fu
l'unico scivolone: in un grande annuncio, pubblicato a pagina 6 del quotidiano
Die Welt il 17 aprile 2002, entrambi i giornalisti avevano espressamente
ringraziato l'Atlantik-Brücke per “le grandi opportunità e possibilità che ci ha
offerto per il nostro futuro e per la carriera personale”. Nella stessa pubblicità
su Atlantik-Brücke, l'allora corrispondente del Frankfurter con sede a
Teheran, Christiane Hoffmann, aveva espresso il suo ringraziamento per
l'assistenza professionale di cui sopra, così come per Katja Gloger (in quel
momento con Stern), Malte Lehming (Tagesspiegel, corrispondente USA),
Rüdiger Löwe (Radio Bavarese), Eckart Stuff (responsabile della formazione
dell'SFB), Christian Wernicke (corrispondente europeo della Süddeutsche
Zeitung di Bruxelles), Sabine Ulbrich (Corrispondente di N24 e SATl a
Washington), Margaret Heckel (Financial Times Deutschland), Matthias Naß
(vicedirettore capo di Zeit) e Anke Plättner (giornalista, Colonia). Il sostegno
di Atlantik-Brücke per “le grandi opportunità e possibilità, che offrivano …..
[ai suddetti giornalisti per la loro] carriera”, mi sembra in qualche modo come
se avessero aperto le loro posizioni anche al mercato atlantico. Un ponte per
cui ringraziare. E tu, caro lettore, essendo una terza personale neutrale, cosa ci
capisci? Le organizzazioni transatlantiche aiutano i giornalisti nella loro
“carriera professionale”? Cosa sta succedendo di fatto nel retroscena?
Torniamo all'Atlantik-Brücke. Forse i giornalisti citati per nome nella
tabella di cui sopra semplicemente non hanno idea da chi siano stati tirati
fuori. Dopo tutto, ci sono anche giornalisti che considerano l'"agenzia di
stampa” UPI come una normale agenzia di stampa. In realtà appartiene alla
setta del reverendo Moon.106 Molti giornalisti semplicemente non lo sanno.
Così si può facilmente ingannare e attirare persone con nomi altisonanti come
“Atlantik-Brücke”. In vista dì organizzazioni come Atlantik-Brücke nel 2013,
il Frankfurter ha intitolato una cronaca con queste parole: “Giornalisti sotto
influenza - cattivi contatti”. Vi si legge: “I giornalisti tedeschi di prima classe
scrivono in modo fazioso perché fanno comunella con l'élite politica? Uno
studio ora lo sostiene: Sì”.107 La tesi di dottorato di Uwe Krüger, già citata,
indaga l'influenza che le élite hanno sull'informazione e mostra le reti di
persone importanti nel mondo degli affari, della politica e del giornalismo. A
una di queste organizzazioni di rete appartiene Atlantik-Brücke. Invece di
rappresentare un mercato aperto di idee, i giornalisti spesso, secondo lo studio
delle reti, rappresentano le posizioni dei governanti. E, secondo Uwe Krüger,
il conflitto “élite contro il popolo” si sta intensificando ovunque in Europa e
nel mondo. Troppo spesso i giornalisti sono dalla parte delle élite.

Elogi imbarazzanti

Ora vogliamo mostrare in base al Bild-Zeitung come appare in realtà


l'informazione su Atlantik-Brücke, naturalmente per puro caso. Consideriamo
solo la sezione vincitori e vinti. L'organizzazione d'élite Atlantik-Brücke, che
è del tutto irrilevante per i cittadini comuni, in passato, è stata ripetutamente
contrabbandata da Bild tra i vincitori. Alcuni esempi recenti.
Bild del 12 aprile 2002:
Vincitori
Un simbolo dell'amicizia tedesco-americana celebra il suo 50° anniversario: l'Atlantik-Brücke.
Il merito dell'associazione: promuovere il dialogo tra i due paesi, approfondire la comprensione
politica e culturale. Il presidente Arend Oetker (63, foto): “È un ponte che deve essere riparato di
continuo”. BILD intende dire: Quello che conta è l'amicizia.

Bild del 18 aprile 2002:


Vincitori
Un uomo che costruisce ponti: l'ex presidente americano George Bush (77) ha ricevuto ieri il
premio Eric M. Warburg. Il ministro degli Esteri Joschka Fischer ha pronunciato la laudatio.
L'associazione Atlantik-Brücke assegna il premio per i servizi resi da Bush alle relazioni tra
Germania e Stati Uniti. BILD intende dire: Transatlanticamente!

Bild del 5 maggio 2003:


I vincitori
Chiunque parli di rapporti tedesco-americani non può ignorare la dottoressa Beate Lindemann
(60). A Washington lei riceve tutti al telefono. L'amministratrice delegata dell'associazione
Atlantik-Brücke sta attualmente cercando di stabilire un buon rapporto con l'America. Un compito
importante, che lei padroneggia con molta saggezza e fascino. BILD intende dire:
Transatlanticamente!

Bild del 3 febbraio 2004:


Vincitori
Un capitano dell'aeronautica che costruisce ponti: il presidente di Lufthansa Wolfgang
Mayrhuber (56) riceve oggi a New York il Vernon A. Walter Award per i suoi meriti nelle relazioni
tedesco-americane. Il premio è assegnato dalla rinomata associazione Atlantik-Brücke. BILD
intende dire: al di sopra delle nuvole l'amicizia deve essere illimitata.
Bild dell'11 giugno 2004:
Vincitori
Il politico della CDU Walther Leisler Kiep (78) è il nuovo presidente onorario dell'associazione
Atlantik-Brücke. La riunione dei membri (Otto Graf Lambsdorff, Hilmar Kopper, Rudolf
Scharping) ha elogiato all'unanimità i servizi di Kiep alla comprensione tedesco-americana. BILD
dice: Meritato onore!

Bild del 16 giugno 2005:


Vincitori
Ora Atlantik-Brücke sta prendendo le ali: il Dr. Thomas Enders (45), presidente del gruppo
aerospaziale europeo EADS, è il nuovo presidente dell'associazione. L'amico americano Enders ha
studiato a Los Angeles e sostituisce il Dr. Arend Oetker dopo cinque anni. Dal 1952, l'associazione
apartitica registrata Atlantik-Brücke opera per l'amicizia tra la Germania e gli Stati Uniti. Per
BILD significa: Buona fortuna!

Bild del 1 ottobre 2005:


Vincitori
Tre alte onorificenze in due mesi per Michael Otto (62): prima il Premio Bertelsmann per lo
sviluppo giovanile, poi il Premio Ambientale 2005 e ora il Vernon A. Walters Award dell'Atlantik-
Brücke a New York. 54.000 dipendenti della più grande azienda di vendita per corrispondenza del
mondo possono essere orgogliosi del loro capo. BILD intende dire: Otto, mi piace!

Bild del 10 ottobre 2005:


Vincitori
Lei costruisce ponti tra la Germania e l'America. In cambio, Beate Lindemann riceve oggi a
Berlino la Croce Federale al Merito di prima classe. La vicepresidente dell'associazione “Atlantik-
Brücke” ha, tra l'altro, istituito un programma di scambio che dal 1990 ha permesso a più di 3000
studenti delle scuole superiori della Germania dell'Est di trascorrere un soggiorno di un anno negli
Stati Uniti. BILD dice: “Onore a chi merita onore”.

Bild del 15 maggio 2007:


Vincitori
Nei negoziati sull'unità tedesca tra le potenze vittoriose della seconda guerra mondiale e i due
stati tedeschi, Condoleezza Rice (52) ha giocato un ruolo decisivo nel 1990. L'attuale Segretario di
Stato americano ha ricevuto il premio Eric M. Warburg dall'associazione registrata Atlantik-
Brücke il 31 maggio. La laudatio sarà tenuta dall'ex cancelliere Helmut Kohl. BILD intende dire:
“Il premio è Condoleezza Rice!”

Bild del 1 luglio 2009:


Vincitori
Compito molto onorevole per Friedrich Merz (53): Il politico controverso è il nuovo presidente
del prestigioso Atlantik-Brücke. Merz subentra all'amministratore delegato di Airbus Enders.
L'Atlantik-Brücke è un'associazione di imprenditori, politici e altri in Germania e negli Stati Uniti
con l'obiettivo di promuovere l'amicizia tedesco-americana. BILD dice: uomo di prestigio per un
lavoro di prestigio!

Bild del 30 giugno 2010:


Vincitori
Il vecchio e nuovo presidente di Atlantik-Brücke è Friedrich Merz (54). L'avvocato e perito
economico è stato rieletto ieri nell'assemblea generale dell'associazione a larga maggioranza.
Dalla sua fondazione nel 1952, Atlantik-Brücke si è impegnata nell'amicizia tedesco-americana.
Per BILD significa: costruttore di ponti!

L'elenco potrebbe continuare ancora. Diventa però più interessante quando si


guardano le foto.
Il 27 febbraio 2009 Bild riportò un'immagine a pagina 2 con una foto su
una dichiarazione di Atlantik-Brücke da Mumbai. Per fare questo hanno
stampato una foto. Ma non era la foto di gruppo completa.
L'uomo alla sinistra della foto originale è Kai Diekmann, caporedattore del
Bild-Zeitung, membro di Atlantik-Brücke. Ma Bild lo tagliò dalla
fotografia.108 Come giudicate voi lettori queste “coincidenze”? A proposito,
Kai Diekmann non è affatto l'unico atlantista nella suite esecutiva di Bild.
Anche l'attuale vice capo di Bild, Bela Anda, che in passato era a capo
dell'Ufficio stampa federale, una volta ammise, in un'intervista, di essere stato
membro di Atlantik-Brücke.109 Così inizia un rapporto del Berliner Zeitung
sulla potenza di Atlantik-Brücke sotto il titolo “I contatti si estendono fino alla
Casa Bianca”:
Il portavoce del governo Bela Anda è in confidenza con lei e anche il caporedattore di Bild Kai
Diekmann. L'ex cancelliere tedesco Helmut Kohl si lascia fotografare volentieri con lei e l'ex
presidente americano George Bush, il più anziano, la chiama “Cara Beate". Beate Lindemann non
è un politico, non gestisce un'azienda e non è un editore, ma spesso è al fianco dei potenti: Beate
Lindemann è la vicepresidente esecutiva di una delle reti più influenti di questa repubblica,
l'Atlantik-Brücke. Fondata nel 1952, l'obiettivo primario dell'Atlantik-Brücke è quello di
promuovere e consolidare l'amicizia tedesco-americana.110

Alla fine di questo capitolo, si resiste a malapena all'impressione che le


organizzazioni simili ai polpi, con controversi collegamenti ai servizi segreti,
come l'Atlantik-Brücke, nel cui consiglio di amministrazione siede il capo di
Bild Kai Diekmann,111 detto con cautela, hanno un'influenza sui nostri media.
“Niente giornalismo di qualità: giornalisti come i lobbisti” - così la rivista
specializzata Meedia vede le attività dell'organizzazione. E chiede: “I
giornalisti non permettono ai lettori di dettare le loro opinioni, ma forse le
organizzazioni sì?112 Da giornalista a propagandista, ovviamente, la distanza
non è molta.
Potere sotto copertura: tecniche di propaganda classica

Il precitato scienziato Uwe Krüger ha scritto la sua tesi di dottorato


sull'influenza delle élite sui giornalisti tedeschi. Krüger mostra le reti di
persone importanti nell'economia, nella politica e nel giornalismo. Piuttosto
che rappresentare un mercato aperto di idee, alcuni giornalisti spesso
rappresentano le posizioni di chi è al potere. Krüger dice in un'intervista con
Michael Voregger:
Io stesso ero un giornalista e all'università mi sono nutrito di alti ideali: di indipendenza, critica e
controllo. Quando lavoravo come giornalista mediatico, ho scritto anche sul giornalismo e sui
giornalisti, mi sono imbattuto in una conferenza segreta: l'annuale conferenza del gruppo
Bilderberg. Vi s'incontrano politici, militari, imprenditori e giornalisti del Nord America e
dell'Europa occidentale. All'epoca non si sapeva quasi nulla di questa conferenza; i giornalisti
presenti non ne riferivano. Per me, è iniziata una ricerca delle tracce di quello che stava
effettivamente succedendo nel sottofondo.113

Lo studioso risponde alla domanda su come i giornalisti si avvicinano alle


élite della nostra società e con quali media hanno contatti particolarmente
buoni:
Ho registrato contatti d'élite di giornalisti su un ampio fronte. Sono stati coinvolti 64 giornalisti in
82 organizzazioni, dove anche le élite della politica e degli affari erano presenti. In particolare
spiccano le reti di quattro giornalisti di politica estera: Stefan Kornelius, capo del dipartimento di
politica estera del Süddeutsche Zeitung, Klaus Dieter Frankenberger; redattore capo della politica
estera presso il Frankfurter, Michael Stürmer, corrispondente principale di Welt e il co-redattore
dell'epoca, Josef Joffe. Sono stati coinvolti in gruppi di studio sulla politica estera e sulla sicurezza
e in circoli affini agli Stati Uniti e alla NATO, nonché in giri confidenziali in cui, a volte, hanno
sempre incontrato le stesse persone.114

Krüger conferma affermazioni che in passato sarebbero state considerate


teorie cospirative. Dice, per esempio:
Per i giornalisti c'è ovviamente un grande vantaggio individuale: informazioni di base,
orientamento, contatti esclusivi, interviste a partner di alto livello. Ma vedo solo un beneficio
limitato per i lettori e gli spettatori. Non ricevono la conoscenza sotto forma di informazione e di
reportage da questi circoli misteriosi, ma la conoscenza e anche la prospettiva delle élite. Questo è
incorporato nei commenti e negli editoriali che si ritiene siano stati scritti da giornalisti
indipendenti e critici. Ciò può anche essere assolutamente controproducente se i giornalisti sono
parte integrante di processi di pianificazione politica confidenziale sui quali si impegnano a
rimanere in silenzio. Le élite creano tensioni in ambienti riservati e trovano un consenso prima
ancora che la discussione pubblica possa iniziare. Il giornalista, comunque, è un avvocato della
gente.115
Krüger afferma che alcuni giornalisti e media si sono allontanati dalla loro
funzione di controllo:
Quanto più si avvicinano ai governanti e ai decisori, tanto più si allontanano dalla critica e dal
controllo. La prossimità è solitamente acquistata al prezzo della conformità. Si deve discutere di
quanto grande debba essere la distanza tra giornalisti ed élite. Vogliamo che i nostri media più
grandi e più influenti abbiano un forte orientamento verso l'élite, o vogliamo avere osservatori
neutrali, critici e controllori - che non sempre, però, hanno le indiscrezioni più scottanti e le ultime
informazioni interne agli ambienti dell'élite?116

Krüger parla nell'intervista di una “partigianeria” dei giornalisti che ha


esaminato e sottolinea che il famoso giornale del New York Times ha un
paragrafo nel suo codice etico secondo il quale ai giornalisti non è consentito
impegnarsi in organizzazioni che svolgono a loro volta attività nella
fabbricazione di notizie o che sono collegati alla politica e all'economia.
Krüger dice: “Non devono far parte di consigli consultivi o di amministrazioni
fiduciarie. Possono dedicarsi solo alla formazione e al perfezionamento
giornalistico. Questa è una legge di purezza che vorrei vedere ancorata anche
in Germania”.
Albrecht Müller, ex capo della pianificazione della Cancelleria federale, ha
studiato e analizzato attentamente le suddette affermazioni di Krüger. Parla
della “sincronizzazione organizzata, con sede negli Stati Uniti, di importanti
media in Germania”.117 L'influente Müller chiede:
È importante fare chiarezza sulla uniformità organizzata di molti media. È importante scuotere in
questo modo la credibilità di questi mezzi di comunicazione. (…) Quindi la cordiale richiesta: fate
chiarezza sulla dipendenza di molti media tedeschi dai governanti e da un'ideologia governativa
orientata militarmente, che, tra l'altro, ha sempre anche un aspetto politico interno e socio-politico.
Fate i nomi. Perché l'attuale agitazione non è senza nome. È organizzata e sostenuta dalle persone.
La credibilità di queste persone deve essere scossa nel midollo.118

Di seguito è riportata una tabella con i nomi di influenti giornalisti tedeschi


che sono stati attivi nella politica estera e di sicurezza ad orientamento
transatlantico e sono stati o sono integrati in organizzazioni d'élite. Questa
tabella è un estratto dal libro di Uwe Krüger (vedi pagine 119-122):
Organizzazione in cui il
Mezzo di giornalista è stato
Nome
informazione coinvolto tra il 2002 e il
2009
American Academy in
Berlin
American Council on
Germany American
Institute for
Contemporary German
Studies
Aspen Institute
Deutschland Atlantik-
Brücke
ZEIT Josef Joffe Bilderberger Europe’s
World Goldman Sachs
Foundation
Hypovereinsbank
International Institute for
Strategic Studies
»Internationale Politik«
Münchner
Sicherheitskonferenz
»The American Interest«
Commissione Trilaterale
Atlantik-Brücke
ZEIT Matthias Naß
Bilderberg
ZEIT Marc Brost Atlantik-Brücke
American Institute for
Contemporary German
Studies Bundesakademie
für Sicherheitspolitik
Deutsche Atlantische
Süddeutsche Stefan Gesellschaft Deutsche
Zeitung Kornelius Gesellschaft für
Auswärtige Politik
»Internationale Politik«
Fondazione Körber
Münchner
Sicherheitskonferenz
Aspen Institute
ZDF Claus Klebe
Deutschland
Bundesakademie für
ZDF Peter Frey Sicherheitspolitik
Fondazione Körber
BILD Kai Diekmann Atlantik-Brücke
Atlantische Initiative
Bundesakademie für
Sicherheitspolitik
Klaus-Dieter
FAZ Institut für Europäische
Frankenberger
Politik Münchner
Sicherheitskonferenz
Trilaterale Kommission
Centrum für angewandte
Politikforschung
Deutsche Gesellschaft für
Auswärtige Politik
Günther
FAZ International Institute for
Nonnenmacher
Strategic Studies
Internationale Politik
Valdai Discussion Club
Walter-Rathenau-Institut
Frank
Fondazione Herbert-
Schirrmacher
WELT Quandt M100 Sanssouci-
(morto giugno
Colloquium
2014)
Secondo la versione riveduta della tesi di dottorato di Uwe Krüger (“Potere
d'opinione”), le persone summenzionate si trovavano intrecciate in vari modi
con le istituzioni citate, ad esempio attraverso la partecipazione ad
associazioni, a consigli consultivi, a Consigli di fondazione o, ancora,
partecipando a conferenze, conferenze stampa o riunioni riservate.
Krüger ha generalmente notato che i giornalisti del Frankfurter erano tra i
migliori opinionisti in rete in Germania. Il co-editore Nonnenmacher (Politica)
è al terzo posto nella lista, il capo del Frankfurter per la politica estera
Frankenberger al quinto posto e il co-editore del Frankfurter Schirrmacher
(Feuilleton), morto nel giugno 2014, al nono posto, mentre l'ex cancelliere
federale e co-redattore di Zeit, Helmut Schmidt, si trova solo al 15° posto.119
L'editore del Frankfurter, Günther Nonnenmacher, è, ad esempio, iscritto
nel registro ufficiale del parlamento federale (“elenco delle lobby”120 )
nell'organizzazione “Società tedesca per la politica estera” (DGAP = Deutsche
Gesellschaft für Auswärtige Politik). Secondo Lobbypedia e nelle sue stesse
parole, questa organizzazione fa parte della rete di lobby della Transatlantic
Policy Network.121 Lobbypedia scrive: “La Transatlantic Policy Network
(TPN) è un'organizzazione di lobbying di grandi aziende europee e
statunitensi e di reti commerciali, le quali, attraverso il legame con politici
europei e statunitensi influenzano la politica transatlantica nel senso dei loro
interessi economici. Si vede come una rete dei membri della sua rete.”122 Sia
dal punto di vista del parlamento che dal punto di vista di Lobbypedia,
l'editore del Frankfurter Nonnenmacher è, quindi, a mio avviso, attivo in una
organizzazione lobbista (la stessa DGAP nega di essere tale).123 Non può
sorprendere, quindi, che il Frankfurter e la organizzazione di lobbying DGAP
ovviamente realizzino eventi congiunti. Nella homepage si legge: “Il Forum
DGAP di Francoforte è stato fondato nel 2010 su iniziativa dei nostri membri
del Presidium Herbert J. Scheidt e del Prof. Dr. Günther Nonnenmacher. Con
il nome ’DGAP nel Dialogo’, il Forum, in stretta collaborazione con il
Frankfurter Allgemeine Zeitung e la Banca Vontobel, organizza eventi di alto
profilo nei locali del Frankfurter".124
Tra i lobbisti della FAZ c'è Klaus-Dieter Frankenberger, il capo della
politica estera, che, nel 2008, per la sua attività d'informazione transatlantica
ricevette il premio per i media della Steuben-Schurz-Gesellschaft (nel sito
web si dice che egli “abbia promosso la comprensione tedesco-americana”125
). Frankenberger fa anche parte del comitato consultivo dell'Iniziativa
Atlantica.126 Dal mio punto di vista personale, quest’ultima è probabilmente
più che altro una violazione del ruolo professionale giornalistico di semplice
osservatore.127
Dopotutto, l'organizzazione è elencata anche dal parlamento nella “lista
delle lobby”.128 Il redattore di politica estera del Frankfurter Nonnenmacher e
il capo del dipartimento di politica estera dello stesso giornale, Frankenberger,
sono lobbisti dal mio punto di vista.
Da queste informazioni si potrebbe trarre la conclusione che essi
perseguono completamente i determinati interessi di una rete elitaria. E ora si
può leggere ciò che il Frankfurter usa per pubblicizzare il suo autoritratto:
“Dalla sua fondazione nel 1949, il Frankfurter ha attribuito grande importanza
alla sua indipendenza”.129 Sempre più lettori voltano le spalle a questo tipo di
“indipendenza”. In ogni caso, il Frankfurter, una volta così rinomato, sta
rapidamente perdendo la sua popolarità, e i lettori di lunga data disdicono
semplicemente questo giornale tendenzioso. Sempre meno persone vogliono
ancora spendere soldi per questo tipo di “qualità giornalistica”.130 Anche la
vicinanza alle reti dell'élite influenza verosimilmente l'informazione.
Una delle domande più importanti dello studio di Krüger è: la vicinanza
all'élite da parte dei migliori giornalisti come Klaus-Dieter Frankenberger
(FAZ), Stefan Kornelius (Süddeutsche), Josef Joffe (Zeit) e Michael Stürmer
(Welt) si riflette anche negli articoli? Dice Krüger:
Sì, è con questa tesi di “appropriazione cognitiva” dei giornalisti da parte delle élite che ho
iniziato il mio lavoro. E quando ho esaminato gli articoli dei quattro, ho effettivamente accertato
che i giornalisti erano in piena sintonia con le élite e avevano persino usato le classiche tecniche di
propaganda.131

I giornalisti del Frankfurter, Süddeutsche Zeit e Welt utilizzano, quindi, i


risultati delle “tecniche di propaganda classica” dello studioso. Come è
compatibile con la libertà di stampa? E Krüger cita altri dettagli piccanti tratti
dal passato:
Nella mia ricerca, c'era un responsabile della politica estera che siedeva nella presidenza della
Società Atlantica Tedesca, un associazione di lobby della NATO. E c'erano responsabili della
politica estera e un conduttore dello studio della ZDF, che siedono nella commissione consultiva
dell'Accademia Federale per la Politica della Sicurezza e lì assistono il governo federale in
materia di sicurezza. Se ciò non fosse più possibile, se tali incarichi onorari fossero dichiarati tabù
per i giornalisti, si sarebbe già guadagnato molto.132

Si vorrebbe sapere chi ha ignorato il margine di sicurezza eticamente richiesto


tra il giornalismo e le élite. Quindi, chi è il capo del dipartimento di politica
estera che stava seduto in una lobby della NATO? Secondo le informazioni di
Krüger, era Stefan Kornelius, capo della politica estera del Süddeutsche.133 E
chi è il capo del dipartimento di politica estera che ha fatto parte della
commissione consultiva dell'Accademia federale per la politica di sicurezza e
ha assistito il governo federale in materia di sicurezza? Secondo Krüger,
l'uomo del Frankfurter era Klaus-Dieter Frankenberger, il capo del
dipartimento di politica estera in primo piano. I giornalisti interessati volevano
una presa di posizione di Krüger, che aveva semplicemente fatto solo un
elenco di principi, per sapere come i suddetti giornalisti siano intrecciati con
tali gruppi e non si siano per il momento dimessi. Krüger scrive:
I quattro giornalisti sono stati informati del saggio, con l'invito a presentare la loro visione delle
cose in contributi separati per la pubblicazione del libro. Tutti e quattro si sono rifiutati.134
Kallmorgen e Bohnen - Dubbi esperti di pubbliche relazioni e di
giornali rinomati

Secondo le stesse dichiarazioni di Uwe Krüger, l'uomo del Frankfurter, Klaus-


Dieter Frankenberger, era anche membro del comitato consultivo di Iniziativa
Atlantica, membro del consiglio di amministrazione dell'Istituto per la Politica
Europea135 e membro della Commissione Trilaterale.136 Ho dato un'occhiata
più da vicino a tutto questo.
Per lobby si intende il vestibolo del Parlamento, in cui originariamente i
rappresentanti di vari gruppi (lobbisti) ricordavano ai deputati la possibilità
della non rielezione esercitando, in questo modo, una forma di controllo e
promettendo vantaggi in vista di un determinato comportamento. Il Presidente
del parlamento tedesco tiene un elenco pubblico in cui possono essere iscritte
tutte le associazioni che intendono rappresentare i loro interessi nei confronti
del parlamento o del governo federale. L'elenco può essere visualizzato
pubblicamente come un “elenco delle lobby”.137 E su questo elenco c'è
registrato l'Istituto per la Politica europea.138 Il giornalista Frankenberger era
quindi attivo in un gruppo ufficialmente elencato dal parlamento tedesco come
organizzazione di lobbisti.139 Nel suddetto elenco compare anche l'Iniziativa
Atlantica140 dove il responsabile del Frankfurter per la politica estera,
Frankenberger, è persino rappresentato oggi nel comitato consultivo.141
Diamo un'occhiata più da vicino. A mio avviso, l'Istituto per le politiche
europee rappresenta gli interessi dell'UE in quanto ha un “partenariato
strategico” con la Commissione europea. Nella home-page si legge: “L'Istituto
per le politiche europee (IEP) è un partner strategico della Commissione
europea e da essa sostenuto finanziariamente”.142 Ed è un'organizzazione di
lobby di quei circoli governativi tedeschi che vogliono rafforzare
ulteriormente l'“integrazione” europea - cioè l'allargamento dell'UE,143 che
non è molto popolare tra la popolazione - con il pretesto di progetti di ricerca e
integrazione.
La Commissione trilaterale, menzionata anche in relazione a
Frankenberger, che discuteremo ancora in un capitolo separato, è un gruppo di
interesse privato del settore finanziario. E l'Iniziativa Atlantica è una
controversa organizzazione di lobby filoamericana144 , che è stata co-fondata
dai proprietari dell'agenzia di pubbliche relazioni e dalla società di consulenza
manageriale Bohnen Kallmorgen & Partner.145
Vediamo un po’ più da vicino i due fondatori dell'Iniziativa Atlantica. Il
caro signor Kallmorgen ha guidato il programma Relazioni Transatlantiche
presso la Società Tedesca per la Politica Estera (DGAP) fino alla fine del
2007. Dopo la laurea in storia e scienze politiche, ha conseguito un master in
relazioni internazionali presso la Georgetown University di Washington, DC.
Durante questo periodo ha lavorato per diverse società di consulenza
manageriale e per la Banca Mondiale. Dal 2000 all'inizio del 2003, ha lavorato
per Goldman, Sachs & Co. Bank. Kallmorgen è membro del programma
“Atlantik-Brücke”.146
L'ex gestore degli investimenti Goldman Sachs Kallmorgen è, secondo le
informazioni da LobbyControl, anche lobbista di “una piattaforma di lobby
per gli investitori finanziari e di fondi hedge”, che “sotto lo stesso indirizzo
dell'ufficio opera come Bohnen Kallmorgen e Soci”.147
Anche il caro signor Bohnen “è fondatore e presidente onorario di
Iniziativa Atlantica. Ha studiato alla Georgetown University di Washington,
DC (master di Scienza), e ha conseguito il dottorato in Politica Internazionale
a Oxford. Dopo aver lavorato per il gruppo di consulenza americano CSIS, per
il parlamento tedesco e per la Fondazione Bertelsmann, tra gli altri, ha
lavorato come portavoce di un partito politico e autore di discorsi per il
ministro federale dell'istruzione e della ricerca.148
Secondo le informazioni di LobbyControl, un'altra organizzazione di
lobby, fondata da Kallmorgen e Bohnen, sta operando “una forma impura di
lobbying (…) in cui si vende come qualcosa che non è: si vende come
iniziativa senza scopo di lucro sostenuta principalmente da scienziati e
membri della società civile, ma è, in realtà, l'invenzione di un'agenzia di
lobbying; inganna il pubblico sui suoi veri obiettivi e i suoi membri; e alla fine
non si sa bene come si finanzia”.149
Riepiloghiamo: Iniziativa Atlantica è, quindi, fondata in modo esemplare
da persone che sono certamente estremamente cortesi e, sia detto cautamente,
controverse. Secondo LobbyControl, si tratta di lobbisti che non lavorano
correttamente e che in passato hanno ingannato il pubblico sui loro veri
obiettivi nel loro lavoro di lobbying. Addirittura con l'aiuto dei media.
La rivista svizzera Saldo ha pubblicato nel 2011 un articolo con il titolo
“Giornalisti al servizio delle agenzie di pubbliche relazioni”, dove riferisce
come i rinomati giornali Frankfurter Allgemeine Zeitung e Süddeutsche
Zeitung - in modo indipendente da Iniziativa Atlantica - si sono lasciati
aggiogare al carro di Kallmorgen e Bohnen.150 Si dice che un nuovo studio
giunge alla conclusione che gli articoli del Frankfurter e del Süddeutscher
“Diffondevano il messaggio ben confezionato di un'agenzia di pubbliche
relazioni”. Si intendeva alludere a Kallmorgen, Bohnen e alle loro reti di
lobby. Inoltre si parla di come rinomati organi d'informazione riferiscono in
modo acritico sulle agenzie di pubbliche relazioni: “La farsa illustra come i
giornalisti possano essere facilmente assunti dalle agenzie di pubbliche
relazioni per i loro scopi”. Kallmorgen e Bohnen sono già stati avvertiti dal
Consiglio delle Pubbliche Relazioni nel 2011 a causa del loro modo
ingannevole di presentarsi.151 E presentano “dubbi” eventi come “iniziative
senza fini di lucro” per generare incarichi di consulenza, invece dell'interesse
pubblico. Un losco modello di affari.152
E il responsabile della FAZ per la politica estera, Frankenberger, fa parte
del comitato consultivo di un'organizzazione fondata da questi lobbisti,
l'Initiativa Atlantica, che è iscritta nel registro delle lobby del parlamento.153
Si sente ovviamente a suo agio nell'ambiente delle organizzazioni di lobbisti
(come i suoi colleghi di altre associazioni sopra menzionate). Albrecht Müller,
ex capo della pianificazione della Cancelleria federale, dice di questi
giornalisti: “La vicinanza alle élite e al loro orientamento politico ripaga anche
per le carriere di questi giornalisti”. Hanno “successo professionale anche
grazie al loro orientamento ideologico e alla loro solidarietà con i potenti
circoli dell'élite”.154
Come promemoria: l'ex capo della pianificazione della Cancelleria
federale parla, a proposito di tali giornalisti, di “organizzata omologazione
filoamericana dei più importanti media tedeschi” in Germania.155 Quindi, se
siete ancora una volta interessati al Frankfurter Allgemeine Zeitung o ad altri
presunti mezzi di informazione, allora sappiate cosa pensare di alcuni articoli:
classiche tecniche di propaganda in linea con le élite. Ovviamente così le élite
si appropriano mentalmente dei giornalisti.
Un'azienda seria licenzierebbe senza preavviso i giornalisti, le cui
interdipendenze qui esaminate sarebbero documentabili e note. Il motivo per
cui ciò non avviene è facile da capire: i responsabili di tutto questo nel piano
esecutivo sono essi stessi seduti in reti oscure e dovrebbero firmare pure il
licenziamento immediato. Si spalleggiano l'uno con l'altro. Come cittadini che
pagano per ricevere “informazioni” vi sentire più che presi in giro.

I Trolls di Obama: la quinta colonna degli Stati Uniti d'America

Si dice che in Germania abbiamo una vasta gamma di giornali, stazioni


televisive e altri media con le opinioni più diverse. Dall'estrema destra
all'estrema sinistra. I giornalisti sono indipendenti dagli oggetti e dalle persone
su cui scrivono. Impegnati solo per l'obiettivo: la verità. Qual è la realtà? In
verità, la libertà di espressione è ovviamente solo simulata.
Dalla fine della seconda guerra mondiale, le organizzazioni di lobby
statunitensi hanno metastatizzato, su scala massiccia, sul suolo tedesco. Di
conseguenza, sempre più ministri nei governi tedeschi devono la loro carriera
alla protezione delle cordate statunitensi. E, come abbiamo visto e vedremo, i
giornalisti sono anche oggetto di appropriazione mentale da parte delle lobby
americane.
Nel 2014, lessi nel pregevole Neue Zürcher Zeitung il seguente passaggio
su persone che si presume siano persone malvagie, che mentono e tradiscono
l'opinione pubblica giorno dopo giorno:
Un articolo apparso sei mesi fa sul giornale critico del governo russo “Novaya Gazeta” riportava
che una “Agenzia per gli studi di internet” a San Pietroburgo offre 650 franchi al mese e cibo
gratuito per chi scrive regolarmente commenti su internet nel senso del Cremlino. Gli operatori
dell'agenzia verrebbero dall'ambiente delle organizzazioni giovanili leali verso il Cremlino …156

È commovente. Mi tocca da vicino. I malvagi russi nel Cremlino stanno


pagando i giovani per usare la propaganda su internet per promuovere il
governo russo. Uno scandalo. I poveri russi ottengono cibo gratis e qualche
euro in cambio di propaganda. Quindi qualcosa si diffonde come una notizia a
macchia dolio nel presunto mondo libero. Che perfidia. Ma alt! Che dire di
quegli innumerevoli giornalisti di lingua tedesca che, in cambio di favori,
fanno propaganda per le organizzazioni filo-americane, per le aziende o per i
politici? Perché questo non scandalizza ma è ovvio? Quasi tutte le
organizzazioni filo-americane o legate ai servizi segreti menzionate in questo
libro, hanno blog sui quali i giornalisti tedeschi scrivono regolarmente. E gli
stessi giornalisti si trovano spesso con foto agli inviti delle organizzazioni a
banchetti; è qualcosa di diverso dal “cibo gratis” citato sopra offerto dai russi?
E questi giornalisti fedeli alla linea ricevono spesso inviti a recarsi negli Stati
Uniti. E lì sono autorizzati a tenere conferenze (a pagamento). Così il cerchio
si chiude. Non c'è la minima differenza dal notiziario del Neue Zürcher
Zeitung, su cui è così facile arricciare il naso alla prima lettura. Così funziona
l'informazione comprata, ad est e ad ovest. Tuttavia, è diventato così
“normale” e diffuso nel nostro paese che non lo percepiamo più e ci appare
ovvio.
Ma il Süddeutsche ci offre un delizia molto speciale. Nel giugno 2014
scrisse un articolo: “I Trolls di Putin” sulla presunta propaganda dalla Russia
sui media tedeschi. L'articolo recita: “Centinaia di manipolatori pagati stanno
cercando di ottenere l'opinione del mondo nei social network e nelle aree di
commento così come nel sito web del Süddeutsche a favore del Cremlino”.157
Leggendo l'articolo, si ha l'impressione che la maggior parte dei
commentatori dei portali online dei media tedeschi di qualità siano fedeli a
Mosca e influenzino gli agenti controllati da Mosca. Se c'è un commento
indesiderato sotto un articolo, allora sarebbe stata la quinta colonna di Mosca.
E adesso? L'ufficio stampa allargato della NATO scrive sotto le vesti di
giornalisti tedeschi. E diffondono anche sul Süddeutsche tendenziosi articoli
pro-americani.158 Quest’ultimo è scientificamente provato in uno studio di
Monaco di Baviera e di Lipsia. E la Quinta Colonna di Mosca poi ribatte nelle
colonne di commento sotto gli articoli? No, questo non è scientificamente
provato, perché il Süddeutsche fa riferimento a fonti piuttosto anonime in
questa bizzarra valutazione. Oltre all'articolo citato, il Süddeutsche ha
presentato anche, come illustrazione, una foto di propaganda
dell'organizzazione “Reporter senza frontiere”, in cui il presidente russo Putin
è stato raffigurato con un “ditaccio” alzato. Si doveva suggerire al lettore
imparziale del Süddeutsche che a Putin non gliene fregava niente della libertà
di stampa. Si dimentica chi finanzia questi “Reporter senza frontiere” e per chi
lavorano. In passato, per esempio, erano sostenuti dal Dipartimento di Stato
americano e dal miliardario statunitense George Soros.159 La missione di
Reporter Senza Frontiere, secondo il quotidiano Junge Welt, è probabilmente
soprattutto la disinformazione filoamericana.160 Tutto questo è nascosto dal
Süddeutsche. Leggendo mi ha ricordato le “tecniche di propaganda classica”
già menzionate in questo capitolo. Ci si sente come un normale cittadino al
parco giochi per bambini. O presi per il culo.
Prima che ce ne dimentichiamo: secondo le informazioni fornite dal
whistleblower Edward Snowden, il servizio segreto britannico può manipolare
il contenuto di internet a piacimento. Questo non è fatto dagli hacker, ma dallo
Stato, una “democrazia” europea. Questo cambia anche i risultati del
sondaggio in internet. In passato, questa era considerata un po’ una teoria
della cospirazione. E oggi è la realtà. I programmi possono anche cambiare i
sondaggi e le percentuali di clic sulla rete, ma anche censurare i video. Il
giornalista Glenn Greenwald descrive i programmi come “alcuni dei più
sorprendenti metodi di propaganda e d'inganno in internet.161 Ora i servizi
segreti inglesi collaborano con quelli americani. E ciò che gli inglesi possono
fare in questo campo,162 gli americani lo fanno da molto tempo. Non solo
possono farlo, ma lo fanno anche.163 Censurano e manipolano principalmente
i commenti in internet.164 E questa sorveglianza di massa ha, come sempre
nella storia, un solo obiettivo: eliminare l'avversario politico.165 Uh, cosa? Il
Süddeutsche chiama gli americani che fanno tali manipolazioni in internet,
d'ora innanzi, “i troll di Obama”? Oppure la quinta colonna degli Stati Uniti
continuerà a dare la caccia unilateralmente ai “troll di Putin”?

Lo spirito del Rockefeller: la Commissione Trilaterale

L'appartenenza ad associazioni d'élite private è per i privati cittadini


fondamentalmente legittima. Ciò vale anche per le organizzazioni composte
esclusivamente da persone influenti e molto influenti. Ciò che è degno di nota
è che l'opinione pubblica sa molto poco sull'esistenza di tali collegamenti.
Questo dà impulso alle teorie del complotto. E ci si chiede cosa fanno in
particolare i giornalisti in certe organizzazioni d'élite di potere. Una delle
organizzazioni più importanti dell'élite del potere occidentale, oltre ai
Bilderberg, è senza dubbio la Commissione Trilaterale. Fondata nel 1973 sotto
l'egida di David Rockefeller, può essere considerata un'ulteriore misteriosa
propaggine del Bilderberg.166
Secondo Smilja Avramov, esperto di diritto internazionale di Belgrado,
che ha scritto un libro sull'organizzazione, la Commissione Trilaterale è:
“nient’altro che un governo mondiale in attesa. Nelle sue riunioni si negoziano
gli attuali problemi globali e si prendono le relative decisioni….”.167 Alcuni
anni fa, secondo sue dichiarazioni, ai margini di una riunione della Trilaterale,
si doveva decidere anche la distruzione della Jugoslavia. Questa potrebbe
essere considerata una teoria della cospirazione, ma molti esperti riferiscono
cose simili in relazione alla Trilaterale. Ad esempio, che le élite dalle fila della
Commissione Trilaterale hanno deciso di imporre ai cittadini europei le
conseguenze finanziarie della crisi economica e finanziaria europea. Questo è
ciò che l'esperto economico argentino Adrian Salbuchi, ad esempio, scrive in
un'opera degna di lettura dal titolo “Socializing losses: Trilateral takeover of
Europe? (Socializzare le perdite: conquista Trilaterale dell'Europa?)”.168
Pertanto, da molti anni ormai, la Trilaterale si è preoccupata principalmente,
sotto sotto, di salvare le fortune dei super-ricchi del mondo. E i principali
media devono preoccuparsi con l'orwelliana “Neolingua” che i cittadini
inghiottano bene tutto questo. I media, che poi scrivono o riportano i fatti a
modo loro, da questa prospettiva non sarebbero altro che marionette della
Commissione Trilaterale. Uwe Krüger descrive la Commissione Trilaterale
come un'organizzazione in cui le élite negoziano i loro “interessi prima che
diventino pubblici”.169
L'esclusione della stampa, e quindi del pubblico, durante gli incontri della
Trilaterale si spiega di solito con il fatto che è solo a questa condizione che i
membri possono scambiare le loro idee e le loro intuizioni apertamente e
liberamente. Anche la mafia fa così. Informazioni affidabili sulle conferenze e
le conversazioni non giungono, quindi, in linea di principio, al mondo esterno.
Come logica conseguenza, questa segretezza porta a una miriade di
speculazioni che, tuttavia, devono essere affrontate con il corrispondente
scetticismo. Smilja Avramov, l'esperta di diritto internazionale di Belgrado già
citata, dice, ad esempio, della Commissione Trilaterale:
Per la Commissione Trilaterale, la governance globale significa anche governance senza governi,
dominazione mondiale senza governi. In questo modo si persegue la distruzione delle funzioni
statali in tutto il mondo e si creano strumenti attraverso le cosiddette organizzazioni non
governative per guidare i destini dei popoli al di là dei governi esistenti.170

Dopo tutto, si potrebbe giungere a questa conclusione: le crisi attuali non sono
accidentali, sono intenzionali. E sono anche opera di organizzazioni oscure
come la Commissione Trilaterale e servono l'obiettivo del Nuovo Ordine
Mondiale, una dittatura delle élite.
L'importanza dei loro incontri è dimostrata anche dalle sedi: nel 1977,
l'incontro annuale della Commissione Trilaterale si è svolto in Germania
direttamente in Cancelleria. L'allora Cancelliere federale Helmut Schmidt fece
prendere altre sedie in modo che tutti i potenti potessero avere il loro posto
nella Cancelleria.171 Da allora non è cambiato molto. L'Assemblea Generale
Annuale 2013 della Commissione Trilaterale si svolse a Berlino nel mese di
marzo. Come nel 1977 a Bonn, il fondatore David Rockefeller era in prima
linea.172
Nel 2010, in occasione della riunione di Bruxelles, la Commissione
Trilaterale ha deciso che i cittadini dell'UE dovrebbero avere maggiori poteri
decisionali a Bruxelles. L'agenzia Reuters ci ha poi indorato la pillola che lo
smantellamento della sovranità degli Stati nazionali dovrebbe portare ad una
“unione economica”.173 Più autorità decisionale deve essere ceduta a
Bruxelles. I cittadini, i contribuenti, gli elettori sono d'accordo? Come
possono, se non sono nemmeno informati su ciò che si decide a porte chiuse?
Quando non sanno nemmeno cosa stanno concordando in segreto
organizzazioni come la Conferenza Trilaterale al di sopra delle loro teste?
Lobbypedia definisce la Commissione Trilaterale una “organizzazione di
lobby dell'élite imprenditoriale”.174 Sempre presente: Klaus-Dieter
Frankenberger,175 capo del Frankfurter per la politica estera. Il giornalista, che
già quando lavoravo al Frankfurter aveva attirato l'attenzione con i suoi stivali
da cowboy americani, il suo vestito e i suoi grossi sigari, è, anche ovviamente
orgoglioso della sua appartenenza a questa lobby dell'alta finanza avvolta nel
mistero. Scrive nel suo curriculum vitae ufficiale per il Frankfurter
Allgemeine Zeitung: “Responsabile della politica estera dall'inizio del 2001.
Membro della Commissione Trilaterale.”176
Il giornalista del Frankfurter Frankenberger siede lì in un'organizzazione
con il miliardario David Rockefeller, il membro del Bilderberg Mario Monti e
Jean-Claude Trichet, ex presidente della Banca centrale europea, insieme al
presidente della Deutsche Bank Jürgen Fitschen e all'ex segretario di Stato
americano Madeleine Albright, insieme all'ex segretario alla difesa
statunitense John Deutch, al capo dei servizi segreti EX-US John Negroponte
e Henry Kissinger.177 È questo il posto giusto per un giornalista che, secondo
la sua passata conoscenza del funzionamento dei media, dovrebbe avere
soprattutto una funzione di controllo?
Come può essere che un giornalista tedesco di spicco sia allo stesso tempo
in una lobby cospiratoria dell'élite degli affari e del miliardario statunitense
David Rockefeller? E poi anche questo giornalista ne parla, ad esempio in
occasione dell'incontro annuale dell'organizzazione a Berlino nel 2013.178
Nella sottolinea del titolo c'è scritto: “Non c'è un faro - o forse c'è?”. E il
pezzo inizia con le parole: “40 anni fa David Rockefeller fondò la
Commissione Trilaterale”. Chissà se il lettore sospetti che un membro
dell'associazione stia scrivendo della propria associazione?
Se si guarda nell'archivio del Frankfurter, allora ci sono, dal mio punto di
vista, molti rapporti di Frankenberger che ricordano le notizie ossequiose per
la Commissione Trilaterale e per David Rockefeller. Nell'aprile 2003, ad
esempio, Frankenberger aveva iniziato un articolo (“Il nuovo compagno di
gioco americano”) con le parole: “Trent’anni fa, David Rockefeller ebbe una
buona idea: non era l'ora migliore di creare un forum…..E nel marzo 2013
Frankenberger iniziò un articolo per il Frankfurter “Mondo in disordine” con
queste parole: “40 anni fa David Rockefeller fondò la Commissione
Trilaterale. Fu la risposta del banchiere newyorkese, mecenate delle arti….”. Il
buon miliardario Rockefeller con le sue buone idee, la buona Commissione
Trilaterale? Ricordate ancora quello che ho scritto all'inizio di questo libro su
un altro miliardario e il servizio di Frankenberger (e il mio!) pubblicato dal
Frankfurter? L'altro miliardario si chiamava Sultan Qabus e ha pagato a me e
a Frankenberger lussuosi viaggi da sogno, di cui entrambi siamo stati a lungo
entusiasti tra i nostri colleghi. Ci eravamo lasciati “corrompere” per quella
inchiesta riverente del Frankfurter. L'appiccicosa vicinanza di Frankenberger
alle élite è rimasta ovvia. Quanta vicinanza ai soldi e alle élite di potere,
quanto coinvolgimento nelle organizzazioni di lobby è permesso ai
giornalisti?
Ho citato più di una volta in questo libro il nome del mio ex collega Klaus-
Dieter Frankenberger. Non perché non mi piace. Al contrario. Ma proprio
perché l'ho frequentato da vicino nel corso degli anni, mi è diventato chiaro
che i giornalisti di prima classe come lui sono come una matriosca russa.
Stiamo parlando di quelle bamboline di legno che si trovano nascoste una
dentro l'altra. Si pensa di aver finalmente trovato l'ultima e poi esce la
prossima. Nel caso di Frankenberger, si trattava talvolta del Comitato
Consultivo dell'Iniziativa Atlantica, poi il Consiglio di Amministrazione
dell'Istituto per le politiche europee, la partecipazione alle Conferenze sulla
sicurezza di Monaco di Baviera o l'appartenenza alla controversa
Commissione Trilaterale. Ma i giornalisti non dovrebbero essere delle
matriosche che non sanno quali interessi potrebbero influenzare, quando, dove
e come. La Commissione trilaterale è e rimane un ramo della Commissione
Bilderberg. E con queste organizzazioni, secondo la mia opinione personale, i
giornalisti non hanno niente in comune.
Il sociologo tedesco Rudolf Stumberger parla di una tendenza verso una ri-
feudalizzazione nel senso di un mondo sempre più significativo di élite
autoproclamate e delle loro strutture, che sono emerse parallelamente alle
strutture ufficiali - in altre parole si tratta del fenomeno del governo ombra e
del suo obiettivo di esercitare un vasto potere, preferibilmente globale e di
controllo totale.
È tempo che il pubblico venga a conoscenza di tali strutture e dei loro
obiettivi. Ma perché ciò accada, questo pubblico, che non è ancora stato
deliberatamente informato, deve cambiare il suo modo di pensare. E in vista
delle nuove prospettive, deve essere in grado e disposto ad accettare la realtà
di questi organi nascosti appartenenti a quella “piovra”. Il Commissione
Trilaterale è solo una delle tante organizzazioni d'élite, che stringe i dirigenti
tedeschi come una piovra.
Non sorprende affatto che le dichiarazioni di vari politici, nonché di
rappresentanti dell'economia e della stampa, ad esempio sulla politica estera
tedesca, siano quasi identiche. Lo si può richiamare soprattutto nei circoli
ristretti della politica estera tedesca. Lo studioso Uwe Krüger ha ben descritto
come le organizzazioni transatlantiche intrecciano reti che sono solo in linea
con gli interessi della NATO. Secondo Krüger, queste reti filoamericane oggi
rivendicano, con la loro formazione dell'opinione, un carattere assoluto, in cui
altre opinioni diverse non hanno alcuna possibilità. Le opinioni dissenzienti
sono diffamate. Una grande influenza hanno, accanto alla Commissione
Trilaterale del miliardario Rockefeller in Germania, l'American Academy,
l'American Jewish Committee, l'Aspen Institute, l'Atlantik-Brücke,
l'Atlantische Initiative, la Deutsche Atlantische Gesellschaft, la Deutsche
Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP) e l'European Council on Foreign
Relations (ECFR) del miliardario George Soros.
Gli assidui utenti della rete, in tali organizzazioni e organizzazioni simili e
nel loro ambiente, includono o hanno incluso soprattutto:
Funzione
Cognome Nome Organizzazione
Cognome Nome Organizzazione
professionale
Atlantische
Baring, Prof. Dr. Arnulf Storico
Initiative
Atlantik-Brücke
Deutsche
Gesellschaft für
Auswärtige Roland Berger
Berger, Prof. Dr. h.c. Roland Politik DGAP Strategy
European Consultants
Council on
Foreign
Relations ECFR
Gesellschaft für
Brok Deutsche Elmar Auswärtige Eurodeputato
Politik DGAP
Atlantische
Brzezinski, Dr. Mark McGuireWoods
Initiative
American
Jewish
Committee
Aspen Institute
Bütikofer Reinhard Atlantik-Brücke Eurodeputato
Deutsche
Gesellschaft für
Auswärtige
Politik DGAP
Atlantische Fondazione BMW
Chrobog Jürgen
Initiative Herbert Quandt
European
Presidente del
Council on
consiglio di
Cromme, Dr. Gerhard Foreign
amministrazione,
Relations ECFR
Siemens AG
Aspen Institute
Diekmann Kai Atlantik-Brücke Bildzeitung
Deutsche
Gesellschaft für Ex borgomastro di
Dohnanyi, Dr, von Klaus
Auswärtige Poli Amburgo, SPD
DGAP
DGAP
Consiglio di
Dombret Dr. Andreas Atlantik-Brücke amministrazione
della Bundesbank
American
Academy Aspen
Institute
Döpfner, Dr. Mathias Editore Springer
American
Jewish
Committee
Atlantik-Brücke
EADS (European
Deutsche
Aeronautic
Enders Thomas Gesellschaft für
Defence and
Auswärtige
Space Company)
Politi DGAP
Atlantik-Brücke
European
Ex ministro degli
Fischer Joschka Council on
Esteri
Foreign
Relations ECFR
Fitschen Jürgen Atlantik-Brücke Deutsche Bank
American
Frey, Dr. Peter Jewish ZDF
Committee
Gauck Joachim Atlantik-Brücke Presidente federale
Deutsche
Hans- Gesellschaft für Ex ministro degli
Genscher, Prof. Dr. h.c.
Dietrich Auswärtige Esteri
Politik DGAP
American
Jewish
Committee
Atlantik-Brücke
Atlantische
Graf Lambsdorff Alexander Eurodeputato
Initiative
European
Council on
Foreign
R l i ECFR
Relations ECFR
Deutsche
Gesellschaft für
Graf Lambsdorff Hagen Diplomatico
Auswärtige
Politik DGAP
Georgsmarienhütte
Großmann Dr. Jürgen R. Atlantik-Brücke (Azienda del
gruppo GMH)
Atlantik-Brücke
European
Karl- Ex ministro della
Guttenberg zu Council on
Theodor Difesa
Foreign
Relations ECFR
Ambasciatore
American
Holbrooke Richard C. USA 1993,
Academy
deceduto nel 2010
American
Academy
Deutsche
Inacker, Dr. Michael Handelsblatt
Gesellschaft für
Auswärtige
Politik DGAP
American
Academy
American Allianz SE,
Jewish Presidente della
Committee Conferenza sulla
Ischinger Wolfgang
Atlantik-Brücke Sicurezza di
European Monaco di
Council on Baviera
Foreign
Relations ECFR
American
Joffe Dr. Josef Academy Aspen Die Zeit, Editore
Institute
The Atlantic
Kempe Dr. Frederick Atlantik-Brücke Council of the
United States
Atlantik-Brücke
Walther
Kiep Atlantische Politico
Leisler
Initiative
American Ex segretario di
Kissinger Henry A.
Academy stato USA
Aspen Institute
Deutsche
Gesellschaft für
Auswärtige
Klaeden von Eckart Daimler (azienda)
Politik DGAP
Atlantik-Brücke
Atlantische
Initiative
Jewish
Committee
Atlantik-Brücke
Atlantische
Hans-
Klose American Initiative Politico, SPD
Ulrich
Deutsche
Gesellschaft für
Auswärtige
Politik DGAP
Atlantik-Brücke
European
Koch-Weser Caio Council on Deutsche Bank
Foreign
Relations ECFR
Ambasciatore
American
USA dal 1997 al
Academy
Kornblum John C. 2001, Presidente
Atlantische
della Lazard
Initiative
(azienda)
Lange Christian Atlantik-Brücke Parlamentare, SPD
American
Jewish
Vice Presidente
Committee
Lindemann Beate Esecutivo,
Atlantik-Brücke
Atlantik-Forum
Atlantische
Atlantische
Initiative
Deutsche
Gesellschaft für
Maltzahn Freiher von Paul Diplomatico
Auswärtige
Politik DGAP
American
Maltzahn von Nina
Academy
Atlantik-Brücke
Atlantische
Initiative
Parlamentare,
Mißfelder Philipp Deutsche
CDU
Gesellschaft für
Auswärtige
Politik DGAP
Deutsche
Gesellschaft für
Müller Kerstin
Auswärtige
Politik DGAP
Ambasciatore
Murphy Philip D. Atlantik-Brücke
USA
American
Ex ministro di
Naumann, Dr. Michael Jewish
stato
Committee
Atlantik-Brücke
Deutsche Parlamentare,
Nouripour Omid
Atlantische Grüne
Gesellschaft
American
Alfred Herrhausen
Nowak Wolfgang Jewish
Gesellschaft
Committee
American
Jewish
Committee
Atlantik-Brücke
Deutsche
Gesellschaft für
Auswärtige
Dr. Arend Oetker
Dr. Arend Oetker
Politik
Oetker, Dr. Arend Holding GmbH &
DGAPAmerican
Co. KG
Jewish
Committee
Atlantik-Brücke
Deutsche
Gesellschaft für
Auswärtige
Politik DGAP
Deutsche
Gesellschaft für Bankhaus
Oppenheim, Freiherr von Christopher
Auswärtige Oppenheim
Politik DGAP
Atlantik-Brücke
Deutsche
Segretario di stato
Pflüger, Prof. Dr. Friedbert Gesellschaft für
in pensione
Auswärtige
Politik DGAP
Atlantische
Initiative
European Parlamentare,
Polenz Ruprecht
Council on CDU
Foreign
Relations ECFR
Ambasciatore
Atlantische
Primor Avi israeliano in
Initiative
pensione
American
Jewish
Committee Ex parlamentare,
Robbe Reinhold
Deutsche SPD
Atlantische
Gesellschaft
Atlantische
Initiative Direttore
Deutsche dell'Istituto di
Sandschneider, Prof. Dr. Eberhard
Gesellschaft für ricerca Otto-Wolff
Auswärtige della DGAP
Politik DGAP
Deutsche
Gesellschaft für
Sommer, Dr. Theo Ex Die Zeit
Auswärtige
Politik DGAP
Aspen Institute
Ex presidente
Atlantische
della Conferenza
Initiative
sulla Sicurezza di
Teltschik, Prof. Dr. h.c. Horst M. Deutsche
Monaco di
Gesellschaft für
Baviera,
Auswärtige
consulente di Kohl
Politik DGAP
Unione delle
industrie
Michael
Vassiliadis Atlantik-Brücke minerarie,
Zissis
chimiche ed
energetiche
Aspen Institute
Atlantische
Initiative
Ex parlamentare,
Voigt Karsten D. Deutsche
SPD
Gesellschaft für
Auswärtige
Politik DGAP
M. M. Warburg &
Warburg Max M. Atlantik-Brücke
Co. banca privata
American Ex presidente
Weizsäcker von Richard
Academy federale
Wenning Werner Atlantik-Brücke Bayer AG
American Ex borgomastro di
Wowereit Klaus
Academy Berlino
Vedi anche l'elenco sotto:
http://spiegelkabinett-
blog.blogspot.de/2014/06/das-
atlantische-netzwerk.html
Quando si vedono, per esempio, i miliardari Rockefeller e Soros che tirano le
corde in queste organizzazioni sullo sfondo, allora molto diventa più chiaro.
Un esempio: il famoso settimanale britannico di sinistra-liberale New
Statesman, fondato nel 1913, aveva già rivelato nel 2003, in un lungo
rapporto, a chi il miliardario George Soros affida compiti di direzione in
organizzazioni presumibilmente senza scopo di lucro da lui cofinanziate: sono
spesso ex dipendenti dei servizi segreti americani o di organizzazioni vicine ai
servizi segreti o dell'esercito.179 “George Soros”, scrisse il New Statesman,
“potrebbe non essere un agente della CIA completamente pagato, come alcuni
hanno fatto. Ma non c'è dubbio che le sue aziende e le ONG sono strettamente
coinvolte nell'espansione degli Stati Uniti”.180 Soros, Rockefeller e i centri di
consulenza transatlantici hanno accompagnato principalmente i rovesciamenti
dei paesi dell'ex blocco orientale e del Medio Oriente e del Nord Africa,
secondo considerazioni di strategia di potere ed economica, a volte addirittura
innescati da loro stessi.
Al European Council on Foreign Relations (Consiglio europeo sulle
relazioni esterne - ECFR) di George Soros, la procedura è sempre la stessa: un
evento come, per esempio, un risultato elettorale sgradevole per i propri
interessi economici viene pubblicamente diffamato come manipolazione,
oppure un incidente come quello accaduto in Tunisia - la presunta auto-
combustione di un venditore di verdure - viene colto come occasione per
proteste e manifestazioni in corso, organizzate attraverso i nuovi media, finché
il governo in carica si arrende e si dimette. L'intenzione è quella di portare al
potere un governo che sia solidale con gli Stati Uniti e che serva gli interessi
economici neoliberali di Soros.
Il giornale Der Freitag scrive della macchina della sovversione di Soros:
Soros, tuttavia, è noto per aver ammesso il suo coinvolgimento in “cambiamenti di regime" e
rivoluzioni solo quando per lui non ci sono pericoli. Quando i fatti creati sono diventati storia,
come nel caso di Solidarnosc in Polonia negli anni Ottanta e con le sue centinaia di milioni di
dollari che hanno finanziato e ordito a lungo la sovversione del governo di Milošević in Serbia. Poi
ammette volentieri la sua paternità e se ne vanta addirittura. Nel caso della Rivoluzione delle rose
in Georgia, dove anche la macchina Soros ha colpito e portato, con la sua benedizione, al potere
Sakashwilli, Soros è diventato un po' più cauto. Nel tumulto delle lotte di potere egiziane e della
Rivoluzione dei gelsomini, tuttavia, non c'è una “Lettera confessionale" dell'autoproclamato
filantropo che contenga il desiderio di distruggere stati e società.181

E i nostri rappresentanti dei media fanno la loro parte incolonnati nelle


campagne stampa che lo sostengono, forse per pura ignoranza? Prendiamo
solo un reportage del giornalista Peter Riesbeck, apparso nel luglio 2013 sul
Frankfurter Rundschau e sul Berliner Zeitung su presunti disordini filoeuropei
in Bulgaria.182 Comincia con le parole: “Dimitar Bechev conosce la situazione
a Sofia”. E poi il lettore impara: “Bechev sta lavorando a Sofia per la
European Council on Foreign Relations (ECFR), un istituto di ricerca europeo
con uffici a Sofia, Berlino e Londra”.
L'ECFR del miliardario George Soros viene così venduta al lettore medio
come “istituto di ricerca” scientifico. Non una parola su George Soros e sulle
dimostrazioni che ha suscitato per il suo interesse attraverso l'ECFR. E così
Bechev, che non solo lavora per l'ECFR, come sostiene Riesbeck, ma dirige
persino l'ufficio di Sofia183 , anche solo “per mero interesse come scienziato
sociale”, “a volte è sceso persino in strada”. Quanto sono nobili i motivi dei
manifestanti a Sofia? “Siamo interessati alla vera democrazia”, si dice in un
articolo. Come per le proteste nel mondo arabo, si delinea l'immagine dei
giovani, colti e presunti dimostranti totalmente occidentali. E si reclama
l'intervento europeo a favore dei manifestanti. Tutto questo sembra una
campagna stampa controllata.
Là fuori, i paesi si stanno trasformando attraverso “rivoluzioni” o
dimostrazioni nel modo in cui gli Stati Uniti e alcuni super-ricchi hanno
bisogno per i loro obiettivi. Questo è stato il caso delle “rivoluzioni” negli
stati del blocco orientale e in Nord Africa. Si è sempre fatto così per le materie
prime o per la politica di potere della NATO e della potenza mondiale degli
Stati Uniti. Certo che c’era bisogno di finanziatori. E sono facili da trovare
quando tali “rivoluzioni” servono in primo luogo gli interessi dei miliardari
della famiglia Rockefeller e George Soros. Come ha detto Soros stesso: “Le
mie fondazioni hanno contribuito ai cambiamenti di regime in Slovacchia
(1998), Croazia (1999) e Jugoslavia (2000) e hanno mobilitato la società civile
per espellere Vladimir Meciar, Franjo Tudjman e Slobodan Milošević dai loro
uffici”. Le fondazioni finanziate da George Soros erano in procinto, quando si
tratta del passato, di rovesciare i governi di altri stati con l'aiuto di
manifestazioni o disordini. Il terreno di coltura intellettuale per questo scopo
fu creato nei centri di consulenza e ricerca transatlantici. E i giornalisti di
prima classe accompagnano nei principali media gli sconvolgimenti e le
azioni militari, che dall'Afghanistan all'Egitto, alla Siria, all'Iraq e all'Ucraina
non hanno certamente mai servito la popolazione dei paesi colpiti, ma solo gli
interessi di potere di Washington e di quelli di alcuni miliardari.184
In memoria del capo del Frankfurter Allgemeine Zeitung
Schirrmacher: autista di carri armati che fa il servizio civile

Come si diventa di fatto un giornalista di prima classe? Come tale, puoi


permetterti qualsiasi cosa nei paesi di lingua tedesca; devi solo essere
abbastanza audace da mentire.
Vuoi avere successo nella vita? Vuoi diventare anche tu un operatore della
rete d'élite? Poi basta analizzare la vita di coloro che hanno effettivamente
successo. Tuttavia, probabilmente, dovrete abbandonare temporaneamente la
strada della completa sincerità. Soprattutto come giornalista di grande
successo. Un consiglio in anticipo: prima di tutto, tenete pronto un curriculum
vitae che cambia - a seconda delle vostre esigenze: ovunque vi sembra
opportuno, sostenete di aver svolto il servizio civile. E in altre occasioni dite
che eravate conduttore di carri armati. Potreste vedere allora che, alla fine,
tutto questo non è più interessante. Ciò nonostante, si può ancora finire in
cima ed essere insigniti con dei premi.
Prendiamo una persona della storia contemporanea, il cui nome, fino alla
morte per infarto avvenuta nel giugno 2014, è stato citato quasi
quotidianamente nei media e che, dal punto di vista di un cittadino medio,
appare sublime oggi al di là di ogni dubbio: il coeditore di lunga data del
Frankfurter Allgemeine Zeitung Frank Schirrmacher. Ho osservato i suoi inizi
a distanza ravvicinata. Come giovani redattori, abbiamo parlato molto,
soprattutto ai margini di grandi conferenze redazionali.
Quando i potenti del nostro paese si riunivano nella Cancelleria, c’era
anche Frank Schirrmacher. Come durante il 60° compleanno del capo della
Deutsche Bank Josef Ackermann nel 2009.185 Che tipo di persone sono queste
come Schirrmacher che sono arrivate ai vertici della cerchia dei più potenti e
che, a prima vista, sembrano essere al di là di ogni sospetto? Non possiamo
elencare qui tutti i suoi premi, solo alcuni di una lunga lista: Premio Ludwig-
Börne, Premio Jacob-Grimm, La Penna d'Oro - quando coloro che hanno
assegnato i premi hanno reso omaggio anche al passato di quell'uomo?
Sorprendentemente, di Schirrmacher oggi si menziona solo il lato brillante.
Ma la variegata vita dell'editore fu descritta nel 1996 su Der Spiegel con le
seguenti parole:
I confini tra verità, ornamento e libera invenzione sono congenialmente fluenti in quest’uomo
molto dotato. Alcuni dettagli sono così bizzarri che i redattori del Frankfurter a volte si chiedono
se il loro superiore possa aver perso tutti i criteri con la celerità della carriera.186

Non dimenticherò mai come noi, entrati nella cerchia dei colleghi, ci
guardammo l'un l'altro nella redazione politica del giornale quando l'articolo
qui citato apparve sullo Spiegel. Fu infinitamente imbarazzante avere un
collega su cui Spiegel ha continuato a scrivere:
Sorprende anche i confidenti più intimi con la storia che era stato rapito da bambino in Etiopia ed
era cresciuto sotto gli occhi di uomini sempre pronti ad ucciderlo. E ora il vostro editore, provano
a indovinare i redattori, ha assolto il servizio civile, come inizialmente aveva sostenuto, o era un
autista di carro armato, come diceva nel frattempo?187

Fate un respiro profondo e vi viene in mente il 1° aprile? Per favore, non


arrendetevi e continuate a leggere, perché questo è lo stile in cui
continueremo. Su Schirrmacher c'è scritto anche:
Alcune frottole appaiono evidenti dal capriccio del momento. Non c'è altro modo per spiegare
perché Schirrmacher, sfogliando un libro di immagini con ville signorili di fine secolo, indichi
improvvisamente una foto particolarmente bella e spieghi che è cresciuto in una casa di questo
tipo. In effetti il piccolo Frank è cresciuto in una casa a schiera a Wiesbaden. Alcuni errori,
tuttavia, seguono anche calcoli chiari. Evidentemente per ingraziarsi l'allora già in carica Chef
Fest, un giorno gli riferì che la Society of Fellows presso l'Università americana di Harvard gli
aveva chiesto di tenere una conferenza sul suo libro dedicato a Hitler. (…) Nell'ufficio della Society
of Fellows ad Harvard, nessuno ricorda che il discorso sia mai stato tenuto in pubblico. Il
prestigioso club di dottorandi e promotori si occupa principalmente dell'assegnazione di borse di
studio. “Organizziamo i pasti, ma non le conferenze”, spiega la segretaria responsabile.188

Questi sono solo alcuni dei molti estratti bizzarri di un articolo di Spiegel sulla
vita di un uomo che, ovviamente, non andava tanto per il sottile con la verità
nel corso della sua esistenza. Nonostante questi fatti imbarazzanti, il sicuro di
se Schirrmacher, ad esempio, divenne vicepresidente del Consiglio della
Fondazione Herbert Quandt.189 L'uomo era stato onorato. Si è dato valore
anche a un ex bizzarro successore di Münchhausen*22 in un momento in cui le
nostre élite sono in gran numero ora sospettate di aver falsificato o plagiato i
loro curriculum vitae o le loro tesi di dottorato. Anche qui, comunque,
Schirrmacher è stato trovato nella compagnia migliore. I dettagli su come
Schirrmacher si è plagiato durante la sua tesi di dottorato e come la sua tesi di
master è stata in gran parte presentata nuovamente all'università come tesi di
dottorato, si trova anche nell'articolo di Spiegel già citato. Per chiarimento:
anche l'ambiente di Schirrmacher trova oggi il suo comportamento
ovviamente del tutto normale. È proprio così nel nostro mondo segnato da un
declino dei valori: dove i nostri antenati avrebbero certamente tirato fuori il
cartellino rosso o giallo, noi, invece, rimuoviamo le macchie sgradevoli sui
giubbotti presumibilmente immacolati di lavanderia, applaudiamo ed
elargiamo premi. È davvero questo il tipo di giornalismo che vogliamo?
Ovviamente, sì.
Nella rivista mensile Merkur, in occasione della pubblicazione del libro di
Schirrmacher Ego: Das Spiel des Lebens, Joachim Rohloff ha indicato
numerosi esempi per illustrare gli errori grammaticali, stilistici e di contenuto
e ha messo in bocca a Schirrmacher queste parole: “Caro lettore, non me ne
frega niente delle schifezze che ti metto davanti, perché so che le
mangerai”.190
Nel 2013 Wirtschaftswoche pubblicò un rapporto su di lui con questo
titolo: “Schirrmacher tra infantilismo e deliri di grandezza”.191
E il Berliner Tageszeitung può scrivere su Schirrmacher:
La società crede nell'artista di biografie, la cui registrazione, riferita alla propria persona,
nell'enciclopedia online Wikipedia, talvolta è stata manipolata, per esempio con premi che sono
stati successivamente cancellati.192

Nei molti anni che sono passati, dall'articolo di Spiegel sull'autista civile di
carri armati citato all'inizio, nulla sembra essere cambiato per questo
giornalista. Ha parlato di fronte a reti d'élite.193 Quando fui invitato con lui a
una serata, si diceva: “Il Dr. Frank Schirrmacher è condirettore del
Frankfurter Allgemeine Zeitung dal 1994. In questa posizione, Frank
Schirrmacher si è affermato come uno dei più influenti opinionisti della
Germania….”.194 Un opinionista che ricorda Münchhausen, coinvolto con le
élite. Quindi puoi permetterti qualsiasi cosa come giornalista di prima classe.
Devi solo essere abbastanza audace da mentire.

Comprare contatti con grandi nomi? La nobiltà distrutta

Quando lavori per un importante giornale, sei circondato da interessi che


approfittano di te senza scrupoli. Spesso si tratta di cortigianerie. Coloro che
copiano i comunicati dei politici dell'Unione Europea fanno tale cortigianeria
allo stesso modo di coloro che copiano e incollano le notizie di stampa di
partiti politici, associazioni e fondazioni, accettano e si rendono disponibili
per interviste di cortesia. In passato, nel Medioevo, i proclami di corte
significavano che i soggetti venivano informati da annunci pubblici degli
eventi delle corti aristocratiche (matrimoni, nascite, accordi e trattati di pace
conclusi). I proclami di corte sono sempre acconti benevolmente. E sono
selettivi. I tempi ovviamente non sono cambiati molto dal Medioevo. Un
esempio: il Dresdener Nachrichten e il Dresdener Allgemeine avevano riferito
il 19 maggio 1914 in una tipica forma dei proclami di corte:
“Sua Altezza Reale il Principe Johann Georg ha festeggiato il suo onomastico sabato. In questa
occasione, alla tavola di famiglia di Sua Altezza Reale, all'1 del pomeriggio, si è svolta la tavola di
famiglia di Sua Altezza Reale, alla quale i principi e le principesse della Casa Reale hanno
partecipato”.

Esattamente 100 anni dopo, nella Frankfurter Allgemeine Zeitung del 18


maggio 2014, si legge la breve notizia di politica:
“Anton Andreas, conte di Faber-Castell, ha celebrato sabato il suo matrimonio con l'australiana
Kate Stahl nel castello francone di famiglia. Circa 300 ospiti si sono riuniti per la cerimonia
nuziale nella chiesa di Martin Luther in Stein vicino a Norimberga”.

Il Frankfurter sta quindi facendo ancora oggi il classico “annuncio di corte”,


cioè la pubblicazione di annunci che riguardano eventi nobiliari. Nobilità e
giornalismo, possono star bene insieme? A volte i giornalisti sono “comprati”
principalmente per i loro buoni contatti. Io l'ho sperimentato con Alexander
conte di Schönburg-Glauchau. È il fratello della miliardaria195 Gloria von
Thurn e Taxis e von Maya Flick (che non riusciva a vivere con 20 milioni
dopo un divorzio).196 Quando lavoravo ancora col Frankfurter Allgemeine
Zeitung, Schönburg, che secondo le sue stesse dichiarazioni era cresciuto in
circostanze piuttosto modeste, vi lavorava curando le pagine berlinesi. Frank
Schirrmacher, allora redattore delle pagine culturali del Frankfurter e descritto
nel capitolo precedente, una volta mi disse con orgoglio che aveva “comprato”
Schönburg per le pagine berlinesi del giornale. In seguito io e Schönburg
abbiamo lavorato insieme presso la rinomata casa editrice Grüner + Jahr. Lì
l'ex uomo del Frankfurter Holger Christmann ed io avevamo preparato la
rivista per la nobiltà Park Avenue. E poi Grüner + Jahr portò a bordo il conte
Alexander. Il servizio stampa Kress ne parlò così:
Von Schönburg, che è stato comprato da G+J anche a causa dei suoi eccellenti contatti (è il fratello
della principessa Gloria von Thurn e Taxis)…197

Eccola di nuovo: la parola “comprato”. Compri una persona. E questo per via
dei suoi contatti. Non si tratta principalmente di abilità. Gli studiosi Stephan
Weichert e Christian Zabel hanno scritto le seguenti frasi su Alexander conte
von Schönburg-Glauchau e il suo lavoro a Park Avenue:
La società che fa tendenza, che elegge l'opportunismo sociale a virtù suprema, trascina e porta alla
superficie della società dei media anche un élite di origine che si pensava superata molto tempo fa
nel giornalismo. Ad esempio, il fratello di Gloria von Thurn e Taxis viene nominato redattore capo
di una rivista della Society, perché a quanto pare è di nuovo di moda elencare i titoli aristocratici
prominenti nel frontespizio - anche se la persona interessata non ha idea di come fare una rivista.
L'editore ha ammesso troppo tardi che il responsabile designato di Park Avenue era adatto al
massimo come personale giornalistico, ma non come portavoce intellettuale - motivo per cui fu in
seguito licenziato ….198

In poche parole, sembra una nobiltà decaduta. Il conte Schönburg era


probabilmente piuttosto povero di idee a quel tempo. È quello che hanno
notato gli altri. Il giornalista mediatico Stefan Niggemeier scrisse nel 2011:
Sei anni fa, Alexander von Schönburg divenne per un momento lo zimbello dell'industria mediatica.
Schönburg era allora caporedattore di una nuova rivista per nobili della Gruner+Jahr chiamata
"Park Avenue". Alla ricerca di argomenti e idee, chiese alla comunità online “Un piccolo mondo”
suggerimenti e in cambio offrì cinquantacinque abbonamenti gratuiti per tre mesi. Quando uscì,
Thomas Knüwer commentò nel blog "Handelsblatt" (…..): Nella nostra scuola di giornalismo era
una delle regole più alte: "La persona più povera sotto il sole è un giornalista senza idee". Così il
redattore capo di "Park Avenue”, Alexander von Schönburg, è un mendicante giornalistico. Nel
vero senso della parola.199

Alexander Graf von Schönburg-Glauchau, che amava scrivere sui circoli


aristocratici, approdò poi a Bild-Zeitung. Nel 2007 divenne un esperto del
mondo aristocratico lavorando per Bild.200 Il suo tentativo, di fare il jolly con
la presunta conoscenza dell'alta nobiltà, fallì miseramente per la prima volta.
Ci ha descritto come i Windsor hanno trascorso la vigilia di Natale con queste
parole:
I reali inglesi si sono riuniti nel castello di Sandringham. La loro giornata: andare a fare una
passeggiata o un giro in mattinata. Alle 15.00 tutti seduti davanti alla televisione per ascoltare il
discorso di Natale della Regina.201

È stato imbarazzante. Il conte Schönburg non sapeva nemmeno che il discorso


della Regina non si tenne la vigilia di Natale, ma fu spostato al 25
dicembre.202 L'aristocratico cronista di corte, che era solito cercare idee in
cambio di abbonamenti gratuiti, probabilmente non conosceva molto bene il
mondo dell'alta nobiltà. Così scrisse anche un'opera teatrale su Otto d'Asburgo
per Bild (“L'uomo che oggi sarebbe imperatore”203 ) con un piccolo schema
storico in cui si dice:
Il figlio di Francesco Giuseppe, il giovane imperatore Carlo I, regnò per soli due anni, poi gli
Asburgo furono deposti.

L'imperatore Carlo I, tuttavia, non era figlio dell'imperatore Francesco


Giuseppe. Carlo era piuttosto il figlio dell'arciduca Ottone e della principessa
Maria Giuseppa di Sassonia. Divenne l'erede al trono perché l'unico figlio di
Franz Joseph, il principe ereditario Rodolfo, si era ucciso nel 1889, dopodiché
il nipote di Francesco Giuseppe, Francesco Ferdinando, divenne erede al
trono. E questi fu ucciso a Sarajevo nel 1914 dal nazionalista serbo Gavrilo
Princip. E così la successione al trono passò al nipote Carlo I. Ma ci si può
aspettare questa conoscenza dell'alta nobiltà da un esperto aristocratico della
rivista Bild che dice di avere “dolori muscolari cerebrali” quando legge libri
sofisticati?204
Non dimenticherò mai il suo libro di saggistica L'allegro non fumatore.
Come smettere di fumare di buon umore. Schönburg non ha avuto problemi a
fumare sigarette in mia presenza. Aveva vissuto il declino sociale. Scroccava
le sigarette.205 E oggi scrive titoli per il Bild Zeitung come “Cambio di trono
in Spagna - Letizia può diventare regina?”206 Allo stesso tempo, Schönburg, il
capo del signorile casato di Schönburg, come autore di Bild scrive frasi come:
“La Germania, terra di poeti e pensatori? Ridicolo! Quante volte avete
guardato una 'mucca nel culo’ oggi? O, come tutti sanno, vi siete fatti
'succhiare il vostro cazzo d'oro’?”207 L'odore di nobiltà non è certo questo.
Il giornale una volta scrisse di lui: “Discendere socialmente senza perire è
il suo segreto….”.208 Le sue sorelle si sono sposate in mezzo a miliardi e
milioni - e il conte Alexander Schönburg si permette di scrivere sul “cazzo
d'oro” e a volte su “Letizia può diventare regina” su Bild. Ancora Bild aveva
un titolo nel 1995 sulla prima pagina “L'avida signora Flick” con una foto di
Maya Flick, una sorella del conte Schönburg. Questo avveniva mentre lui
lavorava per Bild. “L'aristocratico per tutti gli usi”209 Schönburg, come si dice
nel gergo industriale, scrisse su Bild: “Una volta fui licenziato dal Frankfurter
in modo compassionevole e untuoso. Ciò nonostante si sentiva l'odore della
merda….”.210
Forse l'“aristocratico per tutti gli usi” Alexander von Schönburg sa ancora
cosa disse una volta dei suoi lettori: “È perverso che noi alla fine dobbiamo
servire il pubblico che disprezziamo. Per questo motivo ci troviamo in un
ciclo chiuso della prostituzione che ovviamente, come nel film Happy Hooker
(La prostituta felice), è molto divertente per noi”.211 Uno scrittore, deve
davvero disprezzare così il suo pubblico?
Il conte Schönburg è lieto di riferire che è imparentato con la regina
d'Inghilterra. Sembrava quando me lo raccontò, se ben ricordo, come se lì
fosse di casa. Diciamo la verità: la nonna di sua moglie era la principessa
Sofia di Grecia. E, tramite lei, Schönburg è un pronipote del principe consorte
Filippo d'Inghilterra. Quindi si tratta di una relazione molto estesa legata da
vincolo matrimoniale.
Come seguace dell'“aristocratico per tutti gli usi” Schönburg, vorrei che un
giorno scrivesse sui segreti dei Reali.
Si dice che il re spagnolo Juan Carlos, ora in pensione, abbia sparato al
fratello quattordicenne Alfonso all'età di 18 anni nel 1956. E alla polizia non è
stato permesso di indagare sul dramma familiare fino ad oggi. Allora perché
Alessandro von Schönburg non ci rivela le vere origini, se conosce così bene
l'alta nobiltà? Dopotutto, la moglie di Juan Carlos, la regina Sofia, nonché la
nonna della moglie di Schönburg, è una principessa greca nativa e parla
correntemente il tedesco. Vorrei leggere sui media tedeschi della sua parente
acquisita, la regina Elisabetta II, e ciò che la signora ha imparato
professionalmente: è stata addestrata come meccanica d'auto e può riparare i
motori delle auto d'epoca. Non è disonorevole. Della fottuta regina, vorrei
leggere i dettagli qualche volta su Bild. E la regina norvegese Sonja una volta
ha fatto un apprendistato di sartoria e birra spillata prima di incontrare il
principe ereditario Harald e sposarlo. Silvia di Svezia lavorò una volta come
hostess. E la regina Maxima d'Olanda nacque in America Latina come figlia
illegittima. Dallo sparatore a morte Re Carlo alla barista Sonja, Schönburg
potrebbe ancora rivelare molte storie emozionanti, se ne conosce davvero i
retroscena. In ogni caso, aspetto sempre il titolo di Bild: “Esperto del mondo
aristocratico rivela: così re Juan Carlos uccise suo fratello”. Oppure alle
rivelazioni sui veri retroscena dei molti accertamenti della paternità di re Juan
Carlos.
Uno dei libri del conte Alessandro inizia con la frase “Je suis superflue
mais irremplaçable”. Sono superfluo, ma insostituibile. Alexander von
Schönburg ce lo ha mostrato nel 2012 con un brillante capolavoro quando ha
intervistato Federico il Grande per Bild. 226 anni dopo la sua morte, il titolo
era: intervista di Bild col “vecchio Fritz”.213 Succede così quando si
acquistano contatti con grandi nomi. Nel frattempo, i contatti davvero
importanti sono probabilmente stabiliti altrove.

Il potente circolo Bilderberg: teoria o realtà del complotto?

Quasi nessun altro nome oggi è sinonimo di presunte teorie cospirative tanto
quanto il “Bilderberg”. Per alcuni, le conferenze Bilderberg sono solo incontri
informali e privati di personalità influenti della politica, dell'economia,
dell'esercito, dei media e della nobiltà. Per gli altri, è un gruppo cospiratoriale
che intende conquistare il dominio del mondo. Vale per i membri del
Bilderberg, di cui Wiki-Leaks ha pubblicato molti documenti,214 lo stesso che
vale per il Council on Foreign Relations (Consiglio per le relazioni esterne),
orientato in modo simile e discreto: non si deve riferire concretamente ciò che
è successo esattamente in quella sede e chi ha detto cosa. Ed è proprio questo
che rende difficile per gli estranei formarsi un'opinione neutrale sul gruppo e
agevola i teorici della cospirazione.
Comunque, anche gli stessi media parlano di un gruppo cospiratoriale a
proposito del Gruppo Bilderberg. La BBC britannica aveva questi titoli
“Inside the secretive Bilderberg Group”, “Bilderberg: The ultimate conspiracy
theory” e “Elite power brokers meet in secret” (“All'interno del gruppo segreto
Bilderberg”, “Bilderberg: la teoria finale della cospirazione”, “I mediatori
dell'élite al potere s’incontrano in segreto”.) La rivista Asia Times ha definito
il gruppo “I padroni dell'Universo” nell'omonimo articolo del 2003.215 Il
Münchner Merkur ha riferito nel 2005 in un articolo su un “incontro segreto
dei potenti”. Il giornale Ottawa Citizen scrisse nel 2006: “L'élite mondiale
cala in città per una riunione segreta”. E nel 2006 la CBC News chiese se la
riunione del Bilderberg fosse un “Forum informale o una cospirazione
globale?”
Quindi i membri del Bilderberg sono i signori del mondo, i “Padroni
dell'Universo” come titolava Asia Times? Chiunque abbia menzionato la
conferenza anche negli anni precedenti era considerato uno sfrenato teorico
della cospirazione. Oggi è diverso e possiamo almeno dire che il gruppo
esiste.
La conferenza si svolse per la prima volta nel maggio del 1954 su invito
del principe Bernhard d'Olanda presso il suo hotel Bilderberg da cui il gruppo
prese il nome. Il nome Bilderberger è stato preso dalla prima sede. Il fatto è
che fin dall'inizio i membri del gruppo hanno ricevuto notevoli contributi
finanziari sia dal governo americano e dalla CIA, sia da fonti private
attraverso il Comitato americano per l'Europa unita (ACUE) e altre istituzioni.
Non si tratta quindi di un'organizzazione neutrale, ma di un'istituzione filo-
americana che dovrebbe lavorare segretamente per gli interessi di Washington
e degli Stati Uniti.
Il Gruppo Bilderberg è un circolo d'élite che dal 1954 riunisce le migliori
élite europee e statunitensi. Potenti dell'economia e strateghi incontrano
politici e giornalisti scelti con cura. Al Bilderberg non interessano
semplicemente le carriere personali dei politici, ma la vicinanza strutturale
delle reti dei potenti. Infatti i rappresentanti dell'Unione “Volksparteien” e
della SPD sono regolarmente presenti al Bilderberg. Di norma, circa 130
persone partecipano a una conferenza del Bilderberg, di cui due terzi
provenienti dall'Europa occidentale e uno dal Nord America. Circa due terzi
dei partecipanti invitati provengono dal settore finanziario, dall'industria, dalle
università e dai media, e circa un terzo da governi o istituzioni politiche.
L'organizzazione LobbyControl scrisse per il meeting Bilderberg 2014 a
Copenhagen:
Per molti anni il settimanale “Die Zeit”, il secondo pilastro tradizionale della famiglia Bilderberg
in Germania, è stato rappresentato a fianco della Deutsche Bank e nel comitato direttivo delle
riunioni. Quest'anno Mathias Döpfner, amministratore delegato del gruppo di Axel Springer, era
presente invece che un rappresentante di Zeit. Secondo il giornalista Stefan Niggemeier, Die Zeit ha
definitivamente perso il suo posto al Bilderberg. In un articolo sul codice etico di Zeit scrisse nel
mese di marzo: “Tuttavia, si suppone che davvero la redazione sia sempre più consapevole delle
questioni di trasparenza e di distanza. Una conseguenza di ciò è che Zeit ha rinunciato al suo posto
nella famigerata conferenza di Bilderberg che aveva tenuto per molti decenni — ’irrevocabilmente',
come si dice. Questo posto sarà ora occupato dall'amministratore delegato di Springer, Mathias
Döpfner”. Il fatto che Die Zeit sia uscito è gratificante. Che Springer prenda il sopravvento, no.
Resta il fatto che i media in Germania non si coprono di gloria sul tema del Bilderberg. Abbiamo
bisogno di una pubblicità più critica e di articoli su queste conferenze. Perché incontri così segreti
e di alto livello giocano un ruolo importante nel promuovere prospettive comuni tra le élite. Essi
rappresentano il problema che alle strutture democratiche si sovrappongono rapporti informali e
non trasparenti.216

Lo studioso dei media, Uwe Krüger, ha intitolato uno dei pochi rapporti
pubblicati sul Bilderberg in Germania “Giornalisti di prima classe arruolati”
nel 2007. Krüger scrive:
La curiosità giornalistica o addirittura lo zelo di informare non si sente nei mezzi di comunicazione
tradizionali. Vi sono indicazioni che ciò non è casuale. Nel 1967 fu pubblicato in Inghilterra un
memorandum in cui il capo della Newspaper Proprietors Association, Cedi King, “ricordava” ai
suoi colleghi editori che “in nessun caso un articolo o una speculazione sul contenuto della
conferenza” doveva essere stampato al St. Johns College, a Cambridge (….) Quando l'attivista e
regista statunitense, Alex Jones, si recò a Ottawa nel 2006 per documentare la conferenza del
Bilderberg, fu trattenuto per 16 ore da funzionari canadesi dell'immigrazione all'aeroporto (…) Lo
scrittore spagnolo Daniel Estulin, autore di un libro sul Bilderberg, riferisce di un'interrogatorio di
dieci ore dei servizi segreti tedeschi all'aeroporto di Monaco di Baviera durante il suo viaggio
verso Rottach-Egern nel 2005. Anche il suo piccolo albergo a Rottach-Egern, dove trascorse la
notte successiva, era pieno di agenti dei servizi segreti.

Krüger continua:
Mentre alcuni giornalisti corrono a testa in giù dai bastioni di Bilderberg, altri sono seduti nel bel
mezzo dell'hotel a cinque stelle, in una stanza con capi di governo, ministri e consigli di
amministrazione. Sorgono domande: che cosa fanno quando non rilasciano dichiarazioni, quando
sono addirittura obbligati alla segretezza? Che dire della richiesta di Hajo Friedrich di mantenere
sempre una distanza critica e di non farsi notare, nemmeno per una buona causa? Il motto "Essere
presente ovunque, senza appartenervi” non vale per i giornalisti di Bilderberg? (….) Josef Joffe,
co-editor di Zeit, risponde all'intervista in una e-mail: “Mi dispiace, la riservatezza è concordata e
mantenuta”.

Ma non solo il controverso Josef Joffe, un litigioso guastafeste,217 era in


passato con quelli del Bilderberg allo stesso tavolo. Anche Theo Sommer, uno
dei capi di Zeit, così come i giornalisti Matthias Naß (Zeit) e Christoph
Bertram o l'editore Hubert Burda e il capo di Springer, Mathias Döpfner, non
avevano paura di frequentare quelli del Bilderberg.
Il sociologo dei media e pubblicista di Monaco, Rudolf Stumberger, ha
dichiarato a proposito della conferenza Bilderberg 2010 che non è
comprensibile “come i redattori responsabili del settimanale Die Zeit, ad
esempio, siano da molti anni in stretto rapporto con i membri del Bilderberg,
eppure, come tutti gli altri giornalisti partecipanti, non riferiscono mai
nemmeno una riga delle conferenze.”
È chiaro che importanti decisioni politiche o economiche vengono prese in
occasione delle conferenze del gruppo Bilderberg, alle quali le istituzioni
democratiche non sono affatto coinvolte o lo sono solo parzialmente. La
Trilateral Commission (un'altra organizzazione di lobby filoamericana)
menzionata in questo libro è stata fondata su consiglio di Rockefeller a una
conferenza del Bilderberg. Secondo l'imprenditore belga e presidente
onorario, Étienne Davignon, anche l'introduzione dell'euro risale a una
conferenza del Bilderberg.218 E secondo l'ex ambasciatore americano a
Berlino, John McGhee, le Conferenze Bilderberg hanno svolto un “ruolo
importante” nel dare forma al Trattato di Roma che istituisce la CEE.
Ma i membri del Bilderberg sono solo uno dei tanti circoli d'élite simili.
Nel libro “La Super Classe”, David Rothkopf*23 si è occupato dei circa 6.000
dirigenti attivi, a livello globale, provenienti da governi, società internazionali,
conglomerati finanziari e media che costituiscono l'élite del potere
internazionale che, in virtù del loro potere altamente concentrato, “detengono
sostanzialmente la chiave del pianeta”. La sua ricerca è caratterizzata dal fatto
che, in qualità di ex vice segretario di Stato per le relazioni commerciali
internazionali nell'amministrazione Clinton, aveva una visione di questi
circoli. Il suo resoconto mostra chiaramente che le Conferenze Bilderberg
sono soltanto uno dei tanti forum in cui si incontrano. David Rothkopf
sostiene che:
Mentre è molto improbabile che le persone che hanno accesso a queste istituzioni …facciano piani
segreti per conquistare il mondo, è molto probabile che abbiano interessi comuni. I loro obiettivi e,
in molti casi, le loro opinioni sul mondo e su come dovrebbe svilupparsi sono simili. Quando si
mettono tra loro in contatto non è per cospirare come gruppo, ma per espandere la propria potenza
attraverso alleanze vantaggiose.

L'esperto di media Uwe Krüger dice chiaramente che cosa pensa della
vicinanza di alcuni giornalisti ai membri del Bilderberg e della loro segretezza
sulle riunioni cospirative:
Ciò può essere spiegato da una combinazione di diversi fattori. Primo: fino a poco tempo fa, era
improbabile che la maggior parte dei giornalisti comuni avesse sentito parlare di Bilderberg. In
secondo luogo, i giornalisti di prima classe con buoni contatti nei circoli più alti possono averlo
saputo, ma probabilmente non considerano scandalose, ma normali, le riunioni d'élite riservate, e
non vogliono oltretutto mettere a rischio i loro contatti. Terzo: i giornalisti delle case editrici
Springer, Burda e Holtzbrinck vengono eliminati come gole profonde, perché Mathias Döpfner,
Hubert Burda e Matthias Naß (Die Zeit è pubblicato dalla casa editrice Holtzbrinck) sono membri
del Bilderberg e nessuno fa indagini contro il proprio datore di lavoro. Quarto: per una buona
storia hai bisogno di buone fonti. Nel caso di Bilderberg non ci sono buone fonti: tutti i
partecipanti hanno promesso di tacere, tutti i non partecipanti non sanno nulla di concreto.
Normativamente, tuttavia, Bilderberg dovrebbe essere più al centro dell'attenzione del pubblico.
Questo è il luogo da cui proviene il “soft power", ed è qui che le élite globali socializzano e si
collegano in rete.219

Potenti responsabili di decisioni politiche provenienti da tutto il mondo si


incontrano ogni anno con alcuni giornalisti selezionati e trascorrono tre giorni
a porte chiuse con loro. L'importanza di questi incontri per noi cittadini deriva
dal loro potere e dalle possibili decisioni e accordi presi in tali conferenze. Il
requisito della segretezza è un argomento contro il fatto che si tratta solo di
uno scambio di cortesie. Tutti i partecipanti sono persone della storia
contemporanea, verso le quali il pubblico ha il diritto legittimo di un interesse
personale. Non è chiaro perché le loro azioni continuano a essere
consapevolmente occultate.
Sono, quindi, gli incontri del Bilderberg un incontro dei “Maestri del
Universo” - i signori del mondo - come scrisse Asia Times? L'intellettuale
francese Thierry Meyssan, presidente e fondatore della conferenza “Réseau
Voltaire and the Axis for Peace”, si è occupato dei membri del Bilderberg e
della loro storia come nessun altro prima. Egli giunge a una conclusione
completamente diversa: i membri del Bilderberg sono un'organizzazione di
lobby sulla rotta della NATO, che dovrebbe influenzare l'opinione pubblica in
senso filoamericano.220 E lì, probabilmente, i giornalisti non avrebbero nulla
da cercare.
Note al capitolo 3: - La verità sotto copertura: i giornalisti di
prima classe in linea con le élite

1. http://www.zeit.de/2014/07/deutsche-aussenpolitik-
sicherheitskonferenz/komplettansicht
2. http://www.swp-berlin.org/de/projekte/neue-macht-neue-
verantwortung/mitwirkende.html
3. http://m.heise.de/tp/artikel/42/42401/
4. http://m.heise.de/tp/artikel/42/42401/
5. http://www.internet-law.de/2014/07/zeit-journalisten-
gehengerichtlich-gegen-das-zdf-und-die-anstalt-vor.html
6. http://www.zeit.de/2014/07/deutsche-aussenpolitik-
sicherheitskonferenz/komplettansicht
7. http://www.youtube.com/watch7v=NABdlPFvls
8. http://www.heise.de/tp/artikel/41/41841/1.html
9. Vedi per esempio questo estratto da una lettera di Joffes, che ha dato
ai suoi critici inviato a http://www.heise.de/tp/bild/41/41841/41841_1.html
10. http://www.stefan-niggemeier.de/blog/17162/die-zeit-erinnert-anti-
lanzpetition-an-anti-juden-kampagne-der-nazis/
11. http://www.internet-law.de/2014/07/zeit-journalisten-gehen-
gerichtlich-gegen-das-zdf-und-die-anstalt-vor.html
12. Recuperato il 2 agosto 2014 e citato dopo
http://europe.stanford.edu/people/josefjoffe/
13.
http://www.handelsblatt.com/meinung/presseschau/presseschaugoldman-
gottes-werk-und-bankers-beitrag/3302952.html. vedi anche la fonte
originale sotto http://blogs.reuters.com/felix-salmon/2009/11/12/goldman-
sachssnot-very-charitable-foundation/
14. http://www.bild.de/politik/inland/angela-merkel/zum-geburtstag-
von-angelamerkel-leser-malen-die-kanzlerin-36838114.bild.html
15. http://www.kn-online.de/Freizeit/KN-Forum-Wissen-2014/Prof.-
Dr.-BrigitteWit-zer-Die-Diktatur-der-Dummen
16. http://wirbt-fuer-bild.de/wer.html
17. http://www.boeckler.de/32365_35234.htm
18. http://www.spiegel.de/kultur/gesellschaft/a-921253.html
19. http://www.sprengsatz.de/?p=3644
20. Citato dopo http://link.springer.com/chapter/10.1007%2F978-3-531-
90536-5_7
21. Si veda ad esempio Bettina Wagner: “Bild - unabhängig •
überparteilich”. In: Oskar Niedermayer et al.: Die Bundestagswahl 2005:
Analysen des Wahlkampfes und der Wahlergebnisse, 2005, S. 145-170
22. vedi http://www.welt.de/print-wams/article129161/Angela-Merkels-
zweierleiWelten.html
23. Cfr. http://www.carta.info/73163/bild-studientrilogie-nicht-die-
ereignissebestim-men-die-berichterstattung-sondern-die-eigene-vorhersage/
24. http://www.stern.de/lifestyle/leute/kohl-hochzeit-mit-dem-bild-chef-
alstrauzeu-gen-620216.html
25. Cfr. http://www.rp-online.de/panorarma/bild-chefredakteur-
diekmann-undkolumnistin-kessler-verheiratet-aid-1.2048046
26. http://www.sueddeutsche.de/medien/bild-chef-kai-diekmann-bild-
dir-deine-macht-1.998172-11
27.
http://www.eurotopics.net/de/home/presseschau/archiv/magazin/politik-
verteiler-seite/frankreich-2008-07/artikel_scalbert/
28. Citato dopo SZ del 17 Mai 2010, Michael Kläsgen: Ein Netz von
Freunden, im Internet unter http://www.sueddeutsche.de/kultur/sarkozy-
und-die-medien-einnetz-von-freunden-1.805499
29. citato dopo http://www.sprengsatz.de/?p=2580
30. http://www.bild.de/politik/inland/wolfgang-bosbach/wolfgang-
bosbach-beiwer-wird-millionaer-wer-hat-eigentlich-merkels-handy-
nummer-36244074.bild.html
31. http://www.sueddeutsche.de/medien/bild-chef-kai-diekmann-bild-
dirdeine-macht-1.998172-2
32. https://www.djv.de/startseite/profil/der-djv/pressebereich-
download/pressemitteilungen/detail/article/unabhaengig-bleiben.html, vedi
anche http://www.heise.de/tp/artikel/42/42430/l.html
33. vedi anche http://www.sprengsatz.de/?p=2986
34. http://www.sprengsatz.de/?p=3437
35. http://www.sprengsatz.de/?p=3437
36. http://www.fr-online.de/politik/eigenwerbung-der-bundeswehr-
vertraegevorerst-nur-mit-springer, 1472596,7504662.html
37. http://www.sprengsatz.de/?p=4016
38. http://www.fr-online.de/politik/nach-dem-ruecktritt-guttenberg-
unddie-bild-zeitung,1472596,7504534.html
39. Zur Burschenschaft: http://www.franconia-muenster.de/
40. http://www.taz.de/1/archiv/archiv/?dig=2006/10/28/a0203
41. http://www.spiegel.de/unispiegel/studium/parteivorstand-hat-
gesprochenentwe-der-sozialdemokrat-oder-burschenschafter-a-408440.html
42. http://www.politik-kommunikation.de/ressorts/artikel/niemand-geht-
damithausieren
43. http://www.spiegel.de/spiegel/vorab/a-327652.html
44. http://www.deutsch-tuerkische-nachrichten.de/2014/05/502462/kai-
diekmann-erdogans-politica-leadering-tuerkei-in-one-instable-location/
45. http://www.faz.net/aktuell/politik/der-aufruf-zum-anruf-zu-
guttenberg-bildund-die-atlantik-bruecke-1593253.html
46. https://www.atlantik-bruecke.org/willkommen/analysen-und-
kommentare/ Qui, sopra la foto e gli articoli di Frankenberger, si legge:
“Qui troverete pubblicazioni attuali e interviste dell'ambiente Atlantik-
Brücke su temi transatlantici. Ho salvato degli screenshot.
47. http://www.atlantik-bruecke.org/service/dokumente/overtures-and-
finalesger-many-and-the-united-states.pdf
48. Vedere ad esempio http://www.heise.de/tp/artikel/41/41551/1.html
49. http://www.heise.de/tp/artikel/41/41551/1.html
50. http://www.heise.de/tp/artikel/41/41551/1.html
51.
http://www.dwdl.de/nachrichten/45406/tina_hassel_loest_deppendorf_im_h
auptstadtstudio_ab/
52. Ebenda
53. Vedi pagina 46 http://www.atlantik-
bruecke.Org/w/files/dokumente/120628_jahresbericht_2012.pdf
54. Cfr. ad esempio http://www.heise.de/tp/artikel/41/41551/1.html
55. http://www.atlantik-bruecke.org/stiftung/
56. http://www.ndr.de/fernsehen/sendungen/zapp/zapp7506.html und
etwa http://www.atlantik-
bruecke.org/w/files/dokumente/120628_jahresbericht_2012.pdf
57. Cfr. http://www.ndr.de/fernsehen/sendungen/zapp/zapp7506.html
58. La pagina originale http://www.atlantik-
bruecke.org/programme/mitgliederreisen-indie-usa/ è stata nel frattempo
cancellata, ma nell'archivio Internet con i dati con il Diashow richiamabile
all'indirizzo
https://web.archive.org/web/20140103013945/http://www.atlantik-
bruecke.org/programme/mitgliederreisen-in-die-usa/
59. Ebenda
60. http://de.wikipedia.org/wiki/Constanze_Stelzenm%C3%BCIIer
61. http://www.atlantik-
bruecke.Org/w/files/dokumente/120628_jahresbericht_2012.pdf
62. http://www.atlantik-bruecke.org/service/dokumente/where-thirst-
forknowledge-meets-food-for-thought.pdf
63. http://www.atlantik-bruecke.org/
64. Stiftung für Zukunftsfragen: Immer mehr Vereine - immer weniger
Mitglieder: Das Vereinswesen in Deutschland verändert sich, Forschung
Aktuell, 254, 35. Jg., 16. April 2014.
65. Si veda ad esempio http://www.google.de/url?
sa=tct=j=src=source=webd=3ca-
d=rja&uact=8&ved=0CDsQFjAC&url=http%3A%2F%2F%2Fwwww.trilat
erale.org%2F-download%2File%2FEU_list_10-11.pdf&ei=Rk-
RU7DQNeyr0gWjulDICA&usg=AFQjCN-
GRSoYc4od9QAcHDZWuE3DSx-4AoAoA&bvm=bv.68445247,d.d2k
66. http://www.atlantik-bruecke.org/ueber-uns/gremien/
67. Screenshot della pagina del 6 maggio 2014 su http://www.atlantik-
bruecke.org/about-us/bodies/bodies/
68. Ludger Kühnhardt: Atlantik-Brücke: Fünfzig Jahre deutsch-
amerikanische Partnerschaft, pagg. 11, 37 e 71; nel 1981 II Frankfurter ha
dedicato ampio spazio giornalistico all'Atlantik-Brücke. Alludendo al
sistema di società private diffuse negli USA, “che non devono decidere, ma
fanno comunque parte del contesto decisionale’’ e, quindi, formano
un'esperienza incredibilmente nuova in Germania, si è detto che “un purista
della democrazia potrebbe avere delle riserve su tali gruppi di co-
determinazione elitari”.
69. Citato da pag. 129 http://www.atlantik-
bruecke.org/w/files/dokumente/jb-0910-finale.pdf
70. Evento congiunto con l'Accademia federale per la politica di
sicurezza, vedi p. 98 su http://www.atlantik-
bruecke.org/service/dokumente/jahresbericht-deratlantik-bruecke-2006-
2007.pdf
71. https://www.atlantik-bruecke.org/willkommen/analysen-und-
kommentare/ Qui si dice, sopra la foto e gli articoli di Frankenberger “Qui
troverete pubblicazioni attuali e interviste su temi transatlantici
dall'ambiente dell'Atlantik-Brücke”. Ne ho salvato degli screenshot. Si veda
anche l'auto-presentazione di Frankenberger al Frankfurter su
http://www.faz.net/redaktion/klausdieter-frankenberger-11104551.html. Qui
questo collegamento non è menzionato per il lettore.
72. Si veda anche
http://www.phoenix.de/content/phoenix/bibliothek/442028
73. http://www.bild.de/politik/2010/schmidt/diskutierte-in-hamburg-
mitaltkanzler-schmidt-11791926.bild.html
74. Vedi questa intervista di Eveline Y. Metzen dal minuto 6.35 sul sito
http://www.tvb-video.de/video/iLyROoafzSjA.html
75. Citato da http://www.berliner-zeitung.de/archiv/ein-whos-who-der-
politik-undwirtschaft,10810590.9990036.html
76. Citato da https://www.atlantik-
bruecke.org/programme/preisverleihungen/vernon-a-walters-award/
77. Friederike Beck. The Guttenberg Dossier, p. 76
78. Si veda il libro di Ernst Langrock: “Der Drahtzieher. Vernon Walters
- Ein Geheimdienstgeneral des Kalten Krieges”.
79. http://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/2014/07/14/nato-
experteaus-sicht-der-usa-ist-deutschland-ein-besetztes-land/
80. http://archive-org.eom/page/1259165/2013-01-
29/http://www.atlantik-bruecke.org/programme/konferenzen-und-
expertengespraeche/expertengespraeche-mit-dem-us-european-
command/20-expertengespraech-mit-dem-us-europeancommand/
81. http://www.atlantik-
bruecke.org/programme/konferenzen/expertengesprae-che-mit-dem-us-
european-command/21-expertengespraech-mitdem-useucom/
82. http://www.neues-deutschland.de/artikel/940649.nato-bereitet-
manoever-inukraine-vor.html
83. Citato da Beckmann, Der geheime Krieg, ARD vom 28.11.2013,
00:51:10-00:52:10 unter http://mediathek.daserste.de/sendungen_a-
z/443668_beckmann/18361194_der-geheime-krieg
84. http://www.srf.ch/news/international/stelldichein-von-einstigen-
widersachern e http://www.srf.ch/player/radio/echo-der-zeit/audio/geheime-
liaison-zwischen-israel-und-saudi-arabien?id=944e8419-117f-471a-8030-
fb51130ccf5a
85. http://www.rp-online.de/politik/deutschland/telefonierte-cia-chef-
mit-kanzleramt-aid-1.4374517
86. Cfr. ad esempio http://www.voltairenet.org/article30085.html
87. Si chiama “membro del consiglio di amministrazione”, si veda ad
esempio http:// www.gmfus.org/?s=suzanne+woolsey
88. Uno screenshot della pagina del libro può essere trovato anche qui:
http://1.bp.blogspot.com/-gGV7k8rOgxo/UUh-
vBZ039l/AAAAAAAAAPA/hlohWIT48kk/sl600/Jutta+Ditfurth+USA.jpg
89. http://www.gruene.de/partei/urwahl/frage-5-atlantikbruecke.html
90. vedere ad esempio http://www.heise.de/tp/artikel/41/41551/Lhtml
91. http://www.gruene.de/partei/urwahl/frage-5-atlantikbruecke.html
92. http://www.youtube.com/watch?v=4wBK7mjBcqg
93. http://www.atlantik-bruecke.Org/w/files/dokumente/yl-history-
2011.pdf
94. Cfr. http://www.youtube.com/watch?v=4wBK7mjBcqg
95. http://www.atlantik-bruecke.Org/w/files/dokumente/yl-history-
2011.pdf
96. http://www.berliner-zeitung.de/archiv/ein-whos-who-der-politik-
undwirtschaft,10810590,9990036.html
97. Cfr. anche le relazioni annuali all'indirizzo: http://www.atlantik-
bruecke.org/service/dokumente/jahresbericht-der-atlantik-bruecke-2006-
2007.pdf und http://www.atlantik-
bruecke.org/service/dokumente/jahresbericht-2008-2009.pdf und
http://www.atlantikbruecke.org/w/files/dokumente/jb-0910-final.pdf und
http://www.atlantik-bruecke.org/w/files/dokumente/jahresbericht-
2010_2011-final.pdf und
http://www.atlantikbruecke.Org/w/files/dokumente/120628jahresbericht_20
12.pdf und https://www.atlantik-bruecke.org/service/dokumente/a-message-
to-the-people-of-the-unitedstates-of-america.pdf und https://www.atlantik-
bruecke.org/w/files/dokumente/conference-report-daylk-2007.pdf und
https://www.atlantik-bruecke.org/w/files/dokumente/yl-history-2011.pdf
und https://www.atlantik-bruecke.org/programme/konferenzen/deutsch-
amerikanische-konferenzen/konferenz-ab-acg/?pi-c=15&gal=gal_0
98. http://www.faz.net/redaktion/nikolas-busse-11104508.html
99. https://www.atlantik-bruecke.org/service/dokumente/a-message-to-
thepeople-of-the-united-states-of-america.pdf
100. Vedi anche https://www.atlantik-
bruecke.org/veroeffentlichungen/weitereveroeffentlichungen/a-message-
from-germany/
101. http://www.swp-berlin.org/de/projekte/neue-macht-neue-
verantwortung/mitwirkende.html
102. https://www.wsws.org/de/articles/2014/05/08/mili-m08.html
103. http://www.bmlv.gv.at/wissen-
forschung/publikationen/beitrag.php?id=63
104. Vedere ad esempio http://programm.ard.de/TV/Programm/Alle-
Sender/?sen-dung=287216448448290044 e
http://www.nationalstiftung.de/tagungen
105. Cfr. https://www.youtube.com/watch?v=A9QiOR-6bFQ
106. Dopotutto, le agenzie di stampa sono generalmente considerate
l'epitome della serietà. Ma cosa si dovrebbe pensare di un'agenzia se il suo
proprietario è la “Setta di Moon” che aspira al dominio del mondo?
L'agenzia di stampa United Press International (UPI), fondata nel 1907 e
fusa con il “New Service” di William Randolph Hearst nel 1958, è stata -
almeno in passato - una forte concorrente dell'agenzia di stampa Associated
Press (AP). 159 dipendenti a Washington, Londra, America Latina e Asia
riferiscono sugli sviluppi politici ed economici del mondo. Nel maggio
2000, UPI è stata acquisita da News World Communications Inc. Tuttavia,
questa è di proprietà della “Chiesa dell'unificazione" - meglio conosciuta in
Germania come la “Setta di Moon”. E non solo l'UPI, ma anche alcuni
rinomati giornali sono ora di proprietà di questa chiesa. UPI è un nome
tradizionale nel settore delle notizie. UPI ha molti clienti anche in
Germania. Da questo punto di vista, è spaventoso che anche nelle notizie
tedesche si possano includere i servizi di un'agenzia i cui proprietari, per gli
standard giornalistici, dovrebbero essere piuttosto evitati come la peste.
Tuttavia, molti giornalisti incorporano i rapporti delle agenzie nei “loro”
rapporti senza identificarli come tali. Come si può ancora scoprire se la
brillante idea di un giornalista non è stata fatta tramite la telescrivente
dell'UPI? Nell'anno 2011 il nome ufficiale della setta di Moon fondata da un
coreano in Germania, è stato cambiato in “Tongil-Gyo Unification
Movement”. 9,9 giornalisti di lingua tedesca su 100 non conoscono il
contesto dell'agenzia di stampa UPI né possono fare nulla con il nome
Tongil-Gyo. Questo piace ai sostenitori, che portano così la loro strana
visione del mondo alla gente.
107. http://www.taz.de/!114755/
108. Le foto si possono ancora trovare sul sito
http://www.bildblog.de/20427/kleine-bruecken-unter-freunden-2/
109. http://www.mediummagazin.de/archiv/2012-2/ausgabe-
092012/bela-andabildmann-und-sonne-fan/
110. Citato da http://www.berliner-zeitung.de/archiv/beate-lindemann-
setzt-sich-mitder-atlantik-bruecke-seit-jahrzehnten-fuer-die-deutsch-
amerikanische-freundschaftein-die-kontakte-reichen-bis-ins-weisse-haus,
10810590.10058202.html
111. https://www.atlantik-bruecke.org/ueber-
uns/gremien/vorstand/weiterevorstands-mitglieder/
112. http://meedia.de/2014/05/02/qualitaetsjournalismus-fehlanzeige-
journalistenals-lobbyisten/
113. http://www.nachdenkseiten.de/?p=17471
114. http://www.nachdenkseiten.de/?p=17471
115. http://www.nachdenkseiten.de/?p=17471
116. http://www.nachdenkseiten.de/?p=17471
117. cfr. anche http://www.nachdenkseiten.de/wp-print.php?p=21155
118. http://www.nachdenkseiten.de/wp-print.php?p=21155
119. Uwe Krüger, Meinungsmacht, pag. 126f.
120. http://www.bundestag.de/dokumente/lobbyliste/
121.
https://lobbypedia.de/wiki/Deutsche_Gesellschaft_f%C3%BCr_Ausw%C3
%A4rtige_Politik und http://www.tpnonline.org/organisation/cooperating-
institutions/
122. https://lobbypedia.de/wiki/Transatlantic_Policy_Network
123. Secondo le sue stesse dichiarazioni, la DGAP vuole plasmare
attivamente le opinioni in materia di politica estera a tutti i livelli. Quindi è
un'organizzazione di lobbying. Perché la DGAP scrive di sé: “Come
associazione privata, indipendente, apartitica e senza scopo di lucro, la
DGAP sostiene attivamente a tutti i livelli la formazione dell'opinione
pubblica in politica estera in Germania e fornisce consulenza politica”,
citato da “DGAP relazioni”, Markus Lux e Gereon Schuch, Das Carl
Friedrich Goerdeler-Kolleg della Fondazione Robert Bosch, Berlino
2008, prima pagina. Lo screenshot è a disposizione dell'autore; a mio
avviso, chiunque accompagni “attivamente” e non passivamente il processo
di formazione dell'opinione a tutti i livelli esercita una certa influenza ed è
un lobbista.
124.
https://dgap.org/de/gesellschaft/dgap_regional/dgapforum_frankfurt
125. http://www.steuben-
schurz.org/projekte/medienpreis/medienpreis1.htm
126. http://atlantische-initiative.org/ueber-uns/verein/
127. Cfr. anche i commenti al riguardo all'indirizzo
http://www.heise.de/tp/artikel/42/42430/1.html
128. http://www.bundestag.de/dokumente/lobbyliste/
129. Cfr. http://verlag.faz.net/unternehmen/ueber-uns/portraet/wissen-
fuer-klugekoepfe-portraet-der-f-a-z-11090906.html
130. Lo stesso Frankfurter Allgemeine Zeitung pubblicizza non solo
I’“indipendenza" ma anche la “qualità giornalistica”,
http://verlag.faz.net/unternehmen/ueber-uns/por-traet/wissen-fuer-
klugekoepfe-portraet-der-f-a-z-11090906.html
131. http://www.heise.de/tp/artikel/38/38515/1.html
132. http://www.heise.de/tp/artikel/38/38515/1.html
133. Uwe Krüger, Meinungsmacht, pagina 133.
134. http://www.message-online.com/archiv/message-1-
2013/leseproben/die-naehe-zur-macht/
135. http://archive.today/gysXX
136. Uwe Krüger, Meinungsmacht, pagina 131
137. http://www.bundestag.de/dokumente/lobbyliste/
138. http://www.bundestag.de/dokumente/lobbyliste/
139. http://archive.today/gysXX
140. http://www.bundestag.de/dokumente/lobbyliste/
141. http://atlantische-initiative.org/ueber-uns/verein/
142. http://www.iep-berlin.de/
143. http://www.iep-berlin.de/erweiterungundnachbarschaft.html
144. Cfr. ad esempio http://spiegelkabinett-
blog.blogspot.de/2012/10/ein-blick-in-den-berliner-lobbysumpf.html
145. http://atlantische-initiative.org/team/ e vedi anche
http://spiegelkabinettblog.blogspot.de/2012/10/ein-blick-in-den-berliner-
lobbysumpf.html. Qui dice, tra le altre cose: “L'agenzia Bohnen
Kallmorgen & Partner e l'Atlantic Initiative sono al centro dell'enorme rete
per mantenere il potere delle nostre élite. Bertelsmannstiftung,
Atlantikbrücke, Initiative Neue Soziale Marktwirtschaft, Goldman Sachs,
CDU Economic Council. ZDF, Bildzeitung, il Gruppo Springer, industria
dell'energia, industria degli armamenti, ovvero il mix di potere e ricchezza
personale uniti insieme”.
146. http://atlantische-initiative.org/team/
147. Studie von LobbyControl zur Schöpfung einer Lobbyagentur
NTSA, S. 12, unter https://www.lobbycontrol.de/download/NTSA-
Dossier.pdf
148. http://atlantische-initiative.org/team/
149. "Die Non Toxic Solar Alliance - die Schöpfung einer
Lobbyagentur, LobbyControl", pagina 4, all'indirizzo
https://www.lobbycontrol.de/download/NTSADossier.pdf
150. Va espressamente precisato che si tratta delle redazioni dei giornali
e non dei giornalisti sopra citati intesi in persona, l'articolo tratto da Saldo
può essere trovato sotto l'indirizzo
https://www.saldo.ch/artikel/d/journalisten-im-dienst-von-pr-agenturen/
151. https://www.lobbycontrol.de/2011/07/pr-rat-mahnt-lobbyagentur-
hinter-der-non-toxic-solar-alliance/
152. https://www.lobbycontrol.de/2011/07/pr-rat-mahnt-lobbyagentur-
hinter-der-non-toxic-solar-alliance/ und http://www.google.de/url?
sa=t&rct=j&q=&esrc=s&-source-
web&cd=3&cad=rja&uact=8&ved=0CDEQFjAC&url=https%3A%2F%2Fsiteproxy.ruqli.workers.dev%3A443%2Fhttp%2Fd
rpr-online.de%2Fwp-
content%2Fuploads%2F2013%2F08%2FNTSA_BKP_Ratsbe-
schluss_110728.pdf&ei=PHbKU4yZ08v07AbJwlCYBA&usg=AFQjCNEV
7HubdElW-9bEH8jBsOf_vCBr-wg&bvm=bv.71198958,d.bGE
153. http://atlantische-initiative.org/ueber-uns/verein/
154. http://www.nachdenkseiten.de/wp-print.php?p=21155
155. http://www.nachdenkseiten.de/wp-print.php?p=21155
156. citato da http://medienblog.blog.nzz.ch/2014/05/02/rebellion-unter-
den-lesern/
157. citato da http://www.sueddeutsche.de/politik/propaganda-aus-
russland-putinstrolle.1.1997470
158. Uwe Krüger, Meinungsmacht, ma anche: “Tendenziöse
Attributierung in deutschen Printmedien: Putin vs. Obama - eine
linguistische Analyse”, BachelorArbeit vorgelegt von Mirjam Zwingli,
Hochschule für angewandte Sprachen, Fachhochschule des Sprachen &
Dolmetscher Instituts München, 2012
159. http://www.heise.de/tp/artikel/20/20052/Lhtml
160.
http://www.hintergrund.de/2007080165/hintergrund/medien/mission-
desinformation.html
161. http://www.zerohedge.com/news/2014-07-14/new-snowden-docs-
britishspies-man-pulate-polls-and-pageview-counts-censor-videos-the und
https://firstlook.org/theintercept/2014/07/14/manipulating-online-polls-
ways-british-spies-seekcontrol-internet/
162. http://bazonline.ch/digital/internet/Der-Servicekatalog-des-
britischenGeheimdien-stes/story/29902489
163. http://www.washingtonsblog.com/2014/07/pentagon-admits-
spendingmillions-study-manipulate-social-media-users.html
164. http://www.washingtonsblog.com/2014/02/secret-playbook-social-
mediacensors.html
165. http://www.washingtonsblog.com/2014/06/spying-different-
time.html
166. http://info.kopp-verlag.de/hintergruende/deutschland/andreas-vonr-
tyi/trilaterale-kommission-hauptversammlung-dieses-jahr-in-
deutschland.html
167. http://juergenelsaesser.wordpress.com/2009/05/21/bilderberger-
undtrilaterale-kommission/
168. http://rt.com/news/europe-debt-crisis-takeover-215/
169. Uwe Krüger, Meinungsmacht, pag. 148f.
170. http://juergenelsaesser.wordpress.com/2009/05/21/bilderberger-
undtrilaterale-kommission/
171. http://www.zeit.de/1977/45/heimliche-herrscher-des-westens
172. Foto all'indirizzo: https://compact-online.de/bilderberger-und-
trilaterale/
173. http://www.reuters.com/article/2010/05/17/us-eurozone-budgets-
analysisidU-STRE64G12W20100517
174. https://lobbypedia.de/wiki/Trilaterale_Kommission
175. http://www.trilateral.org/download/file/TC_list_12-13(3).pdf
176. http://www.faz.net/redaktion/klaus-dieter-frankenberger-
11104551.html
177. http://www.trilateral.org/download/file/TC_list_12-13(3).pdf
178. Si veda l'articolo del Frankfurter Allgemeine Zeitung “Welt in
Unruhe” all'indirizzo http://fazarchiv.faz.net/?
q=frankenberger+trilaterale+kommission+2013&sear-
chJn=q&timePeriod=timeFilter&timeFilter=&DT_from=&DT_to=&KO=&
crxdefs=&N-
N=&CO=&CN=&BC=&submitSearch=Suchen&sext=0&maxHits=&sortin
g=&toggle-Filter=&dosearch=new#hitlist
179. http://www.newstatesman.com/economics/economics/2014/04/ns-
profilegeor-ge-soros
180. http://www.newstatesman.com/economics/economics/2014/04/ns-
profilegeorge-soros
181. https://www.freitag.de/autoren/soenke-paulsen/die-soros-maschine
182. http://www.berliner-zeitung.de/politik/bulgarien--uns-geht-es-um-
echtedemokra-tie-,10808018,23826154.html und http://www.fr-
online.de/politik/bulgarien-proteste-bulgarische-
mutbuerger,1472596,23816396.html
183. http://www.ecfr.eu/content/experts und
http://ecfr.eu/content/staff/dimitar_bechev/; das ECFR nennt ihn auf der
Homepage: »Head of Sofia Office, SeniorPolicy Fellow«
184. Vedere per esempio http://nsnbc.me/2013/10/29/atlantic-council-
energy-sum-mit-inistanbul-and-regional-balkanization/
185. http://www.zeit.de/politik/2011-04/gericht-kanzleramt-essen-
ackermann; Schirrmacher sagt »Ich war dabei«.
186. http://www.spiegel.de/spiegel/print/d-8924245.html
187. http://www.spiegel.de/spiegel/print/d-8924245.html
188. http://www.spiegel.de/spiegel/prmt/d-8924245.html
189. Si veda a pag. 11 del Sinclair-Haus-Gespräche, hrsg. Von der
Herbert-QuandtStiftung, Thema: Gesellschaft ohne Zukunft?, Bad
Homburg, November 2004
190. http://www.merkur-blog.de/2013/02/sorgfaltspflichten-wenn-
frankschirrmacher-einen-bestseller-schreibt/
191. http://www.wiwo.de/politik/deutschland/bettina-roehl-direkt-
schirrmacherzwi-sehen-infantilitaet-und-groessenwahn/7840200.html
192. http://www.taz.de/1/archiv/?dig=2006/06/24/a0014
193. https://www.elitenetzwerk.bayern.de/elitenetzwerk-
home/aktuelles/meldungen/2013/november-2013/enbforum5/
194. https://www.business-rhein-neckar.de/portal/fep/de/dt.jsp?
setCursor=1_434427&cursorPath=%7C434427%7C444798
195. Vedi
http://www.mittelbayerische.de/region/regensburg/regensburg/artikel/45-
minuten-bei-den-thurn-und-taxis/983218/45-minuten-bei-den-thurn-und-
taxis.html
196. http://www.welt.de/print-welt/article663344/20-Millionen-Mark-
sind-nurrelativ-viel.html
197. Fonte originale http://kress.de/ und auch hier zu finden:
http://www.indiskretion-ehrensache.de/2005/09/armer-alexander-von-
schoenburg/
198. Citato da Stephan Weichert, Christian Zabel, Die Alpha-
Journalisten, S. 25
199. http://www.stefan-niggemeier.de/blog/11657/armer-thomas-
knuwer/
200. http://www.bildblog.de/2525/alexander-von-tuten-und-blasen/
201. http://www.bild.de/leute/star-news/leute/royal-kolumne-
schoenburg-3347564.bild.html
202.
http://diepresse.com/home/techscience/internet/350508/Queenveroffentlicht
-Weihnachtsansprache-auf-YouTube und
http://www.managermagazin.de/unternehmen/it/a-525227.html
203. http://www.bild.de/leute/2007/leute/otto-adel-kaiser-
2059128.bild.html
204. http://www.bild.de/unterhaltung/kultur/frank-schirrmacher/von-
diesem-buch-bekommt-man-muskelkater-im-gehirn-29221524.bild.html
205. http://www.taz.de/l/archiv/?dig=2005/04/11/a0162
206. http://www.bild.de/unterhaltung/royals/letizia-von-spanien/kann-
letiziakoenigin-36248272.bild.html
207. http://www.bild.de/news/inland/arjen-robben/warum-polen-
undhollaender-besser-fluchen-36523934.bild.html
208. http://www.taz.de/l/archiv/?dig=2005/04/11/a0162
209. http://meedia.de/2013/04/12/spiegel-wohin-segelt-muller-v-
blumencron/
210. http://www.bild.de/geld/wirtschaft/gruner-jahr/steife-brise-
inhamburgs-blaet-terwald-29951972.bild.html
211. http://www.pop-zeitschrift.de/2014/05/09/ironie-und-product-
placement-in-tristesse-royalevon-sonja-lesniak9-5-2014/ und
http://www.wienerzeitung.at/nachrichten/archiv/66005_Ein-Dandy-sucht-
sich-vergebens-selbst.html
212. Vedi http://diepresse.com/home/leben/mensch/royal/3848885/Juan-
Carlos-Aer-germit-der-Justiz?_vl_backlink=/home/index.do
213. Vedi http://www.bild.de/news/inland/interview/mit-dem-preussen-
koenigfriedrich-dem-grossen-22221908.bild.html
214. Vedi http://search.wikileaks.org/?q=bilderberg
215. http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/EE22Ak03.html
216. https://www.lobbycontrol.de/2014/06/bilderberg-2014-eliten-
untersich/
217. http://meedia.de/2014/07/29/einstweilige-verfuegung-gegen-
dieanstalt-zdf-wehrt-sich-gegen-zeit-journalisten-joffe-und-bittner/
218. http://www.fr-online.de/politik/bilderberg-konferenz-geheimes-
treffen-derelite, 1472596,4471506.html
219. http://www.heise.de/tp/artikel/34/34928/1.html
220. http://www.voltairenet.org/articlel71339.html
Capitolo 4 - Comprati un giornalista - L'informazione viscida

Tutte le persone menzionate per nome in questo libro negano una vicinanza
appiccicosa e soffice alle organizzazioni d'élite. Negano anche di essere
lobbisti. Essi negano anche di essere “corrotti"dalla loro vicinanza all'élite.
E negano di aver perso il morso giornalistico come giornalisti vicini ai
suddetti gruppi. Essi negano che la vicinanza descritta si ripercuota sui
loro articoli.
Hasso Mansfeld, un consulente di pubbliche relazioni tedesco,
pubblicizza sulla sua homepage: “Completiamo il vostro lavoro con i media
al più alto livello - organizzando interviste, collocando articoli di grandi
firme…”.1 Mansfeld, originariamente un giardiniere diplomato2 ,
probabilmente non organizza interviste gratuite. E non è l'unico. Quindi ci
sono molti giornalisti e consulenti di pubbliche relazioni che, ovviamente,
pensano sia “normale” quando il servizio giornalistico che ci viene
presentato nei media, osservando attentamente, sembra in qualche modo
comprato per una terza parte neutrale. Per me, la frase della homepage di
Mansfeld, disponibile anche presso altre agenzie di pubbliche relazioni, ha
lo stesso effetto della richiesta: “Comprati un giornalista!” Come vedremo
ancora, ci sono molti Mansfelds che vogliono riempire noi cittadini di
pubbliche relazioni sofficemente viscide. E ovviamente ci sono anche più
giornalisti disposti a partecipare. O mettere a disposizione un palcoscenico
a queste persone di pubbliche relazioni. Perché dal punto di vista del
cittadino medio, i giornalisti dovrebbero girare al largo dalle agenzie di
pubbliche relazioni, che hanno scritto sui loro opuscoli “mediazione di
interviste”. Quando un semplice giornalista3 come Stefan Laurin, che scrive
per Welt am Sonntag, per Cicero e anche per il blog Ruhrbarone,4 in
difficoltà finanziaria, scrive un'intervista a Hasso Mansfeld sul futuro dei
media nell'estate del 2014, fa il gioco delle pubbliche relazioni e migliora la
sua agenzia in questo modo, allora come cittadino vigile bisogna
semplicemente stare attenti. Ma si può sostanzialmente dimenticarlo perché
non è importante. Diventa davvero devastante solo quando i mezzi di
comunicazione prestigiosi e influenti si lasciano strumentalizzare, quando la
politica, l'alta finanza e i gestori delle emittenti pubbliche e dei nostri
rinomati giornali fanno pubbliche relazioni.

Due terzi dei giornalisti sono corrotti

In passato, Axel Springer non solo pagava ai suoi redattori buoni stipendi,
ma dava loro anche regali per Natale: oltre al bonus natalizio, ogni redattore
riceveva anche un regalo (un televisore o simili) e una grande scatola di
prelibatezze dal negozio di gastronomia Michelsen di Amburgo. E per
l'anniversario c’era una moneta d'oro per tutti i dipendenti. Cosa avevano
dovuto fare i giornalisti per ricevere questi doni? Un esempio: nel febbraio
del 1983, il Bild am Sonntag iniziò una sporca campagna contro l'allora
candidato della SPD per il cancellierato Hans-Jochen Vogel.
Il giornale “rivelò” a pagina 1 il “passato nazista del candidato
Cancelliere Dr. Vogel”. Era un “ex commissario per la cultura sotto il
nazismo”. Si scoprì rapidamente che il presunto passato nazista del politico
della SPD consisteva nell'essere stato a 16 anni capo della Gioventù
Hitleriana. La cosiddetta rivelazione era controllata direttamente dall'ufficio
di Axel Springer a Berlino. Qualche giornalista, di cui Axel Springer era
molto soddisfatto, ottenne anche una chiave per una macchina nuova. Oggi
i tempi sono finiti. Oggi molti giornalisti e le loro case editrici lottano per la
nuda sopravvivenza. Oggi, tutti i confini sono confusi.
Il Tribunale federale tedesco ha chiarito questo punto in una decisione
del 2014: I servizi giornalistici acquistati devono essere contrassegnati in
modo chiaro e inequivocabile con la parola “annuncio” ed essere
formalmente distinguibili per il lettore.6 In realtà, tuttavia, non è così. Nel
2014, la rivista commerciale brand eins ha scritto a lettere cubitali sul titolo
l'argomento del giorno: “Compralo, stronzo!”.7 I giornalisti discutono fino a
che punto è lecito farsi comprare come redazione.8 E continuano. A volte i
“Dossier” e gli “Speciali” sono piuttosto audaci. Prendiamo ad esempio
Capital nel gennaio del 2014. Il tema: “Il vostro piano di previdenza
personale”. L'unico cliente pubblicitario: il Gruppo ERGO Insurance. Ecco
i motivi: “Garanzia di pensione ERGO” e “Vi consigliamo”. L'obiettivo:
conquistare clienti. Davvero sgradevole.
Secondo le indicazioni degli esperti, Wolfram Weimer, il mio collega
del Frankfurter Allgemeine Zeitung dal 1990 al 1998, oggi padroneggia in
modo perfettamente ovvio l'attività con l'informazione comprata. Nel 2012
ha fondato il Weimer Media Group e pubblica periodici commerciali.9 Uno
di queste si chiama Börse am Sonntag (La Borsa Valori della Domenica).
Qui troverete “i commenti dei clienti”. Thomas Levermann scrive cose
spiacevoli sul mio ex collega del Frankfurter e sul suo prodotto Börse am
Sonntag, dove si può leggere:
…. i "commenti dei clienti” del periodico di Wolfram Weimer “Börse am Sonntag”. Questi si
distinguono per le interviste particolarmente critiche. Citazione: "BaS: ActivTrades è uno dei
mediatori CFD*24 di successo. Cosa sono, secondo lei, le ragioni più importanti per la forte
crescita di un'azienda?”. Questo funziona in tre modi: in primo luogo, per trovare tali ragioni i
commenti sono pagati direttamente (altro esempio dalla Börse am Sonntag qui10 ), ma non
contrassegnati, quindi il numero è molto difficile. In secondo luogo, i commenti sono pagati
indirettamente, perché nell'identico o prossimo numero si trova un annuncio (Ci dispiace, Börse
am Sonntag, torna di nuovo11 utilizzando l'esempio di Wikifolio) o, in terzo luogo, il commento
non è segnalato come annuncio”, ma come “in collaborazione con”.

Forse tutto questo è anche formalmente e legalmente in regola - dal mio


punto di vista non è certamente eticamente pulito.
Markus Wiegand, caporedattore di Wirtschaftsjournalist, ha avuto
esperienze negative con il giornalista di prima classe Wolfram Weimer.
Scrive a proposito dell'autorizzazione di un'intervista a Weimer nel 2014
per Wirtschaftsjournalist:
La conversazione con l'editore e giornalista di lunga data Wolfram Weimer in un ristorante nel
giardino inglese di Monaco di Baviera fu alquanto normale. (…) Tuttavia, l'autorizzazione
successiva fu più laboriosa di quanto non lo sia mai stata prima. Weimer estese la
conversazione di un terzo (…), relativizzò diverse affermazioni e affinò molte formulazioni con
l'ambizione delle proprie pubbliche relazioni. Fu tutto difficile, al limite di ciò che era
accettabile. Il premiato giornalista andò oltre, però, quando diede una mano alle esatte
domande poste durante l'intervista. Domanda originale: “Nell'ultimo posto di lavoro (la rivista
Focus) lei ha fallito pubblicamente. È stato forse il passaggio a editore la causa di questo
fallimento? Domanda dopo l'autorizzazione di Weimer: “Nel suo ultimo posto di lavoro,
“Focus”, le cose non sono andate come al solito. Anche il suo passaggio al ruolo di editore è
legato a questo? Weimer non voleva più rispondere alle domande nella versione stampata,
perché le scelte del suo editore “trapelassero” appena e che non si creasse l'impressione
dall'esterno di essere ormai uno “di terza serie”. Weimer trovò questi passaggi “oltraggiosi fino
all'umiliazione” e li cambiò. Non volevo accettare di nuovo questa situazione.12

Le aziende del settore dei media e i loro dipendenti sono principalmente


aziende con interessi commerciali. Per dirla in parole povere: hanno
l'obiettivo di massimizzazione del profitto. L'obiettivo degli editori e dei
giornalisti è quello di guadagnare. E l'interesse a fare soldi, come ovunque,
ha un'influenza significativa sugli affari. Chiunque sostenga che i giornalisti
e gli editori sono samaritani misericordiosi, che s’impegnano
principalmente per il bene comune e la verità pura, mente a se stesso.
Inoltre, non capisce perché i giornalisti sono sempre più disponibili a
vendersi in un momento che sta diventando sempre più difficile dal punto di
vista finanziario per il settore.
I funzionari che accettano pochi euro sono considerati corruttibili e
saranno perseguiti e licenziati. Per i giornalisti, invece, la corruzione è
ovvia e fa parte del buon tono. Perché più un giornalista si fa corrompere,
maggiori sono le sue possibilità di avanzamento. Chiunque sia disposto a
osannare tra la gente gli slogan dei dipartimenti di marketing dei politici o
delle aziende come presunte “notizie”, può diventare un portavoce del
governo o dell'azienda. Conosceremo molti altri esempi di giornalisti
corrotti.
Due giornalisti su tre nei paesi di lingua tedesca sono corrotti - e lo
trovano del tutto normale. Su 45.000 dipendenti fissi e altri 40.000
giornalisti freelance, circa 73.000 approfittano regolarmente di sconti per la
stampa. In poche parole: rivendicano vantaggi per se stessi. Un'altra cifra
verificabile: il 74% di tutti i giornalisti tedeschi è disposto a farsi
comprare.13 Sulla pagina iniziale di un importante portale giornalistico
tedesco, i visitatori sono accolti con le parole: “Fino al 50% di sconti per la
stampa: il più grande database di sconti per la stampa su Internet aiuta i
giornalisti a risparmiare denaro. Più di 1700 sconti per la stampa dai
biglietti aerei, alle attrezzature per il fitness, macchine da caffè, orsacchiotti
e fino ai lubrificanti garantiscono la trasparenza del mercato. Insieme ai
10.000 consigli dei colleghi, la più grande banca dati tedesca di sconti per la
stampa offre i migliori consigli per tutte le condizioni”.14
I giornalisti chiedono attivamente ed energicamente tali sconti alle
aziende. Dominik Stawski ha scritto la sua tesi di diploma su questo
argomento e ottiene risultati sorprendenti.15 Ha detto, per esempio: “Sono
rimasto sbalordito dalle descrizioni delle aziende. Alcuni portavoce della
stampa hanno detto che i giornalisti li hanno messi sotto pressione per
ottenere uno sconto. Si arriva al punto di minacciare di scrivere articoli
negativi”.16
L'Unione Europea paga i giornalisti, ad esempio, per assicurarsi che
diano notizie positive su Bruxelles. Finora, solo i giornalisti tedeschi hanno
ricevuto segretamente quasi un milione di euro.17 Hanno anche firmato una
lettera di impegno in cui si afferma, tra l'altro: “Vi assicuro che non
danneggerò l'immagine dell'Unione europea, le sue politiche e le sue
istituzioni, o direttamente o indirettamente”. In parole povere, la
segnalazione critica non è auspicabile. E i giornalisti scrivono fedeli alla
linea. Naturalmente a pagamento. Viviamo in un grande teatro. Lo
spettacolo che si recita si chiama “democrazia”. E, come possiamo vedere,
la “libertà di stampa” in questo teatro è solo un'illusione ben recitata.
Non si tratta solo di pagare. Ogni settimana ricevo posta elettronica da
agenzie di pubbliche relazioni che collegano in modo discreto e poco
appariscente giornalisti e dipartimenti di pubbliche relazioni. Non è
proibito, ma lo trovo moralmente sbagliato. Non rispondo mai, quindi non
dovrei essere reperibile in una banca dati di questo tipo. Perché non lo
faccio? Il lettore non saprebbe quale agenzia di pubbliche relazioni mi
“sostiene” con i miei articoli. Affinché il lettore possa farsi un'idea di tali
proposte, citerò semplicemente una tipica mail che ho ricevuto nel luglio
2014:
Oggetto: Richiesta di inclusione nella banca dati dei giornalisti della Cision Journalists
Database

Signore e Signori,
Il mio nome è … e lavoro come media researcher nel reparto editoriale di Cision Germany
GmbH, fornitore leader di servizi per l'industria delle pubbliche relazioni. Stiamo ampliando il
nostro database dei giornalisti nei settori dell'informazione quotidiana e della salute e
vorremmo accettare i membri della redazione (ecc. ecc.).
L'obiettivo della nostra banca dati è quello di stabilire un dialogo su argomenti specifici e di
scambio di informazioni tra rappresentanti dei media e professionisti delle pubbliche relazioni
su cosa è specificamente adatto ai settori tematici dei media, ai giornalisti e ai blogger. Dai
nostri clienti - agenzie di pubbliche relazioni, così come piccole e grandi aziende - si potrebbero
ricevere i comunicati stampa, gli inviti ad eventi stampa e ulteriori informazioni sulla sua area
giornalistica.
Naturalmente, l'iscrizione è gratuita e le garantiamo che i dati non saranno resi
pubblicamente accessibili in alcun modo. (…..) Grazie mille. Il vostro sinceramente, (…..)
Ricercatore dei media DACH, CISION Germany GmbH, Hanauer Landstraße 287-289, 60314
Francoforte sul Meno, Germania

Se uno è in tali banche dati, quindi anche le mie precedenti esperienze,


allora si ricevono molti inviti graditissimi. Sei corteggiato come giornalista.
E ad un certo punto non ti accorgerai nemmeno di quanto sei stato
abilmente manipolato.

Piacevoli favori: come rendere i media compatibili

Sempre più spesso il denaro non ha alcun ruolo quando i giornalisti devono
essere comprati. Una trentina di giornalisti automobilistici tedeschi si sono
recati ai Giochi Olimpici di Pechino per quattro giorni su invito della
Volkswagen nel 2008 - ricevendo fino a 25.000 euro a persona. Dal mio
punto di vista, l'obiettivo della ditta era la corruzione. “Per garantire una
copertura mediatica positiva”, giornalisti selezionati dovevano essere
invitati ai Giochi Olimpici di Pechino in agosto, aveva spiegato un addetto
alle pubbliche relazioni della casa automobilistica alla verifica fiscale
interna nel luglio 2008. I giochi sono stati sponsorizzati dalla Volkswagen e
i giornalisti avrebbero dovuto rendergli il dovuto tributo. L'allora
vicedirettore capo della rivista Autozeitung, Walter Eschment, si lasciò
corrompere così. Mentre era a Pechino, disse in seguito sulle pubblicazioni
del settore: “Penso che sia estremamente stupido fare ricerche incrociate tra
i giornalisti”. Erano presenti anche il responsabile del reparto Auto di
Springer-Blatt Welt, Stefan Anker e, con sorpresa, un dipendente del
Frankfurter Allgemeine Zeitung.18
Queste notizie comprate si trovano soprattutto dove il cittadino non se
lo aspetta di certo: nei media più rinomati. E i più importanti di loro sono
considerati rispettati quotidiani come il Frankfurter Allgemeine Zeitung.
L'autore di questo libro ha lavorato a lungo per il Frankfurter. Parte dei suoi
viaggi di servizio, che ha dovuto adempiere per conto dei vari settori del
giornale, erano inviti di viaggio pagati da aziende, governi e parti coinvolte
in guerre civili. Presso la sede centrale di Francoforte mi è stato suggerito,
come giornalista all'epoca del Frankfurter, che era ovvio accettare viaggi su
invito a pagamento, per esempio, e poi comporre inni di lode per l'invitante.
In retrospettiva, nei miei 17 anni di servizio al Frankfurter, tali metodi
dubbi facevano parte della vita quotidiana. L'ho sperimentato allo stesso
modo con molti colleghi. Niente sembra essere cambiato da quando me ne
sono andato. Nel 2012, ad esempio, ci fu questo titolo di Focus: “Il
Frankfurter ha accettato un viaggio costoso da Thyssen-Krupp”. Il rapporto
afferma: “Il gruppo siderurgico ThyssenKrupp ha evidentemente invitato i
giornalisti a viaggi di lusso con un ricco programma per il tempo libero.
Imbarazzante, imbarazzante: fu invitato anche il famoso Frankfurter - poco
dopo apparve un articolo benevolente”. 19 Di conseguenza, l'editore del
Frankfurter volato con il jet aziendale ThyssenKrupp da Düsseldorf a
Monaco di Baviera, per poi proseguire nella prima classe Lufthansa fino a
Pechino. Lì il giornalista fu alloggiato in hotel a 5 stelle a spese della
ThyssenKrupp. Il costo del viaggio, a carico della ThyssenKrupp fu
presumibilmente attorno a 15.000 euro. Deutschlandfunk aveva poi riferito
che l'obiettivo non era solo quello di ottenere un articolo di cortesia nel
Frankfurter, ma di legare permanentemente il giornalista all'azienda e
renderlo compatibile. In un servizio della radio Deutschlandfunk, il
giornalista di fama mondiale, Jörg Eigendorf, è citato dalla ThyssenKrupp
come segue: “Onestamente non è in discussione il servizio giornalistico.
Non è questo che conta. Si tratta di creare una stretta connessione, creare
accessibilità e far salire i giornalisti su una barca da cui non possano più
uscire da soli. Qui si creano determinate dipendenze e si mette anche il
giornalista in una posizione che gli rende difficile agire in modo spiacevole
in seguito e raccontare in modo spiacevole”.20
Il Frankfurter ha poi annunciato di aver trovato tutto questo
completamente normale. Ha quindi dichiarato che l'autonomia del giornale
era garantita, indipendentemente dal fatto che i redattori accettassero o
meno gli inviti.21 Questa affermazione non mi ha sorpreso. Dopo tutto, non
ho fatto esperienze diverse in casa Frankfurter. Avevo fatto uno dei miei
primi viaggi all'estero per conto di quel giornale negli anni '80, in Namibia
e Sudafrica - finanziato dal regime dell'apartheid dell'epoca. Uno dei
successivi viaggi di lusso in Africa del sud, per conto della redazione
politica del Frankfurter, fu finanziato dalla South African Gold Industry
Association; quindi si andava a brevi intervalli di tempo.
Anche il dittatore iracheno Saddam Hussein aveva invitato il
Frankfurter nell'estate del 1988 e mi aveva inviato come reporter pro-Iraq
sul campo di battaglia al confine iracheno-iraniano, esattamente dove, nel
luglio 1988, gli iraniani erano stati gasati con gas velenosi tedeschi. Voglio
dire: dai viaggi di lusso in hotel a 5 stelle fino alla uccisione col gas sul
campo di battaglia, gli inviti pagati, che i miei superiori accettavano senza
scrupoli, erano sufficienti a schierarsi. Proprio per questo alcuni lettori non
dubitavano che gli inviti servivano effettivamente a ispezionare un'azione di
gassazione su un campo di battaglia: non si può andare lì solo come turista.
Queste sono zone di guerra. Si trattava quindi di inviti ben organizzati.
I professionisti dei media sono ovviamente una popolazione
particolarmente avida. Il vantaggio monetario sembra essere parte
integrante del proprio pensiero. Un dipendente della Daimler-Chrysler
riferisce: “Quando diamo a un giornalista un'auto di prova a disposizione
per un mese, si lamenta addirittura del fatto che non può guidarla in prova
nemmeno per sei mesi”.22 I giornalisti eccitati dall'avarizia ne approfittano
volentieri.
“Un giornalista automobilistico dovrebbe essere stupido a comprare
un'auto” — così uno studio di Transparency Deutschland cita l'avvocato di
Franz Danner, ex direttore marketing di Mazda.23 Il suo lavoro fornisce
profonde indagini sul lavoro di condizionamento di un'azienda
automobilistica destinato ai giornalisti. Nel giornalismo automobilistico è
consuetudine ordinare sempre nuove vetture di prova. Danner aveva in
parte assegnato i veicoli ai giornalisti come vetture di prova fino al
prossimo cambio di modello. Secondo lo studio, le presentazioni di nuovi
modelli erano spesso l'unica “facciata per viaggi di lusso in luoghi
incantevoli”. Ad esempio, aveva organizzato delle prove di guida a Vienna.
I giornalisti partecipanti avevano immediatamente ricevuto i biglietti per il
Ballo dell'Opera di Vienna e un frack su misura. Nel 2013, Danner si è
presentato alla 6a Camera Penale del Tribunale Regionale di Colonia a
causa di una grave infedeltà. Si dice che, non solo abbia corrotto molti
giornalisti, ma anche che abbia frodato la Mazda per un totale di 41 milioni
di euro.24 Nel processo, ha dichiarato candidamente come una casa
automobilistica si comporta coi giornalisti. Questo si chiama “Gestione del
paesaggio mediatico”. Il Berliner Zeitung riporta come si presenta questa
influenza mediatica.25 “Era compito mio”, ha detto Danner, “assicurare che
fossero scritti e trasmessi rapporti il più possibile positivi sulle auto. E
questo significava in dettaglio:26
Secondo Danner, c'è una formula relativamente semplice per “mettere i giornalisti
automobilistici nel giusto stato d'animo”. “Super destinazione, super hotel, super servizio,
super regali”, dice l'esperto di pubbliche relazioni. Una casa automobilistica tedesca, ad
esempio, una volta aveva invitato a una presentazione di un'auto nuova in Sardegna. Poi un jet
privato per 40 persone era pronto all'aeroporto, i giornalisti sono stati alloggiati in un costoso
hotel sulla Costa Smeralda. Altre aziende andrebbero a Città del Capo e combinerebbero la
presentazione di un nuovo modello con un viaggio nel deserto della Namibia. “Più attraente è il
luogo, migliore è la stampa”, dice Danner.

Secondo Danner, si dice che Mazda abbia organizzato una decina di eventi
di questo tipo per i giornalisti automobilistici. L'ex uomo delle pubbliche
relazioni sa come descrivere drasticamente come si viveva lì:
“Ogni giornalista d'auto potrebbe bere e svuotare il minibar negli hotel a cinque stelle, ordinare
champagne al bar fino alla fine della giornata, utilizzare tutti i servizi offerti da un hotel a
nostre spese”.27

Il bilancio annuale per il dipartimento Pubbliche Relazioni della sede


centrale europea di Mazda a Leverkusen era di 15-16 milioni di euro. Le
spese per influenzare i giornalisti in modo mirato sono state oggetto di un
semplice calcolo:
“Abbiamo fatto un calcolo molto semplice: il giornalista medio ai nostri eventi costa dai tre ai
cinque mila euro. Doveva portare un valore equivalente di almeno 15.000 euro. L'abbiamo
sempre realizzato”.28

Il personale di Danner nel dipartimento Mazda Pubbliche Relazioni ha


persino misurato se questo obiettivo commerciale è stato raggiunto: quanti
centimetri ha occupato un articolo di un'automobile su un giornale, quanti
secondi è stato mostrato un veicolo in televisione, quanto è stato riportato
su Internet?
“Se si considera quanto costa un annuncio pubblicitario sui giornali o addirittura uno spot
televisivo, il servizio giornalistico su un'auto è stato praticamente a buon mercato, nonostante i
costi medi dell'evento siano circa due milioni di euro”.29

Un ulteriore effetto positivo di tale influenza è che gli articoli giornalistici


appaiono molto più credibili della pura pubblicità a pagamento, anche se in
realtà non è nient’altro.
Il Gruppo Mazda non ha voluto commentare i dettagli e, secondo la
propria dichiarazione, ha ritenuto che Danner abbia “attuato tutte le misure
in conformità al nostro Codice di condotta”. Strana anche la scarsa
informazione sul processo Danner e sulla divulgazione delle pratiche
giornalistiche ad esso associate. Danner ha anche detto al processo:
“C’era una cultura di guardare dall'altra parte”, ha continuato, “Tutti sapevano che era
compito mio mantenere i giornalisti di buon umore con ogni mezzo. E uno non voleva conoscere
questi mezzi in dettaglio”.30

Da molti anni, i migliori avvocati tedeschi sottolineano che in Germania


non c'è il rischio di punizione per aver corrotto gli autori dei media.
“Dobbiamo chiederci se vogliamo finalmente cambiare il fatto che i
giornalisti agiscono al di fuori della giurisdizione”, avverte il noto avvocato
penale per la corruzione, il professor Ulrich Sommer. E anche il procuratore
generale di Francoforte, Michael Loer, (capo del dipartimento corruzione
della procura speciale per i casi di criminalità economica) avverte sulla base
della situazione giuridica ancora insoddisfacente: “La credibilità non può
essere garantita per legge, ma questo deve essere l'obiettivo dell'etica
professionale, ma sicuramente verrebbero alla luce pratiche più corrotte”.31
Dagli Stati Uniti, ci viene ora una tendenza che sta attirando
l'attenzione: Comprati un giornalista. Sul sito web Spot.us32 gli utenti (per
lo più aziende) pagano anticipatamente gli argomenti dei giornalisti e
pagano abbastanza apertamente per i reportage. “Le relazioni finanziate
dalla Comunità”, si chiama così. Davvero, questo è il modello in tutta
serietà: Comprati un giornalista.
Anche in Germania, il confine tra giornalismo e pubbliche relazioni sta
diventando sempre più confuso. In un lavoro tecnico sul marketing si dice
che c'è sempre più spesso una situazione vantaggiosa per tutti:
Le pubbliche relazioni sui prodotti e il giornalismo si trovano sempre in una situazione
vantaggiosa per tutti se entrambe le parti sono interessate alla pubblicità. Infine, il fatto che le
pubbliche relazioni sui prodotti non siano sempre nel ruolo di fornitori può essere dimostrato
dal ricorso all'esempio dell'«automobile», dove i media tabloid quotidiani si contendono la
prima pubblicazione delle cosiddette “Foto Erlkönig"*25 Nel doppio senso della parola, si può
parlare di una situazione “segreta” utile a tutti, perché una parte dei contatti reciproci avviene
nel retroscena delle relazioni personali e, quindi, in “luoghi segreti” nel dibattito giornalistico,
la situazione vantaggiosa per tutti viene tenuta segreta, forse perché i giornalisti assumono il
ruolo di agenti di vendita nell'illustrazione del prodotto, creando così un'impressione partigiana
che non si adatta facilmente ai classici modelli giornalistici.33

I giornalisti diventano così sempre più “agenti di vendita”. Cosa ne pensano


i cittadini?
Un corvo non strappa l'occhio di un altro. Ed è per questo motivo che
questo libro diventerà presto oggetto dell'odio di un'intera industria. Proprio
come un medico, secondo il pensiero professionale prevalente, non è
autorizzato a parlare di inefficienza dei medici e diventa un emarginato tra i
suoi colleghi in caso di violazione, un giornalista dovrebbe sempre chiudere
un occhio quando si tratta di rapporti untuosi e di quelle tracce di bava, che
i giornalisti amano lasciare nel cerchio più vicino alle nostre presunte
“élite”. I giornalisti tedeschi trovano l'autocritica estremamente difficile.
Questo è documentato anche dallo studio “Pruderia? Come i giornalisti
tedeschi affrontano le critiche” dell'Istituto Erich Brost per il Giornalismo
Internazionale della Technische Universität di Dortmund.34 Circa 1800
giornalisti di dodici paesi europei e due paesi arabi hanno risposto a
domande sull'autocritica e l'autocontrollo nella propria vita professionale. Il
risultato: un terzo degli intervistati tedeschi non critica mai o quasi mai i
colleghi stessi, mentre due terzi non sono mai o quasi mai criticati dai
colleghi. È come una regola di ferro: esporre evitando i riferimenti. Il
redattore di Wirtschaftswoche, Sebastian Matthes, una volta ha infranto
questa regola di ferro. Ha scritto sul suo blog:
Negli ultimi anni si è parlato molto dei medici e dei viaggi di lusso finanziati dalle aziende
farmaceutiche. Mai sui viaggi dei giornalisti tedeschi specializzati verso Miami, Barcellona o
Dubai, dove le case automobilistiche a volte presentano solo i miglioramenti estetici di modelli
noti. Naturalmente, si vola almeno in classe economica e, di solito, a spese del costruttore
dell'auto. Non stupisce che molti giornalisti automobilistici siano stati a lungo senatori di
Lufthansa. (…) Se i medici non possono essere invitati alle presentazioni di nuovi antidolorifici
sulle isole del Mare del Sud, perché allora le loro decisioni sulla scelta dei farmaci potrebbero
essere influenzate, come possono i giornalisti rimanere obiettivi dopo il loro viaggio a Miami?
Si sentono anche storie di importanti editori di grandi giornali che hanno permesso che il
proprio redattore di automobili venisse su una Porsche per un lungo fine settimana. (…) In
realtà, dobbiamo davvero parlare subito di tutto questo. (…) Perché se ne parla a malapena?
Perché riguarda davvero tanti.35

La corruzione dei giornalisti è uno degli aspetti segreti di un'intera


professione. L'altra è la segreta vicinanza al Potere. Come abbiamo già
visto, quasi tutti i rinomati media di lingua tedesca hanno i legami più stretti
con i livelli dirigenziali della politica e dell'economia.36 Lo nascondono ai
loro clienti, a noi cittadini. Per un buon motivo. Perché anche loro sono
corrotti. Alla fine, un numero sempre crescente di cittadini rifiuta tutto
questo: comprare e manipolare la disinformazione che serve solo agli
interessi di una piccola cricca.
Ma tutto è ancora più devastante. Nei colloqui segreti del passato, i
reparti pubblicitari delle aziende mediatiche hanno offerto ai loro clienti la
possibilità di influenzare la portata e la scelta degli argomenti dei loro
articoli a pagamento.37 Dal Westdeutsche Allgemeine Zeitung, che
appartiene alla SPD, alla Frankfurter Rundschau, che oggi appartiene al
Frankfurter Allgemeine Zeitung, i clienti pubblicitari hanno così potuto
esercitare un'influenza diretta sulla comunicazione, almeno in passato. Una
separazione tra giornalismo e pubblicità è quindi spesso pura finzione nella
realtà. Andreas Eickelkamp, docente alla Freie Universität Berlin, dice, per
esempio, a proposito di Bauer-Verlag:
Ci sono stati molti casi di pubblicità surrettizia alla Bauer-Verlag, specialmente con le riviste
femminili a basso prezzo. In questo caso, le aziende farmaceutiche, in particolare, hanno
esercitato un'influenza sulle relazioni editoriali. Il consiglio della stampa l'ha rimproverato più
volte. Questo è un esempio prototipo di una redazione debole in una casa editrice. L'industria
farmaceutica, in particolare, è soggetta a linee guida pubblicitarie particolarmente severe - e se
riesce comunque ad inserirsi nei testi editoriali, questo è un chiaro segnale di una cattiva
cultura editoriale.38

In passato, il mondo dei media era ancora gestibile e chiaramente


strutturato. C’erano agenzie di pubbliche relazioni che si occupavano di
gruppi di pressione. E c'erano giornalisti che si sono impegnati a rispettare
alcuni principi. Oggi questi confini si stanno fondendo o si stanno fondendo
da molto tempo. È quello che dice il forum dei media:
Il fatto che la vicinanza tra pubbliche relazioni e giornalismo sia in aumento è difficilmente
percepibile dal pubblico. I grandi editori, ad esempio, forniscono da tempo riviste di pubbliche
relazioni, oltre ai prodotti giornalistici. Ad esempio, Grüner + Jahr pubblica periodici aziendali
sotto forma di riviste per i clienti di Deutsche Bahn (DB mobil) e Volkswagen AG
(VWMagazin). In considerazione di questa vicinanza, non sarà facile per i redattori dei titoli
giornalistici dell'editore mantenere una distanza critica da Deutsche Bahn e Volkswagen.39

Chiunque abbia raccolto tali fatti, diventa rapidamente il nemico come


corriere della notizia. Quando fu utilizzato l'esempio di un esclusivo viaggio
safari per rivelare quanto siano corrotte alcune società mediatiche, sono
state segnalate minacce legali su un portale mediatico:
I giornalisti del Süddeutsche Zeitung, Tagesspiegel, NRZ e Rheinische Post hanno partecipato a
un safari in Sudafrica nel marzo 2011. "Il viaggio ha fornito le informazioni di base attese
sull'azienda”, riferisce il redattore capo di Tagesspiegel Stephan-Andreas Gasdorff a Welt am
Sonntag. Anche gli altri giornali sostengono la stessa cosa. Il Süddeutsche Zeitung, sottolinea
che il reporter corrispondente è un libero professionista. La NRZ ha persino minacciato
indirettamente il Welt am Sonntag: “Si prega di capire che sottoporremo qualsiasi altro
resoconto sulla nostra casa a un controllo legale” (…).40

La gente non ama parlarne. La società sudcoreana Samsung, ad esempio, ha


invitato giornalisti ai Giochi Olimpici di Londra - e li ha usati per ricevere
articoli di cortesia. Samsung ha fatto lo stesso alla Fiera internazionale
dell'elettronica di consumo di Berlino.41 I viaggi sono stati pagati e ci si
aspettava buoni resoconti sulla stampa.

Rivelazione: i guadagni aggiuntivi

Ciò che il collaboratore radio Otto-Normal ha sempre sospettato è ora


ufficiale: un buon numero di giornalisti impiegati presso istituzioni di diritto
pubblico hanno alti guadagni aggiuntivi. I deputati, che sono finanziati dalle
tasse, devono rendere pubblici i loro guadagni supplementari. I moderatori
delle emittenti pubbliche, che sono finanziati da canoni obbligatori, non lo
fanno. Gli annunciatori delle emittenti pubbliche ricevono fino a 20.000
euro per una conferenza privata.42 La rivista Zapp della Norddeutsche
Rundfunk ha scritto su redditizi guadagni aggiuntivi, come le apparizioni
aziendali di importanti giornalisti televisivi ARD*26 come Tom Buhrow,
Michael Antwerpes e Anja Kohl, nonché di giornalisti televisivi ZDF come
Claus Kleber, Peter Hahne e Petra Gersten L'ex caporedattore della ZDF*26a
Nikolaus Brender ha detto che il reddito aggiuntivo dei giornalisti che
rivendicano la loro credibilità dovrebbe essere trasparente: “Un giornalista
che vuole svolgere attività secondarie dovrebbe dire pubblicamente cosa fa,
chi lo paga e qual è il suo compenso”.
In un articolo della RND*27 del 2009 si legge: “….puoi davvero
intervistare un direttore di banca in modo critico se hai già moderato una
tavola rotonda per la stessa banca per un sacco di soldi? Ed è possibile oggi
riferire in modo indipendente su un'azienda per la quale hai fatto ieri
pubblicità?”43 È chiaro che un giornalista non appare gratuitamente in
un'azienda. C'è un prezzo da pagare. E solo coloro che vogliono prenotare i
giornalisti lo sperimentano. Nel 2009, la rivista Zapp, della Norddeutsche
Rundfunk, ha assegnato questi premi a un pubblico stupito. Hanno detto:
“Tuttavia, dopo molte discussioni, Zapp ha anche i listini prezzi delle
agenzie. Il costo di una presentazione o di una conferenza di Petra Gerster:
circa 14.000 euro; per Tom Buhrow il costo è di circa 20 000 euro; lo stesso
importo per Claus Kleber; Anja Kohl sarebbe di circa 6500 euro; Peter
Hahne di circa 10.000 euro; il prezzo d'agenzia per Michael Antwerpes:
circa 8000 euro. Non è chiaro quanto i giornalisti stessi ricevano - nessuna
informazione da agenzie e giornalisti”.44 Anja Kohl è una presentatrice di
ARD che presenta regolarmente alla Borsa eventi per ARD. Le loro
apparizioni hanno causato irritazione dopo una trasmissione della
Norddeutsche Rundfunk. Zapp ha detto: “Poiché lei modera e parla in
occasione di eventi finanziati anche da banche e società le cui azioni sono
quotate in Borsa, negli opuscoli aziendali ci si adorna con i suoi consigli e il
suo volto. Riceve inoltre compensi per partecipazioni a eventi organizzati
da aziende del settore energetico. Un conflitto d'interessi per alcuni
critici”.45
Il professor Christian Schicha, studioso della comunicazione
dell'Università di Scienze Applicate di Düsseldorf, ha dichiarato: “Mi
sconvolge quando i giornalisti, oltre al loro lavoro, cercano anche
opportunità di farsi un nome, di ricevere un reddito a causa della loro
popolarità. Questo non dipende necessariamente dalle conoscenze degli
esperti, ma dipende molto dalla celebrità. Quindi mi arrabbio quando questa
popolarità è, alla fine, usata per entrare davvero in quest’ambiente”.
Anche quelli che occupano le poltrone dirigenziali non guadagnano
male. Secondo quanto riportato dalla stampa, nel 2013 l'ex presentatore di
notizie quotidiane Tom Buhrow ha ricevuto più di 350.000 euro di stipendio
annuo dalla rete televisiva WDR.46 I capi di ARD e ZDF guadagnano più dei
nostri capi di governo. E hanno anche entrate supplementari.

Lavaggio del cervello: le forbici nella testa

Il lavaggio del cervello serve alla manipolazione psicologica. È un tentativo


di controllare la coscienza e un segno di stati totalitari. Quando i media
nordcoreani sincronizzati parlano dell'amato leader, si tratta di una forma di
lavaggio del cervello. Quando i mullah di Teheran mobilitano centinaia di
migliaia di persone e fanno urlare slogan come “Morte agli Stati Uniti”,
anche questo è lavaggio del cervello. Perché a nessun giornalista
nordcoreano o iraniano è consentito riportare qualcosa di diverso dalla
versione ufficiale. E così si produce un'unità di opinione. Nelle democrazie,
si suppone che non ci sia il lavaggio del cervello. Infine, nel 1975, le
Nazioni Unite hanno vietato il lavaggio del cervello e il controllo della
coscienza di popolazioni o gruppi di popolazione. Ma come dovremmo
chiamare quello che oggi viene prodotto nel mondo di lingua tedesca dai
“media di qualità”? Dove in passato il pluralismo e le diverse opinioni si
scontravano tra loro, oggi c'è un clima di paura.
L'evoluzione ha dato alle persone occhi con cui guardare il loro
ambiente - e un cervello per elaborare le loro impressioni. A volte ci sono
allucinazioni. Perché i politici e anche i media spesso amano tracciare un
quadro del nostro ambiente, che è completamente diverso se esaminato più
attentamente. Questo è politicamente corretto. Ma ora abbiamo paura della
verità. Ci sono tabù tra i giornalisti.
Un esempio più vecchio ma chiaro: il 5 giugno 2008, Maybrit Illner
aveva moderato presso Deutsche Telekom una tavola rotonda sull'affare
delle spie dentro la rete televisiva Zweites Deutsches Fernsehen. In
precedenza era stato reso noto che, tra il 2005 e il 2006, la dirigenza
dell'azienda aveva fatto controllare illegalmente i dati relativi ai
collegamenti telefonici degli organi di vigilanza e dei giornalisti per
scoprire chi avesse trasmesso ai media le informazioni interne delle riunioni
del consiglio di vigilanza. Hanno discusso politici di spicco come Wolfgang
Bosbach e giornalisti come Hans Leyendecker (Süddeutsche Zeitung). Ma
anche se si trattava delle omissioni dell'Amministratore delegato di
Telekom René Obermann, il suo nome non è mai venuto fuori una volta. Mi
chiedo perché? Perché la moderatrice Maybrit Illner e René Obermann
erano una coppia in privato? L'angolo cieco*28 ha fatto capire a tutti che ci
sono evidenti tabù nella comunicazione giornalistica. Si è discusso molto a
lungo su una brutta storia di spionaggio. E uno dei responsabili non è stato
nominato. Né Wolfgang Bosbach (CDU), né Hans Leyendecker, né Sabine
Leutheusser-Schnarrenberger, ministro della giustizia, né il direttore
dell'Associazione federale degli investigatori tedeschi, hanno infranto
l'innominato tabù. L'antica terra di poeti e pensatori è diventata un popolo
di codardi. La libertà di pensiero, presupposto della nostra precedente
prosperità, è ora considerata indecente. Siamo vittime del lavaggio del
cervello da parte dei media. Giornalisti politicamente corretti, che lavorano
con le forbici nella testa, dettano il nostro pensiero - come in una dittatura
totalitaria. Essere politicamente corretti significa per noi cittadini di oggi
ingoiare le menzogne della politica e dei mezzi di comunicazione quando ci
viene fatto il lavaggio del cervello. Qual è la differenza di fatto tra noi e la
Corea del Nord o l'Iran in questo ambito?
Siamo circondati da una fitta rete di tabù e correttezza politica che non
si può più affrontare apertamente. Il solo sospetto di aver violato la
correttezza politica rende una persona, nel migliore dei casi, un idiota
(come l'ex presidente federale Heinrich Lübke) o un estraneo. Lo sanno
tutti. E ora tutti si parano quando si tratta di soddisfare i requisiti linguistici
e di pensiero, come in una dittatura. Chiunque pensi chiaramente e si
muova al di fuori dell'ambito del politicamente corretto è etichettato
rapidamente come un malvagio “populista”. Abbiamo paura di essere
chiamati “populisti”. Perché? La parola “populista” deriva dal latino
“populus” (popolo) e denota una vicinanza al popolo. È davvero tabù essere
un cittadino vicino alla gente?
Una volta c'erano esecuzioni sulla piazza del mercato. Oggi, i media le
fanno per tutti coloro che sfidano ancora la prescritta correttezza politica.
Chiunque metta in dubbio la loro supremazia e quindi la loro sovranità di
interpretazione sarà messo sotto processo rapidamente, a meno che non sia
già stato impiccato dalla folla del linciaggio politicamente corretto nei
media.
Coloro che non credono nel futuro dell'euro, ad esempio, sono visti nei
media di lingua tedesca come ostili all'Europa ed eternamente retrogradi.
Anche se hai dei dubbi sul presunto cambiamento climatico, sei un
coglione. Ancor peggio sono coloro che incolpano le vittime stesse della
povertà e dei problemi sociali. In tal caso, si suppone che siano di cuore
duro e senza alcuna solidarietà. Il cristianesimo è molto diverso. Contro i
cristiani e i valori cristiani non può esserci oggi, ovviamente una gran folla.
Per qualche motivo è completamente diverso quando si tratta dell'Islam.
Mentre la critica alla chiesa è considerata progressista, la visione critica
dell'Islam è presumibilmente xenofoba, quasi peggiore dell'antisemitismo.
Il paternalismo nel pensare e nel parlare, la manipolazione di persone
che un tempo pensavano così liberamente nel mondo di lingua tedesca da
parte di giornalisti guardiani*29 è inconfondibile. Perché i modelli di
pensiero sono esemplificati soprattutto dai giornalisti. Hanno schiacciato le
persone in una gabbia piena di paura. Ora abbiamo una nuova lingua, la
lingua abbellita. Ora chiamiamo le persone brutte “esteticamente
impegnative” e stupide “mentalmente impegnative”. Diciamo “generazione
60 plus” al posto di pensionati e “diversamente abili” al posto di disabili. E
nessun politico vuole “ammettere” di avere qualcosa in più, al contrario,
quello è solo “concesso”. Tutto questo fa parte del tono politicamente
corretto della conversazione.
Negli ultimi anni, migliaia di parole in redazione sono state
impercettibilmente sostituite da altre. Spesso noi cittadini non ce ne siamo
accorti. Coloro che hanno sovranità interpretativa nei media cambiano il
nostro modo di pensare dandoci i nuovi termini politicamente corretti.
Chiamiamo l'uccisione di civili “danno collaterale” e il licenziamento è ora
un “rilascio”. George Orwell, nel suo capolavoro 1984, scritto nel 1949,
chiamò questa trasformazione segreta della lingua, “Neolingua”. Questa
“Neolingua” fu sviluppata nel suo romanzo per ridurre la varietà dei
pensieri. In parole povere: uniformare il pensiero delle folle con il lavaggio
del cervello. Un esempio: milioni di persone ascoltano il telegiornale di
ZDF condotto da Claus Kleber. Quando alla fine dell'estate 2013 si discusse
se le truppe occidentali dovessero intervenire nella guerra civile siriana,
Claus Kleber spiegò che cos'è la guerra e disse letteralmente: “Alla fine, per
completezza, si deve dire che, al momento nessuno sta parlando di guerra.
Si parla di un possibile, limitato intervento militare come misura
punitiva”.47 Quindi, se si vuole attaccare un paese straniero e bombardarlo,
come fecero allora i paesi occidentali, allora questo non è guerra. No, Claus
Kleber ha parlato di “completezza” e di “misura punitiva limitata”. Allo
stesso tempo, il Bild-Zeitung chiamò la procedura prevista un “attacco
limitato” - e i giornalisti evitarono la parola “guerra”. Così funziona la
manipolazione politicamente corretta di masse di persone con nuovi modelli
di parole, che danno alla gente la sensazione di pensare.
In Germania, la carta costituzionale garantisce la libertà di espressione.
Ma la costituzione permette più di quanto la correttezza politica ancora ci
permette. L'istituto di ricerca di Allensbach lo ha dimostrato nel 2013.48 Ci
sono norme e tabù sempre più rigorosi in materia di linguaggio sociale. Una
parte considerevole delle persone avverte la pressione sociale che può
essere esercitata su di loro se le loro opinioni si discostano dal consenso
sociale. Sempre più persone hanno la sensazione di non poter più dire certe
cose. Non vogliono “bruciarsi la bocca”. Perché le opinioni dissenzienti
sono punite. I funzionari della correttezza politica - i giornalisti etici -
decidono ciò che è ancora considerato discutibile. Non è più una questione
di buon senso. La correttezza politica vuole condannare le opinioni
dissenzienti come immorali. Ed è per questo che non criticate più le
opinioni dissenzienti, ma semplicemente le odiate. Chi contraddice non sarà
smentito, ma messo a tacere. I nuovi giacobini dell'unica vera opinione
delle redazioni sostengono che molte idee dissenzienti violano l'onore, il
pudore e la decenza. L'accusa di incitamento all'odio poi, in Germania,
arriva rapidamente a portata di mano. Di questo la gente ha paura. E così la
libertà di pensiero in Germania ora esiste solo sulla carta. Perché la
correttezza politica nelle redazioni non è altro che una forma moderna di
censura. I divieti di parola e la censura hanno prodotto un spregevole
conformismo.
Noi cittadini lo tolleriamo da molto tempo. Ne abbiamo già parlato.
Eravamo seguaci adattati. Sì, per molto tempo non ci siamo nemmeno
sentiti stupidi quando i giornalisti violentavano il nostro linguaggio con
inenarrabili nuove creazioni. Ora decliniamo le parole anche al femminile.
Diciamo gli attivisti e le attiviste, i politici e le politiche, gli esperti di aiuto
allo sviluppo e le esperte di aiuto allo sviluppo. Lì la semplice casalinga,
che non ha la possibilità di dimostrare la sua femminilità con l'ortografia,
sembra meravigliosamente stupida. Siamo comunque orgogliosi della nostra
stupefazione mediatica avanzata. Anche i meno dotati devono notare che
alle donne piace dare importanza al plurale femminile con parole come:
professori, medici, giornalisti, autori, insegnanti e tutti gli altri termini.
Solo, abbastanza stranamente, non lo usano mai nei media per assassini,
ladri, terroristi o altri criminali. Certo, non vuoi averci niente a che fare,
sono solo affari degli uomini. Anche parole come: la torturatrice, la pigrona
o la testona non sono ancora note. Il linguaggio della politica femminista
politicamente corretto delle nostre giornaliste intellettuali semplicemente
non lo prevede.
Jacob Appelbaum è uno di quelli che ha riconosciuto la follia quotidiana
dei giornalisti. È un compagno di Edward Snowden, che è diventato famoso
a livello internazionale in relazione alle rivelazioni sulla vicenda dello
spionaggio della NSA.*30
Jacob Appelbaum è un giornalista americano. Nel 2014 gli è stato
assegnato il Premio Henri Nannen per il giornalismo investigativo. Voleva
poi fondere l'onorificenza col busto di bronzo di Henri Nannen. Appelbaum
sottolinea che Nannen, il fondatore di Stern, era membro dell'azienda di
propaganda durante il Terzo Reich e lavorava nel dipartimento
“Südstern”*31 delle SS. Nannen fu strettamente intrecciato con il regime
nazista e, già nel 1936 ai Giochi Olimpici di Berlino, era l'annunciatore
dello stadio. Una parte della parola “Südstern” delle SS servì poi a Nannen
come modello per il logo della rivista Stern da lui fondata dopo la guerra.
Appelbaum pubblicò nel 2014 i testi che, secondo le sue ricerche, danno ai
diari di Hitler una prospettiva completamente nuova. Nel testo di
Appelbaum si legge: “Dopo la guerra, Henri Nannen è stato coinvolto nel
tentativo di presentare al pubblico i diari di Hitler come autentici”.
Appelbaum sottolinea che Nannen “partecipò a importanti riunioni in cui fu
presa la decisione di pubblicare i diari di Hitler. Ciò che spesso si dimentica
in questo contesto è il fatto che i diari erano in realtà un tentativo di pulire
Hitler.49 Appelbaum continua: Nannen è corresponsabile del tentativo di
ritrarre Hitler “come innocente, corresponsabile” e più avanti: “Nannen non
era semplicemente un seguace, ma chiaramente un collaboratore”.
Tenetelo a mente: la casa editrice Grüner + Jahr di Amburgo e la rivista
Stern, che essa pubblica, vogliono promuovere e coltivare “un giornalismo
di qualità nel mondo di lingua tedesca e allo stesso tempo mantenere viva la
memoria del fondatore di Stern Henri Nannen” come donatori del premio a
lui intitolato. Non c'è alcun problema con il fatto che Henri Nannen
lavorava nel dipartimento delle SS “Südstern”. Non vale la pena dare un
titolo a caratteri cubitali a Stern. Nel caso dell'attore Horst Tappert, i
giornalisti di Stern suonano una nota completamente diversa: “Cinque anni
dopo la sua morte, viene alla luce un oscuro segreto del suo passato”50 La
differenza tra Henri Nannen e Horst Tappert rimane nell'oscurità.
Fino a quando lasceremo andare tutto questo? Il fronte unito del
pensiero è diventato una minaccia per la nostra democrazia. Giornalisti e
aziende mediatiche, politici e dirigenti d'impresa s’incontrano sempre tutti
insieme in circoli in occasione di conferenze, seminari, workshop, balli o
feste. E così si arrogano il diritto di interpretare la nostra vita. Sono
d'accordo su nuovi modelli di pensiero, le cui banalità verbali sono
prontamente diffuse dai media. Ci tolgono il pensiero. Si cucinano i loro
giornalisti, il premio della pace e i premi Nobel (senza chiedere al popolo),
occupano quasi esclusivamente tutte le autorità morali. C’è solo un modo
per sfuggire a questo lavaggio del cervello totalitario: boicottare i principali
mezzi di comunicazione e rendere i loro dipendenti disoccupati.

Votare col portafoglio: i giornalisti diventano casi sociali

Immaginate il 25% della popolazione di un paese che emigra in pochi mesi.


E niente più tasse da pagare. E con la tendenza in ascesa. Allora il paese
sarà finito prima di quanto si possa vedere. Lo stesso sta accadendo
attualmente ai principali media tedeschi. Coloro che finanziano il loro
lavoro si allontanano in massa. Si vota con il portafoglio. Nel luglio 2014,
una rivista specializzata ha riportato le perdite quasi incredibili e
drammatiche che si sono registrate in edicola nel secondo trimestre
dell'anno:
FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG, DIE WELT e HANDELSBLATT hanno perso
percentuali a due cifre in edicola. WELT e HANDELSBLATT hanno perso un quinto dei loro
acquirenti e il TAGESZEITUNG anche un quarto! HANDELSBLATT vende ancora 5000 copie
in edicola, mentre il TAGESZEITUNG vende ormai meno di 4000.51

Questa tendenza continua ininterrottamente. I principali media ora ricevono


la quietanza dalla popolazione. In parole povere: i “media di qualità”
soffocano sul proprio vomito. Questo non ha nulla a che fare con internet,
come spesso si sostiene. Perché la gente potrebbe abbonarsi in massa alle
edizioni elettroniche dei “media di qualità”, ma non lo fanno. Perché sono
finalmente stufi della propaganda apertamente sovversiva.
Dall'inizio del nuovo millennio, anche il panorama mediatico tedesco ha
conosciuto la più grande ondata di licenziamenti della storia. Persino
l'Agenzia federale del lavoro già nel 2012 ammetteva, completamente
impotente, che una azienda mediatica dopo l'altra si trovava di fronte
all'insolvenza e che “i giornalisti di qualità” erano in massa su una strada.52
Le previsioni: da qui al 2022 un giornalista su sette perderà il suo posto di
lavoro.53 E infatti le redazioni sono già state spazzate vigorosamente con la
scopa. Il giornalista della carta stampata diventa una professione che sta
morendo, come una volta il ciabattino o il sellaio. I giornalisti diventano
casi sociali.
Il Rheinische Merkur sospese l'attività nel 2010 dopo perdite di milioni
di euro. E poi altri in rapida successione. Il Financial Times Deutschland
(FTD), fondato nel 2000 dalla casa editrice Grüner + Jahr di Amburgo, è
stato uno dei giornali economici tedeschi più rinomati dal punto di vista
delle classi dirigenti. La stampa politicamente di sinistra ha interferito in
modo offensivo nella politica e, qualche giornale d'affari, ha persino
formulato raccomandazioni elettorali, ad esempio per la lista Bündnis
90/Die Grünen (I Verdi) alle elezioni europee del 2009. I giornalisti del
Financial Times Deutschland in realtà hanno lavorato per il cestino della
carta piuttosto che per un gran numero di lettori - questo è stato ovviamente
applaudito e ben accolto solo negli ambienti di sinistra. Nel 2012 arrivò
quello che doveva venire: la fine. E 300 giornalisti del Financial Times
Deutschland persero il lavoro. La rivista finanziaria Capital (fondata nel
1962), anch’essa pubblicata da Grüner + Jahr, aveva ancora una diffusione
di 293.000 copie nel 2000 e di circa 137.000 nel 2014 - meno della metà
delle copie diffuse. Anche lì il futuro non sembra roseo. Fondata nel 1980,
la rivista economica Impulse, anch’essa pubblicata da Grüner + Jahr, è stata
venduta nel gennaio 2013. Il solo Financial Times Deutschland ha portato
alla casa editrice Grüner + Jahr una perdita di 250 milioni di euro.54
Bisogna ricordare sempre a questo punto che i giornalisti e le case
editrici dovrebbero fare soldi e non bruciarli. Ma è esattamente quello che
la maggior parte di loro sta facendo da anni. Il Frankfurter Rundschau,
fondato nel 1945, e politicamente di sinistra fin dall'inizio, ha subito una
perdita di circa 19 milioni di euro nel 2012 e di 20 milioni di euro nel
2011.55 L'idea di essere un giornale chiaramente vicino al Partito
Socialdemocratico Tedesco (SPD) è fallita.56 Dopo 66 anni, la storia del
Frankfurter Rundschau, come giornale sovra regionale, si concluse nel
2011 (la parte sovraregionale era ormai fatta a Berlino57 ) e nel 2013
vennero la fine e l'acquisizione.58 Nel frattempo vi furono i licenziamenti di
massa. Solo una manciata di redattori fu acquisita - il resto finì in mezzo a
una strada. Il Frankfurter Allgemeine Zeitung, un tempo rinomato, ha
appena 208.000 abbonati paganti, gli aumenti salariali sono stati annullati e
sta scrivendo nel proprio bilancio cifre in rosso profondo. Il Frankfurter è
sull'orlo del collasso finanziario.59
L'Abendzeitung Nürnberg ha cessato le pubblicazioni nel 2012, dopo 93
anni - 35 dipendenti furono colpiti.60 Il Münchner Abendzeitung - anch'esso
un giornale tradizionale - presentò istanza di insolvenza nella primavera del
2014. Aveva accumulato 70 milioni di euro di perdite.61 115 dipendenti
dovettero affrontare un futuro incerto dall'oggi al domani.62 Nel gennaio
2013 il WAZ Mediengruppe*32 ha annunciato la chiusura completa della
redazione del Westfälische Rundschau entro febbraio 2013. Aveva subito
perdite per 50 milioni di euro in cinque anni. Il Bonner General-Anzeiger
ha chiuso il 31 dicembre 2013 il suo ufficio di corrispondenza a Berlino -
per risparmiare circa 400.000 euro all'anno. Tre corrispondenti persero il
lavoro. Nel marzo 2014 il Westdeutsche Zeitung (WZ) aveva annunciato
l'intenzione di dimezzare il numero di redazioni da 100 a 50.64 Nel maggio
2014, al Leipziger Volkszeitung sono state tagliate 36 posizioni
redazionali.65
Nessuno dei giornalisti interessati dai licenziamenti di massa si è
preoccupato dei motivi di questa situazione. Tutti stavano pensando a come
le vecchie condizioni potrebbero essere imposte alla popolazione - per
esempio con una “legge sulla rinascita dei giornali” secondo la quale i
giornalisti dei “media di qualità” sono sovvenzionati dallo Stato attraverso
le tasse.66 Anche i capi delle società di media apparentemente non
riconoscono ciò che sta accadendo. Un esempio particolarmente lampante
di ciò è il co-editore del Frankfurter Allgemeine Zeitung, Werner D’Inka. In
un commento per la chiusura del Frankfurter Rundschau, afferma
sostanzialmente: “E quando l'ultimo giornale decente è scomparso, tutto ciò
che rimane è un pettegolezzo”.67
Ciò che non viene stampato è “pettegolezzo” dal punto di vista di un
editore del Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) Cos'è questo, solo una
visione antiquata del mondo che ci viene dall'ultimo millennio? Come
giovane redattore del FAZ negli anni '80, mi trovavo accanto all'allora
collega D’Inka nella stessa redazione quando il piombo era ancora in uso. E
insieme abbiamo assistito alla fine dell'età del piombo. Ma da allora il
panorama dei media è cambiato enormemente. Ma per D’Inka il
giornalismo è ovviamente solo giornalismo se è (anche) stampato. Tali
dirigenti non preparano adeguatamente i propri dipendenti al cambiamento
digitale. Poiché non affrontano da soli questo cambiamento, vogliono
semplicemente negarlo. Non funzionerà. È possibile andare indietro? No,
sono sicuro di no. Chi si stupisce che il Frankfurter Allgemeine Zeitung, un
tempo ricco di dirigenti di questo tipo, si dirige direttamente verso il
fallimento?
Tuttavia, molti giornalisti non hanno ovviamente una grande opinione
del proprio lavoro. Almeno non pagherebbero un centesimo per questo. Un
portale riporta i risultati di un sondaggio tra 1300 giornalisti:
Ciò che sorprende, tuttavia, è che molti giornalisti non sono convinti del valore del loro lavoro
o dei media per cui lavorano a tempo pieno. Il 38% dichiara di non voler pagare per leggere
l'edizione online del proprio mezzo di comunicazione, solo il 44% dichiara di essere "disposto a
pagare" per il proprio mezzo di comunicazione. Il 17 per cento non sa o non fornisce alcuna
informazione.68

Quindi, se i giornalisti stessi non sono convinti del loro lavoro e non lo
pagherebbero, come possono aspettarselo dai loro clienti? Il futuro dei
giornalisti nei paesi di lingua tedesca è cupo. E questo è ancora esagerato.
Se volete sapere cosa c'è in serbo per i nostri “giornalisti di qualità”, dovete
solo guardare brevemente gli Stati Uniti. La parola chiave (ancora) strana
per gli europei è: giornalismo robotizzato. Un portale mediatico ne ha
parlato nel 2014:
Il giornalismo automatizzato si è affermato da tempo negli Stati Uniti. Forbes, per esempio, ha
un intero blog popolato dalla società statunitense Narrative Science. Il computer scrive
autonomamente rapporti sulle aspettative di bilancio per le aziende. Solo di recente, il Los
Angeles Times si è cimentato in un nuovo progetto. Il cosiddetto Quakebot pubblica i rapporti
sui terremoti quasi in tempo reale non appena superano una certa forza. Il giornalismo
automatizzato sembra essere il più popolare nel giornalismo sportivo. Statsheet.com è
specializzato in notizie sulla pallacanestro. La Northwestern University sta implementando un
progetto simile per il baseball.69

Quello che a molti giornalisti sembra uno scenario futuristico per il futuro è
stato da tempo testato dietro le quinte in Germania. Anche il giornalismo
robotizzato da noi è in fase avanzata. E un'agenzia di comunicazione, con
sede a Stoccarda, ha sviluppato un programma in grado di formulare articoli
sulla base di grandi quantità di dati senza l'intervento dei redattori. La
macchina sarà presto in competizione con i notiziari affermati.70 Poi
bastano pochi giornalisti di prima classe per impostare la direzione degli
articoli - il resto lo faranno le macchine.

Imparziale? L'impero dei media della SPD

Nel 2013 il Frankfurter Allgemeine Zeitung, più conservatore, aveva


rilevato il Frankfurter Rundschau, più di sinistra.71 Alla fine del 2012 il
Frankfurter Rundschau, il fiore all'occhiello mediatico della
Socialdemocrazia tedesca, aveva presentato istanza di fallimento. Sì, avete
letto bene. Il legame tra il giornale e i socialdemocratici era stretto. I
compagni Gabriel, Steinbrück, Schröder, Nahles e soci detenevano il 40%
delle azioni del candidato alla bancarotta tramite la holding di proprietà
della SPD Deutsche Druck- und Verlagsgesellschaft (DDVG). Il
Frankfurter Rundschau, tuttavia, non è stato l'unico giornale partecipato
dalla SPD. I socialdemocratici detenevano partecipazioni nel famoso
Westfälische Rundschau, nella rivista Öko-Test e nel Nordbayerischen
Kurier. Molti quotidiani locali sono ancora nel portafoglio dei
socialdemocratici, così come le stazioni radio, le tipografie e le librerie.
Allo stesso modo vi sono partecipazioni in agenzie di viaggio e agenzie di
marketing. I socialdemocratici volevano persino guadagnare un sacco di
soldi con le crociere. Alcuni anni fa hanno iniziato a commercializzare
viaggi di vacanza con la “MS Princess Daphne” tramite la propria società
SPD-Reiseservice GmbH. No, non è uno scherzo: la SPD si è comprata una
nave da sogno.72 Quindi la SPD è un'impresa commerciale. L'ex tesoriere
socialdemocratico, Barbara Hendricks, che ora è il ministro dell'ambiente
della coalizione rosso-nera, si è seduta ai comandi di questa impresa
commerciale. Nel consiglio di sorveglianza è stata sostenuta da compagni
veterani nel settore dei media e delle crociere. Oggi Dietmar Nietan,
deputato socialdemocratico nel parlamento tedesco, dirige l'attività. È poco
conosciuto dalla maggior parte dei tedeschi, ma in realtà è uno dei più
grandi editori tedeschi.
La SPD realizza, quindi, il fatturato attraverso la partecipazione nei
media. Finora, gli investimenti della SPD hanno dato i loro frutti anche in
termini di politica di partito. L'istituto di ricerca “Medien Tenor” ha studiato
il lavoro giornalistico della Sächsische Zeitung, di cui la DDVG deteneva
all'epoca il 40% delle azioni, nella campagna elettorale del Bundestag
(Parlamento) del 2002. I ricercatori hanno trovato qualcosa di ovvio. La
Sächsische Zeitung ha scritto sul governo Schröder-SPD articoli
significativamente più amichevoli e più docili che sull'opposizione in quel
momento guidata dalla CDU. DDVG detiene altre importanti partecipazioni
attraverso la Madsack GmbH di Hannover, nella quale ha diritto di voto.
Con questo giro, la SPD ha forse utilizzato anche politicamente il suo
accesso a numerosi giornali locali, come il Leipziger Volkszeitung e
l'Hannoversche Allgemeine, nonché alle società di produzione televisiva AZ
Media e al gruppo TVN. Entrambe le società televisive hanno prodotto
reportage, documentari e spregevoli intrattenimenti di massa per tutte le
principali emittenti, private e pubbliche. “Anche dove abbiamo solo il 30 o
40 per cento, di regola, senza di noi non può passare nulla”, ha spiegato l'ex
tesoriere della SPD Inge Wettig-Danielmeier. Non bisogna, quindi, lasciarsi
ingannare da partecipazioni apparentemente insignificanti, in quanto si
tratta di partecipazioni quantitativamente modeste detenute dalla DDVG, la
holding della SPD. I vostri bambini leggono storie su “Oscar, il viaggiatore
in mongolfiera”, di “Paula Pünktchen” o “Heini Hummel”? DDVG detiene
partecipazioni nella casa editrice di libri per bambini Tivola, che pubblica
queste storie. L'intervento politico potrebbe, possibilmente, non iniziare
abbastanza presto. Attraverso la sua affiliata Vorwärts, DDVG detiene
partecipazioni in Parthas-Verlag, che è il principale responsabile delle
pubblicazioni librarie dell'emittente statale ARTE. Oltre a questi e ad altri
impegni nel settore della stampa, per lo più locale, la SPD investe molto
denaro tramite la DDVG in presunte stazioni radio private, aprendo così
una clientela potenziale di elettori fino a 10 milioni di ascoltatori al giorno.
Le redazioni di giornali “privati” e di emittenti radiotelevisive possono
ancora lavorare in modo indipendente in queste situazioni economiche?
Anche l'ex caporedattore del Frankfurter Rundschau, Wolfgang Storz,
si farà questa domanda. Nel 2005, l'allora tesoriere della SPD Inge Wettig-
Danielmeier ha “raccomandato” per posta la pubblicazione di un testo che
descrive “un aspetto interessante del rapporto tra la SPD e la sinistra”.
“Sarei felice se questo articolo potesse presto essere reso accessibile a un
pubblico più vasto attraverso il Frankfurter Rundschau. Il redattore capo
Storz non ha seguito la raccomandazione. Era “fermamente convinto che
questo avrebbe influito sull'indipendenza editoriale”, rispose alla fedele
soldatina di partito. Tuttavia, quest’ultima considerava “questo caso
particolare, in cui il Frankfurter Rundschau sotto la direzione di Storz era
diventato per settimane un giornale di propaganda del partito di sinistra,
come giustificato dalla mia richiesta”. Nel 2006 Wolfgang Storz dovette
lasciare il suo posto di lavoro. Come allora confermò l'amministratore
delegato Peter Skulimma, il licenziamento era legato alle differenze di
contenuto relative al futuro orientamento politico del giornale.73
Diamo un'occhiata alla concentrazione del potere mediatico nella
holding di proprietà della SPD, Deutsche Druck-und Verlagsgesellschaft
(DDVG): questa deteneva partecipazioni nelle seguenti case editrici (con i
nomi delle più importanti holding e dei prodotti mediatici): Oliva Druck-
und Verlagsgesellschaft, che a sua volta detiene partecipazioni nella
Cuxhaven-Niederelbe Verlagsgesellschaft (Cuxhavener Nachrichten,
Niederelbe-Zeitung). DDVG possiede la Berliner vorwärts
Verlagsgesellschaft (Vorwärts, Demokratische Gemeinde), la vorwärts-Buch
Verlagsgesellschaft e Presse-Druck. Attraverso quest’ultima, detiene una
partecipazione di maggioranza nell'editore di giornali Neue Westfälische,
Bielefeld (Neue Wesfälische). DDVG detiene partecipazioni in Tivola
Publishing (intrattenimento, software didattico e libri per bambini), è
azionista di maggioranza di Oko-Test Holding, detiene partecipazioni in
Öko-Test Verlags GmbH, Bayreuth Druck + Media, Nordbayerische Kurier
Zeitungsverlag (Nordbayerischer Kurier), Dresdner Druck-und Verlagshaus
(Sächsische Zeitung, Morgenpost Sachsen), Frankenpost Verlag, Hof
(Frankenpost Verlag, Hof (Frankenpost), Frankenpost Verlag, Hof
(Frankenpost), presso la tipografia e l'editore „Neue Presse“ (Neue Presse
Coburg) e tramite interscambio presso Hannoversche Allgemeine Zeitung,
Neue Presse Hannover, Göttinger Tageblatt, Peiner Allgemeine Zeitung,
Märkische Allgemeine Zeitung, nonché presso la Leipziger Verlagsund
Druckereigesellschaft (Leipziger Volkszeitung, Dresdner Neueste
Nachrichten) e presso le stazioni radio private FFN, HFN, HFN, H. Co KG
(RPR1). Inoltre, vi sono investimenti in tipografie come Dräger +
Wullenwever print + media Lübeck e Hildes heimer Druck- und
Verlagsgesellschaft. L'elenco potrebbe continuare ancora.
L'interdipendenza tra la politica di partito e i media non può essere
mostrata più chiaramente. E la SPD ha usato la sua potenza mediatica in
passato non solo per scopi editoriali. Nel dicembre 2013, Spiegel aveva
riferito che il DDVG si stava sottraendo al salario minino concordato con
aziende di distribuzione di giornale e lettere, in cui ha una partecipazione
indiretta, perché il personale addetto alle consegne non viene pagato in base
al tempo, ma in base al numero di prodotti consegnati.74
I socialdemocratici sono attivi come editori di giornali già da 140
anni.75 Nell'Impero, i giornali della SPD, che si finanziavano con “denaro
operaio” faticosamente risparmiato, erano intesi ancora come un
contrappeso ai giornali prevalentemente autoritari e borghesi. Oggi, le
partecipazioni riunite nel DDVG non sono i resti di questa stampa operaia,
una volta orgogliosamente piccola, ma un potere mediatico che non può più
essere trascurato da nessuno e con il quale si possono influenzare abilmente
masse di persone in qualsiasi momento.
Nel 2008 Torben Stephan ha scritto un libro interessante per chiarire il
contesto (Potere dei media e Socialdemocrazia). Mostra le circostanze in
cui la SPD ha rapidamente ampliato il suo impero mediatico. Mentre il
cancelliere Gerhard Schröder si rifiutava di rilasciare interviste al Bild-
Zeitung all'inizio del 2004 a causa di presunte campagne contro di lui,
un'altra parte della SPD era impegnata nell'acquisto di nuovi giornali. Allo
stesso tempo, l'allora ministro dell'economia della SPD Wolfgang Clement
ha lavorato per allentare la legge sulle fusioni nel settore della stampa,
naturalmente nell'interesse della SPD. La coincidenza nel tempo di questi
tre eventi, qui brevemente descritti, ha fatto pensare a molti osservatori che
vi fosse una cospirazione. La SPD sta rendendo i media compatibili, diceva
l'accusa. Per questo motivo, si è posta la domanda: qual è la strategia
mediatica dei socialdemocratici e quali obiettivi perseguono con le loro
partecipazioni minoritarie nelle case editrici tedesche? L'autore, Torben
Stephan, ha esaminato i singoli aspetti e ha cercato di trovare una risposta
alla domanda sul perché i socialdemocratici stiano espandendo il loro
coinvolgimento nei media. La sua tesi: non si tratta più solo di migliorare il
bilancio della campagna elettorale, ma soprattutto di mantenere il potere
della SPD e di influenzare i media.
Al Frankfurter Allgemeine Zeitung, a proposito del patrimonio
mediatico della SPD si dice:
La proprietà era ed è controversa perché i media scrivono sulla SPD - e questo dovrebbe
renderli indipendenti.76

La realtà nelle redazioni tedesche è, secondo uno studio rappresentativo, il


34% dei giornalisti è vicino ai Verdi, un altro 25% è vicino alla SPD, come
ha spiegato lo studioso della comunicazione Mathias Kepplinger. Se circa il
60 per cento dei giornalisti tedeschi (il partito di sinistra non è ancora
incluso qui) sono di sinistra, e la SPD è un gruppo mediatico serio - che dire
della pericolosa vicinanza tra politica e rappresentanti dei media? Nel 2014
si è visto come la SPD sostiene con insolenza il suo potere mediatico
attraverso la propria holding Deutsche Druck- und Verlagsgesellschaft
(DDVG). Per compensare i costi aggiuntivi del salario minimo legale, agli
editori doveva essere concesso uno sconto sui contributi sociali dei loro
contribuenti. In questo modo, secondo i piani, circa il 60 per cento degli
oneri derivanti dal salario minimo rientrerebbe nelle case editrici. Lo Stato
sborserebbe fino a 135 milioni di euro per questo accordo speciale. Questo
“mercato delle vacche” è stato negoziato da Andrea Nahles, la Ministra del
Lavoro in carica, notoriamente membro della SPD. Tuttavia, i
socialdemocratici possono avere un interesse non solo politico, ma anche
economico nel compromesso ora trovato come partito.
Come accennato, la maggior parte dei giornali in Germania soffre di un
calo della diffusione. Ciò è dovuto non solo alla crescente importanza dei
media elettronici, ma anche alla maggiore fiducia in se stessi dei lettori.
Non vogliono più ricevere la poltiglia politicamente corretta dei redattori,
per lo più di sinistra, e cancellano sempre più spesso i loro abbonamenti. In
tempi di crisi come questi, la dirigenza politica dipende urgentemente da
giornalisti compiacenti che nascondono o abbelliscono la gravità della
situazione. La concessione di 135 milioni di euro agli editori è, quindi,
anche un po’ interesse politico da parte dei vecchi partiti.
Oltre a ciò, tuttavia, nell'accordo avrebbero potuto svolgere un ruolo
anche ragioni economiche concrete, almeno per quanto riguarda la SPD.
Non è solo un partito politico, ma anche, come descritto in dettaglio, il
proprietario della Deutsche Druck- und Verlagsgesellschaft. La maggior
parte dell'utile ivi conseguito viene distribuita alla SPD in qualità di
azionista, il quale contribuisce all'indipendenza finanziaria del partito.
Come gruppo editoriale, DDVG raggiunge una tiratura complessiva di circa
435.000 copie con i soli quotidiani. La maggior parte delle copie vanno agli
abbonati, che vengono riforniti ogni mattina dai portagiornali. Così, il
DDVG e, quindi indirettamente, la SPD traggono vantaggio dalla donazione
del loro ministro agli editori tedeschi. Tali accordi sono negoziati con
discrezione a porte chiuse.
Note al Capitolo 4 - Comprati un giornalista - L'informazione
viscida

1. http://www.hassomansfeld.com/site/, Screenshot del 8 luglio 2014,


all'indirizzo »Dienstleistungen«, dort Punkt C. Operative Medienarbeit.
2. http://kress.de/kresskoepfe/kopf/profii/9063-hasso-mansfeld.html
3. Non intendo la parola “più semplice" in modo dispregiativo, ma
voglio usarla per esprimere che non è un "giornalista di prima classe”.
4. http://druckstellen.info/organisation/jury/stefan-laurin.html?
PHPSESSID=r0gf8paji-12q6kuc957knppvl6
5. http://www.ruhrbarone.de/oeffentlich-rechtliche-schonkost-fuer-
diemassen/82986#-more-82986
6. http://juris.bundesgerichtshof.de/cgi-
bin/rechtsprechung/document.py?Gericht=b-
gh&Art=pm&Datum=2014&Sort=3&nr=66713&pos=1&anz=24&Blank=1
7. http://www.brandeins.de/archiv/2014/werbung.html
8. http://www.journalist.de/ratgeber/handwerk-beruf/menschen-
undmeinungen/umfrage-zu-native-advertising-darf-werbung-inhalt-
sein.html
9.
http://www.weimermediagroup.de/Weimer_Media_Group/Weimer_Media_
Group.html
10. http://www.boerse-am-sonntag.de/leben/refugium-der-
woche/artikel/hotelbuelow-palais-dresden.html
11. http://www.boerse-am-sonntag.de/aktien/gastbeitraege/artikel/ein-
neuer-typvon-an-leger.html
12. http://www.newsroom.de/news/detail/$IWCOISLTIOKO/
13. http://blog.wiwo.de/ungedruckt/2012/02/20/die-anfalligkeiten-
vonjournali-sten-fur-kleine-geschenke/
14. Recuperato il 27 maggio 2014 all'indirizzo
http://www.journalismus.com/
15. Dominik Stawski, “Die Prozente der Presse. Bewertung von
Journalistenrabatten aus Anbieter- und Nutzerperspektive”, VS Verlag 2010
16. http://www.mediummagazin.de/archiv/2012-2/ausgabe-
032012/journalisten-drohen-mit-negativen-berichten/
17. http://www.faz.net/aktuell/feuilleton/kino/gekaufte-berichte-die-eu-
bezahltjournali-sten-um-ihr-image-zu-pflegen-1330793.html
18. http://www.stern.de/wirtschaft/news/unternehmen/journalisten-
lustreisepras-sen-in-peking-652145.html und
http://www.handelsblatt.com/unternehmen/management/strategie/gekaufte-
berichterstattung-wenn-journalisten-verfuehrtwer-den/8864088.html
19. http://www.focus.de/finanzen/news/unternehmen/stahlkonzern-
laedtjournalisten-ein-faz-liess-sich-von-thyssenkrupp-zu-teurer-reise-
einladen_aid_858010.html
20. http://www.deutschlandfunk.de/thyssenkrupp-bezahlt-luxusreisen-
fuerjournali-sten.761.de.html?dram:article_id=227635
21. http://meedia.de/2012/11/12/thyssenkrupp-bezahlte-luxusreisen-
furjournalisten/
22. http://www.welt.de/print-welt/article243562/Rabattjaeger-mit-
Presseausweis.html
23. https://www.lobbycontrol.de/2013/08/gefallen-an-gefalligkeiten-
wiejournalisten-umgarnt-werden/
24. http://www.ksta.de/stadt-leverkusen/untreue-danner-nimmt-sein-
urteildankbar-an,15189132.23520970.html
25. http://www.berliner-zeitung.de/medien/beeinflussung-der-
pressechampagner-bis-zum-abwinken-,10809188,22395994.html
26. http://www.berliner-zeitung.de/medien/beeinflussung-der-
pressechampagner-bis-zum-abwinken.10809188,22395994.html
27. http://www.berliner-zeitung.de/medien/beeinflussung-der-
pressechampagner-bis-zum-abwinken-,10809188,22395994.html
28. http://www.berliner-zeitung.de/medien/beeinflussung-der-
pressechampagner-bis-zum-abwinken-,10809188,22395994.html
29. Citato da http://www.berliner-zeitung.de/medien/beeinflussung-der-
pressechampagner-bis-zum-abwinken-,10809188,22395994.html
30. http://www.berliner-zeitung.de/medien/beeinflussung-der-
pressechampagner-bis-zum-abwinken-,10809188,22395994.html
31.
http://www.handelsblatt.com/unternehmen/management/strategie/gekaufte-
berichterstattung-wenn-journalisten-verfuehrt-werden/8864088.html
32. http://spot.us/stories
33. Citato da Peter Szyszka, Produkt-PR und Journalismus
34. http://www.sueddeutsche.de/medien/studie-zur-
medienselbstkontrolledeutsche-journalisten-sind-wenig-selbstkritisch-
1.1651105
35. http://blog.wiwo.de/ungedruckt/2012/02/20/die-anfalligkeiten-
vonjournalisten-fur-kleine-geschenke/
36. http://www.message-online.com/archiv/message-1-
2013/leseproben/die-naehe-zur-macht/
37. http://www.taz.de/l68411/
38. http://meedia.de/2011/04/07/schleichwerbung-in-allen-bereichen/
39. http://www.medienforum-archiv.de/nc/blog/liste/blog-post////pr-
undjournalismus-problematische-beziehungspflege.html
40. http://meedia.de/2012/11/12/thyssenkrupp-bezahlte-luxusreisen-
furjournalisten/
41.
http://www.welt.de/wirtschaft/webwelt/article108949078/WieSamsung-auf-
der-lfa-Tech-Blogger-erpresst.html
42. http://www.fr-online.de/medien/nebenjobs-nachrichtensprecher-in-
derkritik,1473342,3117896.html
43. http://www.ndr.de/fernsehen/sendungen/zapp/nebenerwerb100.html
44. http://www.ndr.de/fernsehen/sendungen/zapp/nebenerwerb100.html
45. http://www.ndr.de/fernsehen/sendungen/zapp/nebenerwerb100.html
46. http://www.mopo.de/politik---wirtschaft/tom-buhrow---co--das-
verdienendie-oeffentlich-rechtlichen-senderchefs,5066858.23911640.html
47.
http://www.zdf.de/ZDFmediathek/kanaluebersicht/aktuellste/228#/beitrag/v
ideo/1971936/ZDF-heute-journal-vom-2608-2013
48. http://www.faz.net/aktuell/politik/inland/allensbach-analyse-
tatsaechlicheuncl-gefuehlte-intoleranz-12120753.html
49. li testo originale si trova all'indirizzo:
http://www.nachtkritik.de/index.php?
option=com_content&view=article&id=9572:theater-der-welt-2014-jacob-
appelbaumso-pening-speech-&catid=53:portraet-a-profil&ltemid=83
50. http://www.stern.de/lifestyle/leute/tv-kommissar-derrick-horst-
tappert-warmit-glied-der-waffen-ss-2002874.html
51. http://www.dnv-online.net/medien/detail.php?
rubric=Medien&nr=91387
52. http://www.spiegel.de/kultur/gesellschaft/medienkrise-nie-zuvor-
gab-es-soviele-ent-lassungen-in-der-presse-a-870402.html
53. http://www.wiwo.de/erfolg/beruf/kein-bedarf-diese-jobs-sind-
vomaussterben-bedroht/10208452.html?slp=false&p=7&a=false#image
54. http://www.faz.net/aktuell/wirtschaft/unternehmen/zeitungen-in-der-
kriseden-wirt-schaftsmedien-von-gruner-jahr-droht-das-aus-11957636.html
55. http://www.faz.net/aktuell/wirtschaft/unternehmen/zeitungen-in-der-
kriseden-wirt-schaftsmedien-von-gruner-jahr-droht-das-aus-11957636.html
und http://www.tages-spiegel.de/medien-news/;art15532,2370490
56. Per il contesto del Frankfurter Rundschau come giornale vicino alla
SPD, vedi Ute Volkmann: »Legitime Ungleichheiten. Journalistische
Deutungen vom >sozialdemokratischen Konsensus<zum
>Neoliberalismus<«, VS Verlag, Wiesbaden 2006
57. http://www.handelsblatt.com/unternehmen/it-
medien/stellenabbaufrankfurter-rundschau-schrumpft-zur-
lokalzeitung/4015702.html
58. http://www.taz.de/!111694/
59. vedi Der Spiegel del 14 luglio 2014, pagg. 128-130
60. http://www.merkur-online.de/aktuelles/bayern/nuernberg-
abendzeitungnuernberg-2523059.html
61. http://www.spiegel.de/kultur/gesellschaft/muenchner-abendzeitung-
istinsol-vent-a-957098.html
62. http://mmm.verdi.de/medien-wirtschaft/02-2014/muenchener-
abendzeitung-geht-in-die-insolvenz
63. http://kress.de/tweet/tagesdienst/detail/beitrag/118847-zum-31-
dezem-ber2013-bonner-general-anzeiger-schliesst-berliner-buero.html
64. http://mmm.verdi.de/medien-wirtschaft/03-2014/50-entlassungen-
bei-derwz
65. http://www.labournet.de/branchen/medien/medien-
presse/medienverschiedenes/entlassungen-bei-der-leipziger-volkszeitung-
madsack-konzernvernichtet-weiter-arbeitsplatze/
66. Vedi per esempio i suggerimenti contro le morti dei giornali:
Journalist 6/2009, S.53ff., 1/2010
67. http://www.faz.net/aktuell/politik/kommentar-die-rundschau-
amende-11959447.html
68. http://www.heise.de/tp/artikel/41/41878/1.html
69. http://meedia.de/2014/04/08/robotertexte-stuttgarter-agentur-
plantvollautomati-siertes-sportportal/
70. http://meedia.de/2014/04/08/robotertexte-stuttgarter-agentur-
plantvollautoma-tisiertes-sportportal/
71. http://www.sueddeutsche.de/medien/nach-insolvenz-faz-
darffrankfurter-rundschau-uebernehmen-1.1611595
72. http://www.stuttgarter-zeitung.de/inhalt.rns-princess-daphne-spd-
legtsich-traum-schiff-zu.27289134-7683-4cd4-ae6b-03e6441fl665.html und
http://www.sueddeut-sche.de/politik/sozialdemokraten-reisen-statt-presse-
traumschiffspd-1.1122795 und
http://www.abendblatt.de/reise/articlel963482/KurswechselDie-SPD-wird-
Kreuz-fahrtunternehmen.html
73. http://kress.de/kressreport/heftarchiv/details-des-
kressreports/beitrag/62132.html?
tx_ttnews%5Bedition%5D=10%2F2006&cHash=5a68913dbe2874ae83858
e-ab8ab4b357 und http://www.spiegel.de/wirtschaft/fliegender-wechsel-
vorkoetter-geht-zur-frankfurter-rundschau-a-416426.html
74. http://www.spiegel.de/spiegel/vorab/spd-medienholding-haelt-sich-
nicht-angeplan-ten-mindestlohn-a-941082.html
75. http://www.zeit.de/2004/13/FR_2fSPD
76. http://blogs.faz.net/medienwirtschaft/2014/02/03/die-
medienmachtder-spd-broeckelt-die-ddvg-ihre-zeitungen-und-dietmar-
nietan-402/
Capitolo 5 - Casi di studio del Fronte della Propaganda

Tutte le persone menzionate per nome in questo libro negano una vicinanza
appiccicosa e viscida alle organizzazioni d'élite. Negano anche di essere
lobbisti. Essi negano anche di essere stati "corrotti” dalla vicinanza
all'élite. E negano di aver perso il mordente giornalistico come
professionisti vicini ai gruppi citati. Essi negano che la vicinanza descritta
influenzi i loro articoli.
Al mio amico Peter Scholl-Latour, che ho incontrato in molte zone di
guerra, nel 2014, all'età di 90 anni e qualche settimana prima della sua
morte, è stata chiesta quale fosse la sua esperienza di vita sul tema dei
media modernizzati e della censura. Rispose:
Paul Sethe, che era un editorialista straordinariamente conservatore e lavorò per Die Welt e per
il Frankfurter Allgemeine Zeitung, una volta, molti anni fa, scrisse: “La libertà di stampa in
Occidente è la libertà di 200 persone ricche di pubblicare le loro opinioni ", nel frattempo non
sono più 200, ma solo 4 o 5 persone.1

Secondo Peter Scholl-Latour, quattro o cinque persone oggi determinano


solo l'opinione dominante. Quindi non c'è più certamente diversità di
opinione. E Paul Sethe, citato da Peter Scholl-Latour, dopo tutto uno dei
redattori fondatori del Frankfurter Allgemeine Zeitung, fu licenziato dal
giornale perché non era allineato.2 La Cancelleria e gli altri redattori
esercitarono questa pressione - così pure il mondo imprenditoriale. Poiché
non c’era più pubblicità sul giornale da parte degli imprenditori, aumentò
sempre di più la pressione su di lui. L'allora capo della Salamander AG,
Alexander Haffner, membro del comitato di finanziamento del Frankfurter,
disse apertamente: “Il giornale è stato fondato dalla comunità
imprenditoriale….”. E lì i loro interessi avrebbero dovuto riflettersi.3 Così
Sethe, uno dei fondatori del Frankfurter, fu cacciato con un calcio. Anche
nel parlamento tedesco (durante la 116a sessione) fu descritto come un
direttore del giornale “cacciato”.4 Lo stesso accadde a un altro direttore del
Frankfurter, Jürgen Thern. E così è successo dopo 24 anni (13 dei quali
come redattore) a Hugo Müller-Vogg. Un martedì pomeriggio, a sorpresa,
presentò le sue dimissioni. L'editore, fino ad oggi, non ha saputo i motivi
della sua uscita. Ciò che rimane è l'impressione evidente in questo libro:
dietro il Frankfurter, come abbiamo visto, c'è a volte una testa corrotta. E
questa è ovviamente promossa e protetta, ma non certo cacciata. Dal mio
punto di vista soggettivo, il Frankfurter non è così imparziale, neutrale e
indipendente come vuole fare credere. Questo vale in modo coerente per i
nostri principali media. Coloro che sono a disagio o che hanno un'opinione
diversa vengono messi davanti alla porta. Questo vale per i redattori e anche
per gli editori o i caporedattori. E si applica a tutti gli altri principali media.
Anche i giornalisti di prima classe devono essere rigorosamente allineati,
altrimenti saranno fatti fuori.
La gente sta cominciando a riconoscere l'inganno costante dei
“principali media” in tutti i settori dell'informazione. Perché dietro c'è un
sistema (fraudolento), proprio come nel gioco delle tre carte. I nostri
principali media stanno gettando sabbia negli occhi dei cittadini affinché
l'élite finanziaria possa guadagnare molto denaro. Questa è l'impressione
che ho acquisito migliaia di volte e che si può dimostrare di volta in volta
con esempi concreti di informazione manipolata.
Prendiamo ad esempio le elezioni europee del 2014. Nel mondo di
lingua tedesca, i politici allora affermati avevano paura di nuovi partiti che
in futuro sarebbero potuti diventare pericolosi per loro nell'UE. È fuori
discussione. E cosa fai in una situazione del genere? Chiaramente:
propaganda. E chi sta diffondendo la propaganda? Altrettanto chiaro: media
di primo piano. Mentre ogni cittadino sapeva che l'UE era finanziariamente
fuori dal suo ultimo buco e che gli Stati in fallimento dell'UE in difficoltà
sono stati mantenuti in vita solo artificialmente attraverso continui
trasferimenti di denaro, i villaggi Potemkin*33 sono stati costruiti con il
forte sostegno dei principali media poco prima delle elezioni europee. Ad
esempio - no, per favore non ridete ora - la Grecia, che era completamente
in difficoltà finanziaria, è stata fatta saltare in una nuova, promettente oasi
finanziaria durante la notte. Il 10 aprile 2014, ZEIT online titolava: “Gli
investitori si fanno in quattro per obbligazioni greche”.5 Lo stesso giorno,
Die Welt titolava: “Dopo il crollo dello stato, la Grecia sta tornando al
mercato dei capitali - e difficilmente può soddisfare la domanda di
obbligazioni”.6 In quei giorni, il Frankfurter aveva parlato del “ritorno” di
Atene sul mercato finanziario.7 I titoli economici sembravano così circa sei
settimane prima delle elezioni europee. Ma era un gigantesco bluff
attraverso una grande messa in scena facile da vedere. Mi chiedo perché. E
cosa è successo dietro le quinte? Il cancelliere tedesco Angela Merkel aveva
bisogno di notizie positive. Ha organizzato un viaggio ad Atene e ha
incoraggiato i greci ad emettere un titolo di Stato con un gigantesco tasso di
interesse del 4,75 per cento, in un momento in cui i risparmiatori tedeschi
stavano ottenendo solo un misero 0,1 per cento di interesse sui loro
risparmi. La Grecia, che ha più di 300 miliardi di euro di debiti, ha raccolto
fino a tre miliardi di euro sul mercato dei capitali a breve termine.
Nemmeno una goccia nell'oceano. Ma i nostri principali media si sono
rallegrati. Agli euroscettici, poco prima delle elezioni europee, doveva
essere tolto il vento in poppa con questo colpo di teatro da una Grecia
presumibilmente sana. Angela Merkel fu celebrata con entusiasmo dai
media tedeschi ad Atene. Tutto era uno spettacolo inscenato - trasparente
dall'inizio fino alla prevedibile fine. Ma ha funzionato: gli euroscettici dei
paesi di lingua tedesca non hanno ottenuto il gigantesco aumento dei voti
alle elezioni europee, tanto temuto nelle file della politica tradizionale. E
per la partecipazione del 4,75% del colpo di teatro sopra descritto sono
responsabili soprattutto i contribuenti tedeschi. Questa è una parte. L'altra:
tre mesi dopo l'azione, così freneticamente celebrata dai nostri principali
media, la Grecia era di nuovo alla ricerca di acquirenti per un altro titolo di
Stato. Ma poi ci fu il silenzio nei principali media tedeschi. In realtà, la
Grecia non ha sperimentato il “ritorno” sul mercato dei capitali, ma
esattamente il contrario. Nel luglio del 2014, Atene si era liberata solo della
metà dei titoli di Stato per i quali si cercavano urgentemente acquirenti.8 È
chiaro che i nostri principali mezzi di comunicazione hanno taciuto
ampiamente al riguardo. Dopo tutto, le elezioni europee e lo spettacolo di
propaganda erano finiti. In quanto lettori di questo piccolo esempio, potete
vedere come i cittadini sono manipolati, stupidamente venduti, mentiti e
ingannati dai nostri principali media. E poi, come contribuenti, devono
pagare i danni causati. I nostri media principali producono principalmente
immagini di atmosfere.
Volete sapere qual è la verità? Per quanto riguarda i media, si presenta
come segue: impulso al prestigio e allo zelo missionario e tendenza
all'autodeterminazione, che è l'anima del lavoro giornalistico. E nei talk
show, nelle trasmissioni di notizie, nelle pubblicazioni di libri, giornali e
radio, tutto avviene sempre secondo lo stesso schema: alcuni padroni
dell'opinione pubblica suscitano deliberatamente uno stato d'animo. La
verità è del tutto irrilevante.
Probabilmente sono apparso diverse centinaia di volte in televisione. E
ricordo ancora il 18 aprile 2004 quando ero un “esperto della sicurezza” del
talk show Sabine Christiansen, seduto accanto all'ex ministro degli Esteri
Hans-Dietrich Genscher (FDP*34), al commissario europeo per l'adesione
dei nuovi Stati Günter Verheugen (FDP), al primo ministro di Sassonia
Georg Milbradt (CDU), al presidente slovacco Rudolf Schuster e ad altri
ospiti illustri.9 Il tema della trasmissione era l'imminente enorme
espansione dell'UE verso est: “La questione del destino - il futuro della
Germania si decide a est?” E ovviamente ero stato invitato affinché si
potesse macellare una copia di quei tedeschi malvagi e monotoni che,
stranamente, avevano messo in guardia contro l'apertura del confine a molti
Stati amaramente poveri. All'epoca avevo previsto che le barriere sarebbero
crollate di nuovo in pochi anni. Per esempio, contro la criminalità. E poi
sono stato giustiziato in diretta nello show. Il Berliner Tagesspiegel scrisse
dopo la trasmissione: “Allo spettatore è stato mostrato il massacro del
dottor Ulfkotte in diretta. E ora si può avere un'idea di come funzionano i
comitati politici. Si scagliano sempre sui deboli”.10 Nel frattempo, la
situazione è cambiata. Coloro ai quali dobbiamo la follia dell'Unione
europea e la criminalità sconfinata non riescono sempre più a capire il
mondo di oggi. Il 1° maggio 2004 l'UE fu allargata a dieci nuovi Stati
membri. Tre anni dopo ne sono stati aggiunti altri due, Bulgaria e Romania.
I politici hanno sottolineato solo le opportunità teoriche dell'allargamento
dell'UE ad est, i principali rischi sono stati completamente nascosti.
Chiunque lo abbia sottolineato è stato considerato (come me) “di destra”.
Ma ora la realtà non può essere nascosta: il divario di prosperità tra nuovi e
vecchi Stati membri era ed è considerevole, i sistemi sociali dei nuovi Stati
membri dell'UE erano e sono in cattive condizioni. La povertà e la libertà di
circolazione hanno portato alla criminalità transfrontaliera, di cui i cittadini
non sono stati informati nel 2004. Avevo detto tutto questo nel 2004 con
Sabine Christiansen nel talk show. E sono stato massacrato da Genscher, da
Verheugen e da persone che la pensano allo stesso modo. Quando
“massacreremo” finalmente i Genschers, i Verheugens, i Milbradts e tutti
gli altri che hanno portato tutto questo a noi cittadini in modo spietato?
Erano troppo stupidi o troppo incapaci di prevedere questo svolgimento? O
hanno anche solo agito di proposito? Oggi vivono naturalmente col denaro
dei nostri contribuenti e vogliono passare ai libri di storia come grandi
politici.
Facciamo un altro esempio: dagli anni '90, i ricercatori economici non
hanno avuto ragione quando si tratta di prevedere una crisi economica.
L'economista del Fondo Monetario Internazionale, Prakash Loungani, ha
dato prova, anno dopo anno, dagli anni '90 al 2012. Gli economisti
colpiscono sempre il bersaglio sbagliato con le loro previsioni.11 Questo è
un fatto innegabile. Eppure i nostri media anelano settimana dopo settimana
a poter pubblicare le previsioni dei ricercatori economici. Il tasso di
successo è come consegnare i fucili ai non vedenti allo Schützenfest.*35
Stranamente, gli economisti lo creano con sciocchezze concentrate che per
lo più annunciano sempre più spesso nei nostri principali notiziari.
Sarà disastroso per i cittadini fidarsi delle previsioni di tali esperti e, ad
esempio, adeguare di conseguenza i loro investimenti. Lo si poteva vedere
in passato con le previsioni del prezzo dell'oro, che sono state pubblicate sui
media. Guardiamo alcune delle previsioni per vedere l'assurdità delle
dichiarazioni. Quando il prezzo dell'oro era di 1400 dollari per oncia troy
nel dicembre 2010, il famoso economista americano James Turk predisse
sui media tedeschi: “Un'oncia di metallo giallo prezioso vi costerà presto
3500 dollari”. E l'ex capo economista della Hypo Vereinsbank, Martin
Hüfner, disse allo stesso tempo: “Il prezzo dell'oro scende da 1400 dollari
per oncia troy a 500 dollari. C’è il panico tra i proprietari dell'oro. Mandano
tutto al diavolo e cercano di vendere le loro scorte di metallo giallo”. La
realtà: il prezzo dell'oro è salito da 1400 dollari nel dicembre 2010 a 1800
dollari nell'agosto 2011. Nessuna delle previsioni era corretta. Le previsioni
si basavano piuttosto su interessi tangibili. Non hanno niente a che fare con
la verità.
Ma i giornalisti continuano ad accettare queste sciocchezze. Mi chiedo
perché. Ci manipolano, mentono e imbrogliano. Nel maggio 2014, la guida
al programma Hörzu era alla ricerca delle migliori 100 donne e uomini in
Germania per il nuovo show della classifica ZDF, che dovevano essere
votati come migliori tedeschi viventi. Fino al 24 maggio 2014, i lettori
potevano inviare suggerimenti alla redazione. Avevano detto: “Chiunque
vinca, decidete voi, cari lettori e lettrici”. Ma i lettori potrebbero anche aver
gettato le loro lettere nella spazzatura. L'istituto di ricerca Forsa aveva da
tempo determinato i primi 50 tedeschi per ZDF e aveva anche chiesto un
importante voto online. Né i lettori di Hörzu né quelli che hanno partecipato
al voto della ZDF ne hanno determinato il risultato.12 È stata un'unica
grande illusione, è stata la simulazione della partecipazione dei lettori e
degli spettatori.13 Ti fa sentire un po’ ingannato come lettore o spettatore.
Perché la rete televisiva pubblica ZDF ha messo coraggiosamente e
audacemente al primo posto Angela Merkel, anche se non ha avuto il favore
degli spettatori nelle prime posizioni. C’erano nomi come Helene Fischer e
Ina Müller tra le donne.14 E in realtà, due terzi dei tedeschi erano stufi di
Angela Merkel, ma il sondaggio fu pubblicato solo su larga scala in
Austria.15 Ma cosa hanno fatto i nostri media di qualità sul fatto che solo il
24% dei tedeschi vuole avere ancora per altri anni Angela Merkel come
Cancelliere? Siete pronti? Sentite questo titolo a caratteri cubitali: “Una
persona su quattro vuole altri dieci anni di cancellierato di Angela
Merkel”.16 Tre quarti sono contrari. E i nostri media danno notizie positive.
È così che funziona la disinformazione nell'era della massificazione.
Ci sono cose che i giornalisti tedeschi non scriverebbero mai. Ma sono
importanti se si vuol capire cosa succede nel mondo. Nel 2009, ad esempio,
il Segretario di Stato britannico per gli affari economici, Lord Mandelson,
ha fatto la seguente dichiarazione per rendere comprensibile a tutti i
cittadini la situazione di crisi sempre più precaria nel cuore dell'Europa: “Le
banche sono fottute, noi siamo fottuti, il paese è fottuto!”17 Queste parole*36
non devono essere tradotte. Non può essere più chiaro descrivere la
situazione in termini di risparmi dei cittadini - e questo da parte di un
aristocratico, un membro del governo. Nei paesi di lingua tedesca non si
vuole ancora sentire una cosa del genere. In Germania, si preferisce vedere
la luce ovunque alla fine del tunnel, anche se non si è ancora entrati. In
Germania, la propaganda è fatta dai “media di qualità” fino alla fine. I
nostri migliori giornalisti sono al comando quando la politica lo vuole.
Pensate che questa sia una teoria del complotto? Beh, potete persino
provarlo.

L'obiettivo superiore: l'amputazione dell'identità tedesca

Gran parte di questo capitolo riguarderà i nostri politici, i media e l'euro.


Perché? L'idea dell'euro, che non è una teoria della cospirazione ed è già
stata menzionata, fu decisa in una conferenza del gruppo Bilderberg. Anche
il Frankfurter Rundschau, che di certo non diffonde teorie cospirative,
scrive ora: “E secondo il presidente onorario del circolo, l'imprenditore
belga Etienne Davignon, anche l'euro risale a Bilderberg”.18 Come abbiamo
già visto, circoli d'élite come le conferenze Bilderberg non sono certo
istituzioni democratiche, ma associazioni di propaganda e lobby che
perseguono interessi molto specifici. E questa è l'alta finanza filo-
americana. Come può essere che i politici - anche Angela Merkel fa parte
del Bilderberg - e i giornalisti si siano lasciati attirare davanti ai carri di
questo gruppo e di altre organizzazioni simili e alla propaganda per i loro
interessi? Nelle pagine seguenti esploreremo quali media hanno
propagandato l'euro e hanno persino seguito l'appello dei politici a mentire.
Lo sapevate che c’era un obiettivo più alto, che i politici hanno
associato all'introduzione dell'euro? Gli stati nazionali e l'idea degli stati
nazionali dovrebbero essere distrutti, specialmente l'idea dei tedeschi. Il
politico della SPD Olaf Schwencke ce lo ha spiegato prima
dell'introduzione dell'euro: Con l'introduzione dell'euro, l'UE diventerà in
futuro il più grande mercato finanziario e dei capitali del mondo. Questo ha
conseguenze culturali. Schwencke disse che se le monete nazionali non
esistessero più, lo Stato nazionale sarebbe di fatto giunto al termine.
Schwencke disse testualmente: “La sua proprietà materialmente più
importante, la politica monetaria come nucleo della sovranità statale, viene
così abbandonata e la comunità giuridica ed economica europea assume la
sua funzione”. La diversità delle espressioni culturali in Europa potrebbe
essere eliminata in una cultura mondiale commerciale sempre più potente -
nota anche come “Mac World”.19
In un linguaggio semplice, si trattava e si tratta della frantumazione
della nostra identità culturale e nazionale. Oggi, coloro che ci stanno
sommergendo con i costi giganteschi dell'unione monetaria dell'euro
sostengono che non avrebbero potuto prevedere tutto questo prima. I
bugiardi sperano nella dimenticanza dei cittadini. Molti li hanno avvertiti.
Ma gli avversari erano ridicolizzati allora. Sono state dimenticate e
cancellate dalle nostre memorie le grandi iniziative nazionali degli anni '90
come “Sì al Marco Tedesco - No all'Euro = Teuro”*37, “Europa sì, ma Euro
no” e “Chi ferma la follia dell'Euro?” Dimenticate le denunce dinanzi alla
Corte costituzionale federale degli anni '90 contro l'euro, che sono state
presentate dai numerosi critici europei. I media e i politici hanno
denigratamente definito gli oppositori dell'euro “pomposi” e “allarmisti”. E
cosa hanno replicato gli euroscettici come i professori Wilhelm Hankel,
Wilhelm Nölling, Karl Albrecht Schachtschneider e Joachim Starbatty a tali
attacchi nel febbraio 1998 nel loro libro La denuncia sull'euro - Perché
l'unione monetaria deve fallire in questi attacchi?*38 Hanno scritto: “Coloro
che non vedono pericoli reali in agguato o li minimizzano non sono politici
responsabili; quelli che segnalano pericoli reali in agguato non sono
allarmisti o populisti, ma realisti”. Vi ricordate come la politica e i media
chiamavano spesso i quattro professori negli anni '90? “La banda dei
quattro”20 , “I rappresentanti del popolo autoproclamato” o “gli anziani
anti-euro”21 . Nel 1998, l'editore di Zeit Theo Sommer, un membro del
Bilderberg e della lobby degli operatori di rete, scrisse sui critici dell'euro
sotto il titolo “Il buon cambio - la Germania in particolare ha bisogno
dell'euro”: “Ora strepitano forte: professori, politici, pseudo-profeti. (…)".
Theo Sommer scrisse ancora: “Infine, l'affermazione che (…) i
trasferimenti elevati verso i paesi più deboli sarebbero dovuti è infondata e
non dimostrabile - i trasferimenti tedeschi, si badi bene”. Oh, se solo si
potesse oggi nutrire Theo Sommer, lettera per lettera, con le sue
sciocchezze di allora. Nell'articolo Sommer ha definito i critici dell'euro, i
professori Hankel e Schachtschneider, la “bandiera dei quattro saggi” (alias
la banda dei quattro), che ha vacillato su un base giuridicamente debole a
Karlsruhe per impedire la nuova moneta.22 Come ci si sente quando si è
denigrati come “pseudo-profeti”? Il giornale Die Zeit, e, nel frattempo il
condannato evasore fiscale Theo Sommer o altro membro del Bilderberg,
che volevano assolutamente l'euro contro la volontà del popolo, si sono mai
scusati per le sciocchezze che allora avevano detto? No!

L'ora delle favole della Merkel: come il governo federale mente


alla popolazione

La cancelliera ha apertamente invitato i media tedeschi a non informare la


popolazione sulla crisi dell'euro e sulla minaccia di un crollo finanziario.
Ciò è indiscusso e nel frattempo è stato menzionato di sfuggita anche dai
“media di qualità”. Tuttavia, una generazione successiva ci chiederà un
giorno perché la popolazione ha vissuto e tollerato tutto questo per così
tanto tempo. Di seguito sono riportati alcuni fatti da trasmettere ad amici e
conoscenti. Potrebbero rinsavire e, come misura precauzionale, è meglio
che ritirino sempre di più il denaro dalla banca! Oppure apparterranno a
quegli sciocchi che hanno creduto alla Cancelliera e, forse, hanno perso
molto o addirittura tutto.
È indiscusso che la Cancelliera ha apertamente invitato i media del
sistema tedesco a mentire per nascondere la vera situazione.
Presumibilmente nell'interesse pubblico e per evitare il panico. Ma a un
certo punto, la verità viene sempre a galla. A volte prima, a volte dopo. La
Cancelliera Angela Merkel (CDU) difficilmente potrebbe essere felice che
un episodio piuttosto spiacevole della sua vita di guida suprema della
politica tedesca possa essere conosciuto: molto tempo fa chiese ai più
importanti direttori di organi di informazione della Germania di non riferire
in modo veritiero la situazione del paese. L'8 ottobre 2008, un soleggiato
mercoledì autunnale, aveva invitato i più importanti rappresentanti dei
media e direttori editoriali a un incontro serale. Tre giorni prima la
Cancelliera aveva sfacciatamente affermato davanti alle telecamere:
“Diciamo alle risparmiatrici e ai risparmiatori che i loro depositi sono al
sicuro. Questo è anche ciò per cui si batte il governo federale”. Ma la verità
è che la situazione era ed è tutt’altro che sicura per i risparmi dei cittadini
tedeschi. Ed è per questo che giornalisti e direttori editoriali dovevano
diffondere la falsità nei media tedeschi per ordine della nostra Cancelliera.
La Merkel disse ai giornalisti dei “media di qualità” in marcia davanti a
lei che i media tedeschi hanno avuto un “ruolo importante” nella crisi
economica e finanziaria. E per motivi di ragion di stato, i cittadini non
dovrebbero sapere tutta la verità sullo stato disastroso delle finanze
pubbliche e sull'evoluzione della crisi economica. I media dovrebbero
andare cauti, piuttosto portare notizie positive alla gente. Angela Merkel ha
invitato i giornalisti a riferire con cautela sulla situazione reale. Altrimenti,
il paese potrebbe sfuggire di mano. Ora i giornalisti hanno il potere di
evitare il panico. La chiamata a distrarsi dalla realtà era chiara. Diversi
giornali, Die Zeit,23 il Süddeutsche e il Tageszeitung riferirono molto
brevemente su questo incontro e sulla chiamata a distrarre la popolazione
dalla realtà. Die Zeit iniziò l'articolo del suo corrispondente con queste
parole:
L'8 ottobre 2008 la crisi era ancora giovane, si potrebbe quasi dire innocente. Quel mercoledì
sera, la Cancelliera e il suo ministro delle finanze hanno invitato i capi dei più importanti
quotidiani della Cancelleria per inviare loro un messaggio di questo tenore: Non sappiamo
esattamente cosa succederà tra due o tre settimane, ma vi chiediamo di fidarvi molto di noi e,
soprattutto, di non creare un cattivo umore, perché la situazione è troppo grave.24

E in un altro giornale leggiamo:


Alcuni mesi prima, l'8 ottobre 2008, c’era stata una strana riunione che andava menzionata in
questo contesto. Quel giorno, la cancelliera aveva invitato i prestigiosi caporedattori dei
principali media. Era il momento in cui era scoppiata la grande crisi finanziaria. Non c'è una
relazione dettagliata su questo incontro che è stato pubblicato e negli archivi ne sono state fatte
solo poche citazioni, solo una clausola subordinata di tanto in tanto, una breve osservazione. A
un certo punto si può leggere con parole asciutte di cosa si occupava la cancelleria quella sera:
la Merkel chiese ai giornalisti di riferire con cautela sulla crisi e di non suscitare il panico.
I capiredattori si sono attenuti a questo. Sempre nel febbraio 2009, quattro mesi dopo, il
Tageszeitung si meravigliò della condotta dei media: Accontentano i cittadini, in modo che
stiano fermi. Quanto denaro è già stato pompato nelle banche, quanti miliardi di promesse di
garanzia sono state fatte, anche questo non è scritto sui giornali. Il Süddeutsche del 15 gennaio,
ad esempio, nasconde l'annuncio che Hypo Real Estate avrà bisogno di miliardi in contanti e
garanzie per la quarta volta in quattro mesi sotto il titolo. Il Bild-Zeitung ha persino ricevuto un
premio per aver riferito in modo "responsabile". Un premio assegnato dai giornalisti.25

I giornalisti obbediscono quando la politica fischia. Qualcuno che sa tutto


questo da vicino ha iscritto:
La Merkel ha parlato ai giornalisti come se fossero dipendenti di un dipartimento della
Cancelleria. E se ci pensate, si arriva alla conclusione:
Sì, è così che sempre più giornalisti vedono anche se stessi. E se continua così, non c'è più
bisogno dei giornalisti.26

Angela Merkel, una segretaria addetta alla propaganda della RDT*39 aveva
semplicemente messo in riga i vertici dei media tedeschi a questo (8 ottobre
2008) e ad altri incontri simili. L'omologazione della stampa tedesca è stata
confermata (vedi sopra) da alcuni testimoni contemporanei indipendenti. Se
ci fosse stata una stampa libera e indipendente, una protesta avrebbe
attraversato la repubblica. Come un autocrate russo, la Merkel aveva
chiamato insieme i capi del giornalismo tedesco e li aveva omologati su una
linea comune. Un'esperienza simile si vive di solito nelle repubbliche delle
banane, quando i golpisti occupano le stazioni radio per portare la LORO
verità al popolo. Invece della protesta dei giornalisti tedeschi, c'è stato solo
silenzio e articoli conformi alle norme governative.
L'ex caporedattore di ZDF (dal 2000 al marzo 2010) Nikolaus Brender è
uno dei pochi che ha fatto una chiara dichiarazione. Ha parlato anche di un
sistema d'informazione nelle file dei media pubblici come ai tempi della
Stasi.*40 Poco prima della fine del suo mandato, Brender aveva parlato di
“dipendenti non ufficiali” dei partiti in ZDF, “davvero paragonabile al
Servizio di Spionaggio della RDT”. Era stata creata una “rete di dipendenze
finemente strutturata” da cui si possono ricavare opportunità di carriera e
obbligazioni”. Brender stesso aveva “cercato di tenere tali spie almeno
lontane da posti di reale responsabilità”.27 In precedenza, una maggioranza
nel consiglio di amministrazione della ZDF aveva imposto che il contratto
di Brender non fosse prorogato perché lui non voleva ballare al fischio della
Cancelleria.
Peter Voss vedeva la situazione simile per quanto riguarda l'influenza
dei partiti sulle emittenti pubbliche e quindi lasciò la CDU nel 2009, dopo
35 anni.28 Anche Klaus Bresser, fondatore del heute-Journal e predecessore
di Nikolaus Brender come caporedattore della ZDF, oggi ha perso le
illusioni sull'assoluta indipendenza dei giornalisti della ZDF.
Solo pochi giornalisti hanno la stessa spina dorsale di Brender - e hanno
resistito agli abbracci dei ranghi della politica. Alcuni “giornalisti di
qualità” non hanno il minimo scrupolo di passare dalle emittenti pubbliche
ai politici - e, per esempio, di annunciare slogan politici come detersivi.
Steffen Seibert, che fa parte della televisione ZDF dal 1989 e ha moderato
le NOTIZIEOGGI dal 2003 al 2010, è diventato portavoce del governo e
capo dell'Ufficio stampa e informazione del governo federale con il grado
di funzionario segretario di Stato,29 in un linguaggio semplice: Seibert è il
dirigente del ministero della propaganda statale. Si può vedere quanto sono
intercambiabili i sistemi e quanto sono vicini l'uno all'altro. Il Süddeutsche
ha scritto:
Al posto del portavoce del governo, che sta passando all'emittente pubblica, arriva ora un
giornalista di spicco dell'emittemte pubblica al posto del portavoce del governo. I sistemi si
scambiano.30

Battaglia di bugie: la propaganda di Sabine Christiansen e


Ulrich Wickert

Diamo un'occhiata ancora una volta più da vicino all'influenza diffusa.


L'esempio dell'euro. La maggioranza dei tedeschi non voleva certamente
l'euro. Ma quello che non andava la politica voleva farlo con la pubblicità.
La campagna d'informazione è costata nove milioni di euro (17,6 milioni di
marchi tedeschi) ed è stata finanziata dal bilancio dell'Ufficio Stampa e
Ufficio Pubblico del Governo Federale per l'indottrinamento all'euro delle
masse. In parole semplici, il contribuente ha dovuto pagare per il lavaggio
del proprio cervello. E due cose in una volta: la prima riguarda le tasse e la
seconda il contributo obbligatorio del canone televisivo. La campagna di
promozione era iniziata nel 2000 e doveva accompagnare il lancio finale
dell'euro in cinque fasi fino al lancio del contante il 1° gennaio 2002.
L'obiettivo non era affatto quello di chiarire il contenuto. Soprattutto,
dovevano essere risvegliate tra i tedeschi “emozioni positive” per la nuova
moneta. La ripartizione degli stanziamenti era la seguente: 7 milioni di euro
per campagne pubblicitarie e di pubbliche relazioni (pubblicità, spot
televisivi, manifesti), 750.000 euro per la cooperazione di pubbliche
relazioni con organizzazioni non governative e gli Stati federali e, infine,
1,2 milioni di euro per campagne in corso (centro servizi, tenda euro,
vendite). Nella prima fase pubblicitaria sono state realizzate campagne
pubblicitarie pure. Nella seconda fase sono stati lanciati annunci
pubblicitari con personaggi pubblici. La terza fase aveva introdotto figure di
spicco di vari settori della società favorevoli all'euro. E nella quarta fase,
nell'estate/autunno del 2001, non solo le celebrità ma anche le non celebrità
avevano espresso il loro sostegno all'euro nelle pubblicità. Ad esempio,
c'erano annunci a tutta pagina con Berti Vogts, l'allora allenatore nazionale
della nazionale tedesca di calcio. La pubblicità diceva in modo pesante:
“L'euro è un passo rapido verso il prossimo secolo”. Poi si diceva: “La
Germania deve giocare economicamente nel gruppo di testa della squadra
Europa. Con l'euro, avremo successo nella concorrenza globale. La moneta
unica europea è la migliore copertura contro i rischi di fluttuazioni
valutarie. L'economia tedesca, forte delle esportazioni, deve essere in grado
di affrontare le sfide del prossimo secolo. Dobbiamo lavorare sodo per le
nostre possibilità - nel calcio come nell'euro. Solo chi coglie le opportunità
ha successo”. Nel corso di questa campagna, gli eurocritici sono stati
sistematicamente messi ai margini, ammesso che abbiano dato loro il
permesso di parlare. La CDU ha stampato e distribuito un opuscolo
propagandistico intitolato “Euro: la moneta per un futuro sicuro”. La
popolazione era davvero presa in giro. I cittadini tedeschi dovevano essere
convinti con un mucchio di bugie che il marchio D-Mark rappresenterà in
futuro la disoccupazione di massa e lo smantellamento industriale, ma che
l'euro rappresenterà una vita facile e lussuosa. A quanto pare, il denaro non
ha avuto un ruolo nella battaglia propagandistica per l'euro da parte del
governo federale. Come interpretare altrimenti questo comunicato stampa
del 5 giugno 2000?
Publicis*41 di Francoforte è stato incaricato dall'Euro Action Group, composto dall'Ufficio
Stampa Federale, dalla Commissione Europea e dal Parlamento Europeo, di attuare la
Campagna Euro Informazione in Germania. La comparsa della nuova moneta implica un
bilancio di 28 milioni di marchi per gli anni 2000 e 2001. Oltre al bilancio della Banca centrale
europea, gestito da Publicis PR a Berlino, il Gruppo Publicis dispone quindi di un altro
bilancio per l'introduzione delle banconote e delle monete in euro.31

Il 18 giugno 2001, il governo federale aveva annunciato: “Il Gruppo


d'azione sull'euro, in cui la Commissione europea, il Parlamento europeo e
il governo federale stanno lavorando insieme per l'introduzione della nuova
moneta europea, sta lanciando (….) una prima ondata di spot televisivi
sull'introduzione delle banconote e delle monete in euro. Come in passato,
quattro personalità appariranno gratuitamente come ambasciatori dell'euro
nelle pubblicità su giornali e riviste e sui cartelloni pubblicitari: Sabine
Christiansen, Richard von Weizsäcker, Helmut Schmidt e Ulrich Wickert.
In questi due mesi, l'Eurogruppo d'azione metterà a disposizione più di tre
milioni di marchi per gli spot televisivi. Come per tutte le attività di
pubbliche relazioni e di pubblicità nell'ambito della Campagna
d'informazione sull'euro, la metà di queste sono finanziate dal bilancio
dell'Ufficio stampa e informazione del governo federale e l'altra metà da
fondi della Commissione europea. Ulrich Wickert sarà il primo ad essere
“in onda”*42 per l'Euro. Seguono nell'ordine Christiansen, von Weizsäcker e
Schmidt”.32
L'ex cancelliere Helmut Schmidt attirò l'attenzione su di sé all'epoca con
dichiarazioni piuttosto imbarazzanti sull'euro. In ogni caso, han dimostrato
di avere un'idea di molte cose, ma certamente non delle valute. Schmidt
aveva dichiarato: “La stabilità dell'euro all'esterno nei confronti delle altre
principali valute sarà maggiore di quella del marco tedesco. Questo è
dovuto al maggior volume della nuova moneta”. Peter Odendahl, allora
amministratore delegato della Aurecon Vermögensberatung GmbH,*43 ha
risposto: “I politici tedeschi sono dell'opinione che l'area valutaria più vasta
rende l'euro più difficile del marco tedesco. Ora - se questi politici
ritengono che la dimensione di una stanza sia un criterio di difficoltà - la
Russia è più di duecento volte più grande della Svizzera. Sarebbe quindi
interessante esaminare se in futuro i signori preferirebbero investire i loro
risparmi in rubli piuttosto che in franchi svizzeri”. Helmut Schmidt è stato
strapazzato in pubblico e ha diffuso molte sciocchezze sull'euro. Scriveva il
Welt am Sonntag del 29 giugno 1997: “L'euro sarà - probabilmente - una
valuta forte, e il cui valore esterno non potrà essere facilmente manipolato
né da speculatori sui mercati finanziari né da decisioni politiche a
Washington o a Tokyo”.33
Ulrich Wickert e Sabine Christiansen dovevano prostituirsi per niente in
una campagna pubblicitaria per l'euro? La campagna con cui i politici
pubblicizzavano l'euro sui manifesti, nelle pubblicità e in TV era perlomeno
poco chiara. Se non illegale. All'epoca, il trattato interstatale di
radiodiffusione televisiva vietava agli spot televisivi di presentare
“personaggi che conducono regolarmente notiziari o programmi
sull'attualità politica”. Anche l'esperto di diritto dei media Christoph
Degenhart dell'Università di Lipsia considerava “problematici” i film di
personaggi celebri perché l'autorità pubblica dei giornalisti ARD*44 era
“volutamente” sfruttata a fini di propaganda politica.34
Sabine Christiansen, una presentatrice nata nel 1957, ha spiegato
nell'agosto 2001 perché si prostituiva per l'euro: “Le prospettive per l'euro
sono buone. Anche se attualmente si sta indebolendo, gli esperti ritengono
che abbia un grande potenziale per diventare più stabile del marco.35 E ha
aggiunto: “Mi viene ripetutamente chiesto dai circoli finanziari di fare più
trasmissioni sull'euro, ma purtroppo molti amministratori delegati di banche
o grandi aziende non vogliono essere disponibili come ospiti”. Quando i
“circoli finanziari” chiedono, allora persone come la signora Christiansen
ovviamente sono liete di mettersi al seguito. Sabine Christiansen, tuttavia,
non poteva ubriacarsi sull'euro per così tanto tempo. Già il 30 novembre
2003, il tema del suo talk show era: “La Germania alla bancarotta? L'euro
in pericolo?”. Nel programma, il costituzionalista Hans Herbert von Arnim
disse in merito all'evoluzione dell'euro: “A mio parere, questo è il Super
Massimo Incidente Prevedibile. È assolutamente fatale quello che sta
succedendo qui. È la fiducia che ora si sta giocando d'azzardo, così come la
fiducia interna. Abbiamo sacrificato obiettivi a lungo termine nell'interesse
della politica a breve termine”.
Se si osservano più da vicino le trasmissioni di Sabine Christiansen
negli archivi, anche i più volenterosi noteranno quanto questi servizi
televisivi in una rete del servizio pubblico siano stati utilizzati in modo
improprio per la propaganda sull'euro. Non c'è nemmeno bisogno di
guardare i singoli programmi in tutta la loro lunghezza. Bisogna solo
guardare i fatti: Il professor Hankel, euroscettico (e querelante dell'euro), è
stato prima invitato e poi non invitato dalla prima trasmissione di Sabine-
Christiansen del 4 gennaio 1998. Mentre i redattori hanno giustificato la
cancellazione dell'invito con “ragioni concettuali” e hanno offerto un
risarcimento di 500 euro, Hankel sospetta un intervento di Wolfgang
Schäuble. La ARD lo nega.36
In altri programmi, tuttavia, per farsi un'idea è sufficiente dare
un'occhiata alla lista degli ospiti ovviamente squilibrata. Se si tiene presente
che il presentatore era uno dei dichiarati propagandisti dell'euro, il quadro
diventa ancora più chiaro. Nel settembre 2001 Christiansen ha trasmesso il
suo talk show sul tema: “Addio al marco tedesco! L'euro fa male?” Il
campione dell'euro Theo Waigel, il propagandista dell'euro Ulrich Wickert
assunto dal governo, il sostenitore dell'euro Hans Eichel e lo scrittore di
eurocriminalità Horst Ehmke non hanno lasciato alcuna possibilità ai critici
europei. Non era cambiato niente nella trasmissione del dicembre 2001
“Fine di un'epoca - Addio, marco tedesco”: c’era Hans Eichel, combattente
dell'Euro, seduto accanto a Sabine Christiansen, il campione dell'euro Egon
Bahr (“….l'opportunità storicamente unica di realizzare un'Europa unita
senza guerra”) e, al posto del combattente dell'euro ed ex cancelliere
Helmut Kohl, il suo braccio destro, Lothar de Maizière. All'attore Heinz
Schenk fu permesso di impersonare l'euroscettico e arretrato Michel*45
tedesco. L'importanza che Sabine Christiansen con il suo talk show ha
avuto nell'influenzare la popolazione fu espressa dal politico della CDU e
capo della fazione sindacale Friedrich Merz il 29 giugno 2003 durante il
250° programma di Sabine Christiansen: “Penso che dovremmo iniziare
congratulandoci con Lei per questa trasmissione che determina ora l'agenda
politica in Germania più del parlamento tedesco”.37
Il Frankfurter scrisse una volta di Sabine Christiansen: “Nel corso degli
anni è diventato inequivocabile che Christiansen concentrandosi sul
parlamento ha perso di vista il resto del mondo. (…) Essere confrontati con
le conseguenze per gli altri, misurati dalle proprie parole, e ancor più dalle
proprie azioni - una cosa del genere a qualcuno non succede con
Christiansen.”38 Era solo una che parlava per compiacere i potenti. Era un
loro strumento. ARD ha speso ogni anno quasi dieci milioni di euro di
onorari per il panopticon della hostess*46 addestrata - circa 200.000 euro per
programma. La rivista glamour Park Avenue una volta scrisse in un ritratto
di Sabine Christiansen: “Con domande poco profonde Sabine Christiansen
divenne una delle donne più potenti in Germania. Il suo talk show è il
barometro dell'umore politico del paese”.39 Forse era davvero un barometro
dell'umore in politica, ma non certo dell'umore della popolazione. I cittadini
medi che anelavano il ritorno del marco tedesco, per lei non esistevano. Di
conseguenza incassava come nessun altro: secondo quanto riportato dai
media, prese 30.000 euro quando apparve come relatrice sotto un logo
aziendale.40 Per fare un confronto: l'ex ministro del Lavoro Norbert Blüm
migliora la sua pensione con 15.000 euro per presentazione. Secondo
quanto riportato dai media, questa è anche la tariffa di Ulrich Wickert, l'ex
presentatore della rubrica Tagesthemen (Gli argomenti del giorno)41 , che,
insieme a Sabine Christiansen, ha sostenuto la rinuncia al marco tedesco sui
cartelloni pubblicitari prima dell'introduzione dell'euro.
Proprio questa donna doveva togliere il vento dalle vele dei critici
dell'euro e rendere saporito l'euro poco appetibile per i cittadini. Il 7 maggio
2001, Focus scrisse: “Ora tocca alle celebrità decidere. Sabine Christiansen,
ospite del talk show ARD, il collega Ulrich Wickert, l'ex presidente federale
Richard von Weizsäcker e l'ex cancelliere Helmut Schmidt - tutti e quattro
sorridono dallo scorso martedì per il nuovo denaro in euro. Su 4000
manifesti e in innumerevoli pubblicità, il quartetto spiega ai tedeschi perché
dovrebbero finalmente portare nei loro cuori la nuova moneta non amata.
Un motto della campagna di simpatia milionaria: “L'euro - il nostro
futuro”.42 L'incredibile campagna di propaganda di Christiansen e Ulrich
Wickert è oggi imbarazzante? Si può riconoscere un buon giornalista dal
fatto che non si fa intendere con una cosa, anche se non con una cosa
buona. Come già accennato, questo principio giornalistico è stato plasmato
da Hanns Joachim Friedrichs, il presentatore di Gli argomenti del giorno. Il
suo successore Ulrich Wickert (che è sposato con Julia Jäkel,
amministratore delegato di Gruner+Jahr) si è trovato nel bel mezzo di una
cosa nel 2001: l'introduzione dell'euro. Nel 2011, la presentatrice di NDR
(Norddeutsche Rundfunk) ed ex portavoce di Tagesschau, Eva Herman, ha
pubblicato un articolo informativo su Ulrich Wickert e il suo impegno per
l'euro, in cui si legge:
In spot televisivi, sui giornali e sui manifesti, il giornalista politico Ulrich Wickert ha
pubblicizzato l'introduzione dell'euro con un volto fiducioso, un'altra volta ha morso una
moneta in euro per segnalare la futura “valuta forte”. Ma milioni di persone nel paese soffrono
di dolori di stomaco sempre più gravi: volevano mantenere stabile il marco tedesco. Wickert,
insieme a Sabine Christiansen, Günther Jauch, Helmut Schmidt e Richard von Weizsäcker, è
stato il testimonial principale scelto, ma ha messo da parte le preoccupazioni. Nella pubblicità,
ma anche in numerose interviste, ha costantemente sottolineato i presunti vantaggi dell'euro:
quanto sarebbe stato grande non dover cambiare denaro prima di andare in vacanza, quanto
sarebbe stato immenso il beneficio economico dell'euro (questo punto, però, non è stato quasi
mai sufficientemente spiegato o approfondito dal giornalista televisivo) e che non poteva che
giovare al fatto che “noi” abbiamo finalmente rinunciato al mito fondatore del marco tedesco.
No, a questo punto al più tardi gran parte del popolo tedesco non poteva più seguire il signor
Wickert - con tutta la sua simpatia. Ciò è confermato anche da uno studio condotto
dall'Università di Amburgo sulla “Influenza ed effetto della pubblicità dell'euro sullo
spettatore”.44 Su otto persone testate, sei conoscevano la pubblicità per l'euro con Wickert, e
quando è stato chiesto cosa hanno pensato durante la pubblicità, gli intervistati hanno
concordato su una serie di punti, come il riferimento alla serietà, intelligenza, simpatia e
l'associazione con la rubrica “Gli argomenti del giorno”. Ma non sembra che sia servito molto.
La ricerca afferma quindi: “Tutti gli intervistati hanno fatto emergere quasi solo punti negativi
sul termine EURO: scetticismo, incertezza, aumenti di prezzo, imbroglio quando si soddisfano i
criteri dell'unità monetaria.
Alla domanda su cosa pensano del passaggio all'euro, hanno risposto negativamente e si
sono ripetuti nelle loro dichiarazioni. Con tutta la simpatia per Wickert, il professionista della
rubrica Gli argomenti del giorno, il colpo di stato pianificato già allora si ritorse contro: la
gente notò che c’era qualcosa di marcio nella cosa. Tuttavia, ciò non sembrava dissuadere i
numerosi responsabili delle politiche fiscali a favore dell'euro dai loro piani. Avevano cercato
una persona pubblica adatta e trovato il premio principale: Wickert sembrava comprensivo, e
serviva come una sorta di ponte tra politica e cittadini, tra l'alto e il basso, tra Francia e
Germania. Perché, naturalmente, non era una moneta bucata quello che si voleva esaltare per
la gente del paese. Nonostante la giovane storia della riunificazione, l'economia tedesca stava
andando relativamente bene, la stabilità del marco tedesco l'aveva reso possibile ed era
riconosciuta in tutto il mondo. Il marco divenne praticamente l'obiettivo anelato di molti paesi
del mondo in termini di stabilità, affidabilità e sostenibilità. Questo marco tedesco, tuttavia,
doveva essere cancellato con l'euro, in silenzio e senza grancassa, e per sempre. I dubbi su
questo piano erano più che giustificati.
A quel tempo, Wickert si era da tempo affermato come moderatore per Gli argomenti del
giorno e come un simpatico e divertente zio metereologo. Aveva scritto libri intelligenti sulla
moralità e la decenza, e sul punto cruciale della vita, che tutte quelle persone che vogliono
rimanere autentiche e oneste nonostante le seduzioni materiali sono sempre quelle stupide alla
fine. Parole vere. In più di 270 pagine Wickert aveva filosofato moralmente sulla perdita di
valori. Ora, in qualità di euro-anchorman tedesco, aveva impietosamente rasato via il più
grande valore materiale della Germania, il marco.
Sì, Ulrich Wickert era esattamente la super celebrità giusta per l'Euro di dieci anni fa. Era
un cosmopolita, conosceva molto bene l'estero come fosse a casa sua, aveva conosciuto le
mentalità più diverse dei paesi, le loro monete e i loro connazionali. Dopo tutto, aveva lavorato
anche come corrispondente ARD per molti anni a Washington, ma soprattutto in Francia, il
paese che aveva introdotto l'euro.
II cittadino ben intenzionato imparò improvvisamente molto sulla vita internazionale di
Wickert: il piccolo Ulrich nacque nella lontana Tokyo, dove suo padre Erwin, un diplomatico
rispettato, lavorò a lungo come addetto radio dell'ambasciata tedesca. Wickert è stato anche in
grado di dimostrare che egli aveva già vissuto come allievo a Parigi, dove la famiglia aveva
trascorso diversi anni grazie all'impegno del padre nella rappresentanza tedesca della NATO.
Negli anni Sessanta Ulrich Wickert studiò scienze politiche e giurisprudenza a Bonn, che
all'epoca era ancora un città politica, e trascorse diversi anni nel Connecticut come borsista.
Alla fine degli anni Sessanta, inizia la sua carriera giornalistica alla emittente televisiva WDR
di Colonia. Un personaggio celebre da libro illustrato, dunque, per l'introduzione dell'euro.
Wickert accettò l'incarico volentieri. Si può solo ipotizzare perché, nel frattempo, non gli sia
giunta alcuna preoccupazione etica o morale. O davvero aveva creduto nel successo dell'euro
senza riconoscere gli intrighi politici alla base di una decisione seria, che, tuttavia, è
difficilmente immaginabile. Perché allora si dovrebbe semplicemente accusarlo di ingenuità.
Forse, tuttavia, anche il suo datore di lavoro, l'emittente pubblica e politicamente sempre
corretta Norddeutsche Rundfunk, era da biasimare per aver dato il suo consenso, perché
l'emittente aveva partecipato con la stessa dedizione alla campagna pubblicitaria globale e
aveva prestato il suo dipendente a tempo indeterminato, cosa che, in realtà, era proibita dal
trattato interstatale di radiodiffusione.
Dal punto di vista odierno, ci si chiede comunque come sia stato possibile tutto ciò che è
accaduto nella grande euforia dell'Euro? A parte il fatto che quasi tutti i media hanno riferito in
conformità con l'euro e, spesso, hanno diffamato e messo a tacere gli eurocritici fin dall'inizio,
la questione fondamentale è la seguente: una stazione televisiva ARD pagata con le tasse non
doveva essere molto più critica nei confronti di decisioni politiche così chiare? È stato davvero
permesso alla NDR (Norddeutsche Rundfunk) di rinunciare al suo cavallo migliore nella stalla
per un'azione economica e monetaria europea così onnicomprensiva e che cambia la vita?
Oppure la Westdeutscher Rundfunk, ancora più potente, dove Wickert si è guadagnato i suoi
primi speroni giornalistici e di cui il giornalista era stato per molti anni corrispondente per la
Francia, coincideva con i piani? O c’era anche la WDR dietro l'accordo pubblicitario? Nel
1988 un comitato elaborò il cosiddetto “Rapporto Delors" sulla creazione della moneta,
intitolato all'allora presidente francese della Commissione europea Jacques Delors, che portò
infine alla creazione dell'Unione economica e monetaria europea in tre fasi. La Germania,
guidata dal cancelliere della CDU, Helmut Kohl, era inizialmente riluttante: nel corso
dell'auspicata riunificazione di Est e Ovest, Bonn sapeva cosa c’era davanti al paese. Ma la
Francia era rimasta dura: il presidente François Mitterrand avrebbe fatto dipendere il suo
sostegno alla riunificazione dall'introduzione dell'euro. Gli osservatori non si stancano mai di
ripetere che la Germania ha ripreso le sue vecchie forze dopo la riunificazione, a cui quasi
nessuno era interessato, non solo in Europa. Con il ritiro del marco tedesco forte questo
problema non innocuo poteva essere risolto rapidamente. E Ulrich Wickert proprio nel bel
mezzo!
Si può solo ipotizzare quali fossero le reazioni alla decisione di affidare l'incarico a Wickert.
Il fluente francofono di lingua francese Wickert era il ponte europeo tra la Germania e la
Francia. Come per caso, il pubblico imparò quanto Wickert conoscesse bene la Provenza, i
formaggi francesi e i vini rossi. No: nessuno poteva ingannarlo.
Naturalmente, il suo ruolo di moderatore serio della rubrica Gli argomenti del giorno è
stato naturalmente di grande aiuto. Sembra quasi l'annuncio del governo federale che continua
a fare effetto fino ad oggi, quando la sera vengono presentate le fanfare e le notizie del giorno.
Solo in tempi recenti crescono il disagio e i dubbi nella selezione e nella valutazione editoriale
delle relazioni con i cittadini. In quei giorni, tuttavia, la pubblicità per l'introduzione dell'euro
aveva ricevuto un ulteriore francobollo altamente ufficiale. Un tipo come il Wickert di Gli
argomenti del giorno, non poteva sbagliarsi! Non è vero?

Il nuovo libro di Wickert è stato pubblicato nel settembre 2011. Il titolo:


Parlare di soldi, zittire il mondo. La casa editrice Hoffmann und Campe ha
scritto nel suo annuncio preliminare sul contenuto:
“È solo l'avidità che induce le persone a mentire, ingannare e trarre in
inganno? È stata questa la causa della più grande crisi finanziaria dalla
seconda guerra mondiale? I banchieri sono giustamente condannati come
delinquenti? Ulrich Wickert nomina i colpevoli per nome e chiede che la
responsabilità sia finalmente assunta e le azioni intraprese”. Ma che si dice
di Ulrich Wickert in persona? Con le sue responsabilità? Perché non nomina
se stesso e Sabine Christiansen come complici? Dopo tutto, hanno difeso
molto la causa dell'euromania. Oggi l'ha dimenticato? L'uomo che ha
promosso l'euro, che ha certamente avvantaggiato l'economia ma non i
comuni cittadini, scrive nel 2011 un libro sfacciato dal titolo: Parlare di
soldi, zittire il mondo. E gli eventi con Wickert sono stati pubblicizzati con
la frase: “Dobbiamo imparare che in tutto il mondo, anche negli affari, solo
chi conosce i valori etici e orienta le proprie azioni verso di loro avrà
successo a lungo termine”, avverte Ulrich Wickert.45 Tutto a posto? Avete
mai notato che Wickert abbia avuto la decenza di scusarsi umilmente con il
popolo tedesco per il suo comportamento di allora? No? Nemmeno io.
Wickert, che avrebbe difeso i valori e la decenza e criticato l'avidità
delle banche, nel 2011 fu estremamente indecente. Ulrich Wickert ha fatto
pubblicità per una banca. E i protettori degli investitori lo misero sotto tiro.
L'Associazione per la protezione degli investitori (SfA)*47 pubblicò un
comunicato stampa non proprio piacevole per l'immacolato Wickert, in data
23 agosto 2011:
“Invitiamo l'ex presentatore e autore di libri della rubrica Gli argomenti del giorno, Ulrich
Wickert, a rescindere il suo contratto di pubblicità con il Gruppo Finanziario Cooperativo”. Lo
ha detto oggi a Brema Angelika Jackwerth, amministratore delegato dell'Associazione per la
protezione degli investitori (SfA). Perché per gli investitori sembra una beffa quando Wickert è
citato nelle attuali inserzioni pubblicitarie del gruppo a cui appartengono la DZ Bank e la
Volks- und Raiffeisenbanken*48 con le seguenti parole: “Quello che uno non può fare da solo,
molti lo possono fare”. Wickert aveva proprio ragione, ha detto, perché negli anni ’90 circa
1000 Volksbanken*49 e Raiffeisenbanken avevano raccomandato i fondi DG ai loro clienti.
115.000 investitori avrebbero poi investito più di 500 milioni di euro in questi fondi immobiliari
chiusi. Ma ora (…) gli investitori sono in perdita totale e per molti di loro la previdenza per la
vecchiaia non è più sicura. (…) Wickert non può rappresentare seriamente le banche
cooperative che hanno trattato i loro clienti per stupidi.

Sì, Wickert poteva. Wickert aveva anche trattato i tedeschi per stupidi
quando si trattava dell'euro. E poi si è schierato dalla parte di quelle banche
che avevano preso in giro i loro clienti. Se ha fatto tutto questo ancora e
ancora per stupidità, per negligenza o intenzionalmente è del tutto
irrilevante dal punto di vista del cittadino medio. Perché dopo tutto, a volte
lo paga per questo. Qual è il titolo di uno dei suoi libri: “Parlare di soldi,
zittire il mondo”? E Wickert sta lavorando sodo per il settore finanziario. Su
un foglio di una banca si legge: «Il 10 dicembre 2012 inizia la campagna
“Wickert incontra” per la quale l'agenzia Heimat, di Berlino, per conto del
gruppo finanziario cooperativo Volksbanken Raiffeisenbanken ha prodotto
una serie di spot in un formato insolito. Ulrich Wickert, che già nel 2011
rappresentava i valori del gruppo bancario cooperativo come ambasciatore
del marchio, incontra ora Bill Kaulitz, Andrea Petkovic e Hannes
Jaenicke».47 Siate onesti: vi fidereste ancora di un Ulrich Wickert che,
senza scrupoli, pubblicizzò il suo addio alla stabilità del marco tedesco
dell'epoca? Forse è stato il conflitto padre-figlio che ha portato Wickert a
convincere i tedeschi a entrare nel pessimo euro. Il padre di Wickert era
dalla parte degli avversari dell'Euro, cercando di prevenirli. E il padre di
Wickert era al fianco del professor Karl-Albrecht Schachtschneider.
C'è un'intervista ormai leggendaria tra l'euroscettico della prima ora, il
professore di diritto costituzionale Karl Albrecht Schachtschneider (stretto
collaboratore di Nölling e Hankel), e il presentatore quotidiano Ulrich
Wickert dell'estate 2001, titolo: “Perché crede nell'euro, signor Wickert?”48
Il giornalista Wickert aveva promosso la moneta unica in quel momento
come propagandista. Schachtschneider, che ha intentato diverse cause
contro il Patto di stabilità dinanzi alla Corte costituzionale federale, ha
controbattuto a Wickert affermando che l'euro stava mettendo in pericolo la
stabilità della Germania. Tra le altre cose, l'insegnante di Stato ha avvertito
che la politica economica, a causa dell'euro, ci è stata tolta di mano. Wickert
rispose letteralmente: “No, possiamo determinare la politica fiscale, e
possiamo anche determinare bene la politica salariale”. Questa sentenza
drammatica è stata solo uno degli innumerevoli errori di valutazione del
giornalista Wickert sull'euro. Wickert ha detto nell'intervista 2001 tra le
altre cose: “… l'euro ha già fatto la differenza. Il solo progetto di creare
l'euro ha portato a una grande disciplina di bilancio negli Stati membri”.49
Dobbiamo ancora stupirci. La mancanza di disciplina di bilancio da parte
degli Stati meridionali ci ha infine portato all'abisso. Al contrario,
Schachtschneider era visionario nell'intervista, e disse a Wickert all'incirca:
“Il capitale fluisce all'estero perché l'euro non promette stabilità. Ciò si
riflette nell'attuale tendenza inflazionistica. Non siamo più una comunità
stabile”.
È giunto il momento che i propagandisti dell'euro siano portati
pubblicamente davanti alla giustizia dai colpi di Sabine Christiansen e
Ulrich Wickert. Hanno avuto grandi responsabilità e hanno protetto i falliti.
Nei libri di storia dobbiamo, quindi, in futuro metterli a fianco di coloro che
sono responsabili della sofferenza.

Pubblicità da detersivo per una moneta: l'agenzia pubblicitaria


Mannstein

Come si volle, senza scrupoli, rendere l'euro appetibile per noi cittadini
attraverso i media, con il senno di poi, è quasi impossibile comprenderlo. A
quel tempo, si era anche psicologicamente abili nell'avvicinare i genitori
attraverso i bambini: con i pacchetti scolastici, l'Eurogruppo d'azione, la
Bundesbank e la Landesschulräte hanno influenzato gli alunni della terza e
quarta elementare, scuole speciali e scuole per bambini con difficoltà di
apprendimento. Dovreste familiarizzare con la nuova moneta tramite le
piccole confezioni regalo. Un concorso doveva promuovere il desiderio di
partecipare. Il materiale, progettato in modo ludico, fu distribuito anche
nelle case di riposo, nei ricoveri per anziani, nei manicomi e nei rifugi per
senzatetto. I distributori furono supportati dai dipendenti delle
organizzazioni promotrici. L'obiettivo era che gli alunni trasmettessero le
loro “conoscenze” sull'euro ai genitori e che gli anziani, i senzatetto e i
richiedenti asilo potessero avere un argomento di conversazione
politicamente corretta per loro. Contro questa propaganda concentrata e i
mezzi finanziari che ne derivano, gli eurocritici non avevano alcuna
possibilità. L'agenzia pubblicitaria Mannstein stava al di sopra di tutto.50 Il
buon Mannstein (aveva anche inventato la “campagna dei calzini rossi”
contro la SPD) aveva venduto l'euro ai cittadini tedeschi insieme al
Ministero Federale della Propaganda (“Bundespresseamt”) come un nuovo
prodotto alla moda per il tempo libero. Mannstein aveva detto più o meno:
“È giunto il momento di stabilire una nuova rotta”. L'euro dovrebbe avere
una maggiore qualità emotiva comunicando in particolare ai giovani che
l'euro significa “più divertimento” e “più libertà”.51 Avevamo già
sottolineato che il governo federale sosteneva seriamente che in futuro
l'euro avrebbe permesso ai giovani di vivere “una vita lussuosa”. La triste
realtà odierna è che in Europa non c'è mai stata più disoccupazione di massa
tra i giovani.
L'agenzia pubblicitaria Mannstein ha venduto questa politica della “vita
lussuosa” come la pubblicità dei detergenti. Aveva commercializzato Kohl e
la CDU per anni prima delle elezioni del parlamento e aveva anche fatto
conoscere in Germania la casa automobilistica coreana Daewoo. L'agenzia
era responsabile della campagna per l'euro del governo tedesco. Mannstein
aveva elaborato un orario preciso, pubblicato annunci pubblicitari,
organizzato seminari per giornalisti, distribuito opuscoli e manifesti
attaccati ai muri con lo slogan: “L'euro - forte come il marco”. Gli
“istruttori”, cioè gli insegnanti, furono formati in corsi, i comitati aziendali
pubblicizzati. Allo stesso tempo, l'Istituto monetario europeo (la futura
banca centrale dell'UE) aveva assunto una propria agenzia pubblicitaria, la
Commissione europea distribuì 100 milioni di marchi in tutto il continente e
assunse 130 esperti di marketing per prepararsi al grande attacco contro il
marco tedesco.
Ma l'Ufficio stampa federale e l'agenzia Mannstein erano ovviamente
completamente sopraffatti dal loro compito. In ogni caso, non riuscivano a
convincere i cittadini della bontà dell'euro, come scriveva all'epoca il
settimanale Zeit:
Sembra che i responsabili non abbiano ancora riconosciuto l'importanza di questo compito.
Dopo tutto, si tratta di preparare i tedeschi all'addio al loro santuario nazionale, il marco
tedesco — un impegno che pone le massime esigenze di comunicazione in considerazione delle
preoccupazioni e dei timori della popolazione. Saranno, invece, seguiti i percorsi di marketing:
un po' di pubblicità, integrata da campagne di pubbliche relazioni. Il presidente della Cassa di
Risparmio, Horst Köhler, illustra il suo avvertimento: “Per favore, niente pubblicità da
detersivi” - parole gettate al vento. In ogni caso, questo è ciò che suggeriscono i messaggi
pubblicitari creati dall'agenzia von Mannstein per l'Ufficio stampa federale: con slogan banali
come “Europa - perché ha senso” o “Euro - Futuro prezioso", è improbabile che le
preoccupazioni della maggioranza della popolazione siano dissipate. Quanto poco gli stessi
strateghi di Bonn siano convinti dell'unione monetaria, è dimostrato anche dal fatto che non
vogliono mettere l'euro al centro della pubblicità, ma stanno pianificando una cosiddetta
campagna sandwich: le dichiarazioni economiche devono essere confezionate tra quelle
politiche - il Big Mac*50 per l'Europa.52

Gli inserzionisti avevano chiesto sempre più soldi al governo federale dal
2007 dopo aver presentato una tesi di dottorato. Hanno sottolineato che
l'industria spenderebbe il doppio dei soldi per la pubblicità per
l'introduzione di un nuovo yogurt rispetto alla pubblicità in euro. E per il
lancio sul mercato di Persil Megapearls,*51 il Gruppo Henkel ha speso
addirittura 160 milioni di euro fino a raggiungere la desiderata saturazione
del mercato.53
L'audacia con cui l'allora governo federale e l'agenzia Mannstein vollero
manipolare la popolazione con la propaganda dell'euro, fu evidenziata da
Jens Peter Paul in una tesi di laurea nel 2007. Scrive:
L'agenzia von Mannstein ha ricevuto il contratto anche perché ha offerto al governo federale la
prospettiva di una cooperazione completa ed estremamente conveniente con giornali, radio e
televisioni. Il BRI*52(Ufficio stampa federale) ne ha tratto la speranza di potersi muovere molto
anche con un piccolo budget. L'indirizzo di un pubblico di milioni di persone potrebbe essere
raggiunto attraverso «inserimenti a tema attraverso una presentazione casuale e simpatica in
grandi programmi di intrattenimento come “Wetten, dass ” (Scommettiamo che ….), dice la
presentazione di Mannstein, poi vittorioso. Si parla di “nuove produzioni televisive come
'L'Euro Festival — in occasione della nascita dell'euro' o 'L'euro — Il grande spettacolo
europeo' con noti presentatori/artisti/star di diversi paesi dell'UE». Boulevard Bio e Hans
Meiser, Talk im Turm e Harald Schmidt - un talk show non molto popolare che von Mannstein
non voleva usare per la sua pubblicità sull'euro. Al governo fu promesso l'inserimento del
prodotto su una scala senza precedenti a costi minimi. E, in vista del mezzo di massa della
radio, l'Ufficio stampa federale ricevette anche una presunta cooperazione a livello nazionale
con le stazioni radio tedesche.54

Questa propaganda nella sua forma pura esisteva in precedenza solo in


dittature come la RDT o con i regimi del Terzo Mondo. Osservate queste
parole particolarmente perfide: «I giovani giornalisti dovrebbero ricevere
un premio per le “relazioni eccellenti” sull'euro, che dovrebbero essere
presentate in modo festoso ed efficace per i media».55 Una popolazione,
questa è l'impressione del lavoro dell'agenzia Mannstein, alla fine non è
altro che un detergente; può essere influenzata a piacimento nell'interesse di
chi è al potere.
L'agenzia Mannstein ha riferito a posteriori sul suo lavoro di pubblicità
dell'euro: “Come sappiamo retrospettivamente, l'introduzione dell'euro ha
avuto luogo sia fisicamente (tecnicamente) che in termini di psicologia di
massa senza interruzioni. Il nostro lavoro svolto fino al 1998 vi avrà
sicuramente una parte duratura”.56
Quando Helmut Kohl fu premiato nel 2012 per il suo “lavoro di una
vita” con un francobollo venduto in cinque milioni di copie, la grafica
arrivò di nuovo dall'agenzia Mannstein. Quest’ultima disse con orgoglio del
francobollo dedicato a Kohl: “Un simbolo che rappresenta le sue visioni e
le sue grandi conquiste”.57 Sarà interessante vedere se un giorno gli
euroscettici, come i professori Schachtschneider o Hankel, saranno onorati
con un francobollo. A differenza di Kohl, le loro visioni non sono diventate
illusioni, ma realtà. Ora siamo venuti a conoscenza delle misure di
propaganda per l'euro. Era una macchina enorme. Dall'altra parte c'erano
teste isolate che cercavano di combattere contro questa macchina e
l'apparato di propaganda statale e i suoi agenti ausiliari. Sono stati
maltrattati, spiati e ridicolizzati. E alcuni di loro sono stati trattati come
oppositori di regime in una dittatura del Terzo Mondo.

Il fallimento della democrazia

La dirigente politica della SPD, Liesel Hartenstein, non era sospettabile di


essere radicale di destra o populista. La donna, nata nel 1928, aveva
sperimentato molto nella sua vita. Il suo grande merito fu quello di non
essere una politica malleabile. Lei apre la bocca quando le altre fazioni
esercitano la disciplina e prestano attenzione solo agli interessi del loro
partito. Dal punto di vista del parlamento tedesco, Liesel Hartenstein era
una donna piuttosto scomoda. Nel 1998 osò accusare pubblicamente il
parlamento e i politici che vi sono rappresentati. La signora Hartenstein
disse che non c'è mai stata una discussione aperta e pubblica sull'abbandono
del marco nel parlamento. Gli eurocritici furono messi a tacere da una
“spirale di silenzio”. L'introduzione dell'euro da parte dei politici non fu
“una bella prova di democrazia”.58
Anche l'ex capo dell'istituto di sondaggi di Allensbach, Elisabeth
Noelle-Neumann, era dello stesso parere. Nel 1997 aveva sottolineato che,
nei sondaggi sulla popolazione media, solo il 21 per cento dei cittadini
tedeschi intervistati voleva assolutamente l'euro. Tuttavia, solo i risultati del
sondaggio delle cosiddette élite del paese dovevano essere pubblicati. Si
trattava di dirigenti della politica, degli affari e dei media. Nel 1995, il 61%
di queste élite era favorevole all'euro. Nel 1997 era addirittura l'87 percento.
La maggioranza della popolazione, silenziosa e fredda, non aveva una voce
rappresentativa in politica e nei media. Soprattutto i media di lingua tedesca
avevano dormito troppo a lungo durante l'introduzione dell'euro finché non
si verificarono i fatti. Solo quando non si poté tornare indietro dal punto di
vista del diritto internazionale, almeno alcuni di loro si resero conto di cosa
stava succedendo. Il corrispondente della WDR da Bruxelles, Rolf-Dieter
Krause, disse che i giornalisti avevano “dormito a lungo” prima del vertice
di Maastricht. I media tedeschi si erano occupati della riunificazione e delle
sue conseguenze. Krause dice del comportamento dei suoi colleghi
giornalisti dell'epoca: “Trattiamo la questione in modo tale da spingere
chiunque abbia espresso dubbi sul significato dell'euro nell'angolo
nazionalista (…). Manfred Brunner una volta era considerato un liberale,
ma ora è assegnato al campo di destra. Ma è stato spinto lì perché ha osato
esprimere dubbi sull'euro”.59
E secondo Axel Bunz, allora capo della rappresentanza tedesca presso la
Commissione europea, negli anni ’90 la politica non voleva che i media e
nemmeno la popolazione si occupassero dell'euro - era un argomento tabù.
Bunz disse: “La popolazione è stata deliberatamente lasciata fuori perché
non importava a loro”. E il deputato verde bavarese Gerald Hefner riferisce
che l'effetto di una spirale di silenzio nel suo ambiente politico sull'euro è
stato estremamente grande. E aggiunge: “Le persone, compresi i
parlamentari, avevano paura di esprimere chiaramente le loro
preoccupazioni. Gli atteggiamenti critici nei confronti dell'euro, spesso
anche le richieste, continuavano a essere considerati nazionalistici,
sciovinisti, noiosi, fuori moda, noneuropei, antieuropei”. Possiamo ancora
parlare di democrazia? Quando i politici hanno paura di informarsi sul tema
più importante da decenni? E se non possono chiedere perché è considerato
“nazionalista”?
Jens Peter Paul ha scritto una tesi di dottorato su questo argomento
presso l'Università Goethe di Francoforte nel 2007, dal titolo “Bilancio di
una comunicazione fallita”. Aveva inviato un questionario a 1086 membri
del parlamento federale, del parlamento europeo e del Parlamento di Stato
chiedendo, tra l'altro, se l'euro è stato applicato “dall'alto”, cioè imposto ai
cittadini. Il 78% dei membri del parlamento concordavano in tutto o in parte
con questa dichiarazione.60
Jens Peter Paul cita anche l'allora presidente di una Landesbank, al
quale fu chiesto, in un colloquio sul tema prima dell'Unione monetaria,
quale sarebbe stata la svalutazione monetaria che i tedeschi avrebbero
dovuto affrontare con l'euro. Nella tesi di dottorato si legge: “Ha detto di
ritenere che sia tra il 15 e il 20 per cento, ma che se si dovesse citarlo, lo
negherebbe”.61 Così la disinformazione sul presunto meraviglioso euro è
stata pre-programmata. È ancora democrazia questa?
Nella sua tesi di dottorato Paul scrive che i giornalisti, che non erano in
linea con i piani a livello europeo, avevano problemi: “Tra i giornalisti di
Bruxelles, che erano naturalmente i primi e meglio informati sui piani a
livello europeo, c’era stato un commento fin dagli anni ’80 che consentiva
un atteggiamento critico nei confronti di un'unione monetaria europea solo
entro limiti ristretti. Chiunque abbia attraversato questi confini ha capito di
essere considerato fuori luogo, almeno disorientato”.62 Una persona che lo
aveva chiaramente ritenuto tale era Winfried Münster, corrispondente della
Süddeutsche Zeitung di Bruxelles. Egli descrive così la pressione fatta su di
lui: “Qualche settimana prima del vertice di Maastricht, (l'ambasciatore
tedesco a Bruxelles) Dietrich von Kyaw mi ha chiamato ’topo’. Si mise di
fronte a me: ’Se lei continua a scrivere così, distruggerà l'economia tedesca,
perché allora l'unione monetaria non arriverà!’ Che sciocchezze! La
pressione fu immediatamente enorme. Poi c'erano funzionari della
rappresentanza a Bruxelles che non hanno più parlato con me. Ma anche
alcuni colleghi fecero lo stesso. Tutto questo fu particolarmente terribile.
Non c'era dubbio che fossi europeo. Per me, l'intera vicenda fu così
deludente perché l'unione monetaria non aveva portato a un'ulteriore
integrazione. Tuttavia (…) fui (…) messo nell'angolo destro in poche
settimane”.63 L'allora cancelliere Kohl prese da parte il giornalista Münster
durante una riunione giornalistica e lo incaricò di non portare le sue critiche
all'euro in redazione. Kohl lo accusò personalmente di “avvelenare” il
clima. Anche l'allora ministro degli esteri Kinkel disse in un'altra occasione
a Münster che non doveva più scrivere in modo così “distruttivo”
sull'euro.64
Nella sua tesi Jens Peter Paul trae la seguente conclusione riguardo ai
media tedeschi: “I giornalisti hanno seguito gli altri membri dell'élite
tedesca, che (…) avevano intrapreso un corso pro-euro. (…) L'euro è
rimasto un progetto delle élite. (…) Alla fine i tentativi di comunicazione
falliti devono essere riconosciuti da entrambe le parti. Raramente i
governanti e i governati si affrontano in modo così incomprensibile”.65
Tutto questo certamente non ha più niente a che fare con le
caratteristiche fondamentali della democrazia. Ciò che avete letto in questo
capitolo ricorda piuttosto le dittature oscure e i regimi passati. Ma è solo
una piccola occhiata di ciò che accade dietro le quinte.
ARD e ZDF ricevono più di 7,5 miliardi di euro all'anno dagli utenti
della tassa obbligatoria. Una quantità incredibile di denaro, che ricevono
principalmente perché adempiono un mandato pubblico, vale a dire fornire
le informazioni di cui una democrazia ha bisogno per il discorso politico e
sociale. Quando un numero sempre maggiore di giornali è al servizio di un
centro indefinito dove si amalgamano le notizie, quando la diversità di
opinioni si riduce drasticamente, quando sempre più redazioni si fondono e
i giornalisti vengono licenziati, cosicché non rimane quasi più tempo per la
ricerca, allora la missione delle emittenti pubbliche diventa ancora più
importante. E questo è esattamente ciò che non percepiscono più come
vero. Al contrario, si fanno comprare e fanno propaganda.
Chiunque accenda la televisione e segua una storiella melensa su
emittenti pubbliche difficilmente sospetta che anche i dialoghi possano
essere stati comprati. I popolari spettacoli in prima serata con un pubblico
di milioni di persone sono pagati dal cittadino attraverso le tasse
obbligatorie. E poi c'è la pubblicità surrettizia a pagamento per influenzare
l'opinione di milioni di persone. In passato, ad esempio, l'associazione della
lobby dei datori di lavoro “Iniziativa Nuova economia sociale di mercato”
ha fatto delle pubbliche relazioni segrete acquistando i dialoghi del
popolare spettacolo a puntate della ARD Marienhof.66 Il messaggio che
doveva essere ancorato nella mente degli spettatori attraverso tali dialoghi
era: “maggiore orario di lavoro”. Il prezzo per la pubblicità occulta dei
datori di lavoro in sette episodi: 58.000 euro.67 Anche se noi cittadini
guardiamo una melensa storiella a puntate in televisione per rilassarci,
siamo abilmente manipolati psicologicamente. Così è stato quando abbiamo
detto addio al marco. Ed è così che funziona ogni giorno. Siamo
disinformati 24 ore su 24.

La redazione come scena del crimine: il lato oscuro del mondo


dei media

Se avete letto questo libro, la vostra impressione dei nostri media


probabilmente non sarà la migliore. Tuttavia, sono sicuro che gli episodi e
le connessioni qui descritte sono solo un estratto della realtà a colori. Ma la
realtà include anche le impressioni soggettive. Ho iniziato questo libro con
descrizioni molto personali, ho dimostrato di aver usato sconti per la
stampa, ho accettato inviti gratuiti in hotel a 5 stelle o viaggi di amici con
politici di alto livello e ho occupato posizioni in fondazioni, associazioni o
organizzazioni vicine ai servizi segreti. E, in retrospettiva, ho prodotto
articoli ben pagati, specialmente per il Frankfurter. Tutto questo è avvenuto
con l'appoggio dei miei capi. Ma alla fine di questo libro, vi dirò anche il
prezzo che ho pagato. È stato estremamente alto e certamente non lo auguro
a nessuno.
Per molti giovani, la professione di giornalista è un lavoro da sogno. È
così che la vedevo prima del mio primo giorno di lavoro. Quando, dopo gli
studi, ricevetti una generosa offerta di lavoro dal Frankfurter Allgemeine
Zeitung come redattore di politica estera, fui felicissimo. Ma già il mio
primo giorno di lavoro fu completamente diverso da quello che mi
aspettavo. Era il 1° ottobre 1986, un mercoledì. Quel giorno, l'ex presidente
americano Jimmy Carter compiva 62 anni. Il violinista André Rieu aveva
37 anni quel giorno. E il successivo sindaco della SPD di Berlino, Klaus
Wowereit, festeggiava il suo 33° compleanno. Quel giorno ero eccitato,
arrivai al mio nuovo posto di lavoro un'ora prima dell'orario di servizio. E
poi arrivò il mio primo incarico di lavoro. Non erano nemmeno le 10 del
mattino e il responsabile della redazione politica mi mandò con un biglietto
di 10 marchi in un negozio nel quartiere Gallus di Francoforte per comprare
una bottiglia di grappa (“alla frutta”) e delle sigarette.
A quel tempo, il Frankfurter Allgemeine Zeitung era ancora uno dei
quotidiani ad alto livello nel settore dei media in lingua tedesca.
Con stupore, ero entrato nelle presunte sale sacre. E in modo
brutalmente veloce dovetti imparare che il mio diretto superiore era un
alcolizzato. Era ed è certamente una persona meravigliosa. Lo dico solo
perché l'impatto fu piuttosto brutale nella realtà. La cosa successiva che
appresi è che ogni corrispondente in visita alla redazione doveva portare la
grappa per i suoi colleghi o comprare una cassa di birra. Anche chi tornava
da un viaggio di lavoro doveva adempiere il suo dovere. Lo chiamavano
“abbeverare la bocca”. La rete dei corrispondenti del Frankfurter era
piuttosto ampia. E c'erano molti viaggi di lavoro. Quindi anche un sacco di
alcool. Se i lettori avessero saputo quanto alcool era stato bevuto nella
redazione politica del Frankfurter, ci sarebbe stato più di un mormorio.
Il Frankfurter era pubblicizzato al mondo esterno con lo slogan “C'è
sempre una mente intelligente dietro”. A volte le menti apparentemente così
intelligenti erano così preoccupate di se stesse che non vedevano cose
importanti. Durante uno dei miei primi viaggi in Africa presi la pericolosa
Malaria Tropicale. È considerata la più pericolosa delle specie malariche
conosciute ed è spesso fatale. Lo dico solo perché il mio ex datore di lavoro
non ha denunciato la malattia professionale all'associazione di assicurazione
per la responsabilità civile dei datori di lavoro. Ho ripetutamente
sperimentato questa violazione del dovere di diligenza nei 17 anni in cui ho
lavorato per il rinomato Frankfurter. Dovetti subire una contusione
polmonare durante una missione nella zona di guerra dell'Iran meridionale.
E il Frankfurter non riferì nulla all'associazione responsabile delle malattie
professionali. Questa era esattamente la regola.
Incredibile! Avevo già scritto che, probabilmente, ero l'unico
osservatore occidentale vivente di una gassificazione di iraniani che nel
luglio 1988 erano stati uccisi con gas velenosi tedeschi (gas di senape) nel
sud del paese. Il Frankfurter mi aveva mandato lì, aveva pubblicato un mio
rapporto sul giornale e una foto di una vittima di gas tossici da me scattata.
L'idea che potrei aver subito danni alla salute sul campo di battaglia a causa
dei gas velenosi non venne in mente al mio ex datore di lavoro (come
spesso in altri casi). In parole povere: anche il Frankfurter non comunicava
questo fatto all'associazione di assicurazione per la responsabilità civile dei
datori di lavoro. Quei professori che mi avevano curato in quel momento a
causa dei danni conseguenti a lungo termine nella clinica (ho avuto il
cancro, tra le altre cose) ed erano sicuri che avevo solo pochi giorni di vita a
causa delle conseguenze dei gas velenosi, mi avevano consigliato di fare
una cerimonia nuziale d'emergenza a causa dei danni conseguenti alla
guerra. Così, dal punto di vista dei professori che mi trattavano a quel
tempo, devo al mio giornale un matrimonio senza testimoni, senza anelli e
senza pubblicazioni. Sono sopravvissuto alle conseguenze del gas di
senape, con lo stupore dei medici, come a tante conseguenze di guerra.
Dopo 25 anni ho ricevuto il riconoscimento dell'associazione di categoria
per tutta una serie di gravi malattie professionali o infortuni sul lavoro
durante il mio servizio al Frankfurter. E poi feci ritorno da un incarico
come corrispondente di guerra per il mio giornale nel sud dell'Iraq con la
“malattia professionale BK 1311 (gas senape)”. È durata più di 25 anni e il
Frankfurter non mi ha aiutato molto a gestire gli infortuni sul lavoro per
l'associazione di assicurazione per la responsabilità civile dei datori di
lavoro. Al contrario. Come lettore, è difficile immaginare quanto siano alti
gli ostacoli per un giornalista tedesco essere ufficialmente riconosciuto
dall'Associazione di assicurazione per la responsabilità civile del datore di
lavoro*53 come vittima di gas tossici. Per questa società assicurativa, un
caso del genere non esiste da decenni. Nel dicembre 2013, avevo inviato
una lettera all'editore del Frankfurter responsabile per me con la seguente
domanda: “Volete spiegarmi ancora una volta a posteriori perché, ad
esempio, mi avete inviato in questa operazione di guerra nonostante foste a
conoscenza dell'uso di gas velenoso e non l'avete segnalato alla società
assicurativa (come in molte altre operazioni con conseguenze sanitarie)?
Dopo tutto, era chiaro che l'esposizione al gas di senape avrebbe avuto
conseguenze sulla salute”. Due mesi dopo ricevetti una lettera da uno studio
legale di Francoforte in cui si affermava che la questione era stata risolta.
Non lo scrivo per infastidire il Frankfurter. Lo scrivo per dire ai giovani
che non vale la pena rischiare la propria vita come reporter. Per il datore di
lavoro, questo non riguarda il Frankfurter, viaggi così pericolosi per la vita
possono a volte diventare una storia emozionante, che assicura una
circolazione immediata. E chi rischia la vita pagherà il conto un giorno o
l'altro. Un collega della Süddeutsche Zeitung una volta notò da vicino come
un soldato, ovviamente drogato, in un folto cespuglio africano mi teneva un
mitra puntato alla testa e, con occhi di vetro, voleva premere il grilletto. Il
collega poi descrisse abbastanza bene l'episodio in un articolo. Quando
tornai nella redazione del Frankfurter con tali esperienze, non ricevetti
comprensione o compassione. No, la prima cosa che si imponeva a un
giornalista era quello di lavorare fino alle 23 per “i servizi in ritardo”,
perché finalmente gli era stato concesso di fare un viaggio all'estero e di
aver “sperimentato” qualcosa.
Una volta, mentre andavo nel mio ufficio al Frankfurter, ebbi una
frattura alla base del cranio. Le conseguenze furono terribili. E impiegai
alcuni mesi prima di poter camminare di nuovo senza un aiuto esterno. Non
crediate che quelli del giornale siano venuti a visitarmi. Pochi mesi dopo
aver riferito la mia vicenda col gas velenoso, mi ammalai di cancro e
trascorsi molti mesi in clinica. Di nuovo nemmeno una visita dal
Frankfurter. Dopo sei settimane, non ricevetti neanche lo stipendio. Fu un
gesto brutale. E al giornale, il mio posto di lavoro era già stato messo a
disposizione per la prima volta mentre ero ancora vivo. Sono sopravvissuto
e sono tornato in redazione come persona gravemente disabile. In quanto
persona seriamente malata, sono stato mandato ripetutamente in zone di
guerra, come è ovvio. Nel 2003, a causa di un grave incidente, mi furono
tagliati i nervi della gamba destra. La conseguenza: mi fu poi presentato dal
Frankfurter un accordo di rescissione. Soggettivamente ho trovato tutto
questo, per dirla in modo educato, spiacevole. Non voglio fare ulteriori
commenti.
Non so perché il Frankfurter odori di nobiltà, di verità e di sincerità.
Probabilmente dietro c'è un buon marketing. Ma il drastico declino della
diffusione dimostra che il marchio Frankfurter Allgemeine Zeitung,
splendidamente lucidato, ha sempre meno presa sulle persone. Ho scritto
delle cose brutte sul Frankfurter in questo libro. Altri seguiranno. È la
verità. Anche se a questo giornale non piace sentirla o preferirebbe non
essere ricordato per tutti i fatti che ho raccontato.

Che fare?
Abbiamo visto in questo libro quanto sia impressionante il coinvolgimento
di eminenti giornalisti di prima classe in circoli di potere elitario. La loro
vicinanza a specifici ambienti politici ed economici ha ovviamente
un'influenza nella misura in cui gli argomenti prediletti dalle élite
influenzino i mezzi di comunicazione. Anche per giornalisti imparziali e
neutrali, potrebbe essere difficile sfuggire all'influenza. Da tempo sono
entrati a far parte di un complesso sistema di comunicazione di reciproca
vicinanza, in cui i temi sono fissati e accentuati. Il collegamento in rete
altamente problematico di giornalisti influenti con organizzazioni
internazionali e istituzioni governative rimane, di solito, nascosto ai lettori
dei giornali, ai telespettatori o agli ascoltatori radiofonici. Dopo tutto, i
coinvolgimenti di Josef Joffe (Die Zeit), Stefan Kornelius (Süddeutsche),
Michael Stürmer (Welt), Günther Nonnenmacher e Klaus-Dieter
Frankenberger (Frankfurter Allgemeine Zeitung) e Kai Diekmann (Bild)
sono già stati esaminati per il passato in uno studio scientifico di Uwe
Krüger. I rinomati giornali Frankfurter Allgemeine Zeitung, Süddeutsche,
Welt e Zeit, ma anche Bild non hanno certamente guadagnato in prestigio
grazie a questa rivelazione. Il Tageszeitung una volta scrisse sotto il titolo
“Giornalisti sotto influenza”:
Tra i rappresentanti dei media esaminati, Krüger ha selezionato quattro giornalisti che avevano
stretti legami “negli ambienti degli Stati Uniti e della NATO: Stefan Kornelius (Süddeutsche
Zeitung), Klaus-Dieter Frankenberger (Frankfurter Allgemeine Zeitung), Michael Stürmer (Die
Welt) e Josef Joffe (Die Zeit). Tutti e quattro hanno partecipato regolarmente alla Conferenza
sulla sicurezza di Monaco di Baviera. Sono stati coinvolti anche nel Atlantik-Brücke e nella
“conferenza segreta di Bilderberg in cui le élite nordamericane ed europee si scambiano idee”.
(…) Quindi i quattro giornalisti di prima classe scrivono in modo partigiano? (…) Krüger ha
trovato 83 articoli rilevanti dei giornalisti Joffe, Frankenberger, Kornelius e Stürmer. Vi scoprì
una correlazione tra i loro rapporti vicini alla NATO e agli Stati Uniti e gli argomenti trattati:
“Hanno usato acriticamente il 'concetto ampliato di sicurezza' e hanno sostenuto un impegno
militare tedesco più forte, soprattutto in Afghanistan, che la NATO e gli Stati Uniti volevano, ma
la maggioranza della popolazione tedesca aveva rifiutato. Nel 2008, ad esempio, il 53 per cento
dei cittadini era dell'opinione che la Germania dovesse rimanere fuori dai conflitti. Questo
atteggiamento da parte dei cittadini era stato in parte diffamato e al governo federale era stato
raccomandato di fare un lavoro di persuasione migliore. “Non vi fu alcuna discussione sulle
obiezioni o sulle critiche”. 68

In parole povere: i giornalisti di media rinomati erano, almeno in passato,


“completamente in linea con le élite”.69 E quando si incontrano in quei tanti
circoli isolati dove i comuni cittadini non hanno accesso, allora
probabilmente sono a volte posseduti mentalmente dai potenti della politica
e dell'alta finanza. Non c'è quindi da stupirsi se le opere scientifiche che si
occupano di tali giornalisti giungono alla conclusione che gli autori dei
principali media scrivono i loro articoli tendenziosamente e vogliono
influenzare i lettori nella loro “impostazione psicologica”.70 Così, quando i
giornalisti riferiscono “in modo fazioso”, si muovono in circoli chiusi di
potere, cercano una vicinanza appiccicosa alle élite, nascondono tutto nei
loro reportage e suggeriscono al lettore che stanno riferendo senza
condizionamenti, allora abbiamo davanti a noi solo la simulazione di un
vero reportage: ciò che poi leggiamo, sentiamo o vediamo è un'illusione,
un'illusione sensoriale, ma non un vero riflesso della realtà.
Quando i giornalisti dei principali media tedeschi entrano ed escono da
organizzazioni di lobby come Atlantik-Brücke, Trilateraler Kommission,
Münchner Sicherheitskonferenz, Gruppo Bilderberg, l'Aspen Institute o la
Bundesakademie für Sicherheitspolitik, o addirittura si uniscono a loro
come “media di assoluto prestigio”, si attraversa una linea rossa. Perché
alcuni di questi giornalisti si fanno comprare e si fanno invitare in viaggi a
5 stelle, di cui poi riferiscono in modo acritico. Quello che troviamo poi nei
media non sono altro che articoli lubrificati, il peggior tipo di giornalismo.
Ho scritto all'inizio che io stesso avevo lavorato allo stesso modo in passato
ed ero stato corrotto con l'appoggio del mio datore di lavoro. Questa
ammissione non migliora le cose. Ma può e deve aiutare a porre fine a tali
condizioni.
L'informazione dei nostri principali media oggi è, per dirla in modo
educato, disonesta. Ma coloro che non sono onesti non possono più meritare
la fiducia. Questo significa: chi compra i grandi giornali si truffa da solo e
finanzia un apparato di propaganda. Finché i lobbisti continueranno a
occupare quei posti, probabilmente la situazione non cambierà. Solo per
ragioni etiche, i giornalisti celebri non dovrebbero eseguire compiti in
comitati consultivi, consigli di amministrazione o organi di pianificazione
politica. E i responsabili della politica estera non devono cercare posti in
un'associazione per la promozione delle relazioni transatlantiche. Ma la
realtà è completamente diversa.
Quindi la raccomandazione è: rifiutare coloro che ci manipolano e
disinformano, ci danno vuote percentuali, ci condizionano e ottundono
l'udito. Spegnetelo e non spendeteci più un centesimo. Più persone lo fanno,
maggiore sarà la pressione. Soprattutto: scrivete agli editori di giornali, alle
redazioni e alle case editrici dei media perché poi non spenderanno un solo
centesimo in più per articoli di lobbying nei “principali media” che ci
disinformano. Annullate i vostri abbonamenti e raccomandatelo ad amici,
parenti e conoscenti. Così rapidamente diventeranno parte di un nuovo
movimento in rapida crescita che sta semplicemente staccando la spina a
una propaganda senza scrupoli.
Ci informiamo invece gratuitamente in internet sui numerosi portali di
notizie gratuite alternative.71 Il nuovo mezzo di comunicazione principale si
chiama senza dubbio internet. Così come i cinema nella loro forma
precedente si sono estinti a causa dei media digitali e dei negozi di dischi,
così anche i media classici di primo piano si estingueranno. E questo non
significa in alcun modo la caduta della nostra cultura. Al contrario, c'è
qualcosa di positivo in questo sviluppo.
La coscienza dell'ingiustizia di quelle élite che vogliono manipolarci è
già vicina allo zero assoluto in questi giorni. Ogni lettore di questo libro
può semplicemente votare sul tipo di giornalismo qui descritto con il suo
portafoglio e con la sua “quota” e rifiutarsi di seguire i “principali media”
che in futuro lavoreranno in questo modo. Chi non acquista più i prodotti di
queste case mediatiche, non clicca più sui loro articoli in internet e li evita
semplicemente in televisione o alla radio - a un certo punto i giornalisti che
si trovano dietro di loro saranno disoccupati. È così semplice. E se si guarda
molto attentamente, questo processo è iniziato da tempo: ogni giorno, i
giornalisti vengono licenziati da qualche parte nel mondo di lingua tedesca
perché i clienti non vogliono più il loro tipo di informazione.
Nel luglio 2014, nel parlamento tedesco si svolse un'audizione di esperti
sul futuro del “giornalismo di qualità” in Germania.72 È chiaro a tutti i
partecipanti che i “giornalisti di qualità”, come li abbiamo descritti in gran
numero in questo libro, sono finanziariamente con l'acqua alla gola. È
prevedibile che solo forme alternative di giornalismo, come i “marchi
personali”, cioè i giornalisti indipendenti, avranno un futuro. I consumatori
pagheranno solo per le informazioni che ricevono direttamente dai
giornalisti di cui possono fidarsi. I giornalisti di prima classe influenzati da
interessi stranieri, come li ho abbondantemente descritti in questo libro,
sono un modello fuori produzione, una reliquia di un'epoca passata. Sempre
più persone illuminate si renderanno conto che non ci si può fidare dei
giornalisti di prima classe. I giornalisti che lavorano in modo indipendente,
che possono guadagnare senza editori perché sono fidati - hanno un futuro.
Come nel settore dei media, ad esempio, Stefan Niggemeier.73 O Thomas
Knüwer.74 Come nel settore economico, Markus Gärtner.75 Come nel
campo delle notizie in lingua inglese di Matt Drudge.76 O la pagina che
raccoglie alcuni “giornalisti indipendenti” sul sito Kopp in lingua tedesca:
http://info.kopp-verlag.de Non ci sono certamente, come minimo,
Bilderberg, transatlantici, miliardari, politici o altre figure losche che
cercano di influenzare l'informazione.
Tuttavia, questo libro è solo un'istantanea. Proprio come negli anni ’50
la televisione era vista dai cittadini come un apparato di propaganda “al
servizio di Adenauer” e ben presto dovette confrontarsi con una pletora di
altri media, così anche i giornalisti di propaganda dei principali media oggi
hanno il problema che la gente semplicemente scappa da loro e s’informa
altrove. Uno sguardo al futuro (prevedibile), tuttavia, dà ancora più seri
suggerimenti: tra qualche anno, la vita di noi europei nel campo
dell'acquisto di informazioni dovrebbe cambiare radicalmente. In ogni caso,
nel 2007 il Ministero della Difesa di Londra aveva già comunicato
apertamente ai britannici ciò che si supponeva ci stesse cadendo addosso:
per i nostri figli sarà completamente “normale” intorno al 2035 avere un
chip impiantato nella testa per la trasmissione delle informazioni. No,
questo non è uno strano scenario futuro di stravaganti utopie. Questa è una
dichiarazione ufficiale del Ministero della Difesa di Londra, basata sugli
sviluppi tecnici e sui calcoli di probabilità degli scienziati finanziati
dall'esercito.77 L'autorevole quotidiano londinese The Guardian ne aveva
riferito nel 2007 sotto il titolo “rivoluzione, raduni lampo e chips
cerebrali”.78 Il Ministero della Difesa di Londra aveva anche informato gli
inglesi con un opuscolo di 90 pagine del prevedibile e presumibilmente
realistico sviluppo a cui l'esercito britannico si sarebbe adeguato nel settore
della sicurezza. Qualcuno potrebbe trovarla un'idea buona o cattiva, ma
bisogna saperlo. In una nota di sobrietà, questo sviluppo è già di facile
comprensione, anche se non lo vogliamo ancora ammettere, ma è piuttosto
spiacevole: le migrazioni, cioè i movimenti migratori verso l'Europa,
daranno quindi luogo a guerre interne tra i vari nuovi gruppi di popolazione
anziché alle classiche guerre tra Stati qui in Europa. Gruppi di persone, che
sono nemiche l'una dell'altra, si confronteranno qui in Europa, alle porte di
casa nostra, in numero sempre maggiore e nel più piccolo degli spazi.
Proprio come abbiamo sempre saputo dalla storia prima del big bang: da
Alessandro Magno alla migrazione dei popoli e al crollo dell'Impero
Romano, passando per l'assalto dei barbari fino al fallito esperimento con lo
stato multietnico della Jugoslavia. Alla fine ci sono sempre guerre orribili,
perché gruppi di persone completamente diversi non sono mai esistiti
pacificamente fianco a fianco in un unico territorio, nemmeno sotto la
coercizione dittatoriale. Questo è un aspetto.
Ed è proprio in questo contesto che il Ministero della Difesa di Londra
sta esaminando anche il modo in cui le persone otterranno informazioni in
futuro. In ogni caso, ci si aspetta che d'ora in poi la qualità delle notizie
diminuirà costantemente. I giornalisti saranno presto composti quasi
esclusivamente da cittadini blogger (“cittadini-giornalisti”). E la
combinazione del declino dell'informazione e dei già citati chip cerebrali
renderà facile per governi, criminali o terroristi, mobilitare folle di persone
in qualsiasi momento attraverso queste interfacce impiantate nel cervello
per i loro rispettivi interessi. Per esempio come “i raduni lampo (flash
mobs)”, che potrebbero poi essere incitati ad agire secondo i propri interessi
in questo prevedibile scontro estremo di gruppi di popolazione ostili l'uno
contro l'altro.
In poche parole: coloro che in futuro saranno in grado di controllare le
interfacce di questi chip collegati in rete nel cervello degli esseri umani, o
che potrebbero hackerarli, secondo la prognosi dell'esercito, saranno anche
in grado di controllare i movimenti migratori di masse sempre più
disomogenee. A prima vista, questo può sembrare assurdo a un normale
cittadino come gli è sembrato trent’anni fa, quando gli fu detto che oggi
gran parte delle persone sono naturalmente collegate alle reti dei dati del
mondo attraverso un pulsante nell'orecchio e un piccolo dispositivo mentre
vanno in bicicletta, guidano, camminano o fanno la spesa. Se gli fosse stato
detto all'epoca che oggi possiamo telefonare con il cellulare agli amici di
altri continenti in qualsiasi momento, ma che potremmo anche determinare
la nostra posizione locale fino a un metro più vicino, ad esempio in
un'enorme foresta, e che la nostra comunicazione sarebbe stata registrata,
valutata e memorizzata in modo permanente dagli americani 24 ore su 24
allo stesso tempo, il portatore di quel messaggio sarebbe stato
probabilmente considerato pazzo in quel momento.79 Ma oggi tutto questo è
naturale. Ogni telefonata che facciamo viene registrata automaticamente,
parola per parola, in paesi lontani come gli Stati Uniti e memorizzata in
modo permanente. La nostra libertà è così, impercettibilmente, sempre più
limitata. Una generazione fa, anche questa sarebbe stata considerata
un'utopia irreale. E oggi c'è questo gruppo di giornalisti prestigiosi seduti
nelle numerose fondazioni e associazioni filo-americane, che cercano di
presentarci le cose più assurde, dal presunto “Progetto Futuro dell'Euro” a
“L'immigrazione come arricchimento” fino al tema “La sorveglianza al
servizio della nostra sicurezza” come un presunto fatto positivo.
Nell'interesse di chi lo fa, la NATO e le teste pensanti americane lo
nascondono.
I mostri di Frankenstein, che hanno familiarità con questo sviluppo,
hanno un interesse naturale a raggiungere i punti di commutazione del
nostro cervello per poter influenzare lo sviluppo prevedibile. E quello che
ancora oggi appare molto simile a Frankenstein e all'utopia, in vista del
rapporto del Dipartimento della Difesa di Londra o dell'esercito americano
per il nostro futuro, a un esame più attento, non è ovviamente così assurdo
come può sembrare. Infatti: ancora oggi, alcuni già determinano quali
informazioni sono profondamente radicate nel nostro cervello e come
pensiamo. C'è una piccola cricca di famosi giornalisti statunitensi esperti di
questioni militari appartenenti a una cerchia elitaria che, a ben vedere, si
comportano già come il Frankenstein dello scenario futuro dell'orrore
londinese appena descritto. Ma ci sono ancora dei complici nell'ambiente
dell'élite di potere che cercano di manipolare il nostro cervello. Le loro
azioni possono ancora essere descritte ed è ancora possibile denunciarli e,
forse, anche fermarne lo sviluppo. E ci sono ancora persone sincere tra loro
che non si lasciano comprare e denunciano gli abusi. Persone con la spina
dorsale.
Come Ulrich Tilgner. Corrispondente dal Medio Oriente dal 1982. Nato
a Brema, dal 2002 dirige l'ufficio ZDF di Teheran. Per i suoi articoli sulla
guerra in Iraq, è stato insignito del Premio Hanns-Joachim Friedrich per il
giornalismo televisivo nel 2003. Nelle condizioni estreme dell'informazione
bellica, egli aveva “conservato e dimostrato la sua qualità professionale e la
sua indipendenza giornalistica”. Poi è arrivato il botto: il corrispondente
estero Tilgner, che era un volto familiare a tutti gli spettatori di ZDF, ora
lavora solo per la televisione svizzera. Non ha prorogato il suo contratto
come capo dell'ufficio ZDF a Teheran e come corrispondente speciale per il
Medio Oriente. Ha giustificato la sua mossa con il fatto che si sentiva
sempre più limitato nel suo lavoro in Germania, “soprattutto per quanto
riguarda gli articoli dall'Afghanistan, ora che i soldati tedeschi vi muoiono”.
C’erano considerazioni sulle alleanze che si riflettevano sull'indipendenza
editoriale delle emittenti. Allo stesso tempo, la politica viene sempre più
spinta in nicchie. “In Svizzera, invece, ci sono trasmissioni istituzionali
come Tagesschau o 10vor10”. Tilgner non aveva ancora sperimentato
alcuna intromissione nel suo lavoro. Naturalmente, ZDF non aveva detto ai
suoi telespettatori perché il corrispondente estero Ulrich Tilgner
improvvisamente non c’era più. Quindi ci sono giornalisti come lui, con la
spina dorsale.
Una cosa resta da vedere: i nostri rinomati giornalisti se ne infischiano
dei cittadini. Non ascoltano la gente, no, cercano di tappare la bocca alla
gente o di ignorarla in modo politicamente corretto. Lo si può notare dalla
continuazione di informazioni tendenziose. Sempre più persone hanno
l'impressione che la loro vita, le loro impressioni, i loro atteggiamenti
vengono trascurati. C'è un'élite viscida e distaccata che armeggia con il
mondo come piace a lei e solo a lei. Regna solo il tono assillante, il
guardare altrove e il so tutto io. Ma lo spirito dei tempi si è ormai ribaltato
nella popolazione come una massa d'acqua che è rimasta ferma per troppo
tempo.

Alla fine vorrei ringraziare i giornalisti di prima classe citati per nome
in questo libro. Dopotutto, hanno una funzione importante: nelle scuole di
giornalismo, probabilmente serviranno da esempio ammonitore e
deterrente per una nuova generazione di aspiranti reporter del futuro, di
come non si dovrebbe fare giornalismo.
Tutte le persone menzionate per nome in questo libro negano una
vicinanza appiccicosa alle organizzazioni d'élite. Negano anche di essere
lobbisti. Essi negano anche di essere “corrotti" dalla vicinanza all'élite. E
negano di aver perso il morso giornalistico come giornalisti vicini ai
gruppi citati. Essi negano che la vicinanza descritta abbia un impatto sui
loro articoli.
Note al capitolo 5: - Casi di studio del Fronte della Propaganda

1. http://german.ruvr.ru/2014_07_03/Wenn-ich-mit-der-Hisbollah-
redenwill-kann-ich-mit-der-Hisbollah-reden-5595/
2. vedi la sua lettera all'Indirizzo: www.ifz-
muenchen.de/heftarchiv/1975_1_4_soell.pdf
3. vedi anche http://www.taz.de/l/archiv/?dig=2003/05/17/a0288
4. vedi dipbt.bundestag.de/doc/btp/02/02116.pdf
5. http://www.zeit.de/wirtschaft/2014-04/griechenland-staatsanleihe-
emissionkapitalmarkt
6. http://www.welt.de/wirtschaft/article126785396/Anleger-reissen-
sichum-griechi-sche-Staatsanleihen.html
7. http://www.faz.net/aktuell/finanzen/anleihen-zinsen/comeback-
amfinanzmarkt-riesi-ges-interesse-an-griechen-anleihe-12887760.html
8. http://www.handelsblatt.com/finanzen/boerse-
maerkte/anleihen/staatsanleihen-griechenland-holt-sich-weniger-geld-als-
erwartet/10181086.html
9. http://www.tagesspiegel.de/medien/kurzmeldungen/508682.html und
http://f3.webmart.de/f.cfm?id=1378521&r=threadview&t=1979924&pg=1
10. http://www.tagesspiegel.de/politik/von-der-rolle/509240.html vedi
anche http://www.dasgelbeforum.net/30434/messages/267806.htm
11.
http://diepresse.com/home/wirtschaft/economist/3829231/Okonomen_Zielsi
cher-daneben?_vl_backlink=/home/index.do
12. http://www.stefan-niggemeier.de/blog/18300/die-schein-
abstimmungen-desz-df-fuer-deutschlands-beste/
13. http://meedia.de/2014/07/08/das-zdf-als-adac-unter-den-sendern-
umfragebluff-bei-den-besten-deutschen/
14. http://www.derwesten.de/kultur/fernsehen/boehse-onkelz-wohl-zu-
boesezdf-manipuIierte-weitere-show-id9601359.html
15. http://diepresse.com/home/politik/aussenpolitik/3839315/Noch-
zehn-JahreMerkel-Zwei-Drittel-der-Deutschen-dagegen?
from=gl.home_politik
16. http://www.focus.de/politik/deutschland/umfrage-zur-kanzlerin-
jeder-viertewuenscht-sich-weitere-zehn-jahre-merkel_id_3994455.html
17. Vedi The Guardian del 19 gennaio 2009,
http://www.guardian.co.uk/politics/2009/jan/19/economy-banking
18. http://www.fr-online.de/politik/bilderberg-konferenz-geheimes-
treffen-derelite.1472596,4471506.html
19. Vedi anche Schwencke, Olaf: Der Euro als Kulturfaktor: die neue
Währung und die alte Welt, in: Zeitschrift für Kulturaustausch, Jg. 48/1998,
H. 4, S. 102-106;
20. http://www.spiegel.de/spiegel/print/d-8798815.html
21. http://www.freitag.de/autoren/tom-strohschneider/selbst-
ernanntervolksvertreter und
http://www.spiegel.de/wirtschaft/soziales/kampf-um-stabilewaehrung-die-
euro-fighter-a-692289.html
22. http://pdf.zeit.de/1998/09/euro.txt.19980219.xml.pdf
23. http://www.zeit.de/2009/06/Ratlosigkeit/komplettansicht
24. http://www.zeit.de/2009/06/Ratlosigkeit/komplettansicht
25. http://www.sueddeutsche.de/medien/serie-wozu-noch-
journalismusdas-ist-nicht-ihr-kanzleramt-1.63398-2 und
http://www.freitag.de/autoren/jaug-stein/wozu-noch-joumalismus-beitrag-
zu-einer-serie
26. http://www.sueddeutsche.de/medien/serie-wozu-noch-journalismus-
das-ist-nicht-ihr-kanzleramt-1.63398-2
27. http://www.spiegel.de/kultur/tv/einflussnahme-der-parteien-
brenderprangert-spit-zelsystem-bei-oeffentlich-rechtlichen-an-a-
679247.html
28. http://content.stuttgarter-nachrichten.de/stn/page/detail.php/2318415
29. http://www.spiegel.de/kultur/tv/steffen-seibert-zdf-moderator-wird-
merkelsneuer-sprecher-a-705773.html
30. http://www.sueddeutsche.de/medien/seibert-wird-neuer-
regierungssprecher-ein-wechselwaehler-spricht-fuer-angie-merkel-1.973028
31. http://www.horizont.net/aktuell/agenturen/pages/protected/Publicis-
holtEtat-der-Aktionsgemeinschaft-Euro_22704.html
32. http://www.pressrelations.de/new/standard/result_main.cfm?
pfach=l&n_firman-
r_=103124&sektor=pm&detail=1&r=66184&sid=&aktion=jour_pm&quell
e=0
33. Vedi Welt am Sonntag del 29 giugno 1997, articolo di Helmut
Schmidt, »Die Stabilität des Euro wird größer sein als die der deutschen
Mark«
34. Vedi anche http://www.focus.de/magazin/archiv/euro-kampagne-
ein-biss-zu-viel_aid_189848.html
35. http://www.spiegel.de/wirtschaft/sabine-christiansen-ich-bin-eind-
mark-kind-a-149299.html
36. Jens Peter Paul: “Bilanz einer gescheiterten Kommunikation”,
Dissertation 2007. pag. 266
37. http://www.rp-online.de/gesellschaft/fernsehen/sabine-christiansen-
einrueckblick-in-zitaten-1.566907
38. http://www.faz.net/aktuell/feuilleton/medien/sabine-christiansen-
wieeine-unpoliti-sche-politik-machte-1410151-p2.html
39. http://www.parkavenue.de/persoenlichkeiten/stories/528
40. http://www.rp-online.de/panorama/was-promis-als-redner-
verdienen1.1838551
41. http://www.rp-online.de/panorama/was-promis-als-redner-
verdienen1.1838551
42. http://www.focus.de/finanzen/news/wirtschaft-vorsicht-
teuro_aid_189022.html
43. 8 agosto 2011, Eva Herman: »Ulrich Wickert und die Einführung
des Euro: Eine überfällige Betrachtung«, in internet all'indirizzo:
http://info.kopp-verlag.de/hin-tergruende/deutschland/eva-herman/ulrich-
wickert-und-die-einfuehrung-des-euro-eineueberfaellige-betrachtung.html
44. http://www.kultur.uni-hamburg.de/volkskunde/Texte/Vokus/2002-
2/hell.html
45. http://www.heymann-
buecher.de/ulrich_wickert_und_dr_michael_otto_im_gesprach
46.
http://www.dasinvestment.com/berater/news/datum/2011/08/23/anlegerschu
et-zer-nehmen-bankwerbung-mit-ulrich-wickert-unter-beschuss/
47. http://www.bvr.de/p.nsf/index.html?
ReadForm&main=6&sub=l&ParentUNID=098E767340F7F77DC1257AC
B002F910A
48. http://www.welt.de/print-wams/article612939/Warum-glauben-Sie-
an-denEuro-Herr-Wickert.html
49. http://www.welt.de/print-wams/article612939/Warum-glauben-Sie-
anden-Euro-Herr-Wickert.html
50. http://www.welt.de/print-welt/article665221/15-Millionen-D-Mark-
fuerden-Euro.html
51. http://www.tagesspiegel.de/wirtschaft/dem-euro-fehlt-noch-
dieemotionale-qualitaet/67660.html
52. http://www.zeit.de/1996/08/Bitte_keine_Waschmittelreklame_
53. Jens Peter Paul: Bilanz einer gescheiterten Kommunikation.
Dissertation, Frankfurt 2007, pag. 111f.
54. Jens Peter Paul. Bilanz einer gescheiterten Kommunikation,
Dissertation, Frankfurt 2007, pag. 114f.
55. Ibidem, pag. 115
56. Ibidem, pag. 130
57. http://nachrichten.rp-online.de/politik/verbeugung-vor-
kohlsiebenswerk-1.3011952
58. Vedi Liesel Hartenstein: »Das Wagnis Euro«, in: Festschrift für
Wilhelm Hankel, 1999, pag. 45ff.
59. Dichiarazione di Rolf-Dieter Krause il 6 febbraio 1998 a un
simposio della Commissione Europea a Bonn sul tema “Das Europäische
Meinungsbild”, documentazione disponibile, pag. 88
60. Jens Peter Paul: »Bilanz einer gescheiterten Kommunikation«,
Dissertation 2007, pag. 230
61. Citato da Jens Peter Paul: »Bilanz einer gescheiterten
Kommunikation«, Dissertation 2007, pag. 49
62. Ibidem, pag. 51f.
63. Ibidem, pag. 52
64. Ibidem, pag. 52
65. Ibidem, pag. 56f.
66. https://www.lobbycontrol.de/download/insm-marienhof-
bewertung.pdf
67. Si veda anche questo contributo: http://www.youtube.com/watch?
v=Sj6hKKummk
68. http://www.taz.de/!114755/
69. http://www.heise.de/tp/artikel/38/38515/1.html
70. Vedi anche: »Tendenziöse Attributierung in deutschen Printmedien:
Putin vs. Obama - eine linguistische Analyse«, Bachelor-Arbeit vorgelegt
von Mirjam Zwingli, Hochschule für angewandte Sprachen,
Fachhochschule des Sprachen & Dolmetscher Instituts München, 2012; per
esempio a pag. 37: Qui si dice, con un esempio, che egli cerca di
“influenzare il lettore nel suo atteggiamento psicologico”.
71. http://info.kopp-verlag.de/index.html
72.
http://www.bundestag.de/dokumente/textarchiv/2013/42897964_kw08_pa_
kultur/210904
73. http://www.stefan-niggemeier.de/blog/
74. http://www.indiskretionehrensache.de/
75. http://blog.markusgaertner.com/
76. http://drudgereport.com/
77.
http://www.theguardian.com/science/2007/apr/09/frontpagenews.news
78.
http://www.theguardian.com/science/2007/apr/09/frontpagenews.news
79. http://diepresse.com/home/techscience/internet/3832697/NSA-
speichertDaten-aller-sieben-Mrd-Menschen-auf-Dauer
Epilogo

L'americano Carl Bernstein è il reporter che aveva svelato l'affare Watergate


e fatto cadere il presidente americano Nixon nel 1974. Bernstein vinse il
premio Pulitzer. È un peso massimo del giornalismo. Dopo aver lasciato il
Washington Post nel 1977, lavorò per sei mesi su un unico testo: un articolo
sulla collaborazione dei giornalisti con la CIA. Il suo rapporto fu pubblicato
sulla rivista Rolling Stone.1 Bernstein rivelò che circa 400 giornalisti
americani lavoravano per la CIA. Il New York Times aveva persino un
contratto con la CIA all'epoca in base al quale i suoi giornalisti potevano
essere “presi in prestito” dalla CIA in qualsiasi momento. I più noti
editorialisti e commentatori degli Stati Uniti erano sul libro paga della CIA,
compresi i redattori e i caporedattori - e i giornalisti stranieri. Da questa
rivelazione, avvenuta al più tardi nel 1977, è stato chiaro che la CIA recluta
giornalisti e dipendenti di spicco di aziende mediatiche di tutto il mondo o li
addestra come informatori.2
Cosa significa questo per noi in Germania? Un esempio: il politico della
SPD Manfred Lahnstein è stato ministro federale delle finanze nel 1982 e
ha lavorato per il gruppo mediatico Bertelsmann dal 1983 al 2004, da
ultimo come “rappresentante speciale del comitato esecutivo”. Lahnstein è
stato membro della Commissione Trilaterale presentata in dettaglio in
questo libro. E dalla metà degli anni ’90 è presidente del consiglio di
amministrazione della fondazione del settimanale Die Zeit (Zeit-Stiftung). Il
nome di Lahnstein appare nel lascito dell'ex ufficiale della CIA Robert
Trumbull Crowley come informatore della CIA. Lahnstein è uno dei 2619
nomi di presunti informatori della CIA. Robert Trumbull Crowley morì in
un ospedale di Washington l'8 ottobre 2000.3 Fu vice capo delle operazioni
della CIA e capo della Divisione Operazioni segrete. È possibile che le
persone sulla sua lista non fossero nemmeno a conoscenza del fatto di
essere state inserite nella lista degli informatori della CIA.4 Nell'agosto
2014 scrissi al settimanale Die Zeit per chiedere a Manfred Lahnstein se era
a conoscenza del fatto che lui - come altri tedeschi - era nella lista degli
informatori della CIA. Ovviamente all'epoca in cui era responsabile dei
media alla Bertelsmann. Perché nella lista è menzionato il suo precedente
indirizzo a Gütersloh. Lahnstein mi rispose visibilmente sorpreso: “Grazie
per il suggerimento. Non ne avevo e non ne ho alcuna idea”.
Sono convinto che Lahnstein dica la verità. Dopo la mia ricerca, i
membri della Commissione Trilaterale in passato sono stati inseriti quasi
automaticamente, e a loro insaputa, nell'elenco della CIA di coloro che sono
vicini ai servizi segreti americani o addirittura li sostengono attivamente.
Lahnstein potrebbe quindi essere stato aggiunto all'elenco di informatori
della CIA come ex membro della Commissione Trilaterale. In parole
semplici, è una buona idea stare lontano dalle organizzazioni
transatlantiche.
È inspiegabile il motivo per cui i nostri giornalisti si attengono ancora a
tali reti. Perché, al più tardi dal 2006, avrebbero dovuto sapere cosa stava
succedendo in quel paese. In quell'anno l'emittente Arte trasmise il
documentario “Usati e controllati”. Un pubblico stupito aveva appreso
come la CIA cerca di influenzare le redazioni degli editori e delle emittenti
tedesche attraverso organizzazioni camuffate.5 Fu subito chiaro: scrittori,
musicisti, dipendenti di case editrici o di emittenti pubbliche - molti erano
telecomandati da Washington.6 E le riviste, come quella letteraria, Der
Monat, erano cofinanziate dalla CIA. Quando questo divenne noto
attraverso un articolo del New York Times, Die Zeit semplicemente comprò
Der Monat.7 Non è mai stato un segreto. Solo che nessuno voleva vederlo.
Già nel 1996 la CIA aveva annunciato pubblicamente che avrebbe reclutato
un maggior numero di giornalisti.8 E qual è il posto migliore per stabilire
tali contatti? Allora dove diventa “un Frankenstein” un giornalista di prima
classe? Nelle molte organizzazioni transatlantiche, naturalmente. Perché la
CIA si siede regolarmente al tavolo.
Oggi molte delle persone che ho citato per nome in questo libro possono
sostenere di non aver sentito quello che sta succedendo intorno a loro.
Diranno di essere stati troppo stupidi, troppo ingenui o troppo incompetenti.
Ma la situazione è trasparente: perché i responsabili delle azioni
transatlantiche siedono in seno al Council on Foreign Relations (Consiglio
per le relazioni esterne - CFR). Il CFR ha legami molto stretti con la CIA9 e
molte ramificazioni, come il German Council on Foreign Relations
(Consiglio tedesco sulle relazioni estere) - meglio conosciuto dai tedeschi
come la Società tedesca per la politica estera che il CFR ha contribuito a
fondare.10 E questa si considera un'organizzazione di lobby di grandi
aziende europee e americane, media e istituti di ricerca ed elenca le aziende
associate come:11 Allianz, AT&T, BASF, Bertelsmann AG, Boeing, BP,
Caterpillar Inc, Citigroup, Coca-Cola, Daimler AG, Dell, Deutsche Bank,
Dow Chemical, Ericsson, Facebook, GE, Hewlett Packard, HSBC, IBM, JP
Morgan, The McGraw-Hill Companies, Michelin, Microsoft, Nestlé,
Oracle, Pfizer International, SAP AG, Siemens AG, S.W.I.F.T., Syngenta e
UPS. E ora ecco i nomi degli istituti di ricerca, che sono anche riuniti sotto
l'ombrello della Transatlantic Policy Network insieme alle grandi imprese
di cui sopra:12 AmCham EU (The American Chamber of Commerce to the
EU), Aspen Institute - Berlino, Aspen Institute - Italia, Consiglio Atlantico
degli Stati Uniti, Brookings Institution, BRUEGEL, Carnegie Endowment
for International Peace, Centre for European Policy Studies (CEPS),
Camera di Commercio degli Stati Uniti, Chatham House, Council on
Foreign Relations, Center for Strategic and International Studies (CSIS),
Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik e. V (Società tedesca di
politica estera). V. (DGAP), European Policy Centre (EPC), European
Round Table of Industrialists (ERT), European-American Business Council,
European Institute, German Marshall Fund of the United States, Institut
Français des Relations Internationales (IFRI), Trans-European Policy
Studies Association (TEPSA), UNICE e US Council on Competitiveness.
Mancano ancora solo Atlantik-Brücke e la sua organizzazione partner
American Council on Germany e la Commissione Trilaterale del signor
Rockefeller.13 In quasi tutte le suddette organizzazioni ci sono anche politici
di alto livello. Ecco, dunque, la rete di grandi aziende, media e istituti di
ricerca, in cui si sono impigliati molti giornalisti dei principali media,
imprenditori, politici e studiosi. Vogliono davvero tutti solo giocare?
Quindi è una teoria della cospirazione se sono personalmente convinto
che le molte singole cellule del Transatlantic Policy Network e le
organizzazioni circostanti stanno preparando per noi massaggi cerebrali di
altissima qualità? Che il punto di vista dei membri e degli amici di queste
numerose organizzazioni di lobby, dei loro borsisti e dei ricercatori che vi
lavorano sia così artatamente modellato e ristretto fino a diventare il
perfetto trasformatore delle idee delle grandi società, dei servizi segreti e
degli interessi statunitensi, e che i loro pensieri e le loro strategie appaiano a
loro stessi come propri? Le idee così formate vengono poi generate in un
immenso numero di pubblicazioni e altri mezzi di comunicazione dei
principali media e vendute come propri prodotti di pensiero. In questo
contesto, è assolutamente folle quando i principali media di lingua tedesca
che lavorano in questo modo pubblicano articoli secondo i quali non c'è
quasi nessuna libertà di stampa in Iraq o altrove in paesi lontani. Questo
perché la stragrande maggioranza dei media non è indipendente e funge da
portavoce dei gruppi politici. I giornalisti senza frontiere, finanziati dal
miliardario statunitense Soros, amano scoprire tali lamentele anche in paesi
lontani - ma non qui in Europa.14 Anche i nostri media di lingua tedesca
non sono affatto indipendenti, specialmente i portavoce dei gruppi politici e,
come abbiamo visto in relazione alle interdipendenze transatlantiche.
Inoltre, quasi tutti i redattori e i direttori di programmi influenti della ZDF
hanno una tessera di partito. E ZDF può ora anche essere legalmente
descritta come l'emittente più dipendente della repubblica. Nel marzo 2014
la Corte costituzionale federale ha rimproverato l'influenza della politica
sugli organismi di radiodiffusione e ha dichiarato incostituzionale il
“Trattato di Stato” della ZDF.15 Ciò significa che l'influenza dei gruppi
politici sulla ZDF è estremamente incostituzionale! Queste sono condizioni
tipiche di una repubblica delle banane.
Quello che abbiamo esplorato in questo libro sono i nuclei politici di
potere del sistema di influenza delle élite. Non c'è quindi da stupirsi se le
parole d'ordine che usiamo oggi, ovviamente, hanno la loro origine proprio
qui: dalla “globalizzazione” alla “liberalizzazione dei mercati mondiali”,
dalla “lotta al terrorismo internazionale” alla “primavera araba” o parole
innocue come “attacchi aerei”, quando si intendono brutali attentati
dinamitardi. Soprattutto, i sistemi transatlantici di influenza delle élite
filoamericane stanno sviluppando piani bellici. Dalla guerra Iraq-Iran dal
1980 al 1988 alle numerose guerre per le merci in Africa, la guerra in
Kuwait del 1990, le guerre nei Balcani, la guerra in Iraq del 2003, la guerra
in Afghanistan, le guerre civili negli Stati arabi, le guerre in Ucraina e di
nuovo in Medio Oriente. E i nostri principali media hanno prontamente e
propagandisticamente accompagnato tutto questo. Kurt Gritsch, lo studioso
austriaco di conflitti, dopo studi approfonditi, chiama i nostri media di
qualità borghesi: “guerrafondai”.16 E persino Gabor Steingart, direttore del
rinomato giornale economico Handelsblatt, ora accusa i suoi colleghi dei
principali media (come i giornalisti di prima classe del Frankfurter
Allgemeine Zeitung) di istigare alla guerra e chiama i loro articoli “avvisi
mentali di arruolamento”. Alla fine dell'estate 2014, ha persino accusato il
Frankfurter di rafforzare la guerra contro la Russia con false notizie.17 Un
giorno a voi, cari lettori, vi verrà anche chiesto da una generazione
successiva per quanto tempo avete sostenuto questi guerrafondai. Quattro
quinti dei tedeschi rifiutano le operazioni militari tedesche all'estero.18
All'opposto, il presidente federale Joachim Gauck.19 È membro
dell'associazione transatlantica elitaria Atlantik-Brücke.20 E, come gran
parte dei nostri principali media, è vicino ai sobillatori degli Stati Uniti.21
Oggi mi vergogno di aver lavorato per i signori della guerra per gran
parte della mia precedente vita giornalistica. Altri non si vergognano. Al
contrario, diversi giornalisti di prima classe sono in contatto con
l'americano Ralph R Goff. L'uomo era attivo nel contesto di molte
organizzazioni americane. Secondo fonti russe, si dice che Ralph F. Goff sia
stato capo stazione della CIA in Germania fino all'estate 2014.22
Ufficialmente, era conosciuto come “Funzionario del Servizio Estero presso
il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti”,23 spacciandosi così da innocuo
diplomatico. Come sua moglie, Jennifer Goff, si dice che sia specializzata
nel reclutamento di stranieri per la CIA nei colloqui transatlantici. Si dice
che sua moglie Jennifer sia stata espulsa da un altro paese nel 2004.24 Tutto
questo è perfettamente normale nei servizi americani. Anche il famoso
whistleblower Edward Snowden ha lavorato per molto tempo travestito da
diplomatico per la CIA a Ginevra.25
Ricordate ancora le spiegazioni che ho dato in questo libro su come i
servizi segreti americani nella Guerra Fredda hanno aiutato a fondare
organizzazioni transatlantiche attraverso le quali volevano influenzare
l'opinione pubblica tedesca? E ricordate ancora quali premi di queste
organizzazioni sono stati intitolati ai funzionari dei servizi segreti americani
e quali incarichi i servizi americani in Germania ricoprivano nelle
fondazioni transatlantiche? Ovviamente, nulla è cambiato fino ad oggi.
Perché questo Ralph F. Goff, che avrebbe lavorato per la CIA a Vienna
prima di Berlino (travestito da diplomatico) e aveva anche molti giornalisti
rinomati tra i suoi amici, ha dovuto lasciare la Germania nell'estate del 2014
a causa delle sue eccessive attività di servizio segreto. Attraverso i suoi
profili nei vari social network, è stato possibile trovare rapidamente i suoi
contatti rilevanti nell'estate del 2014. Probabilmente ora saranno presto
cancellati. Perché i nostri giornalisti rinomati non ne hanno parlato prima?
Se vi state ancora ponendo questa domanda, per favore tornate alla prima
pagina perché, allora, dovreste rileggere attentamente questo libro fin
dall'inizio…
Vi ricordate ancora il libro alle pagine da 76 a 78? Fate un respiro
profondo per l'ultima volta: il 31 gennaio del 2000, André Horn, l'allora
23enne caporale maggiore dell'esercito, morì nell'ospedale da campo di
Prizren (Kosovo). Dalla fine di novembre 1999 era stato assegnato come
membro della Forza del Kosovo (KFOR) in Kosovo. Come causa ufficiale
di morte, le Forze Armate tedesche dichiararono una sepsi meningococcica.
La verità non sembra essere questa. Gli scienziati Prof. Peter Horn,
biotecnologo presso l'Università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera
ed esperto in geochimica isotopica presso l'Agenzia Internazionale per
l'Energia Atomica (AIEA), e il medico e scienziato Horst Günther Siegwart
sono giunti alla conclusione che il caporale maggiore Horn potrebbe essere
morto a causa di un grave avvelenamento da munizioni all'uranio (uranio
impoverito, DU), che aveva contratto in Kosovo. L'individuazione
dell'avvelenamento radiologico con munizioni all'uranio sarebbe ancora
oggi possibile se il corpo di André Horn fosse riesumato e se i tessuti da
esso prelevati fossero analizzati scientificamente. Il Ministero federale della
difesa ha sempre respinto le ripetute richieste della famiglia del soldato
defunto di effettuare tale riesumazione e di far esaminare i resti da esperti
riconosciuti a livello internazionale o di sostenere una corrispondente
richiesta della famiglia alla procura. Il ministero continua a sostenere in
pubblico che le munizioni all'uranio non sono pericolose. E i nostri
giornalisti di prima classe sostengono questa dichiarazione del Ministero.
Date un'occhiata ai documenti alle pagine 77 e 78 di questo libro. Potete,
quindi, sospettare quanto possano essere privi di scrupoli le reti che
lavorano in tutto il contesto. Quindi passeranno anche sui cadaveri?
Infine, rivolgo una richiesta: questo libro è la prima parte di tre
pubblicazioni esplosive sull'industria dei media.*54 Avete scoperto quali reti
segrete controllano la nostra marea di informazioni. Avete anche avuto
modo di conoscere la vicinanza dei nostri media alle élite e le conseguenze.
Ogni affermazione è stata documentata passo dopo passo. Una “teoria del
complotto” è diventata realtà. In un altro volume, impareremo quali trucchi
usano i principali editori di media per ingannare i loro inserzionisti. Ve ne
ho già dato una piccola anticipazione in questo libro. Se avete anche dei
suggerimenti (dimostrabili!) provenienti direttamente dal settore, allora non
vedo l'ora di ricevere la vostra lettera o il vostro contatto. E in un terzo
volume, darò un resoconto molto concreto, specificando quali giornalisti
sono in quali liste interne dell'industria delle pubbliche relazioni. La
maggior parte del nostro sistema informativo è stata comprata nel
frattempo. Ho già rivelato alcuni nomi in questo libro. Se voi, come
proprietari o dipendenti di un'agenzia di pubbliche relazioni, avete avuto
un'esperienza formativa con le richieste da parte di aziende mediatiche o di
giornalisti, o se siete responsabili degli sconti per la stampa in un reparto
aziendale e volete fornire informazioni verificabili, allora vi ringrazio per
questo. La gente comune dovrebbe finalmente conoscere la verità per
potersi difendere. (A questo punto nel testo originale seguivano i recapiti
elettronici dell'Autore che ora, a causa della sua morte prematura, non
hanno più ragione di essere divulgati, N.d.T.)
INDICE DEI NOMI

A
Ackermann, Josef
Albrecht, Karl
Albright, Madeleine
Alessandro Magno
Al-Sabah, Saud bin Nasir
Al-Sisi
Altmaier, Peter
Anda, Bela
Anker, Stefan
Antwerpes, Michael
Appelbaum, Jacob
Arciduca Ottone
Arnault, Bernard
Arndt, Marco
Arnim, Hans Herbert von
Ashworth, Anthony
Avramov, Smilja
B
Bacia, Horst
Bahr, Egon
Barber, Lionel
Baring, Arnulf
Baumann, Beate
Bayern, Anna von
Bechev, Dimitar
Beck, Kurt
Beckmann, Lukas
Beemelmans, Stéphane
Berger, Roland
Bering, Klaus
Berlinguer, Enrico
Bernstein, Carl
Biedenkopf, Kurt
Biskup, Daniel
Bittner, Jochen
Blome, Nikolaus
Blüm, Norbert
Böhm, Karlheinz
Böll, Heinrich
Bohnen, Johannes
Bosbach, Wolfgang
Bouygues, Martin
Boyles, Roger
Brandt, Willy
Brender, Nikolaus
Bresser, Klaus
Breuer, Rolf-E.
Brok, Elmar
Brost, Marc
Brown, Gordon
Brunner, Manfred
Brzezinski, Mark
Bücher, Hans-Jürgen
Bütikofer, Reinhard
Buhrow, Tom
Bulmahn, Edelgard
Bunz, Axel
Burda, Hubert
Bush, George
Busse, Nikolas
C
Carter, Jimmy
Casdorff, Stephan-Andreas
Christiansen, Eva
Christiansen, Sabine
Christmann, Holger
Chrobog, Jürgen
Clement, Wolfgang
Cromme, Gerhard
Crowley, Robert Trumbull
D
Danner, Franz
Dau, Rolf-Wilhelm
Davignon, Étienne
Degenhart, Christoph
Delors, Jacques
Deppendorf, Ulrich
Deutch, John
Diekmann, Kai
Ditfurth, Jutta
Dönhoff, Marion Gräfin
Dombret, Andreas R.
Donfried, Karen
Dohnanyi Klaus von
Donsbach, Wolfgang
Döpfner, Mathias
Dormann, Jürgen
Drudge, Matt
Dutschke, Rudi
E
Ehmke, Horst
Eichel, Hans
Eickelkamp, Andreas
Eigendorf, Jörg
Ellsberg, Daniel
Elter, Andreas
Enders, Thomas
Erodottu, Jason
Eschment, Walter
Estulin, Daniel
Euler, Hans Wolfgang
F
Faber-Castell, Anton
Andreas Graf von
Fack, Fritz Ullrich
Ferres, Veronika
Fischer, Helene
Fischer, Joschka
Fitschen, Jürgen
Flick, Maya
Frankenberger, Klaus Dieter
Frey, Peter
Friedman, Michel
Friedrichs, Hanns Joachim
G
Galloni, Giovanni
Garrett, David
Gärtner, Markus
Gauck, Joachim
Genscher, Hans-Dietrich
Gerster, Petra
Gheddafi, Mu’ammar
Gifford, Angelika
Gloger, Katja
Goff, Jennifer
Goff, Ralph F.
Goldman, Guido
Goldman, Nahum
Göring-Eckardt, Katrin
Gottschalk, Thomas
Graham, Philip
Greenwald, Glenn
Gritsch, Kurt
Großmann, Jürgen R.
Guttenberg, Karl-Ludwig von
Guttenberg, Karl-Theodor zu
H
Haffner, Alexander
Hahne, Peter
Hankel, Wilhelm
Hartenstein, Liesel
Hassel, Tina
Hayek, Friedrich August von
Heckel, Margaret
Hefner, Gerald
Hendricks, Barbara
Hengster, Ingrid
Herman, Eva
Heusgen, Christoph
Hoffmann, Christiane
Hoffman, Dustin
Holbrooke, Richard C.
Horn, André
Horn, Peter
Horner, Nils
Hüfner, Martin
Hüther, Michael
Hughes, Louis R.
Hunziker, Michelle
Hussein, Saddam
I
Illner, Maybrit
Imperatore Franz Joseph
Inacker, Michael
Ischinger, Wolfgang
J
Jackwerth, Angelika
Jacob, Steffen
Jaenicke, Hannes
Jäkel, Julia
Jauch, Günther
Jobatey, Cherno
Joffe, Josef
Jones, Alex
Juncker, Jean-Claude
K
Kallmorgen, Jan-Friedrich
Kampen, Udo van
Kaulitz, Bill
Kelly, Petra
Kempe, Frederick
Kepenek, Ali
Kepplinger, Mathias
Kerner, Johannes B.
Kerry, John
Kiep, Walther Leisler
King, Cecil
Kinkel, Klaus
Kirch, Leo
Kissinger, Henry
Klaeden, Eckart von
Kleber, Claus
Klose, Hans-Ulrich
Knef, Hildegard
Knop, Carsten
Knüwer, Thomas
Koch-Weser, Caio
Köhler, Horst
Kohl, Anja
Kohl, Helmut
Koll, Theo
Komes, Renate
Kompa, Markus
Konken, Michael
Köpper, Hilmar
Kornblum, John C.
Kornelius, Stefan
Krause, Rolf-Dieter
Krebs, Diether
Kretzschmar, Stefan
Krüger, Uwe
Kuenheim, Eberhard von
Kurat, Georg
Kyaw, Dietrich von
L
Lafontaine, Oskar
Lagardère, Arnaud
Lahnstein, Manfred
Lambsdorff, Alexander Graf
Lambsdorff, Hagen Graf
Lambsdorff, Otto Graf
Lange, Christian
Law, Bernard Francis
Lehming, Malte
Leif, Thomas
Leutheusser-Schnarrenberger,
Sabine
Levermann, Thomas
Leyendecker, Hans
Lindemann, Beate
Lindenberg, Udo
Loer, Michael
Löwe, Rüdiger
Loquai, Heinz
Loungani, Prakash
Lübke, Heinrich
M
Maizière, Lothar de
Maltzahn, Nina von
Maltzahn, Paul von
Mandelson, Lord Peter
Mannstein, Coordt von
Mansfeld, Hasso
Mao Tse-tung
Matthes, Sebastian
Mayrhuber, Wolfgang
McCloy, John
McGhee, John
McNamara, Robert
Meiser, Hans
Menz, Konstantin Alexander
Merkel, Angela
Merz, Friedrich
Meyer-Landrut, Nikolaus
Meyssan, Thierry
Middelhoff, Thomas
Mikich, Sonia
Milbradt, Georg
Milošević, Slobodan
Mißfelder, Philipp
Mitchener, Brandon
Mitterrand, François
Mohn, Liz
Monti, Mario
Moro, Aldo
Mossadegh, Mohammad
Mubarak, Hosni
Müller, Albrecht
Müller, Bodo
Müller, Ina
Müller, Kerstin
Müller-Vogg, Hugo
Müller-Westernhagen, Marius
Murphy, Philip D.
N
Nahles, Andrea
Nannen, Henri
Naß, Matthias
Naumann, Michael
Nayirah
Negroponte, John
Niedringhaus, Anja
Nietan, Dietmar
Niggemeier, Stefan
Nixon, Richard
Noelle-Neumann, Elisabeth
Nölling, Wilhelm
Nonnenmacher, Günther
Nouripour, Omid
Nowak, Wolfgang
O
Obama, Barack
Obermann, René
Odendahl, Peter
Oetker, Arend
Oettinger, Günther
Olt, Reinhard
Oppenheim, Christopher von
Orwell, George
Otto, Michael
Özdemir, Cem
P
Pahlavi, Reza Cyrus
Paul, Jens Peter
Pearl, Daniel
Peters, Stephan
Petkovic, Andrea
Pflüger, Friedbert
Pirinçci, Akif
Pischetsrieder, Bernd
Plättner, Anke
Podak, Klaus
Polenz, Ruprecht
Powell, Colin
Primor, Avi
Princip, Gavrilo
Putin, Wladimir
Q
Qabus, ibn Said
Quandt, Johanna
R
Ramsauer, Peter
Rau, Johannes
Redford, Robert
Reißmüller, Johann Georg
Rice, Condoleezza
Richter, Maike
Riesbeck, Peter
Rieu, André
Robbe, Reinhard
Rockefeller, David
Rohde, Armin
Rohloff, Joachim
Roller, Lars-Hendrik
Rosen, Lawrence A.
Rösler, Philipp
Roth, Claudia
Roth, Thomas
Rothe, Rudolf
Rothkopf, David
Royal, Ségolène
Rothschild
Rüb, Matthias
Rüttgers, Jürgen
S
S., Ronny
Salbuchi, Adrian
Sandschneider, Eberhard
Sarkozy, Nicolas
Sarrazin, Thilo
Sassonia, Maria Giuseppa di
Sassonia, Johann Georg di
Savimbi, Jonas
Scalbert, Augustin
Schachtschneider, Karl Albrecht
Scharping, Rudolf
Schäuble, Juliane
Schäuble, Wolfgang
Scheidt, Herbert J.
Schenk, Heinz
Schicha, Christian
Schily, Otto
Schirrmacher, Frank
Schlauch, Rezzo
Schmidbauer, Bernd
Schmidt-Eenboom, Erich
Schmidt, Harald
Schmidt, Helmut
Schneider, Manfred
Schneider, Romy
Scholl-Latour, Peter
Schönburg-Glauchau, Alexander
von
Schrempp, Jürgen E.
Schröder, Gerhard
Schüller, Konrad
Schulte-Hillen, Gerd
Schulte-Noelle, Henning
Schuster, Rudolf
Schwartau, Silke
Schwarzer, Alice
Schweiger, Til
Schwencke, Olaf
Schwenker, Burkhard
Seibert, Steffen
Sethe, Paul
Siegwart, Horst Günther
Sinclair, Upton
Skulimma, Peter
Snowden, Edward
Söder, Markus
Sommer, Theo
Sommer, Ulrich
Soros, George
Spreng, Michael H.
Springer, Axel
Stadler, Thomas
Stahl, Kate
Starbatty, Joachim
Stawski, Dominik
Steingart, Gabor
Steltzner, Holger
Stelzenmüller, Constanze
Stephan, Torben
Stoiber, Edmund
Stone, Shepard
Storz, Wolfgang
Strache, Heinz-Christian
Strauss-Kahn, Dominique
Stuff, Eckart
Stumberger, Rudolf
Sturbeck, Werner
Stürmer, Michael
T
Tappert, Horst
Teltschik, Horst M.
Thern, Jürgen
Thurn und Taxis, Gloria von
Tichy, Roland
Tilgner, Ulrich
Tracy, James F.
Trichet, Jean-Claude
U
Uhl, Hans-Peter
Uhlmann, Karsten
Ulbrich, Sabine
V
Vassiliadis, Michael Zissis
Verheugen, Günter
Vetter, Heinz-Oskar
Vogel, Andreas
Vogel, Bernhard
Vogel, Hans Jochen
Vogts, Berti
Voigt, Karsten D.
Voregger, Michael
Voss, Peter
W
Walters, David
Walters, Vernon A.
Warburg, Max M.
Warneck, Frank
Weichert, Stephan
Weidenfeld, Werner
Weimer, Wolfram
Weizsäcker, Richard von
Wenning, Werner
Wernicke, Christian
Wettig-Danielmeier, Inge
Wickert, Ulrich
Wiegand, Markus
Witt, Katharina
Witzer, Brigitte
Woodward, Bob
Woolsey, James
Woolsey, Suzanne
Wowereit, Klaus
Z
Zabel, Christian
Zetsche, Dieter
Indice

Prefazione

Capitolo 1 - Libertà di stampa simulata: esperienze con gli editori

La verità - esclusivamente per i giornalisti?

Verità comprate: reti d'élite e servizi segreti

Come fui corrotto da una compagnia petrolifera

Frankfurter Allgemeine Zeitung: dietro le sue quinte c'è a volte una


testa corrotta

Come i giornalisti finanziano le loro ville in Toscana

Ben lubrificato: il famigerato sistema dei premi giornalistici

Interviste compiacenti, viaggi come inviato speciale e frode fiscale

Ignobili compagni di sbornie. Sguardo nel lavoro sporco dei


giornalisti

Un pessimo trucco: come si truffano gli inserzionisti

La spirale del silenzio: cosa non c'è nei giornali

Oggi su, domani giù: esecuzioni mediatiche


Capitolo 2 - I nostri media: omologati, obbedienti all'autorità e
riluttanti a fare ricerche

Thilo Sarrazin: un eroe popolare è stato condannato

Propaganda: i prussiani dei Balcani stanno arrivando

I trucchi per l'inganno verbale della politica e dei media

La perdita della credibilità

Capitolo 3 - La verità sotto copertura: Giornalisti di prima classe in


linea con le élite

Forma la tua opinione (Bild Dir Deine Meinung)

Giornalisti testimoni di nozze: come formare il proprio potere

Come spunta Kai Diekmann?

L'Atlantik-Brücke

Nella morsa dei servizi segreti

I nomi: contatti controversi

Elogi imbarazzanti

Potere sotto copertura: tecniche di propaganda classica

Kallmorgen e Bohnen - Dubbi esperti di pubbliche relazioni e di


giornali rinomati

I Trolls di Obama: la quinta colonna degli Stati Uniti d'America

Lo spirito del Rockefeller: la Commissione Trilaterale


In memoria del capo del Frankfurter Allgemeine Zeitung
Schirrmacher: autista di carri armati che fa il servizio civile

Comprare contatti con grandi nomi? La nobiltà distrutta

Il potente circolo Bilderberg: teoria o realtà del complotto?

Capitolo 4 - Comprati un giornalista - L'informazione viscida

Due terzi dei giornalisti sono corrotti

Piacevoli favori: come rendere i media compatibili

Rivelazione: i guadagni aggiuntivi

Lavaggio del cervello: le forbici nella testa

Votare col portafoglio: i giornalisti diventano casi sociali

Imparziale? L'impero dei media della SPD

Capitolo 5 - Casi di studio del Fronte della Propaganda

L'obiettivo superiore: l'amputazione dell'identità tedesca

L'ora delle favole della Merkel: come il governo federale mente alla
popolazione

Battaglia di bugie: la propaganda di Sabine Christiansen e Ulrich


Wickert

Pubblicità da detersivo per una moneta: l'agenzia pubblicitaria


Mannstein
Il fallimento della democrazia

La redazione come scena del crimine: il lato oscuro del mondo dei
media

Che fare?

Epilogo

Note per la ricerca delle fonti

INDICE DEI NOMI


Created with Writer2ePub
by Luca Calcinai
1)
*https://www.globalresearch.ca/english-translation-of-udo-
ulfkottes-bought-journalists-suppressed/5601857 ↵
2)
*Jonas Schneider, Der misteriöse Tod von Udo Ulfkotte:
Indizien für einen Mord, https://books. google.it/books?
id=m_8DgAAQBAJ&hMt
Chistian Müller, Die Wahrheit über del Tod von Udo
Ulfkotte: wurde er ermordet?
David Hofmann, Wurde Udo Ulfkotte ermordet? ↵
3)
*Si veda il saggio di Pietro Ratto, L'Honda anomala, Il
rapimento di Moro, una lettera anonima e un ispettore con
le mani legate, Bibliotheka, 2017. La consapevolezza di
Moro che l'Italia non era autonoma nelle sue scelte politiche
si trova in un passaggio di una lettera a Benigno Zaccagnini,
mai recapitata: “Una società che non accetti di adattarsi a
strategie altrui, ma ne voglia una propria in un limpido
disegno di giustizia, di eguaglianza, di indipendenza, di
autentico servizio dell'uomo. Ecco tutto." ↵
4)
*Esaustiva e documentatissima l'opera in 3 volumi di Paolo
Borgognone, La disinformazione e la formazione del
consenso attraverso i media, Zambon, 2013. ↵
5)
*AA.VV., I documenti del Pentagono, Garzanti, 1971, 1°
vol., pag. 6. ↵
6)
*Impareggiabile la testimonianza diretta di John Perkins col
suo libro: Confessioni di un sicario dell'economia, la
costruzione dell'impero americano nel racconto di un
insider, BEAT, 2016. ↵
7)
*ZDF, acronimo di Zweites Deutsches Fernsehen, è una
televisione pubblica tedesca con sede a Magonza, nel Land
della Renania-Palatinato. Essa opera come un'agenzia
indipendente non a scopo di lucro stabilita da un contratto
unitario tra i vari stati che compongono la Germania. (Da
Wikipedia) ↵
8)
*ALDI è una multinazionale tedesca attiva nel settore della
grande distribuzione organizzata, ed è una delle principali
aziende del mondo nel suo settore. Il principale concorrente
è Lidl. (Da Wikipedia) ↵
9)
*Freie Demokraten Partei (Partito Liberate Democratico) ↵
10)
*ARD, sigla di Arbeitsgemeinschaft der öffentlich-
rechtlichen Rundfunkanstalten der Bundesrepublik
Deutschland, è il principale gruppo radiotelevisivo pubblico
in Germania. (Da Wikipedia) ↵
11)
*in tedesco: Christlich Demokratische Union Deutschlands,
la Democrazia Cristiana Tedesca. ↵
12)
*Sozialdemokratische Partei Deutschlands, il Partito
Socialdemocratico di Germania. ↵
13)
*Bundesnachrichtendienst • letteralmente: Servizio
Informazioni Federale) è l'agenzia di intelligence “esterna"
della Repubblica Federale Tedesca, sotto il controllo del
cancelliere. ↵
14)
*Repubblica Democratica Tedesca. La ex Germania
comunista. ↵
15)
*Sono incisi su vasetti di marmellata e involucri dì gomme
da masticare, etichette di birra e pizze pronte per essere
servite. Sono distintivi rotondi, per lo più dorati, con
l'impronta “DLG premiata”. Si trovano sempre più spesso
sugli scaffali dei supermercati. Il sigillo vuole segnalare ai
consumatori che si tratta di alimenti di alta qualità.
L'abbreviazione DLG sta per Deutsche Landwirtschafts-
Gesellschaft (Società Agricola Tedesca). ↵
16)
*Indumento abbinato alla maschera anti NBC (Nucleare,
Biologica, Chimica) per proteggere il combattente
dall'azione degli aggressivi chimici e biologici e dal contatto
con particelle radioattive. ↵
17)
*Alfred Willi Rudi Dutschke (Schönefeld, 7 marzo 1940 -
Arhus, 24 dicembre 1979) è stato un sociologo, attivista
marxista tedesco, È stato il leader della SDS, il Movimento
Studentesco Tedesco a sfondo socialista anarchico-
rivoluzionario, e del successivo movimento de I Verdi. L'11
aprile 1968 subì un attentato con tre colpi, sparatigli a
bruciapelo da Joseph Bachmann, un esaltato imbianchino
forse influenzato dalla massiccia propaganda dei mass media
controllati dall'editore Axel Springer. In conseguenza dei
danni al cervello causati dall'attentato, Rudi Dutschke
continuò a soffrire problemi di salute che lo portarono alla
morte: ebbe una crisi epilettica mentre faceva il bagno e
affogò. (Da Wikipedia) ↵
18)
*È una marca di sigari cubani prodotta dalla Habanos, è
stata la prima nata sotto il Governo di Fidel Castro. ↵
19)
*In Germania, i due partiti gemelli CDU e CSU sono
denominati partiti dell'Unione. Nel Bundestag tedesco
formano una fazione comune, la fazione CDU/CSU nota
anche come fazione dell'Unione. I membri delle due parti
sono denominati anche “cristiani dell'Unione”. ↵
20)
*Freie Demokratische Partei - Partito Liberale
Democratico. ↵
21)
*Il Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali e per
l'Europa è stato un gruppo politico del Parlamento europeo
presente dal 2004 al 2019 cui aderivano due partiti europei:
il Partito dell'Alleanza dei Liberali e dei Democratici per
l'Europa; il Partito Democratico Europeo. (Da Wikipedia)

22)
*Ulfkotte allude al romanzo di Rudolf Erich Raspe Le
avventure del barone di Münchhausen. ↵
23)
*David Rothkopf. Superclass. La nuova élite globale e il
mondo che sta realizzando, Mondadori. Milano, 2008. ↵
24)
*CFD significa Contract for Difference, ovvero Contratto
per Differenza. Si tratta di contratti standardizzati che si
possono negoziare con un solo clic del mouse. Non occorre
riempire moduli come nell'acquisto di azioni, ed è anche
molto più semplice disfarsene. ↵
25)
*Un Erlkönig è un prototipo camuffato di un'auto. Mentre i
produttori cercano di mantenere segreto l'aspetto esatto di
questi veicoli, i fotogiornalisti, i cosiddetti cacciatori di
Erlkönig, vogliono vendere le loro foto alle riviste di settore
o alla stampa tabloid. Il nome risale alla ballata di Goethe
Erlkönig, che inizia con questo verso: “Chi cavalca così a
tarda notte e con il vento? È il padre con il suo bambino".
Nei primi anni Cinquanta, l'opera appare in un contesto
diverso. Per la prima volta i due giornalisti automobilistici,
Heinz-Ulrich Wieselmann, caporedattore della rivista
automobilistica Auto motor und sport, e Werner Oswald,
secondo uomo della redazione dall'inizio del 1950 alla fine
del 1957, utilizzarono il termine. Dal numero 15 (datato 19
luglio 1952), una foto più o meno chiara di un prototipo di
automobile è apparsa in ogni numero per qualche tempo. ↵
26)
*ARD, sigla di Arbeitsgemeinschaft der öffentlich-
rechtlichen Rundfunkanstalten der Bundesrepublik
Deutschland, è il principale gruppo radiotelevisivo pubblico
in Germania. ↵
26a)
*(ZDF, acronimo di Zweites Deutsches Fernsehen, è una
televisione pubblica tedesca con sede a Magonza, nel Land
della Renania-Palatinato. Essa opera come un'agenzia
indipendente non a scopo di lucro, stabilita da un contratto
unitario tra i vari stati che compongono la Germania.) ↵
27)
*La RedaktionsNetzwerk Deutschland (RND) è la redazione
per gli argomenti nazionali e internazionali del Madsack
Media Group di Hannover. Il suo principale socio
accomandante è Deutsche Druck- und Verlagsgesellschaft, la
società di investimento nei media del Partito
socialdemocratico tedesco (SPD). ↵
28)
*Angolo cieco in psicologia sociale si riferisce a quelle parti
di sé o dell'ego che non sono percepite da una personalità.
Le funzioni psicologiche che producono “angoli ciechi”
sono state denominate dalla psicoanalisi: “meccanismi di
difesa” (Anna Freud, 1936). ↵
29)
*Nel testo Ulfkotte usa la parola Blockwarte con la quale si
designava, durante il periodo nazista in Germania, il
personale responsabile nell'area di un blocco di case. ↵
30)
*National Security Agency. ↵
31)
*È una piazza a Berlino-Kreuzberg. ↵
32)
*Multi Media Company, produce giornali regionali e locali.
WAZ Mediengruppe opera principalmente nelle regioni
tedesche (Nordrhein-Westfalen, Niedersachsen, Thüringen e
Bayern) e in altri paesi europei (Austria, Croazia, Serbia,
Macedonia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Russia. Ha una
rete di affari anche in Vietnam). ↵
33)
*Villaggio di Potemkin - è il nome dato alle cose false o
“falsificazione di fatti”. Il nome risale alla falsa storia che il
feldmaresciallo russo Potemkin aveva allestito uno scenario
di villaggi e lo faceva trasportare da un villaggio all'altro per
ingannare la zarina Caterina la Grande durante un viaggio
nella Nuova Russia, per dimostrare lo sviluppo e la
prosperità della nuova area abitata. ↵
34)
*In tedesco: Freie Demokratische Partei, FDP, il Partito
Liberale Tedesco. ↵
35)
*Schützenfest significa Festival del tiro. È una festa popolare
tedesca in cui si elegge il re del tiro anche attraverso altre
competizioni, come il tiro ad anello, il tiro agli uccelli, il tiro
al bersaglio o il tiro con arco e freccia. ↵
36)
*In inglese nel testo (The banks are fucked, we’re fucked,
the country’s fucked!). ↵
37)
*Gioco di parole: teuer in tedesco significa costoso, teuro,
quindi, equivale a euro costoso. ↵
38)
*Die Euro-Klage - Warum die Währungsunion scheitern
muss auf solche Angriffe? ↵
39)
*Repubblica Democratica Tedesca, la Germania comunista.

40)
*Staatssicherheit, il Ministero per la Sicurezza di Stato della
RDT. ↵
41)
*Publicis Groupe è una multinazionale francese che si
occupa di pubblicità, comunicazione e marketing. ↵
42)
*“On air”, in inglese nel testo. ↵
43)
*Azienda di consulenza in materia di investimenti. ↵
44)
*ARD (“Arbeitsgemeinschaft der öffentlich-rechtlichen
Rundfunkanstalten der Bundesrepublik Deutschland” -
Associazione delle emittenti di servizio pubblico della
Repubblica federale di Germania) è un'associazione di
emittenti pubbliche in Germania fondata nel 1950 e
finanziata dal contributo alla diffusione. ↵
45)
*Il Michel tedesco è una personificazione nazionale dei
tedeschi che probabilmente ha avuto origine già nel
Rinascimento e che oggi è utilizzato quasi esclusivamente in
caricature. ↵
46)
*Prima di iniziare la carriera di giornalista, Sabine
Christiansen lavorò come hostess alla Lufthansa. ↵
47)
*Die Schutzvereinigung für Anleger e.V. con sede a Brema.

48)
*Raiffeisenbank si riferisce alle banche cooperative in
Europa che sono radicate nelle prime unioni di credito di
Friedrich Wilhelm Raiffeisen. Il nome si trova in: Raiffeisen
Bankengruppe, gruppo austriaco di banche cooperative.
Raiffeisen Zentralbank Österreich, ex istituzione centrale del
gruppo. ↵
49)
*Banche Popolari (cooperative originariamente create dalla
popolazione locale spesso con sede in una città). ↵
50)
*Il Big Mac è il panino più famoso e uno dei più venduti
nella catena di fast food McDonald's. ↵
51)
*Famosi detersivi. ↵
52)
* Bundespresseamt. ↵
53)
*Berufsgenossenschaft (BG). ↵
54)
*Questo progetto di Udo Ulfkotte resterà irrealizzato: morì il
13 gennaio 2017. ↵

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