Ecologia Urbana
Ecologia Urbana
L’ecologia è una scienza, non da confondere con l’ambiente e l’ambientalismo. Come disciplina
non sente, non è viva, ne positiva e negativa. Speci catamente l’ecologia è lo studio scienti co
delle relazioni tra gli organismi e le relazioni con l’ambiente sico in cui vivono, studia le
interazioni simultaneamente tra:
• organismi con altri organismi
• Organismi con mondo sico
Uno studio di interazioni che è svolto secondo molteplici livelli:
• Spaziali
• Temporali
• Organizzazione ecologica
L’ecologo è un professionista che studia ambienti naturali e lavora in campo per raccogliere dati
su animali e piante. Possono essere anche teorici, modellisti e lavora in ambienti antropizzati,
possono studiare interazioni a livello di:
• Popolazioni, insieme di popolazioni
• Interi ecosistemi, insiemi di ecosistemi
• Intero pianeta
ECOLOGIA URBANA
L’ecologia urbana studia le interazioni tra organismi, strutture del costruito e l’ambiente sico in
cui si concentrano le persone, studia gli e etti sui ussi di materia, energia e
informazione. Si intendono:
• organismi, come animali/umani, piante/funghi e microorganismi
• Strutture costruite, come edi ci/infrastrutture e costruzioni umane
• Ambiente sico, include aria, atmosfera, acqua e suolo
• Concentrazione di persone, come metropoli, città/cittadine e aree
suburbane
Gli studi di ecologia urbana possono essere focalizzati su uno o più livelli di
organizzazione ecologica, riprende metodologie e tecniche speci che di altre
sottodiscipline. Ecologia urbana deve andare oltre ai processi ecologici e
considerare i processi socio-ecologici e tecnologici, condivide con altre
discipline l’interesse per le aree urbane. Uno scambio e feedback continui con
altre discipline, una connessione maggiore con la piani cazione e progettazione
urbana/ambientale.
Ecosistema urbano non è sinonimo di città, cittadina o area suburbana, ma è un ambito urbano
legato ad una prospettiva dell’ecologia urbana, è un ecosistema urbano. Non include solo le zone
densamente costruite ma anche le aree circostanti con le quali avere delle interazioni socio-
ecologiche. Ecosistemi urbani sono dinamici e per questo di cili da de nire.
Gradienti urbani intesi come i cambiamenti della struttura urbana, partendo dal centro urbano. In
periferia si hanno paesaggi di erenti, sempre urbani ma con meno densità; no ad arrivare a a
grandi spazi verdi e aperti, senza abitato.
Tre possono essere le diverse tipologie di ecologia urbana:
• in cities, centrate sullo studio delle tessere di spazi verdi, città come insieme di ecosistemi.
Prevede una comprensione delle di erenze e delle similitudini dei processi biogeochimici tra i
diversi ecosistemi. Una comprensione nell’ambito urbano e non urbano, uno studio di tratti
funzionali urbani caratteristici e il loro ruolo nella resilienza ecologica. Comprendere la
dimensione, composizione e con gurazione degli spazi di verde urbano, come questi incidano
sulla biodiversità
• Of cities, sistema urbano come ecosistema che include gli umani come drivers e organismi di
interesse. Prevede le interazioni tra ecologia urbana e piani cazione urbana/ambientale,
proponendo interazione anche con quella paesaggistica. Comprende la composizione e
con gurazione di un ecosistema urbano e come in uenza la sostenibilità locale e globale
• For cities, propone integrazione tra ricerca e pratica, oltre le collaborazioni tra discipline,
collaborazioni con agenti sociali. Passa da un approccio scienti co a uno di messa in azione,
uso di approcci partecipativi nelle ricerche di ecologia urbana.
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LEZIONE 2: ECOSISTEMI, BIOMI, CICLI BIOGEOCHIMICI E ALTRE ORGANIZZAZIONI
Una comunità è un insieme di popolazione di specie diverse che vivono e interagiscono in uno
stesso ecosistema o area in un intervallo di tempo. Anche in questo caso i con ni sono spaziali e
temporali, per questo si tende a studiare una sotto-comunità. Le caratteristiche della comunità
riguardando:
• de nizione a partire dalla vegetazione
• In ecosistema acquatico si studiano i componenti abiotici
• Struttura verticale è un fattore chiave ed in uente
• Struttura biologica determinata dal numero di specie presenti e abbondanza relativa
• Struttura che ri ette le interazioni dirette tra specie e fattori abiotici, interazioni dirette e indirette
tra le specie
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Un bioma include regioni geogra che de nite da simili fattori tipo macroclimatici, geologici, di
suolo e di disturbo naturali che sostengono tipi di ecosistemi similari. Nasce come concetto
applicato all’ambito terrestre e de nito in base alle forme dominanti di vegetazione, con con ni
temporali e spaziali.
Per biosfera invece, intendiamo il sottile strato della terra in cui sono presenti tutte le forma
viventi, insieme di tutti gli ecosistemi. Questi interagiscono tra di loro e con l’atmosfera, idrosfera
e litosfera, generano scambi di materia e energia. Questi scambi e le alterazioni del loro equilibrio
hanno conseguenze globali, regionali e locali.
CICLO BIOGEOCHIMICO
Un ciclo biogeochimico è un percorso chiuso e ciclico seguito da un elemento chimico
nell’atmosfera, ogni elemento passa dai componenti abiotici ai componenti biotici e viceversa.
Due sono i comportamenti che si notano:
• riserva, grande e stabile dove gli scambi naturali sono lenti
• Attivo, più piccolo e con scambi veloci
La localizzazione del compartimento di riserva classi ca i cicli come gassosi o sedimentari, i quali
hanno un forte carattere globale.
Per i clicli gassosi possiamo trovare 6 tipologie:
• Carbonio, elemento chimico essenziale nei composti organici ed è fortemente legato al usso
di energia, calcolata in grammi di carbonio. Fonte principale è il diossido di carbonio presente in
atmosfera e idrosfera. La CO2 si trasferisce agli organismi viventi attraverso fotosintesi e rete
tro ca, restituendola all’atmosfera attraverso la respirazione. Gli oceani includono il pool di
riserva di carbonio più grande e sono i sink più importanti, sono responsabili del 1/4 della
produzione primaria globale. Per l’ambito terrestre, le foreste boreali e tropicali, la tundra sono
pool di riserva di carbonio e anche sink più rilevanti.
L’attività antropica dell’area pre-industriale ha incrementato la quantità di carbonio accumulata
nell’atmosfera, questo ha impatto sul riscaldamento globale e mette a rischio l’equilibrio del
ciclo di carbonio in altri comparti.
• Azoto, presente in biomolecole chiave degli organismi. Può limitare la produttività negli
ecosistemi, un fattore limitante comune. Fonte principale è l’azoto atmosferico che entra nella
biosfera attraverso la ssazione biologica in ammoniaca diventando ammonio. Con il processo
di nitri cazione diventa nitrito e nitrato, rimosso dalla biosfera con processi di denitri cazione.
Nitrito, nitrato e ammonio possono essere assimilati dalle piante, funghi e batteri.
Atmosfera come pool di riserva azoto più importante, insieme all’oceano che contiene una
grande quantità di azoto ssato. Attività antropica che usa combustibili fossili e fertilizzanti ha
raddoppiato l’azoto nella biosfera, incremento che provoca e etti ambientali negativi.
• Fosforo, è in biomolecole chiave, è un fattore limitante comune nella produttività degli
ecosistemi. È molto scarso nell’atmosfera e i suoi pool di riserva sono i sedimenti marini e le
rocce sedimentarie, l’erosione di queste e scorrimento di acque fa si che il fosforo sia
disponibile in forma di fosfati. Attività antropica con uso fertilizzanti ha incrementato il livello di
fosforo negli ecosistemi d’acqua dolce e marini, generando un arricchimento di nutrienti nelle
acque dando vita ad un processo di eutro zzazione. Questo comporta la morte di piante
acquatiche e animali.
• Zolfo, biomolecola presente in sedimenti organici e inorganici, rilasciato per erosione e
decomposizione in forma salina. Rilasciato in atmosfera dalle eruzioni vulcaniche,
decomposizione materia organica e attività estrattive. Con le precipitazioni torna alla super cie
in forma di acido solforico.
Attività antropica per estrazione e uso di combustibili fossili incrementa il rilascio dell’azoto,
incremento che provoca e etti ambientali negativi come piogge acide e acidi cazione del suolo.
• Ossigeno, indispensabile per la vita, atmosfera come pool di riserva. Si genera per fotolisi per
vapore acqua e fotosintesi per piante. Attività antropica che riduce l’ozono stratosferico e
incrementa il troposferico. Una parte di ossigeno si trova in forma di ozono, con impatti positivi
e negativi in base alla posizione:
- Stratosfera scherma le radiazioni ultraviolette
- Troposfera inquinante che danneggia la salute
• Acqua, ciclo particolare. Il pool principale è l’idrosfera e gli oceani, acqua che entra negli
ecosistemi attraverso le precipitazioni. È resa non disponibile agli organismi attraverso
l’evapotraspirazione e solidi cazione. Attività antropica ha generato uno sbilancio del ciclo
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LEZIONE 3: ECOSISTEMI E BIOMI
Il fattore rilevante che de nisce i biodi terrestri e la loro distribuzione è il clima, de nito dalla
latitudine. Il clima incide su certi tratti funzionali delle piante dominanti, in quanto le piante sono i
produttori primari di tutti gli ecosistemi. Il microclima e il suolo anche de niscono i biodi e la sua
distribuzione. Logica non applicabile ai binomi acquatici. (Classi cazione di Whittaker)
Una classi cazione dei binomi ignora la presenza e in uenza umana, per questo viene proposta la
classi cazione dei binomi antropogenici come alternativa. Classi cazione che considera la
presenza di popolazione e la sua densità, il tipo di suolo e copertura.
La classi cazione che include biodi terrestri e acquatici viene proposta da Global Ecosystem
Typology, risulta essere molto più robusta e completa, considera anche il clima, il microclima e il
suolo. La prospettiva antropogenica la considera in parte.
La The World Terrestrial Ecosystems è una classi cazione analitica, includendo solo gli
ecosistemi terrestri. Considera il bioclima, la forma del terreno, la litologia e la copertura del suolo,
pur non facendo parte di un quadro concettuale teorico ecologico.
Questa non viene però approvata.
CLASSIFICAZIONI EUROPEE
A livello europeo vengono proposte tre tipologie di classi cazione degli ecosistemi:
• Eunis Habitat Classi cation (EEA) va oltre la classica considerazione di habitat, proponendo
un multilivello di tipologie, inserendo aspetti biotici e abiotici. Importante per l’implementazione
e lo sviluppo di inventari di valutazione della biodiversità
• Maes Ecosystem Typology (JRC) propone una classi cazione sempli cata degli ecosistemi
europei. Nasce col ne di facilitare la valutazione della condizione degli ecosistemi e dei servizi
che provvedono a livello europeo
• European Ecosystem Typology (JRC) propone una classi cazione multilivello a seguito dello
sviluppo della Global Ecosystem Typology e i compromessi della UE per l’implementazione
dello standard SEEA EA
CLASSIFICAZIONI ITALIANE
A livello italiano vengono proposte due classi cazioni:
• carta della natura, che individua lo stato dell’ambiente ed è redatta a livello regionale.
Classi ca le tipologie di habitat, come la Eunis. Include anche la classi cazione dei paesaggi
italiani
• Carta degli ecosistemi d’Italia, si basa sul Corine Land Cover nazionale per considerare le
categorie di Vegetazione Naturale Potenziale. Una carta creata con un supporting tool per le
attività di conservazione della biodiversità e piani cazione territoriale
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LEZIONE 4: STRUTTURA E DINAMICA DELLE POPOLAZIONE, STRUTTURA BIOLOGICA
METODI DI MONITORAGGIO
Una stima e monitoraggio dell’abbondanza è molto laboriosa e non fattibile alle volte, di solito
misurata indirettamente attraverso la stima della densità aspeci ca dividendo l’area in una griglia
regolare. Sarebbe meglio però una stima con la densità speci ca per popolazioni con struttura
raggruppata.
Le celle della griglia che si crea possono agire come i quadrati di campionamento o dividere in
sub-unità, moltiplicando la densità media dei quadrati per l’area totale ottengo l’abbondanza della
popolazione.
Per le specie animali che sono mobili, la tecnica di monitoraggio consiste nella cattura,
marcatura e ricattura. Esistono delle varianti:
• cattura con trappole per un certo numero di individui
• Animali catturati vengono marcati e rilasciati
• Nuova cattura con le stesse tecniche, individui marcati e non
Il rapporto tra individui ricatturati sul totale dei catturati è equivalente al rapporto tra individui
marcati nella prima cattura sul totale dell’intera popolazione.
Per le specie di cili da catturare, vengono installate delle fototrappole o videotrappole. Le stime
di abbondanza si basano sull’osservazione di indizi di presenza di organismi, come:
• conteggio di escrementi, nidi, tane o tracce
• Conteggio vocalizzazioni su un transetto
Se le misure hanno una relazione costante con la dimensione di popolazione, allora diventano
indici d’abbondanza.
DISTRIBUZIONE SPAZIALE
Distribuzione spaziale suddivisibile in:
• geogra ca, dove la distribuzione viene de nita dalla sua dimensione, forma e localizzazione.
Distribuzione caratterizzata dalla presenza e assenza d’individui in un’area, quando include tutti
gli individui rappresenta la distribuzione geogra ca di una specie. Questa viene fornita
dall’idoneità dell’habitat che viene de nito da macro-fattori abiotici come il clima, la litologia o il
tipo di suolo, oltre che alla capacità di dispersione e barriere geogra che. Aree in cui gli individui
non sono distribuiti omogeneamente, questo dovuto alla disponibilità reale dell’habitat dentro
l’area in quanto la popolazione si raggruppa attorno a certi hotspots
• Locale, può essere raggruppata, casuale o uniforme. Tre forme che risultano dall’interazione di
individui o dalla struttura dell’ambiente sico, dove gli individui possono
- Attrarsi, porta a distribuzione raggruppata. Condizioni di distribuzioni disomogenee di
risorse
- respingersi o ignorarsi, generano distribuzione uniforme. Condizioni di distribuzione
omogenea di risorse
STRUTTURA DEMOGRAFICA
La struttura demogra ca attraverso la proporzione d’individui per rango d’età e sesso è utile per
stimare la velocità di crescita o decrescita della popolazione. Questa suddivisibile in tre classi
d’età:
• Pre-riproduttivo
• Riproduttivo
• Post-produttivo
La struttura demogra ca si rappresenta in forma di piramidi di età, viste come l’istantanea della
popolazione in quell’istante. In alcuni casi si usa lo stadio di sviluppo o dimensione, nel caso delle
piante viene usato perché la crescita può venire rallentata dalla scarsità di risorse.
Vuoti o riduzioni della crescita è la base di shocks e disturbi a lungo termine.
Si inseriscono anche le curve di sopravvivenza che possono essere utili per le informazioni di
crescita o decrescita di una popolazione. Potrebbero essere stimate da piramidi d’età ottenute in
periodi di erenti, in base al ciclo di vita e comportamento sociale la forma delle curve cambia.
Esistono tre tipi di curve:
• primo tipo, alta sopravvivenza dei giovani
• Secondo tipo, sopravvivenza non cambia con età
• Terzo tipo, alta mortalità dei giovani
Insieme a questa distribuzione si va a veri care il tasso di natalità, come il numero delle nascite
per femmina in una popolazione, usata per stimare il tasso di riproduzione netto. Un tasso che
rappresenta il numero medio di discendenti femmine che generano gli.
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LEZIONE 5: CRESCITA E DECRESCITA DELLE POPOLAZIONI
Una popolazione può seguire modelli di crescita geometrica o esponenziale quando le risorse
sono abbondanti, le condizioni sono costanti e la sua crescita non è controllata da interazioni con
altre specie.
• I modelli di crescita geometrica, usati per la crescita di popolazioni che non hanno
sovrapposizioni tra generazioni, queste di eriscono in numero secondo un tasso costante
• I modelli di crescita esponenziali, usati per popolazioni con crescita continua. L’incremento di
popolazione in ogni intervallo di tempo è ogni volta più grande perché la costante r è ogni volta
moltiplicata per una popolazione più grande. Lo possono fare durante periodi limitati di tempo
nei quali i fattori di restrizione alla sua crescita non sono limitanti.
• modello di crescita logistica, quando le risorse sono scarse o un’alta competizione. Succede
quando la popolazione si sta avvicinando al suo numero massimo. Questa curva di crescita
segue una forma sigmoidale. Il numero di individui al quale la popolazione si stabilizza viene
de nito come capacità portante (K) ed è il numero massimo di individui che l’ambiente può
sopportare.
- Nel modello logistico il rapporto tasso istantaneo di accrescimento (rist) e numero di
individui nella popolazione (N) è lineare. Quando N è minore della capacità portante (K),
rist è positivo ed allora la popolazione cresce. Quando N è uguale a K, rist è nullo e la
popolazione non cresce. Quando N è maggiore di K la popolazione decresce.
Alcuni di questi fattori possono essere dipendenti della densità di individui come nel caso della
competizione intraspeci ca (tra individui della stessa specie) o interspeci ca (tra individui di
specie diverse), predazione, parassitismo.
Altri possono essere indipendenti o dipendenti indirettamente della densità di individui. Di solito
questi sono i fattori abiotici.
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• Mutualismo: gli individui di due specie se bene ciano mutuamente della loro interazione. Può
essere una mutualismo simbiotico e obbligato o non simbiotico
• Predazione: un individuo eterotrofo si ciba di un altro organismo
Quando in una comunità una o poche specie sono prevalenti in numero, queste sono de nite
dominanti.
Una comunità con un’abbondanza relativa molto alta in poche specie ci parla di una comunità
con una diversità di specie bassa.
Una comunità dove l’abbondanza relativa delle specie e molto simile tra di loro ci mostra una
comunità con una maggior equi-ripartizione.
DIVERSITA’ DI SPECIE
Le comunità in «condizione ecosistemica» o di «salute ambientale» ottima non devono avere
una diversità di specie elevata.
Ci sono ecosistemi con condizioni ambientali molto limitanti nei quali poche specie riescono a
sopravvivere e le comunità tendono ad avere una diversità di specie bassa di forma naturale.
Ci sono anche ecosistemi con condizioni ambientali molto stabili e omogenee dove si creano
interazioni competitive abbastanza stabili che favoriscono comunità con una diversità di specie
bassa. Se le condizioni ambientali limitanti o troppo costanti sono dovute ad azioni umane
parliamo di degrado ecologico.
In caso di condizioni ambientali molto stabile prodotti dagli umani che generano una bassa
diversità:
• Incremento antropico della quantità di nutrienti nel suolo. Permette alle specie che hanno una
tasso più elevato di crescita di occupare lo spazio più velocemente, dominando accesso a luce,
acqua e nutriente
In casi dove ci sono disturbi ambientali o antropici troppo frequenti, generano una diversità di
specie bassa.
Ecosistemi con un’elevata eterogeneità ambientale, tendono ad avere una diversità di specie alta
come risultato di una varietà di microhabitat, di nicchie ecologiche.
Una struttura verticale più elaborata o complessa di solito è anche associato ad una diversità di
specie alta. O re più risorse e spazi vitali di una struttura verticale piatta, ospitando una varietà di
microhabitat e nicchie ecologica più alta.
In ecosistemi che funzionano come ecomosaici, come nel caso delle zone umide, gli agro-
ecosistemi o gli ecosistemi urbani, ci sono delle aree con marcati gradienti ambientali che
generano un’elevata eterogeneità ambientale.
ZONAZIONE
Anche in ecosistemi con condizioni molto stabili, le condizioni abiotiche variano nello spazio e
vengono accompagnate di variazioni nella struttura biologica delle comunità.
In ecosistemi che funzionano come ecomosaici queste variazioni sono molto più evidenti.
Variazione che nelle condizioni abiotiche e nella struttura biologica delle comunità lungo un
gradiente spaziale sono note come zonazione.
Le zonazione non sono soltanto prodotte da variazioni abiotiche, ma dai cambiamenti che si
generano nelle interazione biotiche, incidendo sulle nicchie ecologiche delle specie nella
comunità.
RETE TROFICA
La rete tro ca in una comunità è una forma schematica di rappresentare le interazione biotiche,
focalizzarsi sulle relazione tro che. Le catene tro che rappresentano il usso di energia in forma
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di cibo dalle prede ai predatori, oppure mostrano le connessioni tra catene tro che e come si
intrecciano tra di loro.
Nelle reti tro che si distinguono specie basali, specie intermedia e predatori terminali che
permettono di identi care ridondanze funzionali, la cui presenza incide sulla resilienza di una
comunità.
SPECIE CHIAVE
Nella comunità ci sono delle specie non-dominanti che possono avere dei ruoli rilevanti nelle sue
dinamiche e regolazione dalla struttura. Queste specie vengono dette specie chiave, perché
esercitano un impatto sproporzionato rispetto alla sua abbondanza relativa.
Spesso quando le specie chiave vengono rimosse, si produce una diminuzione signi cativa nella
diversità di specie.
Le specie chiave creano o modi cano l’habitat per altre specie o in uenzano/regolano le
interazione tra specie nella comunità.
Purtroppo l’abbondanza relativa e ricchezza di specie, cosi come la sua equi-ripartizione può
variare molto tra contesti speci ci.
Nel caso di ecosistemi antropogenici come l’ecosistema urbano non è chiaro ancora quale
sarebbero i valori di diversità o equi-ripartizione che rappresentano delle condizione
ecosistemiche ottime o adeguate per loro.
La diversità di specie di una comunità individuate viene detta alfa, quella tra comunità di una
stessa area di studio o regione geogra ca d’interesse si denomina diversità beta.
Invece, la diversità di comunità dell’intera area di studio o regione geogra ca d’interesse si
denomina diversità gamma.
Per quanti care la similarità tra specie di due comunità uno degli indici più utilizzati è l’indice di
Sorensen (CC).
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LEZIONE 6: PAESAGGIO, CONNETTIVITA’ ECOLOGICA E FLUSSI DI MATERIA/ENERGIA
La struttura spaziale di ogni ecomosaico o paesaggio, è il prodotto delle interazioni tra fattori
abiotici, biotici ed eventi di disturbo naturale ed antropico. Clima e geologia contribuiscono a
formare il tipo di paesaggio da un prospettiva siogra ca, interagiscono con i processi biotici nella
formazione del suolo. Fattori in uenzano la distribuzione spaziale delle specie.
Allo stesso tempo la distribuzione spaziale delle specie, viene in uenzata dalle interazione tra loro
stesse, che determina la struttura della comunità e nell’intero paesaggio. Comunità anche
in uenzate da disturbi passati e presenti, di carattere naturale o antropico.
I disturbi antropici sono tra quelli che imprimono cambiamenti più profondi alla struttura di un
paesaggio, di due tipi:
• Cambiamenti di uso e copertura del suolo, comunità vegetale viene rimossa essendo un
impatto di carattere permanente.
• Sfruttamento di una risorsa ambientale, il cambiamento dipende dell’intensità dello
sfruttamento e da cosa viene fatto per ridurre l’impatto sugli ecosistemi e paesaggi.
I disturbi antropici che portano alla perdita di patch e la loro frammentazione, si traduce in una
perdita e frammentazione degli habitat, in un declino ed isolamento delle popolazioni delle specie
che formano le comunità del paesaggio disturbato.
I PATCH
Un patch rappresenta un’area omogenea di erenziata dal suo ambiente circostante,
rappresentano un’area di ecosistema o tipo di habitat, in certi casi un’area di copertura del suolo.
I tipi di patch più continui in un paesaggio, e che occupano un’area più estesa, formano la sua
matrice ambientale.
La composizione e con gurazione dei di erenti tipi di patch in un paesaggio incide sui movimenti
degli organismi tra i patch e sulla connettività ecologica, che posso misurare come:
• connettività strutturale, dipende dalla struttura dei patch
• connettività funzionale, dipende dalla struttura dei patch ed il comportamento/capacità di
spostamento degli organismi
La dimensione del patch incide sulla quantità di organismi che può ospitare e sulla quantità di
specie, esiste una relazione tra:
• area del patch e numero di individui di una specie
• area del patch e numero di specie
La relazione specie-area è fondamentale in ecologia e deriva della teoria dell’equilibrio della
biogeogra a insulare di MacArthur & Wilson.
Queste due relazioni aiutano a valutare impatti ecologici negativi dovuti a perdita di patch o alla
sua riduzione. La variazione nella dimensione del patch incide sul numero di individui e il numero
di specie è un rapporto specie-speci co ed ecosistema-speci co. Questo rapporto deve essere
stimato in ogni contesto speci co.
La quantità di individui di una specie per area dipenderà della dimensione degli individui e delle
loro interazioni inter e intraspeci che. Per le specie mobili la quantità di individui per area
dipenderà anche del suo home range, che varia in base alla disponibilità delle risorse alimentari,
la taglia corporea degli individui della specie d’interesse ed i suoi bisogni metabolici.
La forma del patch in uenza la quantità di area di con ne con i patch circostanti, variano tra il suo
interno e le sue zone di con ne generando una zonazione.
Questa zonazione tra due patch di ecosistemi o tipi di habitat è detta ecotono, aree di transizione
abiotiche e biotiche tra ecosistemi. Le specie che abitano nel con ne dei patch non sono le
stesse di quelle che abitano al suo interno.
I con ni possono variare in larghezza, lunghezza e la sua struttura verticale rendendo la
transizione più o meno pronunciata, di erenza che incide anche sul usso di materia, energia e
organismi, facilitando o limitando questi ussi. I con ni possono avere delle specie o attributi che
creano di coltà di spostamento di certi animali.
Di solito, con ni ampi contengono un’elevata diversità di specie. Fenomeno chiamato e etto
margine, in uenzato dalla lunghezza e larghezza del con ne e del grado di contrasto tra gli
ecosistemi o tipi di habitat dei patch con nanti. I con ni come il resto del patch sono dinamici e
cambiano nello spazio e nel tempo.
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Insieme la dimensione e la forma del patch in uenzano il rapporto tra area centrale e area del
con ne, rapporto che in uenza il tipo di specie che un patch è capace di ospitare.
Generalmente, patch piccoli e allungati sono formati da aree di con ne ed ospitano specie di
margine. Invece patch di grandi dimensioni e larghi hanno una maggior proporzione di area
centrale ed ospitano specie delle aree centrali.
Patches di maggior dimensione ospiteranno una ricchezza di specie più alta, anche se alcuni
studi indicano che questa ricchezza tende a stabilizzarsi sorpassata una certa soglia.
Quando abbiamo patches di dimensione intermedia, due piccoli patches di super cie
equivalente ad un altro ininterrotto possono sostenere più ricchezza di specie. Ricchezza che
deriverà da una maggior presenza di specie margine e scarsa presenza di specie centrali.
Per mantenere diversità di specie tipiche degli habitat di margine come di quelli centrali, sono
richiesti patch di grandi dimensione con un’elevata eterogeneità.
Di solito gli ecosistemi urbani hanno una maggior presenza di specie di margine o specie
indi erenti ai cambiamenti tra centro e margini del suo tipo di habitat. Gli ecosistemi urbani hanno
una maggior presenza di specie generaliste, de nite come specie con una grande essibilità a
livello di tipo di habitat e risorse richieste.
Un’altra proprietà che de nisce le specie per interazione è la proporzione di patches di tipi di
habitat o ecosistemi diversi. La composizione di un paesaggio in termini di ricchezza e
abbondanza di tipi di habitat/ecosistemi incide anche sulla ricchezza e abbondanza di specie. Allo
stesso modo la ricchezza di habitats e abbondanza di questi nell’ecomosaico incide sul grado di
diversità di un paesaggio.
A super cie equivalente, un tipo di habitat o ecosistema distribuito in un numero più elevato
di patch ci informa di una maggior frammentazione di quel tipo di habitat o ecosistema.
Una maggior distanza tra i patches di un tipo di habitat o ecosistema, risulta in un minore
scambio di organismi, materia ed energia tra i patch.
I patches di un tipo di habitat molto distanti da altri patches dello stesso tipo presentano
popolazioni più isolate. Isolamento che dipende dalla capacità di movimento degli individui
di quella specie e quanto ostile sia per loro la matrice del paesaggio.
Considerare insieme la con gurazione e la composizione del paesaggio è importante per
assicurare popolazioni viabili, comunità diverse e meta-popolazioni con una buona connettività
ecologica. Meta-popolazioni presenti in patch più isolati sono meno resilienti a shocks antropici o
naturali che meta-popolazioni in patch meno isolati.
In contesti urbani e periurbani, le specie non sono soltanto in patch più piccoli, ma di solito sono
anche in patch più isolati con una matrice più ostile al suo movimento.
La struttura del paesaggio in uenza il usso di materia ed energia nel paesaggio, perché:
• le specie trasportano con sé questa materia ed energia
• una composizione e con gurazione può cambiare i usso di specie, il usso dell’acqua o
dell’aria e della materia ed energia che trasportano.
FLUSSI DI SPECIE
La dimensione e forma dei patches, la composizione e con gurazione del ecomosaico che incide
sul usso di specie si può studiare usando il modello patch-corridor- matrix di Forman.
I corridoi sono strisce di tipi di habitat o ecosistemi che connettono uno o più patch, possono
essere continui o discontinui, sempre che la loro discontinuità non sia un ostacolo per le specie.
Gli attributi speci ci dei corridoi come le sue discontinuità, la sua larghezza, la composizione
speci ca di specie o l’adiacenza a certi tipi di habitat possono facilitare il movimento di certe
specie e ostacolare la dispersione di altre.
Corridoi e matrice ambientale in uenzano il usso di individui di una specie, dipende dalla scala
spaziale relativa alla quale questa specie o processo ecologico è sensibile.
Nello stesso senso la scala temporale alla quale si studiano i ussi ed i cambiamenti nella
struttura del paesaggio è anche processo ecologico speci co.
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• funzionale, ci o re informazioni più complete
Un incremento del livello di arti cializzazione va associato ad una maggior frammentazione del
paesaggio, con patches più piccoli ed aggregati. Coperture ed usi del suolo che diventano più
distribuite essendo più di cile di erenziare i tipi di habitat o ecosistemi.
In aree urbane sviluppate sotto un modello concentrico si può identi care un gradiente centro-
periferia nella struttura del paesaggio, verso il centro urbano i patches diventano ogni volta più
densi e piccoli con una minore composizione di patches vegetati.
In ambito urbano i corridoi sono formati di aree vegetate di piccole dimensioni o strisce di aree
vegetate collegando patches più grandi. Reti ecologiche naturali con molteplici funzioni sono
privilegiate come corridoi ecologici, per mantenere lo scorrimento delle acque super ciali cosi
come il movimento di certi animali.
Principi utili per piani care reti di corridoi ecologici in ecosistemi urbani:
• Identi cazione delle reti ecologiche naturali già esistenti e i suoi patches chiave
• Massimizzare la dimensione dei patch chiave e dei corridoi
• Incrementare il numero e densità di patch vegetati e corridoi
• Incrementare la qualità ecologica dei patch, includendo la riduzioni di barriere antropiche
• Assicurare la connessione tra patch chiavi e corridoi ecologici
• Incrementare i «loop» nella rete
• Permettere dinamiche naturali nel tempo
• Estendere la rete ecologica oltre l’ambito urbanizzato
Non possiamo fare una generalizzazione sul tipo di specie in ambito urbano che dipende:
• requisiti di habitat
• intervallo spaziale del suo home range
• capacità di adattamento ai disturbi antropici
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LEZIONE 7: STIMARE CAMBIAMENTI DEL PAESAGGIO
Le metriche di paesaggio sono indicatori e indici sviluppati che usano come input dati spaziali
categorici, quanti cano caratteristiche spaziali speci che a livello di:
• patch
• classi di patch
• ecomosaico
Ci sono due grandi categorie di metriche di paesaggio:
• quanti cano la composizione della mappa, non richiedono riferimento ad attributi spaziali
• quanti cano la con gurazione spaziale della mappa, richiedendo riferimenti spaziali
L’analisi di metriche di paesaggio richiede un lavoro previo di mappatura dei poligoni in tipi di:
• habitat
• ecosistema o copertura del suolo.
Questa mappatura deve essere fatta ad una risoluzione spaziale adeguata per la specie o
processo ecologico d’interesse.
Le metriche di paesaggio possono essere anche classi cate in metriche di tipo:
• strutturale, misurano la composizione sica o la con gurazione del mosaico di patch senza un
riferimento esplicito ad un processo ecologico o specie speci ca
• funzionale, misurano la struttura del paesaggio in modo funzionalmente e rilevante. Richiedono
una parametrizzazione aggiuntiva prima del loro calcolo
La maggior parte delle metriche di paesaggio sono di tipo strutturale.
Queste metriche si possono stimare manualmente facendo uso di software di GIS (oppure GIS +
spreadsheets). Le metriche possono essere stimate anche facendo uso di software speci co, più
conosciuto è Fragstats.
Ci sono dei plugin di QGIS come LecoS che integrano il calcolo di metriche di Fragstats
direttamente in QGIS, permettendo una stima automatica. Più recentemente ci sono creati
pacchetti di R come Landscap Metrics per la stima automatica delle metriche di paesaggio di
FragStats.
Alcuni di questi indicatori si possono stimare facendo uso di software di GIS. Purtroppo è molto
di cile la stima manuale di questi indicatori in paesaggi reali. Il software più conosciuto è
Conefor, non aggiornato da tempo. C’erano dei plugin di QGIS, però non funzionano nelle
versioni attuali.
Più recentemente sono stati creati software come Graphab che include indici di connettività e
modelli di connettività.
Ci sono altri metodi per stimare il usso o presenza di una specie nel paesaggio. I prossimi
metodi sono tra i più conosciuti:
• Least cost path analysis, stima il percorso più corto tra due patches o nodi considerando la
resistenza al movimento che altri tipi di patch dell’ecomosaico generano negli individui della
specie d’interesse. È un approccio di tipo funzionale.
• Circuit theory, trasforma il paesaggio in un circuito elettrico dove di erenti nodi o patch hanno
una resistenza al movimento speci ca. La resistenza ad ogni tipo di patch è speci ca di ogni
specie, ma stima più di un potenziale percorso degli individui di una specie nel ecomosaico. È
un approccio di tipo funzionale.
• Species distribution model, stima la probabilità che una specie sia presente in un nodo o
patch speci co. Per fare la stima è necessario avere dati di presenza della specie ed avere
mappato i fattori chiavi che in uenzano la sua idoneità di habitat.
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LEZIONE 8: BIODIVERSITA’ E SALUTE DEGLI ECOSISTEMI
Alla base delle funzioni ecosistemiche e processi speci ci, c’è la struttura bio sica degli
ecosistemi e la sua diversità. Cambiamenti nella struttura, nella sua diversità a livello genetico, di
specie o di ecosistemi, incide sulle funzioni ecosistemiche e i servizi derivati.
Per esempio, una riduzione della diversità di specie di alberi in una foresta può ridurre le nicchie
ecologiche presenti e la capacità di quella foresta di mantenere alcuni habitat.
La biodiversità è legata alle funzioni ecosistemiche e i servizi ecosistemici derivati da un certo
ecosistema o paesaggio:
• ruolo della biodiversità indiretto
• e etti sui processi e i servizi non sempre lineari e con un ritardo temporale
• e etti accadono dopo il sovrappassare una certa soglia
È di cile quanti care variazioni nelle funzioni e servizi ecosistemici dovuti a cambiamenti nella
biodiversità, per questo il ruolo della biodiversità non è integrato nelle valutazione di servizi
ecosistemici.
Oltre ad una quanti cazione diretta che relaziona biodiversità, processi, e servizi, la biodiversità
incide sulla stabilità degli ecosistemi e dei paesaggi.
Cambiamenti degli attributi di biodiversità, possono modi care la stabilità di un sistema naturale o
antropizzato attraverso un’alterazione della sua resistenza e resilienza:
• resistenza, capacità di resistere al disturbo. Nuove approssimazioni, considerano la resistenza
una componente della resilienza, de nendola come capacità di resistere ai disturbi, riprendersi e
riorganizzarsi per mantenere le funzioni
• resilienza, capacità di riprendersi dopo un disturbo
Le specie nei primi stadi successionali sono denominate specie pioniere, hanno tassi di crescita
elevati, tendono ad essere di dimensioni piccole, hanno una gran capacità di dispersione e un
tasso di accrescimento elevato.
Lo stadio nale di una successione è denominato climax, composto da specie degli stadi
successionali tardivi, che hanno tassi di dispersione, di crescita pro-capite e di accrescimento più
bassi, sono di dimensioni maggiori e vivono più tempo.
La successione può essere:
• primaria, nessuna occupazione in precedenza
• secondaria, evento di disturbo che rimuove totalmente o parzialmente la comunità esistente
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• tolleranza, le specie di stadi posteriori tollerano le condizioni ambientali che si generano dopo
le fasi iniziali
• inibizione, le specie pioniere modi cano l’ecosistema per farlo meno idoneo ad altri pionieri e
specie tardive. Queste appro ttano di spazi disponibili e niscono per dominare l’ecosistema
perché vivono più tempo e resistono di più a stress sici e biologici
I meccanismi di facilitazione e inibizione sono stati più corroborati dagli studi empirici.
Un sistema può rimanere stabile perché :
• condizioni ambientali e biologiche costanti non essendoci nessuna azione che spinga verso
un cambio del sistema
• sistema resistente e resiliente ai disturbi e rimane stabile in struttura e funzioni essenziali.
Stabilità con limite associato al tipo di disturbo, la sua intensità, la sua frequenza e la
combinazione di molteplici disturbi
Oltre al declino della biodiversità, il degrado di un ecosistema può avvenire per cambi nella sua
struttura, che può non rappresentare una perdita di variabilità biologica.
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Per esempio, il degrado può avvenire in forma di rimozione di biomassa vegetale, azione di
rimozione che può non rappresentare una perdita di biodiversità, e può non essere un impatto
diretto sulla biodiversità. Rimane un impatto indiretto perché di forma cumulativa può portare a
una perdita di biodiversità locale e/o globale.
Nello stesso modo, il degrado può avvenire come una riduzione nella qualità dell’acqua, suolo o
aria dovuto all’emissione di sostanze inquinanti. Queste emissioni possono degradare la struttura
e funzione degli ecosistemi e contribuire al declino della biodiversità.
Per valutare il degrado della biodiversità, strutture e funzioni ecosistemiche, è necessario fare uso
di condizioni di riferimento rispetto alle quali confrontare lo stato dell’area sotto analisi.
La valutazione del degrado si deve quanti care rispetto diversi attributi, che attuano come
variabile di certe caratteristiche della struttura e funzioni del sistema analizzato.
Valutazione che può presentare disaggregate oppure aggregate, mostrando un valore
comprensivo, ma senza informare su problematiche speci che.
Quando non ci sono condizioni di riferimento chiare, la valutazione si può fare analizzando lo
stesso sistema in di erenti periodi che non sempre rappresentano condizioni ottime.
Nella pratica è di cile identi care condizioni di riferimento, le quali devono essere speci che
dell’area valutata.
Una valutazione con un alto livello di dettaglio non è sempre fattibile, è necessaria una certa
generalizzazione nella de nizione delle condizioni di riferimento per tipo di habitat o ecosistema.
Una alternativa comune è stabilire valutazioni ad-hoc locali, dove i sistemi si valutano rispetto se
stessi o le condizioni di riferimento stabilite da esperti locali. Questo riduce la trasferibilità delle
valutazioni limitando la possibilità di comparare casi di studio diversi.
Le valutazione ad-hoc sono comuni nelle valutazioni ecologiche e ambientali fatte in ecosistemi
urbani.
TECNICHE DI MONITORAGGIO
Monitoraggio in campo della abbondanza di una popolazione e della sua abbondanza relativa in
una comunità secondo:
• quadrati per specie sessili
• marcatura-ricattura per specie mobili
• uso di fototrappole per identi care presenza di specie mobili
• osservazione d’indizi
• Indiretto
Altre tecniche tradizionali sono:
• Metodo dei transetti
• Trappole di monitoraggio
• Electrophisin
Citizen science consiste nel coinvolgimento di cittadini volontari in attività di natura scienti ca e
di ricerca, include un’ampia gamma di attività. I volontari sono coinvolti nella raccolta di dati.
Nel caso di monitoraggi e valutazioni ecologiche e ambientali, i cittadini sono coinvolti nella
raccolta di dati relativi a caratteristiche abiotiche e biotiche.
Per la valutazione di servizi ecosistemici, i dati da raccogliere potrebbero essere di natura sociale
o economica. Principali vantaggi di un approccio citizen science:
• riduzioni di costo/tempo e copertura di aree più estese
• sensibilizzazione dei cittadini a tematiche ambientali
• raccolta dati in proprietà private
Oggi i sistemi di telerilevamento sono usati nel monitoraggio ambientale, sono utili quando si
devono monitorare aree molto estese, il monitoraggio di un’area deve essere esaustivo e c’è
bisogno di una raccolta reiterata di dati in tempi regolari.
Sono utili nel monitoraggio di attributi abiotici, organismi sessili o proprietà e processi relativi a
questi organismi. Ci sono di erente tecnologie di telerilevamento.
Il monitoraggio e valutazione non può essere applicato a tutti gli attributi di un ecosistema o area
d’interesse, è importante identi care quelle caratteristiche o attributi che informano non soltanto
sui cambiamenti di loro stessi, ma informano su un processo sulla struttura a un livello più ampio.
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Attributi utilizzati come variabile proxy, come indicatori ecologici, o rendo informazioni
comprensive sui cambiamenti in un ecosistema.
Un indicatore ecologico non deve essere riferito a un attributo della struttura dell’ecosistema, può
essere relativo a un processo o funzione, oppure a un servizio ecosistemico.
Una aggregazione di indicatori che porta a ottenere degli indici.
Si parla di variabile proxy quando l’indicatore non è ancora normalizzato rispetto un valore di
riferimento, ne parliamo quando il valore della variabile è stato normalizzato.
Questo è il caso della contabilizzazione ecosistemica dove il termine indicatore è usato solo per
riferirsi alle variabili normalizzate.
Questo non è la regola generale, il termine indicatore ambientale o ecologico è usato per riferirsi
alla variabile speci ca relativa a una caratteristica d’interesse.
Alcuni possono essere stimati attraverso l’uso di modelli, alcuni derivati da dati di telerilevamento
che quanti cano variabili proxy relative a processi ecologici.
Gli indicatori ecologici possono essere usati come input in modelli ecologici che valutano la
struttura e funzione di un ecosistema.
In certi modelli gli indicatori possono essere input e output, usati per valutare uno stato attuale,
uno stato futuro e i cambiamenti di un ecosistema o paesaggio attraverso il tempo.
Per la valutazione della biodiversità e il suo stato, si fa uso di strumenti di supporto alle decisioni:
• sintetizzano valutazioni in modo che siano facilmente comprensibili da professionali esperti e
non-esperti
• nalità preservare o ripristinare la biodiversità e la salute degli ecosistemi.
- Preservare, per fermare un potenziale degrado, mantenere condizione ecologiche attuali
- Ripristinare, ritornare a uno stadio precedente considerato di una qualità elevata. Oppure,
portare l’ecosistema a uno stadio di una maggior qualità ecologica che non è esistito
prima.
La selezione degli indicatori è una fase chiave nella de nizione di un sistema di monitoraggio e
valutazione robusta e costo-e ettivo. Ci sono di erenti set di criteri per la selezione d’indicatori
ecologici.
Gli indicatori selezionati devono essere:
• adatti/utili allo scopo speci co (rilevanti)
• Speci ci e misurabili, devono essere chiare e devono poter essere quanti cate. Deve essere
chiaro a cosa serve misurarle
• semplici e costo-e ettivi. Le variabili si devono poter misurare con la tecnologia, risorse
economiche e tempo disponibile
• robusti scienti camente e credibili.
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