Antichità - Il Vicino Oriente - Scienze e tecniche: Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 3
By Umberto Eco
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About this ebook
Come hanno potuto quelle civiltà erigere ciclopiche opere architettoniche come piramidi e ziqqurat disponendo solo di semplici strumenti quali la leva e i rulli di scorrimento? Cosa ha spinto filosofi e dotti greci, tra cui Platone stesso, a trascorrere lunghi periodi in Egitto per studiare i segreti della natura e dei saperi presso i sacerdoti di quell’impero?
Questo ebook illumina su tutto l’ampio spettro della strumentazione tecnica messa a punto da popoli in possesso di una conoscenza e di una tecnologia capace di vincere ogni resistenza.
Una puntuale rassegna che spazia dalle tecniche di estrazione e lavorazione dei metalli a partire dalla lavorazione a freddo, alle poderose macchine da guerra dell’esercito assiro, a speciali otri gonfiati per le spedizioni subacquee, fino all’acquedotto di Jeruan, primo esempio di rifornimento idrico pubblico.
Ma è anche un interessante percorso che si snoda attraverso cosmologie e cosmogonie, i primi modelli matematici dei moti planetari, e il sapere dell’astronomia, materia vitale per la conduzione dello stato e la vita associata, ma soprattutto tecnica per conoscere il futuro e scienza chiave per misurare il tempo, e infine le pratiche mediche; per arrivare infine là dove nasce l’alfabeto, oltre i segreti della scrittura cuneiforme.
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Antichità - Il Vicino Oriente - Scienze e tecniche - Umberto Eco
Antichità - Il Vicino Oriente antico - Scienze e tecniche
Storia della civiltà europea
a cura di Umberto Eco
Comitato scientifico
Coordinatore: Umberto Eco
Per l’Antichità
Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Lucio Milano (Storia politica, economica e sociale – Vicino Oriente) Marco Bettalli (Storia politica, economica e sociale – Grecia e Roma); Maurizio Bettini (Letteratura, Mito e religione); Giuseppe Pucci (Arti visive); Pietro Corsi (Scienze e tecniche); Eva Cantarella (Diritto) Giovanni Manetti (Semiotica); Luca Marconi, Eleonora Rocconi (Musica)
Coordinatori di sezione:
Simone Beta (Letteratura greca); Donatella Puliga (Letteratura latina); Giovanni Di Pasquale (Scienze e tecniche); Gilberto Corbellini, Valentina Gazzaniga (Medicina)
Consulenze: Gabriella Pironti (Mito e religione – Grecia) Francesca Prescendi (Mito e religione – Roma)
Medioevo
Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Laura Barletta (Storia politica, economica e sociale); Anna Ottani Cavina, Valentino Pace (Arti visive); Pietro Corsi (Scienze e tecniche); Luca Marconi, Cecilia Panti (Musica); Ezio Raimondi, Marco Bazzocchi, Giuseppe Ledda (Letteratura)
Coordinatori di sezione: Dario Ippolito (Storia politica, economica e sociale); Marcella Culatti (Arte Basso Medioevo e Quattrocento); Andrea Bernardoni, Giovanni Di Pasquale (Scienze e tecniche)
Età moderna e contemporanea
Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Umberto Eco (Comunicazione); Laura Barletta, Vittorio Beonio Brocchieri (Storia politica, economica e sociale); Anna Ottani Cavina, Marcella Culatti (Arti visive); Roberto Leydi † , Luca Marconi, Lucio Spaziante (Musica); Pietro Corsi, Gilberto Corbellini, Antonio Clericuzio (Scienze e tecniche); Ezio Raimondi, Marco Antonio Bazzocchi, Gino Cervi (Letteratura e teatro); Marco de Marinis (Teatro – Novecento); Giovanna Grignaffini (Cinema - Novecento).
© 2014 EM Publishers s.r.l, Milano
STORIA DELLA CIVILTÀ EUROPEA
a cura di Umberto Eco
Antichità
Il Vicino Oriente antico
Scienze e tecniche
logo editoreLa collana
Un grande mosaico della Storia della civiltà europea, in 74 ebook firmati da 400 tra i più prestigiosi studiosi diretti da Umberto Eco. Un viaggio attraverso l’arte, la letteratura, i miti e le scienze che hanno forgiato la nostra identità: scegli tu il percorso, cominci dove vuoi tu, ti soffermi dove vuoi tu, cambi percorso quando vuoi tu, seguendo i tuoi interessi.
◼ Storia
◼ Scienze e tecniche
◼ Filosofia
◼ Mito e religione
◼ Arti visive
◼ Letteratura
◼ Musica
Ogni ebook della collana tratta una specifica disciplina in un determinato periodo ed è quindi completo in se stesso.
Ogni capitolo è in collegamento con la totalità dell’opera grazie a un gran numero di link che rimandano sia ad altri capitoli dello stesso ebook, sia a capitoli degli altri ebook della collana. Un insieme organico totalmente interdisciplinare, perché ogni storia è tutte le storie
.
Introduzione
Introduzione alla scienza e tecnologia del Vicino Oriente antico
Pietro Corsi
Dalla preistoria alle piramidi
Se la riflessione sul significato storico della scienza greca ha accompagnato gran parte delle vicende culturali della civiltà occidentale, la ricostruzione e la valutazione delle conoscenze naturali e delle capacità tecniche dell’uomo o degli uomini preistorici risale a meno di due secoli fa. Sino al 1860 circa, la stragrande maggioranza dei naturalisti e degli intellettuali occidentali era convinta che l’uomo fosse apparso da pochissimo tempo alla superficie della terra. Ovviamente, coloro che aderivano alla narrazione biblica o alla esegesi cristiana non credevano che le vicende umane risalissero a più di una manciata di millenni. Tuttavia, anche pensatori convinti che la Terra avesse avuto un’origine ben più remota, forse di centinaia di milioni di anni, e persino autori di ipotesi protoevoluzionistiche tra fine Settecento e i primissimi anni dell’Ottocento dichiaravano che la comparsa dell’uomo (creato da una intelligenza superiore o risultato finale di un perfezionamento graduale della natura) era un fenomeno geologicamente e forse storicamente recente. Inoltre, il fatto che il propositore più convinto dell’esistenza di esseri umani coevi con i grandi mammiferi della fine del Pleistocene o degli inizi del Quaternario, Jacques Boucher de Crèvecœur de Perthes fosse stato anche l’autore, nel 1841, di un saggio, De la création, essai sur l’origine et la progression des êtres, in cui sosteneva che il processo di sviluppo naturale delle forme viventi fosse determinato dalla crescita delle capacità psichiche dei vari tipi di organismi succedutisi sulla Terra, e fosse un fervente sostenitore della metempsicosi, non aiutava certo a scalfire le convinzione sia dei credenti sia di coloro – sempre più numerosi – che nel corso degli anni 1840 e 1850 aderiscono a une delle diverse teorie disponibili per spiegare il progredire della vita dalle forme più semplici sino alla più complessa, l’uomo, per l’appunto.
Sono le scoperte di numerosi reperti lapidei chiaramente lavorati dall’uomo per costruire coltelli, asce e punte di frecce che, intorno alla fine del 1850, convincono due eminenti geologi inglesi, Hugh Falconer e Sir Joseph Prestwich a visitare la collezione di Boucher de Perthes ad Abbeville, nel Nord della Francia e a convalidare l’ipotesi dell’esistenza dell’uomo preistorico – per usare l’espressione dell’epoca. Alcuni storici sostengono che il riconoscimento ufficiale delle scoperte di Boucher de Perthes nel 1859 ha avuto un impatto sulla cultura europea e occidentale forse maggiore della pubblicazione, lo stesso anno, dell’Origine delle specie di Charles Darwin. A partire dal 1860, il ritmo delle scoperte di reperti ossei, di tracce di vari tipi di insediamenti umani e di attività artigianali ad esse associate si fa quasi frenetico. Tra il 1870 e il 1900 l’archeologia preistorica
diviene una disciplina alla moda, e musei e collezioni di reperti preistorici sorgono ovunque nel mondo occidentale. L’Italia ospita nel 1871, a Bologna, il secondo congresso internazionale di archeologia preistorica, e nel 1875 viene fondato il Regio Museo Nazionale Preistorico Etnografico di Roma, fortemente voluto da Luigi Pigorini, pioniere degli studi di paletnologia nel nostro Paese.
A partire dagli anni Cinquanta del XX secolo, sistemi sempre più affidabili di datazione dei reperti, e, negli ultimi anni, le tecniche di ricostruzione del DNA di esseri umani o di umanoidi vissuti centinaia di milioni di anni fa, hanno permesso di costruire mappe complesse di insediamenti umani a livello globale e del complesso intreccio di forme di vita da cui è emerso l’uomo contemporaneo, ben prima che gruppi di umanoidi siano in grado di lavorare la pietra o di abbandonare la vita nomade.
Come già, e per secoli, le tracce della grande civiltà egizia, così alcuni resti impressionanti di attività di uomini preistorici, dal cerchio di pietre di Stonehenge in Inghilterra alle grandi figure di animali tracciate sul terreno, che si estendono a volte per chilometri, in America Latina e in Europa, hanno dato vita a fantasiose leggende, tutte fondate sul presupposto che uomini così primitivi mai e poi mai avrebbero potuto realizzare manufatti di tale perfezione, o compiere i calcoli astronomici che sembrano aver determinato l’orientamento di pietre e strutture architettoniche. Per quel che concerne i grandiosi resti della civiltà egizia, non è raro sentire ancor oggi parlare (a volte con sgomento, sui canali delle televisioni pubbliche) dei supporti extraterrestri di cui queste popolazioni, tecnicamente così primitive, avrebbero usufruito per le loro imprese.
Le ricerche sulle tecniche e sulle conoscenze dell’uomo preistorico procedono, pur nei limiti dei reperti disponibili, e sono oggi in grado di documentare momenti epocali nella storia dell’umanità, come il diffondersi di popolazioni di uomini su tutta la superficie del globo, la costruzione dei primi insediamenti a seguito dello sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento, lo sviluppo di tecnologie del bronzo e del ferro che hanno costituito le premesse per lo stabilirsi di grandi imperi e di grandi civiltà, in Europa e nel Medio Oriente, in Cina e in America Latina. Dopo tutto, senza le osservazioni e le innovazioni tecnologiche di popolazioni umane di cui molto poco sappiamo, non sarebbe stato possibile accumulare quel bagaglio di conoscenze e di capacità di intervento sui fenomeni naturali senza il quale la specie umana non avrebbe potuto crescere in numero e in capacità di sopravvivenza. Il rimanere stupiti dinanzi ai rari monumenti che ci restano dovuti all’ingegno di uomini preistorici, o l’optare per interpretazioni fantasiose per spiegarne l’origine sta solo ad indicare una sorta di banale paternalismo verso i nostri lontani antenati.
La comprensione delle conoscenze scientifiche, in primo luogo astronomiche, e delle tecniche agricole, militari e amministrative prodotte dalle popolazioni dell’Asia Minore e della Mesopotamia ha tratto enorme beneficio dallo sviluppo della conoscenza della scrittura cuneiforme, i cui primi elementi sono stati elaborati dai Sumeri circa 3500 anni prima della nostra era. Affidata a tavolette di creta essiccate, la scrittura sumera subisce mutamenti radicali che accompagnano il succedersi dei grandi imperi che dominano la regione sino a circa il VI secolo a.C., sostituita poi dalla scrittura egizia, anche se l’ultimo esempio noto di scrittura cuneiforme risale all’anno 75 d.C. Gli esperti di scrittura cuneiforme distinguono tre forme principali, la sumera, la accadica (usata dagli Assiri e dai Babilonesi) e la ittita. Come per l’uomo preistorico, le prime conoscenze della scrittura cuneiforme risalgono solo agli anni Cinquanta dell’Ottocento, ma studi complessi della grammatica e del corpo di testi ancora disponibili nelle varie forme della lingua cuneiforme risalgono solo alla seconda metà del XX secolo, e parte del patrimonio a noi tramandato non è ancora comprensibile agli studiosi. I responsabili dell’innovativo progetto internazionale Cuneiform Digital Library Initiative calcolano che in collezioni pubbliche o private esistano a tutt’oggi circa 500 mila reperti testuali, di cui circa 250 mila già catalogati e a diposizione degli studiosi grazie al progetto digitale. Si tratta di documenti che coprono un arco di tempo dal 3.500 a.C. sino all’inizio della nostra era, e accompagnano il sorgere delle prime forme di Stato, di articolazione complessa di diverse società umane e dell’emergere di competenze professionali, incluse quelle tecniche e scientifiche in senso lato. A queste tavolette sono affidate le prime sistematiche osservazioni degli astri e dei pianeti a noi note, precise istruzioni sulla conduzione di aziende agricole e di campagne militari e sulla contabilità di uno stato altamente centralizzato. È interessante notare che i cacciatori di storie fantasiose sulle origini dell’umanità si sono tenuti alla larga dal difficile se non (per i più) impossibile mondo delle scritture cuneiformi, anche se, dal punto di vista della testimonianza che questo patrimonio offre dei primi sviluppi della nostra civiltà, il corpus letterario ancora allo studio degli esperti non è meno imponente né meno drammaticamente interessante delle piramidi d’Egitto.
Per la loro imponenza, fascino e per i molti interrogativi che le tecniche di costruzione impiegate hanno suscitato e suscitano tuttora, i templi, le città e le sepolture degli antichi Egizi hanno da sempre suscitato l’ammirazione della cultura Occidentale. Se poco è sopravvissuto delle civiltà che hanno preceduto quella greca e romana, quel poco scompare dinanzi alle piramidi e ai templi egizi. La tradizione vuole che molti filosofi e dotti greci, ivi incluso il grande Platone, abbiano passato periodi in Egitto a