ALESSANDRO MANZONI
LA VITA 
Nacque a Milano nel 1785 dal conte 
Pietro e da Giulia Beccaria, figlia di 
Cesare Beccaria, autore del trattato 
Dei delitti e delle pene. 
Compì i suoi studi in vari collegi 
religiosi, dove rimase dai nove ai 
sedici anni. 
Uscito dal collegio, prese parte alla vita culturale di 
Milano, frequentando illustri intellettuali e poeti come 
Monti e Foscolo.
Nel 1805 raggiunse a Parigi la madre, rimasta sola 
dopo la morte del compagno Carlo Imbonati. 
Si avvicinò all’ ambiente illuministico, in particolare 
strinse una forte amicizia con Fauriel, che diventò 
un importante punto di riferimento.
Entrò anche in contatto con ecclesiastici giansenisti 
che determinarono la successiva conversione, alla 
quale contribuì anche quella della moglie Enrichetta 
Blondel. 
Giansenio (1585-1638) fu un teologo olandese, il 
quale sosteneva che il peccato originale aveva 
privato l’ uomo della libera volontà e lo ha rivolto 
inevitabilmente al male, rendendolo incapace del 
bene; l’ uomo non può dunque raggiungere la 
salvezza con le sue forze, solo Dio può concedere 
la Grazia ad alcuni eletti.
Nel 1810 tornò in Italia, ormai convinto cattolico. 
Ciò influenzò in modo determinante la sua attività 
letteraria.
Visse in maniera appartata tra Milano e la villa di 
Brusuglio, tra studio, letteratura, religione e 
famiglia. 
Fu vicino al Romanticismo lombardo, ma non ne fu 
coinvolto in prima persona. 
Anche in politica tenne un atteggiamento simile: fu 
un attento osservatore, non un attore.
Dopo un periodo creativo, che andò dal 1810 al 
1827 (prima edizione dei Promessi sposi), in cui 
scrisse la maggior parte delle opere letterarie, ci fu 
un distacco dalla poesia, a favore degli interessi 
storici, filosofici e linguistici. 
Fino all’ edizione del romanzo del 1840 si dedicò 
alla sua revisione linguistica.
Fu un intellettuale ammirato e una figura di rilievo, 
nonostante la scelta di vivere lontano dal clamore 
del mondo. 
Rimase in disparte rispetto agli eventi del 
Risorgimento, ma seguì gli eventi del 1848, pur 
senza parteciparvi. 
Nel 1860 fu nominato senatore: fu contrario ad un 
ruolo politico della Chiesa; fu favorevole al 
trasferimento della capitale da Torino a Roma.
Morì a Milano nel 1873; in occasione del primo 
anniversario nella chiesa di San Marco a Milano fu 
eseguito il Requiem composto da Verdi.
PRIMA DELLA CONVERSIONE: LE 
OPERE CLASSICISTICHE 
Tra il 1801 –1810 Manzoni compose opere che 
rispecchiavano il gusto classicistico dominante. 
La più significativa è il Carme in morte di Carlo 
Imbonati (1805), in cui, riprendendo un modulo 
classico, immagina che Imbonati, che egli 
ammirava come un padre, gli appaia in sogno, 
dandogli nobili insegnamenti di vita e poesia.
Le opere classicistiche sono definite in una lettera a 
Fauriel balivernes (sciocchezzuole), a 
testimonianza di quanto l’ autore sentisse ormai il 
vuoto di questo tipo di letteratura.
Carme in morte di Carlo Imbonati (vv. 111-143; 202-214) 
[…] “Come da sonno”, rispondea, “si solve 
uom, che né brama né timor governa, 
dolcemente così dal mortal carco 
mi sentii sviluppato; e volto indietro, 
per cercar lei, che al fianco mio si stava, 
più non la vidi. E s’anco avessi innanzi 
saputo il mio morir, per lei soltanto 
avrei pianto, e per te: se ciò non era, 
che dolermi dovea? Forse il partirmi 
da questa terra, ov’è il ben far portento,
da questa terra, ov’è il ben far portento, 
e somma lode il non aver peccato? 
Dove il pensier da la parola è sempre 
altro, e virtù per ogni labbro ad alta 
voce lodata, ma nei cor derisa; 
dov’è spento il pudor; dove sagace 
usura è fatto il beneficio, e brutta 
lussuria amor; dove sol reo si stima 
chi non compie il delitto; ove il delitto
turpe non è, se fortunato; dove 
sempre in alto i ribaldi, e i buoni in fondo. 
Dura è pel giusto solitario, il credi, 
dura, e pur troppo disegual, la guerra 
contra i perversi affratellati e molti. 
Tu, cui non piacque su la via più trita 
la folla urtar che dietro al piacer corre 
e a l’onor vano e al lucro; e de le sale 
al gracchiar voto, e del censito volgo
al petulante cinquettio, d’amici 
ceto preponi intemerati e pochi, 
e la pacata compagnia di quelli 
che, spenti, al mondo anco son pregio e norma, 
segui tua strada; e dal viril proposto 
non ti partir, se sai”. 
[…] E replicai: “Deh! vogli 
la via segnarmi, onde toccar la cima 
io possa, o far che, s'io cadrò su l'erta,
dicasi almen: su l’orma propria ei giace”. 
“Sentir”, riprese, “e meditar: di poco 
esser contento: da la meta mai 
non torcer gli occhi: conservar la mano 
pura e la mente: de le umane cose 
tanto sperimentar, quanto ti basti 
per non curarle: non ti far mai servo: 
non far tregua coi vili: il santo Vero 
mai non tradir: né proferir mai verbo, 
che plauda al vizio, o la virtù derida”.
Imbonati delinea un quadro della società 
contemporanea simile a quella di Jacopo Ortis: 
c’ è una profonda delusione di fronte agli ideali 
traditi dalla storia (il giovane Manzoni era stato 
giacobino), per cui il mondo viene visto come 
degradazione assoluta e irrimediabile dell’ ideale.
Il poeta è colui che si mantiene puro, l’ unico 
depositario dei valori autentici, che di fronte ad una 
simile realtà si isola per affermare l’ altezza del 
proprio io.
I classici sono visti come modelli supremi di dignità 
e bellezza, secondo un atteggiamento tipicamente 
classicistico (anche a livello formale).
Però nella formula Sentir e meditar è anticipata la 
poetica romantica di Manzoni: 
- la poesia deve esprimere con sincerità i 
sentimenti autentici e profondi, non ripetere solo le 
forme della tradizione; 
- deve essere nutrita di seria riflessione (nonché di 
rigorosa moralità); 
- deve essere ispirata al vero.
DOPO LA CONVERSIONE: LA CONCEZIONE 
DELLA STORIA E DELLA LETTERATURA 
La conversione fu un evento fondamentale nella vita 
e nella cultura di Manzoni. 
Lo storico Sismonde de Sismondi sosteneva che la 
morale cattolica era stata la base della corruzione del 
costume italiano.
Manzoni, nelle Osservazioni sulla morale cattolica, 
controbatte vedendo nella religione il fondamento di 
ogni valore positivo, su cui basare la morale 
individuale, la politica, la cultura.
La conversione determina la svolta letteraria 
manzoniana, a partire dalla concezione della 
storia. 
Per i classicisti il modello di civiltà su cui si era 
basata la cultura moderna era il mondo romano; 
per Manzoni il modello fu quello del Medioevo 
cristiano, poiché egli rifiutava il mondo eroico, ma 
violento e oppressore, della Roma antica, a favore 
di un’ attenzione rivolta ai vinti, agli umili, a tutti 
coloro che non erano presi in considerazione dalla 
storia ufficiale.
Anche la concezione della letteratura si basa 
sulla fede cristiana. 
Ha origine da una visione tragica del reale (in 
contrasto con la visione serena e con il mondo 
irreale del mito di stampo classicistico): l’ uomo, 
incline al peccato, fa sì che il male entri in lui e nella 
storia.
C’ è quindi bisogno di una letteratura: 
che si occupi del “vero”, cioè dell’ uomo nella 
storia, e che non cerchi vuoti ornamenti; 
che sia “utile”, cioè serva al miglioramento morale 
e civile, non all’ intrattenimento; 
che sia “interessante”, cioè sia uno strumento che 
coinvolge il lettore e quindi può raggiungere un 
vasto pubblico.
Così Manzoni, nella lettera a Cesare D’ Azeglio (o 
Lettera sul Romanticismo), sintetizza i princìpi della 
sua ricerca letteraria: L’ utile per iscopo, il vero per 
soggetto, l’ interessante per mezzo.
Manzoni 1

Manzoni 1

  • 1.
  • 2.
    LA VITA Nacquea Milano nel 1785 dal conte Pietro e da Giulia Beccaria, figlia di Cesare Beccaria, autore del trattato Dei delitti e delle pene. Compì i suoi studi in vari collegi religiosi, dove rimase dai nove ai sedici anni. Uscito dal collegio, prese parte alla vita culturale di Milano, frequentando illustri intellettuali e poeti come Monti e Foscolo.
  • 3.
    Nel 1805 raggiunsea Parigi la madre, rimasta sola dopo la morte del compagno Carlo Imbonati. Si avvicinò all’ ambiente illuministico, in particolare strinse una forte amicizia con Fauriel, che diventò un importante punto di riferimento.
  • 4.
    Entrò anche incontatto con ecclesiastici giansenisti che determinarono la successiva conversione, alla quale contribuì anche quella della moglie Enrichetta Blondel. Giansenio (1585-1638) fu un teologo olandese, il quale sosteneva che il peccato originale aveva privato l’ uomo della libera volontà e lo ha rivolto inevitabilmente al male, rendendolo incapace del bene; l’ uomo non può dunque raggiungere la salvezza con le sue forze, solo Dio può concedere la Grazia ad alcuni eletti.
  • 5.
    Nel 1810 tornòin Italia, ormai convinto cattolico. Ciò influenzò in modo determinante la sua attività letteraria.
  • 6.
    Visse in manieraappartata tra Milano e la villa di Brusuglio, tra studio, letteratura, religione e famiglia. Fu vicino al Romanticismo lombardo, ma non ne fu coinvolto in prima persona. Anche in politica tenne un atteggiamento simile: fu un attento osservatore, non un attore.
  • 7.
    Dopo un periodocreativo, che andò dal 1810 al 1827 (prima edizione dei Promessi sposi), in cui scrisse la maggior parte delle opere letterarie, ci fu un distacco dalla poesia, a favore degli interessi storici, filosofici e linguistici. Fino all’ edizione del romanzo del 1840 si dedicò alla sua revisione linguistica.
  • 8.
    Fu un intellettualeammirato e una figura di rilievo, nonostante la scelta di vivere lontano dal clamore del mondo. Rimase in disparte rispetto agli eventi del Risorgimento, ma seguì gli eventi del 1848, pur senza parteciparvi. Nel 1860 fu nominato senatore: fu contrario ad un ruolo politico della Chiesa; fu favorevole al trasferimento della capitale da Torino a Roma.
  • 9.
    Morì a Milanonel 1873; in occasione del primo anniversario nella chiesa di San Marco a Milano fu eseguito il Requiem composto da Verdi.
  • 10.
    PRIMA DELLA CONVERSIONE:LE OPERE CLASSICISTICHE Tra il 1801 –1810 Manzoni compose opere che rispecchiavano il gusto classicistico dominante. La più significativa è il Carme in morte di Carlo Imbonati (1805), in cui, riprendendo un modulo classico, immagina che Imbonati, che egli ammirava come un padre, gli appaia in sogno, dandogli nobili insegnamenti di vita e poesia.
  • 11.
    Le opere classicistichesono definite in una lettera a Fauriel balivernes (sciocchezzuole), a testimonianza di quanto l’ autore sentisse ormai il vuoto di questo tipo di letteratura.
  • 12.
    Carme in mortedi Carlo Imbonati (vv. 111-143; 202-214) […] “Come da sonno”, rispondea, “si solve uom, che né brama né timor governa, dolcemente così dal mortal carco mi sentii sviluppato; e volto indietro, per cercar lei, che al fianco mio si stava, più non la vidi. E s’anco avessi innanzi saputo il mio morir, per lei soltanto avrei pianto, e per te: se ciò non era, che dolermi dovea? Forse il partirmi da questa terra, ov’è il ben far portento,
  • 13.
    da questa terra,ov’è il ben far portento, e somma lode il non aver peccato? Dove il pensier da la parola è sempre altro, e virtù per ogni labbro ad alta voce lodata, ma nei cor derisa; dov’è spento il pudor; dove sagace usura è fatto il beneficio, e brutta lussuria amor; dove sol reo si stima chi non compie il delitto; ove il delitto
  • 14.
    turpe non è,se fortunato; dove sempre in alto i ribaldi, e i buoni in fondo. Dura è pel giusto solitario, il credi, dura, e pur troppo disegual, la guerra contra i perversi affratellati e molti. Tu, cui non piacque su la via più trita la folla urtar che dietro al piacer corre e a l’onor vano e al lucro; e de le sale al gracchiar voto, e del censito volgo
  • 15.
    al petulante cinquettio,d’amici ceto preponi intemerati e pochi, e la pacata compagnia di quelli che, spenti, al mondo anco son pregio e norma, segui tua strada; e dal viril proposto non ti partir, se sai”. […] E replicai: “Deh! vogli la via segnarmi, onde toccar la cima io possa, o far che, s'io cadrò su l'erta,
  • 16.
    dicasi almen: sul’orma propria ei giace”. “Sentir”, riprese, “e meditar: di poco esser contento: da la meta mai non torcer gli occhi: conservar la mano pura e la mente: de le umane cose tanto sperimentar, quanto ti basti per non curarle: non ti far mai servo: non far tregua coi vili: il santo Vero mai non tradir: né proferir mai verbo, che plauda al vizio, o la virtù derida”.
  • 17.
    Imbonati delinea unquadro della società contemporanea simile a quella di Jacopo Ortis: c’ è una profonda delusione di fronte agli ideali traditi dalla storia (il giovane Manzoni era stato giacobino), per cui il mondo viene visto come degradazione assoluta e irrimediabile dell’ ideale.
  • 18.
    Il poeta ècolui che si mantiene puro, l’ unico depositario dei valori autentici, che di fronte ad una simile realtà si isola per affermare l’ altezza del proprio io.
  • 19.
    I classici sonovisti come modelli supremi di dignità e bellezza, secondo un atteggiamento tipicamente classicistico (anche a livello formale).
  • 20.
    Però nella formulaSentir e meditar è anticipata la poetica romantica di Manzoni: - la poesia deve esprimere con sincerità i sentimenti autentici e profondi, non ripetere solo le forme della tradizione; - deve essere nutrita di seria riflessione (nonché di rigorosa moralità); - deve essere ispirata al vero.
  • 21.
    DOPO LA CONVERSIONE:LA CONCEZIONE DELLA STORIA E DELLA LETTERATURA La conversione fu un evento fondamentale nella vita e nella cultura di Manzoni. Lo storico Sismonde de Sismondi sosteneva che la morale cattolica era stata la base della corruzione del costume italiano.
  • 22.
    Manzoni, nelle Osservazionisulla morale cattolica, controbatte vedendo nella religione il fondamento di ogni valore positivo, su cui basare la morale individuale, la politica, la cultura.
  • 23.
    La conversione determinala svolta letteraria manzoniana, a partire dalla concezione della storia. Per i classicisti il modello di civiltà su cui si era basata la cultura moderna era il mondo romano; per Manzoni il modello fu quello del Medioevo cristiano, poiché egli rifiutava il mondo eroico, ma violento e oppressore, della Roma antica, a favore di un’ attenzione rivolta ai vinti, agli umili, a tutti coloro che non erano presi in considerazione dalla storia ufficiale.
  • 24.
    Anche la concezionedella letteratura si basa sulla fede cristiana. Ha origine da una visione tragica del reale (in contrasto con la visione serena e con il mondo irreale del mito di stampo classicistico): l’ uomo, incline al peccato, fa sì che il male entri in lui e nella storia.
  • 25.
    C’ è quindibisogno di una letteratura: che si occupi del “vero”, cioè dell’ uomo nella storia, e che non cerchi vuoti ornamenti; che sia “utile”, cioè serva al miglioramento morale e civile, non all’ intrattenimento; che sia “interessante”, cioè sia uno strumento che coinvolge il lettore e quindi può raggiungere un vasto pubblico.
  • 26.
    Così Manzoni, nellalettera a Cesare D’ Azeglio (o Lettera sul Romanticismo), sintetizza i princìpi della sua ricerca letteraria: L’ utile per iscopo, il vero per soggetto, l’ interessante per mezzo.